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Adeste30 domenica 26 luglio 2015c

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P er risolvere il problema della gente affamata, i discepoli pensano a due soluzioni: mandarli via o compera-re… Gesù rifiuta queste proposte.

“Gesù non manda via la gente, non ha mai mandato via nessuno. I discepoli parlano di comprare, Gesù parla di dare. Apre un nuovo modo di essere: dare sen-za calcolare, dare senza chiedere, generosamente, gratuitamente, per primi. Quando il mio pane diventa il nostro pane, il dono è seme di mira-colo” (Ermes Ronchi). Gesù coinvol-ge i discepoli e li impegna nella so-luzione del problema: “Voi stessi date loro da mangiare” (v. 16). Il mi-racolo comincia dal poco che i di-scepoli offrono: cinque pani e due pesci, che nelle mani di Gesù diventano mol-ti; anzi, sovrabbondano. Il comprare viene sostituito con il condividere. Il sistema del comperare crea fortunati e sfortunati: c’è chi può e chi non può. Secondo il Vangelo la pa-rola d’ordine è: condividere!

Gesù vuole che i discepoli ne prendano co-scienza ed escogitino con creatività e auda-cia le possibili soluzioni. Senza ritardi! Sol-tanto nella logica della condivisione è possibile superare grossi problemi come la fame nel mondo, le malattie endemi-che… Senza la condivisione prevale la logi-ca dell’ accumulo, per cui anche le più ingenti moltiplicazioni di beni finirebbero sem-pre nelle mani di poche persone. Senza la condivisione c’è l’impero dell’e-goismo.

Sulle sabbie di Villa El Salvador, nella periferia al sud di Lima (Perù), la matti-na del 5 febbraio 1985, il Santo Papa Giovanni Paolo II si incontrò con un

milione di poveri. Durante la liturgia della Pa-rola, fu proclamato il Vangelo della moltiplica-zione dei pani e il Papa fece la sua esortazio-ne missionaria. Alla fine dell’incontro, visibil-mente impressionato, egli parlò a braccio fa-cendo una sintesi del suo messaggio con queste parole: “Hambre de Dios, SÍ. Hambre de pan, NO” (Fame di Dio, Sì. Fame di pane, No). Questa sintesi dottrinale fece immedia-tamente il giro del mondo e rimase scolpita nel monumento che sul posto ricorda quella

visita del Papa. È una sinte-si che spiega e sostiene il lavoro missionario: un im-pegno forte per fomentare la fame di Dio e debellare la fame di pane.

Papa Francesco:«Oggi dobbiamo dire “no a un’e-conomia dell’esclusione e della inequità”. Questa eco-nomia uccide…Non si può più tollerare il fatto che si getti il cibo, quando c’è

gente che soffre la fame. Questo è inequità. Oggi tutto entra nel gioco della competitività e della legge del più forte, dove il potente mangia il più debole. Come conseguenza di questa situazione, grandi masse di popola-zione si vedono escluse ed emarginate: sen-za lavoro, senza prospettive, senza vie di uscita. Si considera l’essere umano in se stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare. Abbiamo dato inizio alla cultura dello “scarto” che, addirittura, viene promossa… Gli esclusi non sono “sfruttati” ma rifiuti, avanzi”». (Evangelii Gaudium 53)

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Pane da comprare o da spezzare!

S famare, dissetare, saziare nell"anima e nel corpo è il

compito a cui il buon Dio ha provveduto personalmente

sin dal principio: Egli con sapienza infinita, creato l'uo-

mo a sua immagine, ha provveduto con i fru! della natura a

dargli l'habitat e tu"o il necessario per vivere. Nell'a"o crea%vo

ha legato a se la creatura con un vincolo di amore, fonte di un totale naturale benessere. Dopo il peccato

tu"o è diventato complicato e difficile per l'uomo. Dio, pur non cessando di altare la vita sul mondo con il

suo Spirito, dice all'uomo: "Ti guadagnerai il pane con il sudore della fronte" e aggiunge: "La terra % germine-

rà triboli e spine". Di conseguenza mol% interven% straordinari nella storia della salvezza sono occorsi per

venire incontro alla sete e alla fame dell"uomo o di un intero popolo. Bas% ricordare le vicende del popolo

ele"o mentre vaga nel deserto. Anche ai nostri giorni quello della fame e della sete sono tra i più urgen% e

gravi problemi per milioni di esseri umani. L'intero con%nente africano è assetato e affamato ed è un feno-

meno in crescita! Gesù ci lancia ancora una duplice sfida: «Dove potremo comprare il pane perché costoro

abbiano da mangiare"»: "comprare": è la via iniziale di una umana debole solidarietà. E Gli disse allora uno

dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C"è qui un ragazzo che ha cinque pani d"orzo e due pe-

sci; ma che cos'è questo per tanta gente"». Rispose Gesù: «Fateli sedere». Il buon Dio sempre ci coinvolge

nei nostri problemi, sempre chiede la nostra collaborazione, ma poi sa lui come sconvolgere e superare le

logiche umane per far emergere la fede e imboccare la via feconda dell'amore. Nell’era della tecnica e della

scienza è difficile comprendere la forza e le recondite infinite energie che scaturiscono da un sacramento di

comunione dove il pane e il vino diventano la carne e il sangue del Figlio di Dio. Noi cris%ani però dovremmo

ormai sapere con la certezza della fede che proprio da quel banche"o umano divino sgorgano le virtù che

uniscono l'uomo a Dio e l'uomo all'uomo con vincoli di carità, di generoso altruismo, di vera completa dispo-

nibilità. In gran parte ques% sono valori da recuperare, li abbiamo persi miseramente in nome dell'egoismo.

(a cura dei Monaci Benede!ni Silvestrini—Bassano Romano-Vt)

Anna e Gioacchino sono i genitori della Vergine Maria. Gioacchino è un pastore e abita a Gerusalemme, anziano sacer-dote è sposato con Anna. I due non avevano figli ed erano una coppia avanti con gli anni. Un giorno mentre Gioacchino è al

lavoro nei campi, gli appare un angelo, per annunciargli la nascita di un figlio ed anche Anna ha la stessa visione. Chiamano la loro bambina Maria, che vuol dire «amata da Dio». Gioacchino porta di nuovo al tempio i suoi doni: insieme con la bimba dieci agnelli, dodici vitelli e cento capretti senza macchia. Più tardi Maria è condotta al tempio per essere educata secondo la legge di Mosè. Sant'Anna è invocata come protettrice delle donne incinte, che a lei si rivolgono per ottenere da Dio tre grandi favori: un parto felice, un figlio sano e latte sufficiente per poterlo allevare. La madre della Vergine, è titolare di svariati patrona-ti quasi tutti legati a Maria; poiché portò nel suo grembo la speranza del mondo, il suo mantello è verde, per questo in Bretagna dove le sono devotissimi, è invocata per la raccolta del fieno; poiché custodì Maria come gioiello in uno scrigno, è patrona di orefici e bottai; protegge i minatori, falegnami, carpentieri, eba-nisti e tornitori. Perché insegnò alla Vergine a pulire la casa, a cucire, tessere, è patrona dei fabbricanti di scope, dei tessi-tori, dei sarti, fabbricanti e commercianti di tele per la casa e biancheria. È soprattutto patrona delle madri di famiglia, delle vedove, delle partorienti, è invocata nei parti difficili e contro la sterilità coniugale .

26 LUGLIO Santi Gioacchino ed Anna

Genitori della Beata Vergine Maria

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IIIILLLL PESCATOREPESCATOREPESCATOREPESCATORE

Sul molo di un piccolo villaggio messicano, un turista americano si ferma e si avvicina ad una piccola imbarcazione di un pescatore del posto. Si complimenta con il pescatore per la qualità del pesce e gli chiede quanto tempo avesse impiegato per pescarlo. Il pescatore risponde: ‘Non ho impiegato molto tempo’ e il turista: ‘Ma allora, perchè non è stato di più, per pescarne di più?’ Il messicano gli spiega che quella esigua quantità era esattamente ciò di cui aveva bisogno per soddisfare le esigenze della sua famiglia. Il turista chiese: ‘Ma co-me impiega il resto del suo tempo?’ E il pescatore: ‘Dormo fino a tardi, pesco un po’, gioco con i miei bimbi e faccio la siesta con mia moglie. La sera vado al villaggio, ritrovo gli amici, beviamo insieme qual-cosa, suono la chitarra, canto qualche canzone, e via così, trascorro appieno la vita.’ Allorchè il turista fece: ‘La interrompo subito, sa sono laureato ad Harvard, e posso darle utili suggerimenti su come migliorare. Prima di tutto dovrebbe pescare più a lungo, ogni giorno di più. Così logicamente pe-scherebbe di più. Il pesce in più lo potrebbe vendere e comprarsi una barca più grossa. Barca più grossa si-gnifica più pesce, più pesce significa più soldi, più soldi più barche… Potrà permettersi un’intera flotta! Quindi invece di vendere il pesce all’uomo medio, potrà negoziare direttamen-te con le industrie della la-vorazione del pesce, potrà a suo tempo aprirsene una sua. In seguito potrà lascia-re il villaggio e trasferirsi a Mexico City o a Los Ange-les o magari addirittura a New York! Da lì potrà diri-gere un’enorme impresa!’ Il pescatore lo interruppe: ‘Ma per raggiungere questi obiettivi quanto tempo mi ci vorrebbe?’ E il turista: ‘20, 25 anni for-se’ quindi il pescatore chie-se: ‘….e dopo?’ Turista: ‘ Ah dopo, e qui viene il bello, quando il suoi affari avranno raggiunto volumi grandiosi, potrà ven-dere le azioni e guadagnare miliardi!’ E il pescatore:’miliardi? e poi?’ Turista: ‘Eppoi finalmente potrà ritirarsi dagli affari e andare in un piccolo villaggio vicino alla costa, dor-mire fino a tardi, giocare con i suoi bimbi, pescare un po’ di pesce, fare la siesta, passare le serate con gli amici bevendo qualcosa, suonando la chitarra e tra-scorrere appieno la vita’

LE PIETRE DELLA VITA Un esperto in time management, tenendo un seminario ad un gruppo di studenti, usò un’illustrazione che rimase per sem-pre impressa nelle loro menti. Per colpire nel segno il suo uditorio di menti eccellenti, propose un quiz, pog-giando sulla cattedra di fronte a se’ un barattolo di vetro, di quelli solitamente usati per la conserva di pomodoro. Chinatosi sotto la cattedra, tiro’ fuori una decina di pietre, di forma irregolare, gran-di circa un pugno, e con attenzione, una alla volta, le infilo’ nel barattolo. Quando

il barattolo fu riempito completamente e nessun’altra pietra poteva essere aggiunta, chiese alla classe: - “Il barattolo e pieno?”. - Tutti risposero di si’. - “Davvero?”. Si chino’ di nuovo sotto il tavolo e tiro’ fuori un sec-chiello di ghiaia. Verso’ la ghiaia agitando leggermente il barattolo, di modo che i sassolini scivolassero negli spazi tra le pietre. Chiese di nuovo, - “Adesso il barattolo e’ pieno?”. A questo punto, la classe aveva capito. - “Probabilmente no” rispose uno. - “Bene” replico’ l’insegnante. Si chino’ sotto il tavolo e prese un secchiello di sabbia, la verso’ nel barattolo, riempiendo tutto lo spazio rimasto libero. Di nuovo, - “Il barattolo e’ pieno?”. - “No!” rispose in coro la classe. - “Bene!” riprese l’insegnante. Tirata fuori una brocca d’acqua, la verso’ nel barattolo riempien-dolo fino all’orlo. - “Qual e’ la morale della storia?”, chiese a questo punto. Una mano si levo’ all’istante “La morale e’: non importa quanto fitta di impegni sia la tua agenda, se lavori sodo ci sarà sempre un buco per aggiungere qualcos’altro!”. - “No, il punto non e’ questo”. “La verità che questa illustrazione ci insegna e’: se non metti dentro prima le pietre, non ce le metterai mai.” Quali sono le “pietre” della tua vita? I tuoi figli, i tuoi cari, il tuo grado di istruzione, i tuoi sogni, una giusta causa. Insegnare o investire nelle vite di altri, fare altre cose che ami, avere tempo per te stesso, la tua salute, la persona della tua vita. Ricorda di mettere queste “pietre” prima, altrimenti non entreranno mai. Se ti esaurisci per le piccole cose (la ghiaia, la sabbia), allora riempirai la tua vita con cose minori di cui ti preoccuperai non dando mai veramente “quality time” alle cose grandi e importanti (le pietre). Questa sera, o domani mattina, quando rifletterai su questa storiella, chiediti: “Quali sono le ‘pietre’ nella mia vita?” Metti nel ba-rattolo prima quelle.

Piccole storie Piccole storie Piccole storie Piccole storie per riflettereper riflettereper riflettereper riflettere

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Le guardie svizzere che prestano servi‐

zio nella Città del Vaticano provengono tutte dalla Con‐federazione elvetica. La data di fondazione del Corpo delle Guardie sviz‐zere viene considerata il 21 gennaio 1506, quando 150 soldati svizzeri giunsero a Roma per mettersi al servizio di papa Giulio II, che li benedisse solennemente. Alcuni anni dopo, in occasione del sacco di Roma (1527) da parte delle truppe imperiali di Carlo V, le guardie svizzere dimostraro‐

no la loro devozione al pontefice com‐battendo eroicamente in sua difesa: ne morirono 147; soltanto 42 poterono salvarsi rifugiandosi con il papa Cle‐mente VII in Castel Sant’Angelo. Per potersi arruolare in questo corpo militare, che forse è il più vecchio del mondo, bisogna essere cittadini svizzeri, cattolici, celibi e in età compre‐sa tra i 19 e i 30 anni, avere un’ottima reputazione, una buona costituzio‐ne fisica e un’altezza minima di 174 cm. La Città del Vaticano è lo Stato indipendente più piccolo del mondo e il suo esercito è il più piccolo esistente. La Guardia svizzera è infatti compo‐sta di soli 100 uomini. Con la loro celebre divisa a strisce verticali gialle, rosse e blu e con l’elmo a due punte sormontato da un pennacchio rosso, le Guardie svizzere assicurano il servizio d’ordine durante le cerimonie religiose e le udienze del Papa. Inoltre montano la guardia agli ingressi del Vaticano e del palazzo pontificio, oltre che davanti all’appartamento

papale. Il loro compito principale è infatti quello di vigilare sulla sicurezza del Papa, che è il loro comandante in capo.

Una guardia svizzera ha raccontato che Papa Francesco, uscendo dalla camera del suo appar-tamento dopo la sua prima notte al Palazzo Apo-stolico, l’ha incontrata e gli ha chiesto se avesse passato lì tutta la notte. Quando la guardia ha risposto “Si” per via del turno di sorveglianza, il Papa è rientrato nella sua stanza, ha preso una sedia, una merendina e l’ha data al giovane. E’ poi rientrato nella sua camera, non prima di aver pregato la guardia che se avesse avuto bisogno di qualcosa bastava che gli bussasse.

Da 5 secoli a servizio del Papa

La divisa

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Nel 1500 a Roma non c’era-no scuole, ma abbondava la miseria e torme di ragazzini abbandonati a se stessi, la-druncoli laceri e sempre af-famati, affollavano le strade cercando di borseggiare qualche passante o di sgraffignare qualcosa da man-giare dai banchi del mercato. Colto, appassionato di Dio (si racconta che nella sua prima estasi il cuore gli si dilatò nel petto rompendogli due costole) e sempre di buonumore, giunse a radunarli intorno a sé un gio-vane fiorentino di buona famiglia che a Firenze era nato il 21 luglio 1515. “Pippo buono”, come era chia-mato da tutti, diede loro un tetto e una famiglia e mendicò nelle strade perchè avessero da mangiare, istruendoli attraverso il canto e la catechesi nella co-noscenza di Dio . A 500 anni dalla nascita di san Fi-lippo Neri (la cui memoria liturgica ricorre il 26 mag-gio) non si è ancora spenta l’eco della sua risata di grande burlone che portava il cuore di piccoli e grandi a Dio attraverso la gioia e lo stare allegri nella sempli-cità, così come alcuni aneddoti famosi che lo ebbero protagonista. STATE BUONI… SE POTETE! Filippo voleva che i suoi ragazzi cre-scessero nella gioia e cantando: tutt’al-tro stile rispetto alla severità e all’uso del bastone che si ritenevano fossero necessari all'epoca per educare i giova-ni. “Figlioli – diceva – state allegra-mente: non voglio nè scrupoli, nè ma-linconie, mi basta che non facciate peccato”. La sua frase ricorrente (diventata il titolo di un film musicale del 1983 con Johnny Dorelli) era: “State buoni…se potete!” che in roma-nesco suona “State bboni (se pote-te...)!”. E sempre in romanesco era an-che la frase che indirizzava ai ragazzi quando gli facevano perdere la pazien-za ma…correggendo il tiro all’ultimo con l’auspicio di poter ricevere la co-rona del martirio: “Te possi morì am-mazzato... ppe' la fede!" MENDICANTE PER AMORE Filippo cercava di provvedere ai suoi ragazzi in tutti i modi possibili e non esitava a bussare alle porte dei palazzi dei ricchi per farsi dare un aiuto. Si narra che una volta, un ricco signore, infastidito dalle sue richie-ste, gli diede uno schiaffo. Il santo non si scompose: “Questo è per me - disse sorridendo - e ve ne ringra-zio. Ora datemi qualcosa per i miei ragazzi”. TOGLIETEMI LE SCARPE! E’ chiaro che per san Filippo l’umiltà fosse la virtù principale, specialmente per un uomo o una donna consacrata a Dio. C'era ai suoi tempi una religiosa che godeva di grande notorietà poiché si diceva avesse estasi e rivelazioni. Un giorno il Papa mandò proprio “Pippo bono” a verificare la santità della suora che si trovava in un convento nei pressi di Roma. Mentre Filippo era in cammino un violento temporale trasfor-mò in fango la strada così che il santo arrivò a desti-nazione conciato male e con le scarpe tutte lorde.

Quando giunse al suo cospetto la suora, a mani giunte e un’espressione ieratica, Filippo si sedette e, stese le gambe, dis-se: “Toglietemi le scarpe!”. Indignata per il trattamento, la suora restò ferma e lo guardò ma il santo non aggiunse al-

tro: riprese il mantello e tornò a Roma a riferire al Pa-pa che, secondo lui, una persona che non ha l’umiltà di mettersi al servizio di chi ha bisogno, non può esse-re una santa. I DANNI DEL CHIACCHIERICCIO Un giorno, una nota chiacchierona, andò a confessarsi da San Filippo Neri. Il confessore ascoltò attentamen-te e poi le assegnò questa penitenza: “Dopo aver spen-nato una gallina dovrai andare per le strade di Roma e spargerai un po' dappertutto le penne e le piume della gallina! Dopo torna da me!”. La donna, abbastanza sconcertata, eseguì questa strana penitenza e tornò dal santo come richiesto. “La penitenza non è finita! – disse Filippo - Ora devi andare per tutta Roma a rac-cogliere le penne e le piume che hai sparso!”. “Ma è impossibile!”, rispose la donna. “Anche le chiacchiere che hai sparso per tutta Roma non si possono più rac-cogliere! – replicò Filippo Neri - Sono come le piume

e le penne di questa gallina che hai sparso dappertutto! Non c’è rimedio per il danno che hai fatto con le tue chiacchiere!”. PREFERISCO IL PARADISO! In molti ricorderanno la fiction del 2010 sulla vita di san Filippo Neri con protagonista l’attore Gigi Proietti: “Preferisco il Paradiso”. Però forse non tutti sanno da dove deriva questo titolo. La leggenda dice che al santo, amico non solo dei ragazzi di strada e della povera gente, ma anche di pontefici e cardi-nali (in particolare il cardinale di Milano Carlo Borromeo) che spesso ricorrevano ai suoi consigli, fosse stato proposto di diventare a sua volta cardinale. Ma Filippo, che tra-lasciò sempre nella sua vita le ric-chezze materiali e qualsiasi privile-

gio, rispose appunto: “Preferisco il Paradiso!”.

S. Filippo Neri, sacerdote Nasce il 21 luglio 1515 a Firenze. Educato dai domenicani di Firenze, collabora con lo zio commerciante ma, nel 1535, rinuncia alla vita professionale e si reca a Roma. Una vita ascetica e molte esperienze mistiche caratterizza-no la vita di Filippo in questo periodo. Ordinato sacerdote, fonda nel 1548 una comunità di sacerdoti per la cura dei pellegrini a Roma e per gli ammalati. Vive a lungo a Ro-ma, nei pressi della chiesa di S. Maria in Vallicella, da lui restaurata ed ingrandita, e detta anche la “Chiesa Nuova”. La fama di Filippo si estende presto in tutta Roma ed egli diventa un confessore molto richiesto e consigliere ambito da papi e cardinali. Ha molto successo anche con i bambi-ni, grazie al suo carattere allegro. Muore il 26 maggio 1595 a Roma ed è sepolto nella Chiesa di S. Maria in Vallicella. E' uno dei patroni di Roma.

1515-2015 500 anni fa nasceva

SAN FLIPPO NERI

ANEDDOTI

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Gli italiani di Craiova Fine ‘800 inizio ‘900

...I lavoratori qualificati italiani arrivano in Romania alla fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo at-tratti dagli alti stipendi e dalla possibilità di fare buoni affari. In questo periodo si verifica la presenza di un gran numero di lavoratori specializzati nel campo del-lo sfruttamento forestale e delle costruzioni. Lo sfrut-tamento forestale e la lavorazione del legno sono i due settori che hanno utilizzato al massimo la manodopera straniera. Nel settore dei lavori pubblici la manodope-ra straniera è stata usata soprattutto per la costruzione delle ferrovie, delle strade e dei ponti. Ma su quest’a-spetto la Romania non è stato l’unico paese, anche in altri paesi dell’Europa sono stati assunti lavoratori specializzati e artigiani stranieri per la costruzione degli sterrati delle ferrovie. Fin dall’inizio del suo mandato, Carol I ha volu-to dotare il Paese di una vasta rete di linee ferroviarie. Nel 1868 è entrata in vigore la legge ideata da lui per la costruzione e lo sfruttamento delle ferrovie, la linea Suceava – Iasi – Roman essendo concessa alla compa-gnia austriaca Offenheim e la linea Roman – Bucarest – Varciorova a quella tedesca Straussberg. Quest’ulti-ma ha assunto anche lavoratori italiani. Nel 1898 l’in-gegniere responsabile dei lavori per la linea Caineni – Ramnicu Valcea si è messo d’accordo con l’operaio italiano Miscetti Pasquale per far arrivare dall’Italia venticinque operai, di cui aveva bisogno per conclu-dere i lavori. Ma lui porta in Romania centotrentuno persone bisognose di lavorare, tanti di questi si vedo-no invece costretti a far ritorno a casa perché non c’e-ra lavoro per tutti. Nel 1892 vengono impiegati due-centocinque operai italiani spe-cializzati per la linea Craiova – Calafat. L’esigenza sempre più grande di legno, a livello nazio-nale, da utilizzare per le traver-se delle ferrovie, per i cantieri navali, per le cartiere e i mobili-fici, alla quale si aggiunge an-che la grande richiesta di legna-me, a livello europeo, ha provo-cato un’enorme campagna di diboscamento e trasporto del legname verso i centri di lavo-razione. I grossi e rapidi redditi ottenuti dallo sfruttamento e dalla lavorazione del le-gno hanno accelerato l’ingresso dei monopoli stranieri nel settore forestale. In questo periodo sono nate gran-di compagnie che hanno ottenuto il diritto di sfruttare le foreste statali e private, per esempio: le ditte Gaetz – Negoiu, Lotru, SA Ungaro – Romena. Le ditte stra-niere assumevano operai dall’estero, come ad esempio la ditta Oltul che sfruttava le foreste della regione Ol-tenia, nel 1905 era autorizzata a portare operai dall’e-stero. Nel marzo 1913 la stessa società chiede il per-messo di soggiorno per motivi di lavoro per ottocento lavoratori, tra cui anche italiani provenienti dal Nord Italia. Nel frattempo le richieste di legname da espor-tare aumentano, soprattutto sotto forma di tavole di legno prefabbricate. Di conseguenza aumenta la mo-

dernizzazione dei macchinari impiegati nella lavora-zione del legno. Nel 1864, l’ingegnere ceco Carol No-vac ottiene il monopolio sullo sfruttamento forestale e la lavorazione del legno e sviluppa il trasporto del le-gno sul fiume Olt (Oltenia). Nel 1883 a Brezoi si co-stituisce la società Lotru, che aveva come obbiettivi principali lo sfruttamento delle foreste del bacino Lo-tru e nel 1907 chiede il permesso di soggiorno per duemila operai austro-ungari, italiani e macedoni. Ma il Ministro dell’interno ha concesso soltanto la metà dei permessi richiesti, l’altra metà rimpiazzata da la-voratori locali. Le mansioni degli operai italiani erano abbattere gli alberi con le seghe, trasportare e lavorare il legno. Alcuni di loro avevano contratti di lavoro di cinque mesi all’anno, per il trasporto del legno sull’acqua. All’inizio del XX secolo si eseguono dei lavori per adattare il letto del fiume a questa pratica e migliorare la tecnica del trasporto sull’acqua del le-gname, con l’introduzione di una zattera guidata da due persone che si servivano di un pezzo di acciaio chiamato spancs per manovrarla. Nel 1904, a Brezoi, l’imprenditore assume quaranta operai italiani per questo lavoro. Nel 1920 dalla fusione di più società nasce la Carpatina Brezoi. Nel 1894 l’italiano Olivotto, sposa-to con Maria Roselini di Udine, trova lavoro nella zo-na forestale Brezoi come guardiano e ulteriormente come mastro. Sono stati tanti lavoratori italiani che hanno trovato lavoro in questa zona del distretto Val-cea, ma a differenza degli agricoltori, quando è calato il lavoro sono tornati nel loro paese, assieme agli in-gegneri e ai mastri. Gli operai specializzati italiani hanno eccelso nei lavori pubblici, la città di Craiova abbonda in co-struzioni progettate e costruite da loro. Perresutti Giovanni Battista è stato un ingegnere

e costruttore, nato nel 1880 a Pinzano al Tagliamento in Italia ed è morto nel 1953 a Craiova. Ha studiato a Udi-ne e si è laureato come inge-gnere in costruzioni all’Uni-versità di Padova. A Craio-va ha fondato una scuola di costruzioni pubbliche, con lavoratori italiani, per for-mare muratori e carpentieri romeni. Esistono dei bellis-simi palazzi costruiti dagli ingegneri Perresutti e Dalla Barba. Nel 1900 Craiova era la città più ricca dell’Oltenia

ed i costruttori italiani erano molto richiesti. Gli im-prenditori italiani Olivero e Albertozzi lavoravano con muratori, carpentieri e scalpellatori italiani. Il Palazzo amministrativo e la Banca commerciale di Craiova sono stati progettati dagli architetti italiani Vignali e Gambara e costruiti da squadre di lavoratori italiani. I palazzi Davidedescu e Vorvoreanu sono stati costruiti da italiani portati al lavoro dall’imprenditore italiano Pasuttini. Il ponte di metallo sul fiume Jiu che ha so-stituito quello vecchio di legno è stato lavorato dal carpentiere italiano Zampol Celeste. Gli operai specializzati italiani hanno portato con loro sul territorio romeno anche mestieri sconosciuti fino a quel momento: fonditore di candele, tavoliere, litogra-fo.

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C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo A. Amen C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Pa-dre e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi. A. E con il tuo spirito.

ATTO PENITENZIALE C. Il Signore Gesù, che ci invita alla mensa della Parola e dell’Eu-caristia, ci chiama alla conversio-ne. Riconosciamo di essere pec-catori e invochiamo con fiducia la misericordia di Dio. (Breve pausa di silenzio) C.Signore, che chiami a te tutti coloro che sono affaticati e op-pressi, abbi pietà di noi. Signore, pietà. Cristo, che hai dato ai tuoi aposto-li le chiavi del regno dei cieli per legare e per sciogliere, abbi pie-tà di noi. Cristo, pietà. Signore che fai consistere tutta la legge nell’amore di Dio e del prossimo, abbi pietà di noi. Signore, pietà. C. Dio Onnipotente abbia mi-sericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eter-na. A. Amen. GLORIA A DIO NELL’ALTO CIELI e pace in terra agli uomi-ni di buona volontà. Noi ti lodia-mo, ti benediciamo, ti adoria-mo, ti glorifichiamo, ti rendia-mo grazie per la tua gloria im-mensa, Signore Dio, Re del cie-lo, Dio Padre onnipotente. Si-gnore Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del padre, tu che to-gli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i pecca-ti del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla de-stra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo, Ge-sù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.

COLLETTA C. O Padre, che nella Pasqua do-menicale ci chiami a condividere il pane vivo disceso dal cielo, aiu-taci a spezzare nella carità di Cri-sto anche il pane terreno, perché sia saziata ogni fame del corpo e

dello spirito. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i se-coli dei secoli. Amen

LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura

Dal secondo libo dei Re In quei giorni, da Baal-Salisà ven-ne un uomo, che portò pane di primizie all’uomo di Dio: venti pani d’orzo e grano novello che aveva nella bisaccia. Eliseo disse: «Dallo da mangiare alla gente». Ma il suo servitore disse: «Come posso mettere questo davanti a cento persone?». Egli replicò: «Dallo da mangiare alla gente. Poiché così dice il Signore: “Ne mangeranno e ne faranno avanza-re”». Lo pose davanti a quelli, che mangiarono e ne fecero avanzare, secondo la parola del Signore. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE R. Apri la tua mano, Signore, e sazia ogni vivente. Ti lodino, Signore, tutte le tue opere e ti benedicano i tuoi fedeli. Dicano la gloria del tuo regno e parlino della tua potenza. R/. Gli occhi di tutti a te sono rivolti in attesa e tu dai loro il cibo a tempo opportuno. Tu apri la tua mano e sazi il desiderio di ogni vivente. R/. Giusto è il Signore in tutte le sue vie e buono in tutte le sue opere. Il Signore è vicino a chiun-que lo invoca, a quanti lo invoca-no con sincerità. R/.

Seconda Lettura Dalla lettera di san Paolo apo-stolo agli Efesini Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comporta-tevi in maniera degna della chia-mata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’a-more, avendo a cuore di conser-vare l’unità dello spirito per mez-zo del vincolo della pace. Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, ope-ra per mezzo di tutti ed è presen-te in tutti. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio

Canto al Vangelo

R. Alleluia, alleluia. Un grande profeta è sorto tra noi, e Dio ha visitato il suo popolo. R. Alleluia.

† Vangelo Dal vangelo secondo Giovanni In quel tempo, Gesù passò all’al-tra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i se-gni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giu-dei. Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove po-tremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla pro-va; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure per-ché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, per-ché nulla vada perduto». Li rac-colsero e riempirono dodici cane-stri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che ave-vano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva com-piuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mon-do!». Ma Gesù, sapendo che veni-vano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo. Parola del Signore. A. Lode a te o Cristo OMELIA (seduti) Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose vi-sibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, uni-genito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non crea-to, della stessa sostanza del Pa-dre; per mezzo di lui tutte le co-se sono state create. Per noi uo-mini e per la nostra salvezza

LITURGIA EUCARISTICA

LETTURE: 2Re 4,42-44 Sal 144 Ef 4,1-6 Gv 6,1-15

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ADESTE n°30/ ANNO 4°-26.07.2015

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discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarna-to nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scrittu-re, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudica-re i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spiri-to Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha par-lato per mezzo dei profeti. Cre-do la Chiesa, una santa cattoli-ca e apostolica. Professo un so-lo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

PREGHIERA DEI FEDELI C. Gesù ha moltiplicato il cibo per compassione verso le perso-ne che lo seguivano e che erano affamate. Preghiamo il Padre per-ché la nostra vita sia coerente con ciò che Gesù ci ha insegnato a vivere. Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore. 1. Per la Chiesa e i suoi te-stimoni: sappiano denunciare l'in-giustizia di un sistema economico che rende i ricchi sempre più ric-chi e porta all'indigenza coloro che non hanno risorse, preghia-mo. 2. Per quanti hanno l'incari-co di governare: si distinguano per il disinteresse e per la dedi-zione al loro compito di servizio alla società civile, proponendosi anche come esempio di vita, pre-ghiamo. 3. Per i popoli tormentati dalla guerra e dalla fame: gli or-ganismi internazionali e la sensi-bilità dell'opinione pubblica im-pediscano il proliferare della vio-lenza e delle ingiustizie, preghia-mo. 4. Per la nostra comunità, perché la condivisione dello stes-so pane e la celebrazione dell'Eu-caristia unisca tutti noi, nella con-divisione dei nostri doni e cari-smi, preghiamo. C. Signore, aiutaci a continuare con la nostra vita cristiana il mira-colo che tu hai operato in favore di tutti gli uomini, affamati della tua Parola. Tu sei Dio e vivi e re-gni nei secoli dei secoli.

A. Amen. LITURGIA EUCARISTICA

C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci dispo-niamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chie-sa. (in piedi)

SULLE OFFERTE C. Accetta, Signore, queste of-ferte che la tua generosità ha messo nelle nostre mani, perché il tuo Spirito, operante nei santi misteri, santifichi la nostra vita presente e ci guidi alla felicità senza fine. Per Cristo nostro Si-gnore. A. Amen.

PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. A. È’ cosa buona e giusta. C. È veramente cosa buona e giusta renderti grazie e innalzare a te l'inno di benedizione e di lo-de, Dio onnipotente ed eterno, dal quale tutto l'universo riceve esistenza, energia e vita. Ogni giorno del nostro pellegrinaggio sulla terra é un dono sempre nuo-vo del tuo amore per noi, e un pe-gno della vita immortale, poiché possediamo fin da ora le primizie del tuo Spirito, nel quale hai risu-scitato Gesù Cristo dai morti e viviamo nell'attesa che si compia la beata speranza nella Pasqua eterna del tuo regno. Per questo mistero di salvezza, insieme agli angeli e ai santi, proclamiamo a una sola voce l'inno della tua glo-ria: Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo. I cieli e la terra sono pieni della tua glo-ria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

DOPO LA CONSACRAZIONE C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Si-gnore, proclamiamo la tua risurre-zione nell’attesa della tua venuta.. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cri-sto, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. Amen

A. P A D R E NO S T R O Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, ven-ga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i no-stri debiti come noi li rimettia-mo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma libe-raci dal male. Amen. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua mi-sericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni tur-bamento, nell'attesa che si com-pia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la poten-za e la gloria nei secoli

R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli A. Amen C. La pace del Signore sia sem-pre con voi. A. E con il tuo spirito. C. Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono de-gno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una pa-rola e io sarò salvato.

DOPO LA COMUNIONE C O Dio, nostro Padre, che ci hai dato la grazia di partecipare al mistero eucaristico, memoriale perpetuo della passione del tuo Figlio, fa' che questo dono del suo ineffabile amore giovi sempre per la nostra salvezza. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipoten-te, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: anda te in pace. A. Rendiamo grazie a Dio

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B������: Preasfantul Mantuitor (Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balce-scu, nr. 28, sector 1, Bucureşti tel./fax: 021-314.18.57, don Roberto Poli-meni, Tel:0770953530

mail: [email protected]; [email protected]; Tel 0040 756066967. Trasmessa in diretta su www.telestartv.ro Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari.

*°* I��+: Cattedrale "vecchia" Iaşi - Adormirea Maicii Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: I-II-III Domenica del mese ore 11,00-IV Domenica ore 9,30, Don Alessandro Lembo Tel 0749469169 Mail: [email protected]

Trasmessa in diretta su: http://www.ercis.ro/video/iasi.asp

*°* C6�7: Chiesa romano-cattolica dei Pia-risti. Strada Universitatii nr. 5, conosciu-ta anche come „Biserica Universitatii” din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527 Mail: [email protected] Domenica alle ore 12,00

*°* A69� I�6+�: Domenica ore 11:00 nella Chie-sa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don Horvath Istvan , tel 0745 020262

*°* T+;+�<���: Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regi-na Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. Domenica ore 18:00. Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Mail:[email protected]

*°*

martedì 28 luglio 1914 (101 anni fa)

Scoppia la Grande Guerra:

Un mese dopo l’assassinio a Sarajevo dell'arciduca d'Austria France-sco Ferdinando e di sua moglie Sofia Chotek, per mano del rivoluzio-nario bosniaco Gavrilo Princip, l'Austria dichiara guerra alla Serbia. Quella che inizialmente appare come una crisi isolata, si tra-sforma in poco tempo nel più grande e drammatico conflitto della storia, noto come Prima guerra mondiale. Vari fattori concorrono a far precipitare gli eventi: la forte ostilità tra Francia e Germania; la frenetica corsa agli armamenti tra il 1908 e il 1913; la rivalità tra le potenze colonialiste. Sul campo si danno battaglia i grandi imperi centra-li (Germania, Austria-Ungheria, Impero Ottomano e Bulgaria) e le potenze alleate (Francia, Regno Unito, Impero Russo, Serbia). Con queste ultime si allea a guerra in corso l'Italia, dopo un aspro dibattito interno tra interventistie neutralisti che spaccherà in due l’opinione pubblica. L'entrata in guerra avviene con il patto di Londra del 26 aprile 1915; un mese dopo iniziano i primi scontri sul versante alpino tra l'esercito italiano, guidato dal generale Luigi Cadorna, e quello tedesco. Due anni più tardi, l'ingresso degli Stati Uniti fa definitivamente pendere le sorti del conflitto a favore delle potenze alleate. La guerra termina l'11 novembre del 1918 con un bollettino spaventoso: oltre 9 milioni di vittime militari, circa 7 milioni di vittime civili provocate sia dagli scontri, sia dalle gravi carestie e malattie che ne derivarono. Accanto alle morti e alle mutilazioni provocate dai nuovi armamenti ultramoderni (compaiono per la prima volta carri armati, lanciafiamme, mitragliatrici e gas tossici), vanno ricor-dati veri e propri crimini di guerra commessi nei confronti de-

gli ebrei, degli armeni e del popolo belga.

I SANTI DELLA

SETTIMANA

DOM.26DOM.26DOM.26DOM.26 Ss. Gioacchino e AnnaSs. Gioacchino e AnnaSs. Gioacchino e AnnaSs. Gioacchino e Anna

LUN. 27LUN. 27LUN. 27LUN. 27 S. NataliaS. NataliaS. NataliaS. Natalia

MART.28MART.28MART.28MART.28 Ss. Nazario e CelsoSs. Nazario e CelsoSs. Nazario e CelsoSs. Nazario e Celso

MERC.29MERC.29MERC.29MERC.29 S. MartaS. MartaS. MartaS. Marta

GIOV.30GIOV.30GIOV.30GIOV.30 S.Pietro CrisologoS.Pietro CrisologoS.Pietro CrisologoS.Pietro Crisologo

VEN.31 VEN.31 VEN.31 VEN.31 S. Ignazio di LoyolaS. Ignazio di LoyolaS. Ignazio di LoyolaS. Ignazio di Loyola

SAB. 01SAB. 01SAB. 01SAB. 01 S. Alfonso Maria De LiguoriS. Alfonso Maria De LiguoriS. Alfonso Maria De LiguoriS. Alfonso Maria De Liguori