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ALLE ORIGINI DEL FASCISMO SPAGNOLO: GIMÉNEZ CABALLERO E L’ESEMPIO ITALIANO È stata più volte, e da più parti, rilevata l’importanza della guerra di Spagna per la politica italiana durante il periodo fascista, nonostante che la storia dell’intervento fascista in Spagna, per quanto riguarda le sue ripercussioni sulla politica del regime, non abbia ancora trovato un adeguato indirizzo di studi nella più recente storiografia italiana sul fascismo b Enzo Santarelli nella Storia del movimento e del regime fascista met- te in evidenza le ripercussioni politiche provocate nel regime dall’inter- vento italiano in Spagna, intervento destinato a suscitare un urto di portata internazionale. Santarelli inserisce anche la problematica della guerra civile spagnola nella storia italiana del periodo fascista, senza peraltro ricostruire il tema della storia dell’intervento fascista che in ef- fetti non può essere affrontato avvalendosi solo delle fonti a stampa fasciste dell’epoca. Aldo Garosci in Gli intellettuali e la guerra di Spagna (1959) ha compiuto per primo, nel contesto generale del rapporto tra intellettuali e politica durante la guerra civile spagnola, un esame — sia pure per grandi linee — della pubblicistica fascista e antifascista italiana in rela- zione alla guerra spagnola. Egli indica nella genericità ricorrente dei mo- tivi propagandistici e nella superficialità nel considerare gli avvenimenti politici spagnoli cui fa da contrappunto la polemica fascista contro i sistemi democratici, gli elementi prevalenti negli scritti italiani di parte fascista dinanzi alla guerra civile spagnola. Nelle osservazioni di Garosci si profila l’esigenza politica e ideale di contrapporre alla versione fascista della guerra spagnola, la ricostru- zione dell’impegno morale e politico degli antifascisti italiani nella guerra1 1 Molteplici accenni all’intervento fascista in Spagna si trovano in E nzo Santarelli, Storia del movimento e del regime fascista, Roma, 1967, voli. 2; v. anche A lberto Aquarone, La guerra di Spagna e l’opinione pubblica italiana, in II Cannocchiale, 1966, n. 4-6; J ohn F. Coverdale, I primi volontari nell’esercito di Franco, in Storia Con- temporanea, settembre 1971, n. 3, pp. 545-54; per l’antifascismo in Spagna e sull’im- portanza dell’esperienza spagnola per i comunisti italiani cfr. P aolo Spriano, Storia del Partito comunista italiano, (III), Torino, 1970; per un ulteriore approfondimento si sono rivelate di estremo interesse le relazioni presentate al Convegno di La Spezia, tenutosi l’8-9 maggio 1971, su I comunisti e la guerra di Spagna-, per la relazione introduttiva al Convegno cfr. G iuliano P ajetta, Lezioni politiche della guerra di Spa- gna, in Critica Marxista, 1971, n. 4, pp. 101-21.

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ALLE O RIG IN I DEL FASCISMO SPAGNOLO: GIMÉNEZ CABALLERO E L’ESEMPIO ITALIANO

È stata più volte, e da più parti, rilevata l ’importanza della guerra d i Spagna per la politica italiana durante il periodo fascista, nonostante che la storia dell’intervento fascista in Spagna, per quanto riguarda le sue ripercussioni sulla politica del regime, non abbia ancora trovato un adeguato indirizzo di studi nella più recente storiografia italiana sul fascismo b

Enzo Santarelli nella Storia del movimento e del regime fascista met­te in evidenza le ripercussioni politiche provocate nel regime dall’inter­vento italiano in Spagna, intervento destinato a suscitare un urto di portata internazionale. Santarelli inserisce anche la problematica della guerra civile spagnola nella storia italiana del periodo fascista, senza peraltro ricostruire il tema della storia dell’intervento fascista che in ef­fe tti non può essere affrontato avvalendosi solo delle fonti a stampa fasciste dell’epoca.

Aldo Garosci in Gli intellettuali e la guerra di Spagna (1959) ha compiuto per primo, nel contesto generale del rapporto tra intellettuali e politica durante la guerra civile spagnola, un esame — sia pure per grandi linee — della pubblicistica fascista e antifascista italiana in rela­zione alla guerra spagnola. Egli indica nella genericità ricorrente dei mo­tivi propagandistici e nella superficialità nel considerare gli avvenimenti politici spagnoli cui fa da contrappunto la polemica fascista contro i sistemi democratici, gli elementi prevalenti negli scritti italiani di parte fascista dinanzi alla guerra civile spagnola.

Nelle osservazioni di Garosci si profila l ’esigenza politica e ideale di contrapporre alla versione fascista della guerra spagnola, la ricostru­zione dell’impegno morale e politico degli antifascisti italiani nella guerra 1

1 Molteplici accenni all’intervento fascista in Spagna si trovano in Enzo Santarelli, Storia del movimento e del regime fascista, Roma, 1967, voli. 2; v. anche Alberto Aquarone, La guerra di Spagna e l’opinione pubblica italiana, in II Cannocchiale, 1966, n. 4-6; J ohn F. Coverdale, I primi volontari nell’esercito di Franco, in Storia Con­temporanea, settembre 1971, n. 3, pp. 545-54; per l’antifascismo in Spagna e sull’im­portanza dell’esperienza spagnola per i comunisti italiani cfr. Paolo Spriano, Storia del Partito comunista italiano, (III), Torino, 1970; per un ulteriore approfondimento si sono rivelate di estremo interesse le relazioni presentate al Convegno di La Spezia, tenutosi l’8-9 maggio 1971, su I comunisti e la guerra di Spagna-, per la relazione introduttiva al Convegno cfr. G iuliano Pajetta, Lezioni politiche della guerra di Spa­gna, in Critica Marxista, 1971, n. 4, pp. 101-21.

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civile che doveva consentire « il ritorno degli Italiani alla vita euro­pea ». Tale esigenza tende a porre in luce il sostanziale apporto docu­mentario — anche se non tradotto in una corrente di studi — degli scritti di parte antifascista di fronte al « vizio di origine » delle opere pubblicate in Italia durante il periodo fascista2.

Sulla scarsa attenzione prestata fino ad oggi alla pubblicistica fascista di fronte alla guerra di Spagna, pesa indubbiamente un atteggiamento di natura politica, di rifiuto della mistificazione storica di quegli eventi, compiuta dal fascismo, ma più in generale pesa la tendenza ad identi­ficare l ’interesse del fascismo italiano per la Spagna con quello del fa­scismo per la guerra di Spagna; ciò ha contribuito a spostare quindi l’attenzione sull’atteggiamento dell’opinione pubblica italiana di fronte alla guerra spagnola. Di conseguenza non si è tenuto conto della pro­blematica culturale e politica della Spagna, in quanto tale, come elemento di formazione del giudizio italiano sulla Spagna durante il periodo fascista.

L’interesse del fascismo per la Spagna, affermatosi sin dalla prima metà degli anni venti, preso nel suo insieme, si delinea come una visione reazionaria della società contemporanea spagnola, proprio perché sull’in­terpretazione data dal fascismo italiano degli avvenimenti politici spagnoli pesa il modo con cui ci si è avvicinati alla cultura e alla storia della Spagna del secolo XX.

L’allentamento dei rapporti politici e la debolezza degli stessi rap­porti economici nell’ultimo quarto del secolo XIX contribuiscono ad at­tenuare l ’interesse italiano per la Spagna che si era mantenuto così vivo e ricco di spunti nell’intrecciarsi di contatti tra liberali italiani e spagnoli e durante il corso delle lotte risorgimentali. La nascita della stampa quotidiana in Italia e l’aumento del numero delle riviste illustrate avvia una graduale informazione sulla politica e sulle manifestazioni della vita politica spagnola in generale, mentre acquistano nel contempo particolare rilievo le annotazioni di folclore proprie della letteratura di viaggio.

Tuttavia nei primi anni del secolo si verifica in Italia un radicale mutamento nel modo di considerare la vita spagnola con l ’affermarsi di una immagine nazionalista della Spagna, contrastata da una opinione pub­blica italiana di ispirazione democratica e socialista che appoggia per esempio la lotta di indipendenza cubana nel 1898. Tale immagine si era affacciata all’ombra di una involuzione irrazionalista della vita culturale italiana che accomuna la critica al positivismo a quella nei confronti del socialismo e della democrazia3.

2 Cfr. A l d o G a r o s c i , Gli intellettuali e la guerra di Spagna, Torino, 1959, pp. 417- 56; v. anche, G io r g io R ù v id a , La guerra civile spagnola. Problemi storici e orien­tamenti bibliografici, in Rivista storica del socialismo, 1959, fase. 6, pp. 265-94.3 Cfr. N o r b e r t o B o b b io , Profilo ideologico del Novecento i n Storia della Lettera­tura Italiana, IX, Milano, 1969, pp. 121 e sgg.

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In pari tempo la reazione antipositivista in Spagna fa perno sulla polemica antisocialista e antidemocratica e contro il riformismo sociale dei primi governi seguiti alla crisi del ’98, che erano espressione di una corrente di pensiero politico e sociale sviluppatasi sin dagli anni della for­mazione della Prima Internazionale. Tale reazione antidemocratica si av­vale anche dell’incipiente influenza dell’irrazionalismo nietzsciano diffusosi in Spagna a cavallo del secolo in un terreno di restaurazione ideologica preparato dalla reazione nazionalista dopo la perdita nel 1898 del dominio coloniale spagnolo, e che apre la strada ad una concezione decadente della storia spagnola4.

Importa qui cogliere gli aspetti più propriamente ideologici dell’in­teresse nutrito per la vita letteraria spagnola del primo novecento, che trova dei punti di contatto con la corrente storiografica e letteraria svi­luppatasi come studio di carattere accademico di una problematica cul­turale, ad opera della cultura militante italiana, come elemento di media­zione nel successivo affermarsi dell’attenzione per la vita politica.

La reazione antipositivista in Spagna, strettamente connessa al sor­gere del nazionalismo, viene solo in parte recepita attraverso l’irrazio­nalismo papiniano maturato dall’esperienza del Leonardo. Nel 1906 dalle pagine del Leonardo Papini propone all’attenzione degli scrittori italiani la figura di Unamuno con il quale verrà a identificarsi in seguito lo spirito della « generazione del ’98 », intesa in Italia più come genera­zione letteraria che come nucleo culturale intento a compiere, nel primo decennio del secolo, una revisione dei valori della ideologia dominante dell’epoca della restaurazione da Canovas. Papini, nel muovere a Farinelli e agli studiosi di letteratura spganola l’accusa di occuparsi di cose vec­chie e di far finire la Spagna col secolo XVII, dimostra di ben compren­dere il mutato clima nazionalista che si va facendo strada tra gli intel­lettuali spagnoli dei primi anni del Novecento.

Papini vede nell’Unamuno della Vida de Don Quijote y Sancho (1905), il banditore della politica « regeneracionista » di Costa e del riformismo di Maura, e ciò perchè attraverso l’interpretazione « morale » del Chi­sciotte, Unamuno « riconosce — scrive Papini — come virtù il disprezzo della vita comoda, degli affari, della morte, e l’amore dell’avventura e della povertà, il coraggio della solitudine e della pazzia » 5. È questo un giudizio, nel quale si scorge, nella sua anticipazione letteraria il tentativo di considerare Pindividualità di un popolo attraverso le sue espressioni culturali più generalizzabili.

L ’opera di rottura e di aggiornamento della vita culturale italiana

4 Per una discussione sul tema del ’98 cfr. Manuel Tunón de Lara, Medio siglo de cultura espanola (1885-1936), Madrid, 1970, pp. 100-28.5 G iovanni Papini, Miguel de Unamuno, in Leonardo, a. IV, 1906, ottobre-dicembre, p. 365.

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negli anni precedenti la prima guerra mondiale, condotta da Papini in­sieme a Prezzolini, sul tema della Spagna, reca l ’impronta dell’interesse per l ’interpretazione unamuniana del Chisciotte6 7.

Con il fascismo l ’opera di aggiornamento culturale e di divulgazione della vita letteraria spagnola in particolare, si inserisce nel quadro più generale della fascistizzazione della cultura, recuperando interessi, inizia­tive e istituzioni culturali alla stabilità del regime. Per quanto riguarda i rapporti culturali con i paesi di lingua spagnola, e in particolare con i paesi dell’America Latina, essi verranno affidati all’Istituto Cristoforo Colombo sorto nel 1923 1. Le varie iniziative dell’Istituto erano rivolte, nell’ambito dell’indirizzo politico-propagandistico promosso dal regime, a guadagnare al fascismo gH emigranti attraverso una attività organizza­tiva pohtico-diplomatica e culturale di fiancheggiamento dell’espansione del movimento dei fasci italiani all’estero. L ’orientamento prevalente­mente nazionalista tendeva a fare dell’Istituto — cui si aggiunge sin dal 1926 la rivista Colombo — il portavoce di una politica di espansione commerciale sulla base della presenza delle comunità italiane nell’America del Sud8. Sul piano culturale, le monografie sui singoli paesi, l ’attenzione per l ’emigrazione italiana, il tema della diffusione del Hbro e della lingua

6 Nel 1913 Gilberto Beccari — primo traduttore delle opere di Unamuno posteriori al 1905 — traduce per l’editore Carabba di Lanciano, al quale si erano legati Papini e Borgese (Cfr. G iuseppe Prezzolini, La cultura italiana, Milano, 19302, p. 224), la Vida de Don Ouijote y Sancho, ristampata nel 1924 per la società editrice La Voce di Fi­renze, cui seguiranno altre versioni; traduzioni e ristampe che si accompagnano ad una larga diffusione in Italia dell’opera maggiore del Cervantes, segnatamente a par­tire dagli anni venti (Cfr. O reste Macri, Mezzo secolo di traduzioni italiane dello spagnolo, in L’Albero, 1962, n. 36-40, pp. 80-92). Papini ritornerà più volte sul tema del Chisciotte e sulla figura di Unamuno, ved. G iovanni P apini, Don Chisciotte del­l'inganno, in La Voce, n. 4, 1916, pp. 193-205; Kitratti Stranieri (1908-1921), Firenze, 1932; Unamuno e il segreto della Spagna, in Nuova Antologia, 16 gennaio 1937, pp. 137-42, e riprodotto col titolo Epigrafe per Miguel de Unamuno, in II Frontespizio, febbraio 1937, n. 2, pp. 89-91.7 L’Istituto Cristoforo Colombo fondato nel 1923 da Amedeo Giannini, con l’appog-

,gio di Bottai, ebbe sin dal 1928 suo presidente, il nazionalista Emilio Bodrero, cfr. Con­siglio Nazionale delle Ricerche, Enti Culturali, II, Bologna, 1929, p. 54; cfr. anche Colombo, settembre-ottobre 1928, fase. V, pp. 489-91; Prezzolini, fautore di una aper­tura alle correnti culturali europee, lamenta lo scarso interesse per la cultura spagnola e dei paesi dell’America del Sud, attribuendo all’attività promossa dall’Istituto Cristo- foro Colombo in questo senso, il merito di aver smosso le acque (cfr. G iuseppe Prez- zolini, La cultura italiana... cit., p. 457); Prezzolini — divenuto direttore della Casa Italiana della Columbia University nel 1930 — si farà promotore di una diffusione della cultura italiana, che si configura come strumentalizzazione della cultura ai fini politici del fascismo (cfr. D aria Frezza Bicocchi, Propaganda fascista e comunità italiane in USA: La Casa Italiana della Columbia University, in Studi Storici, 1970, n. 4, pp. 661-97).8 Si veda il primo numero della rivista Colombo volto a cercare una veste organizza­tiva e istituzionale attraverso il riconoscimento e l’appoggio diplomatico. Si istituisce in seguito una rubrica di notizie economiche e commerciali.

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italiana, costituiscono l ’indirizzo fondamentale delle iniziative dell’Isti­tuto 9.

Importante è anche mettere in rilievo l ’attività di divulgazione della vita culturale contemporanea dei vari paesi ed in particolare della Spagna, nel quinquennio di vita della rivista Colombo. Fatta eccezione per alcuni interventi di carattere accademico, buona parte della rivista è indirizzata a far conoscere, attraverso schede riassuntive, un profilo dei letterati contemporanei, in modo da consentire una più ampia traduzione di romanzi contemporanei, soprattutto spagnoli10 11.

Denominatore comune di questa attività è la presentazione acritica della vita letteraria spagnola, che raggiunge il livello più basso durante gli anni della guerra civile. Si tratta di una attività di recensioni in riviste e giornalin, che tenderà sempre più a restringere la vita letteraria spa­gnola fino ad identificarla con quella della « nuova Spagna »; in tale operazione si distingue il Meridiano di Roma I2 13, e non poteva essere altri­menti, essendo una rivista con « compiti di fiancheggiamento dell’azione politica e quindi con totale incapacità a svolgere una politica culturale in grado di esercitare un’influenza sia pure minima sulla più autentica cul­tura borghese » u .

Questo atteggiamento era reso possibile dalla rinuncia a recepire le istanze rinnovatrici della cultura spagnola che erano venute maturando

9 Le rubriche di segnalazioni di libri — italiani e di lingua spagnola — e le rasse­gne letterarie costituiscono il corpo della rivista Colombo, il cui carattere eterogeneo e divulgativo rimarrà una costante. Sulle attività dell’Istituto, cfr. Luigi Bacci, L’attività dell’Istituto Cristoforo Colombo, in Colombo, settembre 1927, V, pp. 253-62; per il tema della diffusione del libro e della lingua italiana, cfr. Luigi Bacci, Italia e Ame­rica Latina nei rapporti economici e culturali, in Colombo, 1926, fase. II, pp. 123-32; Lucio Ambruzzi, Spagna e Italia nell’Ispano-America, in Colombo, 1930, luglio-ottobre, pp. 343-54.10 Si vedano in particolare le rassegne a cura di Piero Pillepich e Carlo Boselli, ed in seguito — sin dall’ottobre 1927 — con la collaborazione di José Maria Acosta, scrittore e redattore del quotidiano monarchico di Madrid ABC, del giornalista e scrittore César Gonzales Ruano ed altri.11 Attività di recensione e di segnalazione di testi letterari spagnoli (cfr. Ruggero Palmieri, L’ispanismo in Italia, in Bibliografia generai espanola e hispanoamericana, 1923, II, Madrid-Barcelona, 1925, pp. 11-17), che dopo l’esperienza della rivista Co­lombo converge in altre riviste o periodici; tale sarà il caso della Nuova Antologia di Federzoni, il quale affiderà una rubrica sulla vita letteraria spagnola a Ezio Levi e a Camillo Guerrieri Crocetti. Del resto, indice di questo interesse per la vita letteraria spagnola, sono le varie iniziative editoriali: la casa editrice Sansoni istituirà all’inizio degli anni trenta la « Biblioteca hispano-italiana », mentre la Nuova Italia darà vita ad una collana scolastica di autori francesi e spagnoli.12 Meridiano di Roma (a. I, n. 1, 13 dicembre 1936) — diretto da Bragaglia, Consi­glio, Debenedetti, Di Marzio e Quilici — rappresenta un ulteriore deterioramento del livello critico in relazione alla vita letteraria spagnola; infatti in esso l’immagine della Spagna rimane affidata al taccuino di viaggio del giornalista o del cronista di guerra, cui si affianca l’attività di alcuni scrittori di temi spagnoli come Ambruzzi, Fusero, Vian ed altri.13 G iorgio Lu t i, Cronache letterarie tra le due guerre 1920-1940, Bari, 1966, p. 144.

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fin dal ’27 nel clima di opposizione alla dittatura e che nelle mutate condizioni politiche durante la Repubblica dovevano manifestarsi attra­verso l’instaurazione di un nuovo rapporto tra cultura e politica14.

La vita culturale spagnola così come viene presentata in Italia si configura come una mediazione ideologica dell’azione politica, mentre il giudizio espresso sugli avvenimenti politici riflette via via ed in maniera diretta l’opinione che il regime si forma di sé attraverso l’opera di tra­sformazione dello Stato. In questo senso le esperienze politiche che si succedono in Spagna vengono interpretate dal fascismo italiano pren­dendo come punto di riferimento e di paragone le realizzazioni del regime.

Porre il problema della ricostruzione dell’atteggiamento dell’opinione pubblica spagnola verso il fascismo, significa, perciò, seguire il dibattito tra le forze politiche spagnole sul fascismo come nuova forma di potere politico, tenendo presente l ’osservazione fatta da Ernesto Ragionieri se­condo cui « il fascismo quale si veniva realizzando in Italia era anche espressione di una tendenza a risolvere attraverso i nuovi strumenti po­litici di un regime reazionario di massa le contraddizioni esistenti in tutte le società capitalistiche tra l’esercizio del potere da parte delle classi dominanti, la spinta delle masse lavoratrici e la crisi di media­zione degli organismi rappresentativi in momenti di gravi difficoltà eco­nomiche » 15.

La grave crisi economica attraversata dalla Spagna alla fine della prima guerra mondiale — crisi di sovrapproduzione — si accompagna ad una forte ondata rivoluzionaria sull’esempio della Rivoluzione d’Ot- tobre in Russia, aprendo così un periodo post-bellico nel quale le con­traddizioni dell’arretrato capitalismo spagnolo e l ’attacco del fronte antioperaio, tanto più gravi in un paese in cui la rivoluzione demo­cratico-borghese si era sempre mossa su di un piano di grave debolezza intrinseca, creano un ampio margine per soluzioni politiche autoritarie16.

L’appoggio al regime di Primo de Rivera ( 13 settembre 1923-28 gen­naio 1930) proviene dalle aspirazioni restauratrici delle classi dominanti spagnole all’indomani della crisi post-bellica, che vedono consolidata, negli anni della dittatura, la tendenza al rafforzamento del capitalismo monopolistico, mentre si accentuano gli squilibri sociali e rimangono in­tatte le strutture economiche del paese, soprattutto quelle relative alla proprietà agraria I7.

14 Cfr. Manuel Tunón de Lara, Medio siglo de cultura espanda, cit., pp. 237 e sgg.15 Ernesto Ragionieri, Italia giudicata, Bari, 1969, p. LIV.15 Cfr. Manuel T unón de Lara, Storia della repubblica e della guerra civile in Spa­gna, Roma, 1966, Parte I; per quanto riguarda il movimento operaio spagnolo di fronte alla crisi postbellica, cfr. Manuel Nónez de Arenas - Manuel Tunón de Lara, Historia del movimiento obrero espanol, Barcelona, 1970, pp. 181 e sgg.17 Cfr. Manuel Tunón de Lara, Storia della repubblica e della guerra civile in Spagna, cit., pp. 141 e sgg.

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Si comprende così come in Spagna il clima di simpatia verso il fa­scismo italiano provenisse da quei settori dell’opinione pubblica che si riconoscevano nel governo di Primo de Rivera. Espressione di questa corrente di opinione favorevole al fascismo italiano sono le annotazioni di Francisco Cambó — esponente politico e finanziario di primo piano •del partito della borghesia industriale catalana — che dall’apprezza­mento della politica di espansione del regime italiano, intesa come un accrescimento della potenza economica e militare dell’Italia resa pos­sibile dall’esistenza di uno stato forte, mette in rilievo le vere aspira­zioni e la tendenza autoritaria della borghesia catalana1S.

Negli anni della dittatura i due paesi non ebbero motivi di attrito intorno a questioni politiche pendenti o a obbiettivi di politica estera, ma anzi prese corpo in quel periodo una intesa atta a favorire i rapporti politici e commerciali tradizionalmente molto deboli18 19.

L’avvento della Repubblica in Spagna e la comparsa di correnti fa­scistizzanti e di movimenti a carattere fascista contribuirono a mutare l ’atteggiamento dell’opinione pubblica spagnola, più nettamente divisa tra filofascisti ed antifascisti fino a diventare campo di uno scontro aperto negli anni della guerra civile.

Nel clima generale della involuzione politica degli anni venti in Europa, il dibattito sulla crisi della democrazia e sulle forme del potere politico nei vari paesi a regime autoritario attirò l’attenzione del fasci­smo italiano, che in questo dibattito costituiva proprio uno dei maggiori punti di riferimento. Per parte sua il fascismo avviò in Italia un di­scorso politico-propagandistico sulla falsariga delle « ripercussioni del fascismo », intento a cogliere gli elementi di analogia con l’esperienza italiana nella nuova realtà politica europea del dopoguerra.

L’involuzione autoritaria della vita politica spagnola durante la dit­tatura, espressione della crisi del liberalismo e del parlamentarismo delle classi dirigenti prebelliche, offre di per sé motivo al fascismo ■di occuparsi della Spagna. Tuttavia la svolta del ’25-26 della poli­tica estera italiana nel senso dell’affermazione di una espansione coloniale africana ed il consolidamento della presenza spagnola in Marocco negli stessi anni, creano una convergenza di motivi tra i propositi dei due regimi che spiega ulteriormente l’attenzione che in Italia si verrà pre­

18 Cfr. Francisco Cambó, En torno del Fascismo Italiano, Barcelona, 1925, pp. 134-35.19 II commercio estero della Spagna con l’Italia era di piccola entità essendo orientato prevalentemente verso lTnghilterra, la Francia e la Germania; per la convenzione di navigazione e commercio del 15 novembre 1923 cfr. Trattati e Convenzioni fra il Re­gno d’Italia e gli altri Stati, Roma, ministero degli Affari Esteri, 1930, voi. 23, pp. 124- 29; la scarsa importanza degli scambi commerciali tra i due paesi rimarrà un dato costante fino all’inizio della guerra civile (ved. E t t o r e L a t r o n ic o , Spagna Economica: oggi e domani, Milano, 1938).

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stando alle realizzazioni della dittatura spagnola. Il modo con cui viene afìrontata la politica spagnola non avrà, comunque, quella risonanza né il rilievo dato dalla stampa fascista alle esperienze politiche nei paesi centro e medio-orientali europei determinati in buona parte da ragioni di politica estera20.

Nell’arco più vasto dell’interesse allora suscitato verso l’influenza del fascismo italiano in altri paesi centro-europei, che trova rispondenza in Critica fascista sin dal 1925, Bottai aveva affidato allo scrittore Carlo Boselli il compito di condurre un’inchiesta sulle ripercussioni del fasci­smo in Spagna. Critica fascista sarà la sola rivista di intervento politico che fino al ’29 si occuperà della Spagna, rivista che sorta nel 1925 acquisterà subito una tendenza « eclettica — come afferma Santarelli — nel tentativo di promuovere una sintesi fra sindacalismo e nazionalismo, indirizzando il fascismo, nella fase di trasformazione dello Stato, verso istanze corporative, ravvivate da un certo qual senso dei problemi intellettuali » 21.

L’interesse di Critica fascista verso la politica spagnola è rivolto alla comprensione delle analogie o divergenze nell’opera di trasformazione della struttura statale rispetto a quella che lo stesso fascismo a partire dal ’25 cerca di attuare in Italia sul piano istituzionale, politico ed amministrativo eliminando dalla vita italiana ogni forma di libertà sin­dacale, di lotta politica e di dibattito. L ’interesse si riferiva più alla politica della dittatura che alla comprensione della realtà spagnola; mancava quindi una consapevolezza delle implicazioni di giudizio nella distinzione tra Spagna e autoritarismo deriverista, e anzi si trattava di comprendere fino a che punto la politica seguita da Primo de Rivera permeasse il tessuto della vita politica nazionale, così come si cercava di fare attraverso la trasformazione dello Stato e la nuova organizza­zione di massa che il partito fascista prospettava in Italia.

Un primo elemento di divergenza viene indicato nella debolezza di un movimento nazionalista che fosse a sostegno del programma restaura­tore di Primo de Rivera, debolezza da ricercarsi nel mancato intervento nella prima guerra mondiale che avrebbe così « addormentato » la co­scienza nazionale. Il distacco tra Primo de Rivera ed il paese risulta aggravato — scrive Boselli — perché il generale non ha saputo con­durre fino in fondo l ’« epurazione » sociale e politica per estirpare i mali del paese quali il regionalismo, il terrorismo sindacale o il dilagare dello spirito burocratico dell’amministrazione pubblica, presentati come mali caratteristici della vita politica spagnola22. Boselli conclude che

20 Cfr. Enzo Santarelli, Storia del movimento e del regime fascista, cit., I, pp. 488 e sgg.21 Ibid., I, p. 514.22 Cfr. Carlo Boselli, La Spagna, Primo de Rivera e il fascismo, in Crìtica Fascista,

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non si può, quindi, parlare di un vero fenomeno fascista in Spagna, tanto più in quanto la forte opposizione degli intellettuali, soprattutto a partire dal 1927, costituirà una ulteriore espressione della mancanza di un programma concreto e di una ideologia capaci di raccogliere il consenso delle forze sociali e politiche23.

A differenza della dittatura spagnola che solo nell’estate del 1929 si riprometteva di affrontare la trasformazione delle istituzioni dello Stato, il regime italiano aveva già intrapreso la costruzione dello Stato totalitario che era stata preannunciata da Mussolini nel discorso del 3 gennaio 1925 e che nel decennio successivo doveva svilupparsi fino alla sua completa edificazione.

Il fallimento della politica deriverista — la dittatura cadde il 30 gen­naio 1930 — verrà indicato nella assenza di una forza organizzata in movi­mento, nella mancanza di una ideologia e di una dottrina coerente, il tutto aggravato — aggiunge Boselli — dalla espressa volontà di fare ritorno alla normalità costituzionale, venendo meno così al programma iniziale di « epu­razione » in tu tti i settori della vita politica spagnola24.

Questo giudizio, condiviso da altri commenti apparsi sulla stampa del­l ’epoca veniva in parte attenuato da un parziale apprezzamento dell’azione politica della dittatura. Dalle pagine della gentiliana Educazione fascista, organo dell’Istituto nazionale di cultura fascista al quale collaboravano idea­listi e nazionalisti, giungeva il riconoscimento al regime deriverista per aver saputo « strozzare l ’anarchia e il separatismo che devastavano il paese e ridare a questo un ordine e una disciplina per lo meno esteriore » 26.

Particolarmente significativo il giudizio del Volpe, il quale in un arti­colo apparso nel maggio 1930 sulla Nuova Antologia — passata poco dopo sotto la direzione del nazionalista Luigi Federzoni27 — riassumendo una

1 luglio 1925, n. 13, pp. 243-8; per la cont. ved. n. 14, 15 luglio, pp. 266-8; Carlo Boselli (Cfr. Chi è? Dizionario degli italiani d'oggi, Roma, 1940, IV ediz.) noto come traduttore e studioso di letteratura spagnola, svolse anche una intensa attività di propagandista politico.v Cfr. Ibid., n. 14, 15 luglio 1925, p. 266; ved. anche Carlo Boselli, Mussolini, Primo de Rivera e gli intellettuali, in Critica Fascista, 1927, n. 10, pp. 187-9.24 Cfr. Carlo Boselli, L’incerta situazione spagnola, Il tramonto di de Rivera, in Critica Fascista, 1930, 15 febbraio, n. 4 pp. 75-9.25 Cfr. Ezio Maria G ray, La crisi politica della Spagna. Luci e ombre della succes­sione di de Rivera, in Critica Fascista, 1930, 15 marzo, n. 6, pp. 112-16. La mancanza di una salda coscienza nazionale, il regionalismo — che si tende a spiegare in_ chiave geopolitica —, l’individualismo, sono il rovescio della stessa medaglia, la crisi del­l’unità nazionale, tema che si presenta come la costruzione del mito della « crisi na­zionale» della società spagnola che così larga fortuna troverà nella pubblicistica degli anni successivi; a questo proposito cfr. Carlo Boselli, Spagna paese di contrasti, in Critica Fascista, 1930, 1 marzo, n. 5, pp. 92-4; G. F. Chilo, Politica estera ed interna della Spagna nel nostro secolo, in Colombo, 1930, fase. XXV-XXVI, pp. 399-419; Corrado Pavolini, Spagna in convulsione, in Gerarchia, 1931, pp. 287-97.26 L. C., Primo de Rivera, in Educazione Fascista, 1930, marzo, pp. 158-9.27 Sulla Nuova Antologia, ved. Luigi Federzoni, Dalla vecchia alla novissima

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serie di motivi che in sostanza si sono consolidati sulla strada percorsa dal regime fascista, tende a porre in primo piano il problema del « particola­rismo », in antitesi con il sentimento di vincolo unitario nazionale, come discriminante storica e politico-contingente del giudizio sulle forme del potere politico in Spagna.

[Ma] la Spagna soffre sempre — scrive Volpe — di scarsa coesione e omogeneità interna, è povera di disciplina e di senso dello Stato, si inchina sempre ai vecchi idoli mentali, subisce fortemente influenze politico-inte- lettuali di altri vicini paesi. Le mancano anche gli energici stimoli di una po­polazione esuberante. Non ha avuto movimenti di massa come il socialismo. Non ha avuto la guerra che scompigliasse i vecchi quadri, logorasse i vecchi partiti e consentisse esperienze nuove, affogasse i particolarismi entro un gran­de e operoso sentimento nazionale, creasse accanto all’affarismo e al materia­lismo dell’èra modernissima, anche le forze spirituali capaci di contenerli e neutralizzarli2S.

Il Volpe nell’indicare la mancata partecipazione alla guerra e l ’assenza di un movimento di massa come il socialismo — affermazione questa che non corrisponde all’esperienza politica spagnola degli anni della guerra che conobbe invece una forte ondata rivoluzionaria — , intende segnalare anche la mancata formazione di un movimento nazionalista che acquistasse una propria fisionomia politica, come era avvenuto in Italia con la cam­pagna interventista e nella mutata realtà politica e sociale del dopoguerra.

Sulla limitata capacità delle « forze spirituali » di cui parla il Volpe, si appunteranno i commenti, via via più numerosi degli anni successivi, individuando nel « particolarismo » un fenomeno corrosivo del « senti­mento nazionale ».

Il giudizio su de Rivera, visto attraverso la lente del consolidamento del potere politico del regime fascista in Italia e su cui pesa la matrice nazionalista, non poteva certo essere altro che un giudizio negativo, tutta­via in esso si tende a trasformare il fallimento della politica della ditta­tura in una riflessione più generale sul significato della recente storia politica della Spagna. Da qui nasce, quindi, l ’idea di una crisi nazionale, intesa come una costante storica, che a partire da questo momento diviene il motivo ricorrente nella pubblicistica fascista per spiegare, ora come cau­sa ora come effetto, gli avvenimenti politici spagnoli.

L ’avvento della repubblica in Spagna il 14 aprile 1931 e la conse­guente liquidazione delle istituzioni monarchiche riproponeva alle forze politiche spagnole il compito del rinnovamento delle vecchie strutture e della trasformazione dello Stato in senso democratico e si sprigionavano

«Antologia », in Nuova Antologia, 1931, voi. 355, pp. 274-86; Arturo P ompeati, Ses- santacinque anni di «Nuova Antologia», in Nuova Antologia, 1935, voi. 377, pp. 119-28. 23 G ioacchino Volpe, La dittatura del generale de Rivera, in Nuova Antologia, 1 maggio 1930, pp. 57-8.

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•così tutte quelle forze sociali e spirituali che il clima della dittatura aveva mantenuto al margine della vita politica. Questa nuova realtà fa mutare •direzione all’immagine della Spagna che si era venuta esprimendo in Italia, e la stessa critica alle realizzazioni della dittatura ne costituiva un avver­timento.

In Spagna sin dal 1931 si afferma un movimento di destra conservatore e di ispirazione clericale consolidatosi nella opposizione al capovolgimento dei tradizionali rapporti di potere politico e in particolare dei tradizionali rapporti tra stato e chiesa, opposizione intransigente sollecitata dalla stessa politica conservatrice del Vaticano che con il Concordato del ’29 sanciva definitivamente l ’appoggio al regime fascista.

Con la formazione di alcuni movimenti di chiara ispirazione fascista in Spagna si aggiungono alla riflessione italiana sulla vita politica spagnola i motivi offerti dalla nascita del fascismo. Gli interventi sul fascismo spa­gnolo nelle riviste italiane tra il ’32 ed il ’35 verranno affidati in gran parte a Ernesto Giménez Caballero, lo scrittore fascista spagnolo che ebbe mag­giore notorietà in Italia negli anni trenta.

Giménez Caballero, scrittore e organizzatore culturale, fondò nel 1927 la rivista La Gaceta Literaria ed ebbe larga importanza nell’ambito della cultura militante spagnola29. Egli non ha ancora trovato una collocazione critica e storiografica nella storia del fascismo spagnolo, visto come « varian­te spagnola del fascismo » e affrontato come storia delle singole organiz­zazioni fasciste e dei loro programmi, cioè come un fatto a sè stante e isolato dal contesto più generale della formazione di una struttura unificata tendente a rafforzare il potere delle classi dominanti.

L’attenzione con cui in Italia si guarda alla nascita di movimenti fasci­stizzanti in Europa a partire dal ’31-’32 trova una sua ragion d’essere nella affermazione internazionale del fascismo in seguito alla crisi economica

•capitalista e che si esprime in Italia nell’esigenza di definire una propria collocazione ideologica di fronte anche alla crescente influenza del nazional­socialismo.

29 La figura di Giménez Caballero — nato a Madrid E 1899 —, oggi quasi total­mente dimenticata, è stata richiamata all’attenzione degli studiosi del fascismo spa­gnolo da H erbert Rutledge Southworth, Antifalange, Estudio critico de Falange en la guerra de Espana: la Unificación y Hedilla de Maximiniano Garcia Venero, Paris, 1967, ad indicem-, il volume di Southworth si compone di un saggio introduttivo e di 201 note al testo di Garda Venero (Falange en la guerra de Espana: la Unificación y Hedilla, Paris, 1967), falangista della «prima ora», il quale in seguito alla lettura delle note di Southworth — noto studioso antifranchista — per il suo testo, rifiutò la pubblicazione contemporanea al suo testo delle note che costituivano una solida critica alle sue tesi. Per gli studi sul fascismo spagnolo cfr. H. R. Southworth, Intro- ducción, Anàlisis del falangismo, in Antifalange..., cit., pp. 1-61; ved. anche Stanley G. Payne, Phalange, Histoire du fascisme espagnol, Paris, 1965 (l’edizione spagnola e francese di Ruedo Iberico contengono alcune correzioni rispetto a quella americana, cfr. H. R. Southworth, Antifalange..., cit., p. 189, pp. 197-8); H ugh Thomas, Spagna in II Fascismo in Europa, Bari, 1968 a cura di S. J. Woolf, su questa raccolta ved. Enzo Santarelli, Il Fascismo in Europa, in Studi Storici, 1969, n. 2 pp. 426-32; Southworth ha avanzato alcune critiche ai contributi di S. G. Payne e H. Thomas.

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Giménez Caballero entra in contatto con gruppi intellettuali italiani sin dal ’28, ma trova, dal punto di vista ideologico, un fecondo terreno di incontro nelle tendenze che emergono dal dibattito interno al regime ita­liano nei primi anni tren ta30.

L’apprezzamento dell’opera propagandistica di Giménez Caballero da parte del regime si deve alla sovrapposizione di due elementi che in defi­nitiva lo fecero ritenere l ’esponente più qualificato del nascente fascismo spagnolo. Da una parte l ’attivismo che caratterizza le iniziative culturali di Giménez Caballero, e dall’altra l’aver mostrato nei suoi scritti di cre­dere nell’affermazione del fascismo italiano quale tertium genus.

I suoi scritti sul fascismo corrispondono al periodo di affermazione di una ideologia fascista in Spagna, di cui costituiscono un punto di riferimento- non trascurabile31. Nel fascismo spagnolo vengono a confluire vari filoni ideologici, ma egli rappresenta il tramite ideologico diretto con il fascismo italiano nella fase di formazione del movimento peculiare del fascismo spagnolo che sul piano organizzativo registra una forte espansione nel ’33 in coincidenza con la tendenza generale di involuzione della destra che sfocerà nella restaurazione sociale del biennio radical-cedista.

Le opere Genio de Espana (1932) e La Nueva Catolicidad (1933) 32 contengono le idee essenziali sul fascismo; parte di queste opere — non tradotte nella loro integrità in Italia — saranno pubblicate su Gerarchia, l’organo teorico del P.N.F., tra il ’32 ed il ’35, mentre le parti essenziali verranno fuse nel manoscritto presentato nel ’35 al Premio San Remo, che ottenne il primo posto per la miglior opera straniera sull’Italia con­temporanea, e fu poi pubblicato da Hoepli nel ’38 col titolo Roma risorta nel m ondo33.

La concezione del fascismo in Giménez Caballero si configura come una affermazione vitalista, come una generalizzazione acritica della espe­rienza storica del fascismo, quasi un mito nel quale si esprime la superfi­ciale registrazione di una tendenza ideologica che si viene affermando nella

30 I primi contatti italiani di Giménez Caballero risalgono al suo primo viaggio del 1928; prese contatto con scrittori — Bragaglia, Marinetti, Malaparte — e gruppi di intellettuali; per il viaggio di Marinetti a Madrid, cfr. Ernesto G iménez Caballero, Spagna e Italia, Circuito senza concorrenza, in Critica Fascista, 1928, n. 7, pp. 126-7; ved. anche Adolfo Franci, Cose di Spagna e Catalogna, in L’Italia letteraria, 4 agosto- 1929; per i primi contatti con scrittori italiani e per i primi viaggi di G. C. in Italia cfr. H. R. Southworth, Antifalange..., cit., pp. 33-4, 66.31 Per la formazione del primo nucleo propriamente fascista attorno a La Conquista del Estado, manifesto politico del febbraio 1931 firmato da E. Giménez Caballero e R. Ledesma Ramos ed altri, cfr. H. R. Southworth, Antifalange..., cit., pp. 20 e sgg. Per un profilo politico-culturale di G. C. appare centrale l’attività in seno a La Gaceta Literaria da lui fondata e diretta, rivista sulla quale vi sono scarsi studi; qui intendiamo- richiamare l’attenzione sugli scritti di G. C. sul fascismo,32 Ernesto G iménez Caballero, Genio de Espana, Exaltaciones a una resurrección nacional y del mundo, Barcelona, 19395, pp. 249; La Nueva Catolicidad, Teoria generai sobre el Fascismo en Europa: en Espana, Madrid, 1933, pp. 190.

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vita europea. Tale concezione, espressione di una rinnovata reazione poli­tica e ideologica generale al rafforzamento del movimento operaio ed alle conquiste democratiche del primo biennio repubblicano, accentua i toni intransigenti e rappresenta anche il livello più basso della visione intui­tiva e irrazionalista della storia della Spagna nell’ambito del pensiero spa­gnolo tra le due guerre. L’influenza degli scritti di Spengler e di Keyser- ling33 34 — del quale si professa ammiratore e amico personale35 — più volte tradotti in Spagna a partire dagli anni ven ti36, appare diretta nel caso di Giménez Caballero sul quale pesa l’influenza dottrinaria del vita­lismo filosofico di Ortega y Gasset che fu il principale diffusore dell’irra­zionalismo tedesco in Spagna.

Il rifiuto della ragione, l’affermazione della intuizione come canone conoscitivo nel senso più radicale e il ricorso al metodo delle analogie, sommarie e superficiali, caratterizzano da un punto di vista metodologico il pensiero di Giménez Caballero. « Non mi stancherò di ripetere — scrive ■e lo ripeterà in più occasioni — che le culture, le città, le ideologie poli­tiche, la Storia insomma, si comprendono soltanto come un uomo può comprendere una donna: col cuore » 37. Le analogie e le generalizzazioni acritiche trovano una sua rispondenza a livello espressivo in uno stile dida­scalico, quasi aritmetico, dettato da un sostanziale schematismo concettuale.

La riflessione di Giménez Caballero sulla storia spagnola, da cui muove la sua indagine sul fascismo, parte dal significato del « 98 » — anno della fine del dominio coloniale spagnolo — e dalla reazione nazionalista che ne seguì intesa come « il ’ grido ’ di un’anima nazionale allorché sente en­trare in agonia il suo corpo storico » 38. Paragona la fine del predominio coloniale nel 1898 alle perdite territoriali che si erano susseguite sin dalla pace di Münster (1648) in poi nella storia della Spagna, fino a giungere all’« ultimo 1898 » con il patto di San Sebastiano (1930) fra le forze anti­monarchiche in base al quale esse si impegnavano, tra l’altro, a ricono­scere l’autonomia regionale della Catalogna, esempio più recente della progressiva disgregazione territoriale e politica della Spagna. Da questo ac­costamento superficiale trae la conclusione che il 1492, e cioè l ’unità ter­ritoriale sotto la monarchia cattolica, rappresenta l’ideale politico delle aspirazioni di tutte le generazioni possedute dall’« ansia unitaria »; sosti-

33 Ernesto G iménez Caballero, Roma risorta nel mondo, Milano, 1938, pp. 350, traduzione e prefazione di Carlo Boselli.34 Sull’irrazionalismo tedesco tra le due guerre si vedano i vari capitoli in G yorgy Lukacs, La distruzione della ragione, Torino, 1959.33 Per le notizie sui rapporti con Keyserling ved. Ernesto G iménez Caballero, La Nueva Catolicidad..., cit., pp. 10-11.36 Cfr. Antonio Palau-Dulcet, Manual del libre hispano-americano, Barcelona, 19492.37 Ernesto G iménez Caballero, La Nueva Catolicidad..., cit., p. 11, (trad. M. P.).38 Ernesto G iménez Caballero, Genio de Espana..., cit., p. 13.

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tuisce così al metodo storico delle « generazioni » di Ortega y Gasset l ’idea del « ciclo spirituale » 39, e pone quindi l’aspirazione « imperiale » quale presupposto ideologico del fascismo spagnolo.

La concezione della storia come ciclo di civiltà, di razze e di popoli, lo condurrà a formulare l’idea che la storia della Spagna non è il predominio né dell’oriente né dell’occidente. « La storia della Spagna — egli afferma — è quella della lotta o della contraddizione fra questi due geni; ora come lotta di razza, ora di ideologie, ora di partiti politici » 40 armonizzata dal « genio romano della Spagna ». Qui appare il mito di Roma come espres­sione del suo valore universale e armonizzatore affermatosi — sempre secondo l ’ideologo spagnolo — per ben quattro volte nella storia, e cioè: al momento dell’organizzazione dell’impero antico, col cattolicesimo, nel rinascimento e con l’avvento del fascismo la cui universalità consiste nel- l ’aver saputo « conciliare il marxismo (l’oriente) col liberalismo (occi­dente); conciliare il lavoro, la massa (oriente) col capitale, Vindividuo (occidente) » 41.

Questa concezione universalistica del fascismo si afferma in Spagna con Giménez Caballero, che la deriva dal legame e dalla conoscenza del dibattito sorto intorno al movimento di Antieuropa che sul piano orga­nizzativo deve essere considerato la matrice dell’universalismo fascista42.

La concezione del fascismo come « idea unificatrice d’Europa », come « l ’insorgere dell’occidente romano contro l ’occidente usurpatore », come la riaffermazione del primato spirituale romano fatta propria da Asvero Gravelli nella dichiarazione programmatica del movimento di Antieuropa, si sviluppa lungo la prima annata della omonima rivista in una serie di interventi che tendono a contrapporre all’idea del « decadimento europeo », la rinascita di una Europa che veda la marcia dell’occidente verso Roma, dell’occidente visto come erede dell’antica civiltà ellenica e latina43. Tale

39 Ibid., nota del 1938 a pp. 4-5.40 Ernesto G iménez Caballero, Il genio romano della Spagna, in Gerarchia, gennaio 1933, n. 1, p. 2.41 Ernesto G iménez Caballero, Come la Spagna vede la Francia, in Gerarchia, 1933, p. 739; questo articolo è la traduzione di un capitolo apparso in E. G. C.,La Nueva Catolicidad..., cit., pp. 159-72.43 Cfr. Enzo Santarelli, Storia del movimento e del regime fascista..., cit., I, p. 523.. 43 Cfr. A svero G ravelli, L’idea storica fascista, in Antieuropa, 1929, a. I, n. 11; la prima annata è dedicata a fissare la linea programmatica del movimento di cui la rivista si vuol fare portatrice; cfr. anche Roberto Suster, L'Italia fascista e i destini dell’Europa, in Antieuropa, 1929, a. I, n. 4, pp. 262-73; V incenzo Zangara, I punti fondamentali della nuova Europa: Autorità, Ordine, Giustizia, in Antieuropa, 1929, a. I, n. 7, pp. 537-46; per lo sviluppo del movimento di Antieuropa cfr. Asvero Gravelli, Verso l’Internazionale fascista, Roma, 1932, ed in particolare A. G., Pan- fascismo, Roma, 1935; per i rapporti tra la destra tedesca e il movimento di Antieuropa molteplici accenni sono contenuti in Klaus-Peter H oepke, La destra tedesca e il fascismo, Bologna, 1971; la rivista Antieuropa attiva fino agli anni ’32-’33 in seguito- rallentò le pubblicazioni a causa della nascita del settimanale e poi quotidiano Ottobre* (Giornale del fascismo universale, a. I, n. 1, ottobre 1932) diretto da Gravelli e dai.

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formulazione sebbene avverta il vuoto lasciato dalla « dottrina del fasci­smo » nel confronto con il nazionalsocialismo, si affaccia sull’onda della esaltazione delle realizzazioni del regime che tende ora a dare un carattere di massa alle manifestazioni della vita civile italiana.

La concezione occidentale-cristiana imperniata sull’idea di Roma pro­pria di Moenius e Hilckman, esponenti del cattolicesimo tedesco di destra, favorevolmente accolta in un primo momento da Antieuropa che in seguito sposto l ’interesse verso il nazionalsocialismo sia pure in una posizione di equidistanza44, come avvenne per altri gruppi attivi nel piano della pub­blicistica, lasciò traccia evidente in Giménez Caballero.

Dall’incontro con la tematica di Antieuropa Giménez Caballero45 mutua l’idea di Roma come restauratrice di una nuova civiltà contro l ’Europa di Parigi, di Mosca, di Ginevra, l’idea di una Roma capace di combattere i due pericoli per l ’Europa rappresentati dal materialismo (Russia) e dalla Prosperity (America), cioè il pericolo dell’uomo-massa ed il pericolo del- l ’uomo-macchina46 e nel contempo egli mutua la spinta panfascista a livello a partecipare attivamente nelle organizzazioni fasciste a livello interna­zionale 47.

L ’idea del primato italiano derivante dal processo di fascistizzazione dell’Europa e l ’accresciuta eco europea delle realizzazioni del regime con­tribuirono a coltivare l ’illusione, particolarmente viva tra il ’32 ed il ’34, di una funzione internazionale del fascismo italiano, che il consolidamento del nazionalsocialismo in Germania cancellerà poi definitivamente48. In questo contesto la convocazione nel novembre del ’32 del Convegno Volta sull’Europa, organizzato dall’Accademia d’Italia, in occasione delle celebra­zioni del decennale dell’avvento fascista, voleva rappresentare un momento di discussione a livello internazionale. Dai numerosi interventi emerse il tema dell’esigenza di un « nuovo ordine » europeo, di un nuovo assetto

collaboratori del gruppo di Antieuropa, cfr. Antieuropa, settembre 1935, a. VII, n. 9; Giménez Caballero collaboré ai numeri di Antieuropa dedicati alla « Dittatura » e al « Razzismo », ved. E. G. C., El dictador o fàbula de los reyes naturales, 1933, a. V, n. 5-9, pp. 237-41; Espana y el Racismo, 1933, a. V-VI, nn. 10-12, 1-3; ved. anche E. G. C., Dialoghi d'amore tra Laura e Don Giovanni o II Fascismo e l’Amore, in Antieuropa, settembre 1935, a. VII, n. 9, pp. 567-99.44 Cfr. Klaus-Peter H oepke, La destra tedesca e il fascismo..., cit., pp. 113 e sgg.45 La ricostruzione dei rapporti tra Giménez Caballero ed i vari gruppi di intellet­tuali fascisti non è possibile in base alle sole fonti a stampa, ma oltre la tematica, l’interesse di Antieuropa per il movimento di « La Conquista del Estado » promosso da Giménez Caballero insieme ad altri (Cfr. Dante Pariset, La conquista del Estado, Il novissimo movimento giovanile per una Spagna antieuropea, in Antieuropa, 1931, a. I l i , aprile, pp. 1856-63) sta a confermare l’esistenza di legami di cui Giménez Caballero sembra essere il tramite diretto.46 Cfr. Ernesto G iménez Caballero, La Nueva Catolicidad..., cit., pp. 45 e sgg.47 Per la partecipazione di Giménez Caballero al Congresso di Montreux nel dicembre 1934, ved. Ottobre, 19 dicembre 1934.48 Cfr. Enzo Santarelli, Storia del movimento e del regime fascista..., cit., II , pp. 132 e sgg.

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politico, tema che si rivelerà determinante come problema di politica estera negli anni successivi, soprattutto dopo l’avvento del nazionalsociali­smo che porterà al mutamento del quadro politico europeo49.

Dalla tematica del Convegno Volta, Giménez Caballero — il quale vi partecipò insieme ad altri rappresentanti spagnoli50 — trasse spunto per una esposizione del fascismo, come idea universale per l’Europa, nella sua seconda opera teorica sul fascismo La Nueva Catolicidad51.

Il punto di partenza è l’esigenza scaturita dal Convegno Volta di un « nuovo ordine » europeo inteso come unità giuridica, economica e poli­tica, ma soprattutto afferma Giménez Caballero come « unità spirituale ». Egli si discosta dalle preoccupazioni più mediatamente politiche emerse nel Convegno relative al modo di affrontare i problemi coloniali, la difesa dell’agricoltura e così via, dando una propria interpretazione estremistica del fascismo come espressione dell’unità spirituale europea. Si tratta di una interpretazione del fascismo come « catolicidad », come « universali­tà », come qualcosa di « generale e necessario » distinto dal cattolicesimo come concetto portatore di un contenuto storico52. Tuttavia in questo ac­cavallarsi di astrazioni affiora la coscienza dei contrasti esistenti nei rap­porti tra la chiesa e le varie forme assunte dal fascismo in Europa, nono­stante che la politica conservatrice della chiesa favorisse certamente la adesione delle masse cattoliche ai regimi autoritari. Il tentativo di Giménez Caballero di offrire una soluzione teorica a questi contrasti, attraverso il concetto della « nueva Catolicidad », rimane un tentativo sterile, perché pura astrazione generalizzatrice, al di là dei conflitti politici e storici reali, ma tuttavia si configura anche come il tentativo di affermare il primato del fascismo spagnolo nel concorrere, insieme all’Italia ed alla Germania, al trionfo dell’idea dell’Europa romana.

Nel trascrivere le linee programmatiche che dovranno presiedere al movimento fascista spagnolo, Giménez Caballero pone al centro l’esigenza di costruire una grande nazione capace di realizzare l’unità interna e la espansione di questa unità al servizio di idee di carattere universale. Ciò si può realizzare — afferma — attraverso l ’organizzazione di uno Stato nuovo, corporativo, forte, che estenda l ’unità a tutta la vita dello Stato, e quindi pone il problema della trasformazione dello Stato secondo il

49 Cfr. Atti del Convegno ’Volta’ 1932-XI della Reale Accademia d’Italia-, sulla Fondazione Volta ved. ministero dell’Educazione nazionale, Accademie e Istituti di cultura, Cenni storici, Roma, 1938, pp. 13-14.50 Cfr. Atti del Convegno Volta..., cit.5' Quest’opera del 1933, più volte citata, ha al suo centro l’esposizione dei temi emersi nelle relazioni presentate al Convegno Volta sull’Europa del 1932; per la traduzione della prima parte e seconda parte di La Nueva Catolicidad (pp. 27-95) ved. Roma risorta nel mondo (Milano, 1938), pp. 135-80.52 E rnesto G iménez Caballero, La Nueva Catolicidad..., cit., pp. 107 e sgg.

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modello dello Stato totalitario italiano proprio degli anni in cui egli ne viene a diretto contatto53.

L’idea universalistica del fascismo si trasmette alla riflessione di alcuni scrittori fascisti spagnoli attraverso l ’influsso di Giménez Caballero. Tale è il caso di Ramiro Ledesma Ramos, promotore nel 1931 insieme a Gimé­nez Caballero del movimento attorno a La Conquista del Estado primo germe del fascismo spagnolo di tendenza propriamente nazional-sindaca- lista, e successivamente del movimento « jonsista » 54.

Ledesma Ramos, iniziando il suo studio sul fascismo in Spagna, pone la questione della definizione del fascismo e di come possa considerarsi un fenomeno mondiale. A differenza di Giménez Caballero, egli distingue, con maggior realismo politico, il fascismo inteso come « fede ecumenica », dalla concettualizzazione di questo come larga coincidenza di impostazioni di fronte alle questioni politiche, sociali ed economiche concrete. Da qui la conseguenza che egli trae che « il fascismo non ha altra universalità che quella derivantegli dal contesto ’ nazionale ’ in cui sorge » 55.

Tuttavia il tentativo di definire i caratteri del fenomeno fascista « mon­diale » è sostanzialmente coincidente in Ledesma e in Giménez Caballero, come risultato di un lungo lavoro politico-propagandistico che influenzerà i vari movimenti fascisti che si susseguono fino all’avvento del regime totalitario di Franco. Ledesma riassume così i termini fondamentali della ideologia fascista:

Idea nazionale profonda. Opposizione alle istituzioni democratico-borghesi, allo Stato liberale-parlamentare. Smascheramento dei veri poteri di tipo feudale dell’attuale società. Incompatibilità con il marxismo. Economia nazionale ed economia del popolo di fronte al grande capitalismo finanziario e monopolista. Senso dell’autorità, della disciplina e della violenza56 57.

Elementi, questi, propri della demagogia politica e sociale dei movi­menti fascisti e dei regimi autoritari degli anni trenta, proprio perché vi compaiono motivi nazionalisti e anticapitalisti in una sintesi ideologica « strettamente funzionale alla direzione e al controllo delle masse e di tutti i loro spostamenti, che è il fine che il fascismo si propone insieme all’eser­cizio della dittatura di classe » 37.

Dall’incontro con il fascismo italiano Giménez Caballero trasse molti

55 Cfr. Ibid., pp. 173-81.54 Sul movimento jonsista ( J o n s : Juntas de Ofensiva Nacional-Sindicalista) cfr.H. R. Southworth, Antifalange..., cit., pp. 71 e sgg.; per la formazione e lo sviluppo del movimento « jonsista » cfr. Ramiro Ledesma Ramos, Fascismo en Espana?, Discurso a las juventudes de Espana, Barcelona, 1968; èFascismo en Espana?, pubbli­cato nel 1935 apparve con il nome di Roberto Lanzas, pseudonimo di Ledesma.55 Ramiro Ledesma Ramos, ì Fascismo en Espana?..., cit., p. 49.66 Ibid., p. 55, (Trad, M. P.).57 Ernesto Ragionieri, prefazione a Palmiro Togliatti, Lezioni sul fascismo, Roma, 1970. XV.

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spunti — sul piano dell’ideologia — , contribuendo alla diffusione dell’idea universale del fascismo in Spagna. A sua volta, attraverso i frequenti viaggi in Italia e attraverso la sua assidua collaborazione ad alcune riviste contribuì ad attirare l ’attenzione sui movimenti fascisti e fascistizzanti spagnoli.

L ’interesse per i movimenti fascisti in Spagna nasce in Italia assai presto in concomitanza con la loro formazione. Nel 1931 Antieuropa58 si occuperà del movimento nazionalista capeggiato dall’esaltato Albinana, che lo stesso Giménez Caballero definirà come la « fazione del manganello » per le sue inconcludenti attività squadristiche59. In seguito la stessa rivista darà notizia della formazione del movimento di « La Conquista del Estado » traducendone il manifesto politico60 ; tale registrazione rientra nella volontà propagandistica di Antieuropa, se si tiene conto che il movimento non sembra avere nessuna prospettiva seria di affermarsi di fronte al rovescia­mento della situazione politica spagnola dopo l’avvento della Repubblica del 14 aprile 1931. Avvenimento quest’ultimo che imponeva all’opinione pubblica italiana di valutare le possibilità di consolidamento del regime repubblicano, e le nuove difficoltà che poteva comportare per la politica estera dell’Italia fascista, in particolare ai fini della politica di espansione medirettanea, che vedeva i primi contrasti con la Francia.

Tuttavia l’argomento dello sviluppo del fascismo in Spagna ripreso con insistenza da Giménez Caballero ha una sua ripercussione nella pubblici­stica fascista nel quadro delineato dell’interesse per lo sviluppo dei movi­menti fascisti in Europa, senza che in definitiva dovesse suscitare allora in Italia un particolare dibattito, che a livello pubblicistico si riaccenderà soltanto a partire dal ’37 in seguito alla unificazione della Falange e al­l ’inquadramento organico nello Stato totalitario fascista spagnolo61.

Il nucleo centrale degli scritti di Giménez Caballero apparsi in Italia sul fascismo spagnolo è costituito dal rapporto che egli istituisce tra l’in­fluenza dell’ideologia nella formazione di un movimento di massa e il legame tra le masse e il « capo » 62. Quest’ultimo elemento era derivato

5<i Cfr. D ante P ariset, A colloquio col capo dei nazionalisti di Spagna, in Antieuropa, 1931, a. I l i , n. 1-2, pp. 1679-90, per la cont. ved., 1931, a. I l i , n. 3, pp. 1774-80; Asverso Gravelli includerà il movimento nazionalista di Albinana tra quelli che hanno somiglianze con il fascismo, ved., A svero G ravelli, Verso l’internazionale fascista..., cit., pp. 121-7.59 Cfr. E rnesto G iménez Caballero, I fascisti spagnoli, in Gerarchia, 1934, p. 116; questo articolo è la traduzione del capitolo aggiunto alla II ediz. di La Nueva Cato- licidad, Madrid, 19332, pp. 183-211.60 Cfr. Dante P ariset, La Conquista del Estado, Il novissimo movimento giovanile per una Spagna antieuropeo, in Antieuropa, 1931, a. I l i , aprile, pp. 1856-63; la traduzione del manifesto di La Conquista del Estado verrà riprodotta, come esempio di movimento antieuropeo, da Asvero Gravelli nel capitolo dedicato a II Fascismo in Europa in A svero Gravelli, Verso l’internazionale fascista..., cit., pp. 127-44.61 Cfr. H. R. Southworth, Antifalange..., cit., pp. 187 e sgg.62 Cfr. Ernesto G iménez Caballero, La Nueva Catolicidad..., cit., pp. 178 e sgg.; ved. anche I fascisti spagnoli, in Gerarchia, 1934, pp. I l i e sgg.

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dalla convinzione della forza del mito del « duce » come propulsore della rivoluzione fascista, ripreso dalla « mistica fascista », ma prodotto in parte anche dalla favorevole impressione suscitata dalla personalità di Mussolini sullo scrittore spagnolo in occasione di contatti personali63.

Le generalizzazioni astratte e universalistiche della concezione del fa­scismo in Giménez Caballero, il quale tende a porre in primo piano la forza di irradiazione del momento ideologico come conquista delle co­scienze, non trovano rispondenza nella realtà politica spagnola dei primi anni trenta proprio per la scarsa incidenza politica delle organizzazioni fasciste che si affidano alla forza d’urto della violenza, di fronte al peso del movimento operaio. Da qui nasce in Giménez Caballero una duplicità di piani di giudizio sui movimenti fascisti spagnoli. In primo luogo la constatazione che l’assenza del carattere di massa imprescindibile per la affermazione del fascismo compromette le prospettive immediate di attua­zione della organizzazione fascista dello Stato spagnolo, lo conduce a rite­nere che l ’unica strada possibile sia quella della milizia concepita come funzione propagandistica. In secondo luogo agisce fortemente su Giménez Caballero l’esempio di Mussolini quale « uomo d’azione », « capo rivo­luzionario di origine socialista e popolare », « galvanizzatore delle masse » guadagnate al programma fascista, attributi ritenuti determinanti per la ascesa del fascismo.

Al fascismo come astrazione ideologica corrisponde, quindi, sul terreno della prassi politica la riduzione del problema della formazione del movi­mento fascista a quello della comparsa del « capo » in una continua tra­sposizione di p ian i64.

Già alla fine del ’33 egli registra l’esiguità delle forze fasciste organiz­zate e della loro scarsa incidenza politica, mentre in realtà si profila un dissenso politico sul modo di affrontare le elezioni del ’33 che investe l ’orientamento politico di queste forze, per cui finisce col riconoscere che l’unica corrente veramente fascista è rappresentata da un nucleo di scrittori che agiscono a livello propagandistico65. In una corrispondenza per Critica Fascista dell’aprile 1934, lo scrittore spagnolo constata che l’affermazione elettorale delle destre cattoliche e conservatrici nelle elezioni del novembre ’33 che apre il biennio della restaurazione sociale, anziché favorire l ’espan­sione delle organizzazioni fasciste, ne impedisce lo sviluppo. Attraverso

63 Cfr. Ibid., pp. 131 e sgg.; ved. anche Roma risorta nel mondo, cit., Parte III , pp. 332 e sgg.64 Cfr. E rnesto G iménez Caballero, I fascisti spagnoli, in Gerarchia, 1934, pp. 111-23.65 Cfr. Ernesto G iménez Caballero, Lettera dalla Spagna, Nuovi aspetti fascisti, in Critica Fascista, 15 dicembre, 1933, p. 480; Giménez Caballero inizia nell’aprile 1933 le corrispondenze dalla Spagna per Critica Fascista (Cfr. Crìtica Fascista, n. 8, 15 aprile 1933, pp. 152-3), che si protrarranno con una certa regolarità fino al luglio ’37; per il primo scritto in Critica Fascista v. Spagna e Italia, Circuito senza con­correnza, in Critica Fascista, a. VI, 1928, n. 2, pp. 126-7.

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questa osservazione Giménez Caballero lascia intravedere l ’avversione al sistema democratico e parlamentare, motivo questo che si ritrova nell’atteg­giamento generale degli esponenti fascisti spagnoli di fronte alla Repubbli­ca e che verrà solo in parte attenuato in occasione della repressione contro la rivolta operaia nelle Asturie e nella Catalogna dell’ottobre 1934 ad opera dell’esercito, in conformità agli orientamenti del governo di coalizione radical-cedista. Giménez Caballero dopo la formazione del go­verno Lerroux-Gil Robles lancia l’accusa di moderatismo contro la coali­zione della destra perché ritiene che non lasci spazio all’attività del movimento fascista, ciò lo spinge ad affermare,

Per me — scrive Giménez Caballero — tutto il problema del fascismo in Spagna è di « creare una nuova morale », è quello, cioè, di fare le anime in un altro modo. Per me è un’opera quasi religiosa: di tipo ideale, mistico. Il meno, per me, è che il nostro Partito abbia molti aderenti teorici e simpatizzanti snob; il più, invece, è che giunga ad essere una milizia coraggiosa, pura, sin­cera, abnegata, ancorché quella milizia si dovesse comporre d’un pugno di uo­mini. I grandi ordini religiosi e militari non si fondarono mai con la somma delle maggioranze, ma con l’esempio sublime di pochi66.

L’idea di una funzione propagandistica come unica forma di attuazione di una politica fascista in questo determinato momento sembrerebbe in contraddizione, secondo la linea teorica dello scrittore spagnolo, con la natura « maschile » del popolo spagnolo, cioè con la tendenza « verso il culto dell’eroe, del re naturale, di quanto Freud chiamerebbe l’Urvater » 67, da cui muove la sua ricerca dei possibili « capi » come elemento indispen­sabile per la realizzazione di un fascismo spagnolo.

Il mito dell’origine popolare del capo spinge così Giménez Caballero a ritenere come possibili figure da porsi alla testa di una rivoluzione fa­scista i rappresentanti dei movimenti politici di massa in Spagna. Egli giunge a paragonare in conseguenza del suo liberalismo moderato l ’espo­nente della destra repubblicana Lerroux a Giolitti; l ’esponente del par­tito cattolico Gil Robles, viene definito nemico del fascismo per la sua politica di appoggio alla Chiesa, mentre sono visti di buon occhio i gene­rali formatisi nell’impresa africana in Marocco; ma, dopo tutto, finisce col dare le sue simpatie al fondatore della Falange José Antonio Primo de Rivera, figlio del dittatore. Tuttavia non trovandosi ancora di fronte al nuovo « eroe » Giménez Caballero concluderà,

Noi, poeti, scrittori, abbiamo creato in parte l’atmosfera nutrita e oppor­tuna che il fascismo trova nella nostra azione. È stato il nostro lirismo, la la nostra propaganda, il gran fermento della creazione del fascismo spagnolo.

66 Ernesto G iménez Caballero, Lettera dalla Spagna, Sconfitta del socialismo, in Critica Fascista, 15 aprile 1934, n. 8, p. 157.67 E rnesto G iménez Caballero, I fascisti spagnoli, in Gerarchia, 1934, p. 115.

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Non si dimentichi che il poeta è il maschio della politica e l’uomo di azione ne è la parte passiva, materna, feconda, partoriente.

Siamo noi che oggi dobbiamo vigilare ed esigere che le possibili masse fasciste di Spagna trovino il loro alveo eroico in un eroe, che le masse spa­gnole trovino il loro eroe spagnolo68.

Questa apparente incongruenza tra l’esistenza di masse che sembre­rebbero aver recepito in parte il fenomeno ideologico del fascismo e l ’attesa dell’« eroe », trova nonostante tutto una sua spiegazione nella elaborazione concettuale di Giménez Caballero. Infatti, egli, con una ca­priola, irrazionalista, accumulando superficialità e analogie mutuate di più diversi epigoni dell’irrazionalismo spengleriano, accosta l’idea del ciclo virile proprio della Spagna, ad una sorta di applicazione alla storia sociale del mito edipico e del totemismo insieme69. Da questa interpretazione fa derivare la naturale tendenza tirannica nazionale della Spagna secondo la teoria dei popoli di « ciclo solare », tendenza prima rappresentata da Primo de Rivera, cui deve seguire un « regime confuso di comunità in rivolta » (Repubblica) per lasciare il passo ad una nuova « forma mono- cratica in un nuovo dittatore: Manuel Azana »70, il quale non è tuttavia l ’« eroe » definitivo. Nella fase di « comunità in rivolta », dunque spetta a « poeti » e « scrittori » il compito di mantenere il fermento di una riscossa ideale identificata nel fascismo.

La definitiva affermazione fascista in Spagna avverrà in seguito dal­l’incontro tra le masse fasciste ed il loro « eroe », il quale riunisca in sé quelle caratteristiche proprie di tutte le aspirazioni di « ansia unitaria » che si affacciano sin dall’epoca della « Reconquista » cristiana, intese come l ’inizio del ciclo imperiale della storia della Spagna.

In tal senso deve essere interpretato — secondo Giménez Caballero — il « medievalismo psicologico di Franco » — poiché questo è il nuovo « eroe » — inteso come la « capacità data da Dio a Franco, per qualità naturali e formative, di intraprendere una guerra come la nostra con profondi caratteri di crociata, cioè di cause medievali » 71 ; medievalismo^ inteso come « arcaismo » che egli riscontra nella sua personalità, dall’« ar­caismo » del nome, dell’aspetto medievale del suo viso e della sua scrittura, del modo di gestire « ieratico-bizantino », della oratoria che rispecchia la lirica galaico-portoghese ossia il « parallelismo concatenato con ritornello » o « cantiga con refràn ». Tale medievalismo si riferisce anche alla « mis­sione » assuntasi da Franco, intendendo con ciò alludere alla coincidenza

68 Ibid., p. 123.69 Cfr. Ernesto G iménez Caballero, Analisi della Repubblica Spagnola, in Critica Fascista, 1 agosto 1933, n. 15, pp. 294-8.70 Ibid., p. 298.71 Ernesto G iménez Caballero, Il vero volto di Franco, in Gerarchia, ottobre 1937, n. 10, p. 676.

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territoriale del fronte nazionalista con l ’area geografica « ispana » medie­vale, ed alla composizione irregolare dell’esercito nazionalista con l’intro­duzione però di un nuovo principio nel modo di condurre la guerra che Giménez Caballero indica come « motorizzazione della storia » e quale « meccanizzazione dei mezzi di combattimento » rispetto a quelli dell’epo­ca medievale, facendo con ciò riferimento alla accelerazione del processo di nuova « Reconquista » 72.

Questi sono i lineamenti dello sviluppo del pensiero di Giménez Ca­ballero intorno al fascismo, pensiero la cui intransigenza estremistica si appoggia a tutta la corrente della demagogia ideologica e sociale propria dell’irrazionalismo tedesco del periodo tra le due guerre ed ai filoni del peggiore conformismo ideologico di certi gruppi intellettuali, come quello attorno al movimento di Antiewopa, sui quali pesa l’abbassamento di livello connaturale alla fascistizzazione della cultura italiana. Giménez Ca­ballero ne trae idee, spunti e suggerimenti accumulando fatti e analogie nel tentativo di delineare una sintesi eclettica che possa apparire originale nell’ambito della cultura della destra spagnola, ma che si rivela un sistema di incongruenze e generalizzazioni acritiche e astoriche destinate tuttavia a lasciare traccia evidente nella ideologia politica propria del fascismo spagnolo.

Il tentativo di giungere ad una formulazione del fascismo nei termini ideologici e con le caratteristiche qui delineate prendendo a prestito ele­menti che si suppongono generalizzabili della storia spagnola e la metodo­logia antiscientifica adottata, accomuna questo scrittore agli ideologhi più estremisti del nazionalsocialismo e del fascismo italiano; del resto simili •costruzioni ideologiche, demagogicamente usate e largamente propagandate, vengono strumentalizzate ai fini di giustificare lo sfruttamento incontra­stato delle classi dominanti attraverso l’organizzazione di un regime rea­zionario di massa.

L’accoglienza riservata dalle riviste fasciste agli scritti di Giménez Caballero, ha sì un aspetto propagandistico, ma in essa si riscontra prin­cipalmente una convergenza di vedute e di motivi propri di determinati gruppi di intellettuali fascisti, in particolare nel periodo ’32-’34. Perciò Giménez Caballero sarà ritenuto il più convinto assertore del fascismo in Spagna, ma in compenso il largo spazio concessogli precluderà ogni dibat­tito , che più propriamente resterà ad uno stadio embrionale, circa la reale portata politica e programmatica delle successive articolazioni del movi­mento fascista spagnolo.

Il maggior riconoscimento verso l ’opera di Giménez Caballero verrà •da Bottai, che così a lungo lo aveva ospitato sulla Critica fascista, in oc­

72 Ibid., pp. 682-6.

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casione del conferimento del Premio San Remo alla miglior opera straniera sull’Italia contemporanea.

Il suo pregio primo — scrive Bottai a proposito dello scrittore spagnolo — e più alto consiste nella ricerca, attraverso i tempi, del complesso di cause storiche, filosofiche, religiose, da cui doveva fatalmente scaturire il fenomeno del fascismo, trovando la sua sede naturale in Roma, crogiuolo ove si fondono le contrastanti tendenze dell’Occidente individualista e dell’Oriente colletti- vista [...]. [L’opera di Giménez Caballero] appare di gran lunga superiore a tutte le altre, per il pensiero centrale che l’anima, per il tormento nel cercare le origini di ciò che avviene nella vita italiana con meraviglia del mondo [...]. Il suo inno alla milizia della vita, temperamento marziale, lo fanno parlare come da un infallibile pulpito, [...]. Le pagine via via dedicate al Duce, visto e sentito come un eroe, e come un messo dal cielo, non sono facilmente di- menticabili, tanto appaiono ispirate e lontane dalle solite vuote esaltazioni73.

Le parole di Bottai pur essendo dettate dalle esigenze celebrative del momento, anch’esso voluto ed orchestrato dal regime, non tralasciano tut­tavia di sottolineare quegli aspetti del pensiero di Giménez Caballero che maggiormente avevano contribuito a propagandare l ’idea universale del fascismo permeata dal mito di Roma e del duce, e che ne avevano fatto un « autorevole » esponente teorico del fascismo attraverso i suoi scritti italiani.

Per quanto riguarda i rapporti di Giménez Caballero con gli esponenti fascisti di primo piano e con lo stesso Mussolini come possibile tramite tra i fascisti spagnoli ed il regime, a partire dal ’34 e soprattutto dopo il suo viaggio in Italia alla fine del ’36 ed il successivo ritorno in Spagna74, gli elementi ricavabili dai suoi scritti e dalle pubblicistica dell’epoca non risultano sufficienti per attribuire a Giménez Caballero un qualsiasi ruolo politico in tal senso. Tuttavia i numerosi contatti avuti con esponenti fa­scisti, giornalisti e pubblicisti e militari italiani durante la guerra spagnola, anche nella sua qualità di addetto all’ufficio stampa e propaganda presso il quartier militare di Franco a Salamanca, pongono l’esigenza di chiarire se abbia avuto o meno e in quale misura un qualche ruolo politico75.

L’inizio della guerra civile e la problematica politica che ad essa si collega nel campo nazionalista, apre tra gli intellettuali fascisti spagnoli un più largo e articolato dibattito intorno alla trasformazione dello Stato che va al di là delle teorizzazioni sul fascismo nei termini propri di Gimé­nez Caballero.

Del resto anche in Italia quando riprende il dibattito sul fascismo

73 G iuseppe Bottai, I Premi San Remo, in Meridiano di Roma, 24 gennaio 1937.74 Cfr. Nello Enriquez, La Spagna risorge, Dalla follia sanguinaria alla riscossa nazionale, Milano, 1937; a p. 130 Enriquez riporta l’affermazione di Giménez Cabal­lero secondo la quale egli si sarebbe recato ben sette volte da Mussolini, l’ultima nel pomeriggio del 22 gennaio 1937.75 Cfr. Ernesto G iménez Caballero, La Legion CTV, Fé y Acción, n. 4, Madrid, 1939, p. 85.

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spagnolo a partire dal ’37-’38, l ’attenzione si sposterà sulla organizzazione dello Stato totalitario fascista di Franco, lasciando in ombra la questione dell’apporto teorico, politico ed organizzativo del movimento fascista pre­cedente, per cui la Falange di cui si parla in Italia a partire dal ’38 diventa sinonimo di Stato totalitario: impostazione, questa, dalla quale deriva una sospensione di giudizio sul carattere del precedente movimento fascista e dei mutamenti avvenuti.

Particolarmente significativa a questo proposito ci pare la voce Falan­gismo del Dizionario di Politica16, dove si fanno risalire le origini del fascismo spagnolo alla « Conquista del Estado »; Genio de Espaiia di Gi- ménez Caballero ne sarebbe una ulteriore espressione teorica mentre José Antonio Primo de Rivera contribuì a dare impulso al movimento della Falange. A questa breve precisazione circa gli inizi del movimento fascista segue l’interesse di caratterizzare il movimento attraverso il commento dei punti della carta programmatica falangista. Interessa ora cogliere — senza approfondire il dibattito apertosi in Italia attorno alla Falange ed al falan­gismo — le espressioni del mutamento avvenuto nei confronti del fascismo spagnolo, per cui si parla degli aspetti programmatici della Falange riferiti allo Stato totalitario, pensando alla Falange come all’espressione reale della struttura statale; come all’espressione di tutta la nazione che identifica la Falange con lo Stato totalitario ed il suo programma con il programma dello Stato totalitario. Si comprende così come nella voce del Dizionario non abbia rilevanza il falangismo come movimento ed invece si ponga l ’ac­cento sul falangismo come dottrina fascista dello « Stato totalitario ».

La guerra civile spagnola e l ’intervento imperialistico italiano contri­buiscono a delineare ulteriormente l’immagine reazionaria della storia spa­gnola contemporanea, alimentata dai motivi propagandistici della polemica antirepubblicana e antibolscevica in stretta connessione con la nuova realtà delle aspirazioni della politica espansionista mediterranea del regime ita­liano. Una immagine in definitiva che tende a superare, recuperandoli in parte, gli elementi caratteristici di giudizio del periodo di costruzione dello Stato fascista e del regime di massa in Italia dando prevalenza agli aspetti più propriamente imperialistici del fascismo in rapporto alla guerra di Spagna ed alla successiva trasformazione dello Stato totalitario franchista.

Manuel Plana

76 Cfr. Falangismo in Dizionario di Politica a cura del Partito nazionale fascista,. Roma, 1940, II, pp. 123-5.