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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano > > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < < e-Settimanale - inviato oggi a 44203 utenti - Zurigo, 2 aprile 2015 Per disdire / unsubscribe / e-mail > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a: ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a: ADL Edizioni Buone festività pasquali ! Con il presente numero la Newsletter dell'ADL fa una breve pausa. Riprenderemo le trasmissioni giovedì 16 aprile 2014. A tutte e a tutti i più fervidi auguri per le festività pasquali. La red dell'ADL IPSE DIXIT Che cosa sono gli Stati? - «Rimossa la giustizia, che cosa sono gli Stati se non grandi organizzazioni di briganti? Perché anche le organizzazioni dei briganti che cosa sono se non piccoli Stati? Un gruppo d'individui retto dal comando di un capo è pur sempre vincolato da un patto sociale e il bottino si spartisce secondo la legge convenuta. Se l’organizzazione malvagia cresce con l'aggiungersi di uomini distruttivi tanto che possiede territori, stabilisce residenze, occupa città, sottomette popoli, essa assume più visibilmente il nome di Stato, ormai accordatogli nella realtà dei fatti non da una diminuita cupidità, ma da un'accresciuta impunità. Lo disse con eleganza e in modo, insieme, veridico ad Alessandro Magno un pirata fatto prigioniero. Il re chiese all'uomo che cosa gli era saltato in mente d'infestare il mare. E quegli con franca spavalderia: "La stessa che a te d’infestare il mondo intero; ma io sono considerato ‘pirata’ perché lo faccio con un piccolo naviglio, tu ‘imperator’ perché lo fai con una gran flotta"». Agostino d’Ippona Io, lo Stato - «Stato? Che cos’è mai? Chiamasi Stato il più gelido di tutti i gelidi mostri. Esso è gelido anche quando mente; e questa menzogna gli striscia fuor di bocca: “Io, lo Stato, sono il popolo”». – Friedrich Nietzsche Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e

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La Newsletter settimanale del 2 aprile 2015

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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano

> > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < <

e-Settimanale - inviato oggi a 44203 utenti - Zurigo, 2 aprile 2015

Per disdire / unsubscribe / e-mail > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a: ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a: ADL Edizioni

Buone festività pasquali !

Con il presente numero la Newsletter dell'ADL fa una breve pausa.

Riprenderemo le trasmissioni giovedì 16 aprile 2014. A tutte e a tutti i più fervidi auguri per le festività pasquali.

La red dell'ADL

IPSE DIXIT

Che cosa sono gli Stati? - «Rimossa la giustizia, che cosa sono gli

Stati se non grandi organizzazioni di briganti? Perché anche le

organizzazioni dei briganti che cosa sono se non piccoli Stati? Un

gruppo d'individui retto dal comando di un capo è pur sempre

vincolato da un patto sociale e il bottino si spartisce secondo la legge

convenuta. Se l’organizzazione malvagia cresce con l'aggiungersi di

uomini distruttivi tanto che possiede territori, stabilisce residenze,

occupa città, sottomette popoli, essa assume più visibilmente il nome

di Stato, ormai accordatogli nella realtà dei fatti non da una diminuita

cupidità, ma da un'accresciuta impunità. Lo disse con eleganza e in

modo, insieme, veridico ad Alessandro Magno un pirata fatto

prigioniero. Il re chiese all'uomo che cosa gli era saltato in mente

d'infestare il mare. E quegli con franca spavalderia: "La stessa che a te

d’infestare il mondo intero; ma io sono considerato ‘pirata’ perché lo

faccio con un piccolo naviglio, tu ‘imperator’ perché lo fai con una

gran flotta"». – Agostino d’Ippona

Io, lo Stato - «Stato? Che cos’è mai? Chiamasi Stato il più gelido di

tutti i gelidi mostri. Esso è gelido anche quando mente; e questa

menzogna gli striscia fuor di bocca: “Io, lo Stato, sono il popolo”». –

Friedrich Nietzsche

Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in

copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto

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pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e

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culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un

evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196,

Art. 24).

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso

della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si

sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.

EDITORIALE

Tra l'osanna e il crucifige

di Andrea Ermano

Finora gli italiani non hanno negato il proprio consenso al Premier Renzi,

desiderando credere ai suoi annunci di Rottamazione e di Ripresa. Né

sembrano volergliene per essere lui giunto al potere predicando molto la

lealtà e praticando non poco la slealtà.

In forza del Patto del Nazareno egli ha fatto serenamente cadere il

precedente governo. Poi ha portato avanti una Controriforma istituzionale

lungamente presentata come non modificabile in quanto pattuita con

Berlusconi. E i patti, si sa, vanno rispettati. Ora però il Patto del Nazareno

non c'è più. Ma la Controriforma non ferma né frena. Anzi, essa accelera

alquanto, a colpi di promesse e minacce.

Volo di Alessandro (XII secolo)

Venezia, Basilica di San Marco

Promesse di molte ottime candidature sono state profferte ai dissenzienti del

PD in cambio del loro avallo parlamentare all'Italicum. Su coloro che non

osserveranno la "disciplina di partito" pende invece minaccioso il bando dalle

liste.

Sul piano tecnico-giuridico la Controriforma elettorale e costituzionale del

Premier Renzi viene giudicata capace di produrre lo sgangheramento di ogni

residuo equilibrio istituzionale nel nostro disgraziato Paese. È questo il

prezzo che la Repubblica sembra destinata dover pagare affinché il Premier

Renzi possa assumere un dominio pieno e incontrollato sul sistema politico

italiano.

Dall'istante dell'entrata in vigore della Controriforma Italicum, i docili

parlamentari Pd dovranno lasciarsi condurre a "chiudere" anche sulla

Controriforma del Senato. E grazie a questa riconfigurazione del

bicameralismo il Premier Renzi non avrà in mano soltanto la maggioranza

assoluta dei seggi della Camera, cioè il potere legislativo (effetto Italicum),

ma anche una centuria senatoriale di complemento, potenzialmente decisiva

nell'elezione del Capo dello Stato.

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Per la conquista del Quirinale è, infatti, previsto un quorum pari al 60% dei

voti, quorum che, come avvertiva Luciano Belli Paci sull'ADL del 5 marzo

scorso, "non si calcola solo sulla Camera, dove la lista vincitrice ha già il

55%, bensì sul collegio dei grandi elettori che comprende anche il Senato".

E qui si capisce il senso finale della Controriforma di un Senato che poteva

essere lasciato com'era, oppure cancellato e basta, oppure eletto su base

proporzionale. Invece no, il Premier Renzi vuole che il Senato rottamato

assuma una composizione iper-maggioritaria, grazie all’elezione di secondo

grado da parte dei Consigli Regionali dove le coalizioni vincenti, già super-

rappresentate, riceveranno un ulteriore rafforzamento premiale. Ma perché?!

Perché in tal modo è proprio dal Senato che il Premier Renzi, già dominus

della Camera, potrà raggranellare il 5% mancante e raggiungere così il

quorum del 60% che vale il Colle (oltre che, di conseguenza, la Consulta, il

CSM eccetera). Dopo di che non si vede che cosa potrebbe impedire al

Premier Renzi di promuovere successive revisioni costituzionali a piacere.

Farebbe lui questo?! No che non lo farebbe, certo che no. Possiamo

reputarlo un annunciatore magniloquente, inconcludente e tosco. Ma mai e

poi mai il Premier Renzi sarà un pericolo per la democrazia.

Sarà.

Però, l'avvocato socialista Felice Besostri, al quale dobbiamo per altro

l'abrogazione del Porcellum, non si stanca di ricordare agli immemori che "la

legge è universale e astratta". Universale e astratta. Inversamente, se non è né

universale né astratta, non è legge. Ma che cos’è allora uno Stato senza

legge? “Un gruppo d’individui retto dal comando di un capo”, sentenzia

Agostino, intendendo con ciò “una grande organizzazione di briganti”.

Questa Controriforma elettorale-costituzionale – plasmata sul profilo

concretissimo di un particolare uomo politico – potrebbe rivelarsi esiziale per

la Repubblica democratica nata dalla Resistenza. Molti costituzionalisti, e

non dei peggiori, la pensano così.

L’avvocato socialista

Felice Besostri

Controprova: ammettiamo pure che il Premier Renzi possegga la miglior

buona fede del mondo unita alla più solida lealtà democratica mai registrata

dagli albori dell’Universo ai giorni nostri. Nondimeno, il Premier Renzi è un

essere umano e come tale egli non può in alcun modo “garantire” il retto uso

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di un dispositivo elettorale-costituzionale intrinsecamente arbitrario.

In ambito politico una delle forme più virulente dell'arbitrarietà coincide

con la “decisione” (paradossale e assurda) di risolvere il potere costituente

nel potere costituito.

Una figura emblematica di questa arbitrarietà si trova nello Zarathustra al

passo “Del nuovo idolo”.

«Chiamasi Stato il più gelido di tutti i gelidi mostri. Gelido anche quando

mente; e questa menzogna gli striscia fuor di bocca: “Io, lo Stato, sono il

popolo”». Gelida menzogna strisciante fuor di bocca tra l'osanna e il

crucifige.

SPIGOLATURE

Un uomo solo ai comandi

di Renzo Balmelli

OPZIONE. Freud, che non era uno sprovveduto, sosteneva che non

sapremo mai cosa passa realmente nella mente di una persona. Mentre

nelle Alpi francesi i soccorritori portavano a valle i gialli sacchi di

plastica con i miseri frammenti di 150 vite spezzate da un feroce

destino, noi a tutto pensavamo, all'ipotesi del guasto tecnico, al

terrorismo, fuorché a quell'opzione che ci obbligava a inoltrarci nel

cielo buio di Andreas Lubitz, ad avanzare a tentoni nei meandri

insondabili di una psiche devastata, ma paradossalmente lucida

nell'attuare i suoi insani propositi. Ciò che resta di quel suicidio-

omicidio, di quel terribile olocausto degli innocenti, è il senso

d'impotenza che sgretola le nostre certezze. E' l'incubo di quel volo

della morte con un uomo solo ai comandi, solo con la sua raggelante

follia, barricato nel cockpit con la maledetta porta sbarrata dietro la

quale egli mai avrebbe dovuto esserci se solo fosse stato fermato in

tempo.

METAFORE. "Adesso anche la Germania presuntuosa ha il suo

Schettinen". Scritto proprio così, magari credendo di essere spiritosi.

Pare impossibile che qualcuno, davanti al dramma, possa immaginare

simili, oscene metafore e addirittura rincari la dose sostenendo, senza

vergogna, "che come il pilota che si è schiantato sulle Alpi, Matteo

Renzi sta schiantando l'Italia". Invece è successo. Una firmata dal

direttore di un' importante testata di destra, l'altra da un comico

prestato alla politica. E fra tanto squallore c'è pure chi li difende. Si

rimane esterrefatti nel misurare di che pasta è fatta l'immensa,

irresponsabile disinvoltura di chi non indietreggia davanti a nulla per

vellicare i sentimenti più riposti e si spinge fino al punto di trasformare

la tragedia in uno spettacolo che scende sempre più in basso, oltrepassa

la soglia del cinismo e tocca il fondo che più fondo non si può. Per

dirla con Hannah Arendt, anche in queste assurde "trovate" si

configura la banalità del male.

SCONFITTA. Dopo le elezioni amministrative svoltesi in Francia,

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sorge il problema di come declinare la controprestazione della sinistra,

cercando di capire se si tratta di un passaggio a vuoto fisiologico o di

un presagio foriero di future débacles. Qualunque sia l'analisi della

sconfitta, essa dovrà fornire risposte immediate se Hollande vorrà

conservare la speranza di restare all'Eliseo proponendosi come l'arbitro

rassicurante nelle zuffe tra il centro-destra, sempre più destra e sempre

meno centro, di Sarkozy e gli estremisti della Le Pen, rimasti a secco

di mandati, ma non fermi al palo. Alle presidenziali mancano ancora

due anni, un lasso di tempo che dovrebbe consentire alla cultura della "

gauche" di recuperare il consenso sui temi scottanti che vanno dalla

sicurezza all'identità nazionale e segnalano in modo netto il cambio di

sensibilità e il mutamento del quadro politico nella Nazione, patria dei

lumi.

GRAMIGNA. A dispetto degli insegnamenti della storia, anche nel

terzo millennio non si finisce mai di fare i conti col revisionismo di

stampo fascista. Rispetto a quello mussoliniano o al nazismo di Hitler,

cambiano le sigle, ma non il rifermento alle ideologie che il secolo

scorso sono state all'origine di lutti e sofferenze indicibili. Grazie a

varie recensioni è stato portato a conoscenza del pubblico il volume

"Altri duci. I fascismi europei tra le due guerre" di Marco Fraquelli,

Mursia Editore, dal quale risulta quanto fosse vasta la proliferazione in

Europa dei cosiddetti movimenti minori, ma tutti incarnazione della

matrice originale, esaltata e violenta. L'autore ne ha recensiti una

trentina in tutte le nazioni del continente. Ai giorni nostri, quanto la

gramigna sia ancora in grado di attecchire lo si evince dalla deriva

dell'estrema destra che un po' ovunque continua a fare proseliti.

RITARDO. Con il conto alla rovescia arrivato al rush finale, al

Padiglione Italia dell'EXPO di Milano i conti non tornano. Mentre tutti

gli altri sono ormai a tetto , proprio nello spazio della nazione

organizzatrice dell'Esposizione universale il ritardo accumulato è tale

da fare temere il peggio. A meno di un miracolo, merce piuttosto rara

di questi tempi, forte è il timore che il Padiglione non sia pronto per il

giorno dell'inaugurazione. Il danno d'immagine, da imputare alla

corruzione, agli appalti manipolati, alle lotte di potere interne e ai

contrasti tra i partiti, sarebbe enorme e per somma sventura potrebbe

passare alla storia quale prova dell'italica incapacità di rispettare gli

impegni. Per salvare l'onore qui ci vuole davvero l'intervento divino,

che comunque, scrive il Corriere della Sera, "non abbiamo meritato".

Confidiamo nello stellone.

POLEMICHE. Sugli oriundi in maglia azzurra, che spesso hanno

salvato il risultato come è accaduto col recente pareggio in Bulgaria,

sono stati scritti interi capitoli d storia calcistica. Qualcosa più o meno

simile, ma in senso opposto, sta accadendo in Svizzera dove il pomo

della discordia è costituito non tanto dai figli dei connazionali

espatriati, bensì dai giocatori di origine straniera, naturalizzati e con

tanto di passaporto rossocrociato, che non essendo svizzeri doc non

sarebbero in sintonia col comune sentire dei tifosi. Tuttavia

sull'autenticità della campagna a sfondo patriottico i pareri sono divisi

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già per il fatto stesso che colui che l'ha innescata è sì un difensore

elvetico, però da varie stagioni in forza alla Juventus di Torino e che si

è fatto un nome in Italia. Ma il mondo del calcio è bello proprio per

questo, perché è volubile anche con le sue iperboliche polemiche di

lana caprina.

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it

Appalti. Un decalogo per la legalità

Legambiente, Libera, Cgil, Cisl e Uil presentano le loro proposte per

liberare gli appalti da sprechi, mafie e corruzione. "Dieci priorità e

trenta proposte concrete per un futuro migliore e per rendere il Paese

più moderno e funzionale."

Legambiente, Libera, Cgil, Cisl e Uil lanciano il decalogo "Legalità e qualità

nelle opere pubbliche" indirizzato al Premier e ministro ad Interim delle

Infrastrutture Matteo Renzi. L'obiettivo è quello di sollecitare il Governo

affinché siano prese tutte le misure necessarie affinché i cantieri delle opere

pubbliche in Italia siano liberati dalla corruzione e dalle mafie, per rendere

possibile la realizzazione di infrastrutture davvero utili per tutti, fondate su

innovazione, qualità, trasparenza, sviluppo, occupazione, tutela del lavoro,

dell'ambiente e del territorio.

“L'Italia ha bisogno di nuovi investimenti nelle infrastrutture per rendere il

Paese più moderno, con città più vivibili e sostenibili. Occorre garantire

strutture di comunicazione funzionali, impianti idrici e di depurazione

efficienti, solo per fare alcuni esempi, indispensabili per far ripartire davvero

l'economia. I ritardi che caratterizzano il Paese, troppo spesso frutto di

corruzione e opacità, possono essere recuperati solo attraverso scelte radicali,

che passano innanzitutto per l'individuazione di opere realmente utili e

coerenti con questa visione” – hanno dichiarato il presidente di Legambiente

Vittorio Cogliati Dezza, Luigi Ciotti, presidente di Libera, Susanna Camusso,

Segretario Generale della Cgil, Annamaria Furlan, Segretario Generale della

Cisl e Carmelo Barbagallo, Segretario Generale della Uil - “ma per questo

serve una nuova programmazione, un confronto pubblico trasparente e delle

serie e indipendenti analisi di costi e benefici”.

Per sradicare la corruzione che pervade il settore dei lavori pubblici su cui,

dal Mose all'Expo, è intervenuta a più riprese la magistratura, occorre

cambiare in modo radicale il sistema che governa appalti e lavori. Già nel

1996 il Rapporto Cassese aveva fatto suonare allarmi che non sono stati

ascoltati: a quasi venti anni da quel documento ancora troppo poco è

cambiato. “Su 33 grandi opere oggetto di indagine nel triennio 2007-2010, il

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costo sostenuto dalle casse pubbliche era passato da 574 milioni di euro

dell'assegnazione iniziale a 834 milioni di euro: si tratta di un onere

aggiuntivo per i cittadini pari al 45% del valore iniziale di aggiudicazione. È

necessario stabilire regole chiare e responsabilità - hanno concluso Cogliati

Dezza, Ciotti e Camusso, Furlan e Barbagallo - ma è altrettanto

indispensabile innovare il settore delle costruzioni in Italia, per elevare

finalmente la qualità della progettazione attraverso i concorsi, riducendo gli

impatti e contribuendo alla lotta ai disastri ambientali con serie valutazioni

preliminari, garantendo un trasparente confronto con i territori e la più ampia

informazione dei cittadini, tutelando i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici”.

Ecco, di seguito, dalle regole ai controlli, le dieci priorità indicate da

Legambiente, Libera, Cgil, Cisl e Uil.

1. Rendere più efficace il quadro normativo: recepire le Direttive comunitarie in tema

di appalti e procedere a una rapida riscrizione del nuovo codice degli appalti; snellire

il codice dei contratti pubblici per evitare il ricorso all’urgenza o all’azione in deroga

delle norme; ridurre il numero dei centri decisionali; riformare l’istituto

dell’arbitrato;

2. Assegnare appalti di lavori, servizi e concessioni pubbliche solo tramite gare

standardizzate: abolire la trattativa privata e ridurre le strutture parastatali e quelle

con struttura privatistica; standardizzare e semplificare contratti del medesimo

genere, prevedendo l'indicazione in fase di gara del contratto applicato per profilo

merceologico prevalente e l'utilizzo del documento di gara unico europeo; attivare

concorsi per tutte le opere pubbliche;

3. Rafforzare i corpi tecnici dello Stato per eliminare il ricorso a professionisti

esterni in progettazione e direzione lavori; abolire l’anomalo istituto del general

contractor per evitare che la direzione lavori sia in carico alla stessa stazione

appaltante; organizzare corpi stato separati e autonomi da influenze politiche;

prevedere subappalti controllati, divieto di attribuzione del sub appalto ad imprese

che hanno partecipato alla gara;

4. Affidare lavori solo sulla base di progettazioni esecutive: permettere

l’affidamento per le concessioni di lavori e di project financing solo sulla base di

progettazioni definitive; condizionare l’esecuzione della gara alla sussistenza di

finanziamenti sufficienti a coprire l’intera durata della prestazione;

5. Implementare e migliorare il sistema delle white list: premiare nelle gara le

imprese che non siano coinvolte in vicende di corruzione e di mafia; rendere

obbligatorio, per le categorie di lavori sensibili, l'iscrizione alle white list, preferire le

imprese con buoni e certificati risultati nelle loro precedenti attività contrattuali e

controllare la certificazione fiscale e contributiva;

6. Attuare il miglior controllo istituzionale: ampliare i poteri di intervento,

vigilanza e sanzione dell'Autorità nazionale anticorruzione per tutte le opere

pubbliche; definire indicatori certi e quantificabili sia di processo che di risultato, in

modo da poter tempestivamente misurare l’efficienza della prestazione dei contraenti

privati;

7. Rendere efficace il controllo tecnico per ogni appalto: scegliere collaudatori

indipendenti sulla base di criteri definiti dall'Autorità nazionale anticorruzione e solo

alla fine dei lavori; fornire incentivi economici per quei funzionari che conseguono

buoni risultati ed inchieste interne volte ad accertare le cause di procedure con esiti

scadenti;

8. Garantire completa trasparenza e incoraggiare il controllo civico: adottare il

Freedom Of Information Act anche in Italia, per rendere massimamente trasparente

qualunque opera pubblica nazionale e locale; introdurre il Debat Public per tutte le

opere pubbliche nazionali, con garanzie su informazioni e risposte ai cittadini, sui

tempi del confronto e delle decisioni.

9. Proteggere l’ambiente: attraverso la Valutazione di impatto ambientale sul

progetto preliminare, con verifiche nelle fasi successive e introduzione di Linee guida

per le mitigazioni e compensazioni ambientali; utilizzare materiali provenienti dal

recupero nei capitolati di appalto, per ridurre il prelievo da cava, attraverso il

recepimento delle Direttive europee e fissando standard minimi obbligatori;

10. Tutelare i lavoratori, contrastando la pratica del massimo ribasso; reintrodurre

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il rispetto della clausola sociale vincolante nei campi di appalto; escludere dalle

procedure di appalto le imprese che abbiano violato gli obblighi contrattuali verso i

lavoratori, assicurando la corretta applicazione dei contratti collettivi nazionali di

lavoro; rendere obbligatorio il pagamento diretto del subappaltante da parte della

stazione appaltante e in caso di inadempienza dell'impresa appaltatrice, il pagamento

diretto dei lavoratori da parte della stazione appaltante.

Economia

L’Europa e la Banca dell’Asia

Un passo avanti verso una nuova

governance monetaria internazionale

di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi)

e Paolo Raimondi, Economista

L’adesione dell’Italia, della Germania, della Francia e della Gran Bretagna al

processo di creazione della Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB)

promossa dalla Cina è indubbiamente un fatto molto rilevante nello

scacchiere geopolitico. E’ il messaggio che l’Europea e il nostro Paese non

intendono restare fuori dai processi importanti dello sviluppo economico

globale. Non partecipare, semplicemente per seguire il sentiero stretto e

isolato indicato da Washington, ci avrebbe pesantemente penalizzato sui

mercati cinesi e asiatici in veloce crescita.

Sarebbe però errato limitare la valutazione soltanto alle grandi opportunità

economiche. Insieme alla Banca di Sviluppo dei Paesi del Brics appena

varata, l’AIIB è un altro tassello importante nel percorso per ridefinire

l’intero sistema monetario internazionale.

In tutti i recenti summit del G20, da ultimo quello di Brisbane, si è ripetuta

la stessa scena: i Brics con gli altri cosiddetti Paesi emergenti chiedevano una

riforma della governance economica globale e un loro peso maggiore nelle

vecchie istituzioni del Fondo Monetario Internazionale e della Banca

Mondiale mentre gli Stati Uniti apertamente bloccavano ogni cambiamento

significativo.

Adesso invece i passi verso una ridefinizione dell’intero sistema

economico, monetario, finanziario e commerciale mondiale possono e

debbono essere fatti alla luce del sole.

Dopo oltre settanta anni dalla sua creazione, il sistema di Bretton Woods

ha terminato il suo ciclo storico ed è arrivato il momento per creare un nuovo

modello multipolare, più giusto. Solo una pericolosa miopia politica può

cercare di ritardare simili profondi cambiamenti, generando inevitabilmente

gravi tensioni e conflitti difficilmente gestibili.

In questo processo noi riteniamo centrale e fondamentale il ruolo dei Paesi

europei e dell’Unione europea. Occorre essere consapevoli delle strategie

necessarie per realizzare la Grande Riforma in modo da diventarne

protagonisti e non attori secondari, magari in cerca soltanto di qualche

business appetibile. Ci sembra doveroso sottolineare che senza l’Unione

europea e senza un euro stabile qualsiasi tentativo di riforma rischia di

deragliare o di diventare una semplice questione regionale. Si tratta, invece,

di una sfida che richiede una vera maturazione del ruolo politico dell’Ue.

La Cina ha riserve in valuta e in oro per 4.000 miliardi di dollari. E’ una

capacità monetaria notevole ma insufficiente a portare gli Usa sul sentiero del

cambiamento necessario. Un’Europa politicamente determinata potrebbe

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farlo. Anche la decisione inglese di partecipare all’AIIB ha una grande

valenza in quanto Londra prende una posizione completamente autonoma da

Washington. Ciò sta creando riverberi importanti anche in Australia, in

Giappone e nella Corea del Sud. Fatto non irrilevante, considerando che

questi Paesi finora si sono tenuti in linea con gli Usa.

Circa 30 Paesi, soprattutto dell’Asia, parteciperanno alla creazione della

banca, che parte con un capitale di 50 miliardi di dollari. La Russia ha già

espresso il suo interesse anche se per il momento resta l’attore più attivo nella

realizzazione dell’altra banca di sviluppo, quella del Brics. In questo contesto

l’Unione Eurasiatica ha recentemente annunciato di voler creare una sua

unione monetaria per poter giocare un ruolo importante negli scenari di

sviluppo dell’intero continente euro-asiatico e fronteggiare gli attacchi

speculativi condotti dopo la manipolazione del prezzi del petrolio..

Non meno importante è il fatto che l’AIIB intende essere la banca che

vuole sostenere e guidare gli investimenti di lungo termine nella

realizzazione delle grandi infrastrutture di cui in Asia c’è un grande

fabbisogno. In tal senso sarà un partner delle banche di sviluppo multilaterali

esistenti e quindi anche di quelle del Long Term Investors Club, cui partecipa

anche la nostra Cassa Depositi e Prestiti.

Si pone di fatto come il fulcro di una nuova industrializzazione e

modernizzazione tecnologica nelle zone dell’Asia e del Pacifico dove vive la

maggioranza della popolazione mondiale.

E’ quindi un modello alternativo alla fallimentare finanziarizzazione

dell’economia globale e alle varie “ideologie post industriali”. Il che può

significare una svolta epocale.

I primi grandi progetti che intende promuovere sono legati alle Nuove Vie

della Seta, quello che i cinesi chiamano “One road, one belt”, cioè la grande

strada di collegamento con il resto del continente fino all’Europa creando

un’ampia cintura di sviluppo economico, urbano e sociale lungo il suo

percorso. Negli ultimi mesi ci sono stati anche intensi contatti e

collaborazioni per collegare la nuova via della seta con il corridoio euro-

asiatico “Razvitie” di sviluppo infrastrutturale che collegherà il Pacifico con

l’Europa occidentale attraversando e sviluppando i vastissimi territori

siberiani.

Ne abbiamo già scritto e siamo sempre più convinti che, per la

realizzazione di questi grandi progetti, sia fondamentale e insostituibile la

capacità industriale, tecnologica e professionale dell’Ue.

Da Avanti! online www.avantionline.it/

PROVE DI PULIZIA Il testo licenziato ieri dal Senato contiene numerose novità, che

riassumiamo qui di seguito per i nostri lettori.

di Armando Marchio

Falso in bilancio - Il reato di falso in bilancio che era stato sostanzialmente

depenalizzato dal governo Berlusconi, sarà sempre perseguibile d’ufficio, ma

con diverse soglie di punibilità: 3-8 anni per le società quotate, 1-5 anni per le

non quotate, ma senza alcuna soglia percentuale di non punibilità. Proprio

questo era stato lo scoglio che aveva bloccato la norma a Palazzo Chigi

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nell’ultimo Consiglio dei ministri del 2014. In quell’occasione era spuntata a

sorpresa – lo stesso Renzi rivendicò la paternità della norma – un ‘articolo 19

bis nel testo del decreto fiscale – che venne subito ribattezzata ‘salva

Berlusconi’ perché gli avrebbe consentito di rimettere in discussione la

condanna per frode fiscale che lo ha escluso dalla possibilità di ricandidarsi

per 6 anni.

Il testo del Senato si presta però a non poche obiezioni perché contiene

pericolosi margini di ambiguità sulla punibilità del falso in bilancio come ha

efficacemente spiegato Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera di oggi.

Mafie - Più dure le pene per associazione mafiosa. Capi e aderenti ai gruppi

della criminalità organizzata, rischieranno in base all’articolo 4, quasi

trent’anni di carcere. Con le nuove norme si punisce con il carcere da 10 a 15

anni chiunque fa parte di un clan (attualmente è da 7 a 12 anni) e con la

reclusione da 12 a 18 anni i boss (ora è da 9 a 14 anni). Se l’associazione è di

tipo armato per gli affiliati la pena sale a 12-20 anni (ora è da 9 a 15 anni) e

per i capi-mafia a 15-26 anni (ora è 12-24 anni).

Patteggiamento - Si potrà ricorrere al patteggiamento e alla condizionale nei

processi per i delitti contro la pubblica amministrazione, ma soltanto nel caso

in cui il ‘bottino’ sia stata integralmente restituito.

Inoltre in base all’articolo 3, quello che stabilisce la riparazione pecuniaria,

per i reati contro la PA, in caso di condanna, il funzionario corrotto dovrà

versare allo Stato una somma pari alla “mazzetta” ricevuta.

ANAC - L’articolo 6 del ddl prevede l’obbligo per il Pm quando esercita si

occupa di reati contro la PA, di informare l’Autorità nazionale

Anticorruzione. L’Autorità potrà intervenire anche sui contratti di appalto

secretati o che richiedono particolari misure di sicurezza. Nelle controversie

sull’affidamento di lavori pubblici e sul divieto di rinnovo tacito di contratti

di lavori pubblici, il giudice amministrativo informa l’Authority su ‘ogni

notizia emersa’ in contrasto ‘con le regole della trasparenza’.

Peculato - Aumentano le sanzioni per il peculato, che passa a un massimo di

10 anni e 6 mesi (a fronte dei precedenti 10 anni), e dell’induzione indebita,

che sale dal binomio 3-8 anni a 6 anni di minimo e 10 anni e 6 mesi di

massimo. Inoltre, così come suggerito dal testo originario presentato da

Pietro Grasso, ci sarà il ‘taglio’ da un terzo alla metà della pena per chi avrà

collaborato per evitare che il reato fosse portato a conseguenze ulteriori, per

le prove e per l’individuazione degli altri responsabili o anche per il sequestro

delle somme o altre utilità trasferite. Non passa purtroppo invece la novità

degli ‘agenti provocatori’, uno strumento utilizzato in altri Paesi come gli

Stati Uniti.

Corruzione - Per la corruzione propria (atti contrari ai doveri d’ufficio) la

pena massima da 8 anni arriva a 10 anni (e la minima sale da 4 a 6). Per la

corruzione per l’esercizio della funzione (corruzione impropria), il pubblico

ufficiale rischia la reclusione da uno a 6 anni e non più a 5 anni. Per restituire

organicità a tutto il sistema dei reati contro la pubblica amministrazione sono

stati anche approvati aumenti di pena per la corruzione in atti giudiziari che

passa da una “forchetta” 4-10 anni a una di 6-12 anni di carcere.

Vai al sito dell’avantionline

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Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/

Egemonia, individui e masse

Si discute molto di alcune analogie fra Bettino Craxi e Matteo Renzi

rispetto all’esigenza di “decidere”…

di Danilo Di Matteo Si discute molto di alcune analogie fra Bettino Craxi e Matteo Renzi rispetto

all’esigenza di “decidere”. Proporrei però di soffermarci per un istante su un

altro punto: la guida del governo da parte del leader socialista coincideva, in

Occidente, con gli anni del “riflusso” rispetto all’egemonia culturale della

sinistra nel decennio precedente. Analogamente, l’attuale inquilino di Palazzo

Chigi guida l’esecutivo e consegue notevoli risultati elettorali grazie anche al

consenso dei “moderati”.

In realtà Craxi e l’esperienza del “socialismo mediterraneo” provavano a

reinterpretare alcune categorie di base della politica, quali ad esempio il

merito e le stesse esigenze del mercato, inscrivendole nel quadro della

sinistra. Per non dire delle elaborazioni sul socialismo umanitario e non

marxista (la figura di Giuseppe Garibaldi divenne forse l’icona di quel

tentativo).

Anche Renzi prova a dire che certi principi (in primis, per l’appunto, il

merito) sono “di sinistra”, ma non va oltre l’enunciazione, condizionato

probabilmente pure dall’atmosfera post-ideologica che lo avvolge.

Il leader del garofano, poi, aveva dalla sua la crescita dell’influenza dei ceti

medi e del terziario. L’ex sindaco di Firenze, invece, come nota l’editoriale

del numero di marzo di mondoperaio, al momento non riesce a far leva su

una vera e propria “coalizione sociale”.

Craxi diede una spallata non solo all’egemonia di una certa sinistra, ma

forse all’idea stessa di egemonia: all’egemonia dell’egemonia, sarei tentato di

dire. A Renzi, a dispetto del consenso di cui gode, tale operazione sembra

riuscire di meno. Paradossalmente, pur nella società dell’individualizzazione,

se provassimo oggi a chiedere a un liceale, ad esempio, se “l’assemblea” sia

“di destra” o “di sinistra”, con ogni probabilità egli indicherebbe la seconda

risposta.

Ѐ vero: oggi la sinistra, nella società, è assai più debole di qualche

decennio fa. Ciononostante credo che il segretario del Pd sbaglierebbe

se pensasse di eludere il confronto culturale a sinistra.

Dalla Fondazione Rosselli di Firenze http://www.rosselli.org/

Quello straordinario 1944

Presentazione

dei QCR 3-4 2014

Quello straordinario 1944

Dalla Resistenza alla Repubblica.

Nel 70° della Liberazione di Firenze

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A cura di Mirco Bianchi

Venerdì 10 Aprile 2015, ore 17

Sala della Biblioteca dell'Istituto Istituto

Storico della Resistenza in Toscana

Via Carducci 5/37 Firenze

http://www.circolorosselli.it/20150410_QCR.pdf

FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/

Giorgio Benvenuto nuovo

Presidente della Nenni

Giorgio Benvenuto è il nuovo Presidente della Fondazione Nenni. L’ex

Segretario Generale della UIL, oggi Presidente della Fondazione

Buozzi, succede allo storico Giuseppe Tamburrano che ha guidato la

Fondazione Nenni per trent’anni.

La Fondazione Nenni nasce nel 1985, per iniziativa di Giuseppe

Tamburrano che in quel periodo ricopriva l’incarico di Responsabile

culturale del Partito Socialista. Martedì 31 marzo, durante l’ultimo

CDA di Fondazione da lui presieduto, Tamburrano ha ricordato l’atto

di nascita con grande emozione:

“Un giorno mi chiamò Martelli e mi chiese di rinunciare al mio

incarico di responsabile culturale, dopo molto tempo in cui ricoprivo

quel ruolo, e mi disse che avevo diritto ad avere in cambio un incarico

di prestigio. Senza nessuna esitazione gli risposi che volevo il

contributo per fare una Fondazione culturale. Martelli ebbe un sussulto

e mi guardò incredulo e si precipitò ad accettare la mia richiesta. Così

nacque la Fondazione Nenni con un contributo del Partito di cento

milioni di lire con il sostegno di Giuliana Nenni, Giuliano Vassalli,

Claudio Martelli e il Prof. Giannini. Presidente fui nominato io.

Abbiamo sempre lavorato nell’ambito dei principi del socialismo ma in

totale autonomia dal Partito”. La prima iniziativa della Fondazione, ha

ricordato Tamburrano, “fu un’iniziativa con il CRS diretto da Ingrao.

Oltre ad Ingrao c’erano Napolitano ed altri dirigenti del PCI ed

esponenti del Partito socialista”.

La sala di via Ripetta era stracolma. Il tema era l’Unità della sinistra.

Il giorno dopo Craxi mi fece chiamare da Acquaviva per dirmi di non

prendere iniziative azzardate”. L’autonomia della Fondazione dava

fastidio al vertice del Partito come ha ricordato Giuliana Nenni in

un’intervista a Biagi nel 1993 (“La disfatta”, Rizzoli), sottolineando

come Craxi non voleva più Tamburrano come Presidente della

Fondazione Nenni: “Craxi non amava i suoi contestatori, e

Tamburrano è stato un coerente oppositore e una persona

intellettualmente onesta”.

Sono stati trent’anni d’intenso lavoro. La Fondazione Nenni è

diventata un’importante realtà culturale italiana con il suo patrimonio

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bibliografico, gli archivi storici, come ha sottolineato il commosso

intervento del Presidente emerito della Corte Costituzionale Mauro

Ferri. Benvenuto, eletto all’unanimità, ha mostrato, a conclusione dei

lavori del CDA, molto entusiasmo e la volontà di dedicarsi con

impegno e dedizione alla Fondazione Nenni.

L’impegno di Tamburrano non si esaurisce ma continuerà come

Socio Fondatore, membro del CDA e Direttore del Blog della

Fondazione Nenni. Il suo continuerà ad essere un impegno importante,

sempre dalla stessa parte: “dalla parte della cultura e della difesa dei

valori del socialismo”.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

PIEMONTE, LA LEGGE

SUL SERVIZIO CIVILE

Ferrari: "Un atto importante, risultato di un confronto

e di un dialogo costante con tutte le forze politiche"

Nella seduta del 31 marzo 2015, il Consiglio regionale ha approvato

all'unanimità dei votanti la legge "Norme per la realizzazione del

servizio civile nella Regione Piemonte".

L'Assessore regionale alle Politiche Sociali, alla Famiglia e alla

Casa, Augusto Ferrari, manifestando la propria soddisfazione per

l'approvazione del provvedimento, ha affermato:

"Questa legge rappresenta un atto importante e nasce dalla necessità

di regolamentare in modo organico la materia e di sostenere il sistema

regionale del servizio civile quale specifica risorsa e valore aggiunto

della comunità regionale. Occorre, pur nell'ambito di una visione

unitaria del servizio civile, determinare priorità d'intervento tra settori

e all'interno degli stessi. Il provvedimento è stato il risultato di un

lavoro condiviso con tutte le forze politiche di maggioranza e di

opposizione, sia durante la discussione in Commissione, sia in aula".

"I destinatari diretti di questa proposta normativa - ha continuato

l'Assessore - sono i giovani che intendono svolgere il servizio civile e

gli enti accreditati all'albo regionale del servizio civile ai quali

vengono indirizzate norme per la loro attività progettuale; i destinatari

indiretti sono il mondo dell'istruzione e quello del lavoro per il

riconoscimento dei crediti formativi e per la certificazione delle

competenze acquisite dai ragazzi".

"Il provvedimento - ha proseguito Ferrari - intende perseguire gli

obiettivi indicati (promuovere il senso di appartenenza dei giovani alla

comunità regionale, nazionale ed europea, valorizzare forme di

cittadinanza attiva dei giovani per il perseguimento e la promozione di

una cultura della pace, promuovere collaborazioni con Università ed

Istituti di Istruzione superiore per favorire il riconoscimento di crediti

formativi ai partecipanti al servizio civile, incentivare forme di

collaborazione con associazioni imprenditoriali e di categoria del

mondo del lavoro, con associazioni di rappresentanza delle

Page 14: Adl 150402

cooperative e con altri enti senza scopo di lucro per favorire percorsi

di orientamento al lavoro dei giovani che hanno svolto il servizio

civile), prevedendo progetti di servizio civile da finanziarsi con

autonomi stanziamenti di bilancio, con risorse regionali in aggiunta a

quelle statali per sostenere i progetti di servizio civile nazionale,

attuando iniziative di valorizzazione e sostegno del sistema regionale

di servizio civile, definendo interventi formativi per i formatori, per gli

operatori locali di progetto e per le altre figure professionali del

servizio civile, prevedendo azioni informative, di studio e

promozionali".

"L'impegno economico - ha concluso l'Assessore - è costituito in

massima pare da risorse statali, mentre la destinazione delle risorse

regionali, stimate in 200.000 euro per ciascun anno del biennio 2014-

2015, sarà oggetto di valutazione in sede di approvazione del bilancio

annuale: potranno incrementare il servizio civile nazionale o essere

destinate ai progetti regionali, a seconda delle diverse esigenze ".

Da Italialaica riceviamo e volentieri pubblichiamo http://www.italialaica.it/news/editoriali/53726

DELL’8 x 1000 E

DELLA SUA RADICE

Si avvicina la scadenza della dichiarazione dei redditi e non fa male

orientare un po’ l’attenzione sul perverso meccanismo dell’8 per

1000, che crea un’insopportabile situazione di favore (insieme ad

una infinità di altre) alla chiesa cattolica. Come funziona la

faccenda?

di Aldo Zanca

Ogni anno lo Stato crea un pozzo mettendo insieme l’8 per 1000 di

tutte le contribuzioni fiscali relative all’Irpef, dopo di che distribuisce

l’intera somma così ottenuta in proporzione al numero di scelte

espresse dai contribuenti a favore delle confessioni religiose ammesse

alla ripartizione (la chiesa cattolica in forza del concordato, le altre

confessioni in forza delle intese, che altro non sono, in effetti, che

concordati sanciti con apposita legge).

Il trucco sta nel fatto che si distribuisce l’intero pozzo assegnando a

ciascuna confessione non la somma che deriverebbe dalla somma degli

8 per 1000 solo di quei contribuenti che hanno apposto la propria firma

a favore di questa o di quella confessione, ma tutto il pozzo. Si tenga

conto, peraltro, che gli 8 per 1000 dei vari contribuenti possono avere

una consistenza anche assai diversa.

Così, mentre alla chiesa cattolica spetterebbe una certa somma

derivante dalle firme espresse da un 35-40% dei contribuenti e un’altra

piccola percentuale verrebbe distribuita alle altre confessioni, lasciando

non assegnata la più grande fetta (più o meno il 60% dell’intero

gettito), nei fatti la chiesa cattolica percepisce intorno al 90%

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dell’intero gettito, perché la sua percentuale risulta di gran lunga più

elevata rispetto a quella delle altre piccole confessioni. Per rendere più

chiaro questo meccanismo, facciamo il paragone con le elezioni. I

seggi da assegnare sono un certo numero, che vengono tutti assegnati.

Ogni partito se li accaparra in ragione della percentuale di voti ottenuti,

indipendentemente dal fatto che, così come avviene, una larga

percentuale di cittadini si astiene dal voto.

Il meccanismo del 5 per 1000, al contrario, non prevede la

costituzione di un pozzo uguale al 5% dell’intero gettito dell’Irpef, e

dunque distribuisce solamente le somme che si formano dalla

sottoscrizione dei contribuenti.

Nel caso dell’8 per 1000 non si capisce perché le somme che

derivano dalle firme non apposte da un enorme numero di contribuenti

(abbiamo detto circa il 60%) non rimangano, come sarebbe logico,

all’erario, che potrebbe spenderle per altri fini, specialmente

nell’attuale momento di vacche magre. Anzi, si capisce perfettamente,

perché questo perverso meccanismo è stato studiato proprio con

l’intento di favorire sfacciatamente la chiesa cattolica.

La radice di questo favoritismo dello Stato verso la chiesa cattolica

non è da riferire al concordato in quanto tale, ma al famigerato articolo

7. È del tutto ragionevole che lo Stato laico ricerchi accordi con le

confessioni religiose a tutela delle loro ragionevoli peculiarità e che

quindi stipuli con esse concordati e intese, o come altrimenti li si

voglia chiamare, ed è altrettanto ragionevole che le protezioni siano

stabilite in ragione del numero dei fedeli. Ciò che non è tollerabile è

che lo Stato non abbia una postura di equilibrata equidistanza nei

confronti di tutte le confessioni, come avviene per il cattolicesimo che

gode della superprotezione costituzionale che lo pone in una posizione

vertiginosamente più elevata delle altre confessioni.

La battaglia laica deve quindi concentrarsi non sul concordato, che,

se non fosse “costituzionalizzato” e fosse invece tradotto in una legge

ordinaria (come lo sono le intese), potrebbe essere emendato con

facilità, anche unilateralmente, ma appunto sull’articolo 7. Si tratta di

una revisione costituzionale, di un’impresa politicamente difficilissima

ma, nel caso, tecnicamente semplicissima. Basterebbe abrogare sic et

simpliciter l’articolo 7 e cassare dal secondo comma dell’articolo 8

l’espressione «diverse dalla cattolica», soddisfacendo così il dettato del

primo comma dello stesso articolo, che vuole che «Tutte le

confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge».

Finora il cattolicesimo è più libero, o disegualmente libero, rispetto alle

altre e non perché sia la più grande minoranza.

L’articolo 7 è una vera e propria cessione unilaterale di sovranità

dello Stato italiano a favore del Vaticano, un atto gratuito che è un atto

di sottomissione. La questione romana era già chiusa con i Patti

lateranensi, che Mussolini non inserì nello Statuto albertino. Che ci

guadagna l’Italia? Il Vaticano accampa un numero incredibile di

privilegi resi intoccabili sul territorio italiano. Che cosa acquista l’Italia

sul territorio del Vaticano? Non c’è la più pallida ombra di

bilateralismo. Lo capirebbe anche un bambino che lo Stato italiano, di

fronte al Vaticano, nel proprio ordine non è né indipendente né

sovrana.

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Da CRITICA LIBERALE riceviamo e volentieri pubblichiamo

Monopolio televisivo

della chiesa cattolica

Incontro tra Critica liberale e il presidente della Commissione di

Vigilanza Rai, Roberto Fico, sul monopolio della chiesa cattolica nei

programmi televisivi

Il presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Roberto Fico, si è

incontrato con i rappresentanti di Critica liberale e della Società

Pannunzio per la libertà d’informazione, giovedì 26 marzo presso la

sede della Commissione, per discutere i risultati della ricerca condotta

da Critica liberale sulla presenza nelle televisioni pubbliche e private

delle confessioni religiose. Il rapporto di Critica liberale, giunto ormai

al quinto anno, dimostra come nei telegiornali, nelle fiction, nei

programmi informativi, nei documentari e nelle trasmissioni religiose

la presenza della chiesa cattolica cresca sempre più e abbia ormai

raggiunto pressoché il monopolio assoluto, ledendo gravemente il

doveroso pluralismo in tema di religione. Particolarmente insultante,

poi, risulta l’assenza praticamente totale della religione islamica, in

aperto contrasto con la necessaria politica di integrazione. Critica

liberale ha anche motivato al Presidente della Commissione di

Vigilanza televisiva la richiesta di dimissioni del Garante delle

comunicazioni che in un suo documento ha giustificato questa “politica

monopolistica” delle televisione pubblica venendo meno ai suoi

compiti istituzionali.

Il presidente Fico ha mostrato grande interesse per la documentazione

raccolta e per le denunce di Critica liberale e della Società Pannunzio,

e ha promesso di informarne la Commissione per i provvedimenti del

caso.

Vai al sito di Critica liberale

Da vivalascuola riceviamo

e volentieri pubblichiamo

La poesia salvata dai bambini

di Giorgio Morale

vivalascuola dedica una puntata a una straordinaria esperienza di

insegnamento della poesia a bambini della scuola elementare:

https://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2015/03/23/vivalascuola-192/

«Il silenzio mi passava tra le vene / sembra infinito il silenzio». Sono le

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parole di un poeta. Ma ha nove anni e forse nemmeno frequenta più la

scuola. Si chiama Marius, è un bambino rom. Ha imparato a comporre

versi nella sua scuola, quando ha incontrato una maestra venuta per

condurre un seminario di poesia. Di cosa si tratta? Risponde Alice, otto

anni, italiana: «tranquillità / silenzio / concentrazione / un po’ di pazzia

/ piacere di ascoltare / il nostro amico silenzio».

Questa maestra si chiama Chandra Livia Candiani. Scrive una poesia

tra le più significative oggi in Italia e da otto anni conduce seminari di

poesia in diverse scuole elementari a tempo pieno milanesi. Le classi

interessate erano dapprima le quarte e le quinte; poi solo le quinte, in

seguito ai tagli all’istruzione.

Leggere le poesie di questi bambini è un’esperienza straordinaria.

All’inizio si stenta a crederci, eppure nulla di ciò che hanno scritto è

stato corretto né modificato. A loro sono stati affidati due strumenti

prima di ogni cosa: libertà e fiducia. “Una diversa modalità di

apprendere e fare scuola” la definisce una maestra, che “ha saputo

tirare fuori il meglio dei ragazzi”.

Completano la puntata il commento di Lucio Ficara

sull'imbarbarimento della classe politica italiana e le notizie della

settimana scolastica.

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

Il 110° del Coopi di Zurigo

Bindella ospite d’onore

Insieme a Felice Besostri, Anita Thanei e Vreni Hubmann.

Il 18 marzo scorso il Cooperativo ha compiuto cento dieci anni di attività, e

lo ha fatto, senza pompa e clamore, in una normale giornata di lavoro.

Sono così archiviate le fosche profezie che dieci anni fa popolarono le

cronache dei giornali circa il destino dello storico locale, di cui qualcuno

asserì che, dopo lo sfratto dalla vecchia sede, non avrebbe superato la fine del

2006.

Invece il Coopi ha continuato a vivere. Alla St. Jakobstrasse, dove ebbe la

possibilità di rilevare la sede del "Santa Lucia di Stauffacher", messa a

disposizione dalla società "Bindella".

La società "Bindella", vero colosso della gastronomia zurighese, ha

contribuito in modo decisivo al salvataggio di un'istituzione simbolo del

lavoro italiano e dei suoi ideali di libertà e progresso.

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Daniel Müller, Rudi Bindella e Anita Thanei

alla festa per il 110° del Coopi

Perciò il Dr. Rudi Bindella è stato ospite d'onore al primo degli incontri che il

Coopi ha promosso in occasione il 110° giubileo. Altre iniziative sono in

programma.

Come ospiti d'onore di questo primo appuntamento sono stati altresì

invitati l'Avv. Felice Besostri di Milano, l'Avv. Anita Thanei di Zurigo e la

Prof. Vreni Hubmann di Zurigo.

Ai quattro ospiti d'onore il presidente della Società Cooperativa Italiana

Zurigo, Andrea Ermano, ha espresso profonda gratitudine per il soccorso

prestato in tempi difficili, ma anche viva soddisfazione per il buon esito delle

"operazioni di salvataggio di un'idea che non muore".

Vreni Hubmann, Besostri, Simonitto, Bindella, Anita Thanei

ed Ermano al 110° del Coopi (foto di Daniel Müller) – Sullo

sfondo “Der Fremdenfeind” di Mario Comensoli (1969-‘70)

Vreni Hubmann ha voluto brindare al leggendario Sandro Pertini e "a tutti

coloro i quali, in Svizzera come in Italia, si sono battuti e si battono per la

Giustizia e la Libertà".

Durante l'allegra serata conviviale il Dr. Rudi Bindella ha sottolineato che

il Coopi "meritava senz'altro una mano" essendo per gli italiani di Zurigo "un

po' come L'Erba di casa mia cantata da Massimo Ranieri".

Felice Besostri ha rivendicato la propria lunga appartenenza "non solo eno-

gastronomica" al Coopi, "luogo di grandi amicizie cosmopolite" e di un

socialismo democratico inteso "come nostalgia del futuro".

A conclusione della serata Anita Thanei ha voluto sottolineare "la gioia di

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poter continuare a pranzare al Coopi, ottimamente, circondata dai capolavori

di Mario Comensoli".

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.