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Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB BO Il trimestrale di CADIAI Numero 53 • Settembre 2016 Andata e ritorno, un viaggio a Lampedusa Una convenzione con l’Istituto Ramazzini per CADIAI Centro estivo Santa Viola Alla scoperta di Bologna e della “bolognesità” MestIeri Percorso tra i mestieri di una volta nei Centri Diurni Anziani

Andata e ritorno, un viaggio a Lampedusa - cadiai.it · Scoop D SETTEMBRE 2016 1 Non un unico grande fratello ma molti familiari e colleghi di Franca GuGlielmetti Presidente di cadiai

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Il trimestrale di CADIAINumero 53 • Settembre 2016

Andata e ritorno, un viaggio a Lampedusa

Una convenzione con l’Istituto Ramazzini per CADIAI

Centro estivo Santa ViolaAlla scoperta di Bologna e della “bolognesità”

MestIeriPercorso tra i mestieri di una volta nei Centri Diurni Anziani

direttore responsabile:gianluca Montantecomitato di redazione:germana grandi, Laura ZarlengaProprietario ed editore:CADIAI Cooperativa Socialevia Boldrini 8 - 40121 Bolognadirezione e redazione:via Boldrini 8 - 40121 BolognaTel 051 74 19 001Fax 051 74 57 288coordinatrice di redazione:giulia Casarinicollaboratori:Anna Chiara AchilliDaniela BrunettiDomenico CapizziPatrizia CardelliniAnnalisa FabbriPiera FranceschelliLisa Lambertini

Federico MantovaniImmacolata MassesioRaffaele MontanarellaVeronica Ndy Nwokogregorio ParlascinoLaura PianaMaria Angela PiccinelliMihaiela Adina RomegheaLaura SantiDeborah Venturoligloria VerricelliProgetto grafico e impaginazione:Natascha Sacchini, giorgia Vezzanistampa:Casma Tipolitovia Provaglia 3/b, 3/c, 3/d 40138 Bologna

Periodico trimestrale di cadiai registrazione tribunale di Bologna: n. 7703 del 18/10/2006

1 editoriale

2 in copertina

andata e ritorno, un viaggio a lampedusa

5 progetti internazionali progetto enable, continua il percorso verso la co-produzione

6 cooperazione La SA8000, un modo per certificare la responsabilità sociale7 cadiai: 1 ora di lavoro vale 28 istituto ramazzini9 una convenzione a favore dei soci cadiai

10 pari opportunità il pacco dono, un’occasione per festeggiare!

Sommario

11 attività sociale da cadiai 135 partecipanti alla race for the cure in visita alla mostra di edward hopper

12 servizi una volta lo disse anche James bond: mai dire mai!13 il centro diurno “sandro pertini” si apre al territorio14 muovimenti16 benvenuti!

18 centro estivo santa viola

20 ecco a voi… la compagnia teatrale del centro diurno “san biagio”

21 una buona notizia…

22 incontro con i volontari dell’unità Cinofila dell’Unione Nazionale Arma dei carabinieri a casa simiani festa degli ammalati23 L’esperienza CADIAI supera i confini regionali e “sbarca” a milano confronto tra trasferimenti24 voci e volti del caffè san biagio26 l’ascolto e il dialogo attraverso l’opera27 l’estate si avvicina… in fondo al mare28 mestieri

30 cadiai in cucina

couscous alla marocchina

30 lettere

31 liber libero

borderlife

32 rubriche

Foto di copertina e immagine a pagina 2 di Salvatore Della Capa.

Scoop 53 • Settembre 2016 1

Non un unico grande fratello ma molti familiari e colleghidi Franca GuGlielmettiPresidente di cadiai

In questi ultimi mesi si parla molto, sui giornali e tra la gente, degli episodi di maltrattamento scoperti all’interno di servizi educativi o socio sanitari, che con preoccupante regolarità vengono alla luce e giustamente denunciati.Sono episodi che ci riempiono di sde-gno, perché le vittime sono persone fragili e incapaci di difendersi; perché gli autori di questi gesti insani sono per-sone a cui questi soggetti deboli sono stati affidati e che per ruolo sociale do-vrebbero tutelarli e difenderli.È il totale rovesciamento dei valori e dei comportamenti che a questi va-lori dovrebbero ispirarsi, che lascia in-terdetti; è l’emergere della violenza vigliacca e meschina in chi dovrebbe invece curare e sorreggere, che ci indi-gna e ci fa sentire traditi, sia come cit-tadini che come professionisti.Come cittadini perché i servizi socio sanitari ed educativi sono la concretiz-zazione della scelta che la nostra so-cietà ha fatto di dedicare risorse ed energie alla cura dei piccoli, degli an-ziani e delle persone fragili, all’educa-zione dei bambini e dei ragazzi. Chi, la-vorando in questi servizi, si macchia di simili crimini, tradisce questo mandato

e quindi oltraggia non solo le singole vittime, ma tutti noi che gli abbiamo in-direttamente affidato questo compito.Come professionisti perché noi tutti ci impegniamo, nello svolgimento del no-stro lavoro, a rimanere coerenti con i valori che ispirano la nostra professio-ne, e tra tutti, in primis, il rispetto e la centralità dell’utente. E sappiamo be-ne quanto questa coerenza sia impe-gnativa, quanto ci richieda in termini di formazione continua, confronto nell’e-quipe di lavoro, apertura e disponibili-tà verso l’utente ed i suoi congiunti, at-tenzione, cura, dedizione.Ma oltre a questa fatica, che conoscia-mo bene, sappiamo anche quanta sod-disfazione possiamo ricavare quando facciamo bene il nostro lavoro e pro-prio per questo, per il fatto che in que-sti casi vediamo la nostra dignità pro-fessionale andare in frantumi agli occhi dell’opinione pubblica, gli episodi di maltrattamento ci colpiscono profon-damente e ci coinvolgono in modo drammatico.La reazione più diffusa che c’è stata nell’opinione pubblica è stata quella di aumentare il controllo con l’installa-zione di telecamere di sorveglianza. Ci sono state in tal senso interrogazioni parlamentari, proposte di disegno leg-ge, petizioni a mezzo web.Diciamo subito che questa non ci sem-bra una soluzione.Innanzitutto perché interviene a co-se fatte: la videosorveglianza permette di individuare i colpevoli ma una vol-ta che il fatto è compiuto, attraverso la sbobinatura delle registrazioni video. A meno che non ci immaginiamo un centro di sorveglianza immenso, nel quale decine di sorveglianti guardano giorno e notte i monitor di centinaia di magliaia di telecamere per cogliere i violenti sul fatto. Ma questo grande fra-tello è irrealizzabile (oltre che inquie-tante ed estremamente dispendioso).E poi dove ci fermiamo? Le telecamere

vanno anche nei bagni, nelle docce, nei magazzini, nei corridoi, nel vano scale?Si può parlare di effetto deterrente: sapere che ci sono le telecamere co-stringe gli operatori a mantenere un comportamento più controllato. Ma anche questo ci sembra un argomento del tutto teorico, che non ha riscontro nella realtà: basti pensare che la mag-gior parte di questi comportamenti viene agito davanti a colleghi e a uten-ti che, per quanto inermi o conniven-ti, comunque vedono e possono testi-moniare, come poi in effetti succede.Il fatto è che quello dei maltrattamen-ti nei servizi è un problema complesso, che si può affrontare solo mettendo in atto diverse azioni combinate e man-tenendole attive nel tempo.Innanzitutto i servizi devono essere luoghi aperti, nei quali i parenti e i co-noscenti degli utenti possono entrare senza particolari vincoli di orario; nei quali si sviluppino progetti integrati con il territorio, per far sì che gli operato-ri siano sempre a confronto e coinvolti nella vita della comunità complessiva.Occorre mantenere aperto il dialogo nei gruppi di lavoro in modo tale che le difficoltà di ogni giorno siano affron-tate collegialmente e nessuno si senta solo, isolato, di fronte a problemi che gli paiono insormontabili.Anche la formazione continua è una strumento di grande importanza nel-la prevenzione di questo rischio, così come può esserlo la possibilità di ruo-tare su diversi servizi in modo tale da sfuggire alla routinizzazione, al prevale-re di automatismi che ci fanno perde-re di vista il senso e il valore del nostro intervento.Infine occorre una grande attenzione e grande rigore da parte delle figure re-sponsabili del coordinamento dei ser-vizi, nell’individuare i comportamenti che segnalano una situazione di rischio e nel trattarli con tempestività nel mo-do dovuto. E in questo è necessario

Editoriale

2 Scoop 53 • SETTEMBRE 2016

poter contare sulla collaborazione e il contributo di tutto il gruppo di lavoro perché è responsabilità di tutti farsi ca-rico della prevenzione di questi episo-di, segnalare le situazioni di inadegua-tezza e concorrere alla presa incarico del problema.

Tutto il contrario di quello che si veri-ficherebbe con l’istallazione di teleca-mere che, in quanto strumento tecno-logico amorfo, vengono delegate alla registrazione delle situazioni, senza re-sponsabilizzare nessuno ad intervenire con tempestività.

Si tratta in ultima analisi di intervenire sulle persone, di contare sulle perso-ne, di investire sulle persone piuttosto che in impianti tecnologici sicuramente molto costosi e probabilmente altret-tanto inefficaci.

Ne abbiamo iniziato a parlare nello scorso numero di Scoop, CADIAI ha aderito e sostenuto il “Museo della Fi-ducia e del Dialogo per il Mediterra-neo”, un progetto promosso da First Social Life e da numerose altre realtà, tra le quali un bel gruppo di coopera-tive bolognesi.È stato inaugurato, come scrivevamo nell’ultimo Scoop, a inizio giugno, mo-mento istituzionale e significativo a cui, purtroppo, CADIAI non era riuscita a

partecipare, ma ci eravamo ripromessi che saremmo comunque andati a visi-tarlo e non solo.Perché non solo? Perché per CADIAI aderire a questo progetto non ha signi-ficato semplicemente sostenere eco-nomicamente un’idea, una bella mo-stra, significativa a livello culturale. E per culturale intendiamo due aspetti: uno più prettamente artistico, coi dipin-ti e gli oggetti di inestimabile valore, e quello di cultura dell’accoglienza. Lam-

pedusa non è stata scelta a caso, cer-to, di per sé già questo poteva bastare, in un certo senso, ma questa proposta ha mosso in noi qualcosa di più, il desi-derio e soprattutto la volontà che que-sta adesione producesse poi qualcosa di concreto, di tangibile qui a Bologna, nei nostri servizi.Da dove partire per fare questo? Di idee ovviamente ne avevamo molte in par-tenza, chiedendo in particolar modo al-le pedagogiste di ipotizzare percorsi che

Andata e ritorno, un viaggio a Lampedusaprosegue il progetto legato al museo della fiducia

di Giulia casarini, servizio attività sociale, comunicazione e ricerca

Scoop 53 • SETTEMBRE 2016 3

coinvolgessero l’Area Educativa.Ma queste idee andavano poi raffronta-te con un’esperienza reale, con un “toc-care con mano” Lampedusa. E quindi, sul finire di luglio, una piccolissima de-legazione si è recata sull’isola: assieme a me sono venuti Lucia Zucchi, pedago-gista dei Nidi e Salvatore Della Capa, educatore dei servizi territoriali.Il viaggio, in realtà, si è composto di cir-ca un giorno e mezzo di attività inten-sa: partiti il martedì mattina, atterrati a Lampedusa alle 13.05 e con il pri-mo appuntamento fissato per le 13.30 con il vicesindaco, damiano sferlazzo, che ci ha accolto e illustrato la situazio-ne dell’isola non solo rispetto all’acco-glienza dei migranti, ma anche rispetto ai servizi per i cittadini, quelli che ge-stiamo noi, per capirci, che sono ben diversi dai nostri, in termini non solo di funzionamento ma anche di esistenza. È stato un incontro lungo e interessan-te, in cui ci ha raccontato come siano cambiate le cose rispetto al 2011, anno di uno dei più grandi naufragi, poiché Lampedusa adesso non è più l’unico punto di approdo; i barconi vengono, dove possibile, indirizzati in altri luoghi di prima accoglienza, e il flusso sull’isola è divenuto più gestibile, sotto control-lo. Con alcune riflessioni ci ha anche fatto cambiare in maniera significativa alcuni punti di vista con i quali si pen-sa a Lampedusa, banalmente quello del turismo per il quale, in un certo sen-so, siamo tutti un po’ moralisti: ci dice Sferlazzo, infatti, “il problema non è co-me viviamo noi la cosa, ma come la vi-vete voi, quando al Tg passa il servizio di un nuovo sbarco e arrivano imme-diatamente le telefonate che disdico-no le vacanze, creandoci un problema economico enorme…”. Come a dire, Lampedusa e i lampedusani esistevano anche prima e devono continuare ad esistere, laddove la fonte economica principale dell’isola è il turismo e non più la pesca. E in effetti è una riflessio-ne che non è così scontata, se non ci si ferma a pensare.Abbiamo incontrato anche Save the Children, che lavora all’interno del centro con tre persone: due mediato-

ri culturali e una consulente legale che spiegano ai migranti i passi successivi al loro arrivo, cosa dovranno fare, dove verranno mandati e tutte le procedure di cui saranno oggetto e soggetti. Que-sto incontro ci ha poi fornito altri rife-rimenti, sempre di Save the Children, in Sicilia poiché molti dei minori che vengono accolti a Lampedusa sono poi mandati in alcune città siciliane come Ragusa o Catania. Altro incontro che abbiamo avuto è stato con la scuola, nello specifico con una della collaboratrici della Preside, per capire che disponibilità ci potes-se essere, anche in questo caso, per un progetto a distanza. Abbiamo col-to che Lampedusa sia, ovviamente, og-getto di moltissime proposte di que-sto tipo e quindi, in un certo senso, già molto satura. Tuttavia la possibilità è ri-masta comunque aperta.Abbiamo raccolto inoltre anche altri contatti, per esempio quello del dot-tor Pietro Bartolo, il dirigente medico che segue gli sbarchi. Chi di voi ha vi-sto il film “Fuocoammare” lo ricorderà certamente.Tra tutti questi incontri ci siamo ritro-vati davanti al “cimitero dei barconi”, uno pezzetto di sabbia, tra le case, il campetto da calcio, un ristorante, situa-to nel Porto Nuovo dove alcuni barco-ni sono adagiati lì, un po’ come fossero arenati, dormienti. Ci si può girare at-torno, toccarli, osservare i cani randagi che ci dormono sotto. È una situazio-ne quasi surreale, nel silenzio del pri-mo pomeriggio. Siamo rimasti a fissarli a lungo, una sensazione di straniamen-to e di angoscia. Non sono così gran-di come sembrano in televisione, al Tg, saranno grandi come un paio di stan-ze come capienza, di legno, legnacci ro-vinati, anche dipinti, con alcune scritte per noi incomprensibili, forse delle be-nedizioni per il viaggio? E a guardarli, così più piccoli di quello che sembrano, ci si chiede: quante persone vuoi che ci stiano lì dentro? 40? 50? E poi sai che ce ne fanno stare centinaia. E i brividi vengono, caspita se vengono!E poi il Museo della Fiducia, chiaramen-te. Non potevamo non far visita a ciò

In copertina

4 Scoop 53 • settembre 2016

In copertina

che abbiamo contribuito a creare e va detto che si tratta davvero di un allestimento di grande cura ed impatto. Con capolavori ine-stimabili alternati da disegni dei bambini, da filmati sia del Tg che della Marina Militare che mostra-no muri, fili spinati in Est Europa e allo stesso i salvataggi e i naufra-gi in mare; filmati che colpiscono e che andrebbero fatti vedere a tutti, pensiamo noi tre, fermando-ci a vederli, quasi incantati e allo stesso tempo angosciati.E poi quelle due teche. Quelle due teche con gli oggetti rinve-nuti in mare, dopo quel naufragio del 3 ottobre 2011, e quelli che avevano addosso persone morte soffocate nella stiva di un barco-ne, quello ripreso da “Fuocoam-mare”. Oggetti che ognuno di noi potrebbe portare con sé, cellula-re, rubrica del telefono, fotografie, una macchinina… e allora il lon-tano, il diverso, quanto è lontano? Quanto è diverso?Siamo tornati a Bologna con mille idee, una gran voglia di coinvolge-re tutti, di fare e creare cultura del dialogo, dell’accoglienza perché i nostri stessi servizi, che non si oc-cupano direttamente di migranti, però si basano proprio su questo. Non si fa proprio accoglienza ai nuovi iscritti al Nido? Non si basa

sulla fiducia il fatto che le famiglie ci lascino bambini, anziani e disa-bili perché noi ce ne curiamo?E allora proseguiamo la progetta-zione. Continuiamo a fare incon-tri con le altre cooperative per-ché questo progetto abbia gambe anche qui, nei nostri territori, per-ché crei davvero quella cultura della fiducia al nostro interno e tra di noi.In CADIAI inizieranno a breve al-tri percorsi, un laboratorio di fo-tografia è già attivo nei servizi territoriali, un percorso sulla me-moria di “quando i migranti era-vamo noi” verrà fatto con gli an-ziani di Centri Diurni e Residenze, nei Nidi si attiveranno altri per-corsi ancora con i genitori.Il cammino è ancora lungo e con delle potenzialità enormi. E que-sto ci sembra una opportuni-tà davvero importante, coerente con ciò che è la CADIAI.Andata e ritorno. Siamo parti-ti pensando a cosa poter fare a Lampedusa, siamo tornati con una marea di idee da fare qui. E questo forse è già un risultato im-portante.

Scoop 53 • Settembre 2016 5

Progetto ENABLE, continua il percorso verso la co-produzioneSECONDO STEP: IL “CO-DESIgN” di lara Furieri, responsabile dei Progetti internazionali

Siamo ormai giunti a metà del per-corso rispetto al progetto “Enable”.

Il progetto “enable” ha come finali-tà quella di elaborare nuove modalità di apprendimento e di sviluppo basate sulla co-produzione, in particolare per lo sviluppo di nuovi servizi per le per-sone disabili.In questi mesi è stato chiaro che la co-produzione si basa sulle capaci-tà personali di sapersi mettere in gio-co, ma anche sulla conoscenza del pun-to di vista altrui e sulle opportunità di incontro e di scambio che sono mes-se a disposizione; il dialogo ed il con-fronto sono temi centrali rispetto ad un percorso di co-produzione, ma que-sto non è scontato e soprattutto non è semplice. Non basta sentire le ragio-ni dell’altro, ma si deve avere la dispo-nibilità di ascoltare, di capire l’osserva-torio altrui e di mettersi in discussione. Tutte azioni non facili, che richiedono tempo e dedizione, ed è questo che al-

cuni ragazzi del gruppo Appartamen-to di San giovanni in Persiceto e di via Mazzini hanno fatto in questi mesi: han-no scoperto e sperimentato che cosa significa co-produrre, concentrandosi sul tema del vivere indipendente, ma non si sono limitati a questo! Nell’ot-tica di trovare modalità nuove di dia-logo e progettazione, i partecipanti al progetto sono andati ad intervistare i pubblici amministratori, gli amici di altre cooperative e associazioni, sentendo anche la voce dei genitori, rispetto al tema del vivere indipendente; con loro hanno riflettuto su come un percorso di co-produzione potrebbe migliorare quanto già esiste e funziona.Reciprocità ed equità sono state le pa-role chiave che hanno accompagnato il percorso di questi mesi.Il punto di vista di ogni persona deve essere ascoltato, è importante e rac-chiude sicuramente una “verità” che si deve conciliare con molte altre… e

allora abbiamo iniziato a lavorare sui “tools”, sugli strumenti che permetto-no a tutti di poter intervenire ed espri-mere il loro punto di vista, “alla pari”; questi strumenti sono stati inseriti in una piattaforma on line e messi a di-sposizione di tutti.Abbiamo poi lavorato sul co-design, come modalità condivisa di “disegno”, elaborazione, di un particolare proget-to e insieme a pubblici amministratori, ai familiari e agli operatori abbiamo co-struito il “decalogo del buon inquilino”, strumento che dovrebbe aumentare la qualità di vita di tutti gli interlocutori ri-spetto al tema del vivere indipendente.Il risultato del work package 2, secon-da tappa del progetto, è stato un vi-deo che racconta “la co-produzione ed il vivere indipendente”, video che sarà presentato in occasione del terzo me-eting in Austria che si svolgerà il prossi-mo dicembre.

Anche quest’anno… un premio di valore!Continua il progetto che vede coinvolte CADIAI e CAMST nella realizzazione di un premio per i soci di CAMST che compiono 25 anni in cooperativa, un oggetto che possa andare oltre il mero regalo ma che

possa esprimere un valore aggiuntivo. Per questa esigenza lo scorso anno abbiamo sperimentato la realizzazione di piatti creati appositamente

da utenti dei nostri servizi che hanno riscosso un grande successo e quindi, anche per il 2016, abbiamo riproposto questa collaborazione.

Il laboratorio, quest’anno, ha riguardato esclusivamente i ragazzi di “Corte del Sole” che hanno dipinto, graffiato e plasmato all’incirca un’ottantina di piatti.

6 Scoop 53 • settembre 2016

Cooperazione

La SA8000, un modo per certificare la responsabilità socialeCADIAI hA INTRAPRESO IL CAMMINO PER OTTENERE LA CERTIFICAZIONE SA8000 ENTRO IL 2016. VALE LA PENA RIPRENDERNE I TEMI FONDAMENTALI

a cura del comitato per la responsabilità sociale

1. lavoro infantileNon si deve ricorrere né dare sostegno all’utilizzo del lavoro infantile.

2. lavoro forzato o obbligatoNon si deve ricorrere né dare sostegno all’utilizzo del lavoro forzato o obbligato; non si devono trattenere documenti d’identità in originale e non si deve richiedere al personale di pagare “depositi” all’inizio del rapporto di lavoro.

3. salute e sicurezzaSi deve garantire un ambiente di lavoro sicuro e salubre e si devono adottare misure efficaci per prevenire potenziali incidenti, infortuni o malattie. Si devono ridurre o eliminare, per quanto possibile, le cause dei rischi presenti nell’ambiente di lavoro.

4. libertà di associazione e diritto alla contrattazione collettivaOgni lavoratore deve essere libero di aderire a qualsiasi organizzazione sindacale e il suo rapporto individuale di lavoro deve svolgersi nel rispetto delle regole del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del suo settore.

5. discriminazioneNon si deve ricorrere o dare sostegno ad alcuna forma di discriminazione nell’assunzione, retribuzione, accesso

alla formazione, promozione, cessazione del rapporto o pensionamento, in base a razza, origine nazionale, territoriale o sociale, casta, religione, disabilità, genere, orientamento sessuale, responsabilità familiari, stato civile, appartenenza sindacale, opinioni politiche, età, o qualsiasi altra condizione.

6. pratiche disciplinariTutto il personale deve essere trattato con dignità e rispetto. Non possono essere utilizzate punizioni corporali, attacchi verbali, coercizione fisica o mentale ed umiliazioni per nessun motivo; le uniche procedure disciplinari ammesse sono quelle previste dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro.7. orario di lavoroSi devono rispettare le leggi vigenti, la contrattazione collettiva e gli standard di settore in materia di orario di lavoro, riposi e festività pubbliche. La settimana lavorativa normale, esclusi gli straordinari, deve essere quella stabilita dalla legge, ma non deve comunque eccedere le 48 ore.

8. retribuzioneI minimi contrattuali non possono essere inferiori a quelli previsti dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro e dall’eventuale contrattazione integrativa, devono essere inoltre versate le contribuzioni pensionistiche previste. Su libera scelta dei lavoratori deve essere assicurata la contribuzione aggiuntiva prevista dalla previdenza complementare.

il comitato per la responsabilità socialeÈ stato istituito il Comitato per la Responsabilità Sociale, con il compito di monitorare la conformità della Cooperativa alla SA8000. Il Comitato è inoltre disponibile a raccogliere e trattare eventuali segnalazioni/reclami relativamente al mancato rispetto, da parte di CADIAI o di un suo fornitore, degli 8 requisiti di responsabilità sociale stabiliti dalla norma.

Nell’esercizio della sua attività il Comitato non esercita quindi funzione di tutela sindacale e del lavoro.Per essere chiari, si può dire che:• se si ha necessità di chiarimenti su questioni di natura contrattuale (per es. problemi di orari, di retribuzione, etc.) ci si

deve rivolgere al Coordinatore del Servizio, al Responsabile dell’Area, al Servizio Amministrazione del Personale;• se si hanno problemi di natura contrattuale o sindacale ci si deve rivolgere ai rappresentanti sindacali;• se ci si sente discriminati, puniti ingiustamente, in pericolo per la sicurezza sul lavoro ci si deve rivolgere al Comitato

per la Responsabilità Sociale.

Scoop 53 • Settembre 2016 7

1 ora di lavoro vale 2

Cooperazione

il comitato è contattabile, anche in forma anonima, ai seguenti indirizzi:

comitato per la responsabilità sociale c/o CADIAI, via Boldrini 840121 Bologna [email protected]

È infine contattabile direttamente chia-mando il centralino di CADIAI al nu-mero 051 7419001.Il Comitato prenderà in carico tutte le segnalazioni.

segnalazioni/reclami possono inoltre essere inviati a:

cise (fra gli enti accreditati per la cer-tificazione SA8000 in Italia e che sta se-guendo CADIAI nel percorso di certi-ficazione)Corso della Repubblica, 547121 Forlì Tel. 0543 38214 - FAX 0543 [email protected]

saas - social accountability accreditation services15 West 44th Street, 6th FloorNew York, NY [email protected]

social accountability international15 West 44th StreetNew York, NY [email protected]

alcuni siti internet per approfondire la conoscenza della sa8000

• www.sa8000.info sito informativo (in italiano);

• www.sa-intl.org (in inglese)è il sito del SAI (Social Accountability International), l’ente internazionale che ha sviluppato la norma SA8000

8 Scoop 53 • settembre 2016

chi siamo L’Istituto Ramazzini è una cooperativa sociale onlus, impegnata nella battaglia con-tro il cancro e le malattie ambientali e professionali. Fondato nel 1987 dal medico e scienziato cesare maltoni, oncologo di fama internazionale e da altre personalità della società civile ed accademica, l’Istituto Ramazzini è oggi una cooperativa sociale Onlus sostenuta da oltre 27.000 soci.

la missione“Prevenire è meglio che curare”: questa è l’eredità più im-portante che ci ha lasciato il medico carpigiano Bernardino Ramazzini (1633-1714), padre della medicina del lavoro.Tutti i nostri sforzi e le nostre attività nel campo della lotta contro i tumori e le malattie ambientali sono guidati da que-sto importante principio: nel nostro Centro di ricerca, nel nostro Poliambulatorio e negli incontri con i cittadini cerchia-mo di diffondere la cultura della prevenzione, perché solo attraverso questo strumento è al momento fattibile con suc-cesso una strategia di lotta contro il cancro e altre malattie croniche, correlate all’attuale degrado nell’ambiente di vita generale e di lavoro.

i nostri sociL’Istituto Ramazzini è una cooperativa sociale, che vive grazie al contributo dei suoi soci, dell’attività clinica che svolge, e di fondi pubblici e privati destinati alla ricerca. Possono diventa-re soci tutti coloro (persone fisiche o giuridiche) che voglio-no condividere il nostro impegno per una strategia di lotta al cancro, incentrata su studi e ricerche per prevenire l’insor-genza dei tumori e di altre malattie correlate all’alterato rap-porto tra l’uomo e l’ambiente.Per diventare soci è sufficiente compilare l’apposita doman-

da di ammissione (scaricabile anche da internet) e versare la quota sociale di 25 euro o suoi multipli. La quota è vitalizia.I soci dell’Istituto Ramazzini sono riuniti in Sezioni territoriali, che hanno lo scopo di favorire la partecipazione nella coo-perativa e di consolidare il vincolo associativo e solidaristico attraverso l’organizzazione di eventi ricreativi e culturali, di iniziative per la raccolta fondi e la diffusione delle informazio-ni sul tema della qualità dell’ambiente e la tutela della salute.grazie al sostegno costante dei soci, nei laboratori dell’Istitu-to Ramazzini sono stati condotti studi che hanno contribui-to ad introdurre norme e misure di protezione per la tutela della salute dei cittadini, in Italia e nel mondo. Aiutaci anche tu a continuare la nostra battaglia contro il cancro e a favore della prevenzione dei tumori.

diffusione dell’informazioneL’Istituto Ramazzini, fin dalla sua costituzione, ha dedicato grande attenzione alla diffusione delle informazioni sui rischi per la salute correlati a composti chimici, agenti fisici e tec-nologie presenti nell’ambiente di vita o di lavoro, assumendo l’importante ruolo di rappresentare a livello nazionale ed in-ternazionale la ricerca e l’informazione indipendente. Il dialogo diretto con i cittadini e le istituzioni avviene attra-verso assemblee pubbliche, incontri a tema, programmi per le scuole di ogni ordine e grado, comunicazioni tramite gli organi di informazione,oltre che con il nostro notiziario “Ra-mazzini News” e i nostri spazi sulla rete.

il centro di ricerca sul cancroDal 2009 l’Istituto Ramazzini ha assunto la responsabilità di-retta di gestire il centro di ricerca sul cancro “cesare maltoni”, situato nella struttura del Castello di Bentivoglio, via Saliceto 3, in provincia di Bologna. In questa sede, da oltre 40 anni, vengono condotti studi sperimentali per valutare gli effetti a lungo termine dell’esposizione ad agenti chimici e fi-sici tossici che possono essere presenti nell’ambiente di vita generale e di lavoro. Tra i composti/agenti di grande impatto sulla salute dei cittadini per i quali il Centro ha maggiormente

Cooperazione

ISTITuTO RAMAZZINI

Cooperativa Sociale Onlus

Via Libia 13/A, 40138 Bologna

Telefono 051 30 22 52

www.ramazzini.org

[email protected]

Scoop 53 • Settembre 2016 9

contribuito a studiarne la pericolosità, segnaliamo:- il Cloruro di Vinile (CVM) usato per produrre le plasti-

che di PVC;- il Benzene: solvente e costituente dei carburanti;- la Formaldeide: disinfettante, conservante, nonché prodot-

to di combustione di alcuni biocarburanti;- le radiazioni ionizzanti emesse da apparecchiature diagno-

stiche e da depositi di scorie radioattive;- il Metil-ter-Butil etere (MTBE) ottimizzatore di ottani che

ha sostituito il piombo nelle “benzine verdi”;- le onde elettromagnetiche a radiofrequenza (telefoni cellu-

lari) e bassa frequenza (corrente elettrica);- l’Aspartame e il Sucralosio: dolcificanti artificiali- il glifosato.

l’ attivitÁ clinica di prevenzione oncologicaAttraverso la sorveglianza oncologica e la diagnosi precoce

dei tumori, si può ridurre la mortalità per alcuni tipi di tumo-re: tumori del cavo orale, tiroide, laringe, intestino, prostata nell’uomo, e tumori della mammella e della cervice uterina nella donna. La diagnosi precoce di queste patologie potreb-be consentire di abbassare la mortalità per tumore del 30-35%. Per questo è opportuno che tutti i cittadini si sottopon-gano a controlli clinici e a visite specialistiche di prevenzione oncologica. Il Poliambulatorio di Prevenzione Oncolo-gica dell’istituto ramazzini, via libia 13/a (Bologna) è stato inaugurato nel giugno del 2002, è dotato di:• cinque ambulatori per visite specialistiche di cui uno con

videodermoscopio• una unità di mammografia digitale• una di densitometria ossea (DEXA)• una unità di ecografia• un laboratorio di citopatologia• Punto prelievi

Cooperazione

È attiva una convenzione tra CADIAI e l’Istituto Ramazzini per promuovere la prevenzione in campo oncologico.La nostra Cooperativa si è impegnata infatti a sostenere economicamente 20 visite oncologiche preventive per i soci in modo che chi ne farà richiesta possa avere una visita mirata su se stesso, sul proprio fisico, sulla propria storia per-sonale e familiare e dunque indirizzato su eventuali esami diagnostici o di routine ad hoc.Ci sembra un’opportunità importante per promuovere la cultura della prevenzione che non è solo l’utilizzare visite diagnostiche specifiche per questa o quella problematica, ma conoscere il proprio corpo, avviando un percorso che non deve creare ansia, “Oddio cosa mi troveranno?”, ma esattamente il contrario; un modo per essere consapevoli e dunque poter controllare il proprio stato di salute nella maniera migliore.per richiedere la visita all’istituto ramazzini si può contattare giulia casarini del servizio attività sociali allo 051.7419040 oppure [email protected] l’occasione per ricordare che l’Istituto Ramazzini rientra tra gli ambulatori della nostra sanità integrativa e dunque è possibile prenotare successivi esami o controlli seguendo le modalità di FareMutua.

Istituto Ramazzini: una convenzione in favore dei soci CADIAI

10 Scoop 53 • settembre 2016

Pari opportunità

Fin dal 1930 in Finlandia tutti i neo nati ricevono un pacco in occasione

della nuova nascita, si chiama “Äitiys-pakkaus”, pacco neo natale, e rappre-senta un aiuto concreto per i neo geni-tori; una scatola che, una volta svuotata, può essere usata per far dormire il bim-bo. Il box contiene prodotti utili come pannolini o giocattoli, vestitini e tan-to altro per il piccolo arrivato. La tra-dizione del pacco neonatale ha quasi cent’anni, iniziata nel 1930, continua ad essere molto apprezzata.Anche cadiai per condividere que-sto momento speciale con i neo geni-tori, per tutti bimbi nati dal 1 gennaio 2016 ha preparato un pacco dono con prodotti per l’infanzia. Il contenuto del pacco proviene dai fornitori di CADIAI e consiste in articoli utili per il picco-

lo nato: si tratta di detergenti per l’igie-ne, creme e pannolini. Rispetto questi prodotti l’Area Educativa di CADIAI ha promosso per i Nidi d’Infanzia l’utilizzo di prodotti ecocompatibili ed ha spe-rimentato l’utilizzo di pannolini biode-gradabili e lavabili. Pur condividendo e sostenendo questa scelta, la Commis-sione Pari Opportunità ha valutato di inserire dentro al pacco dono sia pro-dotti ecocompatibili che altri, questo per poter dare il maggior numero di prodotti utili.Certo, non come la Finlandia (per ora...) ma comunque un aiuto concreto! Questa iniziativa si inserisce in un pia-no più complesso di welfare rispetto al quale il Comitato per le Pari oppor-tunità sta lavorando. Il welfare azien-dale è rappresentato da una serie di

azioni che il datore di lavoro mette in campo per aumentare il benessere dei propri dipendenti; questi interven-ti possono riguardare la conciliazione vita-lavoro (azioni che facilitano la ge-stione del tempo tra impegni familiari e organizzazione del lavoro), il benesse-re psicofisico (visite mediche ma an-che attività finalizzate al prendersi cura di sé), l’istruzione e la cultura (inteso come azioni che facilitino l’accesso al-la cultura) e le svariate forme di soste-gno al reddito che, spesso, si traduco-no nell’aumentare la capacità di spesa (convenzioni, compartecipazione alla spesa). Tutte queste azioni, che in parte vengono già erogate, compatibilmente con la sostenibilità economica, potreb-bero rappresentare per CADIAI un in-novativo progetto di welfare.

Il pacco dono, un’occasione per festeggiare!uN’INIZIATIVA DI WELFARE AZIENDALE…di lara Furieri, responsabile per le Politiche di Pari Opportunità

Dal 2010 il Poliambulatorio ha ottenuto la Certificazione di Qualità uni en iso 9001:2008; nel 2015 ha ottenuto l’ac-creditamento provvisorio con la regione emilia-romagna;nel 2016 ha aderito all’anisap emilia-romagna ed alla rete mia salute emilia-romagna. Il Poliambulatorio di via Libia si propone di fornire un con-tributo nella diagnosi precoce dei tumori attraverso visite di prevenzione oncologica che hanno lo scopo di scoprire un tumore quando ancora è nella sua fase iniziale, aumentando quindi le probabilità di guarigione qualora si intervenga tem-pestivamente con la cura.Ogni anno vengono eseguite presso il Poliambulatorio di via Libia a Bologna oltre 9.000 prestazioni; oltre 18.000 vi-site di prevenzione oncologica hanno permesso di diagno-sticare 431 tumori maligni, il 55 % dei quali in persone asin-tomatiche. Il Poliambulatorio è aperto a tutti i cittadini che vogliono tro-vare qualità, tariffe calmierate e brevi tempi di attesa. grazie

al sostegno dei nostri soci, godono della gratuità della visita oncologica gli ultra sessantacinquenni e le persone affette da patologia oncologica, usufruiscono inoltre dello sconto del 20% i soci dell’Istituto Ramazzini mentre, sono anche in es-sere connvezioni ed agevolazioni con diverse realtà del territo-rio bolognese (Coop Alleanza 3.0, Mantencoop Facility Ma-nagement, Emilbanca, uniSalute, CAMPA PREVIMEDICAL, FASDAC, ecc).L’esperienza del Poliambulatorio di via Libia con la sua atti-vità,ha reso possibile una più significativa presenza dell’Istitu-to Ramazzini sul territorio con una nuova struttura sanitaria: il centro clinico di via emilia 79 (Ozzano dell’emilia) che è stato inaugurato nell’aprile 2015.Il Centro Clinico è dotato di:• cinque ambulatori per visite specialistiche di cui uno con

videodermoscopio• un ambulatorio chirurgico• un ambulatorio odontoiatrico• una unità di ecografia.

Scoop 53 • Settembre 2016 11

Attività sociale

Alla partenza della Race for the Cure - domenica 25 settembre alle 10 – c’erano 135 partecipanti CADIAI. Anche quest’anno infatti abbiamo aderito alla manifestazione per la lotta contro i tumori al seno che da dieci anni si svolge ai Giardini Margherita di Bologna. Oltre a sostenere le iscrizioni mini maratona di chi ha scelto di partecipare all’evento, CADIAI ha dato la possibilità, alle lavoratrici che ne hanno fatto richiesta, di accedere alle visite di prevenzione previste nel corso dei tre giorni di manifestazione. Ovviamente non è stato possibile rispondere a tutte le richieste essendo i posti a disposizione limitati, ma si è trattato comunque di una valida opportunità. Possiamo ormai dire che partecipare alla Race for the Cure è diventato per noi un appuntamento fisso e irrinunciabile, che ci consente di unire un momento di convivialità e divertimento ad un messaggio molto importante per sensibilizzare contro i tumori al seno e favorire la prevenzione attraverso controlli periodici. E il valore di questo messaggio, positivo e allo stesso tempo gioioso, lo si può vedere nel numero sempre in aumento dei partecipanti alla Race in generale, di CADIAI nello specifico: quest’anno eravamo così tanti che non siamo riusciti nemmeno a trovarci tutti, ci siamo ritrovati per le strade, a gruppetti, in mezzo a tantissime altre.

Da CADIAI 135 partecipanti alla

Race for the Cure

una delle mostre che ha animato Bologna tra la prima-vera e l’estate è stata sicuramente quella di hopper e

il gruppo Soci sulla Partecipazione ha organizzato una visita guidata nel mese di giugno. E così, il 25 giugno, un nutrito gruppo di soci e socie si è ritro-vato a Palazzo delle Esposizioni pronto a visitare la mostra.Dobbiamo ammettere che senza la guida molti di noi, come ci siamo detti a fine visita, non avrebbero apprezzato altret-tanto la mostra: hopper non è un pittore facile e i suoi giochi di luce e ombre, la sua fissità, possono sicuramente muovere tensioni emotive, inquietudini forse, ma senza una spiegazio-ne competente non andiamo al di là di questo, della “pancia”.Invece la guida che abbiamo avuto ci ha illustrato hopper nella sua crescita, nelle ispirazioni che traeva da questo o quel pittore ma soprattutto nel rapporto così legato al mon-do del cinema, ad alcune città particolari.un pomeriggio di grande spessore culturale, un’opportunità di arricchirsi che CADIAI ha offerto a chi ha aderito: i soci infatti hanno paga-to il biglietto ma la Cooperativa ha co-perto la quota corri-spondente alla guida, nella convinzione che l’attività sociale, al di là del lavoro, sia un col-lante fondamentale per la nostra crescita.

In visita alla mostra di Edward Hopper

a cura della redazione

12 Scoop 53 • settembre 2016

Antonella guidi è ospite della Resi-denza “Parco del Navile”.

Abile pittrice, con il progredire della malattia è stata impossibilitata a con-tinuare a coltivare uno dei due suoi hobbies principali (l’altro è l’enigmi-stica, dove è un autentico fenomeno); all’improvviso, però, tutto è cambiato!“Pochi mesi fa - ci racconta Antonel-la - mi hanno proposto di dipingere con la bocca. Ho accettato questa sfi-da pensando, però, che sarebbe stata un’autentica impresa. Io dipingere con la bocca?... e quando mai?!All’inizio, infatti, il primo schizzo è stato tragico, ma non ci siamo arrresi! Ogni settimana, con l’allenamento e nono-stante la perdita di un dente, partico-lare da non sottovalutare dato che i denti mi servono per tenere il pennel-

Una volta lo disse anche James Bond:

mai dire mai!di antonella, ospite di Parco del navile (col supporto di Fabio strazziari, educatore)

lo, le cose sono migliorate ed anche i risultati ed è proprio vero che nella vi-ta, se lo si vuole veramente, si può fa-re davvero tutto, anche in condizioni di salute come la mia.La mia speranza è di poter migliorare ancora, affinare la tecnica; mi ci vorrà del tempo perché fra il disegnare con le mani e farlo con la bocca c’è una bella differenza.Questi sono alcuni dei miei capolavori che ho deciso di condividere con i let-tori di Scoop per dimostrare che, no-nostante le mie forze non siano ormai molte, sono ancora viva e con la voglia di sfidare la mia condizione attuale.“Mai dire mai!”. D’altra parte se una volta l’ha detto pure James Bond non posso dirlo io?”.

Servizi

Scoop 53 • Settembre 2016 13

Servizi

Nella mattinata del 30 luglio è stato aperto al pubblico il cancello che porta al parco della struttura per crea-

re occasioni di incontro e confronto tra le persone del ter-ritorio, adulti e bambini, con gli anziani della Casa Residen-za e Centro Diurno. Oltre allo staff assistenziale, agli ospiti e a qualche parente, sono intervenuti all’inaugurazione del giardino Matteo Chiari, Assessore alla Sanità del Comune di Malalbergo e Christine Melon del coordinamento scientifico di CADIAI. La mattinata è stata allietata dall’intrattenimento musicale di Eros e da un rinfresco.

Il 25 luglio ed il 29 agosto si sono svolte in struttura due “Chiacchierate dialettali” a cura del maestro di dialetto Enri-co grimandi, segretario dell’Associazione Anima Altedi, che ha gentilmente offerto la sua partecipazione. gli ospiti han-no ascoltato, incantati e rapiti, i racconti dialettali e la lettura di una bellissima poesia, intervenendo nella spiegazione di antichi termini, proverbi ed usanze.La bravura del signor grimandi ha coinvolto tutti i presen-ti: ospiti, responsabile, OSS, animatrice e parenti. Non sono mancate le barzellette dialettali a cui tutti hanno riso alle-gramente.A breve è previsto un terzo incontro che gli ospiti attendo-no già con grande gioia!

Il Centro Diurno “Sandro Pertini” si apre al territorioL’APERTuRA DEL gIARDINO E LE ChIACChIERATE DIALETTALI

di raffaela rossi, animatrice

14 Scoop 53 • settembre 2016

“il piacere delle vacanze estive comin-cia ad essere un ricordo che si allon-tana via via col sopraggiungere delle prime piogge autunnali. un po’ come accade col profumo che si indossa al mattino sulla pelle, e del quale alla se-ra non ne resta che una flebile essenza.la nostra è stata un estate speciale, e i nostri operatori ci hanno preparati a questo periodo, che si vive con una certa vitalità, già con l’avanzare delle prime calde temperature. innanzitutto con una bellissima giornata in piscina, in cui mi sono rifatto gli occhi alla vista di sgargianti bikini e curve sinuose or-nate da splendidi tatuaggi. anche pao-lo che di solito ama starsene per i fatti suoi, ha tirato fuori il suo lato miglio-re, senza risparmiare cristina e nura di continui getti d’acqua. tra urletti e

urlettini, le ragazze gli ripetevano con-tinuamente di smettere, ma avevano il sorriso stampato in faccia a prova del fatto che il gioco e quelle attenzioni in fondo gli piacevano tanto. tutto questo accadeva però nella vasca dei bambi-ni, perché nura e cristina preferisco-no andare sul sicuro, ed avere la cer-tezza che più l’acqua è bassa minore è il rischio di annegare. io invece ho un temperamento più audace e non mi sono risparmiato lunghe vasche, rigo-rosamente in immersione, in gara con i miei operatori che ovviamente ho si-stematicamente vinto. Qualche giorno più tardi, caricati tutti quanti in pulmino, siamo andati al san-tuario delle formiche, a monterenzio, per carpire il segreto che porta mi-lioni di questi esserini a concludere

MuoviMenti L’ESTATE DEI RAgAZZI DI SANT’ISAIA PRIMA DELLE gRANDI VACANZEa cura di Gregorio Parlascino, tiziana tinarelli, cristina Ghilli, Florisa caponcelli

il proprio ciclo vitale proprio in quel luogo. ma la gelataia, che si occupa an-che di giornalismo locale, ci ha spie-gato che questo fenomeno accade in settembre, e che eravamo decisamen-

testimonianza di s.

Servizi

Scoop 53 • Settembre 2016 15

te fuori stagione. in ogni caso dietro la sua baracchina c’erano diversi biliar-dini per cui trovare un’alternativa vin-cente non è stato cosi difficile.il pomeriggio di una caldissima dome-

nica di luglio, invece, si era in pochi a casa, nura era impegnata con la com-pagnia del teatrino errante, cristina ci aveva prontamente snobbatti per una passeggiata in centro con renato, do-natella era fuori dal mattino con dei suoi amici, mentre gianni, davide e giancarlo erano in famiglia. restavo io e paolo. ai nostri operatori non è sta-to difficile farsi venire un idea, per cui accesi motore e aria condizionata, col nostro pulmino verde siamo partiti alla volta del castello di dozza, sede dell’e-noteca regionale. Qui abbiamo visi-tato le sale signorili arredate con ci-meli dell’epoca, le anguste prigioni che portano ancora incisi sui muri, i segni della disperazione dei detenuti, gli spa-zi semplici ed austeri dedicati alla ser-vitù e la cucina annerita da antiche e profumate ricette. dall’atrio interno, a testa alzata, mentre davamo un ulti-ma occhiata alle mura di quel castello, non è stato difficile illudersi di come sarebbe bello poterci vivere tutti insie-me, operatori compresi, ognuno con la sua stanza principesca, con una biblio-teca dove andare quando si ha voglia di stare da soli, con un salone grandissi-mo dove poter mangiare comodamen-te tutti quanti sotto lo sguardo severo degli antenati, o i tetti, con i cammi-

namenti, dove fermarsi quando si è un po’ tristi e si ha voglia di guardare l’o-rizzonte.pian piano si avvicinavano le date per i nostri lunghi soggiorni estivi, sarem-mo entrati realmente nella dimensione vacanza, e per un po’ avremmo lascia-to la nostra routine che non risparmia neanche noi dallo stress. cosi uno ad uno siamo partiti, chi per il mare, chi per la montagna. adesso è già un pezzo che siamo rien-trati, la nostalgia cede il passo alla ma-linconia, l’abbronzatura si è smacchiata sotto la doccia di ogni giorni, ma noi non possiamo fare altro che aspettare una nuova estate, con i suoi riti, i cine-ma all’aperto, la voglia di cantare e di ballare in riva al mare, un estate spe-ciale, un po’ come l’estate del vecchio John Wayne.”

Servizi

16 Scoop 53 • settembre 2016

Benvenuti!il nido “rodari” raccontato da una mamma.

di maura marinozzi, Presidente del comitato di partecipazione del nido Gianni rodari, nonché mamma di cesare, sezione albicocca

“BENVENuTI” è il saluto che trovia-mo all’ingresso del Nido Rodari. Il so-le che c’è oggi alla nostra festa riflette il clima di serenità, cordialità e amore che tutti gli operatori mostrano per i nostri bimbi.Anche quest’anno ho conosciuto mam-me e papà che con grande entusiasmo hanno contribuito a realizzare una fe-sta meravigliosa. Abbiamo organizzato quattro laboratori con il supporto delle educatrici, pista di macchinine e t-shirt da colorare pensati per i più grandi, an-golo travasi e spazio bowling per i più piccoli, tutto ciò ha reso possibile mo-menti di gioco e operatività del bam-bino accompagnato dal genitore, una delicatezza a mio avviso, il permettere questa complicità negli spazi del Nido.Il clima di oggi, la gioia dei bambini, la creatività e il supporto delle educatri-ci, le parole dell’Assessore Vanna Tolo-melli e l’impegno di tutti, hanno reso il pomeriggio emozionante e gustoso! Peccato sia il nostro ultimo anno qui al Rodari!

Sono trascorsi due anni da quando i “piccolini” sono qui, tra le braccia ed i sorrisi delle amate dade, ed è già ora di andare, la vita continua la corsa ver-so nuove avventure, e il nido è stata la prima di un lungo percorso. Tanta col-laborazione e disponibilità, affiatamen-to nelle giornate d’incontro e scambio di idee per i momenti organizzativi e di discussione. Anche quest’anno noi genitori siamo stati chiamati a compilare un questio-

nario di soddisfazione del Nido, e non c’è un punteggio che possa parlare del lavoro che nasce dal cuore. Affidare i bimbi alle braccia del Rodari è un pia-cere che va oltre ogni piccola proble-matica del quotidiano, il questionario ha dimostrato il massimo livello che il Nido Rodari raggiunge su ogni fronte.Come genitore, e rappresentante del comitato organizzativo per la festa di fi-ne anno e per le varie assemblee svol-te nel corso del 2015-2016, posso di-re che oltre le attività in sezione e negli spazi dedicati ai piccoli, c’è molto lavo-ro dietro ogni idea proposta e ad ogni richiesta dei genitori c’è sempre la vo-lontà di risolvere adeguatamente le si-tuazioni, dove serve anche con incontri personalizzati con la pedagogista.Con piacere ricordo una delle opera-zioni importanti che quest’anno hanno unito il gruppo di genitori partecipan-ti alle attività del Nido, a dicembre in occasione della 3° giornata Naziona-

le dedicata ai Servizi per l’Infanzia, sia-mo stati coinvolti nel dire la nostra sui diritti dei bambini. Abbiamo proposto e realizzato una raccolta di pensieri, le volontà dei genitori a tutela dell’infan-zia in generale, distribuendo manine di carta colorata in ogni sezione per po-ter scrivere qualsiasi idea a riguardo. Non sempre tutte le attività riscuoto-no grade successo, è un dovere dell’I-stituzione e del genitore condividere le opinioni e sensibilizzare argomentazio-ni difficili, le manine colorano l’ingresso del nostro Nido e le parole trasmesse da pochi genitori esprimono a pieno la voce di grandi e piccolini.

Come ogni anno non potevano manca-re i laboratori didattici del sabato mat-tina rivolti ai bimbi della fascia 0-3 anni, per vivere il Nido insieme ai genitori. La giornata dei cuochi con i “Dolci pastic-ci!” e quella de “Le Mani in pasta” per gli amanti della manualità, “Outdoor

Servizi

Scoop 53 • Settembre 2016 17

Servizi

Education, l’educazione sicura nel no-stro giardino” per gli amanti della natu-ra e dei giochi all’aperto .A partire dall’inizio dell’anno scolasti-co il Nido Rodari ha partecipato all’i-niziativa del Comune e della Proloco di Anzola “uno scontrino per la scuo-la” 2016. Ogni sezione ha avuto a di-sposizione un contenitore speciale per la raccolta degli scontrini, sono stati di-stribuiti i volantini con il regolamento, e speriamo di riuscire a vincere come lo scorso anno un bel premio in denaro!

La quota è stata suddivisa in parti uguali tra le sezioni e sono stati acqui-stati giochi e strumenti adatti alle età dei singoli gruppi. Straordinarie le iniziative per i bambini più grandi, la prima che amiche mam-me di altri Comuni invidiano, è la fre-quentazione della Biblioteca Comunale, con lo spostamento emozionante per i bambini in pulman, un viaggio lungo per loro! All’interno della biblioteca i bam-bini di sono liberi di muoversi tra storie e fiabe e scelgono liberamente quale li-

bro portare a casa per leggerlo con i genitori, e riportarlo con loro. Da ge-nitore credo che creare un “approccio culturale e comunicativo” di alto livel-lo come questo sia fondamentale per il contatto con i piccoli, capire cosa e co-me scelgono un tema che amano tra gli scaffali di una biblioteca è un rapporto speciale da vivere insieme.Collegandomi ad una frase della pro-grammazione presentata ad inizio anno: condividendo lo slogan di un recente film per l’infanzia crediamo che “l’im-portante non sia arrivare, ma viaggia-re”, trovo giusto dedicare un accenno a come il nostro Nido gestisce il pro-getto continuità con la Scuola Materna. In base alle scuole comunali d’iscrizioni scelte, i bambini delle due sezioni più grandi, sono stati accompagnati dalle loro dade a visitare le nuove rispettive strutture. Avere la possibilità di ambien-tarsi con accanto le figure che li han-no seguiti in questi anni è fondamentale per la conoscenza di un nuovo mondo, perché il loro “viaggio” continua dopo questa piacevole avventura.Sempre con grande partecipazione in questo caso di educatori e genitori, la Cooperativa Sociale CADIAI che ha in gestione il Nido Rodari e alcune sezio-ni del Nido Bolzani, ha organizzato in collaborazione con la pedagogista co-munale delle piacevoli “chiacchierate a tema”, con la presenza di pedagogiste, psicomotriciste, ed altre figure tecniche. I temi sono comuni, riguardano i com-portamenti dei bambini in generale, ma mi soffermo su un incontro preciso, un tema che il mio istinto mi ha suggerito di non perdere: genitori riluttanti, co-me ci si innamora dei propri figli”. Non volevo perdere questo incontro, e ho fatto BENISSIMO. Spledida presenta-zione di un libro, un fotografo ha rac-contato tramite gli scatti del suo obiet-tivo la nascita della sua bambina, una creatura che ha trasformato il corpo della sua mamma, che poi ha fatto di tutto per non essere amata, cioè quel-lo che tutti i neonati fanno: pannoloni puzzolenti, pianti notturni, coccole a ri-chiesta, sguardi, e poi ancora sguardi fi-no a quando è nato l’amore, la sintonia.

18 Scoop 53 • settembre 2016

Servizi

Centro estivo Santa ViolaALLA SCOPERTA DI BOLOgNA E DELLA “BOLOgNESITà”

di Gloria Verricelli, coordinatrice

Come ogni estate, la Cooperativa offre una convenzione alle azien-

de del territorio (MFM, Coop Allean-za 3.0, Camst e altre) e ai propri so-ci e dipendenti, per poter usufruire di un centro estivo rivolto a bambini dai 6 agli 11 anni per tutto il mese di lu-glio. Tale servizio è offerto anche alla cittadinanza. Quest’anno hanno trova-to tutti accoglienza nella splendida cor-nice del Centro Sociale Santa Viola, nel quartiere Reno a Bologna, ex-scuola Dé Vigri, palazzo del secolo scorso ben ristrutturato e con un’ampia area cor-tiliva ed alberi secolari.Il filo conduttore dell’esperienza è sta-ta “Bologna e la bolognesità” che ha portato i bambini a conoscere mag-giormente la città in cui vivono attra-verso laboratori artistici, di cucina, vi-site didattiche, giochi, esplorazioni del territorio, interviste, collaborazioni, ma soprattutto tanto divertimento.

In primis i volontari del Centro Sociale che ci hanno seguito per tutto il mese di luglio, coccolandoci e non facendo-ci mancare nulla, ma insegnando anche tante cose, raccontando la loro espe-rienza da bimbi attraverso i “tesori” che hanno raccolto negli anni riguar-danti “la scuola di una volta”.Ripeto “tesori”, poiché si tratta di og-getti particolarmente preziosi conser-vati all’interno del centro: banchi e la-vagne risalenti all’800, divise di scolari e insegnanti dai primi del ‘900 fino al-la Seconda guerra Mondiale, astucci in legno, cartelle, testi scolastici, penni-ni, calamai, insomma un museo a Km 0 che ha affascinato tutti.un ringraziamento particolare va a Francesco Resca, instancabile 84en-ne, angelo custode con l’animo di un ragazzino, al signor Lanzarini, sempre pronto ad aiutarci, e alla Presidente Nadia Brighetti che ha subito accettato

la collaborazione con CADIAI.Il nostro laboratorio “Maggiociondo-lo” che insieme ai bimbi ha dipinto le “canotte/divise” del centro estivo da in-dossare nelle uscite per essere identifi-cabili, come fanno nei veri camp! una mattinata tra colori e cotone, dove le differenze non sono esistite.Il Centro Diurno “I Mughetti”, ospita-to ai piani superiori del Centro Socia-le, che accoglie anziani autosufficienti e non. Novantenni e bambini alla scoper-ta dei giochi di una volta che ancora di-vertono tanto, poi pranzo assieme nella veranda esterna, serviti tutti da Camst!La Polizia di Stato, esattamente il com-missariato Santa Viola, che ha inviato due agenti con tanto di volante per una lezione dal vivo alla scoperta della legalità. I bimbi hanno potuto capire il significato della divisa e degli strumenti correlati, hanno potuto intervistare chi opera in strada alla difesa del cittadino

Tutto raccontato attraverso foto commoventi, e testi di sua moglie! Momenti difficili della coppia che accoglie un bambi-no, e tutto quello che è naturale in ogni situazione familiare.ho subito parlato di questo incontro al gruppo chat delle mamme della mia sezione, e ad altre amiche mamme, ma credo che pochi abbia compreso la bellezza e l’importanza di questo argomento, più poetico che pratico. Spero che sia ripetibile questa chiacchierata in futuro, e parteciperei an-cora con le lacrime agli occhi alla presentazione di questo argomento.

Oltre alle attività programmate e presentate all’inizio dell’an-no scolastico è stato organizzato un incontro informativo sul-la sicurezza dei bambini condotto da Carmine Maddaloni, infermiere e istruttore BLSD AhA, nonché Consigliere co-munale che gentilmente (e gratuitamente) ha messo a dispo-sizione le sue competenze riguardanti le Manovre per la di-sostruzione delle vie aeree per lattante e fanciullo; l’incontro era aperto a un numero limitato di iscritti tra i genitori dei due Nidi Rodari e Bolzani. grande richiesta di partecipazione per questo argomento di interesse comune, ed è stato bel-lo trovarsi tutti, genitori ed educatrici con le stesse paure e

domande. La finalità in questo caso è quella di essere pronti a situazioni di emergenza in casa e fuori, e noi genitori siamo stati preparati a questa eventuale situazione, con consigli pra-tici per evitare che accadano spiacevoli episodi, in base alle nuove manovre vigenti per la sicurezza. Presente all’incontro anche il Sindaco giampiero Veronesi in veste di genitore, e l’immancabile Assessore Vanna Tolomelli.Infine oltre alle attività rivolte alle famiglie dei nidi del terri-torio, durante l’Anno educativo 2015/2016 al Nido Rodari si sono tenuti un Corso di Psicomotricità rivolto a 2 gruppi di bambini in età da Scuola dell’Infanzia (4-5 e 5-6 anni) e un Corso di massaggio infantile rivolto a genitori con bambini di 0-8 mesi. È stato bello vedere le porte del Nido aprirsi ad altre realtà e ad altri bisogni, realizzando oltre la sua funzione educativa e di cura dei bambini iscritti al nido, anche quella non meno importante di sostegno alla genitorialità.Cosa dire, la presentazione del nostro Nido meriterebbe al-tro, non bastano poche parole per descrivere la bontà e il clima di familiarità che accoglie grandi e piccini. Tutto il per-sonale rappresentante ha un sorriso nel salutare ogni nuo-vo giorno, e noi genitori porteremo nel cuore questa prima parte del “viaggio”.

Scoop 53 • Settembre 2016 19

Servizi

e salire sulla volante!!! Non è mancata la sirena!La Croce Rossa Italiana, con sede vicino all’Ospedale Maggiore, ha man-dato due giovani volontari con un’ambulanza per istruire tutti sulle giu-ste prassi di aiuto in casi di emergenza: manovre di soccorso, compor-tamenti da adottare ed esplorazione all’interno della vettura per capire la strumentistica in dotazione. Emozionante!Le visite alla città sono partite dal centro storico con uno sguardo dall’alto in cima al terrazzo di San Petronio, poi ai palazzi principali di Piazza Maggiore, passando per l’orto botanico fino ad ai giardini Mar-gherita per un gustoso pic nic. Si sono svolte delle letture animate con attori della compagnia dialetta-le Arrigo Lucchini: una in Sala Borsa ed un’altra presso il centro sociale insieme agli anziani ed alle loro famiglie che partecipano al Caffè Alzhei-mer del territorio. Letture di testi umoristici riguardanti ovviamente Bo-logna, i bolognesi ed il dialetto!I bimbi sono andati anche a conoscere delle realtà del territorio così vicine che hanno risonanza internazionale: il museo Ducati, la fabbrica della Carpigiani e la granarolo che hanno offerto anche una piccola merenda. La Fondazione MAST particolarmente accogliente poiché ha fatto sperimentare i bimbi attraverso un laboratorio fotografico deli-ziandoli anche con uno spuntino in caffetteria.Altri laboratori sono stati svolti durante il centro estivo, condotti da educatori/maestri d’arte della Cooperativa. Angela Mangini ha guidato un percorso artistico riguardante i portici di Bologna, utilizzando ma-teriale di riciclo. Sara Marcato invece ha fatto costruire dei libri pop up ai bambini, partendo da letture animate o cortometraggi. Momen-ti preziosi, in cui l’espressione creativa ha portato alla realizzazione di piccoli capolavori.Non sono mancati i giochi d’acqua e le gite in piscina alla Martin Luther King di Casalecchio e al Cavina di Borgo Panigale. Non sono mancate neanche le merende speciali con frutta tagliata e confezionata dai bim-bi stessi, il gelato ed un laboratorio di cucina sui biscotti di pasta frolla! Di tutto quanto hanno tenuto le redini gli educatori Patrizia Benaglio e Silvano Scalia, professionisti in Cooperativa da anni e di provata espe-rienza. Questi sono stati affiancati da due collaboratrici veramente atti-ve e creative: giovanna D’ascoli e Stefania Martini. un’esperienza veramente positiva che speriamo si possa ripetere l’an-no prossimo. Questo l’ho dico non solo come coordinatrice del centro, ma anche come genitore che ha potuto usufruire del servizio e godere della scontistica riservata ai soci: ho avuto la tranquillità di impegnare le mie figlie in un contesto ad alta valenza educativa, tutelante a costi bas-si… un grande aiuto non solo economico in un’estate interminabile.

20 Scoop 53 • settembre 2016

Servizi

Ecco a voi… la compagnia teatrale

del Centro Diurno “San Biagio”

TRA COMMEDIA, DIALETTO E DIVERTIMENTOdi Flavia trilli, animatrice

Dal dialogo, specialmente da quello in gruppo, possono nascere idee e progetti che altrimenti non vedrebbe-

ro mai la luce. Ed è questo uno dei punti di forza del Centro Diurno: fa incontrare persone, ognuna con il suo bagaglio di esperienze, gusti e desideri. E lo sguardo dell’animatore, atten-to a queste caratteristiche, mette in moto le azioni più adatte a far esprimere le risorse presenti. E proprio in questo modo al Centro Diurno Anziani “San Biagio” lo scorso febbraio, un giovedì pomeriggio, è nata la compagnia teatrale “Bi, beli e bo-ni” (“Belli, belle e buoni”).Il gruppo di utenti del giovedì è da subito apparso molto incli-ne al lato artistico e creativo. Alcune persone avevano avuto esperienze di teatro importanti: recitazione dialettale, scrittu-ra e messa in scena di spettacoli. Altre hanno espresso, in se-guito ai racconti degli altri, il desiderio di provare a recitare, prima o poi. Era chiaro che ci fosse un ottimo potenziale di espressione, nonchè di svago. E così ho proposto di creare un testo teatrale, attività che è stata subito ben accolta: per iniziare, ho suggerito di pensare al luogo di svolgimento della vicenda. È stato scelto un negozio, una boutique di alta mo-da. Abbiamo pensato a quali personaggi inserire: il commesso, la cliente insieme ad un’amica, la vetrinista, la cassiera. E poi, man mano che la trama prendeva forma, abbiamo aggiunto la donna delle pulizie, il corriere, la suora, il direttore, il lacchè. Per chi è entrato al Centro successivamente, abbiamo trovato una parte nuova. Il tempo volava pensando a cosa si potesse far accadere in questa commedia, che d’istinto è cresciuta con un tono umoristico, battuta dopo battuta, dimostrando una ricerca spontanea delle persone verso le esperienze piacevo-li. Seduti insieme al tavolo, utenti, animatrice, operatori, abbia-mo trovato l’intreccio degli eventi, con idee proposte da tutti.

Abbiamo letto il testo, diviso le parti e costruito lo spazio scenico, iniziando ad orientarci al suo interno, riconoscen-do le quinte, gli ingressi e le uscite. Abbiamo dedicato ogni giovedì alle prove, e anche chi dapprima sembrava scetti-co, ha iniziato a richiedere spontaneamente il suo copione per partecipare. Sono stati momenti di ilarità, risate, spe-cialmente quando abbiamo introdotto gli oggetti di scena: gli abiti, gli accessori, i travestimenti, le musiche. E capitato anche che qualche familiare, collega o persona di passaggio abbia assistito alle nostre prove, insieme a qualche utente con il compito di darci un feedback. Sin dall’inizio, il grup-po si è chiesto che data fissare per la rappresentazione. La mia risposta è stata che quando ci saremmo sentiti pronti, l’avremmo deciso insieme; poichè lo scopo di tutto ciò era il nostro divertimento, ci saremmo presi ogni libertà possi-bile. Abbiamo allontanato ogni fonte di ansia che un’espe-rienza del genere avrebbe potuto scatenare. La paura di di-menticare le battute l’abbiamo risolta con la possibilità, per chi preferiva, di tenere il copione in scena. La figura della donna delle pulizie, spesso affaccendata in con la sua scopa, è servita a dirigere le entrate e le uscite, quando necessario. Abbiamo trovato insieme il titolo dello spettacolo, ovvero “Un giorno in boutique: et truvè quel?” (“hai trovato qualco-sa?”), e un giorno naturalmente ci siamo ritrovati ad essere pronti per affrontare il pubblico. Lo staff della Casa Resi-denza “San Biagio” ha messo a disposizione la sala poliva-lente, in modo da poter invitare gli ospiti della CRA, amici e familiari. Che emozione il 7 luglio, il giorno dello spettacolo! Dopo la prova generale, l’ingresso del pubblico, aspettan-do dietro le quinte, è stato un momento di grande trepida-zione. Poi siamo entrati in scena, con grande divertimento

Scoop 53 • Settembre 2016 21

Servizi

nostro e dei presenti. Meglio di così, non sarebbe potuta an-dare! L’applauso finale, tra lancio di fiori e presentazione di tutti gli attori, è stato scrosciante. Il rinfresco che è seguito ci è servito per stemperare le emozioni, commentare, parlare con gli altri, goderci il momento. E così chi aveva già provato questa esperienza, l’ha potuta ritrovare. Chi aveva deside-rio di provarci, è stato soddisfatto. Operatori e utenti han-

no creato qualcosa insieme, rafforzando il nostro sentirci un gruppo. Senza accorgercene, abbiamo allenato tante capa-cità: memoria, ragionamento, orientamento, linguaggio. E le idee per il futuro non ci mancano di certo; dato che stiamo per scrivere il seguito, questa commedia potrebbe benissi-mo trasformarsi in una... telenovela!

Una buona notizia…di daria Quaglia, pedagogista

Da settembre 2016 il Nido d’Infanzia “Abba” si tra-sforma in plesso scolastico per bambini dai 0 ai 6 an-ni. La sezione dei bambini grandi Margherite, diventa una sezione per bambini di scuola dell’infanzia dai 3 ai 6 anni e due educatrici che lavoravano nel Nido, in possesso del titolo di studio adatto si occuperanno della scuola. Questo accade perché sono in aumen-to le iscrizioni dei bambini alle scuole dell’infanzia e di fronte alla forte richiesta la nostra Amministrazio-ne Pubblica ci ha chiesto questa trasformazione nello spirito della Legge 1260 che prevede l’istituzione dei Progetti 0/6 ovunque sia possibile. Questo cambia-mento non ha comportato una riduzione del per-sonale che resta a quota 11 tra educatrici e docen-ti e 4 collaboratrici, naturalmente sono presenti nel servizio anche una coordinatrice gestionale e una pe-dagogista che si occuperanno di tutto il plesso. per i bambini e le loro famiglie è una bella opportunità, infatti la metà dei bambini che si sono iscritti alla Scuo-la dell’Infanzia “Abba”, provengono dal Nido d’Infan-zia. Si realizza così una importante continuità edu-cativa, per i bambini, che supera la discontinuità che caratterizza le istituzioni educative nel nostro Paese, in particolare la scarsa conoscenza dei docenti dei li-velli scolastici successivi delle finalità educative dell’i-stituzione frequentata precedentemente dai bambini. Troppe volte i progetti continuità tra i Nidi d’Infanzia e le Scuole d’Infanzia si limitano ad un passaggio di in-formazioni che spesso non sono quelle richieste dai colleghi dei livelli scolastici successivi che hanno impo-stazioni educative e metodologiche assai differenti. Lo 0/6 supera questa antinomia tra istituzioni, ma non so-

no tutte rose e fiori: alle nostre recenti docenti resta il compito di differenziare le esperienze dei bambini che si sono consolidate nel tempo che hanno trascorso al Nido, facilitandone la crescita e riconoscendone la spinta al cambiamento sia emotivo che fisico che in-tellettuale. hanno il compito di organizzare la nostra nuova scuola, con materiali adeguati all’età dei bam-bini applicando alcune linee di indirizzo che proven-gono dal pensiero di Maria Montessori, in particolare osservando come scriveva Montessori “che in educa-zione non possono essere date indicazioni esatte, ma solo guide direttive”, cosa significa? Che l’adulto deve rispettare il ritmo di crescita del bambino e agire cercando il suo consenso poiché ogni volta che l’a-dulto agisce per imposizione svilisce l’io del bambino e gli impedisce di pensare.Buon avvio a tutti i bambini, le docenti e i genitori im-pegnati in questa nuova avventura.

La foto della nuvola è di Massimiliano Castaldi

22 Scoop 53 • settembre 2016

Servizi

Festa degli Ammalati

di Piera Franceschelli

Come passa il tempo!! È già trascorso un anno ed il 5 set-tembre il Parroco di Poggetto ha nuovamente invitato gli

ospiti della “Torre” a trascorrere una giornata assieme ai suoi parrocchiani e a tutti gli ammalati. Ed ecco che giuliana Filippa ed Anna Maria si preparano per andare alla festa accompagnate da una infermiera ed una operatrice socio sanitaria e un incari-cato dell’Auser ci viene a prendere e alle 9 di domenica si parte. Si arriva direttamente in Chiesa per assistere alla Messa solen-ne ma anche divertente per i numerosi giovani che cantano al-legramente. La mattinata trascorre veloce giocando a tombola, scherzando e ridendo con i tanti invitati che parteciperanno al pranzo. Ma mentre noi giocavamo alcune parrocchiane, cuoche esperte, stavano preparando un succulento pranzo. Che scor-pacciata!!! Filippa ha apprezzato tantissimo e ha stupito tutte noi per la quantità di patatine che si è mangiata. Fra canti e balli si è poi arrivati al momento di salutarci e di darci l’appuntamen-to al prossimo anno, perché si è ammalati, ma ancora con tanta voglia di esserci.

Incontro con i volontari dell’Unità Cinofila dell’Unione Nazionale Arma dei Carabinieri a Casa Simianidi milena ravaglia, animatrice

giornata ricca di emozioni per la visita in Struttura dei volontari dell’Unità Cinofila dell’U.N.A.C, che ha cre-

ato un clima di festa e di interesse per gli ospiti ed entusia-smo da parte di tutti i partecipanti all’incontro.Tanta tenerezza e carezze, semplici gesti che stimolano negli anziani il racconto delle esperienze passate, narrare del loro animale, la gioia di giocare con la palla, dare un biscottino o semplicemente per la loro presenza in Struttura.grazie ancora di cuore ai Volontari e un bacino sul muso a Peter e Nika per l’amore incondizionato che ci hanno do-nato.

Scoop 53 • Settembre 2016 23

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L’esperienza CADIAI supera i confini regionali e “sbarca” a MilanoDAL PRIMO LugLIO, IN RTI CON ITACA DI PORDENONE, gESTISCE LA RSA gIuSEPPE gEROSA BRIChETTOa cura della redazione

CADIAI supera i confini dell’Emilia Romagna aggiudicando-si, in Raggruppamento Temporaneo d’Impresa con la Coope-rativa ITACA di Pordenone, la gara di appalto per la gestione quinquennale della Residenza Sanitaria Assistenziale “giusep-pe gerosa Brichetto” di Milano. Dallo scorso primo luglio, le due Cooperative, forti di un’espe-rienza ultra decennale nel settore, gestiscono la Residenza di proprietà del Comune di Milano che sorge in via Mecenate 52 in un edifi-cio ultimato nel 2000 e che può ospita-re un totale di 120 persone. Il 70% dei posti sono accreditati con l’ASL Milano e riservati all’amministrazione comuna-le per assegnazioni definite a cura del Servizio Anziani del Co-mune stesso, mentre il 30% viene assegnato a cura dell’RTI Cadiai-Itaca. La Residenza gerosa Brichetto accoglie, in regime residenzia-le e semiresidenziale, persone anziane, over 65, e non auto-sufficienti prevedendo due forme di ospitalità: residenziale a tempo indeterminato per persone che non possono essere adeguatamente assistite al proprio domicilio a causa delle con-dizioni psico-fisiche o sociali; residenziale temporanea per per-

sone colpite da eventi traumatici di diverso tipo che necessi-tano di un periodo di riabilitazione. Nella struttura è disponibile anche un Centro Diurno Integra-to, con 30 posti attribuiti secondo le percentuali previste per la Residenza. Rivolto anche in questo caso ad anziani che su-perano i 65 anni di età, è aperto dal lunedì al venerdì fino alle 18.30 e prevede, in caso di richiesta, il trasporto casa-centro.Tra i principi guida della gestione CADIAI-ITACA ci sono un approccio “bio-psico-sociale” con modalità di intervento cen-trate sulla persona, la realizzazione di servizi flessibili capaci di adattarsi ai bisogni reali degli ospiti e delle loro famiglie, l’e-laborazione di linee di intervento personalizzate. Il tutto ga-rantito dalla formazione continua del personale già altamente qualificato.Ricordiamo che è la prima volta che la Cooperativa ha l’op-portunità di portare la propria esperienza al di fuori dell’Emi-lia Romagna, un’opportunità resa possibile anche dalla scelta

di unirsi in Raggruppamento Tempora-neo con un’altra Cooperativa con la quale condividiamo valori e obiettivi strategici improntati prima di tutto alla qualità dei Servizi. Allo stesso tempo l’unione delle pro-

fessionalità e competenze, per certi versi differenti, presenti all’interno delle due cooperative ha consentito di dar vita ad un gruppo di Lavoro di primissimo livello in grado di rispon-dere alle richieste della gara d’Appalto, al punto da vincerla.Per CADIAI è senza dubbio un successo importante che ci consente di entrare in contatto con realtà diverse per quel che riguarda regolamenti, rapporti con enti pubblici e conte-sto sociale. Si tratta di una sfida impegnativa, ma anche di una grande occasione.

Confronto tra trasferimentidi simone senarega, ospite di Parco del navile (in collaborazione con l’educatrice consuelo manta)

Sei mesi fa mi sono trasferita da una struttura ad un’altra. Non è certo il primo trasferimento forzato che faccio: prima vivevo nelle case occupate e spesso i poliziotti mi facevano sgombe-rare ed ero costretto a trovarmi un altro posto dove vivere.Abitavo in via Zanardi, a Bologna, con Katerina, la mia ragazza di allora, Michele, suo fratello, e la sua ragazza Valentina. Con noi c’erano Charlie, Mival e la mia cagna Sisma.Noi sopravvivevamo facendo colletta davanti alla Pam di Piazza dell’unità dove c’erano delle vecchiette che ci portavano deli-ziosi manicaretti per noi e per i nostri cani, così tutti i soldi che raccoglievamo con la colletta li usavamo per divertirci.una mattina d’inverno, all’alba, vennero i poliziotti a farci sgom-berare. Mi ricordo che ci radunarono tutti insieme, mentre lo-ro distruggevano le nostre cose. In quel momento pensavo che fossero elementi cattivi, perché loro sono i nostri nemici natu-

rali: noi occupavamo e loro erano lì apposta ad evitare che ci siano le case occupate. In fondo a loro cosa gliene frega se noi abitiamo in un posto abbandonato a se stesso?!Così fummo costretti ad andare a vivere per strada.Fortunatamente Michele, aveva già trovato un altro posto da occupare: a Livorno, precisamente ad Antignano, il quartiere delle ville dei ricchi, c’era una splendida villa, Villa Pendola, im-mersa nel verde, con accesso privato alla spiaggia.Qui è nata Tsunami, la mia “compagna di vita” per gli anni a se-guire, dopo aver fatto accoppiare Sisma con un vero American Staffordshire e mi ricordo che portavamo Sisma e Tsunami a fare il bagno al mare dove Tsunami, povero piccolo, giocava a mordere la risacca perché proprio non capiva cos’era quella cosa che andava su e giù sulla sabbia e si trovava con la bocca piena di sabbia e acqua.

24 Scoop 53 • settembre 2016

Servizi

Voci e volti del Caffè San BiagioL’ESPERIENZA DELL’ALZhEIMER CAFé: LE TESTIMONIANZE DEI PROFESSIONISTI E DEgLI uTENTI

flavia trilli animatrice centro diurno san biagio: “passare il tempo insieme”... in realtà, è molto di più”.Il “Caffè San Biagio” è un servizio rivolto non solo ai familiari di anziani affetti da deterioramento cognitivo, ma anche agli anziani stessi. Per questo motivo gli in-contri sono gestiti da diverse figure pro-fessionali; dopo un’ora trascorsa insieme, il gruppo si divide, i familiari restano con la psicologa mentre gli anziani seguono il fisioterapista o l’animatore. Questa divi-sione è utile per entrambi i gruppi: i fami-liari possono confrontarsi sui propri vis-suti ed il loro lavoro di cura, mentre gli anziani trovano una dimensione di svago e di socializzazione con i propri coetanei. Ecco cosa succede in questi incontri. Alla base dell’animazione per anziani si trova

l’obiettivo di soddisfare i bisogni relazio-nali ed emotivi, di dare la possibilità di esprimersi e comunicare in un contesto adeguato, poiché composto da persone simili per età e necessità, gestito da un professionista non giudicante che favo-risca questi processi. Nel caso del Caffè San Biagio questo obiettivo viene perse-guito attraverso la partecipazione a gio-chi ludici che permettano alle persone di socializzare, di esprimere un proprio parere, un desiderio o una preferenza. Quando gli anziani vengono chiamati a seguirmi e a separarsi dai propri parenti, li invito a venire con me per “fare qual-cosa insieme, passare il tempo in com-pagnia”. Ed è un invito che viene rac-colto volentieri, perché trascorrere del tempo con dei propri pari è un desi-derio che tutti sentono, ma che molto

spesso ha bisogno di uno stimolo per essere messo in pratica. La popolazione anziana è composta da tante persone diverse, che si approccia-no ai propri bisogni di relazione a se-conda dello stato di salute e delle abitu-dini: c’è chi frequenta centri aggregativi per propria scelta ed in autonomia, chi rimane quasi tutto il tempo in casa per routine o perché impossibilitato; chi sta perdendo le proprie capacità e si con-centra sulla soddisfazione dei bisogni di base, chi non è più autosufficiente ed ha bisogno di qualcuno che provveda al suo benessere fisico ed emotivo. Con l’aumento della prospettiva di vita, di-venta impossibile collocare gli anziani in un’unica categoria; i bisogni delle perso-ne sono molto differenti ed i servizi, per essere efficaci, devono essere rivolti alle diverse necessità che emergono. gli anziani del “Caffè San Biagio” trovano in questi momenti di animazione una di-mensione di svago con i propri coetanei che ha un’altra importante funzione: la distrazione, il non pensare a nulla se non al momento presente. Questa possibilità è spesso un lusso per persone che av-vertono una trasformazione importante, l’invecchiamento. Si tratta di un processo difficile di cambiamento che può porta-re facilmente all’isolamento, per via della perdita di persone e punti di riferimento, generando depressione e apatia. A volte la mente è così appesantita dai problemi della vita da dover trovare una via di fuga dalla realtà, ed a pagarne il prezzo spesso sono le competenze cognitive. Per que-sto motivo l’animazione in questo mo-mento della vita è un sostegno partico-

… segue dallo scorso

numero.

È stato un anno bellissimo, peccato che poi sia finita la storia con Katerina e quindi sono tornato a genova per poi tornare nuovamente a Bologna, dove mi hanno tolto Tsunami perché una mattina dormivo davanti ad un garage ed è arrivata una si-gnora che doveva entrare e Tsunami ha abbaiato ma non l’ha morsa, ma lei ha chiamato lo stesso la polizia e i poliziotti mi hanno picchiato e Tsunami ha abbaiato per difendermi e i po-liziotti per tutta risposta le hanno sparato e così me l’hanno tolta, ora dovrebbe essere in Sardegna. Mi sono poi ritrovato in una struttura per disabili e sono certo che se ci fosse sta-ta ancora Tsunami, sarebbe andata diversamente perché lei mi avrebbe difeso come faceva sempre.

Ed ecco che nella nuova condizione fisica mi sono trovato a su-bire un altro trasferimento forzato da Albero blu al Parco del Navile, dove devo dire che a parte i primi tempi di ambienta-mento, qui, anche se non c’è l’accesso diretto al mare, posso seguire dei programmi specializzati di fisioterapia che si stanno rivelando molto utili. Ed in più continuo con le mie attività di pet therapy, teatro e logopedia, nonostante rimpiango l’atmo-sfera essenzialmente di casa-famiglia di Albero blu perché era più piccolo, mentre qui siamo in tanti.Concludo dicendo che “Non è tutto male quello che viene per nuocere!”.

Scoop 53 • Settembre 2016 25

Servizi

larmente importante: per ritrovare senso, attività, per costruire relazioni nuove che altrimenti sarebbero impossibili. Per fare in modo che il cambiamento non sia per forza solo peggiorativo, ma per affrontar-lo trovando nuovi scopi di vita e soddi-sfazioni. O per lasciare da parte in alcuni momenti la difficoltà di vivere, per pen-sare ad altro e distrarsi. Sono stata molto contenta quando, al termine di un’attivi-tà, ho chiesto ai partecipanti se si fosse-ro divertiti, ed una signora ha risposto: “Si, non ho pensato a niente”. Perché al-leggerire la mente, anche solo per poco tempo, aiuta moltissimo. E perché il grup-po, il sentirsi parte di qualcosa, trasmet-te la forza alla persona per riuscire farlo. Passare del tempo insieme con qualcosa di semplice e piacevole, di cui tutti siano capaci, che ricordi loro momenti di sva-go che avevano dimenticato a causa degli impegni della vita quotidiana, è un modo sano per distrarsi. Ciò che sembra sem-plice non è in realtà alla portata di tutti, e può prevenire il peggiorare delle condi-zioni di vita della persona. Perché allonta-nare la solitudine e la chiusura in sé stessi non solo migliora la vita emotiva, ma an-che la salute; è innegabile quanto spes-so la vita intrecci queste due aree. Sono convinta che avere una vita di relazione soddisfacente possa rallentare ed allon-tanare i processi degenerativi del corpo, che sia in realtà una forma di prevenzio-ne, un’ assicurazione sulla vita. Che col-mare i vuoti emotivi possa aiutare a man-tenere più salda la stabilità del corpo. O almeno, che sia meglio provarci. gli anzia-ni che frequentano il Caffè San Biagio re-golarmente hanno una giornata al mese di animazione ed una di fisioterapia che ricreano la dimensione del gruppo. Ogni volta si vede la curiosità, il parlarsi, il con-frontarsi. Sono nate amicizie, il piacere del ritrovarsi. E non sono pochi gli anziani che, dopo questa esperienza, hanno sco-perto la possibilità di frequentare il Cen-

tro Diurno, prolungando la dimensione del gruppo e dell’attività per più giorni a settimana. Ed anche i loro familiari hanno conosciuto il servizio e ne hanno tratto beneficio. Quello che sembra solo “pas-sare il tempo”, in realtà è molto di più.

nicola masettifisioterapista CRA San Biagio: “e anche muoversi... in gruppo!”Agli utenti che frequentano il Caffè San Biagio, viene offerta la possibilità di par-tecipare ad un attività di ginnastica di gruppo in palestra. gli utenti vengono fatti sedere in cerchio per eseguire una sequenza di esercizi di mobilizzazione in sicurezza. Sono coinvolti gli arti su-periori ed inferiori, il rachide cervicale e dorsale. Vengono fatti esercizi anche utilizzando gli strumenti della palestra. L’obiettivo principale dell’attività so-pra proposta è quello di riattivazione e mantenimento delle quote muscolari ed articolari. Si lavora anche su capaci-tà più fini per il miglioramento della co-ordinazione e della propriocezione del proprio corpo. La terapia di gruppo ri-scuote notevole successo tra gli utenti ed ha effetti benefici sulla salute e sulle condizioni fisiche generali.

la testimonianza di manuelaCiao sono Manuela, vorrei ringrazia-re prima di tutto Laura e i collaborato-ri del Caffè San Biagio che da settembre 2015 hanno dato tanto ai miei genitori, ma anche a me. ho conosciuto il servi-zio del Caffè San Biagio grazie alla dotto-ressa Tragnone (Centro per i disturbi co-

gnitivi, distretto di Casalecchio di Reno) che ha in cura la mia mamma con una diagnosi di Alzheimer, il mio papà invece ha una demenza senile. Vivono ancora da soli ma monitorati in tutto, c’è una per-sona che sta con loro tre volte la settima-na mentre io li seguo tutti i giorni. I miei genitori non hanno ancora preso la deci-sione di frequentare il centro diurno ma spero lo facciano presto perché sarebbe terapeutico, intanto frequentano sempre gli incontri del Caffè che speriamo au-mentino ancora! Ringrazio Laura per tut-te le informazioni che ci dà, per la condi-visione dei problemi con gli altri familiari, per avermi resa più tranquilla, più consa-pevole della malattia che devo affronta-re tutti i giorni, e per avermi fatto capire quanto ancora ti può dare un malato di Alzheimer. Agli incontri abbiamo cono-sciuto tante persone che rivediamo sem-pre volentieri, siamo una vera famiglia.

la testimonianza di soniaho conosciuto il Caffè San Biagio tra-mite il medico di famiglia solo agli inizi di quest’anno. Mio marito nel 99 è stato colpito da ictus con conseguente perdita di autosufficienza e nel 2013 è stato ope-rato per tumore al colon, con buon esito di guarigione. Alla fine del 2015 ho avuto la possibilità di andare in pensione (con L. 104 di mio marito). Chiaramente la vita a questo punto è stata più facile da una parte, ma, nel frattempo, dall’altra sentivo l’esigenza di ritrovare la “carica” per offri-re a mio marito una compagnia vitale e serena. Il trovarmi con persone che co-me me vivono situazioni familiari difficili e che mi hanno accettato come sono, con i miei dubbi e le mie fragilità, mi ha fatto capire che l’unione fa la forza e sto ritro-vando quella carica. Se poi consideriamo che tutto è organizzato a livello di volon-tariato con psicologi e personale qualifi-cato...grazie “Caffè San Biagio”!

26 Scoop 53 • settembre 2016

Servizi

Quest’anno, i mesi primaverili, nel quar-tiere San Donato, sono stati animati da quattro incontri all’interno della Biblio-teca Luigi Spina, che offre un valido ser-vizio nello stesso quartiere, riguardanti lo stretto rapporto tra musica e lettera-tura attraverso l’ascolto di alcune opere musicali tra le più celebri e conosciute.Tra marzo e giugno hanno così parteci-pato tre Centri Diurni Anziani: “I Tulipa-ni” che “giocando in casa” oramai par-tecipa da svariati anni alle iniziative della biblioteca, “Il Castelletto” e “Il Pizzoli”, che si sono allontanati dal loro quartie-re Savena e Navile per poter dilettarsi dell’ascolto di arie famose.Ogni singolo incontro è stato così in-trodotto dal bibliotecario Claudio, che normalmente si occupa della gestione pratica della biblioteca, con il grande supporto di un musicologo Paolo gior-gi che, con la sua competenza e capa-cità, ha saputo semplificare ed coinvol-gere un pubblico anziano all’interno del mondo della musica colta.La Traviata, Il Barbiere di Siviglia, La Bohème, Cavalleria Rusticana: tut-te opere a cui per molti è difficile as-sociarvi e collegarvi la trama o l’aria più nota, ma che facilmente riman-gono in mente se vengono oppor-tunamente commentate, spiegate ed introdotte con la biografia del compo-sitore, intrecciata ed aderente alla sto-ria dell’epoca in cui è stata scritta.Abbiamo potuto vedere e condividere insieme la visione di piccoli flash video proiettati di cantanti famosi come Pava-rotti o Placido Domingo, ma senza dub-bio è stato emozionante e ha dato un tocco originale e di grande trasporto poter ascoltare dal vivo nella voce del

Soprano Ting Zhai melodie inedite di Rossini o ripercorrere assoli che hanno fatto la grande storia operistica italiana.Per il Centro Diurno del Quartiere San Donato ha sempre partecipato lo stes-so gruppo di anziani i quali sono rimasti esterrefatti e soddisfatti poter ricordare opere che quando erano giovani ascol-tavano in radio: “è stato per me un revi-val di ricordi, in quanto sono tutte opere che non solo ascoltavo spesso ma che ho avuto modo di vedere ed ammirare in teatro” dice Franca F.; “un’organizzazio-ne eccellente ed una capacità di rende-re facile e comprensibile un argomento che sembrerebbe per pochi” commen-ta Maria M.; “è stato molto emozionan-te sentire un soprano dal vivo con quella bravura, non mi era mai capitato poter partecipare ad un ascolto così “intimo” e riservato, seppur già conoscendo la mag-gior parte delle opere” dice giuseppe T.; “è un tipo di musica che fa parte della nostra identità, l’abbiamo ascoltata mol-to, ed oggi che di musica se ne ascolta tra le più diverse in varie lingue fa pia-cere questo ritorno alle origini, al nostro italiano… anche il tenore che abbiamo ascoltato non è stato da meno ma la vo-ce femminile è sicuramente di maggior trasporto” sostiene giannina M.Le stesse opinioni entusiaste le abbia-mo sentite dagli utenti del Centro Diur-no “Pizzoli”, che accoglievano con entu-siasmo il momento in cui si usciva dal centro per prendere la strada per la bi-blioteca. E questa uscita era la scusa e il pretesto per alcune signore del “Pizzoli” di farsi belle, di vestirsi eleganti, truccarsi bene come se stessero andando davve-ro all’opera. gli incontri sono stati anche l’occasione per uscire dalla solita routine

e approfondire la conoscenza della mu-sica classica o per scoprirla per la prima volta. gli utenti hanno apprezzato par-ticolarmente la musica dal vivo e la vo-ce del Soprano Ting Zhai: “ascoltare dal vivo la sua voce, mi ha fatto venire i bri-vidi” dice giusy C.; “a musica classica mi è sempre piaciuta e mi piace, tocca nel profondo”, altri hanno elogiato l’orga-nizzazione “era tutto perfetto”, “la can-tante era piacevole, le opere scelte mi hanno entusiasmato” dice Maria Rosa D. mentre la signora Amelia B. ha sot-tolineato come tutto è stato perfetto e che la musica sia stato il sottofondo giu-sto per le uscite.I commenti del Centro Diurno “Il Ca-stelletto” non sono distanti da quel-li precedenti. Il gruppo degli utenti del “Castelletto” era un gruppo vario, di ap-passionati, ma anche di persone che si approcciavano alla musica classica per la prima volta. Si è sottolineato la vali-da chiarezza e la capacità di sintesi dei relatori, riuscendo a coinvolgere anche chi non si era mai relazionato a quel ti-po di musica. Bruna C. ha mostrato gioia per le uscite in biblioteca, commentan-do con passione ciò che aveva assistito; Nella D. dice “molto soddisfatta dell’u-scita e della musica. Ogni persona che ha partecipato a questo progetto ha dato il suo contributo; Miria gualandi, la responsabile che ha seguito dall’ini-zio questa serie di incontri, trasmetten-do a tutti noi dei Centri Diurni, un en-tusiasmo coinvolgente; i relatori Claudio e Paolo giorgi, la biblioteca Luigi Spina che ha messo a disposizione gli spazi per gli incontri, la Soprano Ting Zhai e gli an-ziani che sono stati un orecchio perfetto per ascoltare.

L’ascolto e il dialogo attraverso l’operaRASSEgNA D’INCONTRO TRA MuSICA E LETTERATuRA PER I CENTRI DIuRNI ANZIANI

a cura degli operatori e degli anziani dei centri diurni partecipanti

Scoop 53 • Settembre 2016 27

Servizi

L’estate si avvicina… In Fondo al MareuNA NuOVA ESPERIENZA PER “CASA RODARI’’ di redi Behari, alessandro Zaganelli, mauro russo, massimo Bonura, operatori

Come da “tradizione” nella giornata di mercoledì 22 maggio “Casa Ro-

dari” si è data appuntamento per la gita annuale, tenutasi quest’anno sul lungo mare che lega Rimini a gabicce Mare.Momenti pieni di gioia ed entusiasmo, momenti di ricordi intensi, da vivere in una giornata diversa dalle altre, accan-tonando ruoli e impegni.un po’ di agitazione, come succede normalmente, quando ci si prepara a partire ma ragazzi e operatori sono felici ed emozionati per la giornata che sta per cominciare, una giornata dove tutto può succedere!Arrivati alla stazione si fa la conta, ci siamo tutti. In treno si inizia subito con manifestazioni spontanee di chi ama cantare e danzare e coinvolge tutti con le sue doti.Il viaggio scorre liscio, grazie anche all’ot-tima organizzazione e partecipazione degli operatori della u.N.I.T.A.L.S.I. che, come sempre, si dimostrano generosi e disponibili a offrire il proprio contribu-to nel realizzare tali momenti. Rimango-no con noi tutto il giorno e partecipa-no gioiosamente a tutte le attività della giornata, i ragazzi socializzano con loro e la comitiva si trasforma spontaneamen-te in un grande gruppo di amici.Prima tappa alla stazione di Rimi-ni, ci aspettano quattro pulmini dell’ u.N.I.T.A.L.S.I. che ci accompagnano al ristorante, un consorzio di pescatori

che ci accoglie con calore ed entusia-smo. Dopo esserci accomodati in una grossa tavolata, partono foto di gruppo e divertenti situazioni, infine ci si tuffa in un magnifico e genuino pranzo com-pletamente a base di pesce.Alla fine del pranzo, ci avviamo al por-to per imbarcarci in una meravigliosa traversata fino a Gabicce Mare. Sarà l’aria di Rimini appunto o l’atmosfera coinvolgente che si respira sul natan-te romagnolo ma grazie all’equipaggio e ai suoi animatori, che non si rispar-miano di certo, ci facciamo trasporta-re nuovamente da balli e canti che fan-no emergere lati inaspettati in ognuno dei partecipanti. Arrivati alla meta, sbarchiamo e si fa

una bella passeggiata per gabicce Ma-re, dove acquistiamo souvenir a ricor-do della giornata e sorseggiamo delle bevande in spensieratezza. Ma non fi-nisce qui, tornati a bordo ci aspetta un aperitivo a base di pesce fresco accom-pagnato nuovamente da musica e balli. La giornata volge al termine e si per-corre a ritroso il percorso dell’andata, un po’ più stanchi ma pieni di felicità e con l’animo colmo di ricordi indimen-ticabili.un ringraziamento speciale va all’ asso-ciazione “u.N.I.T.A.L.S.I.” la quale sem-pre generosa e disponibile ad offrire il proprio contributo nel realizzare tali momenti in ricordi intensi.

28 Scoop 53 • settembre 2016

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MestIeriPERCORSO TRA I MESTIERI DI uNA VOLTA NEI CENTRI DIuRNI ANZIANIdi anna chiara achilli, musicoterapeuta e progetti speciali centri diurni

C’era una volta l’arrotino, il ciabattino, la lavandaia, il mugnaio e… tanti altri mestieri ancora… Non è l’inizio di una favola ma è l’argomento portante del progetto che ha coinvolto i cinque Centri Diurni Anziani in tutto il 2016 e parte dell’an-no precedente.Sono i mestieri di un tempo, quelli che oggi nessuno fa più e in qualche caso si cerca di riscoprire: alcuni fortunatamen-te continuano ad esistere in piccole botteghe impolverate di abili artigiani del centro storico di alcuni paesi o forse, chis-sà, anche in alcune città, continuando ad essere fonte di ric-chezza e benessere; altri, oggi, sono in molti casi scomparsi, dimenticati e rimangono vivi solo nei ricordi dell’esperienza dei nostri nonni.Non tutte queste professioni “estinte o in via d’estinzione” risalgono a secoli fa, alcune erano praticate solo fino a qual-che decennio or sono, ma sono state travolte da un progres-so tecnologico che è avanzato veloce. una volta invece tutto era manuale non esisteva l’ausilio della tecnologia e dell’elet-tronica: le automobili erano per pochi, gli unici mezzi di tra-sporto erano gli animali che trainavano il carretto, il mezzo indispensabile con il quale ci si spostava per poter andare a lavorare o per caricare i materiali necessari per ogni giorno. Ci si alzava prestissimo, quando ancora fuori era buio, ci si in-camminava lungo la strada che portava ai campi o sulla quale poteva spuntare da un vicolo una bicicletta modificata, con cui affilare le lame dei coltelli e resa così mezzo da lavoro, ac-compagnava il pedalare la voce inconfondibile “Donne è ar-rivato l’arrotino!”.

Quasi tutti i mestieri, però, affondano le loro radici nei se-coli passati e nelle tradizioni di un tempo: i nomi di alcuni di questi lavori, si richiamano a quelli delle antiche Corporazio-ni che riunivano al loro interno gli artigiani e ne valutavano l’idoneità a svolgere il mestiere. Ognuno di noi conserva di questi mestieri la memoria di sé e degli eventi che ha vissuto, quelli più importanti e significativi come anche, a volte inspiegabilmente, situazioni di non par-ticolare rilievo, ma comunque impresse nella mente, così po-trebbe dire “ai miei tempi” ricordando quando si è stati più giovani e si aveva ancora tutta la vita davanti. Per questo è venuto semplice per gli anziani protagonisti del progetto raccontarsi attraverso il loro mestiere trami-te aneddoti e particolari, basti pensare alle mondine che raccoglievano il riso a gambe nude nell’acqua gelida, bisce e sanguisughe facevano compagnia per un salario irrisorio ed usavano il canto per esorcizzare la fatica ed la stanchez-za della monda.I panni allora si lavavano davvero in casa o meglio la lavanda-ia veniva pagata dalle famiglie abbienti per farlo, andava sul-la riva del fiume, si faceva una prima passata ai panni molto sporchi, con spazzola e lisciva e molto olio di gomito per poi posarvi sopra la cenere che, come si sa, ha un potere sbian-cante e sgrassante.Queste sono solo alcune informazioni raccolte dalle parole dei nostri ospiti durante gli appuntamenti scanditi nel corso dell’anno ed alcuni filmati hanno potuto aiutarci a renderli visivi, spiegandoci e mostrandoci i ferri del mestiere oppu-re le vecchie tecniche di lavoro nei campi quando non es-sendoci le macchine agricole l’aratro era trainato dai cavalli o dai buoi.Essenziale in tutto il progetto è stata l’attiva partecipazione territoriale degli Antichi Mestieri di Medicina, un’associazione nata intorno al 1997, quasi per gioco, da un gruppo di amici che desideravano far rivivere in tutto il territorio nazionale, nello spirito medievale dei loro costumi ed attrezzi da lavoro, i mestieri di una volta. hanno così trasformato per ben due volte il Centro Diurno “Villa Arcobaleno” in una esposizio-

Scoop 53 • Settembre 2016 29

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ne universale di mestieri e ci hanno fatto toccare con mano la mola dell’arrotino, il legno del filarino, la lana pettinata dal cardazzo, accarezzare il baco da seta, la farina prodotta dalla macina del mugnaio, ascoltare il suono dell’incudine picchiata con il del fabbro.È stata una delle collaborazioni più entusiasmanti per i nostri fruitori in quanto hanno potuto rendere reali i gesti di una volta: lo sguardo significativo di alcune anziane che imbrac-ciando il fuso arrotolavano il filo della canapa e “pedalavano” il filarino come fosse una vecchia Singer d’epoca.Per eseguire questo lavoro era necessaria un’ottima prepa-razione tramandata da madre in figlia, ed un impiego per gran parte della giornata. La donna filava la lana con l’ausilio di una sorta di arcolaio: un apparecchio realizzato in legno, fornito di una ruota azionata da un pedale che, collegata da una cinghia, dà la rotazione al rocchetto su cui si avvolge il fi-lo, la velocità della lavorazione è data dalla frequenza con cui si aziona il pedale e conseguentemente dall’abilità del filatore di fornire sufficiente e regolare quantità di fibre sul rocchetto.Le signore si sono cimentate nel ripercorrere il tragitto dell’ago delle ricamatrici con la tecnica del gigliuccio mentre gli uomini hanno dosato la loro forza in un vecchio attrezzo in legno che serviva per eseguire dei fori, praticamente il pro-genitore del nostro attuale trapano, senza fili… anche se qui non si può parlare di wireless!!Il fabbro invece con i suoi attrezzi da lavoro e la sua fornace ha creato sul momento dei piccoli manufatti che ha regalato ad ogni struttura diurna partecipante e un bellissimo cristo al Centro ospitante “Villa Arcobaleno”.Il percorso tra i mestieri di una volta si è concluso a giugno con la visita di tutti e cinque Centri Diurni al Museo della Civiltà Contadina di San Marino di Bentivoglio nel quale ab-biamo potuto ammirare non solo gli attrezzi da lavoro nei campi, ma anche riscoprire la vita domestica di un tempo osservandone l’arredamento, il mobili e gli oggetti quotidiani.Il bellissimo parco e la passeggiata sotto la frescura degli al-beri ci hanno preparato al buonissimo pranzo del ristorante Villa Smeraldi gestita da una cooperativa sociale di ragazzi di-

sabili che con la loro simpatia ed accoglienza hanno decora-to ancora di più questa giornata condivisa insieme ma anche tutto il percorso nel ricordo e nella riscoperta dei mestieri di un tempo che si può riassumere con una frase: la curiosità di ripercorrere il passato altro non è che un bisogno di capire come il tempo abbia agito per trasformare ciò che eravamo in ciò che siamo.

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Lettere

Carissimo Gatto Talete, “amico dei giorni più lieti con tutti i miei segreti resti ancor nel mio cuore come allor ... Rircordi quando ero bambina? con tutti i miei segreti resti ancor nel mio cuor come allor...”Così recitava una canzone ormai così datata ma di una tenerezza infinita.Mi piace pensare che la mia bimba, tra tanti anni, possa riuscire a ricordare emozionandosi i giorni “lieti” trascorsi nel suo Nido.È proprio per questi giorni “lieti” che vorrei ringraziare le splendide persone che abbiam incontrato e conosciuto in questo viaggio durato due anni.Care “Dade”, grazie per aver accolto Sofia ogni giorno come se steste aspettando solo lei, grazie per averla accudita, tenuta per mano, difesa, addormentata, fatto sorridere dopo brutti pianti, coccolata nei momenti più fragili...... lo avete fatto con i gesti più semplici e spontanei ma, allo stesso tempo, di una potenza infinita.Grazie per averla osservata tanto, conosciuta a fondo, incuriosita, fatto ridere a più non posso, fatto saltare “in alto”, manipolare, impastare, infangare (sì anche infangare!) ed esplorare il mondo avendo rispetto dei suoi tempi e suoi modi.

Grazie anche da parte di noi genitori, perchè in questi due anni, attraverso questa meravigliosa esperienza, abbiamo iniziato a capire qualcosa in più di questi piccoli “alieni” sbarcati nel mondo dei “grandi”.Ci siamo resi conto che abbassandoci un po’ riuscivamo ad incrociare i loro occchi e improvvisamente gli sguardi diventavano patti indelebili, che i loro tempi non sono i nostri e un attimo per loro diventava un’eternità, che le emozioni sono come esplosioni immense nel loro cuore così diffcili e delicate da controllare.Sono già trscoorsi due anni, sono volati, ma sono stati così intensi, ricchi di conquiste e stravolgimenti e voi siete state vicno a tutti noi ma soprattutto a Sofia aiutandola a creare le sue prime e ferme sicurezze ed autonomie... le sue prime grandi basi da cui partire per diventare una “bimba grande”.

Con tanto affettoSofia B. e i suoi genitori

Castel Maggiore, Giugno 2016

CADIAI in cucina

Ingredienti:1 kg couscous1 kg ½ carne di pollo700 gr pomodori2 cipolle medie700 gr carote1 zucca media700 gr di zucchine1 melanzana150 gr ceci secchi e ammollati in acqua1 cavolo cappuccio2 peperonciniprezzemolo q.b. spezie: sale, pepe, olio evo, curcume, zenzero macinato e shen (burro salato e speziato)

Hai una ricetta che vuoi condividere con noi? Tua, della nonna, di un Paese lontano? Scrivici ([email protected]) e saremo contenti di aggiungerla per creare un ricettario… cooperativo!

Couscous alla marocchina di Laila NbiguiProcedimento:Prendere un pentola couscussiera, mettere la carne tagliata a pezzi grossi con le cipolle tritate, i ceci, i pomodori pelati e tagliati a dadini e un cucchiaino e mezzo di tutte le spezie.Lasciare soffriggere per mezz’ora, coprire con acqua e lasciare cuocere per un’ora.Inumidire il couscous con un bicchiere d’acqua, 2 cucchiaini di sale e 3 cucchiai grandi di olio di semi e lavorarlo con le dita, al fine di evitare grumi; metterlo nella parte alta della couscussiera e far cuocere per 30 minuti.Dopo questo tempo, togliere il couscous dal fuoco, versarlo in una terrina grande (Kasria), spruzzarlo con acqua fredda e mescolare con le mani per sbriciolare i grumi. Rimettere sul fuoco e ripetere questo procedimento per tre volte.Tagliare tutte le rimanenti verdure per il lungo e aggiungerle alla carne.Dopo i tre procedimenti, il couscous sarà pronto.Disporlo nella Kasria e mettere al centro del piatto la carne e le verdure, irrorando il tutto con il brodo della cottura e i due peperoncini piccanti sopra…Buon appetito!!!

Difficoltà media Preparazione 35 minutiCottura 2 ore Dosi 8 persone

Scoop 53 • Settembre 2016 31

Borderlife di Dorit RabinyanLONgANESI & C.di laura Piana

“Borderlife” di Dorit Ra-binyian, è un romanzo d’a-more, ma non è la classica e scontata storia di innamo-ramento e passione. gli in-gredienti ci sono tutti, nello

sfondo New York, intima, nella stagione fredda, nonostante la sua vastità e frenesia. Due giovani che vivono la loro nuo-va esperienza americana. Liat è una traduttrice, che grazie ad una borsa di studio trascorre un anno a New York. hilmi è un pittore che si è trasferito nella grande Mela dopo un lutto in famiglia. Potrebbe essere il romanzo più melenso che sia sta-to mai scritto. E invece no. Perché lui è un ragazzo palestinese originario di Ramallah, lei è israeliana di Tel Aviv: dentro si por-tano il carico del conflitto arabo-israeliano e tutto quello che ne comporta. Ma quando si incontrano, entrambi dimentica-no per una volta chi sono, consci del fatto che la loro relazio-ne non potrà avere il lieto fine di un romanzo di Harmony. La “libertà provvisoria” concessa loro dalla lontananza dalle pro-prie origini fa da colonna portante alla loro storia d’amore, inevitabile, però, segue lo scontro che nasce dalle diverse idee politiche dei due personaggi principali, che li porterà conse-guentemente ad un bivio davanti al quale si ritrovano a dover fare una scelta: l’amore o il sostegno verso la propria terra e le proprie origini? Il romanzo della Rabinyan è stato messo al bando dal Ministero dell’Istruzione Israeliana, impedendone la lettura nei licei dello stato. Il Ministro Naftali Bennett ha di-chiarato che il romanzo è una “minaccia all’identità ebraica” in quanto promuove l’assimilazione e dunque incoraggia i ma-trimoni tra israeliani e palestinesi, inoltre ha spiegato che nel romanzo della Rabinyan i soldati israeliani vengono descritti in maniera negativa e denigratoria. Capire perché “Borderli-fe” di Dorit Rabinyan sia stato messo al bando nelle scuole in Israele non è complicato. Basta leggere la trama per render-si conto che, in una società che ancora si regge sull’identità religiosa come quella israeliana un romanzo che racconti l’a-more di una ragazza ebrea con un ragazzo palestinese risulti scandaloso, potenzialmente pericoloso, da tenere lontano dai giovani. A noi sembra anacronistica e antidemocratica la mes-

sa al bando di un libro per motivi come quello che ha mosso il Ministro dell’Istruzione Israeliana. Eppure… eppure siamo davvero tanto più aperti di ebrei e arabi quando si tratta di accettare quello che è diverso da noi, sia esso per colore della pelle, lingua, religione, cultura? Tralasciando le questioni etiche e filosofiche, è giusto “bandire” un libro? È giusto condanna-re un sentimento? È giusto imporre alle persone chi amare? Ogni lettore e ogni individuo ha gli strumenti per costruirsi una propria idea e darsi le proprie risposte. L’impianto del ro-manzo può risultare a tratti “zuccheroso”, troppo descrittivo, ma seguendo questo fiume di parole che è il diario della pro-tagonista, il lettore riesce ad condividere il pathos e ad entra-re in empatia coi sentimenti protagonisti del racconto. Alcune pagine, forse, potevano essere alleggerite un po’. A raccontare la storia è principalmente la protagonista femminile, Liat. Non si può non riconoscere alla sua voce e quindi, indirettamen-te, allo stile della Rabinyan un forte realismo. Per una volta è bello vedere che l’amato non è bello, bravo, col fisico scolpi-to, perfetto, ma è una persona con pregi e difetti, anche fisici. E naturalmente, come accade nella vita reale, i capelli, gli oc-chi, il corpo passano poi in secondo piano, quando nasce un sentimento. Attraverso la voce di Liat penetriamo nel mondo di una donna israeliana trapiantata per un periodo negli Stati uniti, con tanto di incontro poco piacevole con l’FBI. Il senso di ineluttabile che fin dall’inizio grava su di loro, la partenza di Liat che dovrà tornare a Tel Aviv, il sentimento destinato a fi-nire, incombono fin da principio, come nubi minacciose all’o-rizzonte. E nonostante la malinconia che permea ogni pagina, come se già si sapesse molto bene cosa succederà, in “Bor-derlife” c’è anche una potente spinta alla vita, se non all’otti-mismo, quanto meno alla speranza. Liat ed hilmi non vedono un futuro per loro, non osano nemmeno immaginarlo, eppu-re non riescono a non amarsi, a non vivere questa storia, an-che se parte con le settimane contate. Questo mi sembra un grande messaggio: mai farsi frenare dalla paura, dai pronostici avversi. Vivere qualcosa, per quanto il finale potrebbe non es-sere quello che sogniamo, vale sempre e comunque la pena. Perché dopo ogni esperienza siamo persone diverse, per cer-ti versi migliori, sicuramente più ricche.

La rubrica dedicata ai suggerimenti di lettura è uno spazio a disposizione di tutti. Chiunque volesse scrivere un commento o un’impressione su un libro che si è apprezzato e che si vuol condividere con gli altri, può contattare la redazione allo 051 7419001 o scrivendo a: [email protected]

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32 Scoop 53 • settembre 2016

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Convenzioni in favore dei soci

• Cristina Anteghini, Monica Bernabiti, (Residenza per disabili “La Corte del Sole” di San giovanni in Persiceto);

• Lara girotti e Laura Piana (Nido ”gatto Talete” di Castel Maggiore);

• Giulia Casarini (uffici della sede);• Roberta Meotti (Casa protetta “Torre di galliera”);• Nada Milenkovic (Nido “Abba” di Bologna);• giuseppina Reto (“Balenido” di Casalecchio).

Questa lista di persone è naturalmente aperta ad altre che vi si volessero aggregare.Le segnalazioni vengono esposte nelle bacheche dei servizi e riportate in una apposita pagina del sito: www.cadiai.it

Il DONO-PRESTO-CERCO è una rete informativa che mette in contatto le persone e le loro disponibi-lità ed esigenze. Non è prevista alcuna modalità di stoccaggio o de-posito degli oggetti: le persone si accordano autono-mamente per le consegne.

Il DONO-PRESTO-CERCO è una modalità di dona-zione e/o prestito, fra i soci e i dipendenti della coo-perativa, di quegli oggetti che hanno per i singoli ter-minato la propria utilità.È prevista anche la possibilità di ChIEDERE (“cerco la tal cosa…, c’è qualcuno che ce l’ha?”), perché il bi-sogno di qualcuno può far ricordare ad altri di avere degli oggetti inutilizzati e magari sollecitare la disponi-bilità a prestarli o donarli.

Come funziona?

Chi vuole donare, prestare o cercare, fa la propria segnalazione ad uno dei seguenti referenti, contattan-doli direttamente presso i servizi in cui lavorano:

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