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Anthony Jacquin
L’IPNOTISTACOME IPNOTIZZARE CHIUNQUE SUBITO
(SUPPLEMENTO)
DIALOGIKA E-BOOKwww.dialogika.it
© 2010 Edizioni Dialogika - Diritti di riproduzione riservati 1Dialogika Network s.r.l | Tel 02 87365520 | [email protected] | C.so XXII Marzo, 24 - 20135 Milano
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DIALOGIKA E-BOOK
Anthony JacquinL’IPNOTISTA
DIALOGIKA E-BOOK
Questo libro digitale fa parte del catalogo Edizioni Dialogika.
Contiene risorse essenziali per migliorare le proprie compe-
tenze in ipnosi, counseling e altri ambiti della comunicazione
efficace.
Puoi acquistare altri titoli su www.dialogika.it.
Buona lettura!
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INDICE
INTRODUZIONE ............................................................................... 4
CAPITOLO 1
PREPARARE GLI STRUMENTI
1.1) CREARE IL CONTESTO PER L’IPNOSI ............................. 6
1.2) L’AGGANCIO..................................................................... 14
CAPITOLO 2
IL SET PIECE
2.1) IL PUGNO DI FERRO, JOSE AHONEN ............................... 27
2.2) LA CARTA APPICCICOSA, DI JAMES TRIPP ..................... 32
2.3) UN ANEDDOTO - LA PRIMA VOLTA, DI JEREMYKELLEY ............................................................................... 43
2.4) UN ANEDDOTO - OBI WAN KENOBI, DI LUKESTAFFORD .......................................................................... 48
2.5) ANCORAGGIO, DI KEVIN SHELDRAKE ............................ 54
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CAPITOLO 3
INDUZIONI
3.1) DITA INCOLLATE SULLO STILE DI FREDDY JACQUIN ..... 67
3.2) PALPEBRE INCOLLATE ...................................................... 75
3.3) ANTHONY JACQUIN SULL’INDUZIONE CON LA STRETTA DI MANO DI ELMAN ........................................................... 82
3.4) L’INDUZIONE INVISIBILE – L’ATTO POST-IPNOTICO ........ 88
3.5) UN ANEDDOTO - IL PUNTO, DI MAKOTO HALVERSEN ... 93
3.6) “BENE, COSÌ” ...................................................................... 97
CAPITOLO 4
ROUTINE
4.1) L’IPNOBOTTIGLIA .............................................................. 103
4.2) BUGIE O VERITÀ? ............................................................. 107
RIFLESSIONI CONCLUSIVE .........................................................117
TESTI DI RIFERIMENTO E SITOGRAFIA .....................................118
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Anthony JacquinL’IPNOTISTA
INTRODUZIONE
Questo è il primo di una breve serie di supplementi per chi
ha acquistato il libro “L’Ipnotista. Come ipnotizzare chiunque
subito”.
Voglio cogliere quest’occasione per ringraziarvi di aver ac-
quistato il mio libro, per rispondere ad alcune delle domande
più frequenti che mi vengono poste riguardo a esso e per ap-
profondire vari aspetti dell’approccio, oltre che delineare altre
tecniche e routine che potrebbero esservi d’aiuto.
In questo supplemento troverete del materiale nuovo. Ho an-
che incluso idee e contributi dei lettori de “L’Ipnotista”. Questi
comprendono aneddoti che mi hanno divertito o illuminato,
molti dei quali provenienti da principianti assoluti nel campo
dell’ipnosi. Per favore, rispettate i loro diritti d’autore e il loro
contributo non diffondendo questo documento. Il fatto che sia
liberamente scaricabile non vuol dire che lo si possa condi-
videre liberamente. Viene offerto solo a chi ha acquistato il
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libro.
Sono davvero grato a tutti coloro che hanno contribuito e a
tutti quelli che sono stati così gentili da tenersi in contatto con
me, condividere le loro idee o porre domande interessanti.
Il testo e le istruzioni che descrivono le induzioni sono scritti
in questo carattere semplice.
Ogni parola o istruzione da comunicare ai vostri volontari o
spettatori appare come testo in corsivo e neretto.
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Anthony JacquinL’IPNOTISTA
CAPITOLO 1
PREPARARE GLI STRUMENTI
1.1) CREARE IL CONTESTO PER L’IPNOSI
Molte persone che hanno acquistato “L’Ipnotista” con poche
o senza alcune basi d’ipnosi, hanno semplicemente imparato
alcune delle tecniche e messo in pratica l’approccio di base
ottenendo risultati strabilianti. Il successo genera sicurezza
di sé e la sicurezza di sé è fondamentale quando si ipnotizza.
Adoro ricevere testimonianze sui progressi di ipnotisti in tutto
il mondo. Continuate a farmele arrivare.
Tuttavia, ho ricevuto anche alcune e-mail da altri che non
sono affatto riusciti a trovare un numero sufficiente di per-
sone su cui fare pratica e che quindi difficilmente useranno
l’ipnosi in contesti improvvisati. Se per fare le prove dovete
costringere un parente o un amico che non sono disponibili
né interessati, allora spesso la situazione ipnotica che cer-
cate di creare può crollare ancor prima di iniziare, visto che
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l’atmosfera è del tutto sbagliata. Sarà molto meno probabile
che riusciate a ipnotizzare. In quanto ipnotista alle prime armi,
quando l’unica cosa che vi interessa è provare le vostre tec-
niche, questo è difficile da accettare. Ci sono passato anch’io.
Ero all’università quando ho cominciato a studiare l’ipnosi.
Pur avendo imparato una sola induzione, dicevo alla gente
che sapevo ipnotizzare e i dubbi me li tenevo per me. Facevo
solo cose terapeutiche allora, e cercavo semplicemente di
prepararmi a ogni evenienza – nel senso che all’inizio avevo
tutto scritto su carta, fino a poco oltre il punto in cui facevo chiu-
dere gli occhi al soggetto. Ho avuto la fortuna che i miei primi
tentativi sono andati a buon fine. In modo quasi inquietante,
a dire il vero, visto che la mia prima cavia in assoluto è poi
diventata mia moglie! Tuttavia, una volta uscito dall’università
è diventato più difficile trovare dei soggetti. È facile perdere
la mano e perdere fiducia nelle proprie abilità. Ed è anche
frustrante quando ci si vuole esercitare in qualcosa di nuovo.
Mi sono reso conto che, se volevo migliorare, dovevo crearmi
delle opportunità per ipnotizzare.
L’unica soluzione era uscire a scovare delle persone da ipno-
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tizzare. Per far questo, dovete essere voi a creare un contesto
per l’ipnosi. In altre parole, creare la ragione o l’occasione per
cui possa succedere. Ovviamente non c’è bisogno che il sog-
getto sappia che state provando il vostro Set Piece, la vostra
induzione o la vostra routine più recenti.
Avete alcune scelte su come creare un contesto per l’ipnosi,
soprattutto quando siete solo a livello di provare le tecniche.
Se già fate performance di qualche tipo, allora avete ancora
più opportunità rispetto a molti, perché probabilmente siete
abituati a trovare delle persone su cui sperimentare le vos-
tre ultime routine. Vorrei condividere con voi un paio di idee,
spero che questo stimolerà le vostre.
L’approccio più facile è semplicemente dire alle persone che
avete imparato a ipnotizzare o, meglio ancora, che sapete
ipnotizzare o, meglio ancora, che siete un ipnotista e di con-
seguenza adescarle. L’argomento “ipnosi” è già di per sé
un’esca piuttosto allettante, ma può darsi che dobbiate sfor-
zarvi un po’ di più. Quindi trovate un motivo. Se il soggetto
potenziale è teso, ditegli che gli mostrerete una tecnica di
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rilassamento. Se ha un lavoro monotono e noioso ditegli che
gli potete mostrare come far volare il tempo; se ha bisogno di
creatività in uno studio musicale, ditegli che siete in grado di
mostrargli un modo per accedere al suo stato più creativo; se
ha mal di denti…
Sono sicuro che avete capito. Allineate le vostre abilità ai suoi
bisogni. Questa non è una terapia profonda, anche se ov-
viamente questo genere di cosa è terapeutica. Come dice
sempre mio padre, l’ipnotista Freddy Jacquin: “Non sprecare
mai uno stato di trance, buttaci sempre dentro qualcosa di
positivo”. Avete la possibilità di fare qualcosa che, potenzial-
mente, per qualcuno ha valore mentre perfezionate il vostro
approccio. Fate il vostro Set Piece, fate la vostra induzione,
mandate il soggetto in profondità e dategli delle belle sugges-
tioni su come saranno/si sentiranno/agiranno e ovviamente
dategli la suggestione post-ipnotica che siete in grado di ip-
notizzarli. Questo facilita le successive re-induzioni. Come ho
suggerito nel DVD de “L’Ipnotista”, una re-induzione con un
soggetto già un po’ riscaldato è un’ottima occasione per pro-
vare una tecnica su cui avete bisogno di lavorare. In questo
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modo, guadagnerete velocemente sicurezza in essa.
Cominciare con l’ipnosi è un po’ come cominciare con la ma-
gia. Quando siete alle prime armi, dovete semplicemente tirar
fuori il vostro mazzo di carte e provare, se volete far pratica.
Nessuno vi chiederà di farlo, soprattutto se non c’è nessu-
no che sa che le avete in tasca. Quindi, tirate fuori le vostre
abilità ipnotiche. Cogliete la palla al balzo se vi si presenta
l’opportunità di ipnotizzare o createvela voi.
Visto che l’approccio è improvvisato, non servono spiegazi-
oni di dieci minuti su quel che avverrà. Siate concisi e divert-
enti, ma assicuratevi di esser presi sul serio. Quando avete
davanti un gruppo di persone ricettive e ben disposte che
attendono la vostra prossima mossa, molto probabilmente
saranno ancora più affascinate da voi quando butterete in
mezzo anche l’ipnosi.
Diventate maestri degli effetti pseudo-ipnotici: la pseudo-
ipnosi è di grande aiuto nel facilitare quella vera. Troppi ip-
notisti non lo capiscono. Gli pseudo-effetti vi permettono di
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introdurre l’argomento dell’ipnosi e di stabilire subito chi mos-
tra più interesse. Probabilmente, la persona più interessata
costituirà il vostro miglior soggetto. Gli pseudo-effetti vi danno
un’opportunità spontanea di chiedere se qualcuno dei pre-
senti è stato ipnotizzato o sa qualcosa sull’ipnosi. Questa è
una ricognizione utile se intendete usare l’ipnosi più avanti.
Se non siete certi, allora eseguite il vostro Set Piece su un
gruppo di persone e usatelo come procedura di selezione.
Spesso dico “Non ti sto ipnotizzando”, e chiedo semplice-
mente alle persone “Chiudi gli occhi e immagina…” e “Voglio
solo che ti concentri/ti faccia un’immagine mentale/ti faccia
una piccola divagazione” e poi faccio qualcosa per cambi-
are il suo stato. Spesso le persone che sono soggetti ipnotici
naturali si tradiscono subito mostrando i segnali dell’ipnosi.
Assicuratevi di osservare le loro palpebre per vedere se gli
occhi tremano o hanno movimenti REM e controllate se si
verifica qualsiasi altro segnale dell’ipnosi. Se qualcuno ne
mostra, allora tenete a mente chi è a farlo.
Più avanti, quando deciderete di ipnotizzare qualcuno, sceg-
lierete proprio loro; potrete lavorare su quei segni di ipno-
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si che mostrano. Il Set Piece, in questo senso, agisce solo
come modo di creare l’atmosfera e dà un senso a quello che
state facendo.
Affascinate le persone con l’ipnosi mostrandovi voi stessi
affascinati e ben presto comincerete a riconoscere l’aria ti-
pica che hanno quelle persone che sono davvero interes-
sate e disponibili a diventare soggetti. È difficile descrivere
quest’aria, ma quando la vedrete, la riconoscerete – la migl-
ior descrizione che possa darvi è quella di un’aria rapita, gli
occhi che brillano, un leggero sorriso e la sua completa at-
tenzione su di voi. Sono certo di aver visto la stessa aria in
qualcuno che viene totalmente abbagliato dalla magia, uno
che “ci crede” subito. È quella sensazione che avete quando
sapete per certo che qualsiasi cosa direte, loro ci crederanno.
Una volta che siete davvero diventati maestri nell’eseguire il
vostro Set Piece, avete un punto di partenza per l’ipnosi in
qualsiasi situazione, come spiegato nel libro. Finché rendete
il Set Piece divertente, potete stare tranquilli, sapendo che
potete decidere di non portare le cose più in là di quanto
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non v’incoraggi a fare la reazione del vostro soggetto. Non
potete fallire, perché se il soggetto non si mostra abbastanza
capace in quel momento, allora non arriverete mai al punto
di dover menzionare l’ipnosi. Se sapete quando ritirarvi, non
potete sbagliarvi.
Quando avete fiducia in un soggetto ipnotico – ad esempio
qualcuno che siete già riusciti a ipnotizzare, o qualcuno che
vi ha detto di esser stato il soggetto di una routine ipnotica
sul palcoscenico – e vi trovate con lui in un contesto pubblico
o sociale, allora usateli. Col più profondo rispetto, mi rifer-
isco a queste persone come “ipnocavie”. Ho ipnocavie sparse
ovunque, proprio come un playboy miliardario potrebbe avere
una ragazza in ogni grande porto del mondo, e per ognuno
ho un’idea di quale routine usare. Secondo me questo non
vuol dire barare. Non dovete per forza usare soggetti del tutto
“a freddo”ogni volta che ipnotizzate. Lavorare con soggetti
a freddo va benissimo e dovreste esser pronti a farlo – pro-
vateci sempre. Tuttavia sono preferibili soggetti “un po’ ris-
caldati”. Soggetti “già caldi” sono ancora meglio. A meno che
non usiate l’ipnosi per umiliare questa persona, attirerete altri
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che effettivamente vorranno sapere come sia farsi ipnotiz-
zare. Altra pratica per voi. Mentalmente sono già preparati,
una volta che hanno assistito a una dimostrazione riuscita e
verificato che voi siete uno dei buoni, uno di quelli che fa star
bene le persone. Un altro suggerimento è di assicurarvi che
il vostro buon soggetto vi faccia pubblicità, dandogli la sug-
gestione di dire a tutti quanto sia stato strabiliante, quanto si
sente bene e di fare il vostro nome agli altri. Non c’è dubbio
che l’“ipnomarketing” sia una delle arti oscure, ma ogni tanto
è necessario usarla.
Divertitevi. Assicuratevi che i vostri soggetti stiano bene. Mos-
trate loro il rispetto che meritano, si può fare facilmente. Us-
ate il vostro risveglio per dire loro come si sentiranno.
1.2) L’AGGANCIO
Da molti anni coltivo una corrispondenza con chiunque sia
interessato a migliorare la propria tecnica ipnotica. Lo faccio
perché adoro parlare di ipnosi e perché provo una soddis-
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fazione personale nel giocare un piccolo ruolo nella crescita
personale degli altri. Tramandare le tradizioni – salvaguard-
are l’arte e le regole di condotta è una massima utile per
tutti noi. Da un punto di vista del tutto egoista, discutere gli
aspetti più sofisticati di una tecnica mi aiuta a trovare perfezi-
onamenti per migliorare il mio stesso approccio. Per questa
ragione mi vengono poste molte domande sull’ipnosi e io mi
sforzo di fare del mio meglio per rispondere basandomi sulla
mia esperienza sul campo piuttosto che sulla teoria. Potreste
pensare che la maggior parte di queste domande riguardino
l’Induzione con la Stretta di Mano o l’Intensificazione o i modi
di usare al meglio un cetriolo come accessorio di scena. In-
vece, l’argomento che va per la maggiore è “Qual è la migliore
introduzione o il miglior aggancio?” o “Qual è il modo migliore
per approcciare un gruppo di sconosciuti e presentarsi come
un ipnotista che vuole ipnotizzare qualcuno?”. Ricordo che
quando stavo proprio iniziando a fare dimostrazioni improv-
visate di ipnosi per strada e in altri luoghi pubblici, molte ore
le sprecavo standomene lì a chiedermi chi sarebbe stato un
buon soggetto o arrovellandomi per trovare un modo di nom-
inare l’ipnosi e avere l’opportunità di ipnotizzare qualcuno.
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Spero di risparmiarvi un po’ di tempo e fatica riportando i
principi e le parole che uso, per permettervi di creare il vostro
miglior aggancio.
Mi rendo conto che alcune delle persone che stanno leggendo
questo supplemento naturalmente sono già performer, molti
di gran lunga più esperti di me, già maestri nell’arte di invitare
le persone a partecipare o a seguire la loro performance. In
questo caso, allora vi consiglio di continuare a fare quel che
funziona per voi. Non sono qua per insegnare ai pesci a nuo-
tare. Anzi, condividete con me le vostre tecniche di nuoto. Se,
tuttavia, vi siete mai trovati nella situazione di chiedervi quale
potesse essere la cosa migliore da dire, allora spero che le
idee che seguono saranno di qualche utilità per voi.
Di recente ho lavorato sul perfezionare il più possibile il mio
aggancio, semplificandolo in poche frasi. Ciò si adatta partico-
larmente a situazioni dove ci sono persone che passeggiano
oppure ad ambienti molto rumorosi, dove intendo presentar-
mi a più persone possibile e il poco tempo e le circostanze mi
impongono di andare dritto al punto. Dato che tengo anche
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performance come mago, le mie idee su come realizzare ciò
al meglio attingono a una grande varietà di fonti, compresi
maghi itineranti e mentalisti che ammiro, oltre a chi fa rac-
colte di fondi per beneficenza e (ehm ehm)…esperti nell’arte
di rimorchiare. Nella veste di Ipnotista che usa tecniche im-
provvisate, è fondamentale che siate in grado di approcciare
individui e gruppi di persone e che il vostro aggancio funzioni
per voi. È di grande aiuto studiare quel che fanno le persone
abili in questo.
Per riuscirci bene, non basta “essere se stessi”. Beninteso,
siate voi stessi. Solo un po’ di più. Siate un po’ più grandi, un
po’ migliori. Siate più grandi del gruppo o degli individui che
approcciate. Questo riguarda tanto il vostro atteggiamento e
la vostra chiarezza mentale, quanto il fatto di prendere fisi-
camente possesso di una porzione di spazio. Prestate atten-
zione al linguaggio del corpo. Il vostro lavoro non è difficile
quanto quello di una persona che deve raccogliere fondi di
beneficenza per la strada, ma mettiamo che lo sia. Per rius-
cire in questo, ancor prima di aprir bocca dovete assicurarvi
che il vostro linguaggio corporeo sia aperto. Se lo è, diventa
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molto più difficile per le persone ignorarvi. Quindi, quando
approcciate un gruppo, siate aperti a partire dal vostro cen-
tro. Utilizzate gesti aperti. Tenete le mani di fronte a voi, i go-
miti piegati. Stabilite un buon contatto visivo. Ogni tanto date
la mano, soprattutto quando chiedete il nome di qualcuno o
vi presentate. Sorridete. Cercate le persone che sorridono e
già vi prestano la loro attenzione. Non disdegnate le persone
che sembrano sulla difensiva o poco interessate. Attiratele.
Se c’è confusione, non avvicinatevi, non concentratevi e non
piegatevi verso una sola persona troppo presto o perderete
subito la metà del gruppo. Piuttosto, parlate a voce più alta e
con un maggior contatto visivo. Anche se qualcuno è molto,
molto entusiasta e si offre volontaria ancor prima di aver finito
di ascoltare la vostra introduzione, continuate a rivolgervi a
tutti. A volte la persona stra-entusiasta diviene una seccatura.
Altre volte, è lei la star. A ogni modo, dovete essere voi a con-
trollare le reazioni e a rappresentare il centro d’attenzione per
il resto del gruppo. Potete fare una battuta: “Ok, tranquillo, so
che non vedi l’ora di essere ipnotizzato”. Li sistemerete più
avanti. I vostri sforzi per favorire la fissazione dello sguardo
e dell’attenzione dovrebbero già essere cominciati. Fatevi ve-
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dere e fatevi sentire. La vostra presenza dovrebbe richiedere
ed esigere la loro attenzione. Non c’è bisogno di avere dei
modi bruschi. Puntate a intrigarli e affascinarli fin dall’inizio.
Nel 2009 ho avuto il piacere di conoscere Docc Hilford, un
performer di calibro mondiale nelle arti del mistero noto an-
che come il “Mostro del Mentalismo”, e ho assistito alla dimos-
trazione del suo sistema piscologico di cold reading su alcuni
membri del pubblico. È stata una dimostrazione incredibile;
ho visto con che facilità riesce a coinvolgere i gruppi e quanto
poi questi vogliano che continui. La prima fase del sistema è
l’approccio. Semplicemente, avvicina le persone e afferma:
«Facendoti solo cinque domande, posso sapere tutto di
te.»
Si tratta di un aggancio semplice ma eccezionale e che rag-
giunge tre obiettivi verso i quali anche L’Ipnotista deve mirare.
Infatti, l’aggancio dovrebbe:
• Presentarvi al vostro pubblico
• Spiegare cos’è che offrite ai partecipanti
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• Sollecitare una risposta
Queste sono tre risultati che mi prefiggo di raggiungere in
qualsiasi aggancio, sia che stia facendo magia, ipnosi o en-
trambe.
Un’altra idea che mi è stata d’aiuto viene da un altro fantas-
tico artista, Paul Brook. Paul è senza ombra di dubbio uno
dei migliori pensatori sul mentalismo nel Regno Unito. È il
creatore di molte meravigliose routine. Una di queste è avvic-
inare un estraneo per strada e chiedergli di tirar fuori dal por-
tafoglio o dalla borsa una banconota, per poi dire il numero
seriale di quella banconota. Paul non tocca o sbircia quella
banconota in alcun momento. Potete vedere il video qui:
http://www.youtube.com/watch?v=imoEeQqFq1Q
Oppure se il link non funziona, cercate “Paul Brook Numeri-
cal Fingerprint” su YouTube.
Lasciando da parte questo ingegnoso metodo per la divina-
zione del numero seriale, c’è qualcosa da imparare da un
approccio che porta le persone a tirar fuori dei soldi dal por-
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tafoglio solo perché un estraneo ha chiesto loro di farlo.
Mi ha colpito il fatto che convincere qualcuno a partecipare
a questa routine è una sfida simile a quella di coinvolgere
qualcuno nell’ipnosi improvvisata. È una richiesta talmente al
di fuori della quotidianità che potrebbe addirittura far trasalire.
Il consiglio semplice ma inestimabile di Paul Brook su come
fare è dire “Salve, sono un performer” e poi proseguire da lì.
L’esperienza di Paul gli ha insegnato che dire “Salve, sono
un performer” permette già di abbattere molte barriere che
altrimenti limiterebbero quel che si può chiedere alla gente.
Ha assolutamente ragione.
Mi sono reso conto che per me funziona alla perfezione se lo
trasformo in:
«Salve, sono un performer. Sono un ipnotista.»
Proseguite con una domanda diretta che sia rivolta al gruppo
intero:
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«Chi vuole partecipare a un gioco e divertirsi un po’?»
Oppure:
«Posso mostrarvi una cosa interessante?»
Poi a volte chiedo:
«Nessuno di voi è mai stato ipnotizzato?»
Entro un tempo che va dai dieci secondi al minuto potreste
aver cominciato il primo Set Piece. Loro sanno chi siete,
cosa possono aspettarsi e ormai hanno già abboccato.
Infine, un altro principio che apprezzo proviene da Ross Jef-
fires, maestro nell’arte di rimorchiare e guru auto-proclama-
to della speed seduction. Qualche anno fa è apparso su un
episodio della serie TV “Weird Weekends” di Louis Theroux.
Una delle tecniche di base che Ross insegnava a Louie per
aiutarlo ad approcciare le donne era quella che lui chiamava
“Complimento, Presentazione, Domanda” o CPD. In altre pa-
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role, se volete parlare con qualcuno che non conoscete, av-
vicinatelo e fategli un complimento, poi presentatevi, e poi
fategli una domanda, in quest’ordine. È uno schema sempli-
cissimo ma allo stesso tempo efficace.
Quindi, per L’Ipnotista che usa tecniche improvvisate, un
complimento da fare a un gruppo potrebbe essere qualcosa
di semplice come:
«Bene, questo sembra la tavolata più divertente (più intel-
ligente/con la gente più bella/più matura/con l’energia migl-
iore).»
Oppure:
«Bene, sembra che abbiate voglia di farvi quattro risate
(di provare qualcosa di interessante/divertente).»
Fate un complimento, qualsiasi complimento, agli individui,
basta che non sia troppo personale o viscido. “Belle tette”
difficilmente funzionerà. Dopo il complimento, presentatevi
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subito, applicando i principi tratti da Docc e Paul Brook che
abbiamo visto sopra. Dato che questo sollecita una rispos-
ta, replicate con una domanda tirandoli dentro al vostro Set
Piece, alla vostra induzione o routine.
«Salve, sembra che abbiate voglia di farvi quattro risate.
Sono un performer (tengo una performance qui stasera).
Sono un ipnotista. Sto cercando delle persone per parte-
cipare a una cosa (volete vedere una cosa?/chi vuol fare un
gioco?/chi ci sta a farsi ipnotizzare?). Voglio che siano coin-
volti quanti più possibile di voi.»
Se vi trovate in una situazione per cui lavorare con un gruppo
al completo è poco pratico, non è necessario o se semplice-
mente preferite lavorare con un gruppo piccolo o una sin-
gola persona, potete successivamente riusare questo stesso
schema su una parte del gruppo al completo per concentra-
rvi sul soggetto o sui soggetti che avete scelto.
«Voi due siete vestiti un po’ diversamente dagli altri (avete
uno stile particolare, non sembrate troppo impauriti, sembrate
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sicuri di voi, mi sembrate creativi). Sono Anthony. È vero,
sei una persona creativa (hai una buona immaginazione)?
Bene, cominciamo con voi due allora. Potete appoggiare
i piedi sul pavimento?»
Tengo diversi corsi d’ipnosi, alcuni dei quali, come “The Trilby
Connection” e “The Manchurian Approach”, sono indirizzati
verso performance d’ipnosi improvvisata o quella che viene
definita “ipnosi da strada”. I corsi prevedono che tutti i parteci-
panti escano in strada dopo un giorno di training per mettere
alla prova le loro nuove abilità. Incoraggio coloro che studiano
con me a costruire il proprio aggancio sui principi delineati
sopra perché per me funzionano e funzionano velocemente.
In queste situazioni, man mano che passa la serata, gli ag-
ganci diventano inevitabilmente sempre più audaci introdotti
ovviamente sempre da:
«Salve, sono un performer. Sono un ipnotista.»
Quel che direte poi può comprendere tante bugie ed esager-
azioni quante volete. Siete performer. Siete L’Ipnotista. È vos-
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tro diritto.
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CAPITOLO 2
IL SET PIECE
2.1) IL PUGNO DI FERRO, DI JOSE AHONEN
Questo contributo è stato inviato da Jose Ahonen, un per-
former professionista finlandese. Jose era un principiante
nel mondo dell’ipnosi quando ci siamo messi in contatto per
la prima volta, ma ha fatto progressi rapidissimi e ha delle
ottime idee. Ha preso i principi del Set Piece e li ha usati
per bloccare il pugno del partecipante in modo da non po-
terlo aprire. Quel che mi ha fatto davvero piacere notare è
che Jose “mantiene il controllo” del pugno del soggetto an-
che mentre suggerisce che il pugno si aprirà. Piuttosto che
dire semplicemente “Il pugno adesso si può aprire”, procede
con disinvoltura da un pugno stretto a delle suggestioni di
rilassamento per stare bene e poi direttamente a indurre
l’ipnosi. Mi ricorda un metodo per insegnare alle persone
come raggiungere l’autoipnosi delineato nel libro “Hypno-
therapy Scripts” di Ronald Havens. Essenzialmente, ipnotiz-
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zate il soggetto e associate l’entrata e l’uscita dall’ipnosi al
cambiamento delle sensazioni legate allo stringere o aprire
il pugno. L’Ipnotista può usare queste modifiche per fissare
l’attenzione, ricalcando e guidando quelle sensazioni dove
desidera.
L’idea per questo Set Piece mi è venuta dalla mia infanzia. Da
bambini facevamo un gioco, il gioco delle “dita-robot”, dove
si stringeva un dito all’interno del pugno per circa un minuto.
Fatto questo, è molto difficile aprire la mano in modo fluido,
perché i muscoli della mano si abituano a quella posizione.
Provateci semplicemente stringendo la mano in un pugno
stretto per trenta secondi e tentando poi di aprirla. Le sug-
gestioni rendono il tutto ancora più difficile, e la cosa bella del
pugno è che il pollice fa da prima “chiusura”. Dovete togliere il
pollice prima ancora di poter provare ad aprire le dita.
Dopo aver letto “L’Ipnotista”, ho pensato che questo gioco
potesse esser usato come Set Piece al posto delle Dita Mag-
netiche o di un test come il Braccio Rigido. Mi piace pensare
che questo funzioni come mezzo per convincere il soggetto.
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La teoria che vi sta dietro è che, come per le Dita Magnetiche
o le induzioni che rendono magnetiche le braccia, quando il
soggetto sente che sta accadendo qualcosa, si convince di
essere necessariamente in un qualche stato di ipnosi. Dopod-
iché, diviene più semplice intensificare il suo stato visto che
vi crede.
Questa tecnica può esser usata come Set Piece dopo le Dita
Magnetiche, oppure al loro posto. Ma potete anche usarla
come induzione, così come viene presentata qui. Lo script è
il seguente. Le frasi che rivolgerete al soggetto sono in cor-
sivo e neretto, le parole che preferisco mettere in rilievo sono
anche sottolineate. Le parole enfatizzate sono da pronunci-
are con una sottile distinzione, in modo un po’ più dominante
rispetto al resto della “tiritera” ipnotica.
«Posso prendere la tua mano? Voglio farti vedere una
cosa strana.»
Prendete la mano del soggetto e giratela in modo che il palmo
sia rivolto verso l’alto con le dita aperte.
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«Tra un attimo ti dirò di chiudere le dita e formare un pugno
stretto. Concentrati sulle tue dita mentre si chiudono nel
pugno, concentrati solo su quella sensazione della mano
che forma un pugno stretto. Fallo adesso, stringi il pugno.
Fallo stretto, e più diventa stretto, più si blocca. Quel pugno
si blocca e ogni muscolo e ogni nervo di quel pugno div-
enta come acciaio, come roccia. Così, ancora più stretto,
e tra un attimo ti chiederò di provare ad aprirlo, ma non ci
riesci. Più provi ad aprirlo più diventa stretto. Senti delle
sensazioni particolari ed è piuttosto strano, ma non c’è
niente da temere, concentrati solo sulla sensazione e su
quanto è strana, quanto è strano che non riesci ad aprire
quel pugno.»
«Adesso, cerca di aprire quel pugno. Concentrati su
quella sensazione strana. È strano, non trovi? È un po’
strano che non riesci ad aprire quel pugno, ma allo stesso
tempo è una sensazione piacevole, come ben sai è per-
ché la tua mente è rilassata e vuol dire che puoi andare
ancora più in profondità in uno stato di rilassamento, e
più in profondità vai, meglio ti senti. Adesso provaci con
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un po’ che più di impegno ad aprire quel pugno, e più ci
provi, più il pugno si blocca. Senti una sensazione strana,
che la tua mente è più forte di te. Più quel pugno sembra
stretto, più ti senti rilassato, più ti senti bene.»
«Presto io aprirò quel pugno. Toccherò quelle dita e men-
tre le tocco, la tensione si scioglie e i tuoi muscoli si ar-
rendono. Potrebbero esserci ancora delle sensazioni di
blocco del pugno, e potrebbe ancora essere tutto un po’
strano, ma io posso aprire le tue dita, e mentre le tue dita
si sciolgono e il tuo pugno si apre, allo stesso tempo tut-
ti gli altri muscoli e nervi del tuo corpo si rilassano e ti
rilassi ancora di più. Concentrati su questa sensazione,
su come ti senti mentre il tuo pugno e i tuoi muscoli e i
tuoi nervi semplicemente si sciolgono, e ti rilassi sempre
di più.»
Con una mano prendetegli la sua, spostate il pollice (se si
trova ancora sopra alle altre dita) e cominciate lentamente ad
aprire le dita. Con l’altra mano potete prendere il suo polso e
scuotergli delicatamente la sua mano. Continuate a dare sug-
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gestioni di rilassamento, osservate attentamente il soggetto
per individuare dei segni di rilassamento, e immediatamente
portateli alla loro attenzione, così:
«Mentre il tuo respiro si fa più profondo e lento, senti
che ogni respiro approfondisce lo stato di rilassamento e
mentre pensi a quanto ti già senti rilassato, ti senti sem-
pre meglio e ancora più rilassato.»
Dopo aver fatto questo potete continuare a intensificare il suo
stato o semplicemente risvegliarlo.
Contributo inviato da Jose Ahonen
http://taikuutta.com
2.2) LA CARTA APPICCICOSA, DI JAMES TRIPP
Sono certo che apprezzerete questo contributo di James
Tripp quanto me. È un Set Piece nel quale le dita rimangono
“incollate” a una carta da gioco, ispirata dall’audio-cassetta
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“Hypnotic Techniques” di David Calof, un classico. Sapevo
che la routine funzionava bene, ma James mi ha aiutato a
comprenderne alcune delle sottigliezze sul perché funziona
e a renderla affidabile al 100%. Lo ha trasformato in un Set
Piece flessibile che può essere utilizzato in qualsiasi mo-
mento del processo ipnotico.
James è un ipnotista esperto e qualificato, ipnoterapista e
trainer PNL che vive nel Regno Unito. È anche un perform-
er professionista. Tiene un ottimo corso, “Hypnosis Without
Trance”. Vi consiglio di dare un’occhiata al suo blog, di cer-
care i suoi filmati e scaricare gratuitamente il suo report da
qui: http://www.hypnosiswithouttrance.com
Questo piccolo scherzetto ipnotico è una cosa che faccio or-
mai da tanto tempo, ed è in effetti il primo modo in assoluto
con il quale ho ottenuto un autentico fenomeno ipnotico. Mi
piace ancora e lo eseguo spesso; l’ho sviluppato fino a farlo
diventare uno strumento su cui posso contare sempre.
L’idea è semplice – prendete un biglietto da visita o una carta
da gioco e fate in modo che il soggetto non riesca a farli ca-
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dere! Questo genera SEMPRE una risposta di meraviglia e/o
rapimento totale da parte del soggetto e costituisce un po-
tente mezzo per convincerlo di essere ipnotizzato, oltre che
un eccezionale “primo passo” verso l’ipnosi vera e propria.
Ma cominciamo dall’inizio: l’idea di base per questo Set Piece
viene dall’audio-cassetta chiamata “Hypnotic Techniques” di
David Calof (Calof è un ipnotista interessante, vale la pena
conoscere il suo lavoro). Avendola eseguita così spesso, l’ho
sviluppata fino a farla diventare qualcosa che riesco a far fun-
zionare il 99% delle volte. Ecco come si svolge:
Preparare gli strumenti
Prima di dare inizio alla tecnica, mi piace avere la sensazione
che la persona sarà cooperativa (personalmente, non amo
il termine “suggestionabile”). Per quanto mi riguarda, al mo-
mento di iniziare, ho già cominciato a osservare le reazioni del
soggetto ai miei metodi di mentalismo e a cercare un segno
che mi dice che il soggetto è del tutto assorto, altrimenti uso
le Dita Magnetiche e i Palmi Magnetici come riscaldamento.
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A volte inizio subito con questa tecnica, se ho la sensazione
che la persona sia adatta.
Passando alla tecnica vera e propria, sistemo il soggetto in
modo che abbia i piedi uniti, stia in piedi ben eretto e respiri
liberamente. Poi estendo il suo braccio (di solito il destro, ma
non c’è una ragione particolare per questo) dritto di fronte a
lui, col gomito disteso e il polso piegato verso il basso più o
meno al massimo delle possibilità (non forzatelo).
Nella preparazione, eseguo io stesso una buona parte del suo
spostamento e del suo posizionamento, con l’aiuto di istruzi-
oni adeguate – controllando sempre il livello di entusiasmo e
cooperazione. In questa fase è molto semplice giudicare se
il soggetto sia predisposto o meno (questa è la chiave per ot-
tenere un successo il 99% delle volte).
Poi sistemo la carta tra il suo pollice e il suo indice (il polso
rimane piegato e le altre dita sono chiuse) e alzo la mano in
modo che il soggetto debba alzare leggermente lo sguardo
verso la carta.
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Una volta in posizione, dite al soggetto:
«Scegli semplicemente un punto su quella carta su cui
puoi concentrarti in modo assoluto e totale.»
Oppure potete disegnare una “X” sul retro della carta con un
pennarello e chiedergli di concentrarsi sul centro della “X”.
E la preparazione così è completa!
La fase di suggestione
A questo punto, il soggetto è in piedi e ben eretto, col braccio
disteso di fronte a sé, il polso piegato e la carta in mano. Sta
fissando un punto sulla carta “in modo assoluto e totale”. Se
tutto va secondo i piani, a questo punto avete ottenuto sia ac-
cettazione che aspettative. Adesso vi darò lo script.
«Bene, e mentre continui a concentrarti su quel punto
nota semplicemente il tuo respiro…e continua a concen-
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trarti…e respira…e senti il tuo dito e il tuo pollice che
stringono la carta (assicuratevi di dire questa parte) men-
tre ripeti - solo nella tua mente – le parole “Farò cadere
questa carta” più e più volte, ricominciando sempre da
capo…“Farò cadere questa carta” più e più volte men-
tre continui a concentrarti…e mentre continui a ripetere
quelle parole, prova a far cadere la carta e nota divertito
che non ci riesci…mentre continui a ripetere quelle pa-
role…bene, così…cerchi di far cadere la carta mentre la
tua mano si incolla e si blocca sempre più stretta, sempre
più stretta – bloccandosi e incollandosi di più adesso.»
Da questo punto potete rendere la sfida tanto impegnativa
quanto vi serve, quanto desiderate o vi sembra adatto.
Cosa sta accadendo?
Lo script sopra riportato è un esempio del tipo di parole e di
concetti che uso. L’idea non è di seguire lo script alla lettera,
ma semplicemente capire cos’è che state facendo e cos’è
che volete ottenere. Non eseguite questa parte in modo af-
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frettato, concentratevi esclusivamente sul completamento di
ogni fase. Lasciate che vi spieghi quel che, secondo me, sta
accadendo.
Per prima cosa, mettetevi nella posizione di preparazione e
tenete in mano una carta. Col braccio disteso di fronte a voi
(gomito bloccato) e il polso piegato, si crea molta tensione
nel braccio, nel polso e nella mano. Questa tensione viene
avvertita fortemente e creerà poi una base cinestesica per le
sensazioni di blocco e rigidità. Credo anche che, da un punto
di vista fisiologico, sia leggermente più difficile aprire le dita
in questa posizione (non tanto più difficile, ma un po’ – quel
tanto che basta per sfruttarlo). Inoltre, alzare la mano sopra il
livello degli occhi (proprio poco oltre l’affaticamento oculare)
aggiunge una difficoltà.
Sperimentate tutto ciò su di voi e soffermatevi un attimo sul
convincervi che le dita sono bloccate e che non siete in grado
di far cadere la carta. Questo vi offrirà un’ottima opportunità
per capire come far funzionare la tecnica con gli altri.
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Adesso, dopo la preparazione fisica, dovete favorire moltepli-
ci punti di fissazione; per quelli che sono più inclini alla PNL,
noterete che abbiamo i canali visivo, cinestesico e auditivo
interno:
• Visivo – concentrarsi su un punto della carta.
• Cinestesico – concentrarsi sul respiro e “il dito e il pollice
che stringono la carta” (vedi script).
• Auditivo interno – concentrarsi sulla frase “Farò cadere
questa carta”.
Secondo me, se il soggetto si sta concentrando davvero su
questi tre canali, la sua “facoltà critica” è stata messa com-
pletamente fuori gioco. È questo, dunque, il mio scopo per
questa fase – farlo concentrare contemporaneamente su
queste tre cose. Se volete, potete pensare questa parte come
una “induzione di trance”.
Per i fan della suggestione “indiretta”, pensate alla frase “Farò
cadere questa carta”: presuppone che voi stiate stringendo
la carta e non ha alcun senso se non lo state facendo. L’idea
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è che questa “logica linguistica” faccia sì che la persona
continui a tenere in mano la carta per mantenere costante
la realtà. Sentitevi liberi di riflettere su quest’idea oppure di
scartarla – credo sia piuttosto potente e che usi la logica con-
dizionata e l’aspettativa a vostro vantaggio.
E, adesso, ecco la suggestione principale per innescare i
fenomeni:
«…e mentre continui a ripetere quelle parole e continui
a sentire quelle parole, prova semplicemente a far cadere
la carta e nota divertito che non ci riesci…mentre con-
tinui a ripetere quelle parole…bene, così…cerca di farla
cadere e continua a sentire la tua mano che si incolla e
si blocca e diventa più incollata e più bloccata proprio in
questo momento.»
Questa è una sfida semplice, ma voglio assicurarmi che il
soggetto continui a fare le cose a modo mio (non voglio che
prenda il controllo in questa fase critica). Ecco perché metto
tanta enfasi sul fatto che continui con il loop “Farò cadere
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questa carta”. Infilo la sfida in mezzo a due istruzioni che co-
mandano di continuare col loop auditivo.
Sottolineo questo fatto perché, quando eseguo questo Set
Piece “a freddo”, ciò aumenta il mio tasso di successo del
40%. Un altro elemento importante in questa suggestione è
“nota divertito che non ci riesci”. Credo che questo serva a
creare un ulteriore livello di elaborazione ed è un elemento
in più che occupa la mente; inoltre allunga il momento di in-
decisione e di sovraccarico e rafforza la suggestione. Ciò dà
anche l’idea che l’esperienza sarà divertente, cosa che rap-
presenta sicuramente una nota positiva.
Dopo questa “suggestione infilata tra due comandi”, proseguo
con ulteriori suggestioni per far sì che la mano si “incolli” e si
blocchi.
Credo che qui entrino in gioco un altro paio di fattori: per
prima cosa, molti soggetti hanno la convinzione che, in re-
altà, (così mi è stato detto) voi li stiate incastrando per far sì
che lascino involontariamente cadere la carta, e dunque, nel
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momento in cui suggerite l’opposto, state facendo deragliare
il loro ragionamento e li state gettando in un attimo di confu-
sione (e quindi apertura alla suggestione).
Inoltre, non appena prova un’esitazione nel far cadere la
carta, il soggetto inizia ad auto-suggestionarsi (nella propria
mente) di non essere in grado di farla cadere. Sono certo che
le suggestioni che provengono dalla propria interiorità siano
le più potenti.
E ora?
Potete usare questa tecnica da sola, come pezzo forte della
performance, e terminarla dicendo:
«Non riesci a far cadere la carta…fino a ora (toccate il dor-
so della mano)…i tuoi muscoli si rilassano e puoi muovere
la mano liberamente.»
Tuttavia, una volta che avete incollato quella mano tanto vale
spremere fino all’ultima goccia. Una possibilità è quella di es-
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pandere direttamente questo blocco in un Braccio Rigido to-
tale, che si lega bene a questa tecnica.
Mi piace anche utilizzare la catalessia del braccio per siste-
marlo in varie posizioni e lasciarlo lì. A questo punto potete
prendere la carta e incollare la mano alla testa. Un’altra opzione
è posizionare la mano in modo tale da iniziare un’induzione
che la faccia avvicinare al volto.
Questo Set Piece mi piace molto perché è una scusa perfetta
per tirar fuori il mio biglietto da visita e poi passare con disin-
voltura al puro divertimento ipnotico!
Contributo inviato da James Tripp
http://www.jamestripp.co.uk
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2.3) UN ANEDDOTO - LA PRIMA VOLTA, DI JEREMY
KELLEY
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Questo contributo è stato inviato da Jeremy Kelley e riguarda
i suoi primi tentativi di ipnosi. Il Set Piece che usa è semplice
e intimo. La parte relativa alla percezione dell’energia è stra-
biliante e misteriosa.
Ho ricevuto la mia copia de “L’Ipnotista” il mercoledì e il
venerdì l’avevo già finita di leggere; ho tentato la mia prima
induzione venerdì sera sulla mia ragazza e ha funzionato!!
Aveva bevuto un paio di cocktail ed era su di giri, ma non
ubriaca. La mia ragazza sapeva che stavo studiando l’ipnosi,
e aveva fiducia nelle mie capacità perché sa che imparo in
fretta. Aveva anche visto dei video di induzioni istantanee su
youtube. Così ho colto la palla al balzo e ho inventato una
mia semplice versione del Set Piece per rendere la mia ra-
gazza più ricettiva alle varie possibilità. Le ho fatto strofinare
rapidamente le mani una contro l’altra fino a farle scaldare,
per poi tenerle a circa 15 centimetri di distanza e farle riavvic-
inare lentamente, fino a quando non ha percepito una sen-
sazione di calore o di formicolio. Quando ha detto di averla
sentita, abbiamo entrambi strofinato le mani una contro l’altra
per farle scaldare, e le ho fatto girare le mani con i palmi
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rivolti verso l’alto, mentre io lentamente abbassavo le mie
(con i palmi rivolti in basso) verso le sue fino a che lei non le
avvertiva. Poi abbiamo fatto di nuovo la stessa cosa, solo a
occhi chiusi. Ho avvicinato le mie mani alle sue, rallentando
man mano che mi avvicinavo per assicurarmi che non si toc-
cassero troppo presto. Quando le ha “percepite”, le ho fatto
aprire gli occhi ed è rimasta sorpresa nel vedere i miei palmi
solo due centimetri sopra i suoi. Poi ho eseguito le Dita Mag-
netiche; le sue dita si sono toccate nel giro di 20 secondi
circa. Le ho spinto la testa in avanti mentre le dicevo di rilas-
sarsi. Poi è stata la volta delle Mani Magnetiche e, quando le
mani si sono toccate, le ho spinto la testa in avanti dicendo
“Dormi” e, con mio sommo stupore, ha emesso un sospiro ed
è sprofondata nella sedia su cui era seduta. Avrebbe potuto
già andare in profondità, ma ho schioccato le dita dicendo:
“Occhi aperti”. La mia ragazza li ha aperti e sembrava molto
confusa. Le ho subito detto “Bel lavoro” offrendole la mano
per stringerla, dando subito inizio all’Induzione con la Stretta
di Mano. Dopo l’intensificazione le ho legato un palloncino
al polso e l’ho guardato salire, per poi tagliare il filo che lo
legava, comandando di andare 10 volte più in profondità. Ero
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nel bel mezzo del tentativo di farle dimenticare il numero tre
quando ha cominciato a squillare il cellulare a volume alt-
issimo. Ho proseguito dicendo: “Ogni suono ti porterà più in
profondità”. Ma dopo un po’ che suonava il cellulare, lei mi ha
detto: “Riesco a sentire il telefono”. Allora le ho detto di aprire
gli occhi, sentendosi completamente sveglia. Si è risvegliata
e mi ha detto di non ricordarsi niente, tranne che i suoi occhi
tremolavano così tanto che lo spavento l’aveva quasi fatta
svegliare. Il successo vero e proprio è arrivato quando ho
fatto un’altra prova di induzione due giorni dopo (domenica).
Dopo aver riportato la mia ragazza in ipnosi, ho cominciato
legando il palloncino prima a una mano e poi all’altra. Dopod-
iché ho reso il suo braccio così pesante che non riusciva ad
alzarlo. Le ho fatto aprire gli occhi e provare ad alzare quel
braccio, ma lei sembrava confusa e non ci riusciva. Le ho
detto “Dormi” e ho proseguito con l’intensificazione; poi le ho
detto che il suo braccio era una barra d’acciaio che non si
poteva piegare. Le ho fatto aprire gli occhi e cercare di pie-
gare il braccio, e mentre lo faceva le ho detto che più avrebbe
fatto resistenza, più si sarebbe rilassata e più il suo braccio
si sarebbe irrigidito. L’ho di nuovo mandata in profondità e
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intensificato ulteriormente il suo stato, e poi le ho incollato la
mano al volto. L’ho risvegliata e dapprima non se ne è resa
conto, finché non ho richiamato la sua attenzione su questo.
Ho schioccato le dita e ho detto: “Dormi”. E qui viene il bello.
A questo punto stavo finendo le idee su cose nuove da pro-
vare, quando mi è tornata in mente una cosa di cui avevo
sentito parlare, la “percezione dell’energia”. Ho detto alla mia
ragazza che adesso la sua pelle stava diventando sensibilis-
sima, così sensibile che sarebbe stata in grado di percepire
l’energia che emanava la punta del mio dito, senza che nem-
meno la sfiorassi. Le ho detto di tenere gli occhi chiusi e ho
indicato la sua mano sinistra. Questa ha cominciato ad alzar-
si, come aveva fatto precedentemente nell’esperimento col
palloncino. Ho indicato il suo piede e anche questo ha comin-
ciato a salire, ho indicato la sua mano destra e anche questa
ha cominciato ad alzarsi. Nel dubbio che, in qualche modo,
riuscisse a sbirciare attraverso gli occhi chiusi, mi sono mes-
so dietro di lei. Le ho detto che volevo che girasse la testa
dalla parte in cui percepiva che io stessi indicando. Indicavo
a sinistra e lei si girava verso sinistra, indicavo a destra e lei
guardava a destra! Ormai ero assolutamente strabiliato!! Ho
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dato alla mia ragazza una suggestione post-ipnotica che la
facesse entrare in uno stato più profondo di ipnosi ogni volta
che fosse stata pronta, ho appoggiato la mia mano sulla sua
spalla e le ho detto: “Dormi”.
Contributo inviato da Jeremy Kelley
2.4) UN ANEDDOTO - OBI WAN KENOBI, DI LUKE
STAFFORD
Da quando io e Kevin Sheldrake facciamo “ipnosi da strada”
ci siamo piuttosto divertiti a prendere di mira chi fa raccolte
di fondi per beneficenza e gli scocciatori che fanno riem-
pire carte e questionari. Sono certo che per strada vi sarà
capitato di incontrare delle persone il cui lavoro consiste nel
raccogliere firme, adesioni o nel fare indagini di mercato.
Abbiamo inventato molti piani elaborati per divertirci a loro
spese. Un tema ricorrente che ci piace molto è farli continu-
are a svolgere il loro lavoro ma con una variazione ipnotica
che influenzi le loro azioni. Il contributo che segue fa appello
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a questa mia inclinazione e al fan di Guerre Stellari che è in
me. È un’idea semplice ma geniale. Le e-mail mi sono state
mandate da Luke Stafford, un altro ipnotista creativo. Quan-
do non si diverte a far venire le allucinazioni alla sua zietta,
gli piace sfoggiare dei superpoteri degni di uno Jedi. Luke,
da un grande potere derivano grandi responsabilità. Com-
portati bene. Tieni a mente la sicurezza. Questo contributo è
composto dalle tre e-mail che mi ha mandato Luke.
Prima e-mail
La cosa che mi piace tantissimo de “L’Ipnotista” è che ti dà
le basi; dopodiché l’unico limite nell’usare queste tecniche è
quello tracciato dalla tua flessibilità e creatività.
Un esempio è quello di un mio amico, che era sicuro che
tutti mi “reggessero il gioco” e che non si sarebbe mai bevuto
“queste sciocchezze”. Ho ipnotizzato la sua fidanzata, che “ci
credeva” un po’ di più, usando le Mani Magnetiche come in-
duzione e ho cominciato a guidare la sua esperienza.
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A questo punto, ho notato che il mio amico sembrava imitare
il respiro della sua ragazza mentre questo rallentava (seg-
uendo una delle suggestioni che le avevo dato). Ho pensato
di fare un tentativo e così, nel bel mezzo di una frase rivolta
alla sua ragazza, mi sono girato, l’ho guardato dritto negli oc-
chi e gli ho detto: “Dormi”.
È andato, cadendo all’istante in una trance profonda, ed è
stato ricettivo a ogni suggestione che gli ho dato successiva-
mente…fantastico.
Una suggestione post-ipnotica con cui mi sono divertito mol-
to è quella che mi piace chiamare la “Tecnica Mentale Jedi”
( Jedi Mind Trick: tanto per intendersi, vi ricordate quando
nel film “Guerre Stellari” del ’77 Obi Wan “ipnotizza” l’ufficiale
della truppa d’assalto?), nella quale, ogni volta che muovo le
mani in un certo modo, il soggetto precedentemente ipnotiz-
zato ripete quel che dico e poi si comporta come se avessi
influenzato la sua mente.
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Seconda e-mail
A Natale sono riuscito a ipnotizzare mia zia. Con gli altri
miei parenti non aveva funzionato, perché una volta che mi
avevano visto leggere il libro, erano sempre in allerta, pen-
sando che avrei fatto loro un’Induzione con la Stretta di Mano
a tradimento per farmi dare tutti i loro soldi…non c’è fiducia!
A ogni modo, ci avrei potuto scommettere che mia zia sareb-
be stata un buon soggetto ipnotico, visto che crede profonda-
mente a molta di quella che altri chiamano pseudo-scienza
(cristalli, aure ecc). Così, quando è venuta a trovarci a Na-
tale, ho lasciato intendere di saper ipnotizzare e ho giocato
sul fatto che crede nelle aure, raccontandole la storia del flu-
ido magnetico e di Mesmer. Ho eseguito le Dita Magnetiche
per convincerla di essere ipnotizzata (rafforzando la vecchia
analogia dei magneti) e, una volta completate con successo,
sono passato direttamente alla Stretta di Mano. Nel giro di un
minuto era completamente ipnotizzata.
Ho deciso di provare il tutto per tutto, dando a mia zia la sug-
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gestione per cui suo figlio (mio cugino) sarebbe stato invisi-
bile. Ovviamente, quando non riusciva più a vedere suo figlio
e varie cose (compresa la sua figlia di 10 anni) hanno com-
inciato a fluttuare per la stanza, mia zia ha assunto un’aria
leggermente preoccupata. Così, l’ho di nuovo mandata in
profondità, suggerendo che, al risveglio, avrebbe avuto solo
bei ricordi dell’ipnosi e che, ogni volta che suo figlio avesse
schioccato le dita, sarebbe di nuovo diventato invisibile.
Mio cugino si è divertito tantissimo con questo gioco, ancora
di più quando ho deciso di non rimuovere l’effetto post-ipno-
tico (funziona ancora). Rendermi invisibile è stato fantastico,
ma dare i superpoteri a un’altra persona è stato ancora meg-
lio.
Terza e-mail
Ciao Anthony,
mi fa piacere esserti stato d’aiuto per quanto riguarda la “Tec-
nica Mentale Jedi”, mi ci sto ancora divertendo un sacco. Di
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recente, soprattutto con quei tipi scoccianti che si aggirano
per le strade e cercano di bloccarti dicendo: “Posso farti una
domanda veloce?”.
La cosa buona di questi tipi quando li usi come soggetti è
che, dato che parlano con tantissime persone ogni giorno, si
dimenticano di averti già fermato, soprattutto se date loro la
suggestione post-ipnotica di farlo. Avevo appena parcheggia-
to nel paese in cui vivo e stavo andando a prendere dei miei
amici alla stazione e uno di questi tipi mi ha fermato (troppo
contatto visivo, sfortunatamente). Un’Induzione con la Stretta
di Mano veloce e un po’ di intensificazione, e non si ricordava
assolutamente più di avermi parlato, dato che lo avevo las-
ciato con la suggestione post-ipnotica della “Tecnica Mentale
Jedi”. Dopo aver preso i miei amici, abbiamo rifatto la strada
a ritroso, ritrovando, come avevo sperato, il tipo con il ques-
tionario.
Due dei miei amici erano scettici riguardo ai miei resoconti
sull’ipnosi, mentre il terzo amico e la sua ragazza erano già
stati ipnotizzati. Non importa dirlo, tutti i dubbi che potevano
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avere sono svaniti quando il tipo col questionario si è avvici-
nato ed è stato fermato a metà frase da un movimento delle
mie mani e dalle parole: “Non rientriamo nel vostro sondag-
gio”. I suoi occhi si sono fatti vitrei, ci ha detto “Mi dispiace.
Non rientrate nel sondaggio. Buongiorno” e si è allontanato. I
miei due amici che non “credevano” sono rimasti sbalorditi e
io ho avuto il sorriso sulle labbra per tutto il giorno per come
sono andate le cose.
Purtroppo, dopo tre settimane circa a mia zia è passata la
suggestione post-ipnotica del Figlio Invisibile. In realtà an-
cora non riesco a credere che sia durata così a lungo!
Contributo inviato da Luke Stafford
2.5) ANCORAGGIO, DI KEVIN SHELDRAKE
Questo è un Set Piece che uso già da molti anni e che ho
sviluppato (per così dire) basandomi sul libro “Monsters and
Magical Sticks” di Steven Heller. È un libro incredibile e, dato
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che è stato uno dei primi che ho letto sull’ipnosi, mi è sta-
to di ispirazione per quanto riguarda il potere e la portata
dell’ipnosi. Probabilmente ci sono un sacco di informazioni
utili per i veterani dell’ipnosi, ma poiché la mia copia è stata
prestata a una trafila di amici più o meno interessati fin dal
momento in cui ho finito di leggerlo la prima volta, su questo
punto non posso espormi. Certamente lo ritengo un libro ca-
pace di ispirare e motivare, piuttosto che un manuale di is-
truzioni. Leggetelo, sono certo che ne trarrete beneficio.
Spesso ai performer viene consigliato di evitare di fare terapia;
perfino ai performer che sono anche ipnoterapeuti qualificati
solitamente si raccomanda di tenersi alla larga da elementi
di terapia durante le performance. Sono certo che esistano
molte ragioni valide per questo, compreso lo sforzo di ridurre
le potenziali abreazioni, che non sono mai piacevoli da ve-
dere in uno show. Questo Set Piece, invece, consiste nel fare
della terapia una routine da performance. Si svolge complet-
amente alla cieca, come la tecnica Ridere a Crepapelle illus-
trata ne “L’Ipnotista”, ed è rapida. Una delle caratteristiche che
mi ha attratto è la gamma di emozioni che riesce a produrre.
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Il risultato dipende essenzialmente da quanto sono evidenti
le emozioni che crea. Sia il partecipante che gli spettatori si
divertiranno di più se le reazioni sono forti.
Detto questo, mi rendo conto che questa tecnica non sarà di
gradimento per tutti.
Le ancore sono una tecnica fantastica. Sollecitate uno stato
emotivo e gli associate un trigger o innesco; poi fate partire il
trigger e il soggetto prova di nuovo quell’emozione. Di solito
eseguo questo Set Piece dopo che ho eseguito con successo
i Palmi Magnetici. Questo mi dà sicurezza del fatto che il sog-
getto sia in grado di concentrarsi e usare l’immaginazione.
Avete davvero bisogno della sua concentrazione e immagi-
nazione, quindi qualsiasi cosa possiate dire per aumentare
queste capacità vi sarà d’aiuto. Ipnotizzarli già prima di in-
iziare probabilmente semplifica il tutto, ma di solito non seguo
questo procedimento.
Per aiutare il soggetto a sollecitare rapidamente gli stati emo-
tivi richiesti, è essenziale averci stabilito un buon rapport e
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che stia già seguendo attentamente le vostre istruzioni. Trovo
che sia molto utile sollecitare l’emozione prima in me stesso,
e lasciare che questa agisca su di me modificando il mio
modo di parlare e di atteggiarmi. È molto più semplice che
fingere di provare un’emozione. In una situazione in cui guido
e ricalco l’esperienza del soggetto, il mio graduale cambia-
mento verso l’emozione che voglio sollecitare nel soggetto fa
da “guida”, insieme al rapport. Letteralmente, lo persuado a
provare l’emozione che mi interessa.
«Allora, vuoi vedere una cosa incredibile? Okay, sappia-
mo tutti che la magia vera avviene quando chiudiamo gli
occhi, quindi per questo ti chiederò di chiudere gli occhi,
va bene? Ma prima ti spiegherò cosa andremo a fare. Ti
chiederò di mettere la tua mano distesa sul tavolo in ques-
to modo. Mettete la vostra mano sul tavolo, distesa di fronte
a voi. Poi ti chiederò di chiudere gli occhi. Chiudete gli oc-
chi. E poi ti chiederò di pensare a un meraviglioso ricordo
felice o a un’esperienza bellissima, ma non ti chiederò di
cosa si tratta; potrebbe essere una cosa che è avvenuta
tre settimane fa, tre anni fa o in qualsiasi momento della
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tua vita. Ti chiederò di concentrarti su di essa e di entrare
in quell’esperienza, di vedere quel che vedevi allora, di
sentire quel che sentivi allora, di sentire quel che sentivi
allora e di provare quel che provavi allora.»
Mentre parlate, dovreste richiamare un’esperienza del ge-
nere anche voi, e lasciare che i suoi effetti si mostrino sul
vostro viso e alla vostra voce.
«Ti chiederò di renderlo più grande, più vivo, e di sentire
quella sensazione sempre più intensamente. Nel mo-
mento in cui sentirai la felicità più intensamente che
puoi, ti chiederò di fare un cenno con la testa. Fate un
cenno con la testa. E toccherò una delle nocche del-
la tua mano. Poi ti chiederò di aprire gli occhi, tut-
to qui. Quindi, sei d’accordo a fare queste cose?»
«Bene, metti la mano sul tavolo e chiudi gli occhi. Adesso
pensa a un meraviglioso ricordo felice o a un’esperienza
bellissima; potrebbe essere una cosa che è avvenuta tre
settimane fa, tre anni fa o in qualsiasi momento della tua
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vita. Concentrati su di essa ed entra in quell’esperienza,
vedi quel che vedevi allora, senti quel che sentivi allora
e prova quel che provavi allora. Rendilo più grande, più
vivo e senti quella sensazione sempre più intensamente.
Nel momento in cui senti la felicità più intensamente che
puoi, fai un cenno con la testa.»
A questo punto aspettate che il soggetto faccia un cenno col
capo, ormai dovrebbe esprimere la propria felicità su tutto il
volto. Se non lo sta facendo, continuate a dargli altre sugges-
tioni per fargliela sentire con più intensità. Ditegli che può las-
ciare che il proprio volto senta quella sensazione di felicità.
Diffondetela in tutto il corpo del soggetto. Il piccolo script che
ho presentato sopra spesso è sufficiente, ma qualche volta
capita di doversi sforzare un po’ di più.
«Bene, apri gli occhi e ritorna alla normalità. Dimmi un po’,
sai qual è l’origine del tuo cognome? Il mio, Sheldrake,
vuol dire “le persone che vivono vicino a corsi d’acqua”.
Qual è il tuo cognome?»
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Questa domanda disarmante e la discussione che segue (un
minuto o due sono sufficienti), sono un modo velato di far
scendere le persone dal loro picco di felicità. Dovete ritornare
alla normalità perché l’ancora faccia pienamente effetto.
«Bene, questo è molto interessante. Rimetti la mano sul
tavolo. Cosa succede se la tocco qui?»
Mentre fate la domanda e fate partire il trigger dell’ancora, ri-
trovate anche voi quella sensazione, diventate felici ed emozi-
onati. Il soggetto dovrebbe rispondere con un‘emozione di
felicità visibile. Può andare da un sorriso divertito all’arrossire
e lasciarsi andare a delle risatine. Questo dipende in parte
da quanto era pronunciata l’emozione nel momento in cui è
stata fissata l’ancora e in parte da quanto intensamente ritor-
na l’emozione col trigger, il che varia da persona a persona.
«E ora? E adesso? Date il trigger diverse volte, tanto vale
sfruttare la situazione. Ogni volta che hai bisogno di sentirti
felice, basterà toccare questa nocca e sentirai questa sen-
sazione all’istante. Non è strabiliante?»
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«Bene, vuoi vedere una cosa ancora più strabiliante? Pri-
ma di cominciare ti devo avvertire, dovremo….beh, dovre-
mo richiamare alla mente un’esperienza molto negativa.
Durerà solo un paio di minuti, ma, beh, non sarà piacev-
ole.»
Dovreste richiamare anche voi un’esperienza negativa men-
tre pronunciate queste parole; il soggetto di solito reagisce
con un po’ di confusione iniziale, ma il sorriso di solito comin-
cia lentamente a svanire mentre inizia a seguirvi.
«Dopo ti sentirai benissimo, te lo prometto. Quindi, la vuoi
vedere una cosa ancora più strabiliante? Eccellente.»
«Metti la mano sul tavolo e chiudi gli occhi. Adesso voglio
che richiami alla mente un’esperienza o un ricordo che
sono, diciamo, più negativi. Qualcosa riguardo al quale
magari vorresti provare sensazioni diverse, qualcosa che
ti fa essere triste. Voglio che tu entri in quell’esperienza,
che tu veda quel che vedevi allora, che tu senta quel che
sentivi allora, che tu provi, provi intensamente, quel che
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provavi allora. E nel momento in cui senti quelle sensazi-
oni più intensamente che puoi, fai un cenno con la testa.»
Di nuovo, anche voi dovreste rivisitare mentalmente quel
luogo oscuro. Mi ritrovo ad abbassare il tono di voce, a par-
lare più lentamente e con una fragilità che indica quasi che
sto per lasciarmi andare in lacrime. E, credetemi, mi è capi-
tato di trovarmi con dei soggetti che a questo punto pian-
gevano. Non è una cosa di cui preoccuparsi. È da consider-
arsi un’abreazione? Non saprei, ma, se così fosse, il piccolo
intervento di bandlerismo che segue la scaccia.
Quando il soggetto fa un cenno con la testa, toccate la nocca
del suo mignolo allo stesso modo di prima.
«Bene, apri gli occhi e ritorna alla normalità. Non c’è mo-
tivo per cui ti senta in quel modo, puoi sempre sentirti così.
Mentre pronunciate queste ultime parole, ritornate mental-
mente alla vostra esperienza positiva e toccate la sua “nocca
della felicità”. Dovrebbe reagire tornando immediatamente allo
stato emotivo precedente di felicità. Ogni volta che ti senti
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così…Rivisitate quel luogo oscuro e fate partire il trigger del
mignolo. …puoi sentirti così. Rivisitate l’esperienza positiva e
fate partire il trigger della “nocca della felicità”. Dovreste es-
sere in grado di sfruttare al meglio questa situazione saltan-
do da un’emozione all’altra. Puoi davvero scattare da una
sensazione negativa a un’altra semplicemente sfiorando
una nocca. Non è ancora più strabiliante?»
«Bene, adesso vuoi vedere la cosa in assoluto più strabil-
iante? È un po’ strana, e forse ti manderà in confusione,
ma ti prometto che ci vorranno solo dieci secondi e che
dopo sarai assolutamente esterrefatto. Quindi, la vuoi ve-
dere la cosa in assoluto più strabiliante?»
«Metti la mano sul tavolo e guardami.»
Individuate un punto tra gli occhi del soggetto e concentrat-
evi su di esso, e poi defocalizzate lo sguardo rivolgendolo in
lontananza per ottenere quel particolare aspetto di essere
entrati in trace. Con un dito di ciascuna delle vostre mani,
fate partire entrambi i trigger contemporaneamente e con-
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tinuate a fare pressione su entrambe le nocche, mantenendo
la posizione per dieci secondi. Vedrete il soggetto che va in
confusione, che oscilla tra stati emotivi negativi e positivi,
che sembra ancora più confuso, e infine lo vedrete apparire
contento e speranzoso che presto sarà tutto finito, dato che
pensa che ormai è tutto fatto. A prescindere da quello che fa
il soggetto, dovreste contare lentamente dentro di voi fino a
dieci e arrivare in fondo. Questo processo serve per eseguire
un collasso di ancore.
«È stato un po’ strano, vero? Ma non ti preoccupare, puoi
sempre sentirti così. Fate partire la “nocca della felicità”.
Ma se ti sfioro qui che succede? Fate partire la nocca del
mignolo.»
Di solito il soggetto riferisce che in parte c’è ancora la sen-
sazione negativa, ma che non ha neanche lontanamente
l’intensità di prima.
«E se pensi a quell’esperienza o a quel ricordo, adesso
come ti fa sentire?»
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Il soggetto potrebbe riferire di sentirsi insensibile o neutro
nei confronti dell’esperienza, piuttosto che triste. Spesso, in
un secondo momento, il soggetto afferma che può consider-
are quell’esperienza da un’ottica diversa perché non lo fa più
stare male. A volte dice che è strano non sentirsi più male
a causa di quella vicenda. Per la maggior parte dei parteci-
panti, il ricordo in questione si riduce semplicemente a un
fatto, proprio come il fatto che la terra è rotonda, da cui non
dipendono emozioni ma che deve solo essere constatato.
«Comunque, invece di porti tante domande, puoi sentirti
in questo modo. Fate partire la “nocca della felicità” e chiu-
dete con questo.»
Tirando le somme, è una buona idea eseguire alla cieca un
collasso di ancora in un contesto improvvisato? La mia es-
perienza mi conferma di sì. Le persone su cui ho eseguito
questa tecnica ne hanno tutte tratto beneficio. Queste persone
adesso hanno la capacità di considerare un ricordo in più
di prima, senza che venga automaticamente sollecitata una
sensazione negativa. Non le abbiamo riprogrammate, non
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abbiamo modificato le loro credenze, non abbiamo lasciato
loro suggestioni post-ipnotiche opinabili. Abbiamo semplice-
mente dato loro l’abilità, che spetta loro di diritto, di rivisitare
mentalmente un ricordo senza provare emozioni negative, se
e quando decidono di farlo. Per quanto mi riguarda, non ci
vedo niente di male.
Per quelli di voi che sono abili nell’uso delle ancore, spero
che riusciate a cogliere come il framing della preparazione e
del collasso in tre fasi – qualcosa di strabiliante, qualcosa di
ancora più strabiliante e la cosa in assoluto più strabiliante
– renda il processo interessante e intrigante per un contesto
improvvisato.
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CAPITOLO 3
INDUZIONI
3.1) DITA INCOLLATE SULLO STILE DI FREDDY JACQUIN
Ne “L’Ipnotista” ho accennato al fatto che gli esercizi del Set
Piece possono essere usati come induzioni. Vorrei soffermar-
mi un po’ su questo punto, facendo riferimento in particolare
alle Dita Magnetiche, e mostrarvi come poter usare questo
semplice esercizio per creare l’ipnosi senza pronunciare la
parola “Dormi” e senza alcun riferimento palese all’ipnosi.
L’ampliamento della tecnica che descriverò qui di seguito è
di mio padre, Freddy Jacquin. È stato lui a farmi conoscere
il mondo dell’ipnosi e rappresenta ancora oggi la mia fonte
di ispirazione, dato che è sempre pronto a mettere alla pro-
va i limiti percepiti relativi al suo lavoro di ipnosi. Mio padre
tiene spesso sedute di gruppo di ipnosi con molti partecipan-
ti, anche diverse centinaia alla volta, e usa questo esercizio
all’inizio della presentazione come semplice dimostrazione
degli effettivi poteri della mente. Non parla di ipnosi, anzi, sol-
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itamente dice al pubblico che non si tratta di ipnosi. Ho assis-
tito a dimostrazioni di questo esercizio capaci di far rimanere
incollate le dita di 200 persone contemporaneamente. Questa
è anche l’induzione che viene presentata sul suo sito, www.
hypnetise.com, che, a quanto ci risulta, costituisce il primo
sito di ipnoterapia online al mondo. Entrambi abbiamo usato
la tecnica delle Dita Incollate innumerevoli volte anche nel
lavoro individuale di terapia, ed è altrettanto efficace anche in
questo contesto. Uso spesso questa tecnica anche nell’ipnosi
da palcoscenico, come parte della procedura per scegliere i
partecipanti tra il pubblico. Nel modo in cui la spiego qui è un
esercizio per far star bene il soggetto. È perfetto per l’ipnosi
improvvisata perché è rapido, efficace e vi lascia la possibil-
ità di non esporvi troppo con un’induzione vera e propria. Le
Dita Incollate possono essere eseguite sia sui singoli che sui
gruppi. Dato che manca ogni riferimento palese all’ipnosi, se
il volontario che avete scelto non si mostra abbastanza ca-
pace, potete passare a un’altra cavia.
Come accennato ne “L’Ipnotista” e mostrato nel DVD, un
modo di usare il Set Piece come induzione sta nell’usare
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gli esercizi per creare un momento di leva (quando le dita
o le mani si toccano, quando il braccio si blocca) e cogliere
quest’occasione per portare il soggetto in ipnosi col semplice
comando: “Dormi”. Di solito lo faccio se mi sembra che il sog-
getto stia andando particolarmente bene, se sta opponen-
do resistenza ma la battaglia è già persa o se sospetto che
possa essere già in ipnosi. Quando seguo questa procedura,
generalmente abbasso le mani del soggetto bruscamente
mentre dico “Dormi”, procedendo poi immediatamente a in-
tensificare lo stato in cui si trova.
«Bene, e quando le dita si incollano puoi chiudere gli oc-
chi. Dormi.»
Questo approccio in parte è un’induzione basata sullo shock,
dato che il soggetto non si aspetta una mossa improvvisa da
parte mia. Il metodo che descrivo di seguito è più morbido e
velato.
Ormai conoscete bene le ragioni fisiche per le quali le Dita
Magnetiche funzionano. Il fatto è che c’è una ragione fisica
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per cui gli indici si toccano nelle Dita Magnetiche. Tuttavia,
non c’è una ragione fisica per cui dovrebbero continuare a
rimanere incollate – intendo difficili o impossibili da separare.
L’ampliamento di questa tecnica riesce proprio in questo.
Trasforma le Dita Magnetiche in Dita Incollate e, se lo de-
siderate, in Mani Incollate. Quando siete riusciti a far questo,
avete superato un test binario (siete o passati o bocciati) del
vostro lavoro. Per quanto mi riguarda, con questo siete riusciti
a indurre uno stato ipnotico. La mente si è fissata su almeno
un’idea, l’idea che le dita o le mani sono incollate.
Per presentare questa tecnica, dovete per prima cosa proce-
dere in modo identico alle Dita Magnetiche, fino al punto in
cui il soggetto chiude gli occhi. Poi cambiate rotta chieden-
dogli di immaginare qualcosa. Nel far questo, state dissoci-
ando il soggetto dal suo corpo mentre vi avvicinate furtiva-
mente a suggestioni sempre più dirette che le dita si stanno
irrigidendo fino a quando, infine, sono bloccate. Solo allora
comincerete a sfidarli un po’ e a mettere alla prova il vostro
lavoro.
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«Bene, lascia che ti mostri qualcosa. Richiede che ti con-
centri e sfrutti la tua immaginazione. Per favore, segui le
mie semplici istruzioni e sono certo che farai un’esperienza
piacevole. Potresti distendere le mani di fronte a te, unirle
ben strette e piegare i gomiti, un po’ come se stessi pre-
gando disperatamente? Ora alza gli indici e distanziali di
due centimetri circa. Bene, adesso osserva lo spazio tra
quelle due dita, non guardare me, ma solo le dita, perché
tra un attimo si avvicineranno e si toccheranno proprio
come se due potenti calamite le attraessero una all’altra.
Bene, così, cominciano già a muoversi, come se le dita
e le mani fossero calamite, e quando si toccano puoi
lasciare che i tuoi occhi si chiudano. Bene, così, con gli
occhi chiusi, le tue dita che si incollano sempre di più,
proprio come se due calamite le tenessero unite. Adesso,
mentre tieni gli occhi chiusi, voglio che pensi a qualco-
sa che ti piacerebbe fare, a qualcosa che ti piacerebbe
ottenere e che ora ti faccia un’immagine mentale di te
stesso che hai già raggiunto quello scopo; nota come ti
muovi, come respiri. Se non lo hai ancora fatto, voglio che
entri in quell’esperienza, che la viva, che veda quel che
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vedevi allora, che senta quel che sentivi allora e che provi
quel che provavi allora. Nota dove si collocano queste
sensazioni nel tuo corpo e rendile più intense. E mentre
immagini tutto questo, provando quelle sensazioni e as-
coltando la mia voce, le tue dita diventano sempre più in-
collate, sono incollate una all’altra, bloccate, appiccicate.
Sempre di più, così. Goditi questa sensazione e, mentre
lo fai e ascolti la mia voce., le tue dita si irrigidiscono
sempre di più, del tutto irrigidite,puoi provarci a separarle
ma noterai che sono sempre più incollate.»
Ci sono un paio di punti importanti da notare. Per prima cosa,
una volta che il soggetto chiude gli occhi, agite in fretta per
dargli qualcosa a cui pensare. Questo lo incoraggia a dimen-
ticare le proprie dita. Così lascia le dita intrecciate e più tem-
po rimangono così, più viene esasperato l’effetto fisico. Due
cose alle quali il soggetto può pensare, e che sono utili ai
nostri scopi, sono: o pensare a una persona cara/la persona
a cui tiene di più, o visualizzare un obiettivo che lo motiva e
lo ispira. Un’altra possibilità che uso è quella di fargli pen-
sare a un luogo che ha visitato e che gli è piaciuto molto,
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dove si è sentito meravigliosamente bene. La ragione dietro
alla scelta di un argomento di questo tipo sta nel fatto che
risulta semplice quasi per tutti e, soprattutto, è un qualcosa
che coinvolge le emozioni, le sensazioni e l’immaginazione.
Il passo successivo è notare che, da un certo punto in poi,
vi interessa che il soggetto entri in una prospettiva di prima
persona nell’esperienza rivisitata mentalmente. Questo es-
orta il soggetto a dimenticarsi del proprio corpo e di ciò che
lo circonda e vi dà un’ulteriore opportunità di far scatenare la
sua immaginazione. Infine, riflettete sul linguaggio che asso-
cia quello che il soggetto sta facendo (immaginare una scena
mentale e ascoltare l’ipnotista) alle dita che si incollano. Sta-
bilire questo collegamento è di fondamentale importanza. È
una tecnica tipicamente ericksoniana. Naturalmente non c’è
una ragione particolare per cui immaginarsi qualcosa o as-
coltare qualcuno debbano legarsi alle dita che si incollano,
ma mentre pronunciate queste parole il collegamento diventa
reale.
Una volta che avete fatto incollare le dita e avete portato il
soggetto a mettere alla prova il vostro lavoro, di solito vedrete
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la stessa espressione sconcertata che si ottiene quando si
incollano gli occhi per farli rimanere chiusi. Potete dirgli di
smettere di opporre resistenza e che può semplicemente
concentrarsi sulla propria interiorità e rilassarsi oppure dargli
il comando: “Dormi”. Potete spingere ancora, creando un col-
legamento tra le Dita Incollate e il fatto che anche le mani si
incolleranno una all’altra. Potete insistere ancora e incorag-
giarli ad aprire gli occhi e a separarle.
Se tutto va secondo i piani, potete dire senza mezzi termini al
soggetto che adesso è ipnotizzato. Oppure potete tenere per
voi questo segreto e dargli il permesso di separare le mani
una dall’altra e proseguire con un’altra induzione.
Naturalmente, se le dita proprio non rimangono incollate, con
le Dita Magnetiche il soggetto ha comunque raggiunto un tra-
guardo. Non ci avete perso niente e potete semplicemente
procedere con l’effetto di sempre, oppure ringraziarli e pas-
sare a un’altra cavia.
Tecnica sviluppata da Freddy Jacquin
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3.2) PALPEBRE INCOLLATE
Ne “L’ipnotista” ho accennato un paio di volte al fatto che si
possono far incollare gli occhi del soggetto in modo che non
li possa aprire, ma non ho delineato un metodo specifico per
raggiungere questo scopo. Diverse persone mi hanno chiesto
quale sia il modo migliore di farlo.
Questo effetto si può ottenere facilmente - una volta che il
soggetto è ipnotizzato, si intende. È sufficiente creare un mo-
mento di leva e dirgli che sarà impossibile aprire gli occhi.
«Adesso concentrati sui tuoi occhi e falli rilassare com-
pletamente. Tra un attimo schioccherò le dita e le palpe-
bre dei tuoi occhi saranno incollate, incollate una all’altra,
unite fin quando non dirò diversamente. Quando cerche-
rai di aprire gli occhi, le palpebre si incolleranno sempre
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di più, non riesci ad aprire gli occhi. Bene, così (schioc-
cate le dita), prova ad aprire gli occhi.»
Proseguite incoraggiando il soggetto a tentare di aprire gli oc-
chi. Generalmente questo fa sì che gli occhi rimangano chiu-
si ma che le si alzino sopracciglia. Ne troverete un esempio
sul DVD de “L’Ipnotista” a seguito dell’Induzione Istantanea.
Poi potete semplicemente chiedere al soggetto di smettere
di provare ad aprirli e passare ad altro. Tuttavia, potete us-
are questa tecnica prima di qualsiasi altra induzione o usarla
come induzione vera e propria.
L’ipnotista Dave Elman, il cui nome è legato a un’induzione
ipnotica molto conosciuta, l’Induzione di Elman, porta il sog-
getto a rimanere con le palpebre incollate già nella prima
fase dell’induzione, semplicemente chiedendo al soggetto di
chiudere e far rilassare gli occhi.
«Bene, diventa consapevole dei muscoli dei tuoi occhi, e
rilassa ogni muscolo e ogni nervo negli occhi e attorno a
essi, fingi e immagina che siano così rilassati, che sem-
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plicemente non funzionano. Quando sei certo che sono
così rilassati, che fino a quando mantieni questo rilas-
samento semplicemente non funzioneranno, voglio che
tu mantenga quel rilassamento e metta alla prova i tuoi
occhi, per assicurarti che non funzionano.»
«Ok, così va benissimo, adesso smetti di metterli alla pro-
va e rilassati ancora di più.»
Che ci crediate o meno, questo approccio sembra funzion-
are con la stragrande maggioranza delle persone. Il soggetto
alzerà le sopracciglia allo stesso modo di prima. Continuate
dicendo al soggetto di smettere di provare ad aprire gli oc-
chi e di mandare quella stessa sensazione di rilassamento
a tutto il corpo. Alcuni potrebbero affermare che, in realtà,
è l’uso della parola “fingi” piuttosto che solo “immagina” a
creare l’effetto. Altri potrebbero sostenere che è il doppio
legame dato dall’istruzione al soggetto di non provare ad apr-
ire gli occhi fino a che non è certo di non riuscirci a far fun-
zionare la tecnica. Tenete a mente che per Elman un effetto
come questo non costituisce l’ipnosi, ma solo il “primo passo”.
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Proprio come con le Mani o le Dita Magnetiche, incollare le
palpebre crea un momento di leva – un momento che non
durerà in eterno, quindi createlo e sfruttatelo per andare oltre.
L’ipnosi non viene neppure nominata. Se volete saperne di
più sull’Induzione di Elman, allora fate una ricerca sul web,
la troverete trascritta per intero su molti siti. Leggete anche il
suo libro, è un classico.
Vorrei delineare un altro metodo che può esser utilizzato sia
come Set Piece che come induzione vera e propria. Questo
metodo è molto noto, facile da eseguire e, come molti altri es-
ercizi del Set Piece, dipende molto dalla meccanica del corpo.
Se i vostri occhi sono chiusi, ma comunque roteati indietro
come se steste guardando attraverso un punto della vostra
testa, è impossibile aprirli. Provateci, lo vedrete. Chiudete gli
occhi, fateli roteare indietro e guardate attraverso un punto
della vostra testa, fissatevi su questo e cercate di aprirli. Pro-
prio come con le Dita Magnetiche, resistete alla tentazione
di ignorare questa tecnica come fosse solo un giochetto da
ragazzi. Farete in modo che il soggetto non riesca ad aprire
gli occhi. Il momento di confusione che viene generato può
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essere sfruttato per far scivolare il soggetto in ipnosi o sem-
plicemente per mostrargli che ha un’immaginazione potente.
Ecco lo script che seguo quando uso questa tecnica come
induzione.
«Bene, proviamo a fare una cosa. Voglio che usi la tua
immaginazione, quindi chiudi gli occhi. Metterò il mio
dito sopra la tua testa e, tenendo gli occhi chiusi, voglio
che guardi su verso quel punto sulla tua testa. Continua
a guardarlo e immagina che sia una finestra sopra la tua
testa e che tu ci possa guardare attraverso. Continua a
guardarci attraverso e, mentre lo fai e ascolti la mia voce,
le tue palpebre si stanno incollando, incollando sempre
più, e mentre ascolti la mia voce e guardi attraverso quella
finestra, puoi provare ad aprirle, provaci e nota che sono
completamente incollate.»
«E adesso smettila di provarci, e dormi!»
Quindi per prima cosa eseguite normalmente la preparazi-
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one. Poi chiedete al vostro soggetto se è pronto a essere
ipnotizzato e di chiudere gli occhi. Fatto questo, posizionate
un vostro dito sopra la sua testa, un paio di centimetri so-
pra l’attaccatura dei capelli va bene. Chiedetegli di alzare lo
sguardo verso il punto in cui si trova il vostro dito. Sarete in
grado di vedere i bulbi oculari che roteano all’indietro, quindi
potete verificare se il soggetto segue le vostre istruzioni. Se
non lo fanno, allora ripetetele. Posizionare il vostro dito sulla
sua testa offre una sorta di punto interno di focalizzazione.
Quando sono altri a eseguire questa tecnica su di me, riesco
perfino a vedere un punto arancione col mio occhio mentale.
Chiedete al soggetto di alzare lo sguardo verso quel punto,
e di continuare a guardarlo; ditegli che, mentre lo guarda, le
sue palpebre si stanno incollando una all’altra e che non ri-
esce ad aprire gli occhi. Potete approfondire questo aspetto
chiamando il punto finestra o lucernario. Dite al soggetto che
non riuscirà ad aprire gli occhi. Chiedetegli di provarci e, se
ha seguito le istruzioni, non ce la farà. Ve ne renderete con-
to perché le sue sopracciglia si alzeranno ma gli occhi non
si apriranno. Arrivati a questo punto avete diverse scelte su
come procedere.
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Potete semplicemente usare questo esercizio come Set
Piece e dire al soggetto che quando schioccherete le dita,
sarà in grado di aprire gli occhi e sarà pronto per il prossimo
giro di istruzioni.
Potete usarlo come induzione in puro stile Elman, dicendo:
«Adesso smetti di provarci, rilassati, lascia che ogni mus-
colo, nervo e fibra si rilassi e manda questo rilassamento
dalle palpebre attraverso tutto il tuo corpo e scivola in un
sonno profondo.»
L’approccio prediletto da mio padre, Freddy Jacquin, per
questa induzione, è di lasciare che il soggetto opponga re-
sistenza per un attimo e poi, nel bel mezzo della battaglia,
dire:
«Adesso smetti di provarci e dormi.»
Spingete in avanti la testa del soggetto mentre dite: “Dormi”.
Intensificate immediatamente lo stato e vedete di dare inizio
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a dei fenomeni ipnotici.
3.3) ANTHONY JACQUIN SULL’INDUZIONE CON LA
STRETTA DI MANO DI ELMAN
Da un paio d’anni uso uno degli approcci all’induzione de-
scritti da Elman nel suo libro “Hypnotherapy”. Elman afferma
in modo diretto che eseguirà per tre volte una determinata
azione, come stringere la mano al soggetto o fare un tiro di
sigaretta. Dice che la prima volta che la compierà, il soggetto
avvertirà una certa pesantezza degli occhi. La seconda volta,
sentirà di volerli chiudere e di dover lasciare che lo facciano;
la terza volta, che le palpebre si incolleranno e che il soggetto
non sarà in grado di aprire gli occhi. Tutto ciò viene rafforzato
da una serie di suggestioni per provare ad aprirli e fallire.
Leggete i testi di Elman, se non lo avete già fatto, per avere le
sue parole esatte e ampliare queste nozioni. Come per molte
altre induzioni, quando l’ho letta la prima volta il suo vero
valore mi è sfuggito. Certamente è un’induzione autoritaria
o comunque basata sul “prestigio” dell’ipnotista, e probabil-
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mente come principiante non avevo l’atteggiamento giusto e
non potevo ritenere di avere il “prestigio” necessario. E poi,
mi sembrava troppo semplice, poco logica e quindi desti-
nata a non avere successo. Tuttavia, l’idea che sta dietro a
quest’induzione mi è sempre piaciuta, quindi per provarla ho
iniziato a usarla come re-induzione, notando che mi offriva un
margine così ampio per scegliere il tempismo e l’esecuzione
che, ben presto, ho cominciato ad applicarla come induzione
primaria, ottenendo risultati strepitosi. Ho appurato che le tre
azioni da eseguire possono essere di qualsiasi tipo, da met-
tere sul tavolo carte da gioco, fotografie o buste di carta fino
a dare al soggetto dei colpetti con le dita, far accendere delle
luci o fare cenni con la testa. Vorrei descrivere alcune delle
sottigliezze che mi hanno aiutato a sfruttare tutto il potenziale
di questa induzione.
Manteniamoci sul semplice e immaginiamo di usare una stret-
ta di mano come azione da ripetere tre volte. Molti di quelli a
cui ho visto eseguire questa tecnica, prima impartiscono le
istruzioni, poi danno la mano al soggetto e infine cominciano
con l’induzione vera e propria. Io invece preferisco stringere
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la mano proprio all’inizio, poco prima di comunicare le istruzi-
oni, non lasciarla andare e poi dare le istruzioni. Mentre le
comunico e continuo a stringere la mano, eseguo dei movi-
menti e dei tocchi ambigui seguendo lo stile della Stretta di
Mano col Tocco Ambiguo usata da Erickson, adeguando la
pressione che esercito nel tentativo di dissociare il soggetto
dal proprio braccio. Preferisco che il soggetto si trovi in una
posizione per cui la sua mano sia nel punto più alto di una nor-
male stretta. In altre parole, l’avambraccio forma un angolo di
75 gradi rispetto al gomito e la mano è ancora distesa come
per una stretta di mano con le dita rivolte in avanti. Questa è
una posizione insolita e di leggero sforzo. Molti di quelli che
usano quest’induzione contano ogni stretta di mano a voce
alta. Io invece tendo a raccontare quel che sta accadendo e
cosa può aspettarsi il soggetto, piuttosto che solo contare. In
quest’induzione le aspettative del soggetto sono altrettanto
importanti quanto l’essere autoritario da parte dell’Ipnotista.
Il mio approccio rende chiaro al soggetto quali aspettative
può avere, ma lascia anche spazio a un gran numero di pos-
sibili reazioni. Mentre comunico le istruzioni, accenno anche
una rapida stretta di mano col soggetto. Ho riscontrato che i
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soggetti molto reattivi scambiano questa “prova generale” per
l’induzione vera e propria ed entrano in trance, o per lo meno
iniziano a mostrare alcuni dei segni che cerco. Se anche non
lo fanno, conoscono già il segnale fisico che rafforza le istruz-
ioni verbali. Faccio sempre in modo che la persona mantenga
la sua attenzione su di un singolo punto, indicando proprio
sotto il mio occhio destro con la mia mano libera. Poi fisso il
soggetto dritto negli occhi – di solito nell’occhio del lato op-
posto, che in questo esempio è il suo occhio destro. Se il suo
sguardo vacilla, gli ricordo di tenere gli occhi puntati su quel
punto. Permettendo al soggetto di concentrarsi su un punto
proprio sotto il mio occhio, la sua attenzione si focalizza, ma
senza che sia costretto a guardarmi direttamente negli occhi
– in questo modo, molte persone si sentono più a loro agio.
Fissando un occhio del soggetto, potrete facilmente verificare
se ha fissato lo sguardo e anche se sta rispondendo alle vos-
tre suggestioni che portano le palpebre a diventare pesanti e
a stancare gli occhi. Potete anche far dilatare le vostre pupille
e incoraggiare il soggetto a seguire il vostro esempio. Otte-
nere tutto questo nella fase di istruzioni dell’induzione sig-
nifica che il loro sguardo si fisserà per un tempo maggiore
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– quando inizia l’induzione si troveranno già coinvolti, cosa
che ne semplifica lo svolgimento.
Le istruzioni che comunico sono leggermente più permissive
di quelle di Elman, visto che di solito non suggerisco che le
palpebre si incolleranno una all’altra. Tuttavia, potete lasciarvi
guidare dalle reazioni del soggetto. Questo è lo svolgimento
abituale:
«Sei mancino o destrorso? Sei pronto a farti ipnotizzare? Ot-
timo.»
Mentre pronuncio la parola “Ottimo”, offro la mano per una
stretta e non lascio andare quella del soggetto.
«Bene, vorrei che tu guardassi qui, proprio sotto il mio occhio
destro, verso un unico punto. Tra un attimo stringerò la tua
mano per tre volte. La prima volta che stringerò la tua mano, i
tuoi occhi inizieranno a stancarsi, ma continua a fissare quel
punto. La seconda volta, i tuoi occhi si stancheranno così
tanto che tenderanno a chiudersi, ma voglio che tu faccia del
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tuo meglio per tenerli aperti e bloccati su quel punto. La terza
volta che stringerò la tua mano, i tuoi occhi si chiuderanno,
lascia che lo facciano, e scivolerai giù in un meraviglioso sta-
to di ipnosi.»
«Continua a guardarmi, ora che stringo la tua mano per la
prima volta, i tuoi occhi iniziano a stancarsi. Bene, così. La
seconda volta che stringo la tua mano, gli occhi tendono a
chiudersi, bene, cerca di tenerli aperti, e ora, la terza volta,
chiudi gli occhi e dormi.»
Mentre comunico le istruzioni su quel che mi aspetto e do la
mano al soggetto per la prima volta, continuo così, fino a che
non colgo un segnale di stanchezza nei suoi occhi. Questo
segnale potrebbe consistere nello sbattere le palpebre, gli
occhi che si socchiudono leggermente o che mostrano una
leggera tensione ai lati, oppure lo sguardo che vacilla. Con-
fermo il segnale dicendo: “Bene, così”. La seconda volta che
stringo la mano al soggetto, gli occhi di solito appaiono dav-
vero stanchi; ci sono persone che devono veramente lottare
per tenerli aperti. Se il soggetto sta già reagendo bene, allora
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continuo con l’approccio morbido e permissivo che ho usato
fino a quel punto. Se invece ritengo che serva un po’ più di
incoraggiamento, allora nel momento in cui do la mano per la
terza volta assumo un ruolo più dominante, dando un legge-
ro strattone alla mano del soggetto incoraggiando la chiusura
degli occhi e l’abbandono della testa in avanti.
Contributo inviato da Anthony Jacquin
3.4) L’INDUZIONE INVISIBILE – L’ATTO POST-IPNOTICO
Molti ipnotisti alle prime armi con cui ho parlato a proposito
del potenziale legato alle suggestioni post-ipnotiche, sono un
po’ confusi su come reagirà il soggetto, oltre che sui meccan-
ismi legati al dare le suggestioni post-ipnotiche e poi sfrutta-
rne i risultati. Spesso mi viene chiesto se sia possibile celare
questa parte del processo – la risposta è sì. La ragione di
fondo è implicita nel modo in cui si reagisce alle suggestio-
ni post-ipnotiche. Definiamo la reazione a una suggestione
post-ipnotica un “atto post-ipnotico”.
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L’idea classica sul procedere degli eventi che ci viene
dall’ipnosi da palcoscenico è che il performer ipnotizza il sog-
getto, gli dà una suggestione, lo risveglia e immediatamente
il soggetto esegue quello che gli è stato chiesto. La sequenza
viene poi ripetuta. Ma cosa succede se diamo a qualcuno
una suggestione post-ipnotica con un comando che verrà
eseguito solo in un secondo momento, a un’ora prestabilita o
a seguito di un certo segnale?
Milton Erickson ha notato che il soggetto ipnotizzato a cui si
dà l’istruzione di eseguire un atto post-ipnotico sviluppa inev-
itabilmente una trance ipnotica. La trance è spesso di breve
durata, avviene in stretta relazione all’esecuzione dell’atto
post-ipnotico e dunque è facile non notarla.
In altre parole, quando un soggetto esegue un atto post-ip-
notico, è ipnotizzato. E infatti, se decideste di interromperlo
nel bel mezzo dell’esecuzione di questo atto, potreste dargli
un’altra suggestione che il soggetto seguirebbe con la stessa
prontezza che mostrerebbe se fosse in una trance regolar-
mente indotta. Svolgere un atto di questo tipo implica dunque
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un’auto-induzione, da qui il titolo “L’Induzione Invisibile”. Si
tratta dell’induzione che mai nessuno potrà vedere. Durante
la performance non è richiesta nessuna suggestione o is-
truzione di entrare in trance.
Per rendere tutto un po’ più chiaro, tenete a mente questa
definizione dell’atto post-ipnotico data da Erickson stesso:
“Un atto post-ipnotico si è rivelato essere un atto eseguito
dal soggetto ipnotico dopo il risveglio dalla trance, in rispos-
ta a suggestioni date durante lo stato di trance, e nel quale
l’esecuzione si distingue per l’assenza di qualsiasi consapev-
olezza cosciente dimostrabile da parte del soggetto per quan-
to riguarda la causa soggiacente o la motivazione dell’atto”.
Se ha ipnotizzato il soggetto prima dello show il performer
non deve ripetere il processo formale di induzione, dandogli
una suggestione post-ipnotica. Serve solo che la sugges-
tione venga attivata. Questo si realizza stabilendo un innesco
o un segnale chiaro che farà entrare in atto la suggestione
post-ipnotica. È fondamentale che questo punto sia chiaro.
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Ad esempio, ipnotizzate qualcuno e ditegli:
«Più tardi nella serata ti chiederò che ore sono. Mentre
mi dici l’ora, ti ricorderai che l’orologio che indossi è mio,
mi appartiene. L’hai preso in prestito un po’ di tempo fa
ed è giunto il momento di restituirmelo. Quando me lo
restituirai ti sentirai benissimo. Ti sembrerà giusto resti-
tuirlo. Saprai senza alcun dubbio che è il mio orologio,
che mi appartiene e che è giunto il momento di restitu-
irlo. Avrai un’amnesia totale riguardo al fatto che ti è stata
data questa suggestione.»
Più tardi nella serata, quando vi trovate al tavolo del sog-
getto, attivate la suggestione, pronunciando le stesse parole
di prima.
«Si sta facendo tardi. Che ore sono?»
Come indicato da Erickson nella definizione riportata sopra, il
bello sta nel fatto che le persone che eseguono un atto post-
ipnotico non hanno una consapevolezza della motivazione
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che li spinge ad agire. Questo significa che, se interrogato sul
perché ha pensato una certa cosa, ha fatto una determinata
scelta o ha tenuto un particolare comportamento, il soggetto
tende a giustificarlo, allo stesso modo in cui farebbe se non
gli fosse stata data alcuna suggestione. È come se stesse
cercando di far quadrare la sua nuova realtà. Il soggetto deve
giustificare coscientemente quello che ha fatto.
Un’altra domanda molto comune riguarda il comportamento
di coloro che stanno seguendo una suggestione post-ipnoti-
ca. Appariranno assonnati o svegli?
La risposta a questa domanda è dettata dall’effetto che
state cercando di raggiungere, piuttosto che da limiti imposti
dall’ipnosi. Il soggetto è suggestionabile. Se volete che sia in
grado di muoversi e parlare normalmente sotto tutti gli aspet-
ti, allora diteglielo quando state preparando la suggestione.
Lasciare che la risposta del soggetto sia dettata dal caso
vuol dire affidarsi al suo modello di ipnosi. Se il suo mod-
ello prevede essere sonnolento, allora probabilmente reagirà
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così. Non lasciatevi andare al caso. Siate voi a dare forma
alla sua reazione con le vostre suggestioni.
3.5) UN ANEDDOTO - IL PUNTO, DI MAKOTO HALVERSEN
Ho avuto molte opportunità di giocare con le tecniche de
“L’Ipnotista”, visto che sono all’ultimo anno delle superiori e
faccio parte della banda della scuola. Tutta la banda era diret-
ta a una gara e sul pullman mi sono offerto di ipnotizzare di-
versi primini. Il primo ragazzo ha fatto un Set Piece decente e
la Fissazione Occhio – Mano. Ho ottenuto dei fenomeni fisici
di base (palpebre incollate per svariati secondi e sollevamen-
to del braccio), ma non sono riuscito a fargli dimenticare dei
numeri o a manipolare la sua realtà. D’accordo, sul pullman
c’era confusione e distrazioni ovunque. I capofila della ban-
da, seduti nelle ultime file, cantavano vecchie sigle e canzoni
famose, la gente raccontava delle barzellette e i lettori CD
sparavano musica di tutti i generi, dal pop al rap, a volume
altissimo. Nonostante tutta questa confusione di sottofondo,
ho cercato di far avere al mio soggetto l’amnesia riguardo le
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suggestioni e ho fatto di tutto per provocargli un’allucinazione.
Nonostante tutti i miei sforzi, tutto quello che sono riuscito a
ottenere prima di arrivare a destinazione è stato il solleva-
mento del braccio.
Sulla via del ritorno un altro primino, intrigato dalla dimos-
trazione precedente, mi ha chiesto di farsi ipnotizzare. Cer-
cando di non dare nell’occhio (difficile per un ragazzo alto
quasi due metri), ha fatto a cambio di posto con la perso-
na che era seduta accanto a me. Il Set Piece ha funzion-
ato come al solito. La sempre affidabile Fissazione Occhio
– Mano ha funzionato meglio di qualsiasi incantesimo. Una
volta ipnotizzato il ragazzo, ho intensificato la profondità e la
sensazione di essere a suo agio (creando un collegamento
a dei sollevamenti del braccio di grande successo) fino a che
non ero sicuro che avrebbe accettato la Super Suggestione.
Dopo averla data, l’ho fatto rilassare ulteriormente facendogli
contare a ritroso da 10 a zero. Mentre faceva ciò, ho usato un
pennarello per disegnarmi sulla punta dell’indice un punto
della dimensione di un neo. Poi gli ho dato la suggestione
post-ipnotica per poterlo far rientrare in ipnosi. In qualsiasi
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momento e in qualsiasi luogo, anche in classe o per i corridoi,
se richiamavo l’attenzione del mio soggetto sul punto sul mio
indice e facevo schioccare le dita, lui ritornava in profondità e
sotto l’effetto della Super Suggestione. Ho aggiunto che, ogni
volta che fosse uscito dalla trance, si sarebbe sentito benis-
simo, desideroso di farsi ipnotizzare, ma che non si sarebbe
assolutamente reso conto di essere ipnotizzato. Ero al limite
dell’etica, ma volevo davvero vedere se avrebbe funzionato.
Mancava ancora un po’ di tempo prima di ritornare a scuola,
e sono riuscito a fargli dimenticare dei numeri e a convincerlo
che la sua ragazza fosse seduta sul pullman, lì di fronte a lui.
Non era possibile. Maschi e femmine hanno pullman sepa-
rati, e lei non è neppure nella banda. Una parte di lui doveva
rendersene conto, perché la sua reazione alla suggestione
è stata di assoluta meraviglia. Urlando, ha chiesto a un mio
amico, Jedidiah, che aveva la sfortuna di stargli seduto di
fronte, quando fosse salito sul bus e come avesse fatto. Ov-
viamente, stavamo tutti morendo dal ridere mentre il ragazzo
diventava sempre più confuso. Quando uno di noi gli ha detto
che si trattava di Jed e non della sua ragazza, ha urlato: “Ma
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sei fuori? Non vedi?”. Troppo divertente.
Qualche giorno dopo, quando ci trovammo nella sala prove
della banda, sono andato incontro alla mia cavia, fingendo
uno sguardo confuso a causa del punto che avevo sull’indice.
Gli ho chiesto di dargli un’occhiata e, un secondo dopo, ho
schioccato le dita. Nel giro di un attimo, era in trance – con la
testa che gli ciondolava sul petto e le spalle ricurve. Ho pas-
sato l’intera ora a fare dimostrazioni per gli amici usandolo
come soggetto. Credeva che il suo cellulare in realtà fosse
mio. Molti miei amici hanno ricoperto il ruolo dell’insegnante
di musica. Il “Pugno Mentale”, sullo stile di Derren Brown, ha
funzionato alla perfezione. È stato incredibile. Ogni volta che
lo facevo uscire dall’ipnosi, si dimenticava quello che era ap-
pena successo e mi chiedeva di ipnotizzarlo. Era una sen-
sazione fantastica.
Il giorno dopo, gli sono andato incontro con l’idea di ipnotiz-
zarlo e dargli una suggestione post-ipnotica sicura. Quando
ho messo il mio dito di fronte al suo volto, si è girato escla-
mando: “No!”. Mi ha detto di essersi accorto che ogni volta che
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mi guardava l’indice, si dimenticava qualche minuto di tempo,
e che aveva capito che lo stavo ipnotizzando. Dopo ciò, il
giochetto non ha più funzionato e non mi ha più permesso di
ipnotizzarlo. E vabbè. È stato bello finché è durato.
Grazie,
Makoto
Contributo inviato da Makoto Halversen
3.6) “BENE, COSÌ”
Ho conosciuto questa tecnica attraverso uno dei manuali
di ipnosi che preferisco e che consiglio più di tutti, il mer-
aviglioso “Training Trances” di Silverthorn e Overdurf, come
esercizio per potenziare le capacità di ricalco, guida e os-
servazione. Può essere usata anche come induzione. Tutta-
via, per diverso tempo mi sfuggiva come applicarla. Com’è
accaduto spesso, mio padre, Freddy Jacquin, è stato il primo
ad aver visto effettivamente usare questa tecnica. A quanto
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pare, è nato con le giuste qualità per farlo. Questo ha fatto sì
che ci provassi anch’io. Ovviamente, come re-induzione è af-
fidabile, ma la si può usare anche come induzione primaria.
L’ho mostrata sul mio DVD “The Manchurian Approach”, ma
non ho inserito la spiegazione, quindi ho pensato di farlo qui.
All’osservatore esterno sembrerà che solo guardando la per-
sona che intendete ipnotizzare, la ipnotizzerete. Ma, come vi
spiegherò, la cosa è un po’ più complessa.
Sono presenti tutti gli elementi classici delle altre induzioni.
Per prima cosa, la preparazione.
È importante che, in modo esplicito o implicito, rendiate chi-
aro che effettivamente ipnotizzerete il soggetto. Potete farlo
quando gli chiedete se si sente pronto. Oppure potete sem-
plicemente creare un contesto in cui, dato che lo guardate in
un determinato modo, il soggetto comprende che state cer-
cando di ipnotizzarlo.
Preferisco essere diretto e chiedere al soggetto di osservare un
punto proprio sotto il mio occhio destro. Mentre faccio questo,
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punto l’indice verso l’alto proprio sotto il mio occhio destro. Se
il soggetto sposta lo sguardo da lì, gli dico di guardare solo
quel punto e continuo a indicarlo, se necessario. Poi guardo,
o meglio, guardo “oltre” il suo occhio destro. Questo mi per-
mette di fissare il mio sguardo, perché osservo un solo punto
piuttosto che l’intero viso del soggetto. Poiché guardo oltre il
suo occhio, allo stesso modo in cui si osserva un’immagine
3D per coglierne l’effetto, la mia pupilla è portata a dilatarsi
un po’. Credo che qualcuno lo abbia definito lo “sguardo a
pesce lesso” di Erickson. Questa procedura porta lo sguardo
del soggetto a fissarsi, dato che gli avete detto di fissare un
punto e non c’è nessun movimento oculare percepibile da
parte dell’Ipnotista che lo possa distrarre.
Da questo momento in poi, userete una combinazione di ri-
calco e guida. Il vostro scopo è ipnotizzare il soggetto e, per
farlo, userete il potere del silenzio.
Per prima cosa parliamo di ricalco e guida. Mentre vi concen-
trate sullo sguardo del soggetto, rilassatevi come se doveste
entrare in ipnosi. Qualsiasi cosa che potete cogliere e inter-
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pretare come segno dell’entrata in ipnosi la ricalcherete e
restituirete come feedback al soggetto.
Per esempio, se il soggetto sbatte le palpebre, sbattetele
subito anche voi. Lasciate che duri una frazione di secondo
in più del normale. Così, quando il soggetto apre gli occhi, i
vostri si staranno aprendo proprio in quel momento. Fatelo
ogni volta che sbatte le palpebre. Dopo due o tre volte, potete
cominciare a guidare il ritmo a cui battono le palpebre. In altre
parole: quando le sbatterete voi, potete aspettarvi che lo fac-
cia anche il soggetto. Se non è questo il caso, aspettate sem-
plicemente che sbatta nuovamente le palpebre e ricalcate di
nuovo. Dopo sei o sette volte tendo a rallentare ulteriormente
per comunicare al soggetto in modo leggermente più diretto
che può chiudere gli occhi.
Se il soggetto cambia il ritmo del respiro, ad esempio il respiro
si fa più profondo, allora ricalcate questo. Se si muove, ad
esempio abbassando o incurvando leggermente le spalle,
potete ricalcare anche questo. Rendete il vostro respiro più
profondo, rilassatevi e incurvate le spalle.
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Se il soggetto accenna un sorriso, e spesso lo farà a causa
della pressione psicologica che percepisce dal fissarvi, rical-
cate questo.
In effetti, potete prendere più o meno qualsiasi cosa faccia
il soggetto come segno dell’entrata in ipnosi e usarla come
feedback da restituirgli.
Ogni volta che il soggetto sbatte le palpebre, contempora-
neamente o successivamente, potete intensificare l’effetto
del vostro ricalco sottolineando verbalmente che sta facendo
tutto in modo corretto, proprio come volevate voi, dicendo:
“Bene, così”.
Le sole parole che dovete pronunciare sono “Bene, così” o
“Giusto”, tutto qui. Spesso accompagno a quest’affermazione
un piccolissimo cenno della testa e un leggero socchiudersi
degli occhi, assicurandomi comunque di non interrompere
mai il contatto visivo.
Dopo un tempo che va dai 20 ai 40 secondi, vedrete che
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quando chiuderete gli occhi e fate il cenno con la testa, anche
il soggetto tenderà a chiudere gli occhi sempre più a lungo,
come se questi si stessero stancando e sentisse il bisogno
di chiuderli. Un altro cenno o due insieme alle parole “Bene,
così” e gli occhi si chiuderanno.
A questo punto dico semplicemente “Bene, così. Sempre più
in profondità” e inizio con la prima serie di suggestioni.
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CAPITOLO 4
ROUTINE
4.1) L’IPNOBOTTIGLIA
Questa è una mia routine fissa da molti anni. Uso spesso
la parte iniziale come Set Piece, e, se riesce bene, allora
potete mettere il vostro lavoro alla prova con un test binario,
“incollando” la bottiglia alla gamba del soggetto, al tavolo o
al bancone del bar. Se funziona, allora inizio con la routine
vera e propria. Ma fate attenzione, le bottiglie spesso sono di
vetro, quindi dovete prestare un po’ di attenzione in più alla
sicurezza. Dopo la solita procedura di preparazione, procedo
come descritto di seguito.
«Per favore, tieni questa bottiglia ben stretta, in modo che
non cada, e guarda proprio qui.»
Questo favorisce la formazione di un po’ di tensione nel brac-
cio, stancandolo e rendendo più facile la suggestione che il
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braccio diventerà pesante e l’ottenimento di una risposta. Di
solito faccio in modo che il soggetto si focalizzi su un punto
sul tappo o su una certa lettera dell’etichetta della bottiglia.
Questo favorisce la fissazione dello sguardo e dell’attenzione,
e man mano che la bottiglia scende, le palpebre tendono ad
abbassarsi. Fatto questo comunico le seguenti istruzioni, pri-
ma di suggerire direttamente che il soggetto chiuda gli occhi.
«Tieni gli occhi su quel punto e, mentre ti parlo, voglio
che ti immagini che quella bottiglia stia diventando sem-
pre più pesante, come se fosse di piombo, pesante e senti
che il tuo braccio inizia a stancarsi. Adesso chiudi gli oc-
chi e concentrati su quest’idea, immagina che la bottiglia
stia diventando sempre più pesante, come se fosse piena
di sabbia bagnata; pesante sabbia bagnata, bene, così,
inizia ad abbassarsi, e mentre lo fa il tuo braccio diventa
sempre più stanco, e più diventa stanco più scende. Sem-
pre più pesante.»
Anche se tutto questo può esser fatto con gli occhi aperti,
preferisco osservare il soggetto quando si trova a occhi chiu-
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si, trovo che renda più probabile la riuscita di questa fase
della routine, proprio come con le Mani Magnetiche. Se il
soggetto mostra tremolio delle palpebre, glielo faccio notare
e collego questo fatto alla bottiglia che si appesantisce. Date
suggestioni per le quali la bottiglia scende lungo la gamba
del soggetto o si avvicina al tavolo e poi usate questo mo-
mento come leva per incollarla.
«Tra un istante, quando la bottiglia toccherà la tua gamba,
noterai che continua a farsi sempre più pesante e che diventa
impossibile da sollevare, come se fosse incollata alla gamba,
proprio incollata. Più provi a tirarla su, più diventa pesante.
Prova pure a sollevarla, ma vedrai che non ci riesci. Adesso
apri gli occhi e guarda la bottiglia, proprio incollata.»
A questo punto avete superato un test binario. Il soggetto
non è in grado di sollevare la bottiglia e adesso sperimenta
questo dato con gli occhi aperti. Quindi tendo a fare il resto
dell’induzione a occhi aperti.
In tutto il processo, create dei momenti forti di leva per saltare
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da un effetto ipnotico a quello successivo.
«Bene, tra un attimo quando batto le mani sarai in grado
di sollevare la bottiglia, improvvisamente sarai in grado di
sollevarla. (Battete le mani). Adesso sollevala, ma mentre
la sollevi, ti accorgerai che la tua mano è incollata alla
bottiglia, non puoi lasciarla andare, è incollata alla tua
mano; provaci a lasciarla andare, bene, così. È incollata.»
«Usa l’altra mano per cercare di liberarla, adesso sono
entrambe incollate. Cerca di lasciarla andare, ma vedrai
che è impossibile.»
«Bene, quando batterò le mani la bottiglia inizierà a galleg-
giare per la stanza, come se fosse il più grande e il più leg-
gero palloncino di elio al mondo che tira le tue braccia in alto,
verso il soffitto (battete le mani), che ti trascina per tutta la
stanza, sempre più leggero.»
Potete continuare nello stesso modo, usate l’immaginazione.
Inoltre tendo a fare in modo che il soggetto resti incollato
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con una mano sola, che tolga il tappo dalla bottiglia e abbia
un’allucinazione visiva di qualcosa che ne esce fuori, come
un uccellino o un genio.
Spero sia chiaro che l’effetto può essere presentato come Set
Piece, e che, se pensate di riuscire solo a rendere pesante
la bottiglia, comunque non ci avete perso niente. Tuttavia, se
il soggetto va bene e riesce a incollare la bottiglia, allora è
semplice portare questa routine molto più avanti.
4.2) BUGIE O VERITÀ?
Come ho accennato ne “L’Ipnotista”, io e il mio socio (sia per
affari che creatività) nella Head Hacking Ltd, Kevin Shel-
drake, ci divertiamo a sondare il potenziale dell’ipnosi come
strumento per l’“ingegneria sociale”, in particolare per quanto
riguarda la sicurezza. Nel mondo degli hacker si può attac-
care l’hardware, il software o il “wetware”. Il wetware è rap-
presentato dalle persone che sono coinvolte nella catena di
sicurezza. Quando nella manipolazione delle persone entra
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in gioco l’ipnosi, parliamo di “ingegneria ipnotica”.
È possibile convincere un addetto alla vigilanza a farvi en-
trare lì dove non dovreste stare? Un impiegato inserirà nel
suo PC una chiave USB che comprometterà il suo sistema
informatico a un vostro comando? Grazie all’ipnosi, potete
far sì che le persone vi dicano la verità su un argomento che
avrebbero voluto tenere segreto?
Quel che segue è un tentativo di rispondere all’ultima doman-
da. Si può usare l’ipnosi per tirar fuori la verità da qualcuno?
Nella nostra esperienza, sì. Questo è un metodo per farlo.
La ricerca mostra che è possibile mentire mentre si è ipnotiz-
zati, o anche avere false memorie. Se, ad esempio, mentre
siete ipnotizzati vi viene chiesto di pronunciare a voce alta il
vostro codice pin, allora potreste semplicemente inventare
uno. Questa sarebbe una bugia. Oppure potreste inventar-
vene uno ma essere convinti che sia quello vero. Questa
sarebbe una falsa memoria. Vista l’eventualità che si dicano
bugie o si abbiano false memorie, le testimonianze sotto ip-
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nosi non sono accettate nei tribunali e molti negano ogni po-
tenziale valore all’ipnosi nel tirar fuori dalle persone la verità.
Anche se concordo sul fatto che non sia saggio accettare
ciecamente che qualsiasi cosa detta da una persona ipnotiz-
zata sia vera, ignorare il suo valore potenziale per ottenere la
verità vuol dire non separare il buono dal resto. Se strutturate
il vostro approccio in modo corretto, allora otterrete con ogni
probabilità la verità dal vostro soggetto.
Con questo a mente, abbiamo sviluppato questa routine. È
diventata una sorta di routine fissa per me, sia sul palco che
in situazioni improvvisate. La potete rendere tanto serena o
tanto cupa quanto desiderate. Quanto oscura può diventare
dipende dal tipo di domanda che ponete. Alcune delle idee
che propongo qui possono potenzialmente esporre una per-
sona in modo totale e rovinarle la vita, quindi, a meno che non
vi troviate in circostanze per le quali sia appropriato andarci
un po’ più pesanti, vi suggerisco di resistere alla tentazione e
di mantenere il tutto divertente.
Essenzialmente, trasformerete il vostro partecipante prima in
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un bugiardo, e poi gli farete dire solo la verità.
Trasformare qualcuno nel più grande bugiardo al mondo ov-
viamente è una routine di commedia. Se chiedete a qualcuno
di dire la verità, o semplicemente gli fate una serie di domande
e poi, quando lo avete ipnotizzato, gli dite che è il più grande
bugiardo al mondo e gli rifate le stesse domande, riuscirete a
far ridere. È semplice inventare bugie assurde, quindi questa
non è una routine particolarmente difficile. Di solito aggiungo
anche: “Ogni bugia sarà più grande e più scandalosa della
precedente” per far aumentare l’ilarità delle risposte date.
Se invertite l’ordine, in modo che il soggetto dica prima le
bugie e poi la verità, questo può ovviamente costituire un anti-
climax, visto che la parte veritiera non sarà divertente quanto
le bugie. Tuttavia, impostiamo la routine in questo modo per
tendere un tranello al partecipante. Per prima cosa, il sog-
getto mente rispondendo a una serie di domande di poco
conto. Questo è divertente. Poi risponde alle stesse domande
dicendo la verità. L’idea è di sviluppare un certo impeto e di
sollecitare velocemente le risposte. A questo punto il soggetto
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viene colpito da una domanda molto più seria, e vi renderete
conto che la verità semplicemente viene fuori da sé.
Un esempio potrebbe essere il seguente:
«Tra un attimo, quando dirò “1, 2, completamente sveg-
lio”, sarai bugiardo, il più grande bugiardo al mondo. Ogni
cosa che dirai sarà una bugia più grande della precedente,
sarai il più grande contafrottole della città, un bugiardo
compulsivo incapace di dire la verità. Fai un cenno con la
testa quando hai capito.»
«1, 2, completamente sveglio.»
«Ti senti bene?» No.
«Quanti anni hai?» 84.
«Che numero di piede hai?» Il 102.
«Hai dei figli?» Sì.
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Anthony JacquinL’IPNOTISTA
«Quanti?» 17.
«Che macchina guidi?» Una Ferrari.
«Dormi. Tu dici sempre la verità. Puoi solo dire la verità,
tutta la verità e nient’altro che la verità. A ogni domanda
che ti faccio, risponderai con la verità al 100%. Fai un cen-
no con la testa quando hai capito.»
«Ti senti bene?» Sì.
«Quanti anni hai?» 26.
«Che numero di piede hai?» Il 44.
«Hai dei figli?» No.
«Che macchina guidi?» Una Golf.
E poi, colpite e affondate:
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«Qual è il tuo più grande rimpianto?»
Oppure:
«Qual è la cosa più costosa che hai mai rubato?»
Oppure:
«Dimmi qualcosa che non hai mai detto a tua madre.»
Una volta che ho chiesto a qualcuno quale fosse il suo più
grande rimpianto, mi ha risposto: “Incontrare Nancy”. Poi è
saltato fuori che Nancy era la sua fidanzata. Un altro sogget-
to mi ha risposto: “Andare con una prostituta ad Amsterdam”.
La prima persona a cui ho chiesto di dirmi qualcosa che sua
madre non sapeva mi ha risposto: “Sono bisessuale”.
Altri hanno confessato di aver rubato.
In ognuna di queste occasioni, ho avuto la possibilità di par-
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lare con i partecipanti in un secondo momento. Hanno confer-
mato la veridicità di quello che avevano detto e di non riuscire
a credere di avere effettivamente pronunciato quelle parole.
Tuttavia con questo non intendo suggerire che facciate una
cosa del genere nel bel mezzo del vostro show tanto per
stupire o strappare una risata al pubblico, rischiando di dis-
truggere la vita sentimentale del partecipante o di fargli perd-
ere il lavoro. Vorrei solo che capiste che funziona e che apriste
la vostra mente alle possibilità che sono a disposizione.
Io e Kevin abbiamo trovato molte applicazioni per questa rou-
tine. Per prima cosa, potete usare la fase nella quale il sog-
getto mente per rubargli qualcosa.
«Sono i tuoi occhiali da sole?» No.
«È il tuo portafoglio quello?» No.
«Ti dispiace se li prendo?» No.
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Potete usare la fase nella quale il soggetto mente per otte-
nere la verità. Porre delle domande aperte, ad esempio sul
numero del piede, favorisce ogni sorta di risposta strampala-
ta. Fare delle domande chiuse, cioè quelle con due sole ris-
poste possibili, fornisce una sola scelta: o bugia o verità. “Ti
chiami Mark?” ha due sole risposte possibili, sì o no. Quale
sia la verità e quale la bugia ovviamente dipende dal nome
della persona. La routine la costringe a mentire, quindi voi e
il pubblico sapete che deve essere vero il contrario…
«Hai mai rubato niente da lavoro?» No.
«Ah.»
Oppure potete usare la fase nella quale il soggetto mente per
fargli confessare ogni sorta di cose che non ha mai fatto, for-
mulando la domanda in modo negativo e con una domanda
incollata.
«Non sarai mica un ladro, vero?» Sì.
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«Non ruberai mica ai tuoi amici, vero?» Sì.
Questo è un esempio di suggestione generativa, in altre pa-
role, una suggestione che può essere usata per creare una
quantità infinita di reazioni.
Divertitevi.
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RIFLESSIONI CONCLUSIVE
Spero davvero che le idee e le routine che ho condiviso in
questo libro vi siano di utilità e ispirazione. Per quanto mi
riguarda, ho riscontrato che l’occhio innocente e le idee di un
principiante nel mondo dell’ipnosi possono a volte offrire tanti
spunti quanto quelli di un veterano con anni di esperienza.
Per favore continuate a dialogare tra di voi e con me; sping-
iamo questa forma d’arte ancora più avanti.
Se avete idee o aneddoti che vi piacerebbe far inserire in un
futuro volume, per favore contattatemi.
Fate sempre attenzione alla sicurezza e divertitevi.
Un saluto,
Anthony Jacquin
www.anthonyjacquin.com
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Anthony JacquinL’IPNOTISTA
TESTI DI RIFERIMENTO E SITOGRAFIA
Paul BROOK
http://www.paulbrook.co.uk
David CALOF, Hypnotic Techniques
http://www.achievingexcellence.com/p-cal1.html
Dave ELMAN, Hypnotherapy, Westwood Publishing Com-
pany, 1984
http://elman.notlong.com
Ron HAVENS e Catherine WALTERS, Hypnotherapy
Scripts. A Neo-Ericksonian Approach To Persuasive Heal-
ing, Routledge, 1989
http://www.havens.notlong.com
Steven HELLER e Terry STEELE, Monsters and Magical
Sticks. Or, There’s No Such Thing as Hypnosis?, New Falcon
Publications, 1994
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http://www.monmagic.notlong.com
Anthony JACQUIN, L’Ipnotista. Come ipnotizzare chiunque
subito, Edizioni Dialogika, 2010
http://www.dialogika.it/shop/index.php?route=product/
product&product_id=71
Freddy JACQUIN
http://www.freddyjacquin.net
www.hypnetise.com
Milton H. ERICKSON e Elizabeth M. ERICKSON, Concern-
ing the Nature and Character of Posthypnotic Behavior, The
Journal of Genetic Psychology, 24, 95-133, 1941
John OVERDORF e Julie SILVERTHORN, Training Trances.
Multi-Level Communication in Therapy and Training, Meta-
morphous Press, 1994
http://www.nlptrainings.com
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INFORMAZIONI SUL TRAININGIPNOTICO
Se siete interessati al training ipnotico e all’ipnoterapia, guar-
date per favore i nostri corsi di ipnosi sul sito www.anthony-
jacquin.com e su www.ukhypnotherapytraining.com
The Manchurian Approach – Hypnotism for Magicians
Se siete affascinati dall’ipnosi, se desiderate mescolarla con
la vostra magia o se volete riuscire a mettere in scena l’ipnosi
improvvisata, allora questo corso fa per voi. E’ rivolto soltanto
agli amatori, ai maghi professionisti e ai mentalisti. Questo
corso unico mira esclusivamente all’esecuzione dell’ipnosi.
Oltre al training intensivo in aula, proveremo le varie abilità
per strada e nei locali pubblici. Acquisirete sicurezza, stile,
loquacità e altre tecniche necessarie per eccellere.
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The Triby Connection – Street Hypnosis
Dalla televisione nazionale alle strade d’Europa, è impossi-
bile ignorare il numero crescente di ipnotisti in giro per strada.
Acquisisci le capacità e portale nelle strade. Principianti asso-
luti, ipnotisti da palcoscenico esperti, ipnoterapisti, tutti pos-
sono trarre beneficio dal training intensivo in aula e dai work-
shop pratici in strada e nei locali pubblici. La sicurezza per
reagire alle richieste improvvisate di dimostrare l’ipnotismo,
in qualsiasi luogo in assoluto, può venire soltanto da un ap-
proccio coerente e dal feedback del mondo reale.
UKHTC Hypnosis Weekend Workshop
Il workshop di due giorni sull’ipnosi UKHTC vi permetterà di
comprendere cos’è l’ipnosi e come usarla. Il vostro interesse
può essere quello di migliorare o crescere a livello person-
ale, aiutare gli altri, iniziare una carriera nuova e migliore,
potenziare le vostre capacità già acquisite o semplicemente
divertirvi e soddisfare la vostra curiosità verso quest’arte af-
fascinante. Qualunque sia la vostra motivazione, troverete la
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proposta seguente molto interessante e valida da un punto di
vista pratico:
UKHTC Hypnotherapy Diploma
Questo diploma vi permetterà di essere ipnoterapisti di suc-
cesso. Potete naturalmente applicare le capacità acquisite ad
ogni tipo di carriera o interesse. Questo corso vi mostrerà
come potete aiutare gli altri a raggiungere in maniera veloce
e garbata dei cambiamenti nelle loro vite.
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www.ukhypnotherapytraining.com
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DISCLAIMER: il presente ebook ha esclusivamente uno sco-
po formativo e rappresenta la libera opinione dell’autore. Le
strategie riportate in questo libro sono frutto di anni di studi
e specializzazioni. Il lettore si assume piena responsabilità
delle proprie scelte, consapevole dei rischi connessi a qual-
siasi forma di esercizio.
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