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1 L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano > > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < < e-Settimanale inviato oggi a 44203 utenti - Zurigo, 19 marzo 2015 Per disdire / unsubscribe / e-mail > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a: ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a: ADL Edizioni Lettera da Genova La gravità dell'attentato a Tunisi Alla viglia del Forum Sociale Mondiale in programma dal 24 al 28 marzo. La gravità dell'attentato di ieri a Tunisi riteniamo richieda un'approfondita riflessione ma anche un'iniziativa tempestiva e non rituale. Non sfugge a nessuno, infatti, che quello di ieri è stato il terzo attentato dall'inizio dell'anno, dopo quelli di Parigi e Copenhagen, ed é avvenuto a pochi giorni di distanza dal Forum Sociale Mondiale, in programma a Tunisi dal 24 al 28 marzo, al quale molte e molti di noi prenderanno parte. Pensiamo quindi, come primo significativo gesto, di esprimere la nostra solidarietà alle famiglie di tutte le vittime, alle istituzioni democratiche tunisine e soprattutto alla società civile di quel paese, impegnata a consolidare e difendere la transizione democratica. Con queste motivazioni, oltre a rilanciare l'invito ad una massiccia partecipazione al Forum di Tunisi, porteremo questo pomeriggio al Consolato Tunisino a Genova (Via XX Settembre, 2) un messaggio di solidarietà che pensiamo possa accomunare i democratici genovesi e liguri in questa tragica circostanza. L'appuntamento per chi volesse unirsi è davanti al Consolato è per le ore 17.30. Khay Rachid, per Arci Genova e Arci Liguria Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.

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La Newsletter settimanale del 19 marzo 2015

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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI

La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano

> > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < <

e-Settimanale inviato oggi a 44203 utenti - Zurigo, 19 marzo 2015

Per disdire / unsubscribe / e-mail > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a: ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a: ADL Edizioni

Lettera da Genova

La gravità dell'attentato a Tunisi

Alla viglia del Forum Sociale Mondiale

in programma dal 24 al 28 marzo.

La gravità dell'attentato di ieri a Tunisi riteniamo richieda

un'approfondita riflessione ma anche un'iniziativa tempestiva e non

rituale.

Non sfugge a nessuno, infatti, che quello di ieri è stato il terzo

attentato dall'inizio dell'anno, dopo quelli di Parigi e Copenhagen, ed é

avvenuto a pochi giorni di distanza dal Forum Sociale Mondiale, in

programma a Tunisi dal 24 al 28 marzo, al quale molte e molti di noi

prenderanno parte.

Pensiamo quindi, come primo significativo gesto, di esprimere la

nostra solidarietà alle famiglie di tutte le vittime, alle istituzioni

democratiche tunisine e soprattutto alla società civile di quel paese,

impegnata a consolidare e difendere la transizione democratica.

Con queste motivazioni, oltre a rilanciare l'invito ad una massiccia

partecipazione al Forum di Tunisi, porteremo questo pomeriggio al

Consolato Tunisino a Genova (Via XX Settembre, 2) un messaggio di

solidarietà che pensiamo possa accomunare i democratici genovesi e

liguri in questa tragica circostanza.

L'appuntamento per chi volesse unirsi è davanti al Consolato è per le

ore 17.30.

Khay Rachid, per Arci Genova e Arci Liguria

Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia

nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli

indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico

dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale

è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente

carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24).

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.

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ATTACCO ISIS A TUNISI

Non lasciamo sola la Tunisia

Era nell’aria da mesi che i nuclei sparsi del jihadismo islamico

avrebbero colpito anche nel cuore della capitale tunisina.

di Bobo Craxi

Da mesi, dopo il varo del Governo battezzato dal nuovo Presidente

Essebsi che aveva rovesciato il quadro politico dominato dal partito dei

Fratelli musulmani. L’acquiescenza e la connivenza di questi ultimi

con grandi frange più estreme e l’abbassamento del livello di guardia,

mentre contestualmente aumentavano i rischi provenienti dalla vicina

Libia, hanno determinato le condizioni più favorevoli per il blitz

clamoroso di oggi.

C’è stato un salto di qualità nella capacità offensiva dei gruppi

terroristici, gran parte dei quali composti da giovani tunisini

addestratisi per il jihad in Siria e recentemente ritornati in patria. Il

vicino ‘Far west libico’ ha assicurato da tempo a questi gruppi, braccati

dal nuovo Governo, arsenali di armi automatiche e di missili-terra-aria

in quantità. Tuttavia questo non ha impedito il gesto odierno, da un lato

politicamente disperato perché totalmente isolato dalla stragrande

maggioranza della popolazione civile, dall’altro militarmente efficace

perché ha dimostrato la forza di penetrazione di un piccolo commando

nel cuore della capitale contro due istituzioni-simbolo della nazione

come il Parlamento ed il prospiciente Museo del Bardo dove sono

ospitate le vestigia artistiche più rilevanti della civiltà romana e fenicia.

Sono state colpite le istituzioni, violentato il cuore dell’economia e

della cultura tunisina. In questa azione, le vittime presenti tra quei

turisti, fra cui i nostri connazionali, rappresentano in sintesi ciò che la

Tunisia esattamente è: una piccola nazione mediterranea ospitale,

accogliente e vicina a tutti i popoli del Mediterraneo.

“La guerra sarà lunga e noi siamo pronti a combatterla contro i

terroristi”, ha detto con orgoglio il primo ministro Essid. Ma la piccola

Tunisia non può certo da sola venire a capo di un problema che oramai

riguarda tutto il Mediterraneo; i gruppi armati infatti torneranno a

colpire. La violenza e il terrore possono essere l’arma con la quale si

tengono in scacco tutti coloro che si oppongono a un disegno

paranoico qual è quello di una società totalmente islamizzata che

spezzi gli Stati-Nazione e riedifichi il Califfato.

Noi dovremo essere impegnati, e lo saremo, per impedire

un’escalation della guerra a bassa intensità. Se siamo in presenza di

una capacità offensiva, continuativa ed organica delle reti del

terrorismo islamico l’intervento e il sostegno non potrà che essere

internazionale, in particolare europeo ed italiano.

Dobbiamo impedire che anche la giovane democrazia tunisina

piombi nel caos e nella paura e garantire al vicino Mediterraneo la

normalità: una sicurezza, una convivenza pacifica e il prosieguo dei

rapporti secolari con l’Europa.

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SPIGOLATURE

Contro l’orrore occorrerà

una mobilitazione molto lunga

di Renzo Balmelli

ALTOLA'. Quando sembrava che il virus del califfato stesse per

perdere efficacia, l'ombra dell'ISIS è tornata a farsi viva nel brutale e

sanguinoso attacco terroristico nel complesso parlamentare di Tunisi.

Ancora non è chiaro se l'azione rientri nel tentativo di portare la

bandiera nera sulla Casa Bianca e il Colosseo, ma tutti quei morti sono

la tragica dimostrazione che non sarà facile frenare l'avanzata jihadista.

Da notizie più recenti pareva che la macchina di guerra contro gli

infedeli dovesse essere rivista alla luce della manipolazione mediatica

che l'ha finora accompagnata. L'orrore che ha insanguinato la capitale

tunisina è invece un colpo durissimo al santuario di ricostruzione

democratica avviato nel Paese e lascia intuire che l'altolà al fanatismo

richiederà una mobilitazione molto lunga.

LACRIMA. Come prima, più di prima, nell'Italia che cerca

faticosamente di lasciarsi alle spalle una lunga, debilitante stagione di

stravizi, la cupola sembra avere ancora il pieno controllo delle leve

segrete con cui manovrare il potere. Alla vigilia di EXPO2015, già al

centro di manovre poco pulite, il Paese, percosso e attonito, si trova a

dover "ballare coi lupi" nell'ennesimo scandalo di tangenti, favori

sottobanco in famiglia e diffuso malaffare che investe Palazzo Chigi e

più in generale la credibilità della politica. L'altra sera durante il

programma RAI in omaggio ai 70 anni di Bobby Solo non sarà

sfuggita ai telespettatori, impressionati dal dissesto, la quasi profetica

coincidenza mentre l'Elvis Presley italiano intonava la sua famosa

"Non c'è più niente da fare". E tanti saranno andati a dormire con una

"lacrima sul viso".

SNODO. Già altre volte il sistema aveva mostrato falle preoccupanti,

ma la clamorosa controprestazione registrata in Israele è l'ulteriore

conferma che le elezioni non si vincono coi sondaggi, ma spesso

invece si perdono come è accaduto ai laburisti di Isaac Herzog. Dalle

urne é invece uscito un verdetto che premia Netanyahu oltre ogni

aspettativa, consentendogli di formare da solo un governo di destra che

renderà ancora più improbabile il dialogo coi palestinesi, snodo

centrale per gli equilibri nel Medio oriente. Nel precedente mandato il

premier uscente, poco avvezzo alla diplomazia, aveva perso l'appoggio

degli USA per effetto della questione iraniana. La sua rielezione è un

duro colpo per le speranze di Obama e dell'occidente di rilanciare i

negoziati di pace nella regione, sola antitesi ai venti di guerra.

PEDINE. In puro stile Peppone e Don Camillo ai tempi del loro

viaggio romanzesco in Unione Sovietica, in questi giorni l'occidente si

è chiesto dove fosse finito Putin, di cui si erano perse le tracce. Anche

se non siamo più all'epoca in cui il raffreddore del primo segretario del

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Pcus teneva in ansia le Cancellerie, la cortina di mistero che avvolge le

trame del potere al Cremlino non si è mai realmente diradata. Tanto

che alcune voci parlavano addirittura di un golpe. Se ai personaggi di

Guareschi bastava le pesca allo storione per mettersi il cuore in pace,

con il Presidente russo che regna su un imponente arsenale nucleare, la

partita è un tantino più complicata proprio per la complessità degli

interessi strategici, economici e geopolitici coi quali Mosca muove le

sue perdine sulla scacchiera mondiale.

ALTOLA'. Fino a ieri sembrava che il virus del califfato stesse per

contagiare il mondo intero. Sulla Casa Bianca e il Colosseo ben presto

avremmo visto sventolare la bandiera nera. Dalle notizie più recenti,

pare invece che l'avanzata dell'Isis non solo stia rallentando, ma vada

addirittura rivista alla luce della manipolazione mediatica che l'ha

accompagnata. Non che le immagini dell'orrore fossero uno

sceneggiato o che la minaccia sia rientrata. Questo no. Ma la via

diplomatica di Washington, dell'Onu e dell'UE, tutte e tre determinate

ad aprire un vasto fronte negoziale dalla Siria alla Libia, dove guerre e

fanatismo hanno provocato centinaia di migliaia di vittime e

devastazioni spaventose, potrebbe dare finalmente l 'altolà alla spinta

dello Stato islamico.

DANNI. Quando ci sono di mezzo i processi contro l'ex Cav, i

berlusconiani non perdono ne il pelo, ne il vizio. Per loro, fautori di

una singolare lettura della giustizia, valgono soltanto le sentenze che

mandano assolto l'imputato Silvio B., mentre tutte le altre sono il frutto

della persecuzione messa in campo dall'ammucchiata rossa, ostile e

prevenuta. Chi osserva , come hanno fatto i vescovi, che l'assoluzione

nel caso Ruby non cancella i dubbi sulla moralità dei comportamenti ,

finisce nel girone dei reprobi . E si che la CEI non è neppure lontana

parente delle " toghe comuniste". Ma c'è dell'altro. Non paghi del

verdetto, i fedelissimi esigono addirittura che Berlusconi venga

risarcito per il danno subito , guardandosi bene dal chiedere chi invece

risarcirà l'Italia per i danni da lui provocati.

PARADOSSO. Non avrà vita facile Hillary Clinton se fra un paio di

settimane romperà gli indugi e annuncerà la sua candidatura per la

corsa alla presidenza. Troppo poco liberal (cioè progressista) per i

Democratici, troppo poco democratica per i Repubblicani, ai quali

potrebbe erodere consensi, l'ex first lady sembra prigioniera di un

paradosso che fa di lei una figura scomoda nei due campi. A

complicarne il cammino concorre poi la vicenda delle famose mail

private che tocca l'aspetto delicato della trasparenza alla quale è tenuto

chi esercita un ruolo pubblico. Come in un film di Capra, non

sorprende quindi che dietro le quinte di Washington si intreccino trame

da parte di chi la considera una temibile avversaria. Comunque sia, se

il marito Bill l'ha sempre fatta franca, a lei non si perdona nulla. Chissà

perché?

PAURE. Un'eclissi di sole come quella del 20 marzo è il fenomeno

naturale più spettacolare a cui si possa assistere e che fino a quando

non se ne conosceva la vera natura era all'origine di paure ancestrali.

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Al di la della chiave di lettura che ne da la scienza, il fenomeno

trasmette in chi lo osserva sensazioni ed emozioni che non sono

spiegabili e talvolta sconfinano nei meandri del mistero cosmico. Dai

nostri lontanissimi antenati le eclissi erano considerate segni di

sventura. Nel " sole nero" le popolazioni antiche intravedevano presagi

di catastrofi che cercavano di esorcizzare con i riti più svariati. Diffusa

era la credenza che un drago divorasse l'astro dispensatore di luce e

calore. Oltre il mito, resta comunque il fascino conturbante di

quell'ombra che in pieno giorno oscura il cielo fuori orario.

SEGNALAZIONE

Der Kreis

È andato in onda qualche giorno fa, ed è fruibile in rete, un servizio di

Raniero Fratini dedicato al circolo di cultura omosessuale “Der Kreis”,

attivo a Zurigo dal 1932 al 1967.

Vai all’audio su Rete Due

L’associazione “Der Kreis” fu fondata dall’attivista lesbica Anna

Vock (“Mammina”, 1885-1962), operava durante gli anni bui del nazi-

fascismo dilagante secondo modalità clandestine ed era collegata

tramite l’attore gay Ettore Cella (1913-2004) con il Centro estero

socialista in esilio.

L’attore e dirigente socialista Ettore Cella

in un film del 1941 (“Al canto del cucù”)

“Der Kreis” produsse un’importante rivista di cultura (redatta in tre

lingue) ed ebbe un ruolo storico davvero fondamentale nella resistenza

degli omosessuali al nazi-fascismo.

“Der Kreis” svolse poi una forte opposizione alle pratiche

discriminatorie e persecutorie che andarono diffondendosi in Svizzera

dopo la fine della Seconda guerra mondiale allo scopo di neutralizzare

l’abrogazione, avvenuta per via referendaria, della norma che vietava e

sanzionava sul piano penale i rapporti omosessuali tra adulti

consenzienti.

Le vicende del “Kreis” sono al centro dell’omonimo film di Stefan

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Haupt, che è stato presentato alla “Berlinale 2014” conseguendo il

Teddy Award (vai al trailer del film).

Omosessuali internati a Buchenwald (fine anni Trenta)

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it

Camusso: il sindacato

fa politica, ma sul lavoro

La politica è assente sui temi del lavoro, e va quindi incalzata, spiega

la segretaria generale Cgil al Corriere della Sera: "ma proprio perché

la politica non risponde, il sindacato deve guardarsi dall'idea di

sostituirla"

“II problema non è fondare una cosa e chiamarla partito oppure no. Si

può chiamare movimento, associazione delle associazioni, si può

chiamare anche birillo. Ma se si basa su un programma politico

generale, e si va oltre la rappresentanza del mondo del lavoro, diventa

oggettivamente una formazione di ordine politico. E questo, come

Maurizio sa, non fa bene al sindacato e quindi nemmeno ai lavoratori”.

Sono queste le parole usate dal segretario generale della Cgil, Susanna

Camusso, nell’intervista di Lorenzo Salvia pubblicata oggi sul Corriere

della Sera.

“Intendiamoci: il sindacato è per forza di cose anche un soggetto

politico. Ma fa politica sul lavoro e partendo dagli strumenti che gli

sono propri, come la contrattazione” continua Camusso: “Rappresenta

i lavoratori, insomma, non i cittadini in senso lato: e la sua forza sta

proprio in questa parzialità. La Cgil rivendica sempre la centralità del

lavoro ed è molto gelosa della propria autonomia. Non era forse la

Fiom a rivendicare addirittura l'indipendenza?”. Secondo la leader

della Cgil, “viviamo una stagione in cui c'è una straordinaria deficienza

della politica rispetto ai temi del lavoro. Ed è chiaro, quindi, che su

questi ci sia bisogno di organizzare una domanda alla politica. Ma

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proprio perché la politica non risponde, il sindacato deve guardarsi

dall'idea di sostituirla”.

Il sindacato, quindi, non deve sostituirsi alla politica, proprio perché

altrimenti “viene meno la rappresentanza del lavoro, i lavoratori

diventano ancora più indifesi. E visto il momento non mi pare proprio

il caso. Questo non vuol dire che non si possano indicare dei temi sui

quali costruire alleanze. Per carità, questo lo facciamo ogni giorno. Ad

esempio abbiamo appena incontrato il governo con l'alleanza contro la

povertà di cui facciamo parte con Cisl, Uil e altre associazioni”. Nel

proseguo dell’intervista Susanna Camusso spiega poi bene anche

l’osservazione di “ambiguità” che viene rivolta alla proposta del

segretario della Fiom a proposito del coinvolgimento del sindacato

nella Coalizione sociale: “Ad esempio, se dobbiamo firmare un

accordo lo discutiamo con i lavoratori, non con altri soggetti che non

sono rappresentanti del lavoro. È questa l'ambiguità che abbiamo

chiesto a Landini di sciogliere”.

Da segnalare, oltre al cuore dell’intervista dedicato dal tema della

Coalizione sociale, anche i ragionamenti più generali di Susanna

Camusso sul nuovo ruolo che spetta al sindacato in un mondo del

lavoro sempre più disgregato, nonché le considerazioni sulla

collocazione personale dei dirigenti sindacali e politici e naturalmente

sulle loro scelte personali, a partire dal rapporto sempre molto

complesso tra impegno politico diretto e interessi culturali e personali.

Economia

Trani: le agenzie di rating alla sbarra

di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi)

e Paolo Raimondi, Economista

I responsabili politici e governativi e anche i media italiani stanno

trattando con troppa sufficienza, se non con ostilità, il processo in

corso presso il Tribunale di Trani nei confronti delle agenzie di rating,

la Standard and Poors’ e la Fitch. Tra maggio 2001 e gennaio 2012

esse resero pubbliche delle analisi che declassavano drasticamente

l’Italia e il suo debito pubblico, provocando un terremoto economico e

finanziario. Ciò, come è noto, fece schizzare lo spread, la differenza tra

i tassi di interesse dei bond italiani e di quelli tedeschi, fino a 575

punti.

Il comportamento delle suddette agenzie di rating era

consapevolmente viziato e, attraverso un’informazione falsa e una

tempistica manovrata, mirava a mettere in ginocchio l’Italia e a

destabilizzare l’intera Europa. Secondo noi erano proprio l’Unione

europea e l’euro i veri bersagli economici e geopolitici degli attacchi

speculativi.

Chi cerca di denigrare il sostituto procuratore di Trani, Michele

Ruggiero, come un esagerato complottista dovrebbe rileggere i dossier

preparati dalle varie commissioni americane sul ruolo nefasto delle

agenzie di rating nel favorire prima la crisi finanziaria globale più

devastante della storia e poi nel detonarla.

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Il rapporto del 2011 della bipartisan “Financial Crisis Inquiry

Commission” di Phil Angelides, al termine di centinaia di pagine piene

di dettagli comprovanti le varie responsabilità degli attori coinvolti,

dice: “Sosteniamo che i comportamenti fallimentari delle agenzie di

rating siano stati le componenti essenziali nel meccanismo della

distruzione finanziaria. Le tre agenzie sono state gli attori chiave del

meltdown finanziario. I derivati emessi sulle ipoteche, che sono al

centro della crisi, non potevano essere piazzati né venduti senza il loro

bollino di approvazione. Senza le agenzie di rating la crisi non ci

sarebbe stata.“

Anche la Commissione d’indagine del Senato americano, guidata da

Carl Levin e Tom Coburn, nel rapporto “Wall Street and the Financial

Crisis: The Role of Credit Rating Agencies” del 2010 scriveva:” La

Commissione ha provato che le suddette agenzie di rating hanno

permesso a Wall Street di influenzare le loro analisi, la loro

indipendenza, la loro reputazione e la loro credibilità. E lo hanno fatto

per soldi.. Esse hanno operato con un inerente conflitto di interesse in

quanto venivano pagate dagli stessi istituti che emettevano i titoli a cui

loro davano il rating.”

Secondo noi è rilevante il fatto che a Trani anche la banca americana

Morgan Stanley, uno dei colossi della speculazione in derivati otc, sia

stata messa sul banco degli imputati. Essa era azionista della S&P e,

proprio nel mezzo dello sconquasso provocato dal declassamento del

rating dell’Italia, mise all’incasso un derivato sottoscritto con il Tesoro

italiano nel 1994. Si trattava di un classico derivato capestro che, a

seguito dell’impennata dei tassi di interesse, era arrivato fino a 2

miliardi e mezzo di euro. Nel corso del 2012 il governo italiano pagò

senza fiatare. Quei dirigenti che sollevarono dubbi e richieste di

ulteriori valutazioni vennero zittiti. La Morgan Stanley avrebbe

portato, a giustificazione della repentina richiesta di monetizzazione

del derivato, supposte pressioni fatte dalle autorità di vigilanza

americane e inglesi che avrebbero ritenuto inaccettabile l’esposizione

della banca con l’Italia.

Anche in questo caso emerge chiaramente il conflitto di interesse tra

l’agenzia di rating e la banca in questione. Era una cosa risaputa e

generalizzata. Perciò si rende ridicolo, se non peggio, chi sostiene di

non aver saputo di una tale commistione di interessi!

Già nel 2006 analizzammo e pubblicammo le strutture di controllo

delle agenzie di rating per evidenziare, ancora prima del fallimento

delle Lehman Brothers, come le “tre sorelle” fossero compenetrate e

teleguidate dalla grande finanza globale.

Non era certamente proibito, ma era sorprendente trovare nei

direttivi delle agenzie di rating uomini che provenivano dalle grandi

banche impegnate nella speculazione con derivati finanziari ad

altissimo rischio.

Ad esempio, la Standard & Poor's (S&P) è una controllata della

multinazionale McGraw-Hill Companies, il colosso delle

comunicazioni, dell'editoria, delle costruzioni che è presente in quasi

tutti i settori economici. Allora era guidata dal presidente della

Citigroup Europa, dal presidente della Coca Cola, della BP, ecc.,

nonché partecipata anche dalla citata Morgan Stanley.

La ragione vera degli attacchi contro il lavoro del sostituto

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procuratore Ruggiero, secondo noi, è dovuta al fatto che a Trani si sta

celebrando il primo, e finora unico, vero processo a livello

internazionale nei confronti delle agenzie di rating. Nemmeno negli

Stati Uniti si sono tenuti dei validi processi contro di loro. Anche per

questa considerazione sarebbe stato opportuno che il governo italiano

si fosse costituito parte civile nel processo di Trani.

Se a Trani le agenzie di rating dovessero essere condannate allora si

potrebbe avere ovunque un’ondata di casi legali contro le stesse. Le

richieste di risarcimento sarebbero di proporzioni gigantesche.

Probabilmente emergerebbero anche tante verità sui giochi e sulle

manipolazioni delle grandi banche. Ecco perché la finanza mondiale

sta facendo di tutto per far passare sotto silenzio il processo in

questione.

Da Avanti! online www.avantionline.it/

Il petrolio resta ai

minimi da sei anni

L’oro nero resta sui minimi dal marzo del 2009, in attesa dei dati sulle

scorte Usa, previsti su livelli record. Il greggio Wti (West Txas

Intemediate, ndr) cede lo 0.09% a 43,79% dollari al barile, mentre il

Brent recupera lievemente di 9 centesimi a 54,03 dollari. Il nuovo

ribasso del petrolio potrebbe far risparmiare agli italiani una quindicina

di miliardi di euro, circa l’1% del Pil. Nel frattempo i prezzi della

benzina sembrano non risentirne in modo deciso: 1,689 euro/litro (+0,1

cent), mentre il gasolio si attesta sui 1,540 euro/litro (-0,2 cent).

IL CROLLO DEL PETROLIO – Il crollo dei prezzi del petrolio

ha dato il via a un intenso dibattito su quando e come i produttori

decideranno di reagire nel tentativo di mutare la rotta delle quotazioni

dell’oro nero. Il crollo in atto dipende largamente dal calo della

domanda internazionale e dall’incremento esponenziale della

produzione statunitense di Shale Oil, il greggio ottenuto dalla

fratturazione idraulica o hydrofracking delle scisti bituminose.

IL COSTO DELLA BENZINA – Nel frattempo, però, nonostante

l’oro nero sia ai minimi storici da 6 anni, i prezzi della benzina nei

distributori italiani sembrano non risentirne in modo deciso. Secondo

quanto rilevato da “Staffetta Quotidiana”, ieri la benzina è scesa per la

seconda volta consecutiva (il diesel per la terza), salvo risalire questa

mattina: le medie nazionali in modalità servito indicano 1,689

euro/litro (+0,1 cent), mentre il gasolio si attesta sui 1,540 euro/litro (-

0,2 cent).

Vai al sito dell’avantionline

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Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/

Abbassate la Costituzione!

di Luigi Covatta

“Colleghi di Sel, abbassate la Costituzione!”: così, l’altro ieri, la

presidente della Camera si è rivolta ai suoi compagni di gruppo che, in

occasione della votazione della riforma del Senato, agitavano ciascuno

un libretto blu (neanche rosso) col testo della Carta del ’48.

Un’espressione evidentemente scappata di bocca nella concitazione di

una seduta particolarmente movimentata: “Abbassate la Costituzione”

è quasi un vilipendio. Ma un’espressione singolarmente significativa

della riduzione della Costituzione ad oggetto da alzare ed abbassare

secondo convenienza.

Conclusione più degna, peraltro, non avrebbe potuto avere quella

seduta: la stessa in cui Brunetta ha denunciato la “deriva autoritaria”

cui avrebbe portato un testo già votato dai suoi colleghi senatori; la

stessa in cui i deputati a cinque stelle – che spesso confondono la

coerenza con la coazione a ripetere – abbandonavano l’aula; la stessa

in cui Bersani, Cuperlo e la Bindi annunciavano che era “l’ultima

volta” (stilema spesso frequentato da parte della “minoranza dem”) che

votavano una legge che rischiava di alterare “l’equilibrio

democratico”.

La storia racconta di due incongruenze. Innanzitutto, se una deriva

autoritaria altera l’equilibrio democratico, non si agitano i libretti né si

tentano baratti con la legge elettorale: si va in montagna. In secondo

luogo, risulta confermato il dubbio sulla opportunità (e sulla

possibilità) che un potere costituito (il Parlamento) si faccia potere

costituente, dubbio che per primo avanzò Cossiga nel suo messaggio

alle Camere del 1991, ed a cui da allora non sono state opposte

obiezioni convincenti.

Ora, magari, quelli che agitano libretti e minacciano sfracelli

prossimi venturi, invece di sacrificare sull’altare all’articolo 138,

potrebbero cogliere l’occasione per chiedere loro l’elezione di quella

assemblea costituente che per noi resta la via maestra di una profonda

revisione costituzionale. Ma non c’è da preoccuparsi: come spesso

accade in Italia la situazione è grave ma non seria.

La situazione politica

Per una democrazia costituzionale

di Felice Besostri

Non si possono intraprendere azioni decise se non si hanno idee chiare.

Non si possono avere idee chiare se il linguaggio è come la neo-lingua

orwelliana di 1984. Cominciamo a fare pulizia. Riforma è una nobile

parola, che non merita l’uso che se ne fa. La riforma designa un

rinnovamento in senso migliorativo, non un mero cambiamento. Renzi

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non sta riformando la Costituzione. Egli la deforma.

Lo stesso si deve dire dell’Italikum (nella pronunzia non si coglie la

differenza, ma va scritto con la “kappa” al posto della “c”). Una

riforma della legge elettorale comportava di eliminare le

incostituzionalità denunciate dalla Corte Costituzionale con la

sentenza n. 1/2014, e ancor più dalla sentenza n. 8848/2014 della

Prima Sezione della Cassazione, non, invece, di legiferare come non ci

fossero.

L’ultimo testo licenziato dal Senato dimostra che si persegue

surrettiziamente un mutamento della forma di governo. Già nel

porcellum era una violazione delle prerogative presidenziali

l’indicazione da parte di una coalizione di un capo politico della stessa,

ma almeno aveva il senso di superare una delle critiche alle leggi

elettorali proporzionali, di presentarsi con le mani libere davanti agli

elettori, per decidere dopo le elezioni. Le coalizioni non ci sono più, il

premio che dà la maggioranza va alla lista e quindi al suo capo. Con il

ballottaggio, espediente per sfuggire ad una soglia minima in voti e/o

seggi, s’introduce di fatto un’elezione diretta del Primo Ministro.

Il processo in atto è iniziato, prima di Renzi, con l’elezione diretta

generalizzata del sindaco, per di più portatore di un premio di

maggioranza di cui sono beneficiarie le liste collegate (nelle grandi

città è una illusione mediatica che il sindaco sia scelto dai cittadini in

base ad una conoscenza diretta dei candidati).

E’ poi seguita quella diretta dei presidenti di Regione, con

l’anomalia di premi di maggioranza attribuiti ancora una volta sul

consenso del candidato presidente, per il quale è ammesso il voto

disgiunto, ma di cui beneficiano soltanto le liste collegate: un premio

in seggi tanto più consistente quanto minore è il loro consenso

elettorale. In tutti i casi la concentrazione del potere nel vertice

dell’esecutivo si è accompagnato nella riduzione dei poteri

dell’assemblea rappresentativa.

A mio avviso concausa delle degenerazioni dell’uso dei fondi dei

gruppi consiliari regionali: una compensazione alle frustrazioni

politiche?

Renzi ha in mente il modello del sindaco d’Italia – e lo dice

apertamente –, quindi la riduzione del ruolo del Parlamento ne è una

diretta e logica conseguenza. La nomina dei parlamentari grazie alle

liste bloccate, in luogo della loro elezione, ha svuotato l’art. 67 della

Costituzione, come anche la disciplina di Partito, una formazione

politica senza una legge regolativa, come richiesto dall’art. 49 della

Costituzione e in vigore nella maggioranza dei paesi europei.

Non è Renzi il responsabile del mantra, ripetuto ossessivamente,

secondo cui “si deve sapere chi ci governerà la sera stessa delle

elezioni”. Una pretesa che non hanno neppure i sistemi elettorali

uninominali maggioritari a turno unico (Britannia docet) o i sistemi

presidenziali o semi-presidenziali, per non parlare della stabilissima e

governabilissima Germania: la Merkel con il suo 43% (superiore al

41% di Renzi alle Europee) non avrebbe dovuto, con un Tedeskum,

tradotto dall’Italikum, aspettare due mesi per fare la Cancelliera.

Eppure la domanda se in Europa conta di più la Germania o l’Italia

neppure può essere posta per non essere retorici. Obama e Hollande

alla sera della loro elezione sapevano di essere Presidenti dei loro

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paesi, ma la capacità di realizzare il loro programma di governo

sarebbe dipesa dal risultato delle elezioni parlamentari. Anzi negli

USA al Presidente gli piazzano a metà mandato un turno elettorale, che

lo può mandare in minoranza nei due rami del Congresso, come

accaduto con il secondo mandato di Obama.

A Renzi dobbiamo un passo avanti con il nuovo Senato e la Del Rio

nonché le elezioni di secondo grado: un progresso perché così si saprà

chi governerà la sera prima delle elezioni...

E’ avvenuto senza suscitare emozioni tra settembre e ottobre 2014

nelle Province e nelle Città Metropolitane, complici un po’ tutti

comprese forze all’opposizione in Parlamento. Il consenso si strappa

facilmente, basta assicurare qualche posto. Un buon numero di

Presidenti di Provincia, candidati unici e liste bloccate uniche con un

numero di candidati pari ai posti da eleggere.

Nelle regioni, ultime l’UMBRIA e la PUGLIA in febbraio, si

stanno approvando leggi elettorali sempre più maggioritarie, con premi

di maggioranza al 60% o 62% se si calcola il seggio del Presidente. Il

consenso degli alleati si compra con soglie d’accesso differenziate.

Basse se si sta in coalizione, alte fuori. La maggioranza è la metà più

uno dei seggi, ma non basta al partito di maggioranza, che vuole avere

la maggioranza assoluta da solo e non dipendere dai partiti minori:

ecco spiegato un premio pari al 60% dei seggi.

Avremmo così un partito egemone e una corte di satelliti: una

situazione che ha analogie solo con le democrazie popolari est-europee

prima del crollo del Muro di Berlino.

Il referendum confermativo previsto per le leggi costituzionali non

approvate con il quorum dei 2/3 dei componenti le Camere, quando è

unico per una congerie di norme modificate, più di 40, non è una

conferma adeguata di un consenso popolare. Meglio allora la Spagna e

la Svezia che tra la prima lettura e la seconda prevedono la tenuta di

elezioni politiche generali.

Come già sottolineato da molti la previsione di un ballottaggio tra le

due liste più votate è un espediente per sottrarsi ad una soglia minima

in voti o seggi per l’attribuzione di un premio di maggioranza, come

richiesto dalla Corte Costituzionale con le sentenze n. 15 e 16 del

2008.

La percentuale dei votanti non basta per alterare l’uguaglianza del

voto: premio di maggioranza e ammissione delle liste al ballottaggio

devono essere vincolate a percentuali degli aventi diritto al voto. Un

40% dei votanti non rappresenta la volontà degli elettori di un governo

stabile, se vanno a votare poco più di un terzo degli elettori iscritti,

come è avvenuto in Emilia Romagna.

E la maggioranza assoluta al ballottaggio non legittima la

distorsione della rappresentanza se le due liste al primo turno non

rappresentassero almeno il 50% degli aventi diritto. Su questo c’è

spazio per la Camera dopo le modifiche introdotte dal Senato al testo

della legge elettorale.

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FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/

Un bel libro

In "Capitalismo e diritto civile" Cesare Salvi ripercorre gli itinerari

giuridici che hanno caratterizzato la nostra storia dal "Code civil" ai

"Trattati europei".

di Antonio Tedesco

Ci sono libri che ci aiutano a capire, a comprendere la complessità

della nostra società, le sue strutture giuridiche e sociali. Spesso però

sono testi “accademici”, che usano un linguaggio complicato per soli

“addetti ai lavori”. Capitalismo e diritto civile (Il Mulino) di Cesare

Salvi è un libro certamente complesso e denso ma fruibile ed

accessibile.

L’ultima pubblicazione dell’ex Ministro del Lavoro, docente di

Diritto civile all’Università di Perugia, è un viaggio intellettuale

nell’Universo giuridico con preziose sfumature sociologiche, nella

straordinaria storia del diritto costituzionale, dal codice civil ai trattati

europei.

Salvi ricostruisce, con il piglio dell’insegnante vocato alla

trasmissione di conoscenze con l’intento di ripercorrere con un

ragionamento lucido, lo sviluppo e l’affermazione del diritto civile

negli ultimi due secoli, nel rapporto con le trasformazioni del

capitalismo, delle istituzioni, delle culture egemoni.

Il volume nella prima parte è arricchito da un’introduzione

metodologica necessaria e non scontata che facilita il lavoro del lettore.

Il lettore poi si immerge in una lettura interessante non solo da un

punto di vista giuridico; egli viene indotto a comprendere le

trasformazioni della società che l’autore divide, per comodità di

analisi, in tre macro periodi: l’età del capitalismo individualista, quella

del compromesso tra capitale e lavoro, e infine la fase in cui viviamo

oggi della globalizzazione neoliberista.

Una lieve punta di malinconia trapela nell’autore, quando descrive

l’età dell’oro dei diritti, e dell’affermazione della costituzione negli

anni successivi al secondo conflitto mondiale.

Salvi è fedele ai suoi principi democratici ed è un difensore- non un

conservatore – della Costituzione italiana, intesa come faro illuminante

della coscienza civica collettiva rivendicandone, con determinazione,

la modernità.

Meglio la Costituzione italiana dei trattati europei e dell’Europa

liberista delle banche, ma l’Europa è un progetto-processo che va

difeso ed è ancora da completarsi tenendo fede ai principi originari.

L’unico modo per evitare la dissoluzione dell’Unione Europea può

avvenire solo con la riaffermazione della democrazia politica per la

realizzazione di una società più giusta. Il modello a cui si deve ispirare

la Costituzione europea è contenuto nei principi che sono stati in buona

parte attuati in molti Stati nazionali nel trentennio successivo alla

seconda guerra mondiale. Ci sono molte ragioni per leggere e studiare

attentamente il libro di Salvi.

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In poco più di duecento pagine sono condensate le ragioni storiche,

giuridiche, economiche, politiche e sociologiche dell’importanza della

nostra Costituzione, che rappresenta l’apogeo della democrazia. Ed è

in questo periodo di crisi politica ed economica che la costituzione

deve riprendere quel primato che gli abbiamo tolto.

Un libro da studiare all’Università, un volume da consigliare per chi

vuole capire l’importanza della Costituzione italiana e le ragioni per

cui va difesa.

Da vivalascuola riceviamo

e volentieri pubblichiamo

Ciò che i ragazzi devono sapere sul lavoro

di Giorgio Morale

Questa settimana su vivalascuola ci domandiamo quale formazione sul

lavoro è bene che la scuola dia ai ragazzi, anziché prodigarsi, come

vorrebbe chi ci governa, per creare manovalanza a basso costo al

servizio dell’azienda. O addirittura lavoro gratuito, come pretendono

adesso per l’Expo:

https://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2015/03/09/vivalascuola-191/

Pensiamo infatti che la scuola, come sempre (non c’è sapere se non

critico), dovrebbe fornire ai futuri cittadini gli strumenti per capire e le

competenze per maturare un giudizio sulla società e non dare

un’istruzione puramente funzionale ai modelli economici.

Dovrebbe riuscire a suscitare domande chiave quali: Ci sono modi

per accrescere la qualità della vita del maggior numero di persone

invece che il fatturato di imprese? Si può tornare a un modo di

produrre su scala ridotta e integrata che tenga conto delle finalità

sociali di quel che si fa? Ci possono essere lavori che permettono di

soddisfare più dimensioni e più bisogni umani e non solo quello

economico? Possono esserci lavori che soddisfano bisogni umani senza

stravolgere l’ambiente naturale? Si può ritrovare l’arte di fare cose

belle e utili?

Come sempre forse contano più le domande che si è in grado di

generare, piuttosto che le risposte oggi per necessità solo parziali.

La puntata presenta interventi di Giuseppe Caliceti, Francesco

Ciafaloni, Marilena Salvarezza, Marco Carsetti, Andrea Toma. Inoltre,

materiali e informazioni sull'argomento, nonché le notizie della

settimana scolastica.

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

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Lettera da Bellinzona

Archivi migranti

È stato pubblicato il volume Archivi migranti. Tracce per la storia

delle migrazioni italiane in Svizzera nel secondo dopoguerra, a cura

di Mattia Pelli.

La pubblicazione raccoglie gli atti del convegno internazionale

svoltosi a Trento nel maggio 2011.

Fondazione Pellegrini Canevascini

Bellinzona, http://www.fpct.ch/

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.