18
1 L'AVVENIRE DEI LAVORATORI www.avvenirelavoratori.eu La più antica testata della sinistra italiana, Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano > > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < < e-Settimanale - inviato oggi a 44273 utenti - Zurigo, 16 aprile 2015 Per disdire / unsubscribe / e-mail > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a: ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a: ADL Edizioni IPSE DIXIT Detto classico - «Altri faticano, altri guadagnano». Zenobio Detto popolare - «Uno leva la lepre e un altro se la magna». Anonimo Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà. EDITORIALE Crispi ! Su una recente comunicazione al Rottamatore da parte del Fondatore della Repubblica di Andrea Ermano Domenica scorsa Scalfari ha ‘revisionato’ l'immagine storica di un uomo politico italiano nato nel 1818 e morto nel 1901, Francesco Crispi, che il Fondatore della Repubblica associa a Bettino Craxi, a Mussolini, a Berlusconi e anche a Matteo Renzi: "Personaggi che provenivano tutti dal socialismo e che instaurarono qualche cosa che somiglia molto alla democratura". Tesi inopinata e strana. Vediamo meglio. Crispi nacque politicamente liberale, divenne poi repubblicano, non fu mai socialista e abbandonò Mazzini subito dopo l'unificazione del Regno d'Italia diventando monarchico, talché i Savoia lo nominarono due volte Capo del Governo. Nel corso del suo secondo mandato

Adl 150416

Embed Size (px)

DESCRIPTION

La Newsletter settimanale del 16 aprile 2015

Citation preview

Page 1: Adl 150416

1

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI www.avvenirelavoratori.eu La più antica testata della sinistra italiana,

Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo

Direttore: Andrea Ermano

> > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < <

e-Settimanale - inviato oggi a 44273 utenti - Zurigo, 16 aprile 2015

Per disdire / unsubscribe / e-mail > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a: ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a: ADL Edizioni

IPSE DIXIT

Detto classico - «Altri faticano, altri guadagnano». – Zenobio

Detto popolare - «Uno leva la lepre e un altro se la magna». –

Anonimo

Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.

EDITORIALE

Crispi !

Su una recente comunicazione al Rottamatore

da parte del Fondatore della Repubblica

di Andrea Ermano

Domenica scorsa Scalfari ha ‘revisionato’ l'immagine storica di un

uomo politico italiano nato nel 1818 e morto nel 1901, Francesco

Crispi, che il Fondatore della Repubblica associa a Bettino Craxi, a

Mussolini, a Berlusconi e anche a Matteo Renzi: "Personaggi che

provenivano tutti dal socialismo e che instaurarono qualche cosa che

somiglia molto alla democratura".

Tesi inopinata e strana. Vediamo meglio.

Crispi nacque politicamente liberale, divenne poi repubblicano, non

fu mai socialista e abbandonò Mazzini subito dopo l'unificazione del

Regno d'Italia diventando monarchico, talché i Savoia lo nominarono

due volte Capo del Governo. Nel corso del suo secondo mandato

Page 2: Adl 150416

2

esecutivo si distinse per alcune riforme sociali e istituzionali di peso,

ma anche per la sanguinosa repressione dell’allora nascente Partito

socialista. Nel 1893 Crispi promulgò la legge marziale dei "Fasci

Siciliani" autorizzando esecuzioni sommarie e arresti in massa di

lavoratori e militanti. Forse fu, dunque, un campione della

"democratura", ma presumergli provenienze socialiste postume e

posticce proprio non si può.

Veniamo al Mussolini. Costui era stato socialista da giovane, ma poi

fu cacciato dal Psi – un secolo fa – a causa del voltafaccia a favore

della Grande Guerra, voluta dalla grande industria, che tanti lutti portò

all'Italia e non solo all'Italia. Giunto al potere con la violenza del

manganello, proclamò la propria "responsabilità storica, morale e

politica" per il brutale assassinio del leader socialista Matteotti. E non

fu che l’inizio di uno stillicidio durato vent'anni. Ma il tributo dei

socialisti alla Liberazione d’Italia è per il Fondatore della Repubblica

meno degno di memoria a paragone con la rinnegata militanza

giovanile del capo del fascismo. Il cui regime non può, però, definirsi

"qualche cosa che somiglia molto alla democratura". Quest'espressione

suona banalizzante. Il fascismo fu genocidio imperialista, fu leggi

razziali, fu alleanza hitleriana e fu suicidio guerrafondaio di una

nazione; non dunque mera "democratura", ma vera e propria dittatura,

tra le più sanguinarie della nostra lunga storia.

Stazione Tiburtina, 16 ottobre 1943,

la salita al convoglio Roma-Auschwitz

Due parole ora su Bettino Craxi. Ebbe la regia del finanziamento

("irregolare e illegale") del suo partito, non diversamente in questo

dagli altri leader politici della Prima Repubblica. Però, secondo il

procuratore capo Francesco Saverio Borrelli, portò su di sé anche

l’aggravante morale di un notevole "rampantismo". Vero. E non si

obietti, per favore, che l'aggravante morale non conta né sul piano

politico né su quello giuridico, perché così non è. Craxi sbagliò,

ritenendo di doversi aprire a ogni costo un varco tra la DC e il PCI, due

"chiese" zeppe di dollari e di rubli che tenevano bloccata la democrazia

italiana dentro l'incantesimo del "bipartitismo imperfetto". Craxi fu

duramente sconfitto. Nel biennio 1992-1994 venne tramutato nel capro

espiatorio di uno scandalo italiano vasto, profondo e permanente. Finì

annegato in un mare d'ipocrisia, ciò che non ha fatto bene al nostro

Paese, il quale di lì in poi è ancor più sprofondato nella corruzione.

Sicché lo stesso Borrelli ha dichiarato: "Chiedo scusa per il disastro

Page 3: Adl 150416

3

seguito a Mani Pulite. Non valeva la pena di buttare il mondo

precedente per cadere in quello attuale."

Ciò detto, il leader del Psi non somiglia per niente né a Crispi né a

Mussolini essendo sempre rimasto fedele alla sua vocazione di leader

socialdemocratico. Mai trasformista. Non come il Fondatore della

Repubblica, il quale, dopo la giovanile militanza littoria, passò al

partito radicale, poi al PSI (di cui fu parlamentare indipendente), giù

giù fino al berlinguerismo, all’andreottismo, al veltronismo e ora

all'antirenzismo. Beninteso, ognuno ha diritto di cambiare idea. Ma

non è giusto accusare di "democratura" Craxi solo perché trent'anni fa,

dal 1983 al 1987, ha governato l'Italia, legittimamente e piuttosto bene,

restituendo, infine, il suo mandato secondo Costituzione.

Bettino Craxi (Milano, 24.2.1934 – Hammamet, 19.1. 2000)

Basti di ciò. Andiamo a concludere sulla questione più saliente del

fondo domenicale del Fondatore della Repubblica e cioè sul preavviso

di garanzia inviato al Rottamatore. Eccone il testo: «Un Parlamento di

"nominati" in un sistema monocamerale è una "dependance" del potere

esecutivo che fa e disfà senza più alcun controllo, salvo quello della

magistratura se dovesse trovare un reato contemplato dal codice

penale.» Se dovesse trovare un reato…

Traduzione: Forse tu pensi, Matteo, che codesti stravolgimenti di

regole e assetti democratici ti varranno una gran preminenza, grazie

alla quale credi di levar fuori l'Italia dalla crisi. Ma dimentichi,

Matteo, che basterà un trattamento mediatico-giudiziario ben

congegnato per stenderti al tappeto. E allora la "democratura" che

stai plasmando per te, e magari anche a fin di bene, si trasformerà in

un ghiotto pezzo in presa sulla scacchiera dei poteri forti…

Stando così le cose, Renzi si starebbe sostanzialmente scavando la

fossa con le proprie mani.

Ma non è mai troppo tardi. Il Rottamatore ha ancora due opzioni

alternative: 1) Un assennato compromesso dell’ultimo minuto con la

minoranza interna, possibilmente imperniato sulla proposta di legge

elettorale elaborata a suo tempo dal PD. 2) Le dimissioni nelle mani

del Capo dello Stato.

Dopodiché tutti dicono di lui che anche stavolta sbaraglierà tutti e

non avrà bisogno di nessuno né dovrà accordarsi né dimettersi. Eppure

ciascuna delle due uscite di sicurezza di cui sopra sarebbe preferibile

Page 4: Adl 150416

4

rispetto al tentativo di strattonare il Parlamento e l'intero Paese dentro a

un vicolo che francamente ci pare cieco.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Il futuro non è più

quello di una volta

Un aereo a energia solare sta facendo il giro del mondo. Solar

Impulse, icona per un secolo d'energia solare, è decollato

decollato alle 7.12 (ora locale) del 13 marzo scorso dall’aeroporto Al-

Bateen di Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti. Ora si trova a

Chongqing nella Cina centro-meridionale…

di Marco Morosini *)

Solar Impulse 2 è l'aereo ad energia solare FV che sta facendo il giro

del mondo. Il significato di questa impresa non è nel perseguimento di

un record, ma nella comunicazione di un fatto, di un’idea: le moderne

tecnologie dell’energia solare sono mature per le sfide più ambiziose.

Un articolo di Marco Morosini del Politecnico federale di Zurigo.

Certe icone contano più dei fatti. Con un’immagine fulminante

riassumono fenomeni complessi. Forse una nuova icona è nata in

questi giorni, quella del rivoluzionario aereo Solar Impulse, decollato

per il primo giro del mondo in 12 tappe a energia solare il 9 marzo da

Abu Dhabi, la sede dell’Agenzia internazionale per le energie

rinnovabili IRENA e di Masdar City, la città solare progettata da

Norman Foster.

Il significato di questa impresa non è nel perseguimento di record,

ma nella comunicazione di un fatto e di un’idea. Il fatto è che le

moderne tecnologie dell’energia solare sono mature per le sfide più

ambiziose. L’idea è che quello appena iniziato dovrà essere il secolo

dell’energia solare, tanto quanto quello passato fu “il secolo breve

dell’energia fossile”. Quest’idea è controversa, abbracciata da alcuni e

negata da altri. Ma è forse l’idea storicamente più rilevante in

circolazione nel mondo, perché è un’idea pacifica e pacificante, che

raccoglie l’impegno di decine di milioni di cittadini, attivisti, politici,

scienziati, tecnici, imprenditori e lavoratori di ogni paese e ogni credo.

Un’idea ambiziosa, perché promuove cambiamenti millenari per

miliardi di persone. Un’idea realista, perché propone probabilmente

l’unica via d’uscita dalle crisi del clima e dei conflitti mondiali per

l’energia.

Anche un’altra icona dell’aviazione fu forse più importante dei fatti

tecnici che rappresentava: la silhouette del Concorde, l’aereo

supersonico civile in servizio dal 1976 al 2003. Concorde e Solar

Impulse non hanno niente di materiale in comune. Il Concorde era 96

tonnellate di cherosene, 184 tonnellate di peso, 100 passeggeri, 2200

km/h di velocità, 2 miliardi di euro. Solar Impulse è energia solare, 2,3

tonnellate di peso, un passeggero, 50 km/h di velocità, 100 milioni di

Page 5: Adl 150416

5

euro. “Sarà il futuro dell’aviazione civile!” dissero del Concorde tanti

esperti europei. 400 supersonici dovevano solcare i cieli entro il 2000.

“Un’impresa irrealizzabile” dissero molti gruppi industriali, rifiutando

il progetto Solar Impulse. Eppure nello stesso anno, il 2003, si poneva

l’ultima pietra sul tomba del Concorde e la pietra di fondazione del

progetto Solar Impulse.

L’aereo solare concepito dai due pionieri e piloti svizzeri Bertrand

Piccard e Andre Borschberg potrebbe essere un esercizio senza futuro.

In difficoltà con vento forte, con una potenza media di soli 8 cavalli,

trasporta un unico passeggero, in condizioni di comfort miserabili,

decolla alla velocità di una bicicletta. Tutte queste parole descrivono

esattamente le peculiarità di due aerei: il Solar Impulse, del 2015, e il

Wright Flyer del 1903. Entrambi volevano dimostrare una cosa ritenuta

impossibile: alzarsi in volo, spinti rispettivamente da un motore a

combustione e da quattro motori a energia solare.

Il "Solar Impulse" a Chongqing

Due icone, due epoche - Anche il Concorde voleva dimostrare

qualcosa: la fattibilità del trasporto passeggeri a velocità supersonica.

Voluto dai governi francese e britannico come progetto prestigioso di

una grandeur pan-europea, il Concorde fu un gioiello della tecnica. Ma

fu fiasco economico ed ecologico. In media solo il 65% dei posti erano

occupati. Nonostante il prezzo del biglietto fosse dimezzato dalle

sovvenzioni pubbliche, i biglietti venduti non coprivano i costi di

gestione, per non parlare di quelli di sviluppo e costruzione. Rispetto

agli altri aerei, la velocità del Concorde era doppia, il consumo di

carburante triplo, il costo del biglietto decuplicato. Era in sostanza

un’enorme serbatoio volante di cento tonnellate di cherosene, l’unico

aereo di linea in cui il carburante pesava più di tutto il resto. Lo spazio

per i passeggeri era spartano. A dispetto della forma slanciata, il

Concorde fu l’apoteosi della massa, della potenza, dell’accelerazione,

dello spreco, dell’inquinamento acustico e atmosferico. Veramente il

simbolo di un secolo. Fu un’esagerazione costosa, accessibile a pochi.

Un aereo “veramente futurista” avrebbe detto Filippo Marinetti.

Un’enorme libellula appena ronzante - Solar Impulse è

esattamente il contrario: un’enorme libellula appena ronzante, fragile e

leggera. E’ largo 72 metri, come l’Airbus 380, ma è 200 volte più

leggero: 2,3 invece di 500 tonnellate. L’energia che lo muove è

inesauribile, appartiene a tutti, non può essere comprata o venduta, non

alimenta il PIL, i potentati, i colpi di stato, le guerre, non altera il

clima, non inquina l’aria. Diventerà anch’esso il simbolo di un secolo?

Page 6: Adl 150416

6

Tanto diversi sono Concorde e Solar Impulse, tanto simile è la loro

vocazione simbolica. Ognuno incarna un’epoca. Nella sua forma snella

di uccello elegante, l’aereo supersonico sarà ricordato come il canto

del cigno dell’era dei carburanti fossili a buon mercato. Voleva essere

un aereo “pratico”. Prometteva una grande utilità materiale e un grande

successo commerciale, doveva diventare “l’aereo più venduto nel

2000”. Volava da Parigi a New York in tre ore e mezza. “Arrivate

prima di partire” diceva la pubblicità, grazie alla velocità con la quale

attraversava i fusi orari.

Solar Impulse, invece, sembra ad alcuni un costoso giocattolo

inutile, costruito per scommessa. Certo, nessuno si aspetta che

l’energia fotovoltaica muova i grandi aerei da trasporto. Le ricadute

materiali di Solar Impulse sono piuttosto in alcune innovazioni

tecniche e nello sviluppo di velivoli leggeri e autonomi, utili per

esempio per le telerilevazioni e le telecomunicazioni. Non a caso

Google e Swisscom sono tra i suoi sponsor.

100 per cento energia rinnovabile, in cielo e in terra - Solar

Impulse è un’ardita iniziativa sperimentale. Ma le tecnologie per le

nuove energie rinnovabili, in particolare quelle solari ed eoliche, sono

da 20 anni un’affermata forza di mercato in rapida espansione. Mentre

i costi per unità d’energia delle fonti fossili e atomiche continuano a

salire, quelli delle tecnologie per le rinnovabili continuano a scendere.

In Europa esse occupano milioni di persone e raccolgono la grande

maggioranza degli investimenti in nuove infrastrutture energetiche.

“100 per cento energia rinnovabile” è una formula che Solar Impulse

vuole dimostrare possibile per il giro del mondo. Ma è anche la

formula per la quale lavorano un numero crescente di scienziati,

tecnici, imprenditori e politici, che credono di poter portare l’Europa a

produrre prima la sua elettricità e poi l’intera sua energia quasi

esclusivamente da fonti rinnovabili, un traguardo ancora ritenuto

impossibile da molti. Ma non da tutti. Non è un caso che i due piloti e

ideatori di Solar Impulse, l’azienda che lo ha costruito e il Politecnico

federale di Losanna EPFL, che ha partecipato alla sua progettazione

siano elvetici. La Svizzera, infatti, è il primo paese che per il 2050 mira

a diventare una “società a 2000 watt”, cioè a ridurre di due terzi (da

6000 a 2000 watt) l’uso pro capite di energia primaria, ricorrendo

principalmente alle energie rinnovabili e quasi abbandonando le

energie fossili, come ha fissato il governo elvetico nella sua “Strategia

per lo sviluppo sostenibile” del 2002, 2008, 2012 e nella sua “Strategia

energetica 2050”.

Come dicono Borschberg e Piccard, lo scopo di Solar Impulse non è

di stabilire record o proporre un’alternativa alla moderna aviazione, ma

è di dimostrare che i progressi delle tecnologie solari sono così veloci,

da permettere cose fino a ieri ritenute impossibili. Se dimostriamo di

poter volare intorno al mondo con l’energia solare – dice Piccard – chi

potrà dire che con essa non si può far funzionare un frigorifero, un

riscaldamento, un ascensore? Schindler, per esempio, uno degli

sponsor di Solar Impulse, vende già un ascensore a energia solare.

Se la silhouette di Solar Impulse ne diventerà un simbolo e favorirà

l’avvento di un’era delle energie rinnovabili, sarà forse questa la più

utile ricaduta del progetto. Comparando le immagini di futuro evocate

Page 7: Adl 150416

7

dai due aerei da sogno, Concorde e Solar Impulse, viene proprio da

dire che “il futuro non è più quello di una volta”.

Marco Morosini è ricercatore presso il Politecnico Federale di

Zurigo. Dal 1993 al 2004 è stato consulente di Beppe Grillo sulle

tematiche ambientali dello sviluppo sostenibile

L’articolo qui pubblicato è apparso su Internazionale online con il titolo

Solar Impulse, il futuro non è più quello di una volta e su QualEnergia.it

Segui Solar Impulse in diretta:

http://www.solarimpulse.com/

SPIGOLATURE

Ecco che rulla

uno strano tamburo

di Renzo Balmelli

COLPA. Fu uno shock tremendo dal quale la Germania, e non solo,

fece fatica a riaversi quando Günter Grass, scomparso a 87 anni, rivelò

la sua giovanile, ma non di meno entusiasta adesione al nazismo. Lo

scrittore, coscienza critica post bellica che sferzò i suoi connazionali

esortandoli a sostenere il peso della propria storia, si portava dentro

una colpa che come ebbe a dire gli rose l'anima per tutto il dopoguerra.

Quella drammatica confessione fece tanta impressione quanto " Il

tamburo di latta" il capolavoro che colloca il premio Nobel tedesco tra

i protagonisti della letteratura facendone emergere il genio, ma anche

le contraddizioni e il carattere a tratti spigoloso. Col suo tamburello

suonato in modo ossessivo, Oscar Mathzerat, il bambino che si rifiuta

di crescere in segno d protesta verso un'ideologia bacata, riassume su

di se i dolori e le ambiguità di un tremendo passato che non smette di

lacerare le coscienze e sul quale Günter Grass, svelando il suo terribile

segreto, ha gettato uno sguardo senza invocare alibi. E da qui deriva la

sua fama.

ELENCO. Sebbene sia soltanto il primo capitolo di una ancor lunga

marcia diplomatica, l'incontro tra il Presidente USA e Raul Castro ha

in se le premesse per aprire una nuova pagina di storia. Dietro quella

stretta di mano c'è, infatti, da ambo le parti la precisa volontà di

promuovere la svolta tra due Paesi troppo vicini per continuare a

guardarsi in cagnesco. Ora però arriva la parte più difficile: fare in

modo che il dialogo, scongelato dopo mezzo secolo durante il quale

più di una volta si è temuto il peggio, non resti un mero elenco di

opportunità mai concretizzate, Che è poi quanto vorrebbero i

repubblicani mossi da una ostilità quasi patologica nei confronti "

dell'intruso di colore alla Casa Bianca" e perciò pronti a usare

l'artiglieria pesante pur di rovinargli la festa.

Page 8: Adl 150416

8

PALADINA. Con la candidatura da tempo annunciata di Hillary

Clinton, in casa democratica il dado è tratto. E ben difficilmente ,salvo

sorprese, non si vede chi nel suo partito possa ostacolarla nel tentativo

di diventare la prima donna, nonché la prima nonna Presidente degli

Stati Uniti. La scelta di presentarsi con questa doppia e rassicurante

identità, senza apparire la ex di nessuno, ne la first lady di cotanto

marito, ne la ex sfidante perdente di Obama alle primarie, le offre

evidenti vantaggi, ma la espone anche a qualche pericolo, non ultimo

l'illusione di avere già vinto. Per fare centro e tenere a bada i rivali

dovrà convincere gli elettori, soprattutto del ceto medio, che

nell'eventuale sfida con un terzo Bush la vera paladina degli americani,

tutti gli americani, sarà lei.

SOTTO VOCE. Non si conoscono i gusti musicali di Salvini, ma

dopo certe esternazioni è lecito supporre che non straveda per " Prendi

questa mano, Zingara" che fu il cavallo di battaglia di Iva Zanicchi,

guarda caso anche lei protagonista, come Matteo, di una tribolata

relazione politica con Berlusconi. Il quale Matteo, minacciando di

radere al suolo i campi rom, non fa mistero del destino che intendere

riservare ai nomadi. Il leader della Lega di porgere la mano nemmeno

ci pensa. Gli interessa solo fare crescere l'indice di ascolto con slogan

di facile suggestione. Nella ridda di volgarità ciò che maggiormente

inquieta e sprona a riflettere è il fatto che il linguaggio rozzo e brutale

non soltanto fa crescere gli indici, ma anche la platea di chi plaude e

assente sotto voce.

TRUCCO. Se non fosse una faccenda terribilmente e tristemente seria,

ci sarebbe da ridere di gusto nell'assistere alla "guerra dei Roses " in

salsa francese entro le mura di casa Le Pen. In verità nella sfuriata tra il

padre Jean Marie, convinto che la Shoah sia stata un dettaglio dello

storia, e la figlia Marine, che con poco successo prova a rifarsi il

trucco, non c'è nulla che ricordi le divertenti pochade ottocentesche.

Nello squallido psicodramma, le posizioni antisemite e negazioniste

formano un impasto indigesto che a dispetto di ogni tentativo

dell'ultima ora per guadagnare rispettabilità non cambia l'orizzonte

ideologico del Fronte Nazionale. Caso mai, dietro le quinte del

parricidio politico pare di assistere alla farsa crudele dell'asino che da

del cornuto al bue.

VIGNETTE. Chi si scandalizza per il linguaggio spregiudicato dei

fumetti moderni, probabilmente quando era ragazzo non ha mai letto

un albo del vecchio e caro Topolino. Lo facesse ora, sarebbe difficile

non rimanere sorpresi da certe espressioni colorite, per non dire

apertamente sessiste e razziste, che anni fa accompagnavano le

avventure del famoso eroe senza macchia e senza paura. Su Facebook,

grazie all'intraprendenza di ricercatori e utenti, si possono trovare frasi

e battute che non lasciano dubbi sul carattere di talune vignette, molto

esplicite nei contenuti. Rivista oggi, questa galleria di "facezie" è un

viaggio istruttivo alla scoperta di un modo di esprimersi che riflette il

clima di un'epoca neppure tanto lontana e forse mai del tutto

Page 9: Adl 150416

9

tramontata.

VERGOGNA. Fare di ogni erba un fascio, mescolando i problemi del

Paese con un gesto dettato dalla pazzia, è il modo più spregevole di

argomentare sul dramma che è stato all'origine della strage nel Palazzo

di Giustizia di Milano. Nella capitale lombarda si sperava non

accadesse, e invece il coro orchestrato dalla destra di stampo populista,

la destra che usa gli insulti al posto delle idee, non ha potuto evitare, di

fronte a questa tragedia, di buttare la croce addosso al governo e le

istituzioni. Ma poiché ancora non bastava, nel tritacarne della

demagogia è finita anche la solita, stucchevole campagna contro il

buonismo, gli immigrati, i centri sociali e tutto quanto serve per

raccattare miseri consensi a buon mercato. La reazione è stata di

sconcerto per l'ennesima, vergognosa deriva.

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it

Ttip, cresce il fronte del no

Sabato 18 aprile la Giornata mondiale contro i trattati di “libero”

scambio. Fausto Durante, responsabile del Segretariato Europa Cgil:

"L'opinione pubblica non sa nulla dei negoziati, ma grazie alla

nostra mobilitazione sta aumentando la consapevolezza"

Chiedete in giro cos'è il Ttip, in pochi vi risponderanno. Eppure dietro

a questo strano nome si celano decisioni che riguardano tutti, c'è la

salute alimentare, l'idea di una economia assoggettata alle

multinazionali. “Per questo siamo nel pieno della campagna nazionale

ed europea contro il Ttip”, spiega a rassegna.it Fausto Durante,

responsabile del Segretariato Europa Cgil: “L'opinione pubblica non sa

nulla dei negoziati svolti in segretezza, né conosce gli argomenti sul

tavolo. Con la nostra mobilitazione, giorno dopo giorno aumentano

attenzione e consapevolezza”.

Il riferimento è a sabato 18 aprile, Giornata mondiale contro i trattati

di libero scambio (qui tutti gli appuntamenti in Italia). L'appello così

recita: “Fermare le trattative sulla liberalizzazione degli scambi

commerciali e degli investimenti e promuovere un'economia che serva

allo sviluppo dei popoli e del pianeta”.

Per la Cgil l'impegno su questo fronte è massimo. “Siamo dentro a

questa campagna e ci batteremo sino alla fine per ottenere risultati”,

Page 10: Adl 150416

10

sottolinea ancora Durante ricordando che alla vigilia di quella Giornata

mondiale, dunque venerdì 17 aprile, la confederazione terrà un

importante seminario nella sede nazionale di Corso d'Italia a Roma

proprio per rilanciare le proposte del Comitato Stop Tttip.

“Solo in questa settimana - prosegue - abbiamo in programma

cinquanta iniziative, tra cui quelle di Napoli, Milano, Roma, Cagliari,

Salerno, Verona e via dicendo. In tutto siamo arrivati a circa duemila

momenti d'incontro nelle grandi città e nei piccoli comuni, protagonisti

semplici cittadini o associazioni che decidono di mettersi insieme.

Stiamo provando a vincere la scommessa e ci accorgiamo che, al di là

delle strane sigle, questi argomenti davvero coinvolgono le persone”.

Ma cosa accadrebbe se il Ttip fosse approvato? “Per dirne una -

sottolinea l'esponente della Cgil - verrebbero meno le precauzioni sulla

sicurezza alimentare oggi previste dall'Unione europea e in poco tempo

il mercato sarebbe invaso da prodotti ogm con estrogeni e ormoni.

Negli Stati Uniti quel principio non c'è, da noi è esattamente il

contrario: la salubrità del cibo deve essere dimostrata dai produttori, è

una garanzia che bisogna mantenere”.

A favore troviamo il mainstream europeo, le grandi imprese

multinazionali e alcuni governi tra cui quello italiano. La Germania è

più prudente. In Francia, invece, l'attenzione alla sicurezza del cibo è

forte e si registra anche una netta opposizione alla deregolamentazione

che il Ttip introdurrebbe sulle questioni dei diritti d'autore.

“Tra i contrari - sottolinea Durante - troviamo un vasto

schieramento: abbiamo tutti i sindacati e molte associazioni del mondo

agricolo, le ong, una grande parte della società civile. È una divisione

netta: da una parte il primato dell'impresa e gli affari degli azionisti,

dall'altra le ragioni del lavoro, della qualità, di un modello di sviluppo

che non sia fondato sulle regole del mercato”.

Due le richieste della Cgil. La prima al Parlamento Ue affinché si

pronunci contro la ratifica del Ttip in un voto da mettere in calendario

a metà maggio: “Chiederemo a tutti i parlamentari di dire

pubblicamente, prima del voto, come la pensano”. La seconda: “Nel

caso in cui ci sia un voto senza grande maggioranza da una parte o

dall'altra, rilanceremo la richiesta che ha già fatto Ces insieme al

sindacato americano: sospendere il negoziato e riprenderlo su nuove

basi per coinvolgere i cittadini”. (mm)

Economia

Antitrust

La società civile nella lotta ai cartelli

e alle manipolazioni dei prezzi

di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi)

e Paolo Raimondi, Economista

Fin dal suo inizio l’Unione europea ha sempre combattuto la

Page 11: Adl 150416

11

formazione di cartelli tra banche, assicurazioni, imprese ed altri attori

economici. Insieme ai monopoli e agli oligopoli, i cartelli

rappresentano una vera minaccia al corretto funzionamento del

mercato.

Certe imprese, per fissare e alzare i prezzi o per dividersi il mercato

in modo da avere posizioni dominanti o di monopolio, deformano la

sana concorrenza creando dei cartelli, cioè delle alleanze e degli

accordi segreti con alcuni concorrenti. Simili comportamenti

distorcono il mercato e bloccano le innovazioni tecnologiche e i

miglioramenti della stessa qualità dei prodotti. Di conseguenza i

consumatori pagano di più per prodotti e servizi di qualità più bassa.

I cartelli contengono i semi della corruzione e della manipolazione

occulta non solo dei prezzi e, a lungo andare, possono sollecitare anche

infiltrazioni del crimine organizzato.

Perciò decisivo è il ruolo delle agenzie di vigilanza e antitrust.

Spesso esse si trovano di fronte a sfide continue e ardue. Come nella

lotta all’AIDS, anche il virus della manipolazione dei prezzi e la

formazione dei cartelli mutano continuamente. Occorre, quindi, avere

degli strumenti di indagine, di deterrenza e di repressione sempre più

precisi ed efficaci.

Negli anni in Europa le multe applicate contro i cartelli e le

deformazioni del mercato sono cresciute di valore. Nel 2014 sono state

di circa 2 miliardi di euro. Ciò sta ad indicare che sotto il tappeto si

nasconde molta illegalità. Forse crescente. In Italia nel 2013 l’Autorità

Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato 116 indagini per

manipolazioni. Di queste 86 si sono concluse con sanzioni per 9,3

milioni di euro. Ci sembra veramente ancora troppo poco!

Più recentemente sono emersi anche grandi e pervasivi intrighi nel

settore dei servizi finanziari. Per esempio, alla fine del 2014 la

Commissione europea ha multato per 120 milioni di euro la JP

Morgan, l’UBS ed il Credit Suisse per aver creato illecitamente un

cartello allo scopo di manipolare il tasso di interesse del franco

svizzero all’interno della definizione del Libor. Nella stessa operazione

si alteravano anche i tassi di interesse sui derivati.

Come abbiamo più volte denunciato, questi “giochi sporchi” sui

tassi del Libor, sui mercati Forex e simili sono il frutto di cartelli creati

dalle grandi banche internazionali, veri “pupari” che hanno “guidato” i

mercati a loro vantaggio. Le indagini in corso sono molte, come noto.

Le multe, invece, purtroppo sono irrisorie rispetto alle montagne di

guadagni illeciti.

Tutti i settori economici, da quelli più semplici a quelli più

complessi, non sono immuni da tali pratiche. Si va dal mercato del

pesce a quello dei prodotti agricoli, da quello dell’hardware

informatico, dei parabrezza, delle vitamine alla distribuzione del gas. A

rimetterci sono sempre i consumatori.

Per fortuna la consapevolezza di tali distorsioni cresce sempre di più

nei singoli cittadini e nelle associazioni dei consumatori. Lo stesso

regolamento 1/2003 dell’Ue sollecita i soggetti privati e la società

civile a presentare reclami alle autorità garanti della concorrenza, ai

tribunali e alla Commissione.

E non è secondario che la stessa Commissione europea, con un

Page 12: Adl 150416

12

piccolo sostegno attuativo del suo Programma di “Prevenzione e lotta

al crimine“, abbia finanziato alcune associazioni italiane, bulgare,

rumene ed inglesi per preparare uno specifico modello di indagine

finalizzato ad individuare l’esistenza di eventuali cartelli di imprese in

segmenti del mercato.

Il citato progetto transnazionale si chiama TECoL, Tool for

Enforcing Competition Law (www.tecol.eu). Ci sembra importante

oltre che positivo la definizione di un modello che , applicando

nell’antitrust la teoria matematica dei giochi vincitrice di premi Nobel,

“predice” il comportamento di mercato probabile di una o più imprese

in un ambiente di libera concorrenza e reagisce in presenza di una

discrepanza rilevante tra il comportamento atteso dei partecipanti e

quello effettivo.

Del resto le organizzazione dei consumatori e anche singole imprese

spesso percepiscono le anomalie ed i comportamenti scorretti senza

riuscire a trovare prove sufficienti a suffragare i loro sospetti e quindi a

difendere i loro diritti e i loro legittimi interessi. Speriamo che il

progetto in questione abbia successo e porti ad un valido modello

applicativo.

Allo scopo i dati dell’Eurostat e dell’Istat, come dal percorso

indicato da TECoL, inseriti in un calcolatore che utilizza un algoritmo

sviluppato da giovani ricercatori e matematici, dovrebbero portare

all’individuazione delle situazioni non coerenti con il normale

funzionamento del mercato e della libera concorrenza.

Qualora la funzione matematica dovesse indicare un’anomalia, la

ricerca dovrebbe essere approfondita dagli organismi di vigilanza

antitrust.

La nuova Europa e la nuova Italia, secondo noi, si costruisce anche

così, con l’impegno diretto e quotidiano dei cittadini e delle loro

associazioni.

Da Avanti! online www.avantionline.it/

LASCIATI SOLI

Si preannuncia un’estate particolarmente calda e difficile sul fronte

dell’allarme degli sbarchi. Di certo resta un’Italia lasciata sola a

fronteggiare l’emergenza – che si conclude spesso con la conta dei

morti in mare – e un progressivo collasso delle strutture di

accoglienza del Sud.

di Silvia Sequi

Di preciso ci sono i numeri recenti, quasi 10mila persone soccorse

negli ultimi cinque giorni, 16mila dall’inizio dell’anno – e siamo solo

ad aprile – mentre nel 2014 il record raggiunto è stato di 170 mila

immigrati arrivati sulle nostre coste. Di stimato circolano i dati del

Viminale – basati sul recente allarme lanciato da Frontex (l’agenzia

europea delle frontiere esterne dell’Ue, ndr) che prevede tra 500 mila

Page 13: Adl 150416

13

e 1 milione le persone pronte a lasciare le sponde libiche. Dinanzi a

queste previsioni il ministro dell’Interno, Angelino Alfano ha

sollecitato tutti i prefetti di Italia perché mettano a disposizione oltre

6mila posti anche con “provvedimenti di occupazione d’urgenza e

requisizione”. Nel frattempo la Camera ha approvato l’istituzione di

una celebrazione annuale nell’anniversario della strage di Lampedusa,

avvenuta il 3 ottobre 2013 quando morirono in mare 366 persone.

Il responsabile del Viminale ha ipotizzato che Piemonte, Lombardia,

Veneto, Toscana, Emilia Romagna e Campania mettano a disposizione

700 posti ciascuna, 300 la Puglia, 250 Lazio e Marche, 1500 da

dividere tra le altre Regioni. Immediata la risposta dei governatori di

Lombardia e Veneto – che già ospita più di 500mila immigrati –

rispettivamente Roberto Maroni e Luca Zaia: “Non c’è posto”. In

particolare, Zaia intende porre fine “a un’operazione di sostanziale

fiancheggiamento dei trafficanti di uomini e delle loro reti criminali;

basta ai morti gettati in pasto ai pesci; basta all’ipocrisia di un’Europa

solidale solo a parole ma granitica nel negare la disponibilità a farsi

carico per quota parte dei immigrati”. Gli ha fatto eco Maroni che ha

messo subito in chiaro: “Non ci stiamo a subire quest’invasione, quindi

zero posti in Lombardia finché continuerà questo atteggiamento

irresponsabile da parte del governo”.

Matteo Salvini, leader della LegaNord – che sul tema

dell’immigrazione sta imperniando la sua campagna elettorale, in vista

delle elezioni regionali di maggio prossimo – non si è lasciato sfuggire

l’occasione per tornare all’attacco, definendo Alfano “il ministro

dell’Interno più incapace della storia”. Salvini ha poi ribadito che la

priorità va concessa agli italiani e non ai clandestini, sottolineando che

il “problema è bloccare l’invasione clandestina, organizzata dalle

mafie, sostenuta dai terroristi con la complicità del governo”.

Avanti! ha fatto il punto con Luca Cefisi, responsabile del Psi per le

politiche europee e l’Internazionale Socialista che – in merito al rifiuto

da parte di Lombardia e Veneto alla richiesta di Alfano – non ha dubbi:

“Si tratta di una strumentalizzazione dei governi leghisti. Secondo me

andrebbe nominato un commissario ad acta che imponga il rispetto di

un criterio nazionale anche in quelle Regioni che sono parte dell’Italia,

e non sono Padania” rimarca Cefisi. “Nel merito è abbastanza normale

che dinanzi a una fase di instabilità che va dalla Siria alla Libia,

passando per la Palestina e l’Iraq, vi sia già un aumento di flussi di

profughi lungo il Mediterraneo” aggiunge. Sulla possibilità di fermare i

migranti, evitando di farli partire dalle coste della Libia l’esponente

socialista ha ricordato che si tratta di una proposta diffusa e per nulla

recente che consiste nella “creazione di centri di filtro sulle coste

libiche che valutino le persone che possono richiedere una accesso al

territorio dell’Unione europea, e altre che invece vanno fermate sul

luogo”. Sul fronte dell’Ue, Cefisi sollecita infine affinché “l’Italia

faccia la sua parte. L’Europa ci sta impiegando risorse economiche, ma

potrebbe fare di più. Il progetto nazionale ‘Mare Nostrum’ funzionava

meglio di quello europeo – rileva l’esponente socialista – a

dimostrazione che l’Italia sa fare bene da sola”.

Dall’Onu arriva una conferma a chi sostiene che l’Italia è stata

lasciata sola in Europa nel gestire l’emergenza: “L’Italia sta portando

Page 14: Adl 150416

14

un fardello enorme per conto dell’Europa sul problema

dell’immigrazione”, ha affermato il portavoce Stephane Dujarric che

ha anche ricordato come l’Alto Commissariato per i rifugiati “sta

lavorando a livello europeo e in stretto contatto con l’Italia e la

Grecia”.

Vai al sito dell’avantionline

Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/

Elogio dei nominati

Nella Prima repubblica c’erano i nominati del Psi e Craxi fece scelte

per lo più assai felici. I comunisti provvedevano con gli

“indipendenti di sinistra” (più “nominati di loro è difficile

immaginare). E perfino De Mita, alla fine, nominò i suoi “esterni”.

Poi vennero i “nominati” della seconda Repubblica…

di Luigi Covatta

Quando Forattini disegnava Craxi in camicia nera era di moda

denunciare la “deriva autoritaria” del leader del Psi. Fu allora, nel

1991, che Alberto Benzoni pubblicò un pamphlet che prima o poi

ristamperemo, e che si intitolava “Il craxismo”. Al capitolo “mutazione

genetica”, che anche allora andava per la maggiore, e veniva

documentata fra l’altro con il metodo topdown con cui egli aveva

rinnovato la rappresentanza parlamentare del Psi, Benzoni obiettava

che “non c’è stata, nel partito, un’invasione di alieni”, e che “il non

indifferente rinnovamento” rispondeva, “più che a pressioni

strumentali dall’esterno di questo o quel gruppo di pressione”, a “scelte

‘qualitative’ dello stesso Craxi (scelte per lo più assai felici, da Giugni

ad Arduino Agnelli, da Amato a Boniver, da Forte a Intini, da Ruberti

a Carniti)”.

Erano i “nominati” di allora: non moltissimi, perché anche Craxi

doveva fare i conti coi “signori delle preferenze” (quando non doveva

farlo, come nella formazione del governo, era più meritocratico): ma

abbastanza da portare competenze eccellenti in Parlamento. I

comunisti, più disciplinati, provvedevano invece con gli “indipendenti

di sinistra” (più “nominati di loro è difficile immaginare). E perfino De

Mita, alla fine, nominò i suoi “esterni”, fra i quali spiccavano

Scoppola, Del Noce e Ruffilli.

Poi vennero i “nominati” della seconda Repubblica. Nel 1994

Berlusconi “nominò” addirittura un intero partito (i “riciclati” dei

vecchi partiti arrivarono dopo, nel 1996). Ma anche gli altri

“nominarono” a man salva. Del resto era la stessa legge elettorale ad

esigerlo: esplicitamente, con le liste bloccate per l’assegnazione dei

seggi (il 25%) riservati allo scrutinio proporzionale; implicitamente,

per la lottizzazione delle candidature nei collegi uninominali fra i

numerosi soci delle coalizioni in lizza. Per cui la legge Calderoli, in

Page 15: Adl 150416

15

fondo, non ha fatto altro che razionalizzare l’esistente.

Eppure mai, dai tempi di Depretis, tanti parlamentari hanno

cambiato gruppo come nelle ultime sei legislature: nella XII per

assicurare fin dall’inizio la maggioranza al Senato al governo

Berlusconi (ed un ministro del Tesoro, Tremonti, ai suoi governi

successivi); nella XIII per portare il primo comunista a palazzo Chigi;

nella XIV per consentire la formazione di nuovi gruppi parlamentari in

corso d’opera; nella XV per dissolvere la maggioranza schiacciante del

Pdl; nella XVI per mettere fine al secondo governo Prodi. Per non

parlare della legislatura in corso, inaugurata dai 101 “nominati” che

hanno provocato la rielezione di Napolitano al Quirinale.

Insomma, ci sono nominati e nominati. Il problema, alla fine, è chi li

nomina.

Dalla Fondazione Rosselli di Firenze http://www.rosselli.org/

Il significato del 70° della Liberazione

A Firenze, mercoledì 22 aprile, alle ore 17,

Spazio QCR in via Alfani 101 rosso,

Giovanni Pieraccini e

Valdo Spini discutono sul significato della Resistenza nel 70° della Liberazione.

Evento organizzato dalla Fondazione Circolo Rosselli e dalla

Fondazione Turati.

Nel corso della serata il Prof. Maurizio Degl'Innocenti presenta il

volume "Ritratto di una generazione nelle lettere a Giovanni

Pieraccini" a cura di Ginevra Avalle, Piero Lacaita Editore, 2015.

FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/

Salva un libro, adottalo!

“Adotta un libro” è un 'iniziativa concepita per tutelare le edizioni

antiche e di pregio possedute dalla biblioteca della Fondazione Nenni.

I preziosi volumi, alcuni dei quali appartenuti a Pietro Nenni,

necessitano di un restauro in modo da tornare fruibili per gli studiosi.

Salvare un libro è un gesto semplice che sarà ricompensato. Chi

deciderà di contribuire al Restauro di uno o più libri riceverà il

certificato di restauro.

Inoltre all'interno del libro restaurato sarà riportato il nome della

persona, o dell’ente che avrà contribuito al restauro. I donatori

Page 16: Adl 150416

16

verranno ricordati sul sito della Fondazione Nenni e sui nostri social

network.

Scegli se adottare il primo scritto di Nenni del 1913 (introvabile),

oppure un volume di Matteotti.

Segui le istruzioni del link: http://fondazionenenni.it/progetti/adotta-libro

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

LETTERA

Ricordo perfettamente

Una testimonianza sui fatti del G8 di Genova

di Gaetano Colantuono Docente di lettere e storico delle religioni

Nel luglio del 2001 avevo 24 anni e avevo appena iniziato la mia tesi

di laurea in storia del cristianesimo: passavo le giornate leggendo

decine e decine di lettere in latino tardo.

La decisione di raggiungere Genova e partecipare alle

manifestazione contro il G8 veniva dalla progressiva presa di

coscienza che occorreva contestare i principali fautori del malgoverno

neoliberista sul mondo. Avevo sicuramente letto del crescendo di

tensioni e minacce che riguardava soprattutto noi manifestanti, c’era

stato pure da poco il precedente inquietante dei fatti di Napoli, su cui

noto che è caduto l’oblio. Basta, bisognava andarci anche perché sui

pochi media indipendenti avevo letto delle pubbliche lezioni che si

tenevano nelle piazze tematiche attorno alla “zona rossa” ed è difficile

esprimere quanto bisogno di formazione critica, quasi del tutto assente

nella facoltà che frequentavo, avvertivo in quel periodo.

Sono tornato profondamente segnato dai tre giorni genovesi (19-21

luglio): per me, come per molti altri, si è trattata di una cesura

esistenziale. Il potere che disvela il suo volto, l’inconsistenza delle

garanzie democratiche, la solitudine di chi è colpito da ingiustizia.

Avrei potuto anch’io ritrovarmi a dormire al complesso della scuola

Diaz-Pertini: non avevo alcuna affiliazione politica né una precisa

collocazione. Fu Giuseppe, un mio amico di studi che poi ho perso per

strada, a condurmi allo stadio Carlini, dove si erano sistemati i Giovani

Comunisti (il movimento giovanile di Rifondazione) e i Disobbedienti

(sui quali allora pendevano le accuse delle peggiori intenzioni): la vita

si svolgeva tesa per il continuo passaggio di elicotteri a bassa quota ma

priva di particolari problemi, mentre si sistemavano le protezioni di

Page 17: Adl 150416

17

gomma con cui il corteo credeva di potersi avvicinare alla famigerata

“zona rossa”.

Seguii il corteo fino all’imbocco di via Tolemaide, dove con alcuni

pugliesi ci fermammo mentre a poche decine di metri infuriava una

battaglia che avrebbe condotto all’assassinio di Carlo Giuliani, un mio

coetaneo. Poco dopo fummo costretti a indietreggiare con una certa

rapidità: scoprimmo che le cosiddette forze dell’ordine ci stavano

inseguendo: non di una carica di alleggerimento ma di annientamento

si trattava, un atto bellico stavolta vero, non con gommapiuma e

striscioni ma con camionette, gas e manganelli.

Giunsero ad assediare lo stadio per tutta la serata: attendevamo

l’assalto finale con rabbia e timore. Penso che in quel caso non avrei

assistito pacificamente ma avrei utilizzato ogni strumento per difendere

me e il resto dei manifestanti. Ricordo ancora come un inviato di un

quotidiano meridionale venne da noi implorando che qualcuno

chiamasse Bertinotti affinché facesse da intermediario col presidente

della Repubblica, perché, altrimenti, saremmo finiti tutti male (lui

compreso) e lo diceva con le lacrime agli occhi. Scoprii giorni dopo

che di queste vicende sul proprio quotidiano aveva dato una versione

edulcorata. Il tutto mentre si teneva un’infuocata assemblea su come

comportarci per l’indomani, quando era previsto il corteo finale:

piangevamo un nostro coetaneo, tanti arresti e infiniti pestaggi.

Non so dove trovammo la maturità per non cadere in un’ulteriore

trappola, la spirale “violenza chiama violenza”, ma avvenne che quasi

tutti noi, migliaia di giovani che avevano subìto la privazione di molti

diritti, fra cui quello a svolgere una manifestazione autorizzata, e che

vivevano ore di angoscia (ci assaltano o no?), scelsero di reagire

politicamente: scendere nuovamente in piazza senza oggetti

contundenti e “armi improprie”.

Eravamo stati intrappolati ma rifiutavamo di essere stritolati.

Appena tornato a casa e riavutomi dallo choc (aggravato dai fatti della

Diaz) ho tenuto fede agli impegni che presi allora, al Carlini nel

momento dell’angoscia (ciò che non mi uccide mi fortifica): impegno

politico sul territorio, coerenza con le idealità del movimento di

Genova, verità e giustizia. La repressione non aveva vinto del tutto.

Eppure nei primi giorni si era diffusa la voce di un imminente arresto

di massa per noi tutti: i peggiori incubi di antifascista si stavano

avverando.

Non dimentico, dopo aver pubblicato alcuni articoli sulla “Gazzetta”

sul Forum sociale di Atene (2006), che un solerte carabiniere mi

avvicinò per chiedermi di diventare suo “confidente” (sic!) per non

specificate informazioni che evidentemente non possedevo né mai gli

avrei fornito.

Il fatto che dopo ben 14 anni, una vita!, e da parte di un’istituzione

esterna, la Corte di Giustizia europea, si sia accertato che alla Diaz vi

sia stata tortura e che i responsabili, almeno quelli di polizia, siano di

fatto impuniti (ulteriore scherno alle vittime) è eloquente: carattere

sincopato delle istituzioni democratiche in Italia, difficile accesso alla

giustizia e sostanziale impunità fra i colpevoli, fra cui ricordo anche un

ex questore di Bari. Ne deriva una diffusa sfiducia verso le istituzioni,

il vero spread fra la nostra nazione e altri stati europei, dove il rapporto

Page 18: Adl 150416

18

fra cittadini e istituzioni è basato sulla fiducia.

Un’immagine dal film “Diaz” di Daniele Vicari

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Genova. Il libro bianco, a cura del GSF e del Servizio comunicazione del

Milano social forum (2002)

Carlo Gubitosa, Genova nome per nome, 2003

Vittorio Agnoletto e Lorenzo Guadagnucci, L’eclisse della democrazia. Le

verità nascoste sul G8 2001 a Genova, 2011

Alessandro Mantovani, Diaz, processo alla polizia, Fandangolibri, 2011

Marco Imarisio, La ferita. Il sogno infranto dei no global italiani, 2011.

Adriano Zamperini e Marialuisa Menegatto, Cittadinanza ferita e trauma

psicopolitico, 2011

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.