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SETTIMANALE DI PASTORALE E INFORMAZIONE SETTIMANALE DI PASTORALE E INFORMAZIONE SETTIMANALE DI PASTORALE E INFORMAZIONE SETTIMANALE DI PASTORALE E INFORMAZIONE PER LA COMUNITA’ ITALIANA IN ROMANIA PER LA COMUNITA’ ITALIANA IN ROMANIA PER LA COMUNITA’ ITALIANA IN ROMANIA PER LA COMUNITA’ ITALIANA IN ROMANIA In sinergia con Fondazione. Migrantes

Adeste35 domenica 30 agosto 2015c

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SETTIMANALE DI PASTORALE E INFORMAZIONE SETTIMANALE DI PASTORALE E INFORMAZIONE SETTIMANALE DI PASTORALE E INFORMAZIONE SETTIMANALE DI PASTORALE E INFORMAZIONE

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PAPA/ La preghiera per il Creato, una pagina nuova nel-la storia di Pietro e Andrea Francesco Braschi (Dott.Mons. Della Biblioteca Am-brosiana-Milano > da Sussidiario.net Mi ha rallegrato fino alla commozione la deci-sione di Papa Francesco di istituire anche per i cattolici la "Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato", da fissarsi ogni anno il 1° settembre. Perché si tratta di un'iniziativa colma di significati coraggiosi e consolanti. Questa data, infatti, già dal 1992 aveva visto una simile iniziativa da parte di Bartolomeo I, Patriarca di Costantinopoli. A solo un an-no dalla sua elezione alla cattedra di S. Andrea "il Primo Chiamato" (così viene ri-cordato nella Chiesa bizantina il fratello di S. Pietro) aveva voluto richiamare l'attenzione di tutti su una dimensione essenziale per impara-re nuovamente un cristianesimo capace di "fare pace", integralmente, con ogni creatura di Dio. I 23 anni passati da allora sono stati anni di grande cambiamento e progresso nei rapporti tra Costantinopoli e Roma: ricordiamo i viag-gi di Bartolomeo in Vaticano e di Giovanni Paolo II e dei suoi successori al Fanar, ma an-che la crescita dei rapporti personali che per la prima volta nella storia di una millenaria divi-sione hanno visto Bartolomeo presente a mo-menti fondamentali per la vita della Chiesa cattolica come, ad esempio, ai funerali di Gio-vanni Paolo II e alla celebrazione per l'inizio del pontificato di Papa Francesco. Contempo-raneamente a questi gesti di positivo intreccio nella vita delle Chiese, in questi 23 anni il pa-triarca Bartolomeo ha offerto un ricco e pro-fondissimo magistero relativamente alla cura per il Creato, al quale si è voluto ri-collegare espressa-mente Francesco

nelle prime pagine dell'enciclica "Laudato si'". E le frasi di Bartolomeo citate nell'enciclica sono di essenziale im-portanza per comprendere il senso della giornata del primo settem-bre. Scrive infatti Francesco, citando Bartolomeo: "Bartolomeo ha richiamato l'attenzione sulle radici etiche e spirituali dei problemi ambientali, che ci invitano a cercare soluzioni non solo nella tecni-ca, ma anche in un cambiamento dell'essere umano, perché altri-menti affronteremmo soltanto i sintomi. Ci ha proposto di passare dal consumo al sacrificio, dall'avidità alla generosità, dallo spreco

Papa Francesco ha istituito la giornata

mondiale di preghiera per la cura del crea-

to, che a partire da quest’anno si celebrerà

il 1º settembre, in concomitanza con l’ana-

loga giornata della Chiesa ortodossa. L’iniziativa — spiega il Pontefice in una lettera ai car-

dinali Turkson e Koch — accoglie il suggerimento

espresso dal metropolita Ioannis di Pergamo in occa-

sione della presentazione dell’enciclica Laudato si’ e

mira a suscitare nei fedeli «una profonda conversione

spirituale» in risposta all’attuale crisi ecologica.

La giornata — scrive Francesco — «offrirà ai singoli

credenti ed alle comunità la preziosa opportunità di

rinnovare la personale adesione alla propria voca-

zione di custodi del creato, elevando a Dio il ringra-

ziamento per l’opera meravigliosa che egli ha affida-

to alla nostra cura, invocando il suo aiuto per la pro-

tezione del creato e la sua misericordia per i peccati

commessi contro il mondo in cui viviamo». Oltretut-

to, la coincidenza con la data in cui anche gli ortodos-

si pregano per il creato sarà «un’occasione proficua

per testimoniare la nostra crescente comunione», in

un tempo in cui «tutti i cristiani affrontano identiche

ed importanti sfide, alle quali, per risultare più cre-

dibili ed efficaci, dobbiamo dare risposte comuni».

Da qui l’auspicio che la celebrazione «possa coinvol-

gere, in qualche modo, anche altre chiese e comuni-

tà ecclesiali».

FRANCESCO & BARTOLOMEO

ECUMENISMO IN DIFESA DEL CREATO

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alla capacità di condividere, in un'ascesi che «significa imparare a dare, e non semplicemente a rinunciare. E' un modo di amare, di passare gradualmente da ciò che io voglio a ciò di cui ha bisogno il mondo di Dio. E' liberazione dalla paura, dall'avidità e dalla dipendenza». Noi cri-stiani, inoltre, siamo chiamati ad «accettare il mondo come sacramento di comunione, come modo di condividere con Dio e con il prossimo in una scala globale. E' nostra umile convin-zione che il divino e l'umano si incontrino nel più piccolo dettaglio della veste senza cuciture della creazione di Dio, persino nell'ultimo granello di polvere del nostro pianeta»" (Laudato si', n. 9). La cura per il creato, dunque, davvero è qualcosa che dobbiamo imparare, e possiamo farlo solo innanzitutto perché l'ecologia in accezione cristiana non è affatto semplice rivendicazione o accusa o contrapposizione in nome di una natura che troppo spesso rischia di essere idolatra-ta, bensì cammino di crescita nella libertà di donarsi e nella liberazione dalla paura e dalla di-pendenza. E che è possibile solo quando la relazione che Dio stabilisce con noi diviene per noi paradigma della relazione con i fratelli, come una vera comunione "orizzontale" (con il prossi-mo) perché "verticale" (con Dio). Con questa sua iniziativa, Francesco mostra come il compito di Pietro sia anche quello di "confermare i suoi fratelli" mostrando loro dove e come Dio agisce e attraverso chi Dio agisce. Anco-ra si realizza per noi quello che accadde all'inizio: fu Andrea a conoscere per primo Cristo e a con-durre da lui Pietro, ma poi Pietro seppe accogliere il dono fattogli dal fratello Andrea con una totalità, e una apertura, che gli valsero una particolare ami-cizia da parte di Cristo. Che un Pontefice romano riconosca in un'iniziativa della Chiesa ortodossa un bene prezioso, da condi-videre e proporre per tutta la Chiesa cattolica, non è solo un atto di cortesia. E' un gesto concreto che offre un altro tratto di cammino comune e possibi-le fin da ora in vista dell'unità della Chiesa, come ha sottolineato lo stesso Francesco, quando ha affermato che con "il caro Patriarca Ecumenico Bartolomeo" condividiamo "la speranza della piena comunione ecclesiale" (Laudato si', n. 7). Infine, dobbiamo ricordare che la scelta del primo settembre non fu casuale, da parte di Barto-lomeo: da sempre, infatti, questo giorno (l'antica Indizione) segna l'inizio dell'anno liturgico bizantino, e dunque un momento nel quale si ricomincia, si apre una pagina nuova nella storia in cammino verso Cristo. Non è affatto cosa da poco che questa pagina nuova, da quest'anno, venga aperta insieme nel segno di una comune cura per la realtà creata. E nel desiderio che presto l'ambito della comunione possa esserci ridonato, nuovo e completo.

Dio Onnipotente, che sei presente in tutto l’universo e nella più piccola delle tue creature, Tu che circondi con la tua tenerezza tutto quanto esiste, riversa in noi la forza del tuo amore affinché ci prendiamo cura della vita e della bellezza. Inondaci di pace, perché viviamo come fratelli e sorelle senza nuocere a nessuno. O Dio dei poveri, aiutaci a riscattare gli abbandonati e i dimenticati di questa terra che tanto valgono ai tuoi occhi.

Risana la nostra vita, affinché proteggiamo il mondo e non lo deprediamo, affinché seminiamo bellezza e non inquinamento e distruzione. Tocca i cuori di quanti cercano solo vantaggi a spese dei poveri e della terra. Insegnaci a scoprire il valore di ogni cosa, a contemplare con stupore, a riconoscere che siamo profondamente uniti con tutte le creature nel nostro cammino verso la tua luce infinita. Grazie perché sei con noi tutti i giorni. Sostienici, per favore, nella nostra lotta per la giustizia, l’amore e la pace . (dall’Enciclica Laudato sì)

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Enelio Franzoni (San Giorgio di Piano, 19 luglio 1913 – Bologna, 5 marzo 2007) è stato un presbitero e militare italiano, de-gli alpini, medaglia d'oro al valor militare. Ordinato sacerdote il 28 marzo 1936, nel 1941 partì per la Russia, al seguito del CSIR come cappellano militare in servi-zio presso il 79º Reggimento Fanteria del-la Divisione Pasubio

……. Era stato cappellano militare ell’AR-MIR, ed era stato preso prigioniero in URSS, in una delle tragiche sacche, con migliaia di soldati ita-liani, i suoi ragazzi. Con loro era finito in un campo in Siberia, anzi da un campo all’altro. Non mi raccontò molto del freddo, della fame conti-nua che degrada l’uomo a bestia, dell’umiliazione del defecare sulla neve in fila davanti ai carcerieri, dei pidocchi e della fatica del lavoro forzato. Quel che ricordava lui erano le confessioni ai

giovani italiani prigionieri, i salti mortali per procurarsi un goccio di vino da Messa per comunicarli; a quanti aveva dovuto dare l’ultimo sacramento, a quanti aveva dovuto chiudere gli occhi. Dei ragazzi con le stellette che morivano nel lager, don Franzoni tene-va nota. Cominciò a segnar li su un li-bretto: nome, cognome, data della mor -te, luogo della sepoltura. Ma i ragazzi morivano come mosche, e presto il libric-cino non bastò più. Poiché non c’era altra carta ed era vietato averne, don Franzoni cominciò; a scrivere, con un mozzicone di lapis copiativo, sulla sua bustina mili-tare; cognomi, data, fossa comune di sepoltura. Non bastò nemmeno la bustina mi-litare. Don Franzoni continuò dunque a scrivere sul suo cappotto, prima dentro, nella fodera, poi fuori. Conservava ancora quel cappotto, e me lo mostrò: il goffo cappotto di Lanital gri-gioverde, sfilacciato, irrigidito di sporci-zia – cappotto da mendicante e da barbo-ne, non più da soldato. Ed era tutto scrit-to, con una grafia minuta, in ogni minimo spazio. Nomi, cognomi, date, fossa di se-poltura. Migliaia di nomi. «Per poterli ritrovare» mi disse.

Nel 1948, il regime consegnò una parte dei pri-gionieri di guerra italiani. Don Enelio Franzoni era nella lista dei liberati: non mi disse il suo stato d’ani-mo, ma lo posso immaginare. Il cuore del prigioniero sobbalza: libero! Tornare a Bologna, così dolce e cor-diale, così lontana dai cani e dagli urli degli aguzzini! Mangiare, finalmente! Riscaldarsi. Ma restavano altri ragazzi italiani nel lager; chissà perché, il regime sovietico aveva deciso di te-nerli ancora dentro. Don Franzoni rifiutò la liberazio-ne. Era il loro cappellano, doveva restare con loro.

Ascoltò altre confessioni, bene-disse altri morenti, chiuse altri occhi. Fu liberato con i sopravvissuti, infine, nel 1952. A guerra finita ormai da otto anni. Appena tornato a Bolo-gna, don Fran-

zoni contattò le famiglie dei ragazzi morti di cui aveva an-notato i nomi; organizzò un comitato di famiglie per re-clamare la restituzione dei resti. Tanto fece e tanto brigò; ostinato, da riuscire ad ottene-re con una delegazione di mamme dei soldati perduti un colloquio con Kruscev.

DON ENELIO FRANZONI Medaglia d’oro al valor militare

un prete nei lager di Stalin Durante e dopo la II Guerra Mondiale

DI SETTEMBRE INIZIA DI SETTEMBRE TERMINA LA SECONDA GUERRA MONDIALE

Il 2 settembre 1945 termina la II Guerra Mondiale. La seconda guerra mondiale fu il conflitto armato che tra il 1939 e il 1945 vide contrapporsi da un lato le potenze dell'Asse e dall'altro i paesi Alleati. Viene definito "mondiale" in quanto, così come già accaduto per la Grande Guerra, vi parteciparono nazioni di tutti icontinenti e le operazioni belliche interessarono gran parte del pianeta. IFGHGI GJ 1º KLMMLNOPL 1939 con l'attacco della Germania na-zista alla Polonia e terminò, nel teatro europeo, l'8 maggio 1945 con la resa tedesca e in quello asiatico il successivo 2 set-tembre con la resa dell'Impero giapponese a seguito dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki. È considerato il più grande conflitto armato della storia, costato all'umanità sei anni di sofferenze, distruzioni e massacri per un totale di 55-60 milioni di morti. Le popolazioni civili si trovaro-no direttamente coinvolte nel conflitto a causa dell'utilizzo di armi sempre più potenti e distruttive, dei pesanti bombardamenti contro obiettivi civili effettuati da entrambe le parti in conflitto, o perché invise all'occupante: ad esempio il Terzo Reich portò avanti con metodi ingegneristici l'Olocausto per annientare le popolazioni di origine o etnia ebraica, (affiancando a questo ster-minio l'uccisione in massa di Rom, Sinti, omosessuali, Testimoni di Geova, Slavi, portatori di disabilità e infermi). (fonte Wikipe-dia)

Don Enelio– Medaglia

d’oro al valor militare

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Nikita Kruscev era allora il segretario generale del PCUS. Aveva denunciato i crimini di Stalin, in fondo era un brav’uomo. Davanti alla richiesta di rie-sumare quei corpi, don Franzoni aveva la lista, aveva i luoghi esatti dove li sapeva sepolti, restò interdetto. Non capiva. Domandò: «A che scopo tirar fuori quelle ossa? Esse sono mescolate ormai alla terra russa, sono terra russa». Com’era russa questa risposta! Ammirevole anche, perfino – in modo russo – religiosa. An-zi, com’era asiatica! ….. Ma don Franzoni, in russo, replicò a Kruscev: «Compagno Segretario, ciascu-no di questi ragazzi è un figlio di famiglia. Alcuni di loro avevano una moglie, che li attende; altri, fratelli e sorelle. Tutti hanno una mamma. Una mamma che ha amato ciascuno di loro singolarmente, per nome, e che non si accontenta di sapere mescolato suo figlio da qualche parte nella terra siberiana. Ogni mamma vuole avere suo figlio, proprio lui, perché vuole bene a lui; e vuole una tomba su cui andare a parlargli. A lui solo». Una risposta cattolica, italiana e romana. Kruscev diede il permesso alle esumazioni; delegazioni di genitori, guidate da don Enelio Franzo-ni, andarono sui luoghi e poterono riportare a casa le ossa dei loro figli. Naturalmente, trovarono altre ossa di soldati italiani; sconosciuti, non annotati dal don Emidio, non reclamati da una mamma, probabil-mente morta nel frattempo. Don Enelio portò in Italia anche quelle ossa senza nome. Le fece mettere in un sacrar io milita-re, e sopra vi fece scolpire, in caratteri grandissimi, una frase del profeta Isaia: «Ego vocavi te nomine tuo». È Dio che parla così: «Ti ho chiamato per no-me». Ti ho chiamato con il tuo nome. Il che vuol dire: anche se la tua mamma non c’è più a chiamarti, tu singolarmente, unico, Io conosco il tuo nome, soldato. Anche se tutti l’hanno dimenticato, Io ti ricordo – ricordo il tuo nome singolo, unico e personale – perché ti amo, soldato, più della mamma. Tu sei mio figlio, soldato. Ti ho chiamato col «tuo» nome, il nome tuo – per-sonale, per me unico – perché te l’ho dato io. Unico, benché siete in tan-ti. Non vi amo «tutti»; vi amo uno per uno. …….

Ha assistito i soldati italiani in Russia du-rante il conflitto, dopo nella prigionia e poi

dopo la liberazione ha riportato in Italia centinaia di salme di soldati caduti.

COSI’ SCRIVEVANO I SOLDATI DAL FRONTE RUSSO

(Corriere della Sera - 27 Novembre 2012) «Carissima mamma…, chissà con che ansia attenderai mie notizie… Spero, vo-glio sperare e anzi, sono sicuro che an-che tu come me ti sarai rassegnata. Se invece, cara mamma non ti sei del tutto rassegnata, cerca conforto nel buon Dio, e vedrai che tu pure troverai la pace e la rassegnazione. Così ho fatto anch’io. Ve-drai che torneranno ancora i giorni feli-ci, i giorni lieti torneranno ancora, forse, per non finire mai più». Così Luigi Tirabo-schi, il 16 novembrè42 dal fronte russo,

preoccupandosi di avvertire «noi qua siamo ancora quasi tutti assieme noi bergama-schi» e di augurarsi in una lettera successiva

dell’1 dicembre «spero sarà l’ultimo Nata-le che passiamo divisi e poi incomincere-mo ancora a lasciar passare gli anni sempre uniti…». Tiraboschi morirà due settimane dopo, il 14, per le ferite riportate in combattimento, se-polto in un primo tempo a Kusmenko, ora le sue spoglie sono nel Sacrario militare di Car-gnacco, in provincia di Udine.

«Carissima mamma… Qui sono di nuo-vo in prima linea ed è anche una posizio-ne assai battuta e non c’è da illudersi perché da un momento all’altro potrebbe arrivare ciò che mi toglie l’esistenza. Sai

che 99,99 volte ci si scampa, ma poi quella delle 100 bisogna fermarsi. Qui tutto è con me: fame, freddo, pidocchi, sacrifici di ogni genere eppur e ti giuro che sono sereno co-me le nottate invernali, sono candi-do come un giglio, paziente come una mamma…», così Angelo Sertu-rini il 14 gennaio 1943. Secondo ricerche del ministero della Difesa Angelo morì il 26 gennaio: luogo di sepoltura sconosciuto.

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ENELIO FRANZONI – Tenente Cappellano della Divisione “Pasubio” ……Noi cappellani siamo rimasti in otto, concentrati a Suzdal insieme agli ufficiali. Facciamo domanda per essere smistati nei lager dei soldati. La risposta è “niet”. Comprendiamo bene il motivo: i russi catechizzando i soldati per farne dei propagandisti comunisti, il cappellano potrebbe essere elemento di disturbo. Pazienza, resteremo con gli ufficiali. Il lager che ci “ospita” è un Cremlino in piena-regola (Cremlino è ogni monastero-fortezza). Al centro dell’a-rea che è molto vasta, figura una basilica dalle caratteristiche cupole a cipolla, adibito a magazzeno vestiario. Accanto, la cella campanaria; nell’area del cortile le abitazioni; attorno una possente cerchia di mura vegliate notte e giorno dalle guardie armate. Credo che nessuno di noi neppure in sogno abbia tentato di evadere. Dei monaci che l’abitavano, l’unica traccia è un muro crivellato di colpi: sono finiti tutti lì. Facciamo domanda al Comandante del campo, di poter celebrare la Messa. La domanda è audace, ma il Co-mandante quasi si scandalizza, dicendoci che in Russia c’ è libertà di culto: se vogliamo, possiamo dire la Messa. «Ci procuri, se è così, pane e vino ed un calice dai musei dell’ateismo!»

Risposta: « Niet! Dovete arrangiarvi…!» E noi ci siamo arrangiati. Dopo un anno di prigionia finisce il digiuno eucaristico. Alcuni dei nostri lavorano al for-no e ci fecero avere farina bianca. Due ferri da stiro arroventati, una cucchiaiata di pappi-na bianca…..esperimento fallito; occorre una goccia d’olio sulle piastre; ed ecco le “ostie”….. Ma il vino di uva?…la provvidenza non manca mai. I russi ci distribuivano acini d’u-va, passila, ma non troppo. Elemosinando qua e là un acino, ed era grosso sacrificio privarsi di un acino, ne mettiamo assieme un certo malloppo. Spremuti, ne venne fuori un liquido di colore non ben definito, ma veniva dall’ uva; ed avemmo il vino per la Messa. Il primo calice fu un bicchiere slabbrato, ma poi il tenente dei bersaglieri, Andrea Versori,

ne fece uno di alluminio da una gavetta; poi venne il mio di legno di betulla. Mi fu regalato dagli amici nel X° anniversario della mia ordinazione della prima Messa, il 28 marzo 1946. Si tassarono di pane e zucchero e lo commissionarono ad un ufficiale tedesco che lavorava il legno con chiodi schiacciati a mo’ di pialla. E poi venne il camice con lenzuola trafugate…. e venne la pianeta… Il tenente Carlo Vicentini del Battaglione “Cervino” disegnò sulle due parti ampie volute di edera e per l’ede-ra fecero ottimo servizio le fodere delle giubbe grigioverdi; da una bandiera rossa ricavammo gli orli tutt’at-torno ; nelle parti centrali un bel calice giallo ricavato dai bracciali che tutti dovevamo portare; dall’altra parte un cuore (di Gesù) sanguinante, rosso, con corona di spine. Era una meraviglia!

Medaglia d’Oro. – « Cappellano addetto al comando di una grande unità, durante accaniti com-battimenti recava volontariamente il con-forto religioso ai reparti in linea. In caposaldo im-

pegnato in strenua difesa contro schiaccianti forze nemiche, invitato dal comandante ad allontanarsi finché ne aveva la possibilità, rifiutava deci-samente e allor-ché i superstiti riuscirono a rompere il cerchio avversario restava in posto con sublime altruismo per prodigare l’assistenza spiritua-le ai feriti intrasportabili. Caduto prigioniero e sottoposto a logorio fisico prodotto da fatiche e da privazioni, noncurante di se stesso con sovru-mana forza d’animo si prodigava per assolvere il suo apostolato. Con eroico sacrificio rifiutava per ben due volte il rimpatrio onde continuare tra le indicibili sofferenze dei campi di prigionia la sua opera che gli gua-dagnò stima, affetto, riconoscenza ed ammirazione da tutti. Animo eccel-

so votato al cosciente sacrificio per il bene altrui». Fronte russo, dicembre 1942 – Campo di prigionia, 1942-1946.

Don Enelio racconta come riuscì a celebrare la

Messa durante la prigionia in Russia

Ottobre 2006-70 anni di Messa-Grande risalto su giornali

Don Enelio con i ricordi della prigionia: in particolare la pianeta

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Gesù Cristo è il cuore felice della vita

G esù si mostra durissimo contro il rischio di una religione esteriore. Veniva da vil-laggi e campagne dove il suo andare era

come un bagno dentro il dolore. Dovunque arrivava, gli portavano i malati, mendicanti ciechi lo chia-mavano, donne di Tiro e Sidone cercavano di toccargli almeno la frangia del mantello, almeno che la sua ombra passasse come una

carezza sulla loro umanità dolente. E ora gli chiedono di tradizioni, di mani lavate o no, di abluzioni di stoviglie, di formalismi vuoti! Ed ecco che Gesù inaugura la religione del cuore, la linea dell'interiorità. «Non c'è nulla fuori dall'uomo che entrando in lui possa renderlo impu-ro. Sono le cose che escono dal cuore dell'uomo a renderlo impuro». Gesù scardina ogni pre-giudizio circa il puro e l'impuro, quei pregiudizi così duri a morire. Rivendica la purezza di ogni realtà vivente. Il cielo, la terra, ogni specie di cibo, il corpo dell'uomo e della donna sono puri, come è scrit-to «Dio vide e tutto era cosa buona». E attribuisce al cuore, e solo al cuore, la possibilità di rendere pure o im-pure le cose, di sporcarle o di illuminarle. Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Il grande pericolo è vivere una religione di pratiche esteriori, emozionarsi per i grandi numeri, i milioni di pellegrini..., amare la liturgia per la musica, i fiori, l'incenso, recitare formule con le labbra, ma avere «il cuore lontano» da Dio e dai poveri. Dio non è presen-te dove è assente il cuore. Ma il ritorno al cuore non ba-sta. Ci guardiamo dentro e vi troviamo di tutto, anche cose delle quali ci vergogniamo: dal cuore vengono le intenzioni cattive, prostituzioni, omicidi, adulteri, mal-vagità... un elenco impressionante di dodici cose cattive, che rendono impura la vita. C'è bisogno di purificare la sorgente, di evangelizzare le nostre zone di durezza e di egoismo, guardandoci con lo sguardo di Gesù: il suo sguardo di perdono sulla donna adultera, su Maria Maddalena, su Pietro pentito, sguardo che trasforma, che ci fa abbandonare il peccato passato e ci apre a un futuro buono. Non sono le pratiche esteriori che purificano, è più facile lavare le mani che lavare le intenzioni. Occorre lo sguardo di Gesù. Allora cadono le sovrastrutture, le esteriorità, le disquisizioni vuote, tutto ciò che è cascame culturale, «tradizione di uomini». Che aria di libertà con Gesù! Apri il Vangelo ed è come una boccata d'aria fresca dentro l'afa dei soliti di-scorsi. Scorri il Vangelo e passa l'ombra di una perenne freschezza, un vento creatore che ti rigenera, che apre cammini, perché con Cristo sei tornato al cuore felice della vita.

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“Il dolore è come il lago che ti circonda…"

Marilena Rodica Chiretu- Pitesti- Romania.

18 novembre, 2007.

”Un autunno freddoloso, triste e piovoso, che sta vivendo i suoi ultimi giorni, mi fa sprofondare nel mondo piacevole delle mie passioni e dei bei ricordi. Guardo dalla finestra le ultime foglie gialle distac-candosi dai rami umidi, ma mi dico che lo fanno anche per coprire la terra e pro-teggerla dal freddo invernale.”Fortunatamente, ci sono anche gli abeti sempre verdi” mi dico io. “Vestiti nell’ abito bianco della neve, ci insegnano che si dovrebbe vivere come loro, con la fierezza dei lunghi tronchi diritti, che sanno baciare il cielo con le cime anche nei freddolosi giorni invernali, perché i fiocchi bianchi li rendono ugualmente belli e maestosi. Mi siedo alla scrivania con delle foto davanti e qualche numero del giornale “Forza latina”, rea-lizzato negli anni ’90, anche con il mio contributo. In quel periodo, non c’erano molte le perso-ne che conoscessero bene la lingua italiana, pochissimo studiata du-rante i quasi 50 anni di dittatura comunista. Fi-nalmente, ero molto lieta di approfittare delle mie conoscenze e mi incam-minai con entusiasmo su una strada nuova, ac-canto agli etnici italiani della Romania, nella cerca della loro perduta identità, in quei tempi, nei quali anche i cogno-mi dovevano cambiarli per non essere persegui-tati dal regime politico. Sulla terra della mia pro-vincia, Arges, nacque una delle tante comunità dei romeni di origine italiana ed io mi dimostrai subito molto curiosa di sapere anche il perché. Non durò molto a saperlo dallo stesso presidente della comunità, che mi coinvolgeva sempre di più nelle loro attività e nei loro convegni, ai quali par-tecipai volentieri, più volte, qui nel nostro Paese. 1 novembre, 1996, ad Oesti, Arges, in un villag-gio nascosto tra monti e colline, si inaugurò un monumento dedicato ai militi italiani rifugiati da queste parti, dopo la seconda guerra mondiale, accolti ed alloggiati, affettuosamente dai contadi-ni romeni. Alcuni di loro hanno scelto di vivere

accanto alle donne romene, formando delle fami-glie romeno- italiane, gli altri morirono col pensie-ro e con la nostalgia della loro terra natale, l’Ita-

lia, dato che, durante gli anni della ditta-tura era difficilissimo viaggiare nei paesi capitalisti, se non quasi impossibile, spe-cialmente per chi aveva origine stranie-ra. All’ evento parteciparono anche i rap-presentanti delle autorità italiane presen-te nel nostro Paese, in quel periodo. Io fui lieta della proposta del presidente della Comunità italiana, appena fondata, di scegliere le parole che siano incise sul

monumento, nella lingua italiana. Sfogliai qual-che libro per ispirarmi, dato che il momento e la vicenda in sé erano difficili per me da intenderli nella profondità dei loro dettagli. Così, scelsi le parole di Cesare Pavese che mi sembrarono le più suggestive, parole che rimasero per sempre incise su un monumeto trovatosi su una contrada piena di laghi naturali e artificiali, dei bei paesag-gi e degli eventi storici, che resero la nostra vita felice e dolorosa, alla stesso tempo: ”Il dolore è come il lago che ti circonda...” Le radici della Comunità italiana della Romania sono però, molto più vecchie e sorsero in un pe-

riodo difficile, di poverà, in cui molti italiani emigrarono dalle nostre parti (specialmente dal Nord Italia), nella cerca di lavo-ro, così che, anche oggi, dopo tante generazioni, si sa che so-no stati e lo sono ancora i mi-gliori costruttori di strade o dei bravi lavoratori nelle carriere di pietra. La conquista delle libertà democratiche ha concesso a loro di ritrovarsi la propria identi-tà, gli avi e i parenti italiani mai

visti, essendo rappresentati anche nel nostro Parlamento. Noi, la maggioranza rome-na, viviamo in piena armonia accanto a lor, lieti di arricchirci spiritualmente, loro contenti di avere due patrie e di viaggiare liberamente nel paese natale. Alcuni di loro hanno scelto di vivere in Ita-lia, gli altri sono rimasti qui, nelle loro famiglie ro-meno- italiane, accanto a quelli che hanno accol-to con affetto e premura i loro genitori e avi. L’autunno se ne andrà con la sua malinconia, ma rimarrà la bella nostalgia delle storie raccontate “alla bocca della stufa”, riscaldate dal fuoco acce-so insieme, in tal modo da non sentire più il fred-do del dolore che circonda il lago, nell’abbraccio caloroso delle due rive. Marilena Rodica Chiretu- Pitesti- Romania.

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L a Basilica Maria Radna del distretto di Arad si trova alla confluenza tra il Ba-nato e la Transilvania e tutti coloro

che vivono nella parte Ovest della Romania la conoscono come uno dei più celebri luoghi di pellegrinaggio, in particolare per la venera-zione della Vergine Maria.

Nel 1695, quando i turchi si ritirarono, la cappella fu incendiata, ma l’immagine sa-cra della Vergine rimase miracolosamente in-tatta. I fedeli continuarono a recarsi a Maria Radna. Il primo grande pellegrinag-gio è datato 1709, anno della fine della peste; dal 1750, il santuario è stato riconosciuto ufficialmente tale dalla Chiesa. Da allora, questa Ma-donna della diocesi di Timisoara, richiama a sé pellegrini da Roma-nia, Ungheria e Balcani, divenendo un santuario nazionale, al pari di Loreto per l’Italia, Einsiedeln per la Svizzera, Czestochowa per la Po-lonia, Fatima per il Portogallo o Lourdes per la Francia.

I comunisti fermarono l’afflusso, ma non poterono fermare l’adorazione. Tra-

sformarono anche l’adiacente convento fran-cescano in un ospizio statale per anziani. I cambiamenti avvenuti negli anni ‘90 incisero a fasi alterne perché molti cattolici emigrarono e le 151 parrocchie della diocesi, si ridussero ad appena 73. Da alcuni anni, i pellegrini stan-no tornando e ogni giorno si registra un afflus-so di circa 200 persone. Qui si scopre come la devozione a Maria diventa luogo di incontro di popoli diversi. Fi-no alla prima guerra mondiale questa terra ap-parteneva all'Impero Austro-ungarico, per cui oltre al rumeno si parla ungherese e tedesco, ma anche serbo e bulgaro. L'immagine della

Vergine Maria ve-nerata a Radna rappresenta la Madonna del Car-mine: è una stam-pa donata nel 1668 da Giorgio di Bosnia. La ri-produzione sacra è stata però im-pressa in Italia da una stamperia di Bassano del Grappa. Essa ri-produce la figura classica della Ma-donna del Carmi-

ne che si rifà al modello della Madonna Bruna di Napoli. L'immagine appare però specu-lare rispetto alla "Bruna", cioè con il bambino alla sua sinistra, probabilmente perché la lastra è stata incisa come l'originale e girandola per la stampa l'imma-gine si è rovesciata. Il complesso, tenuto dai francescani, è stato totalmente restaurato con fondi europei ed è stato solennemente inaugurato il 2 Agosto 2015 dal card. Mei-

sner inviato appositamente da Papa Francesco.

Il Santuario Il Santuario Il Santuario Il Santuario

di Maria Radnadi Maria Radnadi Maria Radnadi Maria Radna

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ADESTE n°35/ ANNO 4°-30.08.2015

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C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo A. Amen C. La grazia del Signore no-stro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spi-rito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. C. La nostra vera libertà è la pos-sibilità di scegliere il bene al di là di ogni condizionamento. Ma il nostro egoismo spesso ci induce a decidere da noi stessi ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, se-condo i nostri gusti e le nostre vo-glie, sostituendoci così a Dio. Di questo chiediamo perdono al Si-gnore, fiduciosi nel suo amore pieno di misericordia. Breve pausa di riflessione personale Signore, che ci inviti a torna-re a te, sempre pronto a perdona-re, abbi pietà di noi.Signore, pietà. Cristo, che nella tua Parola ci indichi il cammino che porta al Padre, abbi pietà di noi. Cristo, pietà. Signore, che ci doni la tua legge come segno del tuo amore, abbi pietà di noi Signore, pietà. C. Dio Onnipotente abbia mi-sericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eter-na. Amen. GLORIA A DIO NELL’ALTO CIELI e pace in terra agli uomi-ni di buona volontà. Noi ti lodia-mo, ti benediciamo, ti adoria-mo, ti glorifichiamo, ti rendia-mo grazie per la tua gloria im-mensa, Signore Dio, Re del cie-lo, Dio Padre onnipotente. Si-gnore Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del padre, tu che to-gli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i pecca-ti del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla de-stra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo, Ge-sù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.

COLLETTA C. Guarda, o Padre, il popolo cri-stiano radunato nel giorno memo-riale della Pasqua, e fa' che la lo-de delle nostre labbra risuoni nel-

la profondità del cuore: la tua pa-rola seminata in noi santifichi e rinnovi tutta la nostra vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito San-to, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen

LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura

Dal libro del Deuteronomio Mosè parlò al popolo dicendo: «Ora, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, affinché le mettiate in pratica, perché vi-viate ed entriate in possesso della terra che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi. Non aggiun-gerete nulla a ciò che io vi co-mando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Si-gnore, vostro Dio, che io vi pre-scrivo. Le osserverete dunque, e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: “Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente”. In-fatti quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signo-re, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E quale grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legisla-zione che io oggi vi do?». Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE R. Chi teme il Signore abiterà nella sua tenda. Colui che cammina senza colpa, pratica la giustizia e dice la verità che ha nel cuore, non spar-ge calunnie con la sua lingua. R/. Non fa danno al suo prossi-mo e non lancia insulti al suo vici-no. Ai suoi occhi è spregevole il malvagio, ma onora chi teme il Signore. R/. Non presta il suo denaro a usura e non accetta doni contro l’innocente. Colui che agisce in questo modo resterà saldo per sempre. R/.

Seconda Lettura Dalla lettera di san Giacomo apostolo Fratelli miei carissimi, ogni buon regalo e ogni dono perfetto ven-gono dall’alto e discendono dal Padre, creatore della luce: presso

di lui non c’è variazione né ombra di cambiamento. Per sua volontà egli ci ha generati per mezzo del-la parola di verità, per essere una primizia delle sue creature. Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza. Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi. Religione pu-ra e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo.Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio

Canto al Vangelo R. Alleluia, alleluia. Per sua volontà il Padre ci ha ge-nerati per mezzo della parola di verità, per essere una primizia delle sue creature. . R. Alleluia.

† Vangelo Dal vangelo secondo Marco In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scri-bi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenen-dosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le ablu-zioni, e osservano molte altre co-se per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di ogget-ti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli anti-chi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, inse-gnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il coman-damento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». Chiama-ta di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uo-mo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi disce-poli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i

LITURGIA EUCARISTICA

LETTURE: Dt 4,1-2.6-8 Sal 14 Giac 1,17-18.21-22.27 Mc 7,1-8.14-15.21-23

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propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malva-gità, inganno, dissolutezza, invi-dia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impu-ro l’uomo». Parola del Signore. A. Lode a te o Cristo OMELIA (seduti) Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose vi-sibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, uni-genito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra sal-vezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergi-ne Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il ter-zo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signo-re e dà la vita, e procede dal Pa-dre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei pro-feti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdo-no dei peccati. Aspetto la risur-rezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

PREGHIERA DEI FEDELI C. Fratelli e sorelle, Dio ascolta coloro che accolgono docilmente la sua Parola, ricolmando di ogni benedizione quanti pongono il proprio cuore accanto a lui. Pre-sentiamogli con fiducia le nostre preghiere. Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore. 1. Per il Papa, i vescovi, i sacerdo-ti e i catechisti: predichino sem-pre la religione cristiana vera, che non consiste in pratiche ma-giche, in un vuoto ritualismo, ma nel rendere grazie a Dio con la vita, preghiamo. 2. Per tutti i cristiani: splendano nel mondo per la purezza e la chiarezza della loro vita, preghia-mo. 3. Per i malati e i sofferenti: trovi-no sempre accanto a sé il conforto e la speranza dell'amico, preghiam 4. Per quanti hanno il cuore lonta-

no da Dio: l'incontro con Cristo, attraverso la testimonianza dei fratelli, sia per loro occasione di conversione, preghiamo. 5. Per la nostra comunità, perché nutrita dal Pane e guidata dalla Parola sappia liberarsi da ogni espressione di religiosità falsa, sterile e formale, preghiamo. C. O Padre, tu hai voluto nutrir-ci con la tua parola di verità. Con-cedici di celebrare con cuore pu-ro i tuoi santi misteri. Per Cristo nostro Signore. Amen. LITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci dispo-niamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chie-sa. (in piedi)

SULLE OFFERTE C. Santifica, Signore, l'offerta che ti presentiamo, e compi in noi con la potenza del tuo Spirito la redenzione che si attua nel miste-ro. Per Cristo nostro Signore. A. Amen.

PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. A. È’ cosa buona e giusta. C. È veramente cosa buona e giusta, proclamare le tue grandi opere e renderti grazie a nome di tutti gli uomini, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo Signore no-stro. Egli, nascendo da Maria Ver-gine, ha inaugurato i tempi nuovi, soffrendo la passione, ha distrutto i nostri peccati; risorgendo dai morti, ci ha aperto il passaggio alla vita eterna; salendo a te, Pa-dre, ci ha preparato un posto nel tuo regno. Per questo mistero di salvezza, uniti agli angeli e ai san-ti, proclamiamo senza fine l'inno della tua lode: Santo, Santo, San-to…...

DOPO LA CONSACRAZIONE C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Si-gnore, proclamiamo la tua risurre-zione nell’attesa della tua venuta.. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cri-sto, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni

onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. Amen A. P A D R E NO S T R O Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, ven-ga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i no-stri debiti come noi li rimettia-mo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma libe-raci dal male. Amen. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua mi-sericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni tur-bamento, nell'attesa che si com-pia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la poten-za e la gloria nei secoli

R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli A. Amen C. La pace del Signore sia sem-pre con voi. A. E con il tuo spirito. C. Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono de-gno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una pa-rola e io sarò salvato.

DOPO LA COMUNIONE C O Signore, che ci hai nutriti alla tua mensa, fa' che questo sa-cramento ci rafforzi nel tuo amore e ci spinga a servirti nei nostri fratelli. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipoten-te, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: anda te in pace. A.

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B������: Preasfantul Mantuitor (Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balce-scu, nr. 28, sector 1, Bucureşti tel./fax: 021-314.18.57, don Roberto Poli-meni, Tel:0770953530

mail: [email protected]; [email protected]; Tel 0040 756066967. Trasmessa in diretta su www.telestartv.ro Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari.

*°* I��+: Cattedrale "vecchia" Iaşi - Adormirea Maicii Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: I-II-III Domenica del mese ore 11,00-IV Domenica ore 9,30, Don Alessandro Lembo Tel 0749469169 Mail: [email protected]

Trasmessa in diretta su: http://www.ercis.ro/video/iasi.asp

*°* C6�7: Chiesa romano-cattolica dei Pia-risti. Strada Universitatii nr. 5, conosciu-ta anche come „Biserica Universitatii” din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527 Mail: [email protected] Domenica alle ore 12,00

*°* A69� I�6+�: Domenica ore 11:00 nella Chie-sa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don Horvath Istvan , tel 0745 020262

*°* T+;+�<���: Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regi-na Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. Domenica ore 18:00. Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Mail:[email protected]

*°*

Una vita dedicata ai poveri, all’accoglienza e alla fraternità. Figura tra le più cari-smatiche del Novecento, madre Teresa di Calcutta, era nata a Skopje, in Macedonia, il 27 agosto 1910 (scomparve nel 1997). Durante la sua vita ha servito i più poveri tra i poveri nei bassifondi di Calcutta, in India, fondando la Congrega-zione delle Missionarie della carità, che opera in tantissimi Paesi del mondo. Dedicò l'intera vita agli emarginati e ai po-veri di Calcutta, guadagnandosi il rispetto dei potenti, tra cui il Papa e Lady Diana, e meritando nel 1979 un premio Nobel per la Pace. E' stata beatificata da Giovanni Paolo II il 19 ot-tobre 2003 a Roma.

Sono personalmente grato a questa donna coraggiosa, che ho sempre sentito accanto a me. Icona del Buon Samaritano, essa si recava ovunque per servire Cristo nei più poveri fra i poveri. Nemmeno i conflitti e le guerre riuscivano a fermarla. Ogni tanto veniva a parlarmi delle sue esperienze a servizio dei valori evangelici. Ricordo, ad esempio, i suoi interventi a favore della vita e contro l’aborto, anche in occasione del conferi-mento del Premio Nobel per la pace (Oslo, 10 dicembre 1979). Soleva dire: “Se sentite che qualche donna non vuole tenere il suo bambino e desidera abortire, cercate di convincerla a portarmi quel bimbo. Io lo amerò, vedendo in lui il se-gno dell’amore di Dio”. (San Giovanni Paolo II—Dall’Omelia di Beatificazione 19 Ottobre 2003)

I SANTI DELLA

SETTIMANA

DOM.30DOM.30DOM.30DOM.30 Beato Ildefonso SchusterBeato Ildefonso SchusterBeato Ildefonso SchusterBeato Ildefonso Schuster

LUN. 01LUN. 01LUN. 01LUN. 01 Madonna di MontevergineMadonna di MontevergineMadonna di MontevergineMadonna di Montevergine

MART.02MART.02MART.02MART.02 S. ElpidioS. ElpidioS. ElpidioS. Elpidio

MERC.03MERC.03MERC.03MERC.03 S. Gregorio MagnoS. Gregorio MagnoS. Gregorio MagnoS. Gregorio Magno

GIOV.04GIOV.04GIOV.04GIOV.04 S.Bonifacio PapaS.Bonifacio PapaS.Bonifacio PapaS.Bonifacio Papa

VEN.05 VEN.05 VEN.05 VEN.05 Beata Teresa di CalcuttaBeata Teresa di CalcuttaBeata Teresa di CalcuttaBeata Teresa di Calcutta

SAB. 06SAB. 06SAB. 06SAB. 06 S.Zaccaria ProfetaS.Zaccaria ProfetaS.Zaccaria ProfetaS.Zaccaria Profeta

5 Settembre Madre Teresa di Calcutta