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SETTIMANALE DI PASTORALE E INFORMAZIONE SETTIMANALE DI PASTORALE E INFORMAZIONE SETTIMANALE DI PASTORALE E INFORMAZIONE SETTIMANALE DI PASTORALE E INFORMAZIONE PER LA COMUNITA’ ITALIANA IN ROMANIA PER LA COMUNITA’ ITALIANA IN ROMANIA PER LA COMUNITA’ ITALIANA IN ROMANIA PER LA COMUNITA’ ITALIANA IN ROMANIA In sinergia con In sinergia con In sinergia con In sinergia con Fondazione. Migrantes Fondazione. Migrantes Fondazione. Migrantes Fondazione. Migrantes

Adeste25 domenica 21 giugno 2015c

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SETTIMANALE DI PASTORALE E INFORMAZIONE SETTIMANALE DI PASTORALE E INFORMAZIONE SETTIMANALE DI PASTORALE E INFORMAZIONE SETTIMANALE DI PASTORALE E INFORMAZIONE

PER LA COMUNITA’ ITALIANA IN ROMANIAPER LA COMUNITA’ ITALIANA IN ROMANIAPER LA COMUNITA’ ITALIANA IN ROMANIAPER LA COMUNITA’ ITALIANA IN ROMANIA

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ADESTE n°25/ ANNO 4°-21.06.2015

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La forza di un messaggio rivolto non solo ai cristiani

(Luigi Accattoli)

Con l'enciclica sulla «casa comune» del pianeta il Papa parla al

mondo convinto di poter influire sul suo destino: è da questa

fiducia straordinaria, quasi ingenua, che prende forza il mes-

saggio. Non si era più vista, in un leader cristiano, tanta sicu-

rezza nel fare appello a tutti dopo l'enciclica «Pacem in Terris»

di Giovanni XXIII, che è del 1963. Dopo mezzo secolo eccoci a

un altro Papa che si pone come interlocutore e anzi portavoce

della famiglia umana.

Come nel caso di papa Roncalli, il messaggio è rivolto a tutti.

Allora l'intestazione dell'enciclica per la prima volta vedeva tra i

destinatari «tutti gli uomini di buona volontà». Stavolta Francesco dichiara: «Voglio rivol-

germi a ogni uomo che abita questo pianeta». Persino il richiamo dedicatorio a Francesco

d'Assisi — che è presente fin dalle parole che danno il titolo all'enciclica: «Laudato si' mi'

Signore» — è svolto in termini di universalità: Bergoglio segnala che quel santo cristiano

«si sentiva chiamato a prendersi cura di tutto ciò che esiste» ed è «amato anche da molti

che non sono cristiani». Il Papa si dice mosso dalla «preoccupazione di unire tutta la fami-

glia umana» e di dare una mano a vincere «il rifiuto dei potenti» e il «disinteresse degli al-

tri». Si fa portavoce sia del «grido della Terra» sia del «grido dei poveri» e si sente in ogni

pagina che una tale passione indivisa viene dal Sud del pianeta. Bergoglio è inteso a otte-

nere risultati. Una volta, conversando con i giornalisti, si disse deluso della «paura» mo-

strata dai grandi della Terra sui

temi del clima, dell'acqua, della

fame. Nell'enciclica è forte la de-

nuncia della «debolezza della rea-

zione politica internazionale» agli

allarmi sulla sorte del pianeta. In

altra occasione aveva protestato

contro l'idea che occuparsi del

cosmo è affare dei «verdi» e aveva

esclamato: «Non sono i verdi, que-

sto è cristiano». L'enciclica difen-

de con energia la tradizione ebraico-cristiana dall'accusa di aver favorito «lo sfruttamento

selvaggio della natura» e ricorda che nella Scrittura non c'è solo il comando di «soggiogare

la terra» ma anche quello di «custodirla». Non sappiamo se il grido di papa Francesco sarà

ascoltato. Ma è certo che oggi nessuno mostra di possedere altrettanta vocazione a fare

appello a una nuova «solidarietà universale».

Corriere della Sera, 16 giugno 2015

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Un ecologia mirata alla tutela dell'ambiente nella sua interez-za. Un'ecologia "integrale" la defini-sce papa Francesco, spiegandone le ca-ratteristiche nell'Enciclica "Laudato Si". Eccone i 10 tratti salienti: 1) LA RETE DEGLI ESSERI VIVENTI Come i diversi componenti del pianeta – fisici, chimi-ci e biologici – sono relazionati tra loro, così spiega Papa Francesco, «anche le specie viventi formano una rete che non finiamo mai di riconoscere e comprende-re. Buona parte della nostra informazione genetica è condivisa con molti esseri viventi. Per tale ragione, le conoscenze frammentarie e isolate possono di-ventare una forma d’ignoranza se fanno resistenza ad integrarsi in una visione più ampia della real-tà». 2) UNA VISIONE SOCIO-AMBIENTALE Quando si parla di “ambiente”, prosegue il pontefice, si fa riferimento anche alla relazione tra la natura e la società che la abita. «Questo ci impedi-sce di considerare la natura come qual-cosa di separato da noi o come una me-ra cornice della nostra vita. Siamo parte di essa e ne siamo compenetrati. Le ra-gioni per le quali un luogo viene inqui-nato richiedono un’analisi del funzio-namento della società, della sua eco-nomia, del suo comportamento, dei suoi modi di comprendere la realtà». 3) SOLUZIONI INTEGRALI È fondamentale cercare «soluzioni inte-grali», sentenzia il papa, «che considerino le interazio-ni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali. Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedo-no un approccio integrale per combattere la pover-tà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura». 4) UN'ECOLOGIA ECONOMICA Nel pensiero di Bergoglio, «la crescita economica ten-de a produrre automatismi e ad omogeneizzare, al fine di semplificare i processi e ridurre i costi. Per questo è necessaria un’ecologia economica, capace di indurre a considerare la realtà in maniera più ampia. Infatti, «la protezione dell’ambiente dovrà costituire parte in-tegrante del processo di sviluppo e non potrà consi-derarsi in maniera isolata». 5) UN'ECOLOGIA CULTURALE Secondo Papa Francesco, bisogna, inoltre, integrare la storia, la cultura e l’architettura di un determinato luo-go, salvaguardandone l’identità originale. «Perciò l’e-cologia richiede anche la cura delle ricchezze culturali dell’umanità nel loro significato più ampio. In modo più diretto, chiede di prestare attenzione alle culture locali nel momento in cui si analizzano questioni lega- te all’ambiente, facendo dialogare il linguaggio tecni-co-scientifico con il linguaggio popolare. È la cultu-

ra non solo intesa come i monumenti del passato, ma specialmente nel suo senso vivo, dinamico e parteci-pativo». 6) UN'ECOLOGIA UMANA Per poter parlare di autentico sviluppo, osserva ancora Bergoglio, «occorrerà verificare che si produca un miglioramento integrale nella qualità della vita uma-na, e questo implica analizzare lo spazio in cui si svol-ge l’esistenza delle persone. Gli ambienti in cui vivia-mo influiscono sul nostro modo di vedere la vita, di sentire e di agire. Al tempo stesso, nella nostra stanza, nella nostra casa, nel nostro luogo di lavoro e nel no-stro quartiere facciamo uso dell’ambiente per espri-mere la nostra identità». 7) LO SGUARDO SULLE PERIFERIE E' scientificamente provato, inoltre, che «l’estrema penuria che si vive in alcuni ambienti privi di armo-nia, ampiezza e possibilità d’integrazione, facilita il sorgere di comportamenti disumani e la manipolazio-ne delle persone da parte di organizzazioni criminali». E' questo accade sopratutto nei quartieri periferici del-le grandi città «molto precari», dove si vive in un pe-ricoloso «anonimato sociale» che favorisce

«comportamenti antisociali e violenza». 8) LA MANCANZA DI UN AL-LOGGIO Papa Francesco denuncia anche la mancanza di alloggi, che è «grave» in molte parti del mondo, tanto nelle zone rurali quanto nel-le grandi città, «anche perché i bilanci statali di solito coprono solo una piccola parte della do-

manda». Non soltanto i poveri, ma «una gran parte della società incontra serie difficoltà ad avere una casa propria. La proprietà della casa ha molta importan-za per la dignità delle persone e per lo sviluppo delle famiglie. 9) IL BENE COMUNE L’ecologia umana è poi «inseparabile» dalla nozione di bene comune, «un principio che svolge un ruolo centrale e unificante nell’etica sociale, l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto ai singoli membri di raggiunge-re la propria perfezione più pienamente e più spedita-mente». Il bene comune presuppone il rispetto della persona umana in quanto tale, con dir itti fonda-mentali e inalienabili ordinati al suo sviluppo integra-le. 10) IL MONDO DEL FUTURO «Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno cre-scendo?», infine si domanda il papa. «Quando ci in-terroghiamo circa il mondo che vogliamo lasciare - chiosa Bergoglio - ci riferiamo soprattutto al suo orientamento generale, al suo senso, ai suoi valori. Se non pulsa in esse questa domanda di fondo, non credo che le nostre preoccupazioni ecologiche pos-sano ottenere effetti importanti». (Source Aleteia)

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I l Cantico delle creature Scritto forse nel 1224, nell'ultimo perio-do della vita di San Francesco, il

Cantico delle creature, altrimenti chiamato Cantico del Sole è uno dei primi testi poetici in volgare della letteratura italiana; è collocato in un periodo storico in cui sono attivi mo-vimenti religiosi quali i Catari, il Gioa-chinismo, quello dei Dominicani, ol-tre a quello di San Francesco: solo gli ultimi due non sono stati ostacolati dalla Chiesa. Rappresenta una lode a Dio in cui emerge con particolare spontaneità il tema dell'umiltà, principio di vita di San Francesco, inteso anche come sommo rispetto verso il Si-gnore; è evidente, inoltre, la necessità di lode e di gratitudine stimolata dalla magnificenza del-la natura che lo circonda. Da ciò scaturiscono il concetto di ringraziamento, attraverso la glorifi-cazione di tutte le creature da Lui generate, poi-ché rappresentano la Sua onnipotenza, e la Sua misericordia rivolta a tutti. Nella strofa iniziale si magnifica l'esistenza della realtà divina: "...tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne bene-dictione...". Nel secondo gruppo di versi, a con-ferma del concetto di lode precedentemente presentato, San Francesco indica una nuovo "precetto", ovvero il nome del Signore non si può nemmeno pronunciare perché non sarebbe

degno: "...et nullu homo ène dignu te mentova-re...". Nelle successive sei strofe si esaltano il sole, la luna, il vento l'acqua , il fuoco e la terra: appellati come fratelli o sorelle per indicare la comune paternità. La presenza di tali indica la profonda conoscenza dell'autore: questi, infatti, erano gli elementi strutturali fisici del Medioe-vo. Infine, tra versi di lodi, vi è quasi una "stonatura": il ringraziamento di "sora morte corporale" (la morte fisica) dalla quale nessuno può fuggire, denotata come antifona alla se-conda morte, quella spirituale che non nuocerà a chi è in grazia di Dio. A mio parere, ciò che è maggiormente da sottolineare è come San Francesco espliciti la propria "devozione" con termini comprensibili, rivolti all'umanità intera, suggerendo, però alcuni segni simbolo di una profonda cultura.

Altissimo, onnipotente, buon Signore tue sono le lodi, la gloria e l'onore ed ogni benedizione. A te solo, Altissimo, si confanno, e nessun uomo è degno di te. Laudato sii, o mio Signore, per tutte le creature, specialmente per messer Frate Sole, il quale porta il giorno che ci illumina ed esso è bello e raggiante con grande splendore: di te, Altissimo, porta significazione. Laudato sii, o mio Signore, per sora Luna e le Stelle: in cielo le hai formate limpide, belle e preziose. Laudato sii, o mio Signore, per frate Vento e per l'Aria, le Nuvole, il Cielo sereno ed ogni tempo per il quale alle tue creature dai sostentamento.

Laudato sii, o mio Signore, per sora Acqua, la quale è molto utile, umile, preziosa e casta. Laudato sii, o mio Signore, per frate Fuoco, con il quale ci illumini la notte: ed esso è robusto, bello, forte e giocondo. Laudato sii, o mio Signore, per nostra Madre Terra, la quale ci sostenta e governa e produce diversi frutti con coloriti fiori ed erba. Laudato sii, o mio Signore, per quelli che perdonano per amor tuo e sopportano malattia e sofferenza. Beati quelli che le sopporteranno in pace perchè da te saranno incoronati. Laudato sii, o mio Signore, per nostra sora Morte corporale, dalla quale nessun uomo vivente può scampare. Guai a quelli che morranno nel peccato mortale. Beati quelli che si troveranno nella tua volontà poichè loro la morte non farà alcun male. Laudate e benedite il Signore e ringraziatelo e servitelo con grande umiltà

Il cantico delle creat reIl cantico delle creat reIl cantico delle creat reIl cantico delle creat re

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Un granello di luce nel buio della paura La barca sta per affondare e Gesù dorme. Il mondo geme con le vene aperte, lotta contro la malattia e la disperazione e Dio dorme. L’ango-scia lo contesta: Non ti importa niente di noi? Perché dormi? Svegliati! I Salmi traboccano di questo grido, lo urla Giobbe, lo ripetono gli apostoli nella paura. Poche cose sono bibliche come questa lite con Dio, che nasce dalla pas-sione per la vita, dall’arroganza di un amore che non accetta di finire. Perché avete così tanta paura?

C’è tanto da attraversare, tanta paura motivata. Ma troppo spesso la religione si è ridotta a una gestione della paura. Dio non vuole entrare in questo gioco. Egli non è estraneo e non dorme, sta nel riflesso più profondo delle tue lacrime. Sta nelle brac-cia dei marinai forti sui remi, sta nella presa sicura del timoniere, nelle mani che svuotano l’acqua, negli occhi che scrutano la riva, che forzano il venire dell’aurora. Dio è presente, ma non come vorrei io, bensì come vuole lui: è sulla mia barca e vuole sal-varmi, ma insieme a tutta la mia libertà. Non interviene al posto mio ma insieme a me; non mi esenta dalla tempesta ma mi precede, come il pastore nella valle oscura. È la nostra fede bambina che ha bisogno più di miracoli che non di presenza. Vorrei che non sorgessero mai tempeste e invece la morte è allevata dentro di noi con il nostro stesso respiro e sangue. Vorrei che il Signore gridasse subito all?uragano: Taci, che rimproverasse subito le onde: Calmatevi, e che alla mia angoscia

ripetesse: È finita. Vorrei essere esentato dalla lotta, e invece Dio risponde dandomi forza, tanta forza quanta ne basta per il primo colpo di remo, tanta lu-ce quanta ne serve al primo passo. Come granello di senape nel buio della terra, così Dio è nel cuore oscuro della tempesta. Come chicco di grano nel buio della terra, come un granello di fi-ducia, di forza, di luce, così Dio germoglia e cresce nel cuore dell’ombra. Non ti importa che moriamo? La risposta è senza parole ma ha la voce forte dei Mi importa di te, mi importa la tua vita, tu sei impor-tante. Mi importano i passeri del cielo e tu vali più di molti passeri, mi importano i gigli del campo e tu sei più bello di loro. Tu mi importi al punto che ti ho contato i capelli in capo e tutta la paura che porti nel cuore. E sono qui a farmi argine e confine alla tua paura. Mi troverai dentro di essa, nel riflesso più profondo del-le tue lacrime.

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ADESTE COMUNITA’ ITALIANA IN ROMANIA

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M io padre non era un contadino, ma il mondo in cui sono

vissuto è stato il mondo conta-dino, che ho conosciuto pro-prio nella fase del suo tramon-to, poco prima che si eclissas-se per fare posto alla nuova società industriale. Ho conosciuto con esso la povertà, ma allora non l’avrei mai definita così. Neanche adesso, col senno di poi, la definirei povertà, se non fosse per quel metro fatto di reddito, servizi, eccetera, eccetera, con cui si misura la qualità” della vita (così di dice oggi, ma s’intende: “quantità”). Insomma, chiamatela come volete, ma io non ero affatto povero, poiché ero felice nella mia vanedda1. Era questa un mondo dentro al mondo, una cul-la per diventare grandi e lì ho appreso i paradigmi dei sentimenti di tutta una vita. Per noi picciriddi2 il tem-po vi scorreva come quel-lo di un orologio senza lancette. Sembrava che tutto fosse eternamente uguale: che i picciriddi fossimo stati e saremmo rimasti sempre tali; come pure i vecchi patriarchi: i vari massa’ Franciscu, ronna Maruzza, don Sariddu.3.. Perfino ’zu Peppi4, con la sua artrosi per il tan-to zappare, sembrava esserci nato, bastone compreso, con la schiena piegata fin quasi a terra. Qui imparai la vita, tra risa e pianti, tra giochi e zuffe con gli altri picciotti5, dalle quali ne uscivano, come sempre, vincitori e vinti. Ma

poi tutti finivamo in braccio alle mamme sedute al fresco del pergolato, dove discorre-vano con le vicine. Allora ci cullavano con la noncuranza dei gesti disconti-nui della conversazione e ci addormentavano con la ninna nanna del loro chiacchierio rit-mato dal caso, in quei meriggi assolati che non conoscevano l'ansimare del tempo.

*** Come ho detto, mio padre non fu un contadi-no; fu più propriamente… un emigrato. In Ve-nezuela, precisamente, dove lo mandai io stes-so con la mia nascita. Scriveva sempre: ora torno a casa, ora torno a casa… Poi calcolava che oltre i panni sporchi di calce, in valigia avrebbe potuto aggiungere ben poco, e allora allungava di un altro anno. Così potei conoscerlo solo quando io ne conta-vo otto. Tutti ritagliati negli anni del dopo-

guerra, quando a Modica, la mia città, infuriavano le lotte bracciantili, per otte-nere contratti più equi contro gli interessi egoi-stici degli agrari. Molti gli scontri con la polizia, do-ve anche le donne fecero sentire la loro disperazio-ne. Bandiera Rossa e Scudo Crociato si fronteggiavano

in accese campagne elettorali. Per noi piccirid-di delle periferie, quell’evento era solo una co-reografica festa di infuocati comizi e di bannie politiche gridate dagli altoparlanti, montati su qualche giardinetta, e di collezioni di volantini e di fac-simile, che si aggiungevano a quelle dei bottoni, dei tappi delle gazzose e delle car-tine delle caramelle. Non capivamo che era in atto la guerra del pa-ne, nel senso stretto della parola, quello impa-

Associazione “Il Tesoro Nascosto Onlus” Carpi (Mo)- Tutela e promozione dei diritti

delle persone disabili e informazione per le famiglie.

http://www.iltesoronascosto.org/ Autore del racconto: Rosa Giovanni

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stato con la farina di grano. E per procurarselo si ricorse ad una tradizionale usanza: la spigola-tura. Ma qui bisogna dire due parole a parte. C’era un tempo in cui i Modicani venivano identificati come spigolatori, perché si avventura-vano nei feudi della Sicilia centrale per raccogliere le spighe cadute ai mietitori e trasformarle in grano e farina per la cosiddetta “mancia” (il pane e la pasta per l’inverno). Questa forma di nomadismo stagionale era motivo di giudizi contrastanti. Alcuni ci vedevano la solerzia e l’intraprendenza delle famiglie disposte ad affrontare disagi e pericoli, pur di assi-curarsi l’essenziale; altri ci vedevano i segni di un’arretratezza economica e sociale che costi-tuiva la vergogna del paese. Tuttavia nelle vanedde, compresa la mia, alcune famiglie, mentre i politici ne discutevano i pro e i contro, partivano per la spigolatura, perché non potevano per-mettersi il lusso di aspettare l’esito del dibattito. Un mattino di tarda primavera, alle prime luci dell’alba, fu tutto un trambusto, un vociare som-messo nella vanedda. Massa’ Iachinu6 aveva attaccato al carretto la mula, che abitava in casa sua, insieme alla mo-glie e ai numerosi figli, e si apprestava a sistemare le masserizie che tutti, come tante formiche silenziose, ammucchiavano sul cassone. C’erano falci, ditali di canna per proteggere le dita dei mietitori, sacchi di iuta, corbelli, ceste, pentolame di alluminio dalle pareti esterne nere come il carbone, teli rustici per approntare un accampamento, lumi a petrolio, il grande paracqua da carretto incerato di nerofumo, bisacce piene di cianfrusaglie, tridenti, zappe, brocche di terracotta e di zinco e chissà quante altre co-se. L’esperto carrettiere assicurava tutto con robuste funi, che faceva passare intorno ai pomoli delle sponde e che poi annodava sapientemente ai ganci di ferro, con energici strattoni, che fa-cevano tintinnare le borchie di rame del mozzo. Le bisacce con una buona infornata di pane fresco venivano riposte nel capiente retone, fissato sotto la pancia del carretto, insieme ad un sacchetto di farina, alle olive in salamoia e ad una fiaschetta impagliata di vino. Infine tutti prendevano posto dove se ne poteva trovare e se ne ricavò uno anche per vecchia gallina e la capretta da latte. Fu chiusa la porta con tutte le mandate possibili della massiccia chiave e poi massa’ Iachinu imbracciò le redini, mormorando: - A nomu ri Diu7! - e sedette di traverso su una delle due aste del carretto, perché il rimanente palmo di spazio libero venne riservato alla gna’ Miniccia8, con l'ultimo nato in braccio che dormiva ancora, dentro lo scialle nero. Erano quasi tutti fuori dalla soglia a salutare col cuore in mano ripetendo: - ’U Signuri v’aiuta e ’a Maronna v’accumpagna9! - C’ero anch’io e, quando la mamma mi spiegò che i nostri vicini partivano per la spigolatura, pensai ingenuamente che questa doveva esse-re un’avventura fantastica, come nei film dei pionieri del West visti nella sala parrocchiale. Però non capivo perché le donne, compresa la mia mamma, tenessero le mani chiuse a pu-gno, incrociate sul petto, con il pretesto di ser-rare i lembi dello scialle, per non prendere freddo, ma in verità quasi a non farsi sfuggire dal cuore la trepidazione per chi affrontava l’incognito per assicurarsi il pane per l’annata.

E più di una aveva gli occhi lucidi di lacrime. Poi il carro scomparve lungo la strada che muore in ci-ma al poggio dei carrubi, oltre le Colonne d’Ercole del-la mia vanedda.

1 Strada, cortile 2 Bambini 3 Massaro Francesco, donna Maria, signor Rosario 4 Zio Giuseppe (zio, non a titolo di parentela, ma di deferenza) 5 Ragazzi 6 Massaro Gioacchino 7 In nome di Dio 8 Signora Carmela, (diminuitivo) 9 Il Signore vi aiuti e la Madonna v’accompagni

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P articolare, e dovuta proprio alla sconfitta bellica, la condi-zione di Trieste, terra di migranti e per giunta divisa dalla madrepatria italiana. Teddy Reno, al secolo Ferruccio Ri-

cordi, propone nel 1949"Trieste mia" che recita Trieste mia che nostalgia mi go lontan de ti son vagabondo girà gò il mondo ma penso sempre a ti.... precorritrice della "Vola Colomba" di 3 anni dopo, inno dell'ita-lianità triestina, ma questa è un'altra storia. Perfino la celeberrima "Romagna mia", che sugella la consa-crazione di Secondo Casadei nel 1955 anche al di fuori dei confi-ni regionali, ha di fondo il nostro tema "...quando ti penso vorrei tornare dalla mia bella, al casolare..." il romagnolo protagonista del canto, è, quindi nostalgicamente lontano dalla sua terra. E se Claudio Villa nel 1960 piange-va sul "Binario" quelle fredde pa-rallele della vita che gli portavano via l'amata, Nino d'Angelo gli farà eco oltre vent'anni dopo in "Maledetto treno" in cui maledi-ceva, appunto, il treno che gli aveva portato via la bella per chissà dove. Tragedie assurde come nel '56 la morte nelle miniere di Marcinelle in Belgio o nell'agosto del 1965 quan-do un ghiacciaio delle Alpi Svizzere si rovesciò sui cantieri allestiti per la costruzione della diga di Mattmark, facendo strage di uomini ispirò struggenti brani come "Se vuoi veder l'inferno, amico mio, vieni con me che ti ci porto io, si chiama Mattmark e Marcinelle". così apriva la sua "Ballata di Attilio", una canzone cruda e scarna cantata da Franco Trincale quasi quarant'anni fa. Raccon-tava la storia di uno dei tanti italiani che, lasciata la propria terra per un futuro migliore all'estero, trovava invece la morte. Marci-nelle, il cui toponimo diverrà in Italia simbolo stesso di tragedia, venne cantata anche da Otello Profazio, ne "Lu trenu de lu so-li" del 1963. Comincia però il cosiddetto boom economico, e l'emigrazione cambia faccia, assumendo prevalentemente caratteri interni, dal mezzogiorno al nord Italia, o più semplicemente dalla campagna alla metropoli. L'urbanesimo ed il difficile distacco dai campi nel "Ragazzo della via Gluck", pezzo autobiografico di Celentano del '66 che racconta la sua storia attraverso l'artificio del colloquio con se stesso nei panni dell'amico rimasto nei campi, a giocare a piedi nudi nei prati, mentre lui in centro respirerà il cemento. Tema ripreso vent'anni dopo da Ramazzotti in "Adesso tu", quando lui, ormai cantante di successo ma "nato ai bordi di perife-ria" non dimentica tutti gli amici che sono ancora la. Il tragico commiato dal mondo di Tenco non sfugge al nostro tema ....La solita strada, bianca come il sale il grano da crescere, i campi da arare. Guardare ogni giorno se piove o c'e' il sole, per saper se domani si vive o si muore e un bel giorno dire basta e andare via. E' "Ciao amore ciao", una canzone difficile, amara e profon-da come del resto tutto il repertorio del cantautore genovese: in un'Italia che pur viveva il cosiddetto miracolo economico, c'era-no ancora sacche paurose di povertà e di indigenza, e non sempre il distacco dai campi e l'avventura verso la città venivano corona-ti dal successo, anzi spesso l'impatto con un mondo tanto diverso dal proprio produceva effetti devastanti. L'esistenzialismo, il disagio, il male di vivere: come scrisse Enzo

Forcella su "il Gior-no" del 28 gennaio 1967, certo non ci si uccide per una can-zone, ma forse ci si può uccidere per tutto ciò che c'è dietro un certo tipo di canzone. Stesso sordo dolore, stessa cupa tristezza nell'Endrigo degli stessi anni ne "Il treno che viene dal Sud", tr a l'altro pare nata in risposta ad una canzone "buonista" sul tema dell'emigrazio-ne, "La donna del Sud" di Bruno Lauzi. I1 treno che viene dal sud non porta soltanto Marie con le labbra di corallo e gli occhi grandi così. Porta gente, gente nata fra gli ulivi, porta gente che va a scordare il sole, ma è caldo il pane lassù nel nord. .... ma in cuore sentono che questa nuova, questa grande società, questa nuova, bella società non si farà, non si farà. 1971 ed ancora l'Equipe '84 in "Casa mia" di Albertelli e Soffi-ci, Torno a casa siamo in tanti sul treno occhi stanchi ma nel cuore il sereno Dopo tanti mesi di lavoro mi riposerò dietro quella porta le mie cose io ritroverò la mia lingua sentirò quel che dico capirò.... Struggente il canto dei Ricchi e Poveri e Josè Feliciano in "Che sarà", nell'abbandonare il celeber r imo "Paese mio che stai sulla collina....",lasciato alla sua noia, abbandono, niente...per andare a cercar fortuna lontano. Da rimarcare il fatto che "gli amici miei son quasi tutti via...." E' chiaro che non si tratta di una scelta ma di una necessità. L'icona dell'emigrante in Mino Reitano col suo manife-sto "L'uomo e la valigia", il giovane e speranzoso ragazzo del sud che parte in cerca di gloria verso la "grande città" e " giorni di nebbia" che ci fanno inequivocabilmente capire dove si vada, lasciando la bella al paese natìo mentre il giovane Al Bano nel 1968 aveva raccontato la sua esperienza ne "La siepe", malinconico addio del ragazzo pugliese alla mamma che resta nel suo mondo delimitato, appunto, dalla siepe di casa. Continua l'Epopea della migrazione interna con "Montagne ver-di", pezzo del 1972 firmato da Bigazzi e dal fratello Gianni per Marcella Bella, in un clima quasi da feuilletton in cui la ra-gazza siciliana narra della sua tristezza nell'abbandonare la riden-te terra natia per il freddo e nebbioso nord Italia.

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N icola Stanga, 30 anni, ci ha pensato a lungo sul compagno con il quale percorrere il cammino di Santiago. Poi ha scelto di camminare per 290 chilometri con Alex, il suo border collie di sei anni e mezzo. Sono partiti da Irun e sono

arrivati a Santander, lungo dodici tappe del «cammino del Nord» di Santiago.

«È stato faticoso, ma noi ci incoraggiavamo e sostenevamo a vicenda – racconta Nicola Stanga -, Alex si è adattato al mio passo, e dopo qualche giorno eravamo perfettamente sincronizzati». L’avventura

li ha uniti moltissimo. Perché come un amplificatore energetico, percorrere il percorso insieme ha pro-dotto grandi benefici: «Adesso che da qualche gior-no siamo tornati a casa (a Mazzano, in provincia di Brescia) ci vogliamo ancora più bene. Mi fido cieca-mente di lui».

Ogni mattina Nicola indossava il suo zaino da 17 chili sulle spalle, metteva la crema protettiva alle zampe del suo amico – o le scarpette se l’asfalto scottava - e si mettevano in viaggio. Trascorrevano la notte negli ostelli privati, e durante il giorno Alex, che fa il tecnico di radiologia all’ospedale civile di

Brescia, aggiornava dallo smartphone il suo blog, seguito da molti amici e fans della loro avventura.

Il motivo del viaggio? Nessuna ricerca spirituale, «l’ho fatto per prendermi un po’ di giorni da dedi-care a me stesso. Per conoscermi meglio – dice -. E per la prima volta nella mia vita mi è capitato di essere così rapito dal paesaggio da riuscire a non pensare a niente». I due amici sono talmente entu-siasti della loro avventura, che il prossimo anno proseguiranno il cammino di Santiago dal punto nel quale l’hanno interrotto. E fino ad allora Nicola avrà tutto il tempo per fare con calma anche un bi-lancio “ spirituale” di questa esperienza.

(La Stampa 19.6.2015)

L’avventura di Nicola e Alex sul cammino di Santiago

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I

INTRODUZIONE C- Nel nome del Padre, e del Fi-glio e dello Spirito Santo

C- Il Signore, che guida i nostri cuori nell’amore e nella pazienza di Cristo, sia con tutti voi.

ATTO PENITENZIALE C- Gesù è il Figlio di Dio: nes-suna paura quando si è con lui. Egli vince le nostre tempeste e ci aiuta ogni volta a risollevarci dal-le cadute e a lasciarci alle spalle il nostro peccato. Riconosciamo sin-ceramente la nostra colpa e chie-diamone perdono dal profondo del cuore. Breve pausa di riflessione C. Signore, creatore dell'uni-verso, dal quale traspare la tua potenza e la tua gloria, abbi pietà di noi. T- Signore, pietà. C- Cristo, morto e risorto per fare di noi delle nuove creature, nella grazia del Padre, abbi pietà di noi. T- Cristo, pietà. C- Signore, ispiratore dei mi-steri della salvezza, della crea-zione e della redenzione, abbi pietà di noi. T- Signore, pietà C- Dio Onnipotente abbia mi-sericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eter-na.

T- Amen

GLOR IA Gloria a Dio nell’alto dei cieli. E pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo gra-zie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. Signore, Fi-glio unigenito, Gesù Cristo, Si-gnore Dio, Agnello di Dio, Fi-glio del Padre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra sup-plica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il

Signore, tu solo l'Altissimo, Ge-sù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.

COLLETTA C- Rendi salda, o Signore, la fede del popolo cristiano, perché non ci esaltiamo nel successo, non ci abbattiamo nelle tempeste, ma in ogni evento riconosciamo che tu sei presente e ci accompa-gni nel cammino della storia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio... T- Amen

LITURGIA DELLA PAROLA (

P���� L������ Dal Libro di Giobbe

Il Signore prese a dire a Giobbe in mezzo all’uragano: «Chi ha chiuso tra due porte il mare, quando usciva impetuoso dal seno materno, quan-do io lo vestivo di nubi e lo fasciavo di una nuvola oscura, quando gli ho fissato un limite, gli ho messo chiavi-stello e due porte dicendo: “Fin qui giungerai e non oltre e qui s’infran-gerà l’orgoglio delle tue onde”?». Parola di Dio. T- Rendiamo grazie a Dio

SALMO RESPONSORIALE R. Rendete grazie al Signore, il suo amore è per sempre. Coloro che scendevano in ma-re sulle navi e commerciavano sulle grandi acque, videro le opere del Signore e le sue meraviglie nel mare profondo. R/. Egli parlò e scatenò un vento burrascoso, che fece alzare le onde: salivano fino al cielo, scendevano negli abissi; si sentivano venir meno nel pericolo. R/. Nell’angustia gridarono al Si-gnore, ed egli li fece uscire dalle loro angosce. La tempesta fu ridotta al silenzio, tacquero le onde del ma-re. R/. Al vedere la bonaccia essi gioirono, ed egli li condusse al porto sospirato. Ringrazino il Signore per il suo amore, per le sue meraviglie a favore degli uomini. R/.

S������ L������

Dalla II a Lettera di S.Paolo ai Corinzi

Fratelli, l’amore del Cristo ci pos-siede; e noi sappiamo bene che uno è morto per tutti, dunque tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per

colui che è morto e risorto per loro. Cosicché non guardiamo più nes-suno alla maniera umana; se an-che abbiamo conosciuto Cristo alla maniera umana, ora non lo conosciamo più così. Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove. Parola di Dio. T- Rendiamo grazie a Dio.

CANTO AL VANGELO Alleluia,Alleluia,Alleluia Un grande profeta è sorto tra noi, e Dio ha visitato il suo popolo. Alleluia,Alleluia,Alleluia C- Il Signore sia con voi T- E con il tuo Spirito!

In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nel-la barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormi-va. Allora lo svegliarono e gli disse-ro: «Maestro, non t’importa che sia-mo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non ave-te ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?». Parola del Signore.

OMELIA (seduti) CREDO in un solo Dio, Padre on-nipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Si-gnore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre pri-ma di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sot-

Letture: Gb 38, 1. 8-11;

Sal.106; 2 Cor 5, 14-17; Mc 4, 35

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to Ponzio Pilato, morì e fu sepol-to. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signo-re e dà la vita, e procede dal Pa-dre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cat-tolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

PREGHIERA DEI FEDELI Mentre chiediamo a Gesù

che ci aiuti a leggere ogni evento quotidiano alla luce del suo amo-re, ringraziamolo per essere con noi ogni giorno della nostra vita. Preghiamolo per noi, per i biso-gni della Chiesa e del mondo. Preghiamo insieme dicendo: Assiti il tuo popolo, Signore Ge-sù. ∗ La Chiesa prosegua sicuro il

suo cammino anche tra le tem-peste del mondo e sia sempre salda nella fede al suo Signore, preghiamo.

∗ I cristiani sappiano resistere al fascino del male e seguano Cristo con determinazione e rinnovato amore in tutte le pro-ve della vita, preghiamo.

∗ Quanti soffrono nel corpo e nello spirito o attendono il mo-mento della morte, siano con-fortati dalla presenza del Si-gnore che apre loro le porte del cielo, preghiamo.

∗ Il vangelo ascoltato ci insegni a credere nel Signore e ad affi-darci a lui con grande fiducia, preghiamo.

∗ La testimonianza di fede che diamo con la vita produca frutti di giustizia e di santità, pre-ghiamo.

C- Benedetto sii tu, Gesù Si-gnore nostro, tu non godi della nostra morte ma continuamente ci offri la vita. Accogli le nostre pre-ghiere e rendici capaci di crede-re ed affidarci a te che vivi e re-gni nei secoli dei secoli.

C- Pregate, fratelli e sorelle, per-ché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a

offrire il sacrificio gradito a Dio Pa-dre onnipotente. T- Il Signore riceva dalle tue ma-ni questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi)

C- Accogli, Signore, la nostra of-ferta: questo sacrificio di espiazione e di lode ci purifichi e ci rinnovi, per-ché tutta la nostra vita sia bene ac-cetta alla tua volontà. Per Cristo no-stro Signore T- Amen

PREGHIERA EUCARISTICA C- Il Signore sia con voi. T- E con il tuo spirito. C- In alto i nostri cuori. T- Sono rivolti al Signore. C-Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. T- È’ cosa buona e giusta. C- E' veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, ……………….. T- Santo, Santo, Santo il Si-gnore Dio dell'universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cie-li. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli. DOPO LA CONSACRAZIONE C- Mistero della fede T- Annunciamo la tua morte, Si-gnore, proclamiamo la tua risurre-zione nell’attesa della tua venuta. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA C - Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio, Padre onnipotente, nell’uni-tà dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. T- Amen T- P A D R E NO S T R O Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimet-tiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen. C- Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. T- Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli

R ITO DELLA PACE

C- Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chie-sa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli T- Amen C - La pace del Signore sia sempre con voi. T- E con il tuo spirito. C - Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. T - Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C - Beati gli invitati alla cena del Si-gnore Ecco l’Agnello di Dio che to-glie i peccati del mondo. T - O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato.

DOPO LA COMUNIONE C- O Dio, che ci hai rinnovati con il corpo e sangue del tuo Fi-glio, fa’ che la partecipazione ai santi misteri ci ottenga la pienez-za della redenzione. Per Cristo nostro Signore T- Amen. C- Il Signore sia con voi. T- E con il tuo spirito. C- Vi benedica Dio onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo. T- Amen. C- Nel nome del Signore: andate in pace. T- Rendiamo grazie a Dio

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B������: Preasfantul Mantuitor (Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balce-scu, nr. 28, sector 1, Bucureşti tel./fax: 021-314.18.57, don Roberto Poli-meni, Tel:0770953530

mail: [email protected]; [email protected]; Tel 0040 756066967. Trasmessa in diretta su www.telestartv.ro Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari.

*°* I��+: Cattedrale "vecchia" Iaşi - Adormirea Maicii Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: I-II-III Domenica del mese ore 11,00-IV Domenica ore 9,30, Don Alessandro Lembo Tel 0749469169 Mail: [email protected]

Trasmessa in diretta su: http://www.ercis.ro/video/iasi.asp

*°* C6�7: Chiesa romano-cattolica dei Pia-risti. Strada Universitatii nr. 5, conosciu-ta anche come „Biserica Universitatii” din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527 Mail: [email protected] Domenica alle ore 12,00

*°* A69� I�6+�: Domenica ore 11:00 nella Chie-sa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don Horvath Istvan , tel 0745 020262

*°* T+;+�<���: Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regi-na Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. Domenica ore 18:00. Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Mail:[email protected]

*°*

Nasce l'ONU: martedì 26 giugno 1945 (70 anni fa) Con l'adozione della Carta di San Francisco 51 paesi diedero vita alla Società delle Nazioni Unite, appro-vandone lo statuto in quella stessa sede. All'indomani di un feroce conflitto mondiale, la comunità internazionale avvertì l'esigenza di dar vita a un organismo che, tra le altre cose, individuasse una risoluzione pacifica delle controversie tra gli Stati, promuovesse il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali dell'individuo e alimentasse le relazioni amichevoli tra gli Stati. Questi sono ancora oggi i compiti principali dell'O-NU, la maggiore organizzazione intergovernativa di cui sono membri 193 Stati del mondo su un totale di 202. Tra questi alcuni, come il Vaticano e la Palestina (ammessa nel novembre del 2012), godo-no dello status di«osservatore permanente come Stato non membro». L'Italia venne ammessa il 14 dicembre del 1955. La sede centrale dell'ONU è a New York e tra gli organi principali che la compongono vi sono: l’Assemblea Generale (il principale organo, di cui fanno parte i rappresentanti di tutti gli Stati aderenti alle Nazioni Unite), il Consiglio di Sicurezza (ha un ruolo cruciale nell'evitare che i contrasti fra i paesi degenerino in conflitti), il Consiglio Economico e So-

ciale, il Consiglio di Amministrazione Fiduciaria, la Corte Internazionale di Giustizia (con sede a L'A-ja). Leader dell'Organizzazione è il Segretario Ge-nerale, designato dall'Assemblea Generale su indica-zione del Consiglio di sicurezza e il cui mandato dura cinque anni. Attualmente il ruolo è ricoperto dal sud-coreano Ban-Ki-Moon, eletto una prima volta nel 2007 e confermato fino al 2016. Impegnata attualmente in 15 missioni di pace, su tutte la più delicata è in Congo, l'ONU è stata in passato al centro di polemiche per l'inef-ficacia dimostrata nel non preveni-re genocidi, come quelli in Bangladesh (1971), Cambogia (1975-79) e Ruanda (1994), ed esecuzioni di massa come il massacro di Srebre-nica (1995).

I SANTI DELLA

SETTIMANA

DOM.21DOM.21DOM.21DOM.21 S. Luigi GonzagaS. Luigi GonzagaS. Luigi GonzagaS. Luigi Gonzaga

LUN. 22LUN. 22LUN. 22LUN. 22 S.Tommaso MoroS.Tommaso MoroS.Tommaso MoroS.Tommaso Moro

MART.23MART.23MART.23MART.23 S. Giuseppe CafassoS. Giuseppe CafassoS. Giuseppe CafassoS. Giuseppe Cafasso

MERC.24MERC.24MERC.24MERC.24 Natività S.Giovanni BattistaNatività S.Giovanni BattistaNatività S.Giovanni BattistaNatività S.Giovanni Battista

GIOV.25GIOV.25GIOV.25GIOV.25 S. Guglielmo abateS. Guglielmo abateS. Guglielmo abateS. Guglielmo abate

VEN.26 VEN.26 VEN.26 VEN.26 S. Josèmaria Escriva de B.S. Josèmaria Escriva de B.S. Josèmaria Escriva de B.S. Josèmaria Escriva de B.

SAB. 27SAB. 27SAB. 27SAB. 27 S. Cirillo di AlessandriaS. Cirillo di AlessandriaS. Cirillo di AlessandriaS. Cirillo di Alessandria