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Appunti di Storia della Medicina –Professor E. Capodicasa – A cura di maraz 1 STORIA DELLA MEDICINA Appunti di lezione, citazioni dai libri di testo, informazioni aggiuntive, passi integrativi. Le cinque fasi della medicina Medicina istintiva: ciascuno è medico di se stesso. Medicina teurgico-sacerdotale e magico-demonistica: malattia come punizione di una divinità o effetto di possessione demoniaca. Medicina empirica: dall’osservazione. Medicina razionale: analizza le cause delle malattie formulando teorie (filosofo medico). Medicina scientifica: dal 1600 con Galileo le informazioni vengono ottenute tramite esperimenti, che possono confutare o avvalorare le ipotesi iniziali. LA MEDICINA PRIMITIVA Dall’istintivo al trans-umano. Conoscenza delle patologie per fonti indirette. Paleopatologia: archeologia e anatomo-patologia. La scienza che studia l’esistenza delle malattie nelle antiche popolazioni, analizzando resti umani e animali. Le prime patologie studiate sono relative a reperti ossei: fratture, osteoartrosi e lesioni osteolitiche, osteoporotiche e osteomalaciche. Utilizza tecniche radiologiche, istopatologiche, genetiche e molecolari. Es. segni di vaiolo sul viso di Ramsete V, crani trapanati (per scacciare gli spiriti maligni o ricavare amuleti). LA MEDICINA EGIZIA Figure Imhotep: figura umana, poi divinizzata (come Asclepio per i greci), sacerdote di Eliopoli, medico, architetto, gran visir del faraone Djoser e costruttore della piramide di Saqqara. Thot: medico degli dei, inventore della scrittura, autore di 42 libri ermetici (simile a Mercurio chiamato Hermes Trismegistos), guaritore delle malattie degli occhi. Serapione, figlio di Horo: nei templi a lui dedicati (i serapei) veniva praticata l’incubatio, terapia ipnotica in cui i pazienti, dopo un sonno stimolato da sostanze ipno-inducenti, raccontava il sogno ai sacerdoti che cercavano di interpretarlo per predire l’esito e la terapia della malattia. Medicina teurgico-sacrale amministrata da una casta sacerdotale, accanto a quella pratica di medici- chirurghi (sunu) altamente specializzati. Traduzione geroglifici grazie a Stele di Rosetta: geroglifici, demotico e greco. Conoscenze medicina egizia nei papiri di: Ebers: opera omnia, costituisce la base di tutte le conoscenze sulla Medicina egizia. Comprende ricette di vario genere per numerose malattie e formule magiche.

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Appunti di Storia della Medicina –Professor E. Capodicasa – A cura di maraz

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STORIA DELLA MEDICINA Appunti di lezione, citazioni dai libri di testo, informazioni aggiuntive, passi integrativi.

Le cinque fasi della medicina Medicina istintiva: ciascuno è medico di se stesso. Medicina teurgico-sacerdotale e magico-demonistica: malattia come punizione di una divinità o effetto di possessione demoniaca. Medicina empirica: dall’osservazione. Medicina razionale: analizza le cause delle malattie formulando teorie (filosofo medico). Medicina scientifica: dal 1600 con Galileo le informazioni vengono ottenute tramite esperimenti, che possono confutare o avvalorare le ipotesi iniziali.

LA MEDICINA PRIMITIVA Dall’istintivo al trans-umano. Conoscenza delle patologie per fonti indirette. Paleopatologia: archeologia e anatomo-patologia. La scienza che studia l’esistenza delle malattie nelle antiche popolazioni, analizzando resti umani e animali. Le prime patologie studiate sono relative a reperti ossei: fratture, osteoartrosi e lesioni osteolitiche, osteoporotiche e osteomalaciche. Utilizza tecniche radiologiche, istopatologiche, genetiche e molecolari. Es. segni di vaiolo sul viso di Ramsete V, crani trapanati (per scacciare gli spiriti maligni o ricavare amuleti).

LA MEDICINA EGIZIA Figure Imhotep: figura umana, poi divinizzata (come Asclepio per i greci), sacerdote di Eliopoli, medico, architetto, gran visir del faraone Djoser e costruttore della piramide di Saqqara. Thot: medico degli dei, inventore della scrittura, autore di 42 libri ermetici (simile a Mercurio chiamato Hermes Trismegistos), guaritore delle malattie degli occhi. Serapione, figlio di Horo: nei templi a lui dedicati (i serapei) veniva praticata l’incubatio, terapia ipnotica in cui i pazienti, dopo un sonno stimolato da sostanze ipno-inducenti, raccontava il sogno ai sacerdoti che cercavano di interpretarlo per predire l’esito e la terapia della malattia. Medicina teurgico-sacrale amministrata da una casta sacerdotale, accanto a quella pratica di medici-chirurghi (sunu) altamente specializzati. Traduzione geroglifici grazie a Stele di Rosetta: geroglifici, demotico e greco. Conoscenze medicina egizia nei papiri di: – Ebers: opera omnia, costituisce la base di tutte le conoscenze sulla Medicina egizia.

Comprende ricette di vario genere per numerose malattie e formule magiche.

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– Smith: il più importante, contiene formule magiche e un’articolata esposizione di traumi, ferite e loro trattamento. Malattie descritte “dalla testa ai piedi” con criterio topografico (incompleto, fino al torace). Corrugazioni: circonvoluzioni del cervello, simbolo di sapienza. Meningi: membrane che ricoprono il cervello, con simbolo dell’acqua. Corrispondenza paralisi con trauma cranico. Distinzione malattia:

- “malattia che tratterò”: prognosi favorevole; - “malattia che non tratterò”: prognosi sfavorevole; - “malattia che combatterò”: prognosi riservata.

– Kahun: ricette di interesse ginecologico e qualche cenno di veterinaria. Medicina cardiocentrica: il cuore è il centro della vita (psicostasia, pesatura del cuore-anima con una piuma da parte di Anubi). Distinzione cause: – Esogene; – Endogene (origine nell’ano); – Occulte (sacerdote, medicina interna); – Psicogene.

Rimedi: – Esorcismo: invocazioni e minacce con gesti liberatori; – Empirismo: ex adiuvantibus,di analogia con farmaci; – Eccipienti: grasso, latte, vino e birra. – Polifarmacia: comincia la prescrizione di più farmaci.

Le “divine Madri”: sacerdotesse che istruivano le novelle ostetriche. Imbalsamazione (per non morire due volte): gli organi del torace venivano riposti dentro vasi canopi in quanto si credeva fossero responsabili della putrefazione. Permaneva solo il cuore (organo che presedeva all’intelligenza). Il corpo veniva posto per settanta giorni in un bagno di argilla, sali di carbonio e zolfo per l’essiccamento, poi avvolto in bende. A seconda della condizione sociale la mummificazione mutava: i poveri non avevano la laparotomia, bensì veniva iniettato per via anale un liquido che corrodeva i visceri che poi venivano aspirati con un clistere. Curiosità: per reidratazione delle mummie tre parti d’alcol, cinque d’acqua, due di soluzione NaOH 5%.

LA MEDICINA NELL’ANTICA MESOPOTAMIA Particolarità Città stato. Mattoni. Ruota. Matematica. Astronomi. Scrittura cuneiforme.

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Erodoto, riferendosi al periodo sumero: “Portano il malato in un luogo di mercato, perché essi non fanno uso di medici. Così le persone vanno dal malato e gli danno consigli circa la sua malattia, se qualcuno ha sofferto di qualcosa di simile a ciò che il malato ha, o ha veduto alcuno che ne ha sofferto; ed avvicinandosi gli consigliano e raccomandano quei mezzi che li hanno liberati da una malattia simile o per mezzo dei quali hanno veduto altri liberarsene”. Maggiori informazioni nel periodo assiro-babilonese: medicina magico-demonistica, sette demoni delle malattie, ognuno con la propria zona di interesse (testa, vita, nuca, petto, ventre, mano-piede e morte improvvisa). Tre tipi di medici:

- Baru: arte della divinazione (diagnosi e prognosi); - Ashipu: esorcista, allonta i demoni dal corpo; - Asu: medico pratico, guaritore, sapiente (conoscenze terapeutiche e chirurgiche insieme a

rituali magici). L’epatoscopia o aruspicina (har = fegato) come pratica divinatoria da insegnamento: il modello di fegato ritrovato con la superficie suddivisa in quadratini e rettangolini. Terapia: uso di medicamenti vegetali e minerali (decotti, infusi, clisteri, cataplasmi). La scelta delle piante era spesso dovuto alla similarità tra morfologia e malattia (poi “Teoria delle segnature” con Paracelso): la mandragora, pianta antropomorfa considerata straordinaria fino al Rinascimento. Medicina “sporca”: somministrazione di farmaci disgustosi per allontanare gli spiriti maligni (anche feci di animali). Chirurgia: cura di ferite e traumi. Codice di Hammurabi (su colonna di basalto nero alta 4 metri): i primi esempi di compensi e risarcimenti per la pratica medica (in 250 articoli). Se un chirurgo operava un uomo libero e causava danni a quell’uomo, gli dovevano essere tagliate le dita. Pertanto il chirurgo si esercitava sugli schiavi.

LA MEDICINA GRECA Malattia determinata da una divinità – dal caso – da una circostanza naturale.

LA MEDICINA MITOLOGICA Omero e la descrizione delle malattie nell’epica (si suppone fosse anche medico). Il vaso di Pandora: le malattie che colpiscono l’umanità sono dominate dal caso.

I templi di Asclepio Asclepio: semidio della Medicina, figlio di Coronide ed Apollo, nato con parto cesareo (da caesor = “taglio”) e istruito nell’ars medica dal centauro Chirone di Magnesia. Simbolo di Asclepio è il bastone caduceo e il serpente, che rappresenta la sanità e la lunghezza della vita. Ebbe quattro figli: Igea (brava a tutelare la salute = igiene), Panacea (la salute riacquisita con rimedio universale), Podalirio (medico), Macaone (chirurgo). Morì colpito da un fulmine di Zeus per aver restituito, dietro compenso, la vita ad Ippolito. In Grecia nascono i templi di Asclepio, retti da una famiglia-casta sacerdotale (gli Asclepiadi). Fra i più importanti quello di Tricca in Tessaglia e quello di Epidauro. I malati accedevano al tempio solo dopo aver seguito una dieta, consistente nei preliminari di purificazione con lavaggio e breve digiuno, e dopo aver sacrificato un animale (la natura dell’offerte corrispondeva alla situazione economica). Poi venivano accolti nell’àbaton, luogo di

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degenza e dormiveglia, e dormivano sulla pelle dell’animale sacrificato, ispirati da Hypnos o Oneiros. Raccontavano poi il sogno al sacerdote (il più importante era lo ierofante), che lo interpretava dando precetti e indicazioni per la terapia.

LA MEDICINA IPPOCRATICA Indagine filosofica sulla natura Talete di Mileto: il principio delle cose è nell’acqua, il magnete ha un’anima, il primo astronomo. Anassimandro, allievo di Talete: il principio delle cose è l’apeiron, l’infinito, l’eterno che non ha confini. La sostanza è generata da due coppie di contrari: umido-secco e caldo-freddo. Nell’umido si forma la vita. Anassimene di Mileto: il principio è nell’aria, che con le sue trasformazioni dà origine agli aspetti mutevoli della materia (aria condensata = freddo, aria rarefatta = caldo). Eraclito: il fuoco è il principio del mondo, tutto nasce e tutto ritorna al fuoco. L’universo è governato dal contrasto di “pace” e “discordia”, che genera instabilità (panta rei, “tutto scorre”). Pitagora di Samo: le entità che compongono la materia sono i numeri. Il numero è quantità, ordine e armonia, e questa è soggetta alle forze dieci coppie di contrari. Il perturbamento dell’equilibrio genera la malattia. Anassagora di Clazomene: natura composta da semi (spermata o omomerie) organizzati all’origine da una potenza divina. Empedocle di Agrigento: particelle infinitesimali di quattro tipi (fuoco, acqua, terra, aria), aggregate in diversa proporzione nella formazione della natura: La morte è disgregazione delle particelle. Alcmeone da Crotone: padre della biologia, compì studi di anatomia e fisiopatologia. Nel cervello le sensazioni si accomodano. La malattia è rottura di un equilibrio (isonomia) tra gli elementi costituenti l’organismo (anticipa Ippocrate). Leucippo e Democrito di Abdera: materia composta da un pieno, gli atomi (particelle indivisibili che si muovono seguendo le leggi del caso) e da un vuoto, lo spazio interatomico.

Ippocrate di Cos Considerato il padre della Medicina e più grande medico dell’antichità. Nato nel 460 a.C. a Kos. L’enorme mole di conoscenze acquisite e le teorie elaborate ci sono tramandate nel Corpus Hippocraticum o “Collezione Ippocratica”, un’importante opera che, databile in un periodo compreso tra VI e il III sec a.C., costituì il trattato medico più diffuso per tutto il medioevo. Essa conta 53 opere pervenuteci in 72 libri scritti in dialetto ionico la cui paternità risulta eterogenea, insieme ad un gruppo di opere scritte personalmente da Ippocrate. Ne figurano infatti molte altre ad esso successive o anche contemporanee e spesso scritte dai suoi allievi, tra i quali ricordiamo i più importanti: i due figli Tessalo e Dracone ed il genero Polibo, che poi fonderanno la Scuola Dogmatica. Insieme al Corpus Hippocraticum ci è inoltre pervenuta una raccolta di aforismi che costituisce una sorta di vademecum del medico in quanto ricca di precetti, consigli e indicazioni nell’esercizio della professione medica. Ippocrate opera nel mondo antico un’importante rivoluzione in ambito medico poiché, rigettando l’origine divina delle malattie, intraprende un’innovativa indagine volta ad individuarne la reale natura, cioè la sostanza costitutiva identificabile con le cause. Egli procede avvalendosi sempre dell’esperienza che, in quanto osservazione dei fatti, costituisce la base del metodo cui egli si

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attiene nell’elaborazione delle sue teorie relative essenzialmente all’eziologia delle malattie. Un’importante linea di frattura con il passato è da reperirsi innanzitutto nell’aver condotto tale ricerca delle cause all’interno della natura: si parla per la prima volta di cause appunto “naturali”. Ritenendo che in passato gli uomini abbiano divinizzato l’ignoto perché faticavano a spiegarlo, Ippocrate riporta ad una dimensione strettamente immanente ogni malattia e lo fa attribuendole una natura fisica. Ciò include anche quelle patologie da sempre ritenute sacre come nel caso dell’epilessia, per antonomasia “il male sacro”, della quale egli afferma: “per nulla mi sembra più divino delle altre malattie o più sacro, ma ha struttura naturale e cause razionali; gli uomini tuttavia lo ritengono in qualche modo opera divina per inesperienza e stupore giacché per nessun verso somiglia alle altre. E tale carattere divino viene confermato per la difficoltà che essi hanno a comprenderlo. Ma se per quanto ha di meraviglioso questo male è ritenuto divino, molte allora saranno le malattie sacre e non una soltanto”. La malattia, non più flagello o punizione di una qualche divinità malefica o castigatrice, si configura come la perdita dell’equilibrio (isonomia) tra gli elementi che costituiscono l’organismo. Tali elementi sono quattro umori circolanti, donde teoria tetraumorale che molto deve alle precedenti speculazioni di Empedocle d’Agrigento, secondo cui, l’arché era da identificarsi con quattro radici, ossia i quattro elementi costitutivi di tutte le cose: acqua, fuoco, terra ed aria. Partendo da queste premesse, probabilmente riviste in chiave biologica, nacque l’idea dei quattro umori circolanti nell’organismo umano, ciascuno dei quali corrispondeva ad una delle radici empedoclee. Queste dunque le origini della celebre teoria tetraumorale con cui si definiscono l'esistenza e le caratteristiche di tali umori: Bile Gialla, Bile Nera, Flegma e Sangue. Il Fuoco corrisponde alla Bile Gialla (detta anche “collera”), calda e secca, che ha sede nel fegato; La Terra invece alla Bile Nera (o “atrabile”, in greco Melàine Chole), secca e fredda, che ha sede nella milza; l'Acqua al Flegma, umido e freddo, che ha sede nella testa; l'Aria al Sangue, caldo ed umido, la cui sede è il cuore. Oltre a queste corrispondenze umore-elemento-organo in seguito ne furono formulate tante altre e la teoria ne risultò notevolmente ampliata. La malattia si configura come la perdita dell’isonomia (o equilibrio) dei quattro umori, cui consegue l’innescarsi di una condizione patologica. Ippocrate definì tale condizione con il termine di discrasia, in antitesi a quella condizione fisiologica di tutelato equilibrio umorale definita eucrasia. La terapia, dunque, non può che mirare a ripristinare l’equilibrio umorale perduto. Essa si fonda sul principio probabilmente da attribuire a Filistione da Locri del contraria contrariis curantur, secondo cui, poiché la guarigione consegue al ripristino dell’equilibrio umorale, ogni malattia deve essere curata con il suo contrario: pertanto una malattia da eccesso di calore sarà trattata con sostanze perfrigeranti etc. I farmaci sono pressoché assenti, mentre grande importanza è attribuita al clima nel quale il paziente vive, all’aria che respira, al cibo con cui si nutre e alle bevande che ingerisce, cioè all’ambiente nel quale il malato vive ed opera. Si considera la persona del malato nella sua interezza, se ne valuta l’ambiente geografico sociale e lavorativo di provenienza, al fine di compiere un’analisi a 360 gradi dell’individuo che assume connotati antropologici. La terapeutica ippocratica si interessa di pratiche depurative, dell’alimentazione, dell’attività fisica e sessuale in quanto molteplici aspetti di un concetto unico, quello di “regime” (o “dieta” ), che in termini ippocratici assume significati ulteriori rispetto a quelli attualmente attribuitigli. Il regime incarna un modello di vita sano, cui viene riconosciuta una grande importanza sia in chiave profilattica che terapeutica. Ippocrate inoltre individua le fasi evolutive che caratterizzano il decorso di ogni malattia, nel numero di tre: -epìdosis: fase iniziale e d’incremento; -akmè: fase intermedia di stabilità; -chàlasis : fase terminale e di decremento.

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Di fondamentale importanza nel decorso della malattia è la pèpsis o “cozione”, cioè la digestione dell’umore che ha determinato lo squilibrio. Si tratta dunque di espellere lo stesso per via orale, intestinale o anche attraverso ascessi, tumori e gangrene. La pèpsis avviene durante la krìsis ed il suo epilogo può dunque consistere, a seconda dei casi, nella guarigione totale o parziale del malato o anche nella sua morte. Grande fiducia è riposta nella vis adiutravix naturae, così come radicato è il pensiero secondo cui la natura possa essere aiutata sapendo cogliere il kairòs, momento opportuno per intervenire con le pratiche mediche a scopo depurativo. Costante è anche l’impegno nel volere organizzare le malattie in categorie e nell’isolare le relazioni esistenti tra esse e l’ambiente (aria, clima, cibo). Il Giuramento d’Ippocrate con cui si apre il Corpus Hippocraticum, formulato da lui nel 430 a.C. affinché i suoi allievi lo pronunciassero al momento di iniziare la professione, divenne poi obbligatorio per tutti i medici nel 1527 con la bolla papale di Clemente VII. È necessario premettere che con Ippocrate la possibilità di studiare e praticare la medicina è aperta anche a quanti, sebbene nati al di fuori di una famiglia di asclepiadi, desiderino esercitare con coscienza, diligenza e zelo la professione medica. Quest’ultima non è più come in passato un appannaggio di famiglia riservato ad una ristretta élite, tanto ristretta e impenetrabile da assumere i caratteri di una vera e propria casta, ma viene finalmente aperta ad un pubblico più ampio, sino ad allora definito “laico”. Tale giuramento dunque, sebbene assuma molteplici valenze, rappresenta innanzitutto un patto d’adozione del medico che si accinge ad esercitare la professione, il quale contrae un vincolo che lo lega indissolubilmente alla comunità medica in cui vive. Il Giuramento inoltre regolamenta la professione medica introducendo alcuni dei principi etici e morali che tutt’oggi sono ancora dei capisaldi della deontologia medica, quali per esempio il silenzio professionale, che impone al medico il dovere di non divulgare quanto, in virtù della sua professione, viene a sapere circa lo stato di salute e non solo dei pazienti: “Ciò che io possa vedere o sentire durante il mio esercizio o anche fuori dell'esercizio sulla vita degli uomini, tacerò ciò che non è necessario sia divulgato, ritenendo come un segreto cose simili”. È introdotto inoltre il principio di “beneficienza e non maleficenza” che ancor’oggi orienta la condotta del medico, per cui egli è chiamato ad agire sempre nel pieno interesse del malato senza nuocergli in alcun modo: “…regolerò il tenore di vita per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio, mi asterrò dal recar danno e offesa”. Il Giuramento è anche un patto tra medico e paziente che tutela la figura del medico, esentandolo da alcune pratiche quali l’operazione dei calcoli biliari (“…non opererò coloro che soffrono del male della pietra ma mi rivolgerò a coloro che sono esperti in questa attività…”), ma impone anche il pieno rispetto della vita (“…Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tale consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo…”) e della persona del malato (“In qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei malati, e mi asterrò da ogni offesa e danno volontario, e fra l'altro da ogni azione corruttrice sul corpo delle donne e degli uomini, liberi e schiavi”). Ippocratismo digitale = dita a bacchetta di tamburo Facies ippocratica LA MEDICINA POST-IPPOCRATICA

1) Scuola di Cos e scuola di Cnido 2) Aristotele 3) le sette e le scuole mediche

Inizia la fusione tra conoscenze "biologiche" e quelle cliniche, fusione che si avrà in modo eccelso nella scuola di Alessandria; è quindi un passaggio tra scienza presocratica e quella aristotelica.

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TEORIENATURALISTICHE(tuttoildivenireèorientato;inalisticamente)

EMOCARDIOCENTRISMO(primumvivens,ultimummoriens)

GENERAZIONESPONTANEA

QUATTROUMORI

ANATOMIAEFISIOLOGIACOMPARATA

DISSEZIONI

EMBRIOLOGIA

N.B. La lacuna di 3 secoli tra Ippocrate e il De Medicina (8 volumi) di Aulo Cornelio Celso (ca 30 d.C)

1) SCUOLA DI COS E SCUOLA DI CNIDO Scuole avversarie: quella ippocratica di Cos (VI sec. a.C.) considera la malattia come concernente l’intera persona (medicina olistica); quella della città di Cnido (VII sec. a.C.), che è situata di fronte a Cos, riduce la patologia ad un unico organo (medicina riduzionista). La scuola di Cnido fu costretta a soccombere perché non c’erano ancora sufficienti conoscenze anatomiche per supportare questa teoria. 2) ARISTOTELE DI STAGIRA (384-322 a.C.): Il suo pensiero dominerà nei secoli successivi fino ai tempi di Galileo Galilei (il sillogismo, le quattro cause, le categorie, etc.) Costruisce una “enciclopedia delle scienze”, riservando all’anatomia ed alla fisiologia un posto preminente, conciliando i dati emergenti da: Tassonomia mondo animale (Aristotele) e vegetale (Teofrasto) Fonda la logica scientifica. Propensione alla descrizione enciclopedica (vedi anche l’allievo Teofrasto, per la botanica). Sviluppa una costruzione concettuale della filosofia naturalistica (i tre pilastri): tutto tende dalla materia all’entelechia, dalla sostanza alla forma, dalla potenza all’atto. Tutto il divenire ha uno scopo ed è orientato teleologicamente. L’uomo è lo scopo della natura. Tutto l’essere naturale è movimento nello spazio e nel tempo. L’importanza dei singoli organi: non esistono organi inutili (es. polmone come organo con sole funzioni di “raffreddamento”). Denomina “aorta” la grossa arteria che si diparte dal cuore. La teoria della “generazione spontanea” Aristotele fornisce per primo una traccia di metodologia scientifica e i sui libri (Della generazione, Della corruzione, Degli animali, etc.) forniscono la prima trattatistica della natura.

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3) LE SETTE E LE SCUOLE MEDICHE

• Scuola dogmatica (IV sec a.C) Tessalo, Dragone, Polibio. Diocle di Caristo (360 a.C.):

Cuore centro dell’anima e delle malattie mentali. Trattati di embriologia, dietetica e terapia + primo autore di un'opera anatomica sistematica. La febbre come segno. Polmonite e pleurite.

Prassagora di Cos (ca 340 a.C.): Forse il primo medico greco a studiare i cambiamenti del polso. Famoso per i suoi studi di semeiotica sul polso forse il primo ad affermare che le arterie contenevano aria.

• Scuola empirica (Non condivideva la troppa teoria e la poca pratica) Gli empirici si basavano esclusivamente sul tripode Alessandrino:

- autopsìa (intesa come ispezione, visita diretta del medico sul malato); - historìa (storia delle osservazioni proprie ed altrui); - metabasis o analoghìa (analisi comparativa dei casi, rapportare i sintomi conosciuti al singolo caso).

Sulla base di ciò si formulava l'epilogismo (diagnosi conclusiva). Esponenti: Filino di Coo, Serapione d’Alessandria (da cui il tripode), Eraclide di Taranto…

400 a.C. 300 a.C. 200 a.C. 100 a.C. Celsus 100 d.C. 200 d.C.

IPPOCRATE

DOGMATICI

EROFILO ERASISTRATO EMPIRICI

ASCLEPIADE

METODICI PNEUMATICI

GALEN

TEORIA UMORALISTA TEORIA NON UMORALISTA

GALENO

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• Scuola medica di Alessandria (primato del cervello sul cuore, inizio dell’analisi quantitativa dei fenomeni) Erofilo di Calcedonia (IV sec a.C):

Insigne anatomico (sistema nervoso, splancnologia, apparato genitale). Cervello: meningi, confluenza dei seni venosi (Torculare di E.), IV ventricolo, Calamo scriptorio. Cuore: muscolatura e vene, sistole e diastole (Rufo d’Efeso, sulla Sinopsi del polso). Duodeno (dodici dita trasverse) e vasi chiliferi. Epididimo e tube uterine. Ippocratico in clinica; clessidra per polso (Marcellino, I-II sec d.C, De pulsibus)

Le donne medico (Agnodice) Erasistrato di Cea (IV sec a.C) (320?-250):

Anatomista, patologo, fisiologo , con osservazioni anche d'ordine anatomo-patologico. Epiglottide come scambio viario tra trachea ed esofago. La teoria dei tre fluidi:

I. Phlebès (vasi contenenti sangue); II. Arterìai (bronchi, trachea, arterie) e pneuma arterioso; III. Nèura (nervi, tendini e muscoli): anch’essi pòroi contenenti lo pnèuma aistetikòn

(l’aria che permette di sentire). La bilancia di Erasistrato: la traspirazione insensibile (perspiratio insensibilis), con esperimento sotto cappa; papiro Anonimo londinese II sec d.C. Descrizione processo infiammatorio (epatizzazione nella polmonite, pleurite). Associazione tra alterazioni del fegato e presenza di ascite. Valvole venose atriali; arterie venose e vene arteriose tra cuore e polmoni. Affermazione che l'aria inspirata diviene pneuma nei polmoni (l'elemento vitalizzante diffuso per tutto il corpo spinto dal VS). Grande valorizzazione delle alterazioni del polso; azione aspirante e premente del cuore? vasi linfatici? Individua i vasa vasorum; disse che nelle arterie c'era aria (aer = aria), mentre nelle vene sangue; affermò la possibilità di anastomosi tra arterie e vene lungo il loro percorso in caso di malattia (in particolare durante pletora = aumento di sangue che forza queste boccucce di comunicazione). Riconosce che l’organismo è costituito da parti, “organi”, ciascuna delle quali servita da un triplice collegamento di vena, arteria e nervo.

Nell’antica biblioteca d’Alessandria vi erano circa 600 000 volumi!

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LA MEDICINA NELL’ANTICA ROMA

• I PERIODO (DELLA MEDICINA AUTOCTONA) Empirica : pater familias. Catone: De medicina domestica (andato perduto) e De re rustica ( il vino come eccipiente, la brassica come panacea). Teurgico-sacerdotale : culto di Esculapio e templi. Legislativa: leggi (jus) a sfondo igienico sanitario. I curanti “tradizionalisti” romani. “E’ palese come che tra questi superi gli altri in ciarla, diviene subito padrone di nostra vita e morte; come se non vivessero migliaia di gente senza medici e senza medicina, come fu per 600 anni del popolo romano” (Plinio il Vecchio, Naturalis historia XXIX, 11-14). “Il ritenere preziose cose nocive e di nessun conto” (Marco Porcio Catone (234-149 a.C.), valorizzazione dell’autocura. “Magna vis medicatrix naturae” e “plus interdum quiete quam movendo et agendo proficere” (giovare talvolta più sapendo aspettare che intervenendo ed operando) Tito Livio. • II PERIODO (DI TRANSIZIONE) Venuta dei primi medici greci. Inizio del pubblico mestiere di medico (esercitato nelle tabernae medicinae o medicatrine). Giulio Cesare concede la cittadinanza romana ai medici stranieri. • III PERIODO (AUREO) Periodo compreso tra l’arrivo a Roma di Asclepiade di Bitinia (91 a.C.) e l’arrivo a Roma di Galeno (169 d.C.). Periodo delle scuole:

a. Metodica b. Pneumatica c. Eclettica • Scuola metodica: anti-ippocratica, solidistica, atomistica

ETRUSCHI (empirismo pratico)

POPOLAZIONI LAZIALI componente autoctona

GRECIA (medicina razionale)

I periodo Medicina autoctona

II periodo Arrivo primi medici

III periodo Scuole mediche Enciclopedisti

Galeno

IV periodo Post-galenico

MEDICINA NELL’ANTICA ROMA

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La Scuola metodica si rifaceva non alla filosofia dei quattro elementi, ma alla filosofia rivale, alla teoria atomistica di Democrito (V-IV sec a.C.) = Gli atomi, i pori, il caso. Esponenti maggiori:

- Ascelpiade di Bitinia (130-40 a.c.): rapporto con il malato svolto cito (senza prolissità), tuto (senza nocumento) iucunde (in modo affabile); - Temisone di Laodicea (allievo di Asclepiade): teoria semplificatrice delle malattie (poroi, status strictus, status laxus, status mixtus); - Tessalo di Lidia (I sec d.C.): detto lo “iatronico” (vincitore dei medici), sosteneva che, essendo la medicina delle scuole un inganno, bastavano solo 6 mesi per formare un medico veramente capace; - Sorano d’Efeso (II sec d.C.): (primo biografo di Ippocrate, lo identifica come asclepiade di 19° generazione) trattato Sulle malattie delle donne (con pionieristica descrizione di posizioni fetali e manovre ostetriche che fanno considerare Sorano come il fondatore dell’ostetricia).

• Scuola pneumatica: Prosecuzione della scuola dogmatica post-ippocratica (umori e pneuma). Ateneo di Attaleia (I sec d.C.):

Ritenuto il fondatore. Considerava lo pneuma come in parte innato ed in parte inspirato. Dalla frizione di questi due pneuma si generava il calore vitale distribuito dalle arterie a tutto il corpo dove, a seconda del grado di raffinazione od impurità veicola diverse funzioni (es. pensiero, produzione del seme, etc.).

• Scuola eclettica: Fondata da Agatino di Sparta nel 90 d.C. dalla fusione dello pneumatismo di Ateneo, del solidismo di Ascelpiade e dell’umoralismo di Ippocrate.

Gli enciclopedisti romani (non medici, ma semplici compilatori) Marco Terenzio Varrone di Rieti (117-26 a.C.): De re rustica. Aulo Cornelio Celso (contemporaneo dell’imp. Augusto): De Medicina (liber 8). Plinio il Vecchio (23 -79 d.C.): Naturalis Historia.

Approdo della medicina greca a Roma: Leggenda: nel 292 a.C. un serpente dal tempio di Epidauro all’isola Tiberina (Asclepio diventa Esculapio). Il primo medico greco a Roma (secondo Plinio il Vecchio) sarebbe stato il poleponnesiaco Arcagato (219 a.C.), esperto in flebotomie, incisioni e cauterizzazioni (malvisto, detto carnifex). Il primo medico greco sicuramente ben accetto è Asclepiade di Bitinia. Giulio Cesare concede ai medici la cittadinanza romana, inizio del pubblico mestiere di medico (esercitato ormai nelle taberneae medicinae o medicatrine). Sotto Ottaviano Augusto, Antonio Musa (discepolo di Temisone) istituisce i “medici Legionari”, che operavano nei valetudinaria (Ospedali dei Legionari). Misure igieniche, terme, ginnastica (mens sana in corpore sano). Temisone di Laodicea grecizza anche il termalismo:

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- il frigidarium accentuava lo spasmo dei pori; - il calidarium facilitava il rilasciamento dei pori; - il tepidarium favoriva l’equilibrio (status mixtus) tra stato strictus e laxus. Medicina romana ormai grecizzata in età imperiale.

Claudio Galeno (130-200 d.C.) Nato a Pergamo, si fermò 5 anni ad Alessandria. Poi giunse a Roma, dove fu medico personale dell’Imperatore Marco Aurelio (cui si dice preparasse personalmente la theriaca) e dei suoi figli Commodo e Sesto. Fondamento culturale:

- Filosofia di Platone; - Logica e biologia di Aristotele; - Clinica di Ippocrate; - Anatomo-fisiologia della scuola Alessandrina; - Esperienza come medico presso la scuola dei gladiatori di Pergamo.

Strutture anatomiche-funzioni-malattie: Funzioni di moto e di senso, reni e separazione delle urine dal sangue, polmoni e meccanica respiratoria; stomaco che attrae gli alimenti, origine dello sperma dal sangue… Nasce il concetto di malattia come diatesi (rottura di equilibrio organico, sia in senso umoralistico che solidistico), donde ad ogni malattia corrisponde la lesione di un organo. Descrive sintomi (epigenemata = effetti visibili della malattia) e detta alcuni quadri patognomonici di processi morbosi. La vascolarizzazione fetale ed adulta: studio dell’origine e della distribuzione del sangue all’interno dell’organismo: alimenti → stomaco (chimo) → intestino (chilo) → vene mesenteriche → vena porta → fegato (trasforma in sangue) → cava chilis (vena cava inferiore che gli antichi credevano originasse dal fegato) → cuore destro (qui il sangue acquista lo spirito vitale, una piccola parte va a nutrire i polmoni ma la parte principale passa al ventricolo sinistro attraverso presunti forellini invisibili nel setto interventricolare. I forellini invisibili furono un’invenzione di Galeno per giustificare la presenza di sangue nel VS che fino ad allora si riteneva contenesse solo pneuma. La struttura dell’organo è finalizzata alla funzione che deve svolgere (stomaco ha una “facoltà digestiva” per natura, teoria delle Facoltà Naturali).

Terapia: terapia naturale (igiene e cure termali); principio dei contraria contraris; medicamenti (ancora oggi si denominano preparati "galenici" quelli da allestire personalmente in farmacia). Chirurgia: interventi vari (plastica del viso con il metodo dello scorrimento detto celsiano; legatura isolata dei vasi, etc.). Disputa con Asclepiade di Bitinia sulla formazione dell’urina. Galeno dimostra, legando gli ureteri di cani e maiali vivi, che questa origina dai reni; Asclepiade sosteneva che si formasse invece nella vescica. La Theriaca o triaca: Panacea composta da oltre 50 ingredienti tra i quali, il più importante e fondamentale era il tritato di vipera (in greco Therion), contro i veleni (VIRUS alla latina) delle malattie (contro-veleno sovrano, secondo una variante eterodossa similia similibus curantur). N.B. La preparazione della teriaca risalirebbe ad Andromaco il Vecchio (medico di Nerone), che l’avrebbe ottenuto modificando il mitridato di Mitridate (Mitridate Eupatore, 132-53 a.C:, re del Ponto e nemico di Roma, che si favoleggiava essere stato reso immune al veleno dei serpenti, tanto che non si poté uccidere se non grazie alla spada di un suo soldato).

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Altri medici da ricordare: Dioscoride di Anazarba (Asia Minore, I sec d.C.): chirurgo e farmacologo greco, medico militare (prestò servizio sotto Nerone), è l’autore del De materia medica (descrisse più di 600 piante mediche, ma anche pomate, minerali, bevande e rimedi magici e fu un eccellente conoscitore di farmacologia).

LA MEDICINA NEL MEDIOEVO (476 -1492)

Aspetti della medicina nel medioevo: ospedali, monachesimo, medicina bizantina, medicina arabo-islamica, scuola medica salernitana, santi protettori, università, pestilenze, ordini cavallereschi, medici famosi. Medicina medievale (periodi): medicina monastica e scolastica. Si interpongono inoltre tra le due la medicina arabo islamica, la medicina bizantina, la scuola medica salernitana, medicina monastica e ospedali, la scuola di Montpellier, le università. SANTI PROTETTORI

San Cosma e San Damiano: gemelli, medici, martirizzati (III sec.), patroni della chirurgia e invocati per la guarigione dei bambini. San Rocco e San Sebastiano: invocati contro la peste. San Giobbe: contro la lebbra. Sant’Apollinare: contro il mal di denti. S. Lucia: contro le malattie degli occhi. Sant’Antonio l’Eremita: contro il Fuoco sacro (ergotismo, da segale cornuta). S. Biagio: contro il mal di gola. S. Caterina d’Alessandria: contro la morte improvvisa. Eulogie: oggetti vicini alle reliquie venerati come amuleti. Archirotipe: icone ritenute dipinte da mani non umane.

LA MEDICINA MONASTICA, IL MONACHESIMO Medicina monastica d’oriente S. Antonio (251-357): eremita poi iniziatore della vita monastica. S. Pacomio: la “Tebaide”, l’infermeria, i ministri degli infermi. Schenute di Atripe: il “Monastero Bianco” nella valle del Nilo e la richiesta di medici.

Sfondo storico: - Alto Medioevo (V-X sec): dalla caduta dell’impero romano d’occidente all’anno 1000.

Odoacre depone Romolo Augustolo. I goti di Alarico (410) e i vandali di Genserico (455) saccheggiano Roma. Giustiniano (imperatore da 527 al 565), il tentativo di renovatio imperii : la “guerra gotica” in Italia tra eserciti bizantini (di Belisario e Narsete) e ostrogoti (di Vitige e Totila). L’Islam.

- Basso Medioevo (XI-XV sec): dalla “fine del mondo” alla scoperta delle Americhe.

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S. Basilio (medico e fondatore della “Basiliade” presso Cesarea): i diversi trattamenti ai monaci malati e ai malati “laici”. Medicina monastica d’occidente S. Benedetto da Norcia (480-547): Il 36° capitolo della Regola:

- l’infermeria (dapprima all’interno, poi alla periferia del convento); - il monacus infirmarius; - l’orto dei semplici; - l’armarium pigmentorium (ripostiglio, anticipatore della farmacia) accanto all’armarium librorum.

Gli ospedali Dai primi luoghi di assistenza agli ospedali:

- ptochie (per i poveri); - gerontochie (per gli anziani); - orfanotrofi o brefotrofi; - xenodochie (per forestieri):

Ogni città ne doveva avere almeno una (Concilio di Nicea, 325); L’utilità riconosciuta ufficialmente (Giustiniano, 551); Necessità di provvedersi di medici (liber diurnus, VII sec).

- diaconie: dapprima in mano a laici, affiancati dai diaconi e dalle diaconesse, con l’obbligo anche di servire gli infermi, poi gestite dal clero.

Si arriva a nosocomi veri e propri (ricovero e cura ammalati). Gli ordini monastici e i monasteri come centro di cultura e di capacità:

- i monaci amanuensi; - l’ortulo (piccolo manuale delle erbe medicinali): - le “scuole”, l’attività anche extra-conventuale, i profitti economici…

I primi divieti che segnano il declino della medicina monastica, poiché fonte di profitti e di distrazione (“scientia inflat”, “monachi ufficium est lugentis, non legentis”):

- Sinodo papale di Clermont (sotto Innocenzo III, 1130): inibisce ai monaci lo studio della medicina; - Concilio di Reims (1131): divieto all’esercizio extraconventuale dell’arte medica e messa al bando di questa come fonte di profitti materiali.

La decadenza della medicina monastica favorisce sempre più lo sviluppo delle scuole laiche: Salerno, Montpellier…

MEDICINA ARABO-ISLAMICA I massimi esponenti:

- Avicenna (980-1031): massimo esponente della medicina araba, l’autore di riferimento insieme a Galeno per tutto il medioevo. Scrisse il Canone (composto da 5 libri, summa di tutto lo scibile medico in quanto coordina tutto il dottrinario medico di Ippocrate, Aristotele e Galeno, aggiungendovi la propria esperienza personale) cui venne attribuito valore dogmatico anche in occidente per tutto il Rinascimento.

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- Annafis (Ibn al-Nafís, 1210-1288): geniale scopritore della piccola circolazione, nega il passaggio del sangue attraverso i “forami invisibili” del setto interventricolare (ma le sue opere vennero “scoperte” solo nel 1924 nella biblioteca di Stato di Berlino). - Albucasis (1040-1106) : massimo chirurgo arabo, si basa molto sulla Chirurgia di Paolo d’Egina.

Altri: grandi medici (Maiomonides, Giuannizzius, Rhazes…) e grandi commentatori di Aristotele (Averroè…).

SCUOLA MEDICA SALERNITANA La leggenda delle origini. Creatura tetragenita (4 maestri):

1. Helinus (o Eliseo): ebreo, rabbino apolide: 2. Pontus: greco-bizantino; 3. Adela (o Abdullah di Aleppo): saraceno; 4. Salernus: maestro indigeno? nobile patrizio romano discendente dei Flavii?.

I Periodo (o pre-costantiniano): dalle origini all’anno 1000 Nasce la prima scuola di medicina a carattere eclettico, laica, aperta a uomini e donne. Gli esponenti:

- Garioponto : Passionarius (riassunto della medicina galenica e bizantina); - Alfano I (prima medico, poi arcivescovo): De quattuor humoribus corporis humani e Tractatus de pulsibus; - Petroncello: Practica; - Trotula, la “quasi magistra”: De mulierum passionibus ante, in et post partum.

II Periodo (massimo splendore): dall’arrivo di Costantino l’Africano (circa 1077) al 1300 Sintesi tra la medicina ippocratica-galenica e quella arabo-islamica. Necessità del superamento di un esame per l’esercizio della medicina (Ruggero II, 1134): pena il carcere e la confisca dei beni (l’obbligo sembra non valesse per gli esponenti della scuola medica salernitana). Necessità dello studio di Logica (3 anni) poi obbligo di 5 anni di studi medici + 1 anno di tirocinio + frequenza per i chirurghi di lezioni di anatomia e un’autopsia ogni cinque anni, quindi licenza “professionale” solo dopo superamento di esame pubblico presso una Commissione costituita da medici salernitani (Federico II, decreto del 1224). Principale opera scritta: Flos Medicinae Salerni (o Regimen sanitatis salernitanum). Aspetti peculiari: uroscopia (es. Regulae urinarum), ispezione dell’urina posta in una matula (contenitore di vetro a forma di vescica) e suddivisione, dal basso in alto in quattro sezioni:

- Il “fondo” (corrispondente agli organi inferiori, tra cui il rene); - La “sostanza” o “corpo” (= membra nutritionis, tra cui il fegato); - La “superficie” (= membra spiritualia, come cuore e polmoni); - La “corona” o “circolo” (membra animata,tra cui cervello).

III Periodo (o di decadenza) tra il 1300 e il 1811 Il declino iniziato con la fondazione della Università di Napoli progredisce sino alla chiusura formale della scuola medica salernitana nel 1811 (decreto di Gioacchino Murat).

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LE UNIVERSITÀ (XII-XIV SEC.)

I primi due modelli di Universitas:

- BOLOGNA (e poi Padova per separazione): predominio autonomistico-corporativo degli allievi; - PARIGI (come Montpellier): predominio autonomistico-corporativo dei docenti.

Figure: - Studenti; - Rettore; - Docenti (“ius promovendi”); - Baccalare (o Bacceliere); - Lectores (Lettori); - Doctores: licentia + conventatio = Laurea = Titolo dottorale (+ eventuale licentia ubique docendi = Doctores legentes - Doctores non legentes); - Nella Costitutione Habita si ritrovano le tre denominazioni di:

- Professores (Professori); - Domini; - Magistri (Maestri).

La più diffusa rimase però quella di Doctores. L’ingresso della Medicina nelle Università

Taddeo degli Alderotti (1223-1295): Nasce a Firenze, insegna a Bologna dal 1260. Autore tra l'altro dei Consilia medicinalia, in cui inizia un genere letterario nuovo, mettendo per iscritto da casi concreti o tipici, con riferimento alla persone, alle loro condizioni sociali e professionali, al quadro clinico-anamnestico, alle terapie prescritte. Nuovo insegnamento universitario della clinica medica (il cosiddetto Motus de cognitis ad incognita):

- lectio o expositio (lettura di un passo tratto da un testo autorevole: es. L’Articella galenica o il Canone di Avicenna); - questiones o extravagantes sull’argomento principale, affrontato con riferimento alle quattro cause aristoteliche:

1°. Causa materiale (materia della trattazione); 2°. Causa formale (forma espositiva); 3°. Causa efficiente (l’autore dell’opera); 4°. Causa finale (fine o scopo dell’argomento prescelto).

- dubia; - disputatio; - solutio.

Sfondo storico: Chiesa- comune – Impero. Elemento anticipatore: la scuola medica di Salerno (primi regolamenti a sfondo didattico); istituzione dell’esame di Stato (Ruggero, Re di Sicilia, 1140); gli editti del 1224 e 1240 di Federico II sulla medicina.

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La bolla papale dum Sollicite di Giovanni XXII, 18 febbraio 1321 regola l’insegnamento della medicina:

Durata studio (7 o 5 anni, a seconda della conoscenza della filosofia e della logica); Programmi: obbligo di far riferimento ai libri di testo di Bologna e Parigi; Insegnamento di medicina articolato in due settori:

- medicina teorica: lettura dei testi di Ippocrate, Galeno ed alcuni autori arabi (verso la fine del XV sec. anche letture sulle piante medicinali); - medicina pratica: raccolta di casi clinici, filosofia e logica.

LE EPIDEMIE DEL MEDIOEVO Dilagare, fluire e refluire di popoli - guerre, carestie, pestilenze - il vertiginoso calo demografico.

Etimologia di alcune parole: - Peste = da peius? (=peggio); pistare (= ammaccare) da cui ab-pistatus (= appestato =pesto dal di dentro) da cui peste = termine omnicomprensivo per le più gravi e più grandi epidemie (tra cui quella nera -bubbonica del 1347, peste del Boccaccio); - Epidemia = epì dèmos = sopra il popolo; - Virus = significato di “secrezione fetida” (secondo Lucrezio) o “fluido velenoso” (secondo Virgilio), veleno.

La lebbra aumenta radicalmente dal VI sec. per raggiungere un tremendo apice nel XIII secolo, per poi sparire misteriosamente nel XVI. Concilio di Lione 585: isolamento dei lebbrosi. Nascono i lebbrosari (lungo le grandi vie commerciali, alle porte della città, lungo i fiumi). Gli ospedali per i lebbrosi e la loro collocazione ( in genere avevano sede fuori delle mura della città, nei sobborghi verso sud o oriente al 3° miglio extraurbano). Conseguenze per i malati di lebbra:

- morte civile (separazione dal mondo dei sani); - le adunatio; - i bordella leprosorum (III Concilio lateranense, di papa Alessandro III nel 1179); - i lebbrosari (XII e XIII sec) e l’Ordine di San Lazzaro di Gerusalemme.

Gentile da Foligno: Studiò a Bologna sotto la guida di Taddeo degli Alderotti, fu poi chiamato a Siena e successivamente a Perugia (forse anche a Padova).

Dati sulla popolazione: ITALIA EUROPA

Inizi era cristiana 7,4 milioni 32,8 milioni 500 d.C. 4 milioni 27,5 milioni 650 d.C. 2,5 milioni 18 milioni N.B. in Italia la popolazione si riduce ad 1/3

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Morto di Peste nel 1348, dopo aver completato il libro Consilium de Peste in cui forniva consigli di profilassi e terapia per questa malattia. Altre sue opere: Commento al canone di Avicenna, Tractatus de redactione medicinarum, etc.

L’ETÀ MODERNA

LA SIFILIDE Scoperta dell’America (prime terre del Catai e Cipango?). Il 4 marzo 1493 torna a Barcellona la Niña. Haiti Ruy Diaz de Isla: Tractado contra el mal serpentino, que volgarmente en Espana es llamado bubas (1493). El mal serpentino = ulcera rodens + bubas. El mal de Hispaniola (La Spagnola = Haiti): Bartolomeo de Las Casas, missionario domenicano e la sua Brevissima relacion de la destruycion de las Indias (Madrid 1542). L’esercito Spagnolo di Gonzalo de Cordoba contro Carlo VIII (1495): “mal francese”, “mal spagnolo”, “mal napoletano”. Viene avviata l’unificazione treponemica del mondo. Altri nomi: “morbo ispano”, “mal franzese”, “mal de Naples”, “mal dei tedeschi”, “mal dei polacchi”, “mal dei cristiani”. La “nuova peste” - male del secolo (≅20 milioni di morti in Europa).

I primi mutamenti nel basso medioevo: - Gli occidentali cominciano ad usare gli occhiali (intorno 1200); - Polvere da sparo (intorno al 1300); - Invenzione della Stampa (metà XV sec); - Costantinopoli conquistata dai Turchi (1453); - Libero mercato ed economia monetaria in Europa; - Colombo scopre l’America (1492); - I Portoghesi scoprono le vie marittime dell’India (1498). Le metafore e i paradigmi delle grandi malattie: Lebbra (Alto medioevo): emarginazione sociale e morte civile; Peste (Basso Medioevo): paura di morire e morte fisica; Sifilide (Rinascimento): malattia peccaminosa e vergognosa.

Particolarità: Un mondo nuovo (l’unificazione microbica del mondo). Un corpo nuovo (la “rivoluzione anatomica”). Un chirurgo nuovo. Un ospedale nuovo. Un nuovo modo di interpretare le malattie. Una malattia nuova: la sifilide.

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La sifilide nel Rinascimento è vista come male che “bolla” Da acuta a subacuta a cronica, da epidemica a endemica. La scoperta reciproca (mutuo “descrubimiento”) e lo “sconquasso” immunologico da conquista. Il vaiolo “al seguito” delle truppe di Hernan Cortes (1458-1547) al nord e di Francisco Pizarro (1475-1541) a sud: da Haiti (1518), al Messico e Guatemala degli Atzechi, al Perù (1522) degli Indios. Porta allo spopolamento del subcontinente amerindio. Girolamo Fracastoro (1478 - 1553) Medico veronese, lettore a Padova. Umanista e scienziato, amico di Copernico. Le sue opere principali:

- Il poema Syphilis sive de morbo gallico (1530); - De contagione et contagiosis morbis (1546).

Sintesi della dottrina fracastoriana (eziopatogenesi atomistica): - Ipotesi di lavoro: cos'è il contagio e come si possono trasmettere le malattie? - Generazione spontanea: Corpi viventi; - Atomismo: Piccoli corpi con capacità vitale di Materia peccans, i Seminaria morbi che si diffondono per perspiratio insensibilis. - Fomites: Portatori sani o ammalati, N.B. Individua la possibilità di portatori sani; - Fenomeno della attrazione (simpatia) e repulsione (antipatia) delle cose; - Contagio: diretto (da corpo a corpo), indiretto (da oggetto intermedio), a distanza (attraverso l'aria).

Fracastoro e la sifilide Proprio alla fine del '400 fece la sua comparsa in Occidente una malattia, la cui gravità era molto superiore a quella odierna: la sifilide. La colpa fu ascritta ai soldati mercenari di Carlo VIII di Francia, tra i quali vi erano alcuni reduci delle imprese di Cristoforo Colombo, che forse avevano contratto la malattia presso le amerindie. Il popolo la chiamò subito "mal francioso", ma anche "mal de Naples", essendosi i primi casi verificati a Napoli, durante l'occupazione francese. La questione della reale origine della sifilide non è stata ancora completamente risolta, anche se gli studiosi sembrano ormai avere le idee piuttosto chiare. Le cose potrebbero essere andate in due modi. La sifilide, che già esisteva allo stato endemico nel Nuovo Mondo, sarebbe stata importata dai marinai di Colombo reduci dalla prima spedizione, oltre che dalle belle indiane trasportate poi come merce rara nel Vecchio Continente (teoria americanista). Altri sostengono invece che la sifilide sarebbe esistita in Europa già prima della scoperta dell'America. Le furiose epidemie del XVI secolo non sarebbero state altro che la riaccensione occasionale della malattia, per motivi sconosciuti (teoria pre-colombiana). Ma bisogna far subito una precisazione. Al tempo di Colombo la sifilide non si chiamava così. Questo nome le verrà dato oltre trent'anni dopo (esattamente nel 1530) dal medico-filosofo-poeta veronese Gerolamo Fracastoro (1478-1553), che nei suoi tre libri Syphilis sive de morbo gallico descrive gli aspetti clinici di una malattia a suo avviso "portata da empie guerre dei Galli". Per essa conia il termine di sifilide prendendo come spunto il mito del pastorello Sifilo,

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che per aver offeso Apollo fu da questi punito con quella terribile malattia che ricopriva tutto il corpo di ulcere. Per almeno due secoli venne unanimemente addebitata ai "selvaggi" delle Indie Occidentali l'intera responsabilità del terribile morbo. Poi alcuni cominciarono a sostenere, sulla base di incerti riferimenti letterari, che la sifilide già esisteva presso gli Assiri, gli Egizi, i Greci e i Romani; e ammettevano solo che negli ultimi tempi essa aveva subìto una netta recrudescenza. In breve, si può dire che la soluzione del problema è stata spostata dalle contorte speculazioni letterarie dei secoli scorsi alla più obiettiva ricerca storico-paleopatologica, che si avvale delle moderne tecniche di biochimica, di citologia e di microscopia elettronica. In base a queste ricerche, nei paesi del Mediterranei non è stata sinora mai rilevata alcuna traccia sicura della malattia negli oltre 25.000 scheletri e mummie (Egitto, Sudan) esaminati, né nelle decine di migliaia di scheletri preistorici, antichi e medioevali studiati allo scopo in Europa e in Asia Minore. Al contrario, tali indagini hanno rivelato segni di sifilide (o di altre malattie da treponemi) in campioni ossei provenienti dalle seguenti aree: Argentina, Perù, Guatemala, Messico, Arizona, New Mexico, Tennessee, Kentucky, Ohio, Texas, Oklahoma, Florida, Antille. Si ricordano in particolare i segni di lue in due reperti nel cranio e nelle ossa lunghe di un bambino di 14 anni vissuto nelle Isole Marianne (Oceania) intorno al IX secolo (datazione con C14). Tutto lascerebbe quindi pensare che la sifilide sia stata realmente importata dal Nuovo Mondo, dove esisteva allo stato endemico già prima della scoperta di Colombo.

Philipp Theophrastus Baumbast von Hohenheim (1493-1541) = AUREOLO PARACELSO, Il “Lutero della Medicina” Nato in Svizzera (a Teufelsbruche = “ponte del diavolo”), figlio di farmacista, seguì il padre in Corizia (terra di minatori e metalli). Si laurea a Ferrara. Si scaglia contro le scuole dogmatiche (rogo delle opere di Galeno ed Avicenna: Basilea 24 giugno 1527). “Lutherus medicorum” e medico “piromane”. Stimola enormemente lo studio pratico della chimica: introduce il “laudabile medicamentum” (laudano), tintura a base di oppio per lenire i dolori (medico municipale a Basilea, dopo la cura di Frebonio, l’editore di Erasmo da Rotterdam). Nuovi orientamenti nell’interpretazione delle malattie. Opere: Paragranum (1530), Paramirum (1531) Opera omnia (1575). Sintesi della dottrina paracelsiana (eziopatogenesi chimica):

- Macrocosmo, Microcosmo e Teoria della Segnatura = principio di similarità (similia similibus curantur) tra piante, animali e minerali (dalla natura provengono i rimedi); - Misterium magnum = uomo composto da zolfo- sale -mercurio, con ciascun elemento dotato di una vitalità individuale; - Archeo: principio attivo vivificatore della materia inerte, insito nello stomaco; - Mumia: attività vitale generale nell'organismo, guaritrice; - Quattro pilastri: similia similibus curantur, virtù del medico, alchimia, chirurgia; - L’uomo medico e il grande libro della natura (il grande “ laboratorio” della natura); - l’alchimista; - la materia “terrosa” che diventa “gassosa”;

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- l’antimonio: la “stella d’antimonio”, il “tartaro emetico” o “tartrato doppio di antimonio e potassio” il tartaro “stibiato” che diviene “stigiato” per i detrattori e il “piombo sacro dei saggi” per i fautori; - Nome all’alcohol, spirito di vino; - Opodeldoch, balsamo antireumatico, ancora in uso; - i veleni che “sedimentano”; - i farmaci che evaporano, cristallizzando in forma pura (dal “caos” al “gas”); - spagyrica (spàgo = estraggo; aghèiro = raccolgo).

Ambroyse Parè (1509-1590) Il più grande chirurgo del rinascimento. Nasce a Laval (1509). A 13 anni apprende da un barbiere-chirurgo, a 19 anni è chirurgo residente (Hotel Dieu di Parigi). Nel 1535 scende con le armate francesi in Italia. Un nuovo modo di trattare le ferite da archibugio: non olio bollente ma un topico “digestivo” a base di giallo d’uovo, miele rosato e trementina. Un nuovo modo di procedere alle amputazioni: la legatura del moncone e non cauterizzazione. Si congeda come chirurgo di veste lunga e diviene “primier chirugien du Roi”. Pubblica le “Opere complete” (Parigi, 1575). Altri medici famosi rinascimentali Gaspare Tagliacozzi (1546-1549): chirurgia plastica (rinoplastica). Pietro Franco: ideazione della prima forma di forcipe (1756). Girolamo Mercuriale: De morbis puerorum (1583). Felice Platter (1536-1614): prima classificazione delle malattie mentali in:

- Debolezza mentale; - Alienazione; - Sospensione di conoscenza coscienza.

Filippo Ingrassia (1510-1580): medicina legale nell’ambito della polizia sanitaria. GLI OSPEDALI NEL RINASCIMENTO

Un nuovo ospedale (la “fabbrica della salute” con chirurghi fisici e fisici chirurghi). Gli ospedali rinascimentali a crociera. Superamento dell’ospedaliero “sistema della carità” medioevale: dalla carità assistenziale (“cura”) all’assistenza curativa (“terapia”). Nelle corsie si aggira una figura nuova, quella del chirurgo (una coppia di chirurghi e medici fisici per braccio, altri due per il “mal franzese”):

- trattamento di “aposteme” (tumori purulenti e ascessi); - “punzioni” di globi vescicali; - “sbrecciature delle parti di sotto”; - suture, contenzione fratture…

“Il medico (o chirurgo) cura, ma solo Dio guarisce”. Negli ospedali due bracci per le malattie che cominciano per “f” (febbri, causa interna) e gli altri per quelle che cominciano sempre per “f” (ferite e fratture, causa esterna). Tipi di ospedale:

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- Ospedale maggiore per “acuti” (pronto soccorso e cure intensive); - Ospedale minore per “cronici” e per i principali bisogni del tempo (marginalità legata alla follia, fanciullezza abbandonata…); - Ospedale degli “incurabili” per “luetici”: malattie dermo-sifilopatiche e medicina “esterna” (anche chirurgia “medicamentaria” e non “ferramentaria”).

LA NASCITA DELL’ANATOMIA UMANA

Nel medioevo divieto pressoché universale di sezionare i cadaveri.

• Il decreto di papa Bonifacio VII (settembre 1299): divieto di far bollire i cadaveri per ricavarne gli scheletri. Curiosità: le vicissitudini del cadavere di Luigi IX, “il Santo” morto 30 anni prima a Tunisi.

• La prima autopsia “autorizzata”: Bologna 15 gennaio 1302, per motivi medico-legali, da parte di due “medici fisici” e due “medici chirurghi” sul cadavere di un tale Azzolino (avvelenato?).

• Le prime autopsie: a Perugia si ha notizia di autopsie praticate a partire dal 1348. • La Bolla di Sisto IV (1472): la De cadaverum sectionae, Bolla che permetteva la pratica

settoria (per altro mai ritrovata!). Le dissezioni avvenivano normalmente in inverno (“sub Jove frigido”), prevalentemente durante quaresima. Figure presenti:

- “lettore”: commentava dalla cattedra i testi autorevoli; - “incisore”: sezionava il cadavere; - “ostentore”: mostrava gli organi espiantati.

Mondino de’ Liuzzi (Bologna 1276 ca. - Bologna 1326) Conseguì la laurea dottorale in medicina nel 1290. Lettore pubblico all'Università di Bologna, eseguì diverse dissezioni anatomiche, nel 1315 sicuramente su cadaveri umani. Nel 1316 scrisse il suo “trattato” Anathomia, piuttosto un manuale di tecnica settoria (resterà in uso per oltre due secoli). Mondino in cattedra coadiuvato dal settore. Nell’Anathomia suddivisione in giorni della dissezione:

I. membra nutritiva; II. membra spiritualia; III. membra animata; IV. arti.

Antonio Benivieni (1443-1502)

Precedenti: • Ippocrate (animali); • Aristotele (animali); • Erofilo ed Erasistrato di Alessandria, IV sec a.C. (prime dissezioni certe su cadaveri); • Galeno II sec d.C. ( i gladiatori, i soldati, i cani e le scimmie).

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Autore della raccolta De Abditis nunnullis et mirandis morborum ac sanatorium causis (1507). Anticipatore dell’anatomia patologica del Morgagni, descrive l’evoluzione del processo morboso durante il periodo precedente al decesso.

Alessandro Benedetti (1455-1525) Allievo del Benivieni, fa costruire il teatro anatomico di Padova nel 1490. Berengario da Carpi (1460-1530) (Da chirurgo a medico) Cattedra di Chirurgia e anatomia a Bologna. Compendio di anatomia, Commentaria super Anatomia Mundini, Bologna 1521 (raffronto tra pratica settoria esercitata sul cadavere e chirurgia anatomica esercitata sul vivente): nasce la scienza anatomica umana. Tavole con rappresentazione dello “scheletro articolato” con le figure inserite nel paesaggio o nell’ambiente di vita (Anatomia animata).

Andrea Vesalio: un nuovo modo di fare anatomia (Da medico a chirurgo) Nasce a Bruxelles nel 1514. Frequenta le Università di Louvain, Parigi e Padova (explicator chirurgiae = incarico di leggere anatomia e di praticare sezioni cadaveriche). Laurea in Medicina a Padova (1537) e nomina a direttore del dipartimento di Chirurgia e Anatomia. Confuterà Galeno in oltre 200 punti. Dall’anatomia comparativa all’anatomia chirurgica (un “corpo nuovo”). Opere:

- Tabulae anatomiche (1538), con illustrazioni di Jan Stephan van Calcar (collaboratore di Tiziano); - De humani corporis fabrica. liber septem, noto anche come Fabrica (1543): opera rivoluzionaria nel soggetto, di settecento pagine, elegante per composizione grafica (copertina in pergamena, oltre 200 illustrazioni con figurine dipinte a mano, formato 42x28 cm e rilegatura in velluto di seta). Edito a Basilea da Johannes Oporinus, insigne professore e soprattutto eccelso tipografo per la stampa di xilografie. Suddivisione:

- Libro I: ossa e articolazioni; - Libro II: muscoli; - Libro III: vene e arterie; - Libro IV: midollo spinale e sistema nervoso periferico; - Libro V: tubo digerente e apparato uro-genitale; - Libro VI: organi endotoracici; - Libro VII: cervello e organi di senso.

Diviene uno dei medici personali di Carlo V, imperatore del Sacro Romano Impero (incarico ricoperto dal 1544 al 1556), poi alle dipendenze di Filippo II re di Spagna. Muore nel 1564 sulla via del ritorno da un “misterioso” pellegrinaggio a Gerusalemme.

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IL 1600: LA “RIVOLUZIONE SCIENTIFICA”

Nasce la scienza medica moderna:

• Superamento della concezione medioevale; • Metodo sperimentale galileiano; • Esperimento = tentativo di riprodurre artificialmente il fenomeno naturale; • Dalle valutazioni qualitative a quelle quantitative.

DOTTRINARIO: Empirismo: trae le spiegazioni dall’osservazione e dal ragionamento induttivo. Francesco Bacone (1561-1626) e metodo sperimentale (elementi anticipatori già in Ruggero Bacone, 1214-1294). Razionalismo: ragionamento come unico modo per risolvere il dubbio generato dall’osservazione. Renato Decartes (detto Cartesio) 1596-1650) e il Discorso sul metodo (metodo deduttivo, “cogito ergo sum”). Sensazioni → nervi → ghiandola pineale (sede dell’anima intelligente, senziente) → cervello (spirito animale, irradiato dai ventricoli tramite i nervi). Il metodo sperimentale galileiano: “sensate esperienze” e “necessarie dimostrazioni”. Indagini anatomo-funzionali e fisiopatologiche:

- Iatromeccanica: funzione ricondotta a principi meccanicistici e matematici (Giovanni Alfonso Borrelli, Lorenzo Bellini...), di ispirazione galileiana. - Iatrochimica: funzione ricondotta a principi chimici (Giovan Battista van Helmont, Francesco de la Boe detto Silvius, Thomas Willis…) d’ispirazione paracelsiana.

Galileo Galilei (1564-1642): Nasce a Pisa (dove nel 1583 fece la famosa osservazione sul moto oscillatorio della lampada del Duomo), insegna matematica a Padova (dove nel 1606 inventò il cannocchiale) e quindi a Pisa. Processato da parte della Chiesa dopo l’abiura finì col ritirarsi nella sua villa di Arcetri, dove morì cieco. Dal “perché” (aristotelico) al “come” (democriteo).

Principali avvenimenti: La “rivoluzione scientifica” e la nascita delle “Accademie”. Microscopia e nuovi strumenti. I primi microrganismi. La scoperta della circolazione sanguigna. L’anatomia microscopica. La scoperta della genesi acarica della scabbia.

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L’esperimento alla base della scienza: l’osservazione e misurazione (la matematica e gli strumenti di misura), la scoperta e l’invenzione. Il cannocchiale o perspicillum (Sidereus nuncius: dimostrazione della validità del sistema tolemaico eliocentrico) e il “microscopio”. Forse fu Francesco Stelluti (1577-1652), un suo allievo che pubblicò insieme a Federico Cesi (1585-1630) la Melissographia o Appiarium, a chiamare lo strumento “microscopio” (secondo alcuni chi inventò il microscopio fu l'olandese Jensen): l’organismo umano come una macchina e gli organi come minute macchine. L’amicizia con Federico Cesi (l’Accademia dei Lincei).

Giovanni Alfonso Borelli (Napoli 1608 - Roma 1679) Incerta la sua laurea in Medicina. Universalmente considerato il fondatore della scuola iatromeccanica. Si dedicò per tutta la vita allo studio e alla applicazione della matematica ai più importanti problemi di biologia e di anatomia. La sua opera principale: De motu animalium (Roma, 1680-81). Fu maestro ed amico del Malpighi, che conobbe a Pisa. Assertore della fermentazione per spiegare le secrezioni e dell’esistenza di succus nerveus per spiegare perché gli stimoli si propagano dai nervi ai muscoli.

I NUOVI STRUMENTI

(“Omnia in mensura pondere”) La matematica, la misurazione dell'esperimento, gli strumenti.

Santorio Santorio (1561-1636) Nato a Capodistria (l’istriano itinerante). Si laureò a Padova. Si trasferì poi in Polonia alla corte di re Massimiliano. Ottenne la cattedra di medicina teorica a Padova, ma nel 1602 rinunziò alla carriera accademica per dedicarsi alla pratica della medicina. Autore di Methodus vitandorum errorum omnium qui in arte medica contiquunt (1603) e De statica medicina (1614). Contribuisce o procede alla realizzazione dei principali strumenti del tempo:

- La stadera (bilancia di Sartorio): il primo tentativo di determinazione di quello che sarà il metabolismo basale; - Il termoscopio: precursore ad acqua del termometro, con contrassegnata una rudimentale scala graduata; - Il pulsilogio: misura delle pulsazioni basata sul sincronismo del pendolo. Nel 1631 Santorio Santorio scriveva: “Al fine di avere una buona e rapida informazione, ho inventato uno strumento (pulsilogio) con il quale posso misurare, osservare e commemorare i battiti e le pause delle arterie a confronto con quelli del giorno precedente. Il pulsilogio ci dice a quale giorno ed a quale ora il polso del paziente varia dallo stato normale”. - Il trequarti; - Il “bagno perpetuo”; - Il “letto adatto a molti usi”.

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Antony van Leeuwenoeck (1632-1723) (Si pronuncia “Liiu ven och”) Autodidatta e costruttore di microscopi (a unica lente) e il suo contributo alla scienza. Nel 1637 Regnier de Graaf (medico ed anatomista, lo stesso che scoprì la corticale dell’ovaia, dove sono immagazzinate le cellule-uovo) segnala nella lettera 18 (diciassette pagine e mezzo) al segretario della Royal Society di Londra, Henry Oldenburg, l’allestimento del microscopio fatto dal “collega” olandese Antony van Leeuwenhoek e le sue strabilianti osservazioni. Successivo primo articolo di Leeuwenhoek sulla rivista Philosophical Transactions”:

- descrizione della comune muffa; - descrizione dell’occhio, del pungiglione e della bocca di un’ape.

Visse 91 anni di cui 50 come membro onorario della Royal Society. La storia delle 120.000 ore di “tempo libero”. Esperienze:

- Osservazioni sull'acqua piovana stagnante (i “minuscoli animaletti”, inclusa probabilmente la spirogyra, alga verde cariofita) l'acqua e il pepe macinato (i batteri?); - La lettera 39: la saliva, la placca prelevata dai suoi denti incisivi, il caffé bollente; - La lingua e la febbre; - Escrementi propri, di piccione, di mucca e di cavallo (il “contenuto batterico”); - Globuli Rossi; - Gli spermatozoi; - Descrizione di protisti incluso probabilmente la Vorticella ciliata.

Riflessione: perché altri scienziati già dotati di microscopi, anche più sofisticati, non erano riusciti a discernere l'esistenza di creature invisibili ad occhio nudo?

Seguito: - Marc von Plenciz (1750-1781) dichiara che le malattie infettive sono dovute ai piccoli microbi scoperti da Leeuwenhoeck. - Agostino Bassi (1773-1836): la malattia dei bachi a seta come dovuta a microrganismi. - Robert Koch e Louis Pasteur (seconda metà del XIX sec.): microrganismi e patologie umane.

Il microscopio Il primo microscopio: l’occhialino ad opera di Galileo, del suo allievo Francesco Stelluti (1577-1652) o degli olandesi Jenssen? La costruzione dei primi microscopi ottici risale alla fine del XVI secolo; per quanto già in epoca romana prima e medioevale poi fosse noto e praticato l'uso delle lenti per scopi commerciali ed oculistici. I più antichi documenti che trattano della fabbricazione di tali strumenti, infatti, fanno risalire al 1590 circa l'invenzione del microscopio ottico composto (M.O.C.) ad opera di due occhialai olandesi vissuti tra il XVI secolo e l'inizio del XVII: Hans e Zacharias Janssen (padre e figlio secondo alcuni, fratelli secondo altri). I primitivi strumenti degli Janssen, ottenuti unendo più lenti all'interno di un tubo fisso, poggiato su un treppiede, erano capaci di ingrandire un oggetto fino a trenta volte. Successive modifiche, apportate alle strutture accessorie spesso dagli stessi ricercatori che utilizzavano lo strumento, ne migliorarono le prestazioni. La MICROSCOPIA ELETTRONICA

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Il limite di risoluzione del M.O.C, di 1000 volte (elevando quindi di 1.000.000 di volte il limite di risoluzione dell'occhio umano).

La teoria cellulare La cellula è l'unità morfo-funzionale costitutiva di tutti gli esseri viventi. E' stata descritta e raffigurata per la prima volta dallo scienziato inglese rinascimentale Robert Hooke (1635-1730) che, con l'aiuto del microscopio, rilevò in un pezzo di sughero dei piccoli compartimenti che chiamò “cellule”. Ma anche Marco Aurelio Severino aveva affermato (1645) come unica era la struttura base degli organismi animali e vegetali. Si deve a Marcello Malpighi l'intuizione che, essendo tutti i vegetali costituiti da un insieme di minute cellette (1674), alla base di ogni organismo vivente doveva esservi un'analoga struttura. Saranno poi Mathias Schleuden (1808-1881) e Theodor Schwann (1810-1883) a fondare la dottrina della cellula come elemento fondamentale per lo sviluppo degli organismi sia animali che vegetali, ponendo così definitivamente le basi della biologia moderna.

LA CIRCOLAZIONE SANGUIGNA

Miguel Serveto Impareggiabile conoscitore degli scritti di Galeno, spagnolo arso al rogo come eretico (considerazioni sulla Trinità e significato del battesimo) nei dintorni di Ginevra nel 1553. Autore della Christianismi restitutio (1546):

- Anima - vita - sangue; - Parla del cuore, dei vasi sanguigni polmonare e del mescolamento con il pneuma e, oltre a confermare le precedenti osservazioni di Galeno, evidenzia come l’arteria polmonare fosse troppo grossa per limitarsi a fungere da vaso conduttore solo del sangue destinato alla nutrizione del polmone e ritiene che attraverso un così grosso vaso era tutto il sangue del corpo a defluire nei polmoni, i quali dovevano pertanto esercitare sul sangue stesso una funzione modificatrice. - Respinge l’idea dell’esistenza di un foro nel setto cardiaco; - Prospetta l’idea del circolo polmonare e della sua funzione sul sangue :

Antefatti: Egizi, Greci, Antichi romani: il battito cardiaco, la vita , le arterie vuote dei cadaveri, il sangue, il cuore e lo “spirito vitale”, il fegato come presunto organo produttore di sangue. Galeno (metà II Sec d.C.):

- Il cuore è una massa muscolare che pompa sangue; - Le arterie contengono sangue e non aria; - Il sangue transita dalla parte destra del cuore ai polmoni e di qui al ventricolo sinistro (ma non tutto!); - Il fegato non solo genera il sangue ma lo pompa anche nelle restanti parti.

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Realdo Colombo (cremonese, 1500-1559) Nel De re anatomica (postuma, 1559):

- Conferma l’esistenza della “piccola” circolazione polmonare (VD → ”arteria venosa” → polmoni → “vena arteriosa” → AS→ VS); - Individua le valvole cardiache; - Descrive la fase di contrazione e rilasciamento dei ventricoli; - Individua come la vena polmonare non trasportasse aria ma solo sangue.

Andrea Cesalpino (aretino 1524-1603) Quaestiones peripateticae:

- Il cuore e non il fegato è il centro del movimento del sangue (“Come i rivi prendono acqua dalla fonte, così le arterie e le vene lo fanno dal cuore”); - Descrive il “ fenomeno del laccio” (Roma 1593) sulle vene superficiali degli arti: è la prova della circolazione centripeta e non centrifuga (“Infatti quando si impedisce il passaggio si gonfiano i rivoli in quella parte in cui sogliono fluire”, l’esempio del fiume Eurito e delle sue due opposte correnti). - Dimostra l’errore della vena cava (erroneamente considerata vaso grande che trasporta il sangue dal cuore).

Girolamo Fabrizio d’Acquapendente (1537-1619 Successore di Realdo Colombo a Padova e maestro di Harvey. De venarum ostioliis: scopre le valvole venose anche se ne interpreta erroneamente la funzione. Inoltre descrive la “Borsa di Fabrizio” negli uccelli. William Harvey (1578 - 1657) Nato a Folkestone, vicino Dover (Inghilterra). Studiò a Padova dal 1598 al 1602 dove fu allievo di Fabrizio d'Acquapendente: da lui apprese il metodo sperimentale galileiano che gli permise di giungere alla scoperta della circolazione. Nel 1628 pubblica Exercitatio anatomica de motu cordis et sanguinis in animalibus in seguito universalmente noto come De motu cordis (72 pagine in 17 capitoli): scoperta della circolazione del sangue. Questa poté essere universalmente acquisita soltanto dopo che il Malpighi dimostrò la presenza e la funzione dei capillari sanguigni e li sostituì alle ambigue e inesistenti porositates carnis che Harvey aveva ipotizzato per collegare il sistema arterioso a quello venoso. Al concetto di circolazione, introdotto da Harvey avrebbero contribuito, oltre ai risultati delle prove del laccio stretto su arterie e vene:

- Lo studio di animali a sangue freddo con attività cardiaca rallentata; - Le riflessioni che lo indussero al calcolo della gittata cardiaca; - L’esperimento su serpenti vivi: il clampaggio dell’unica vena che porta il sangue al cuore o dell’aorta; - Le considerazioni sulla conformazione delle valvole.

De motu cordis: - Anatomia di auricole, ventricoli e vasi sanguigni del cuore; - Valvole afferenti ed efferenti rispetto alle camere cardiache; - Il cuore come pompa

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- Differenziazione delle contrazioni atriali e ventricolari (le prime precedono le seconde); - Dinamica della circolazione polmonare; - Il sangue è sempre lo stesso e perciò deve circolare ed il cuore è una pompa che funziona per forza muscolare; - Introduzione dei termini porositates e carnis porositates: il suo “circolo” anatomico rimane “aperto” perché ammette “Non sono mai riuscito a rintracciare alcuna connessione tra le arterie e le vene per mezzo di una diretta anastomosi dei loro orifizi”.

NASCITA DELL’ANATOMIA MICROSCOPICA

Marcello Malpighi (1628- 1694), Nato a Crevalcore (BO) Le sue scoperte “di poco conto”, come le definirono P. Mini e G. Sbaraglia, professori dell’Università di Bologna determinarono la nascita dell’anatomia microscopica. Esperienze:

- I polmoni costituiti da piccole sacche d’aria, terminali dei bronchioli; - Tra le arterie e le venule esistono i capillari: si chiude il “circolo” che Harvey aveva lasciato incompleto (studiati nel mesentere di rana); - I glomeruli del Malpighi (rene); - Lo strato reticolare del Malpighi (lingua); - Struttura a grappolo del fegato (struttura lobulare).

Francesco Redi (1627-1697) Nega la generazione spontanea di Aristotele, almeno limitatamente ai vermi della carne, adottando il metodo sperimentale (prove sperimentali: carne esposta o non esposta all’aria, individuazione nei vermi la fase larvale dalle uova deposte dalla mosca carnaria). Osservazioni intorno agli animali viventi che si trovano negli animali viventi (1684): nasce la PARASSITOLOGIA, un duro colpo alla dottrina umorale

Diacinto Cestoni (1637-1718) e Giovanni Cosimo Bonomo (1666-1696) Speziale il primo, medico il secondo. Scoperta dell’ eziologia della Scabbia: è dovuta ad un parassita, chiamato "acaro della scabbia" (e non ad un pellicello nato spontaneamente sotto la cute in seguito a corruzione degli umori). Lettera informativa a Redi da parte di Bonomo e corrispondenza esclusiva con Cestoni da parte di Redi.

ALTRI PROGRESSI DELLA MEDICINA NEL XVII

Ostetricia: diffusione de forcipe Già Pietro Franco nel 1576 aveva ideato uno strumento a tre valve per estrarre la testa del feto. Ora realizzato nella sua forma a forcipe incrociato dagli inglesi Pietro ed Ugo Chamberlen. Vicissitudini della scoperta del forcipe a branche incrociate: un “segreto” tramandato da padre e figlio per ben per 125 anni (infine la pessima figura di Ugo a Parigi nel 1647 davanti Mauriceau, famoso ostetrico, con la morte della partoriente).

Studi e progressi sulla respirazione

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Jhon Mayow (1645-1679) La combustione e la respirazione adoperano e consumano una qualche componente dell’aria (lo spirito “nitro-aereo”). Descrive l’effetto del passaggio polmonare sul colore del sangue (colore da violaceo a vermiglio) e effettua l’esperimento del “sangue venoso agitato nel recipiente aperto. Mayow, Borrelli, Torricelli, Boyle, Hocke e Lower conducono nella metà del ‘600 studi che dimostrano come:

- Nonostante la sua impalpabilità, l’aria ha un peso; - Soltanto una parte e non tutta l’aria è necessaria per la respirazione e la combustione; - La respirazione è finalizzata a riempire i polmoni di aria (e non a raffreddare una “fornace” interna come creduto nei secoli precedenti); - L’aria nei polmoni trasforma in qualche modo il sangue, come dimostrato dalla modifica del colore di quest’ultimo.

Altri nomi Gaspare Aselli (1581-1626) Descrive i vasi chiliferi (peraltro già osservati da Erasistrato, nel 300 a.C. e da Falloppia nel 1500), come venae albae et lactae nell’intestino di un cane ucciso dopo la consumazione del pasto. Lorenzo Bellini (1604-1704) Studio del rene e degli organi del gusto. Antonio Maria Valsalva (1666- 1723) Allievo del Malpighi a Bologna, famoso soprattutto per gli studi sull’organo dell’udito. De aure humana: descrizione delle tre parti dell’orecchio, della catena degli ossicini cui si riconosce funzione di leva. Niccolò Stenone (1638-1686) Studi sulla ghiandola parotide e il suo dotto escretore. Adriano van der Spiegel (Spigelius) (1578-1625) Lobo caudato epatico. Tommaso Glisson (1597-1677) Descrive la glissoniana (già peraltro descritta da Bartolomeo Eustachi). Fondatore della teoria dell’irritabilita: capacità di reazione della fibra muscolare, degli organi interni e della materia vivente in genere a stimoli provenienti dall’esterno o dall’interno. Tommaso Wharton (1614-1673) Descrive il dotto della ghiandola sottomascellare (peraltro già descritto da Alesandro Achillini). Augustus Quirinus Rivini (1652-1723)

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Descrive il dotto escretore e le ghiandole sottolinguali. Giovanni Giorgio Wirsung (1614-1673) Descrive il dotto principale pancreatico. Raigner de Graaf (1641-1673) Studia anch’egli il pancreas e la trasformazione degli alimenti in nutrimento. Descrive i follicoli nell’ovaio (che però ritiene siano l’ovulo, convinzione corretta sole dalle osservazioni di Bauer nel 1826). Giovanni d’Hamme di Danzica Scopre gli spermatozoi (1677), descritti anche da Antony van Leeuwenhoech. Johan Conrad Peyer (1653-1712) descrive nel’intestino le cosiddette “placche” (che poi Ernest Whilhelm Ritter von Brucke attribuirà, nel 1850, al sistema linfatico). Giovanni Pecquet di Dieppe (1622-1674) Scopre nel cane la “cisterna” poi detta del Pecquet, da cui origina il dotto toracico (ma questo era stato già descritto da Bartolomeo Eustachi nel De vena sine pari). Antonio Pacchioni (1665-1726) Studio dell’anatomia della dura madre (granulazioni del Pacchioni). Formulatore di una teoria oscillatoria, con connotazioni meccanicistiche e chimiche, capace di spiegare il flusso nervoso lungo i nervi. Richard Lower

– Il primo a praticare una trasfusione sperimentale di sangue animale da cane a cane (1666), poi – Pierre Denis: 1a trasfusione da animale (agnello) ad uomo (15 giugno, 1667).

Chirurgia “infusoria” e “trasfusoria”. G.Battista Van Helmont (1577-1644): Considerato tra i fondatori della scuola iatrochimica:

- Archeus insitus (forza vitale all’interno dell’organismo) e archeus influx (forza superiore divina, regolatrice dei fenomeni vitali); - Dà importanza vitale ai fermenti dei gas, particolarmente all’acido carbonico che chiama gas silvestre.

Francesco de la Boe, detto anche Sylvius (1614-1672) Vero fondatore della iatrochimica. Focalizza l’attenzione sul sangue e sulla presenza in esso di acidi, e sui fenomeni di fermentazione ed effervescenza. Interpreta la digestione come dissoluzione chimica degli alimenti, con intervento di saliva, bile e pancreas. Thomas Willis (1621-1675)

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Esponente della iatrochimica inglese. Dalla “rete mirabile di Galeno” al “poligono di Willis”.

Clinica medica

Thomas Sydenam (1624-1685) Definito l’Ippocrate inglese: “la medicina deve essere studiata unicamente a letto del malato”.

Giorgio Armeno, detto Bavigli (1668-1707) “Il ragionamento logico e l’osservazione esatta sono le radici della medicina, ma l’esperienza è il filo che deve guidare le conclusioni”. “Il medico deve adottare il suo modo di pensare e di agire alle leggi della natura”.

Chirurgia: rari progressi Fabrizio Hildanus (1545-1599) Procedere alla legatura dei vasi prima delle operazioni. Non far venire il pus nelle ferite di seconda intenzione. Marco Aurelio Severino (1580-1656) Interventi arditi. Struttura unica alla base degli organismi viventi. Cesare Magati da Scandiano (1579-1647) De rara medicarum vulnerum (1616): principio del medicare raro, specie per le ferite di arma da fuoco. Urologia Diffusione dell’intervento per la malattia della pietra (calcolosi vescicale). Metodo di Celso (incisione mediana perineale), poi modificato nel 1500 da Mariano Santo da Barletta (taglio laterale perineale) e quest’ultimo metodo ripreso dal suo allievo De Ville che lo portò in Francia nel ‘600, ove però se ne appropriarono i componenti della famiglia Collot, litotomi del Re di Francia. Medicina del lavoro Bernardino Ramazzini da Carpi (1633-1714) Ramazzini aveva un operaio che andava da lui a pulire i cessi, che dopo qualche tempo divenne cieco. Incuriosito fece delle indagini e accertò che anche altri lava-cessi erano diventati ciechi. Stesso discorso per gli spazza-camini: molti di essi erano affetti da cancro dello scroto. Capì che molte attività lavorative influenzano lo stato di salute e pubblicò un trattato sulla medicina del lavoro (De morbi arificium) dove descrive molte patologie legate alla situazione lavorativa. Malattie mentali Fino al 1600 la malattia mentale come espressione di possessione demoniaca.

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Nel 1600 i pazzi sono considerati malati di mente e non delinquenti o posseduti. Il Pontefice Gregorio XIV abolisce il rogo per i pazzi e le streghe: le streghe vengono anch’esse riconosciute definitivamente come malate. L’Ordine dei Fate Bene Fratelli (sin dal 1500 trattamento di dolcezza per i pazzi) fonda case di cura in Francia per alienati e criminali: le Maisons de force. Paolo Zacchia (1584-1659) Medico romano studia la materia e le decisioni della Sacra Rota. Scrive Quaestiones medico-legales:

- vi si fa risalire la nascita della Psichiatria; - inquadra le malattie mentali nell’ambito della medicina legale.

IL 1700

Particolarità: La “scomparsa” della peste. La prima vaccinazione. Patologia d’organo. Tante altre acquisizioni e scoperte.

LA PRIMA VACCINAZIONE

Il vaiolo (Smallpox) Conosciuto già in Cina ed in India (metodo dell’insufflazione nelle narici) poi diffuso in Oriente (il faraone Ramsete V morto nel 1157 a.C. per vaiolo?) e Europa (710 a.C?). Trasferito in America da Hernando Cortez (uccide 3.500.000 Aztechi). Nel XVIII secolo largamente diffuso in diverse città europee:

- 20-40% di letalità; - circa il 30% della popolazione butterata; - uccide almeno cinque componenti di case regnanti europee.

1700

Rivoluzione demografica

Scomparsa della peste: ? = mutamento tecniche edilizie (tegole e mattoni vs paglia e legno) ? = prevalenza del topo marrone su quello nero ? = Miglioramento misure sanitarie ? = altre

Illuminismo:“sapere aude”

Kant Ficthe Schelling Hegel

empirismo razionalismo sperimentalismo (Galilei)

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La variolizzazione (dal latino variola = vaiolo) per inoculazione presso gli arabi e il libro scritto in inglese del medico turco Emmanuel Timoni (1715), che rimarrà inascoltato. Lady Mary Worthley Montague, figlia del duca di Kingston, contrae il vaiolo a Costantinopoli nel 1717. La nascita di una sua bambina variolizzata dal Dr Timoni (1717). La “supplica” alla casa reale inglese. La “sperimentazione” su sei carcerati e un orfanello. Le figlie della principessa Carolina del Galles (1723). Gli sforzi per ridurre i rischi e gli effetti collaterali della variolizzazione:

- all’inizio circa il 12% di mortalità; - la variolizzazione vietata in diversi Stati; - fino al 1735 variolizzate solo 850 persone in Inghilterra.

Edward Jenner (1749-1823) Nasce a Gloucestershire, penultimo ultimo di 9 figli, orfano a 5 anni. La prima esperienza in un collegio statale con la variolizzzazione per inoculazione. A 14 anni inizia a seguire un chirurgo di campagna (per 8 anni). Si iscrive al College of Surgeon. Ascolta gli aneddoti dei contadini sul “vaiolo dei mungitori”. Il tirocinio al Saint George’s Hospital di Londra e l’amicizia con John Hunter. La scelta: medico di campagna. L’incontro ad un congresso di medicina con un certo “Sig. Frewster” (che nel 1765 aveva presentato alla London Medical Society un articolo sulla capacità del vaiolo bovino di prevenire quello umano. Il vaiolo del 1789: il vaiolo suino della balia di Edward Jr e la variolizzazione (“innesto”) di suo figlio e di due donne che ne erano venute a contatto (la comunicazione dei risultati al congresso del 18 luglio 1790). Suo figlio Edward Jr variolizzato nuovamente nel dicembre 1790 (manifestò variola minor) e nel dicembre 1971 (non manifestazioni). 1795: durante una “convalescenza” per febbre tifoidea progetta la vaccinazione (vaiolo vaccino). La “cavia” era il bambino James Phipps (figlio di un bracciante), la “donatrice” una certa Sarah Nelmes, una bambina infettatasi mungendo la mucca Blesson. 14 maggio 1796: la vaccinazione di James Phipps. 1 luglio 1796: la variolizzazione di James Phipps. La “vaccinazione a catena” (8 bambini, 2 dei quali poi variolizzati, un nono bambino variolizzato come “controllo”). Il mancato effetto della vaccinazione sul figlio Robert. L’articolo sulla vaccinazione rifiutato dalla rivista Philosophical Transactions (e la pubblicazione di un manoscritto a proprie spese). L’epilogo: accoglienze e critiche, la “crisi economica”, i riconoscimenti tardivi. Ultimo caso in Somalia il 26 ottobre del 1977. Jenner e la vaccinazione Alla fine del 1700 ci fu una grande scoperta di carattere empirico. Un medico inglese Edoardo Jenner (1749-1823), allievo di John Hunter, si accorse per caso che le mungitrici quando si ammalavano di vaiolo guarivano sempre. Il vaiolo allora era la malattia più terribile. Vi erano ancora flagelli terribili come la tubercolosi, però il vaiolo colpiva soprattutto i bambini.

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C'erano stati già tentativi precedenti risalenti al tardo '600 di indurre la resistenza alla malattia col sistema della vaiolizzazione. La vaiolizzazione era il sistema di innesto del vaiolo: si prelevava, da un malato che stava per guarire, un po' di pus e lo si iniettava ad un soggetto sano, provocando il vaiolo. Molte volte questo procedimento era letale e molti bambini morirono. La vaiolizzazione era stata promossa dalla moglie dell'ambasciatore inglese a Costantinopoli (lady Montague), perché nell'oriente si praticava da tempo tale sistema. La stessa era poi stata introdotta in Italia dai medici greci che operavano soprattutto a Venezia. Questi avevano trovato un grande fautore nel Papa Benedetto XIV (Papa Lambertini) il quale cercò di introdurre la vaiolizzazione nello stato pontificio. La scoperta di Jenner risolse il problema del vaiolo. Jenner fece la prima inoculazione su suo figlio: prese un po’ di pus dalla pustola di una vacca, lo iniettò nel figlio e vide la pustola della vaccinazione (che non si chiamava ancora vaccinazione, ma innesto): il bambino non si ammalò mai di vaiolo. La vaccinazione destò un interesse grandissimo, anche se ci fu una violenta opposizione da parte di certi ambienti, soprattutto ecclesiastici, nei quali essa venne ritenuta un insulto al creatore essendoci una commistione tra il bruto, cioè l'animale, e l'uomo. La vaccinazione venne praticata su larga scala con il prevalere delle idee libertarie della rivoluzione francese: divenne la bandiera della sinistra, dei giacobini. I giacobini vaccinavano, i codini (reazionari) no. Cronologia introduzione alcuni vaccini Immunità attiva contro:

• colera, carbonchio e tifo (1897); • peste (1897); • polmonite e meningite epidemica (1912); • paratifo (1916); • TBC (1921); • Pertosse e scarlattina (1923); • Leptospirosi (1933); • Febbre gialla (1934); • L’influenza (1940); • La poliomelite (A. Sabin e J E. Salk, 1952); • Il morbillo (1963); • La rosolia (1965); • La parotide epidemica (1967); • La varicella (1974); • L’epatite B (1980); • Lo pneumococco (2000);

Immunità passiva: • Sieri anti-: difterite, tetano, veleno di vipera, leptospirosi, carbonchio, etc.; • Immunoglobuline aspecifiche e specifiche (a partire dal 1962): epatite B, vaiolo tetano,

morbillo, rosolia, pertosse , rabbia etc.; • Sieri polivalenti (DT, DTP…).

LA NASCITA DELL’ANATOMIA PATOLOGICA

Il concetto di lesione d’organo: malattie come dovute a lesioni locali degli organi e dei tessuti i cui cambiamenti rendono conto della modifica delle funzioni.

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Breve cronistoria delle lesioni d’organo: Prime idee sulle lesioni (es. Mesopotamia e raffigurazioni del leone con paraplegia); Concetto di carcinoma e scirro in Ippocrate; Descrizione di diversi stati patologici in Celso (es. splenomegalia); Tumores praeter naturam di Galeno; Prime necessità della medicina forense (1300); Antonio Benivieni, De abditis morborum causis: le cause nascoste delle malattie (1507); La Fabrica di A. Vesalio (1543); Il Sepulcretum di Teofilo Bonet (1620-1689): descritti molti casi di reperti ottenuti al tavolo anatomico. Giovanni Battista Morgagni (1682-1771) Nasce a Forlì, si laurea a Bologna. Allievo di Valsalva (1666-1723), il quale a sua volta era allievo di Malpighi, Malpighi di Borelli, e questi era allievo di Galileo. 1707: lettore ed incisore del teatro anatomico di Bologna. 1711: docente di istituzioni mediche a Padova. 1715: docente di anatomia a Padova. Nasce l’anatomismo clinico e l’anatomia patologica: il ritorno al tripode alessandrino, l’occhio medico.

- Adversaria anatomica (1706-17): famosi per la descrizione che fece con una notevole precisione di cose già osservate da altri valsero a Morgagni in Europa l’appellativo di “Sua maestà anatomica”. - De sedibus et causis morborum per anatomen indagatis (pubblicato dall’autore a 79 anni, a Venezia nel 1761 quattro edizioni in quattro anni e traduzioni in Inglese, Francese, Italiano): nasce l’ anatomia patologica, con il reperto autoptico che diviene l’ultimo atto della cartella clinica (già in passato nel XVI sec A. Benivieni, anatomista italiano, aveva indicato le alterazioni patologiche degli organi come causa di alcune malattie). Questo trattato destò grande interesse in tutto il mondo di allora, tanto è vero che dopo due anni, la prima edizione era esaurita. Furono pubblicate molte altre edizioni tradotte in tutte le lingue d'Europa. Una delle ultime edizioni fu quella in italiano, sia perchè i dotti parlavano il latino (fino alla rivoluzione francese la lingua dei dotti era il latino), sia perchè in Italia il "verbo morgagnesco" ebbe difficoltà ad attecchire. I principi di Morgagni invece, furono applicati all'estero e furono alla base dello sviluppo della clinica negli altri paesi. Influenzò però Domenico Cotugno ed ebbe come allievo Antonio Scarpa.

Il Morgagni raccolse ben settecento quadri autoptici, correlò il quadro autoptico con la storia clinica del paziente, dimostrò che per la stragrande maggioranza delle malattie vi era una patologia d'organo. Allora non c'erano mezzi per fare l'autopsia in vivo (autopsia intesa come nella concezione alessandrina, cioè come esame del malato con i propri occhi), quindi l'autopsia era veramente la dissezione, ma il concetto era quello di correlare la storia clinica con la malattia. L’anatomia normale come “la fiaccola dell’anatomia patologica”. Reperti anatomo-patologici con tanto di indice ciascuno preceduto da storia della malattia, sintomi presentati, terapia praticata e corredato da descrizione ragionata tra quadro clinico e reperto tanatologico.

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Prima descrizione di aneurisma luetico, polmonite con solidificazione del polmone, meningite secondaria ad otite acuta, iperostosi frontale, cancro ed ulcera gastrica, calcoli biliari, endocardite, stenosi mitralica, insufficienza aortica, stenosi polmonare, sclerosi delle coronarie, ileite regionale). Riconosce l’apoplessia come dovuta ai vasi, nota che solo nel coinvolgimento del cervello l’emiplegia è controlaterale. Descrive le gomme cerebrali. Descrive “l’epilessia con polso raro” (blocco cardiaco). Vicende e vicissitudini: la storia delle pecore con l’acqua al ventre. Ritorno al “tripode alessandrino” che consisteva nella storia clinica, nell'autopsia e poi nella diagnosi clinica. Carl von Rokitansky (1804-1878) Nasce a Koniggratz. Studia medicina a Praga e Vienna. In cattedra a Vienna per 30 anni, autore di circa 30.000 autopsie, perfezionò la tecnica autoptica e fornì numerosi e preziosi inquadramenti su base anatomo-patologica (malattie delle arterie, lesioni congenite cardiache, necrosi epatica massiva…) Curiosamente, riconsiderò le lesioni in termini di patologia “umorale” e crasi.

PATOLOGIA DI TESSUTO Francis Xavier Bichat (1771-1802) Figlio di medico, nasce a Thiorette in Francia. Studia a Montpellier, Lione e Parigi. Fu medico all’Hotel Dieu e maestro di Laennec. Senza l’aiuto del microscopio e con la sola intuizione realizza che gli organi sono costituiti i tessuti (ne descrive ben 21), distinti sotto l’aspetto anatomico, fisiologico e patologico e suggerisce che questi tessuti sono la base delle lesioni. Pubblica l’Anatomie générale appliquée à la physiologie et a la médicine (Parigi, 1801): nasce anche quella che Richard Owen nel 1844 denominerà ISTOLOGIA. Muore per tisi (“consunzione”) a 31 anni. “La vita è l’insieme delle funzioni che resistono alla morte e quindi la malattia è la morte resa possibile nella vita”.

PATOLOGIA CELLULARE

Rudolf Virchow (1821-1902) Patologo all’università di Wurzburg e Berlino Autore dell’opera Cellularpathologie (1858). Con Wirchow nasce la patologia cellulare. Sinopsi sulla localizzazione delle lesioni: La famosa “triade” di Virchow nella trombosi:

1. fattori meccanici dovuti ad alterazioni del flusso sanguigno; 2. alterazioni dell’endotelio vasale; 3. alterazione dei componenti ematici dell’emostasi.

I reperti base della reazione infiammatoria: a. tumor;

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b. rubor; c. calor; d. functio laesa.

Leopoldo Auenbrugger (1722-1809) Figlio di un bottaio e lui stesso suonatore di violino. Scrive De Inventu Novo (Vienna, 1761) di appena 1200 parole: la percussione diretta (terzo momento della semeiotica dopo le ippocratiche ispezione e successione) e la descrizione di suoni polmonari in:

- sonus alterior (alto o timpanico); - sonus obscurius (indistinto); - sonus carnis percussae (ottuso).

Descrive reperti patologici di enfisema, pericardite essudativa, aneurisma del cuore, rottura della pleura, lesioni scirrotiche del polmone. Il trattato fu lettera morta fino ai primi dell'800, quando il medico di Napoleone Corvisart (1755-1821) lo riscoprì, esercitando se stesso ed i propri allievi all’uso in semeiotica di questa nuova applicazione. Auenbrugger era ancora vivo, e a distanza di 30-40 anni dalla pubblicazione, ebbe la sua parte di gloria. Le critiche, comprese quelle dell’autorevole R. August Vogel che confuse la percussione con la succussione, lo costringono a dimettersi dall’ospedale (ma continuerà la professione privata con successo, sino a venire elevato da Maria Teresa al rango di Edler, cioè nobile, con il cognome preceduto dal titolo von).

FISIOLOGIA Lazzaro Spallanzani (1729 - 1799) Nato a Scandiano (Modena). Riceve la prima educazione nel collegio dei Gesuiti di Reggio. La sua carriera scientifica inizia presso l’Università di Bologna (sotto l’ispirazione di sua cugina, Laura Bassi, famosa donna docente di filosofia e matematica). Non diventò mai medico, ma divenne prete (l’abate Lazzaro Spallanzani) e insegnò logica, metafisica e greco. Successivamente professore di storia naturale all’università di Pavia. Pioniere della fisiologia e biologia sperimentale, fu detto "Il Colombo del microcosmo dei viventi". Confutò definitivamente la teoria della generazione spontanea. Attuò e fornì numerosissimi altri esprimenti e contributi scientifici. Generazione spontanea: l’idea che gli organismi originino direttamente dalla materia non vivente, vita dalla non vita (abiogenesi). Il Saggio di osservazioni microscopiche concernenti il sistema della generazione dei sigg. Needtham e Buffon (1767). Esperienze sulla riproduzione animale:

- descrive la necessità di “seme” (spermatozoi) ed uovo per la riproduzione animale (1779); - prima inseminazione artificiale ( in un cane nel 1780).

Esperienze sulla digestione (Dissertazioni di fisica animale e vegetale): - riporta ben 264 esperimenti;

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- scopre il potere digestivo della saliva (1773); Esperienze sul sistema sanguigno:

- movimento del sangue negli animali; - azione del cuore e vasi sanguigni; - descrizione dei capillari nella membrana ombelicale del pollo.

Lazzaro Spallanzani Nasce a Scandiano il 12 gennaio 1729 da Gian Nicola e Lucia Ziliani; primogenito di una numerosa famiglia: due fratelli e sei sorelle. A otto anni veste l’abito clericale e a dodici è ammesso alla prima tonsura. Avviato agli studi letterari dal padre, giureconsulto, a quindici anni è mandato a Reggio a studiare Retorica e Filosofia presso il Collegio dei Gesuiti, usufruendo di un sussidio della Fondazione Vallisneri. Sollecitato dal padre, Lazzaro entra ventenne nell’Università di Bologna per intraprendere lo Studio del Diritto; coltiva le belle lettere e approfondisce la conoscenza del greco e del francese. Ma la sua innata inclinazione allo studio della natura e l’influenza esercitata su di lui dalla cugina Laura Bassi, di origine scandianese, e dal marito di lei Giuseppe Veratti, entrambi insegnanti a Bologna, l’una di Fisica sperimentale e l’altro di Fisica particolare e Anatomia, lo portano ad abbandonare gli studi legali e a dedicarsi a quelli naturalistici, vincendo la resistenza del padre, con l’aiuto di Antonio Vallisneri jr. Rientrato a Reggio dopo la laurea, insegna Greco al convittori del Collegio-Seminario cittadino e Fisica e Matematica nell’Università reggiana dal 1757 al 1762. Presi gli ordini sacerdotali, si trasferisce a Modena dove ricopre la cattedra di Filosofia (Logica, Fisica e matematica) all’Università e di Greco e Matematica nel Collegio San Carlo. Nel 1769 gli viene offerta la cattedra di Storia Naturale e la Direzione del Museo all’Università di Pavia ; incarichi che tiene per trent’anni, fino alla morte, avvenuta l’11 febbraio 1799. Mente acutissima, dotato di capacità di osservazione veramente mirabile, viaggiatore instancabile, conversatore brillante e scrittore finissimo, per la vastità e l’importanza degli argomenti trattati va considerato una delle personalità più ricche e più dotate nel campo della ricerca scientifica. Seguace rigoroso della fisica sperimentale, rimane celebre una sua frase: "Sperimentare comunque è mestiere di tutti, sperimentare a dovere è stato e sarà sempre mestiere di pochi". Fu in corrispondenza con i maggiori uomini di cultura e di scienza dell’Europa del Tempo: da Voltaire a Cesare Beccaria, da Charles Bonnet a Antoine-Laurent Lavoisier, per citarne solo alcuni. Come insegnante ci ha lasciato un vero modello di didattica delle Scienze, la Piccola Memoria, scritta nel 1780 e relativa al piano delle lezioni da tenere nel corso biennale all’Università di Pavia. I risultati delle sue ricerche sono racchiusi in circa 43 opere, delle quali la più brillante è il Saggio di osservazioni microscopiche concernenti il sistema della generazione de’ Signori di Needham e Button, del 1765 che lo impose all’attenzione del mondo scientifico europeo. Qui lo Spallanzani affronta e risolve il problema della generazione spontanea negli infusori, dimostrandone l’infondatezza per via sperimentale. Di notevole interesse sono le ricerche sulle principali funzioni vitali nel campo della fisiologia comparata: circolazione, generazione, digestione, respirazione. Nell’ultimo periodo della sua vita si impose all’attenzione del mondo scientifico internazionale quale valente chimico con la pubblicazione del CHIMICO ESAME nel 1796. Non si possono dimenticare i sei volumi del Viaggio alle Due Sicilie e in alcune parti dell’Appennino, racconto di viaggio ma anche trattato di vulcanologia e di osservazioni geochimiche e geofisiche.

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Le sue scoperte divinatorie abbracciarono i campi più disparati dello scibile: dalle leggi fisiologiche della circolazione del sangue, della digestione e della respirazione e della riproduzione artificiale, agli studi mirabili sui molluschi e sugli infusori, alle osservazioni sulla vita delle piante ai fenomeni vulcanici. Per trent’anni l’università di Pavia che lo ebbe illustre professore, fu il tempio della sua gloria e la fama delle sue scoperte si sparse per l’Europa onorando l’Italia. Nella casa di Scandiano, dove lo Spallanzani è nato, c’è un busto di lui e un’iscrizione breve e significativa: "Natus Scandiani, clarus ubique". La sua alta e pensosa figura effigiata nel marmo domina ora nella piazza principale del paese natale e vegli sugli scandianesi come un Nume indigete.

ALTRI PROTAGONISTI DEL 1700

Stephen Hales (1677-1761) Reverendo inglese, studioso di botanica, chimica, anatomia e teologia, uno dei fondatori della fisiologia vegetale. La sua opera principale, Statical Essays (1727), è un trattato di fisiologia generale la cui parte botanica venne pubblicata separatamente in un secondo tempo con il nuovo titolo Vegetable Staticks. Fu il primo a dimostrare, pur non distinguendo nessun gas specifico, che l'aria aveva un ruolo determinante nei processi chimici. Incannulò con tubi di vetro le arterie di cavalli, buoi, montoni, daini, per misurare l’altezza della colonna sanguigna. Le sue ricerche rappresentarono un punto di riferimento fondamentale per lo sviluppo della chimica pneumatica e per la fondazione della rivoluzione chimica di Lavoisier. Emostatica o sia statica degli animali. Esperienze idrauliche (1733): nasce l’EMODINAMICA.

William Withering (1741-1799) La Digitalis purpurea per la terapia dell’Idropsia. Luigi Rolando (1773-1831) A Sassari fu autore del saggio La vera struttura del cervello dell'uomo e degli animali. Egli seguendo l'idea della corrente animale, toccando la corteccia di un maiale su un lato davanti alla scissura centrale del cervello (scissura rolandica), dimostrò la contrazione muscolare. Rolando paragonò il cervelletto ad una pila. Gabriel Fahrenheit Costruisce il primo termometro a mercurio (1714). Andrex Celsius Nel 1742 l’astronomo svedese Andrex Celsius pubblica Observations on two persistent degrees on a thermometer. Questo lavoro segna l’inizio del sistema di misurazione in gradi. Raimond Viessens Descrive il ventricolo sinistro ed il decorso delle arterie coronariche a livello cardiaco (1705). Giovanni Lancisi

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Suggerisce che la malaria è trasmessa da zanzare (1717). John Hill Riconosce un’associazione tra “sniffamento” di tabacco e polipi nasali maligni (1761). Claudius Amyand Pratica con successo la prima appendicectomia, in Francia (1763). Luigi Galvani Misura l’elettricità negli animali (1771) e fa esperimenti con i muscoli e l’elettricità (1780). Percival Pott Suggerisce che fattori ambientali possono causare il cancro (1775): l’esempio del cancro dello scroto negli spazzacamini. Descrive “il male vertebrale” (morbo di Pott). Albrecht Haller (1708-1777) Sottoponendo a “zootomia” in vivo (vivisezione) gli animali dimostrava due proprietà della materia vivente:

- La vis nervosa (“sensibilità”); - La vis insita (“irritabilità”).

Joseph-Ignace Guillottin (1738-1814) Medico, inventa la guillotine, “macchina umanitaria” detta anche louisette perche’ messa a punto dal chirurgo Antoine Louis (1723-1792). Pierre Giuseppe Dessault (1744-1795) Mette a punto la “fasciatura alla Dessault” per la lussazione della spalla. Antonio Scarpa (1752-1832) Noto anatomico e chirurgo, operò a Modena e soprattutto a Pavia. Importanti contributi:

- descrive il “triangolo di Scarpa”. - anatomia dell'occhio, dell'orecchio (endolinfa e timpano secondario); - trattamento chirurgico delle ernie ed aneurismi; - scoprì il nervo naso-palatino e (insieme a Vick D'Azyr) i nervi olfattivi; - descrisse i nervi cardiaci.

Contribuì grandemente alla definizione dell'anatomia topografica, soprattutto di quella degli arti inferiori (es. triangolo di Scarpa) ed è considerato, insieme a John Hunter, uno dei fondatore dell'Anatomia Chirurgica. Domenico Cotugno (1736-1822) Considerato moderno scopritore del liquor cefalorachidiano. Descrisse la sciatica. Giovanni Alessandro Brambilla (1728-1800)

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Fu arruolato nell'esercito austriaco come chirurgo. Era una persona molto intelligente, entrato nelle grazie del comandante del suo Reggimento, divenne il medico di Giuseppe II, primogenito di Maria Teresa, imperatrice d'Austria. Brambilla usò la sua influenza su Giuseppe II affinchè ai chirurghi venisse insegnato il latino, per poter studiare i testi scientifici e per essere quindi messi alla pari dei medici. La prima cosa da fare era l'insegnamento del latino e poi mostrare come era fatto il corpo umano. Perciò grazie a lui fu fondata una grande accademia a Vienna, in cui si praticava l'insegnamento del latino ai chirurghi, non solo, furono fatte arrivare da Firenze delle splendide cere anatomiche (tuttora presenti a Vienna) al fine di istruire gli allievi. In conclusione riuscì così a parificare medici e chirurghi; infatti nelle università imperiali è presente un simbolo di ciò: due donne che si tengono per mano, che rappresentano, rispettivamente, una la medicina, l'altra la chirurgia, al di sopra di una scritta: " IN UNIONE SALUS". Il pensiero di Brambilla si inserisce in un discorso che venne fatto a Firenze da Felice Fontana (1730-1805). Fontana, abate e prezioso consigliere del granduca di Firenze, ebbe l'idea, per istruire i chirurghi, di allestire dei calchi in cera di preparati anatomici. Questa idea era utile per due motivi: 1) perché gli atlanti a colori costavano moltissimo, 2) perché i chirurghi non conoscevano il latino. Quindi Fontana allestì a Firenze, con l'aiuto di vari anatomici, una vera e propria officina di ceroplastica in cui si facevano i calchi dei cadaveri che prima si facevano in gesso e poi si voltavano in cera. Carlo Felice mandò l'anatomico Francesco Antonio Boi (1767-1855) nativo di Olzai, da Cagliari a Firenze, proprio per avere dei modelli in cera, necessari per il suo museo, modelli tuttora considerati tra i più belli del mondo (anche perchè opera personale di Clemente Susini). Sydenham (1624-1689) e Boerhaave (1668-1738) Sydenham (1624-1689) e Boerhaave (1668-1738) praticarono il ritorno all'ippocratismo, cioè alla cautela assoluta nel trattare il malato e affermarono che bisogna avere gli ospedali come luoghi di cura. La prima clinica universitaria fu fondata infatti a Leida in Olanda, dove lavorava Boerhaave, università che era stata regalata, più di un secolo prima, dal principe d'Olanda agli abitanti come premio per avere valorosamente combattuto contro gli spagnoli nella guerra dell'indipendenza. Nicolò Stenone (1638-1686) Famoso scienziato danese. Esperienze:

- formula compiutamente il concetto di ghiandola; - descrive il "dotto di Stenone" ( e la disputa con Blasius, professore di anatomia); - inquadramento della funzione “esocrina” salivare e lacrimale; - chiama ovidutti le tube uterine; - stabilisce l'omologia tra le ovaie dei mammiferi e quelle degli uccelli.

Successivamente Stenone divenne prete e per questioni di coerenza abbandonò la scienza. Morì in condizioni di estrema povertà, avendo dato tutto ai poveri. Il granduca di Firenze Cosimo III, volle che il suo corpo fosse trasferito a Firenze e fu sepolto prima nella cripta, poi nella basilica di San Lorenzo. Fu proclamato beato e protettore degli scienziati nel 1988 dall'attuale Pontefice. John Hunter (1728-1793) Hunter fece un esperimento su se stesso: poiché sosteneva che non poteva esserci un soggetto con due malattie, per stabilire se la blenorragia e la sifilide erano due malattie diverse o no, si

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inoculò nel glande del pus proveniente da un soggetto con la blenorragia per vedere se sarebbe comparsa la blenorragia o la sifilide. In realtà si ammalò di sifilide perché quel soggetto aveva entrambe la malattie e fu fortunato perché ne guarì. L'esperimento che venne pubblicizzato in tutto il mondo portò ad una confusione, poiché portava a credere che le due malattie fossero una cosa sola.

Acquisizioni sulla respirazione e combustione Stahl ipotizza l'esistenza di una sostanza, il flogisto, che consumandosi dà il fuoco. Questo però non spiegava alcuni esperimenti che erano stati fatti dalla scuola di Oxford con animali sotto una campana con una candela accesa: man mano che la candela bruciava l'animale dava segni di asfissia, fino a morire. Si diceva allora che quell'aria era diventata "aria fissa”. L’inglese Joseph Priestley (1733-1804) afferma per primo che ci doveva essere un gas che nella combustione veniva consumato (esperimento su pianta - topo -candela - cappa di vetro, 1798). Lavoisier (1743-1794) dimostrò che questo gas era l'ossigeno. Venne ghigliottinato perché aristocratico. La storia narra che prese il fatto di essere ghigliottinato come una “seccatura”. Lazzaro Spallanzani: mette in evidenza il consumo del’ossigeno con la respirazione tissutale. La misurazione della pressione arteriosa (sviluppi) Hales: metodo invasivo di cateterizzazione (1733). René Theophile Hyacinthe Laennec: inventa lo “stetoscopio” (1816). Scipione Riva-Rocci: realizza uno sfigmomanometro a “cuffia” (1896). Nikolai Sergeyevich Korotkoff: descrive le FASI e i TONI di Korotkoff per la valutazione incruenta della pressione arteriosa (1905).

Le medicine alternative Franz Mesmer Formula la teoria del “magnetismo animale”: usa il mesmerismo nel trattamento medico (1774). Samuele Hahnemann Osservazioni sull’effetto pirogeno della corteccia di china se somministrata in alte dosi. Similia similibus + diluizione estrema: nascita dell’OMEOPATIA (1810).

L’ostetricia tra il 1600 ed il 1700 Burgeois (o Bruousier) du Gondray (1654-1630 circa) introduce l’uso del “fantoccio” per far esercitare le allieve levatrici. Viene creata la Maternità a Vienna (1784). G. Claude la Courvéé: prima sinfisiotomia nel cadavere (1655). R.G Sigault: prima sinfisiotomia con feto vivo (anni 1700). Hunter, William (1718-1783): Anatomia uteri humani gravidi tabulis illustrata.

1800-1900

Principali avvenimenti: La “scienza della vita”.

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La microbiologia. Le concezioni patogenetiche. L’anatomismo clinico. La radiologia. L’antisepsi e l’asepsi. L’anestesiologia. Progressi della fisiologia.

LA SCOPERTA DEI MICROBI

Trentasei anni dopo la morte di Leeuwenhoeck (1759), Mare von Plenciz, austriaco (1705-1781) dichiara che le malattie infettive erano dovute ai piccoli microbi scoperti da Leeuwenhoeck. 1835: Agostino Bassi (1773-1856), italiano di Lodi, attribuisce la malattia dei bachi da seta (mal del calcino o del calcinaccio o moscardino) a un fungo (che fu chiamato Botritis Bassiana), contro il quale trovò anche un disinfettante, per ripulire le bigattaie. Attribuisce a quegli animaletti anche la responsabilità di altre patologie. Scrisse: "Sarei molto lieto se in futuro le mie scoperte potranno servire ad aprire la strada allo studio e alla cura delle malattie che uccidono l'uomo, tra cui il colera". Facendo propria questa indicazione Filippo Pacini (1812-1883), un anatomico italiano, scoprì nelle feci dei colerosi il vibrione del colera (prima di quanto farà R. Koch). Louis Pasteur (1822 - 1895) Nato nel villaggio di Dole (Francia,1822), figlio di un conciatore di pelli. Ammesso alla Sorbona (1843) con il giudizio di mediocre. Tesi di dottorato a 25 anni: l'acido tartarico, i due tipi di cristalli, la luce polarizzata (inizia la scienza della stereochimica). Professore di chimica a Digione. 1857: abbandona il mondo dei composti della chimica organica. I lieviti, la birra e il vino: la pastorizzazione. Distinzione batteri aerobi e anaerobi. Malattia dei bachi a seta: procedure diagnostiche e profilattiche. La morte da parto o da febbre puerperale: la serie di piccoli granelli (ora noti come streptococchi) + l'aneddoto della conferenza dell’ostetrico dell’Ecole de Medicine di Parigi (1870). Il colera dei gallinacei (1878): i germi vecchi o indeboliti. Dato che il carbonchio era dovuto al bacillus Anthraci (Koch 1876) utilizzò i germi invecchiati come vaccino:

- l'iniezione del vaccino il 5 maggio 1881 su 24 pecore, 6 mucche, 2 capre e controlli; - l’iniezione delle coltura letale il 31 maggio (la dimostrazione a Poully – le - Fort, dal 31 maggio al 2 giugno 1881).

Le critiche feroci di R. Koch al IV Congresso Internazionale di Igiene e Demografia tenuto in Svizzera nel 1882. La ripetizione dell'esperimento in Germania nel 1782. La rabbia, i ricordi d'infanzia, il tempo d'incubazione, i sintomi: le ipotesi patogenetiche. Il cane sopravvissuto.

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Il midollo di conigli rabbiosi, l'essiccamento, la conservazione e la sequenza di utilizzazione su cani. Il piccolo Joe Meister (di 9 anni) morso da un cane infetto. I 19 contadini russi morsi due settimane prima da un lupo rabbioso. Il dono da parte dello zar della croce di diamanti di Sant’Anna + 100.000 franchi per la costruzione dell’ Istituto Pasteur ( di cui Joe Meister diviene il custode). Le conquiste di Pasteur Nel 1854, nominato professore di chimica alla facoltà di scienze di Lilla, Pasteur iniziò a occuparsi di fermentazione, stimolato dalle richieste dei produttori di bevande alcoliche della regione. Gli scienziati dell’epoca ritenevano che la fermentazione alcolica fosse un fenomeno esclusivamente chimico; Pasteur riuscì invece a dimostrare il ruolo essenziale svolto dai microrganismi, e in particolare dal lievito, in questo processo. Scoprì, inoltre, che la riproduzione indesiderata di sostanze quali l’acido lattico o l’acido acetico nelle bevande alcoliche è dovuta alla persistenza di microrganismi di varia natura, tra cui batteri, all’interno di questi prodotti. Grazie a queste scoperte fu possibile elaborare sistemi efficaci di eliminazione dei microrganismi dannosi, che rappresentavano un grave problema economico per l’industria vinicola e birraria. Ma gli studi che gli avrebbero dato maggiore fama furono quelli sulla rabbia. Chi veniva morsicato da un cane rabbioso non aveva scampo: sarebbe morto tra atroci spasmi, nell'inutile tentativo di ingoiare qualche goccia d'acqua. Era l'idrofobia, una malattia che da secoli infieriva in Europa, contro la quale non c'era nulla da fare. La gente ne era atterrita, e temeva sia i cani che coloro che venivano morsi. Pasteur pensò che forse somministrando al cane sano il "virus" attenuato (ma per "virus" intendeva solo il "veleno" che a suo avviso provocava la rabbia), sarebbe stato possibile immunizzarlo, renderlo cioè resistente all'infezione. Con una serie indaginosa di esperimenti, mediante il passaggio del materiale infetto da un animale all'altro riuscì ad ottenere materiale infetto sempre più attenuato sino a non risultare infettante per l'animale. Somministrò a ventitré cani la prima dose di materiale più attenuato, essiccato per quattordici giorni; il secondo giorno quello un po' "più forte", di tredici giorni, e così via. Alla fine della seconda settimana gli animali ricevettero la dose più virulenta, attenuata per appena un giorno (che sarebbe risultata letale per un cane non immunizzato). Non furono invece vaccinati, a che fungessero da "controlli", altri 19 cani, ai quali fu poi somministrato il virus attivo al 100%. Mentre tutti questi ultimi 19 cani morirono, tutti quelli che avevano ricevuto le dosi di materiale attenuato (vaccino), dopo la quattordicesima iniezione del "virus" quasi immodificato si mostravano in perfetta forma. Prese allora due cani vaccinati e due non vaccinati, e iniettò loro una dose cento volte mortale del virus della rabbia... Dopo un mese, i cani che erano stati immunizzati saltellavano vispi e sani per il cortile, mentre gli altri due si erano subito ammalati ed erano morti tra atroci ululati. La notizia fece immediatamente il giro del mondo: Pasteur aveva inventato il vaccino contro la rabbia! E da tutto il mondo piovvero le ordinazioni. L'industria non era preparata a rispondere a richieste così massive; per di più apparve immediatamente chiaro che non era in pratica possibile vaccinare "tutti i cani". La soluzione migliore apparve allora quella di vaccinare non i cani, ma solo le persone morsicate.

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Ma con chi provare? Chi avrebbe avuto il coraggio di esporsi a quel vaccino dimostratosi sicuro ed efficace per i cani, ma ancora mai per l'essere umano? L'occasione l'offrì una povera donna alsaziana che portò a Pasteur suo figlio Joseph Meister, di 9 anni, morsicato da un cane rabbioso in tredici punti. Pasteur decise di somministrargli il vaccino: era la notte del 6 luglio 1885... Pochi giorni dopo, il piccolo Joseph giocava allegramente nel letto. La notizia si sparse in tutta Europa, e frotte di gente morsicata da cani randagi cominciò ad affollare il laboratorio di Pasteur. Da Smolensk, in Russia, giunsero 19 mugiki che una ventina di giorni prima erano stati morsi da un lupo rabbioso. Cinque di essi erano in condizioni disperate. L'unica parola francese che questi strani contadini dai cappelloni di pelo conoscevano era "Pasteur! Pasteur"! Ma la dicevano con tono così disperato da commuovere tutta Parigi. Erano casi ormai gravissimi, che rischiavano di morire da un giorno all'altro. Così Pasteur prese una delle decisioni più temerarie della sua vita: per stringere i tempi praticò due iniezioni al giorno del vaccino, una al mattino e una alla sera. La gioia dei parigini esplose quando arrivò la notizia che 16 dei 19 mugiki erano salvi. Il tripudio si estese a macchia d'olio in tutta la Francia, scuotendo come un brivido la placida Europa. Lo zar di Russia insignì Pasteur della Croce di diamanti di S. Anna, e inviò 100.000 franchi per la costruzione di quello che sarebbe divenuto l'Istituto Pasteur di Parigi, uno dei Centri di ricerca più prestigiosi del mondo. L'epilogo di questa storia è molto amaro. Nel 1942, in piena occupazione nazista della Francia, un drappello di SS si presentò all'Istituto Pasteur tentando di profanare la cappella dove riposa il corpo del grande scienziato francese. Per non assistere allo scempio, il custode preferì suicidarsi. Il custode era ormai un uomo di sessantaquattro anni; si chiamava Joseph Meister. Proprio lui, quel ragazzo alsaziano che tanti anni prima Pasteur aveva salvato somministrandogli il primo vaccino antirabbico della storia.

Robert Koch (1843-1910) Medico di campagna a Wollestein (Germania). Emmy, la moglie che gli regala il primo microscopio per il 30° compleanno. La collaborazione con Ernst Abbe (condensatore di luce di Abbe) e Carl Zeiss (lenti ad immersone in olio). L'uso di coloranti all'anilina e la classificazione in specie dei microrganismi sulla base dell'affinità per il colorante. Crescita dei batteri in terreni solidi (la patata tagliata rimasta casualmente esposta all'aria per diversi giorni): aggiunta di gelatina al solito brodo impiegato (brodo glicerinato), passo indispensabile per l’isolamento di colture pure. La memorabile conferenza in un anfiteatro di Breslau (1876): il bacillus anthracis, le spore, il potere patogeno, dimostrazione che era l'agente patogeno sia degli uomini che degli animali. L'incarico preso l'Istituto Imperiale di Berlino, su sollecitazioni di Ferdinand Khon e Julius Cohneheim: il laboratorio, gli assistenti preparati, l'esonero dall'attività didattica. 1882: i postulati di Koch (per definire la relazione tra un dato batterio ed una data sindrome clinica). I microrganismi devono:

1°. essere presenti in tutti i casi di malattia; 2°. essere isolati in coltura pura;

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3°. riprodurre la specifica malattia ( quando inoculati in ospiti sensibili); 4°. poter essere recuperati dall’ospite infettato sperimentalmente.

La separazione da Emmy. Il passo falso durante il X Congresso Internazionale di medicina con la preparazione della tubercolina: la morte di centinaia di ammalati (S. Waksmean, isolerà circa sessanta anni dopo la streptomicina dallo Streptomyces griseus). Il matrimonio con la seducente Hedwig Freiburg, studentessa d’arte, aspirante teatrale, di 21 anni (nel 1893, pochi mesi dopo il divorzio da Emmy). I viaggi, il premio Nobel nel 1905, la morte per IMA nel 1910.

Koch e le malattie I primi studi di ricerca Koch li compie sul bacillo del carbonchio. Egli si trova, in questo periodo, nel Wollenstein, dove il carbonchio provoca numerose epidemie tra i bovini. Non ha contatti con altri ricercatori, né accesso a biblioteche, quindi deve contare sulle sue sole forze. Koch riesce a provare che è proprio il bacillo del carbonchio a provocare la malattia: egli inocula in alcuni topi il sangue prelevato dalla milza di animali malati ed in altri il sangue prelevato dalla milza di animali sani dimostrando che i topi ai quali è stato inoculato sangue infetto si sono ammalati, quelli ai quali è stato inoculato sangue sano no. Ma va anche oltre. Riesce a produrre una coltura di bacilli del carbonchio facendoli crescere e moltiplicare nell'umore acqueo dell'occhio di un bovino, riuscendo così a dimostrare che i bacilli si riproducono e causano la malattia anche senza il contatto con alcun animale, perché hanno la capacità di resistere quando le condizioni sono avverse producendo delle spore che poi, in condizioni favorevoli, produrranno di nuovo i bacilli. Tra il 1883 ed il 1884 Koch si dedica allo studio del vibrione del colera e alla sua diffusione, e formula delle linee guida che sono ancora oggi ritenute valide. Si dedica poi allo studio di una malattia per quell'epoca molto comune e molto grave, alla quale resterà legato il suo nome, la tubercolosi. Egli cerca di preparare una sostanza che potesse essere utilizzata con scopi terapeutici contro questa malattia. Questa sostanza, che egli chiamerà tubercolina, viene ricavata dal bacillo stesso della tubercolosi e, sebbene non abbia il risvolto terapeutico valido sperato, è ancora oggi utilizzata (chiaramente prodotta con tecniche più all'avanguardia) a scopo diagnostico. Lo studio della tubercolosi e del batterio che la provoca lo porterà anche a sostenere, a ragione anche se nessuno gli crederà, al Congresso Medico sulla Tubercolosi svoltosi a Londra nel 1901, che il batterio che causa la tubercolosi umana e quello che causa la tubercolosi bovina sono differenti.

Koch e la nascita della batteriologia 1881: sulle "tracce” del batterio che causava la tubercolosi (dopo lo scetticismo di Rudolph Virchow e Theodore Billroth), nonostante quanto fosse emerso sul carbonchio, lavorò al progetto tenendolo nascosto anche ai colleghi dell’Istituto Imperiale di Sanità. Fasi:

• Colorazione del tubercolo (dopo tentativi con coloranti di anilina arricchiti da sali di potassio) con il blu di Metilene;

• Usa di un microscopio cinque volte più potente del migliore di Leeuwenhoeck; • Individua quello che poi denominerà il Bacillus tubercolosis (molto più piccolo di quello

del carbonchio, non avrebbe mai potuto scorgerlo se il suo microscopio non fosse stato dotato di lenti ad immersione in olio e del condensatore di luce);

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• Isolamento del bacillo in coltura pura procedendo per tentativi: - terreni di agar allo stato solido; - aggiunta di plasma all’agar; - mantenimento in coltura per settimane; - ottenimento della prima coltura pura nella storia della medicina; - Iniezione in animali, potere patogeno, verifica, attribuzione dell’eziologia.

Memorabile comunicazione dei dati alla Società di Fisiologia di Berlino ( 24 marzo 1882 ): nasce la BATTERIOLOGIA. Altri contributi nel campo delle malattie infettive Shibasuro Kitasato (1852-1931): identificazione della tossina tetanica (D.M.L., neutralizzazione, immunità attiva e passiva), e studi sull’immunità nei confronti della difterite e del tetano (insieme a E. von Behring, 1890). Scoperta della Pasteurella pestis (Hong-Kong 1894), contemporaneamente individuata anche in Svizzera da Alexander Yersin. Shaudinn F (1871-1906): individuazione del Treponema (Spirocheta pallida) al laboratorio di protozoologia dell’Ufficio Imperiale di Sanità di Berlino (1905). Vie erano state in 25 anni circa 125 segnalazioni….allora “piedi di piombo”… poi reazione di Wasserman ( di A. von Wasserman, avvalendosi della reazione di fissazione del complemento dei francesi Bordet e Genou). Malaro-terapia (Wagner von Jauregg, 1875-1940; Premio Nobel 1927), applicando una osservazione sulla sensibilità al calore del Treponema da parte del Premio Nobel Landstainer (lo stesso che scoprì i gruppi sanguigni ed il sistema Rh). I vettori delle malattie La febbre gialla ed il Centro di ricerca Campo Lazear (Cuba ) e l’esperimento sui “volontari”: la zanzara Stegomya (1905). A. Laveran (Francese): individua il plasmodio come agente responsabile della malaria. G.B. Grassi (1854-1925) e Ronald Ross: individuazione della zanzara Anopheles claviger (quella con le ali maculate grigio-chiare) come vettore della malaria (Premio Nobel 1902). D.I Ivanowski: identificazione del virus (filtrabile), del mosaico del tabacco (12 febbraio 1892, nasce la VIROLOGIA). Loffler F.: virus dell’afta epizootica contagiosa (1896). Twort F.: individuazione dei batteriofagi (1915). Rous F.: virus del sarcoma di R (Rokefeller Institute): premio Nobel nel 1966 (insieme a C.B.Hugins) per la scoperta dei virus oncogeni. Gallo R. (National Cancer Institute di Bethesda) e Montanger L. (Istituto Pasteur di Parigi): identificazione del virus dell’HIV, agente responsabile di una nuova sindrome, delineatasi intorno ai primi anni ’80, variamente denominata dapprima WOGS (“Whrat of God syndrome”) e GRIDS (“Gay Related Immuno-Deficiency Syndrome”), quindi AIDS (Acquired Immuno-Deficiency Syndrome”). In alcuni paesi di lingua francese e spagnola si preferisce denominarla SIDA ovvero “Syndrome d’Immuno-Dépression Acquise” o “Sindrome de Imunodeficiencia Adquirida”.

L’ANATOMISMO CLINICO

Breve storia Ippocrate: Ispezione e succussione.

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Auenbrugger: Inventum Novum e la percussione. Nicolas Corvisat Des Marets (1755-1821): Essay sur les maladies et le lesions organiques de coeur et des grosses vaisseaux (1808). Téophile Hyacinthe Laennec (1781-1826): lo stetoscopio. Pierre Adolphe Piorry (1794-1879): percussione “mediata” con plessimetro. Joseph Skoda (1805-1881): lo “skodismo”. Ludwig Traube (1818-1876): l’aia di Traube. Hyacinthe Laennec (1781-1826) Medico all’Hospital de la Charité di Parigi. Provetto suonatore di flauto e suo hobby (il piccolo tornitore). L’invenzione suggeritagli da un gioco. L’allestimento del baton (alcuni nomi alternativi: cilindretto, sonometro, pettiroloquio, toraciloquio, cornetto medico) e le osservazioni per 4 anni, poi conia il termine di stetoscopio (dal greco skopeo “osservare” e stèthos “petto” = guardare dentro il petto). Lo presenta all’Accademia delle Scienze (1818) e l’anno successivo pubblica il trattato della Ascultation médiate (1819). Conseguenze dell’invenzione dello stetoscopio:

- il primo strumento diagnostico d’uso generale; - un nuovo modo di pensare e di percepire la malattia; - mappa semeiologica auscultatoria; - ronchi, rantoli, sfregamenti… - lo stetoscopio tra estimatori e detrattori; - il fonendoscopio: stetoscopio “biauricolare”.

Laennec e l’invenzione dello stetoscopio Nel 1816, Laennec, ottenne un incarico all' ospedale Nacker di Parigi e divenne in poco tempo uno dei più celebri patologi della capitale francese. Mentre una mattina passeggiava lungo i viali delle Tuiléries, scorse alcuni ragazzi che giocavano in maniera curiosa. Uno di essi poggiava all'orecchio l'estremità di una pertica lunga e sottile, mentre un altro, messosi all'estremità, la percuoteva leggermente con uno spillo. Il giovane patologo si avvicinò ai ragazzi e chiese loro cosa stessero facendo. Per tutta risposta, uno di essi invitò Laennec a mettersi al suo posto. Incredulo, il medico ascoltò forte e distintamente l'impercettibile rumore provocato dallo spillo. Immediatamente considerò che un sistema simile, in piccolo, avrebbe permesso di ascoltare con precisione i battiti cardiaci. Pochi giorni dopo nell'ospedale dove lavorava, tentò un esperimento: fece un cilindretto di carta, lo tenne ben stretto con dello spago e ne appoggiò un estremità sul torace di un malato, mettendosi poi all'ascolto. Regolari, profonde, nette, le pulsazioni cardiache giunsero al suo orecchio. Lo stetoscopio era nato.

L’ANTISEPSI E L’ASEPSI Tecnica antisettica: riservata esclusivamente alla preparazione del campo operatorio. Tecnica asettica: sterilizzazione di quanto viene a contatto di ogni lesione (operatoria o meno).

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Dr. Ignazio Filippo Semmelweiss (1818-1865) Aiuto ostetrico della clinica universitaria di Vienna (dal 27.2.1847). Il decreto imperiale del 10.10.1840 e i due reparti della Clinica Ostetrica:

- 1° reparto (universitario, frequentato da medici ostetrici e studenti in medicina): mortalità per febbre puerperale aumentata fino a 5 volte (circa 16%); - 2° reparto (ostetriche): mortalità per febbre puerperale stabile (circa 3,5%).

Ipotesi avanzate: - condizioni cosmico-atmosferiche-telluriche; - sovraffollamento; - ambiente “storicamente infestato”: - usi religiosi; - ragazze madri nel 1° reparto, ostetrici più “rozzi” delle levatrici, distanza tra la sala da parto e letto di degenza.

Constatazione: chi partoriva prima del ricovero si ammalava con minore frequenza. Intuizione: la morte, dopo ferita accidentale in sala settoria del Prof. Kolletschka. Le analogie delle lesioni (flebite, linfangite, peritonite, pleurite, pericardite, ascessi metastatici) con quelle riscontrate nelle donne decedute per febbre puerperale. Formulazione di una nuova teoria esplicativa: se fosse la pratica settoria a trasmettere le particelle cadaveriche? Verifica: dalla metà del mese di maggio 1847 l’obbligo per tutti gli studenti che visitano le puerpere di lavarsi le mani con sapone e spazzola e quindi immergerle in una soluzione di Chlorina liquida (poi sostituita da cloruro di calce). Dopo un mese: la percentuale di mortalità crollata al 2,45%. Nei mesi di marzo e agosto: nel 1° reparto non si registrò alcun decesso!!! Successive vicissitudini di Semmelweiss:

- inascoltata la sua relazione alla Società medica viennese (dove propone la possibilità che anche ferri chirurgici e biancheria potessero trasmettere l’infezione); - costretto dimettersi per motivi politici (moti rivoluzionari del ‘48); - torna in Ungheria, dove ottenne nel 1885 la Cattedra di Ostetricia; - morirà in manicomio.

Semmelweiss e il dilemma dei due reparti Fu colpito da tale fenomeno e pensò che probabilmente erano responsabili i medici e gli studenti di medicina che palpavano senza guanti nelle parti intime le donne, passando da una malata all'altra. Oltretutto l'igiene era scarsa anche all'interno dell'ospedale, dove le lenzuola si cambiavano una volta al mese. Semmelweiss obbligò medici e studenti a lavarsi le mani tra una visita e l'altra con il cloruro di calcio: fu comunque un uomo dal carattere difficile, fu perseguitato psicologicamente tanto da essere costretto a ritornare a Budapest. Ebbe problemi mentali e per questo fu ricoverato in una clinica psichiatrica. Quando si diffuse la pratica di igiene ospedaliera, si resero conto che aveva ragione. All'inizio della seconda metà del 1800 erano completamente sconosciuto il concetto di contagio: si operava a mani nude ignorando cosa fossero le cognizioni igieniche; questa situazione ebbe fine grazie a Pasteur.

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Joseph Lister (1827-1912) Chirurgo a Glasgow, ispirandosi a quanto fatto dalla cittadina inglese di Carlise, pubblica nel 1867 un articolo (art.3) sul Lancet dove propone di:

- distruggere gli agenti patogeni tenendo strumenti e materiale di medicazione in soluzione fenicata; - proteggere il campo operatorio con lint (tessuto di lino o canapa a larghe maglie); - eseguire l’intervento chirurgico sotto nebulizzazioni (spray) d’acido fenico.

Robert Lawson-Tait (1845-1899) Acqua bollita (su mani e regione operatoria) ed ebollizione forzata (per strumenti e materiale di medicazione). Altri: - guanti di cotone e mascherina oro-nasale (Johann von Mikulicz-Radecki, 1885 e 1897). - guanti di gomma (William S. Halsted, 1894 e il suo assistente J.C.Bloodgood, 1889). - tintura di iodio (Antonio Grossic, 1908).

L’ANESTESIA CHIRURGICA

Breve storia Mandragora. Cicuta. Oppio. Il curaro e la Strychnos Toxifera (Sir Walter Raleigh 1595). La spongia soporifera (mandragora, cicuta e oppio). La coca degli indios. Dioscoride, chirurgo militare greco (I sec d.C) conia la dizione anestesia. Valerius Cordus (1415-1544), medico e professore tedesco scopre il “vetriolo dolce”, l’etere solforico, distillato dell’acido solforico (1540) (per altri il vetriolo dolce era già stato scoperto nel 1275 da Raimondo Lullo, alchimista spagnolo). Paracelso (1493 - 1541) scopre la proprietà ipno-inducente dell’etere solforico. Joseph Priestly individua l'ossigeno (1774), il monossido di carbonio e l’ossido nitroso. Antoine Laurent Lavoisier e la “rivoluzione” della chimica. William Harvey pubblica il De motu cordis. Robert Hook tenta la “ventilazione” sperimentale in animali (1667). Evangelista Torricelli (barometro). Pascal (gas ed altitudine). Boyle (comprimibilità dei gas). La “medicina pneumatica” come forma di terapia basata sull’inalazione di vari gas. Humphrey Davy (1778-1829): l’ossido nitroso come “gas esilarante” utile anche per il mal di denti, il suggerimento di utilizzarlo in chirurgia. Crawford Williamson Long (1815-1878) Chirurgo americano, Georgia; il primo ad usare l'etere in anestesia chirugica (30 marzo 1842) su un certo Sig. Venable: asportazione di due cisti del collo.

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Pubblicò i suoi dati solo nel 1848. Horace Wells (1815-1848) Dentista. Dimostrazione mal riuscita con gas esilarante del gennaio 1845 al Massachussetts General Hospital di Boston. William Thomas Green Morton (1819 - 1868) Amico ed apprendista di Wells. La prima dimostrazione pubblica di anestesia riuscita il 16 ottobre 1846 al Massachussetts General Hospital con il chirurgo John C Warren. La parte “brutta” di una storia: La storia del brevetto del Letheon da parte di Jackson (medico) e Morton; la tragica fine di Wells; la questione dell’invenzione davanti al Congresso e all’American College of Surgeon. John Snow Medico londinese, sarebbe stato il primo laureato nel mondo a fare l’anestesista a tempo pieno. James Young Simpson (1811-1870) Professore di ostetricia a Edimburgo, sperimenta ed introduce il cloroformio in anestesia. La regina Vittoria anestetizzata per la nascita del principe Leopoldo (1853) e della principessa Beatrice (1857). Negli anni 1880 l’anestesia inalatoria e la tecnica diventano una procedura standard chirurgica in America ed Europa. 1880 William McEwan (Inghilterra): il tubo endotracheale di.. Frederich Trendelemburg, chirurgo tedesco: il tubo metallico con manicotto gonfiabile di.. Franz Kuhn, chirurgo tedesco: tubo di metallo flessibile di.. Sir Ivan Magill: la preliminare anestesia faringea con cocaina. 1935 Ralpf Waters (USA): la scoperta “accidentale” e l’alba della chirurgia polmonare. Individuazione di altri gas e presidi anestesiologici (esemplificazione):

- trilene (1917); - etilene (1923); - etere divinilico (1932); - ciclopropano (attivo a base concentrazioni deprimeva fortemente il respiro) e alotano (1956) anche ignifugo; - curaro (Indios e sintetico nel 1942); - barbiturici (sviluppati per primo da Elil Fischer, Berlino 1903) e il Penthotal; - l’epinefrina (1897: Heinrich Braun, Germania); - la novocaina (1999 Alfred Eohorn, Germania).

Storia dell’anestesia Sin dai tempi più remoti l'uomo ha cercato con ogni mezzo qualcosa che potesse alleviare il dolore, anche se si riteneva che questo fosse mandato dagli dei e quindi ostacolasse la loro volontà chiunque tentasse di combatterlo. Varie sono state le tecniche e le sostanze usate nel corso dei secoli: strangolamento, ischemia, ipnosi e mesmerismo, oppio, mandragora, cicuta, iosciamo, hashish, alcool, ghiaccio.

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Gli interventi chirurgici si limitavano a quelle situazioni che avrebbero comunque procurato la morte come drenaggio di ascessi ed amputazioni di arti colpiti dalla gangrena. I risultati erano pessimi e la mortalità enorme, non soltanto dovuta ad infezioni, ma anche per la mancanza di adeguata protezione dell'organismo dall'aggressione chirurgica (dolore, stress, emorragia ed altro). Gli Assiri già nel 3000 a.c. praticavano un metodo particolare di "anestesia", infatti comprimevano le carotidi del malato al livello del collo (strangolamento) causando ischemia cerebrale ed uno stato di coma che era adatto a praticare la chirurgia...se il malcapitato sopravviveva. Con il progredire della civilizzazione si iniziarono a scoprire le proprietà dei narcotici vegetali come l'oppio, la mandragora, la cannabis indica. L'oppio era somministrato nell'antico Egitto (3000-1000 a.c.) ai bambini per farli stare calmi durante la notte. Il grande medico dell'antichità Ippocrate (460 a.c.-377 a.c.) descrive la "spongia soporifera", una spugna impregnata con oppio, mandragora e cicuta che è in grado di dare il sonno ai malati. Nel 50 d.C. Dioscoride, un medico greco, descrivendo gli effetti della mandragora usa per la prima volta la parola anestesia, e leggendo i suoi scritti ci si può accorgere come i termini usati siano praticamente sovrapponibili a quelli che oggi conosciamo. E' grazie alla spugna soporifera che nel tredicesimo secolo il frate dominicano Teodorico (1205-1298) si distingue per la sua abilità chirurgica presso l' Università di Bologna. Per molti secoli la spugna soporifera e l'oppio, il cui uso aumenta tantissimo grazie al commercio con le indie di città come Genova e Venezia, sono le uniche sostanze che vengono usate per cercare di alleviare il dolore durante le operazioni, che risultano comunque essere delle vere e proprie torture. Con la scoperta delle americhe giungono le prime notizie di una foglia che gli indios masticano (coca) e che rende insensibile la lingua, si raccontano delle morti per paralisi di alcuni soldati dopo essere stati colpiti dalle frecce dei nativi. Sir Walter Raleigh nel 1595 descrive per la prima volta la pianta Strychnos Toxifera ed il suo prodotto chiamato curaro. Nel 1540 Valerius Cordus sintetizza l'etere solforico chiamandolo "vetriolo dolce", e nel 1564 Ambrosio Parè amputa una gamba dopo aver applicato sopra di essa del ghiaccio. Il famoso chimico Philippus Aureolus Theophroustus Bombast von Hohenheim chiamato Paracelso, mescola acido solforico con alcool caldo ottenendo anch'esso etere solforico, scoprendo che questa miscela se inalata produce un sonno profondo. Nonostante questa brillante scoperta, egli non fu capace di analizzarne completamente le potenzialità e le sue conclusioni si perdono negli archivi di Norimberga, ritardando così di circa trecento anni la comparsa dell'anestesia moderna. Nel 1600 in Inghilterra si prova ad iniettare oppio in una vena usando un pennino per scrivere e dando così inizio alla tecnica di iniezione endovenosa. William Harvey nel 1616 scopre la circolazione sanguigna e nel 1628 pubblica i suoi concetti nel libro De Motu Cordis. Robert Hook tenta nel 1667 la ventilazione artificiale soffiando aria nei polmoni degli animali usando un rudimentale mantice. La seconda metà del diciassettesimo secolo vede proliferare in maniera incredibile gli studi sui gas. Evangelista Torricelli misura la pressione barometrica a livello del mare ed inventa il barometro, Pascal dimostra che questa varia in funzione dell'altitudine e Boyle enuncia la sua legge sulla comprimibilità dei gas.

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Nel 1774 Joseph Priestly descrive e prepara l'ossigeno, ed è grazie agli studi del francese Antoine Laurent Lavoisier che si capisce la fondamentale importanza per il nostro organismo di questo gas. Si deve a Sir Humpry Davy, un chimico inglese, la sintesi del protossido di azoto e la descrizione delle sue proprietà, sia come "gas esilarante", sia come gas in grado, se respirato, di rimuovere il dolore. Egli codifica le procedure della sua preparazione e lo somministra con successo ad alcuni suoi amici per togliere il dolore causato dal mal di denti. Nel 1792 Curry pratica per la prima volta la intubazione tracheale nell'uomo usando il solo tatto. E' il 19° secolo che segna una svolta nell'anestesia, infatti la chimica, la biologia, l'anatomia e la fisiologia sono ormai in grado di fornire indicazioni importanti, ed i medici ed i chirurghi della nuova generazione sono sempre più sensibili alle sofferenze subite dai malati durante la chirurgia, tanto che le cronache riportano di alcuni chirurghi che non riuscivano a dormire la notte prima dell'intervento pensando ai tremendi dolori che avrebbero inflitto ai loro pazienti, e sempre nelle cronache del tempo si trova la storia di un chirurgo francese certo Velpeau che dovendosi operare per curare la sua malattia, preferì suicidarsi. Sebbene la soluzione per risolvere il dolore chirurgico fosse quasi a portata di mano all'inizio del 1800, bisogna attendere fino alla metà del secolo per vederla realizzata. Le operazioni chirurgiche erano ancora effettuate solo per i casi nei quali era certa la morte, dal 1821 al 1846 presso il Massachussets General Hospital di Boston furono eseguiti soltanto 333 interventi chirurgici in elezione, solamente poco più di uno al mese. La chirurgia continuava ad essere una ultima disperata risorsa. In una di queste operazioni, fatta dal chirurgo capo John Collins Warren, la punta della lingua di un giovane paziente colpita da tumore, fu asportata con un improvviso e rapido colpo di coltello, ed un ferro rovente fu applicato sulla ferita per fermare l'emorragia. Diventato quasi pazzo per il dolore, il giovane fuggì dai legacci che lo immobilizzavano e fu inseguito fino a quando l'emorragia fu arrestata con il labbro inferiore totalmente bruciato. Gli strumenti usati per la chirurgia erano pochi e rudi. Le caratteristiche di un grande chirurgo non erano pazienza e delicatezza ma velocità e forza, il record per un’amputazione di coscia alla fine del 1700 era di un chirurgo inglese che la effettuò in 35 secondi e nelle fretta rimosse anche il testicolo destro del paziente. Le reazioni dei chirurghi al termine dell'intervento erano le più disparate, chi emergeva dalla operazione pallido e tremante e chi abbastanza insensibile urlava "silenzio" ai pazienti durante la loro agonia. Durante i secoli numerose tecniche erano state usate per cercare di alleviare il dolore chirurgico compresa l'ipnosi, un metodo diretto e crudo era quello di rendere il malato insensibile colpendolo con un pugno alla mandibola, fino al 1846 oppio ed alcool erano in pratica i soli agenti usati per diminuire le sofferenze dei pazienti, ma sfortunatamente grandi dosi di alcool necessarie a produrre insensibilità causavano nausea, vomito e spesso morte anziché il sonno, e lo stesso oppio aveva importanti effetti collaterali e non era abbastanza potente per coprire completamente gli stimoli chirurgici. Già agli inizi del 1800 quasi tutti i chimici potevano fornire protossido di azoto ed etere solforico ai medici, ed i loro effetti sul tono umorale delle persone erano ben conosciuti. Il protossido veniva usato in vere e proprie dimostrazioni pubbliche di divertimento provocando delle incontenibili risate in chi lo inalava, e gli studenti universitari organizzavano delle "feste all'etere" dove chiunque poteva provarne gli effetti respirando i suoi vapori. A questi "party" assistevano decine di persone,e la cosa più strana era che dopo l'effetto euforico seguiva un sonno profondo, ed è proprio assistendo a queste dimostrazioni che almeno tre medici americani separatamente introdussero l'uso del protossido di azoto e dell'etere solforico intorno al 1840.

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Il dott. Long fu il primo ad usare l'etere nel 1842. Egli operò il sig. Venable per due cisti al collo, costui era terrorizzato dall'idea di vedere un coltello sulla sua pelle, ma essendo uno "sniffatore di etere" durante le dimostrazioni, sotto consiglio del dottore stesso aspirò i vapori prima dell'intervento chirurgico, quando si risvegliò il medico gli mostrò le due cisti asportate, il prezzo anestesia compresa fu di $ 2. Il dott. Long estese l'uso dell'etere anche alla ostetricia, ma purtroppo per lui diffuse i suoi lavori solamente nel 1849. Nel 1878 morì all'età di 63 anni per emorragia cerebrale mentre assisteva una partoriente, egli cadde sul pavimento e i familiari della donna corsero in suo aiuto ma lui rifiutò, le sue ultime parole furono "la salute della madre e del bambino prima di tutto" . Il secondo americano a scoprire l'anestesia inalatoria fu Horace Wells. Anch'egli sviluppò la sua idea assistendo ad una pubblica dimostrazione di protossido di azoto, notando che un uomo dopo aver inalato il gas ed essere caduto da una discreta altezza non lamentava nessun dolore. Wells era un dentista e nel 1844 sperimentò su se stesso l'efficacia del protossido asportandosi due denti e non provando nessun fastidio. Decise allora di dare una dimostrazione presso il Massachussets General Hospital di Boston, ma il paziente al quale tolse un dente dopo avergli somministrato il gas urlò per tutto l'intervento, secondo alcuni perché il medico aveva usato una dose insufficiente, e secondo altri perché il malato era stato pagato da medici rivali di Wells. Costui si ritirò sconfitto ed umiliato. Un amico ed apprendista di Wells, William Thomas Green Morton, sebbene non fu il primo scopritore del protossido e dell'etere, è il più conosciuto tra questi. Ciò è largamente dovuto al modo in cui annunciò i suoi lavori e portò avanti le sue dimostrazioni. Egli fu il primo ad usare nel settembre del 1846 etere per estrarre un dente, ed il 16 ottobre 1846 si presentò al Massachussets General Hospital di Boston con una sfera di vetro munita di una via di ingresso e di una di uscita con dentro una spugna imbevuta di etere. Sotto la supervisione del chirurgo in carica dott. John Collins Warren ed alla presenza di numerosi colleghi, fece respirare al sig. Gilbert Abbott i vapori provenienti dalla sfera. Il dott. Warren asportò al paziente un grosso tumore del collo rapidamente e senza nessun dolore, poi si girò verso la platea e con gli occhi in lacrime disse: "signori non c'è nessun imbroglio". Era nata l'anestesia moderna. Questa sensazionale scoperta fu ufficialmente annunciata il 18 novembre 1846 sul Boston Medical and Surgical Journal, ed il noto medico e poeta Oliver Wendell Holmes suggerì il termine "anestesia" riprendendolo dai testi greci, per significare insensibilità al piacere ed al dolore. Intanto il dott. Wells, sentitosi tradito da Morton, cominciò tra il 1847 ed il 1848 a pubblicare articoli per reclamare la validità della sua prima intuizione ed iniziò a sperimentare il cloroformio (sintetizzato nel 1831 dallo statunitense Samuel Guthrie e dal francese Eugene Souberrain) diventandone dipendente. Il 23 gennaio 1848 dopo essere stato arrestato per avere gettato dell'acido addosso a due prostitute di Broadway si suicidò tagliandosi le vene delle gambe e tenendo un fazzoletto impregnato di cloroformio in bocca. Morton dopo aver avuto i riconoscimenti della comunità medica e conscio delle possibilità commerciali dell'etere solforico, si rifiutò di rivelare la composizione della miscela e la chiamò "letheon" brevettandola con questo nome. Ma diventò ben presto chiaro che il "letheon" altro non era che etere solforico e nonostante il brevetto non gli fu riconosciuto nessun compenso, inoltre fu accusato dalla opinione pubblica di aver spinto il suo amico Wells al suicidio, egli fu ben presto dimenticato e finì di vivere a Boston drogandosi con l'etere.

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RADIOLOLOGIA E TECNICHE D’IMMAGINE

Wilhelm Conrad Röntgen (1845-1923) Professore di fisica a Wunzbrung. La passione per la fotografia ed i raggi catodici (scoperti da Geissler circa 10 anni prima). Lo “strano” fenomeno dello schermo di platino-cianuro: l’accensione della polvere luminescente. La scoperta dei raggi X, 1895. La prima radiografia: la mano inanellata della moglie Frau Berta. Alcuni sviluppi delle tecniche d’immagine:

- Stratigrafia: A. Vallebona (1930); - Xerografia: C. Carlson (anni 1930); - Ecografia: John Wild and Douglas Howry (anni 1950); - TAC: primi anni 1970 da Godfrey Hounsfield e Allan Cormack (premio Nobel 1979); - RMN: Paul C. Lauterbur (1973). - PET (Tomografia a emissione di positroni): Murray E. Phelps (1975).

Henri Bequerel Fisico francese: le “misteriose” radiazioni emesse dall’uranio (1896). Pierre e Marie (Maria Sklodowska) Curie La radioattività del radium (Nobel per la fisica, 1903). Marie Curie Isola l’uranio allo stato puro. Studia e definisce la “radioattività” del radium e dei suoi composti (premio Nobel per la Chimica, insieme a Debierne, nel 1911). Hevesy (Premio Nobel, 1943) I radioisotopi come traccianti radioattivi: la nascita della MEDICINA NUCLEARE.

LA SCOPERTA DELL’INSULINA

Verso la scoperta dell’insulina 1683, J.C. Brunner: poliuria e sete nel cane pancreasectomizzato. 1776, A.M. Dobson: le urine del soggetto diabetico contengono zucchero. 1869, Langerhans, patologo tedesco: le isole pancreatiche, raggruppamenti cellulari poi indicati come “isole di Langerhans”, che producevano “fermenti” che si versano direttamente nel sangue. Inizi 1900, L.V. Ssoboliev: il principio attivo delle isole di Langerhans inibisce l’iperglicemia. Procedure per ottenere questo principio attivo: si utilizza il pancreas dell’embrione di vitello con dotto pancreatico legato (atrofizzando il pancreas esocrino). 1908: L.G. Zuelzer: prepara l’autolisato alcolico (Acomatol) di pancreas di cani e cavalli efficace contro l’iperglicemia.

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Banting e l’insulina La sera del 20 ottobre 1920 il giovane medico canadese dottor Frederick Banting stava preparando la lezione del giorno dopo per gli studenti; riassumeva quanto sin'allora era dato di sapere sul pancreas. A.M. Dobson aveva dimostrato nel 1776 che le urine del soggetto diabetico contengono zucchero, e solo un centinaio di anni dopo von Mering e Minkowsky avevano osservato nel cane che l'asportazione del pancreas provoca il diabete. In più, Langerhans aveva scoperto nel tessuto pancreatico raggruppamenti cellulari poi indicati come "isole di Langerhans", che producevano "fermenti" che si versano direttamente nel sangue. A Banting non ci volle gran che per concludere che i legami tra il pancreas e il diabete erano più che evidenti. Forse era questa la chiave per scoprire il mistero del diabete e dare qualche speranza a milioni di pazienti. Banting partì dalla constatazione che la legatura del dotto pancreatico (attraverso cui il succo pancreatico viene convogliato nell'intestino) provoca degenerazione del pancreas tranne che delle cellule del Langerhans. Se non proprio queste le cellule interessate al difetto che ne è alla base, pensò Banting, non è escluso che somministrandone un estratto il diabete possa essere controllato. Per condurre queste ricerche ottenne da Macleod, direttore del laboratorio di fisiologia dell'Università di Toronto, una decina di cani, e l'aiuto di un giovane studente di medicina, Ch. Best. Banting e Best legarono il dotto pancreatico ad un cane: dopo qualche settimana il pancreas era degenerato divenendo non più grande di un pollice. Essi triturarono allora il residuo in un mortaio, riducendolo in poltiglia e filtrandolo. Ore 10 del 27 luglio 1921: una cagnetta diabetica è quasi morente, in coma. Banting le somministra l'estratto di pancreas così ottenuto. L'attesa è drammatica. Ma dopo qualche momento la cagnetta comincia a scodinzolare e a saltare di qua e di là. La ricerca dello zucchero nell'urina che Best esegue ogni ora indica una riduzione progressiva dello zucchero: a 5 ore dall'esperimento essa risulta 75 volte inferiore alla concentrazione di partenza. Sembra un miracolo. Ma a guastare la festa, la cagnetta il giorno dopo muore. Sarebbe occorsa tanta altra "isletina" (così Banting battezza inizialmente la sostanza che ha estratto dalle isole). Ma per mantenere in vita un cane, ci vuole il pancreas di ben altri otto cani. Come procurarsi tanto materiale e come usarlo nell'uomo? Il problema è presto risolto: ci si rivolge al mattatoio comunale, dove i pancreas degli animali vengono gettati via. Gli esperimenti continuati su numerosi altri casi resi sperimentalmente diabetici, sempre con gli stessi successi. Ma giunge immancabilmente il momento di provare la nuova sostanza anche nell'Uomo. Ci vuole qualcuno disposto a sottoporsi alla prova. L'uomo si chiama Joe Gilchrist: è un laureato in medicina mal ridotto dal diabete, in condizioni disperate. Gli somministrano l'isletina. "Non appena mi ripresi -dirà più tardi- diventai la cavia, il cane, il coniglio più prezioso del laboratorio". Fu poi Macleod a trovare il nome di "insulina", e Collip a renderla somministrabile. Toronto divenne ben presto la città della speranza per milioni di diabetici, e la notizia della scoperta dell'insulina fece immediatamente il giro del mondo. Per essa, nel 1923 fu assegnato solo a Macleod e a Banting il Premio Nobel per la Medicina: inconcepibilmente ne fu escluso il giovane Best, che vi aveva contribuito in modo così determinante.

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I primi pazienti:

- 11 gennaio 1922: Leonhard Thompson (ragazzo di 21 anni in coma diabetico); - Joseph (Joe) Gilchrist: medico diabetico; - negli USA: il primo paziente sarà l’attore cinematografico James Havens; - il secondo paziente sarà G.R. Minot (lo stesso che con W.P.Murphy proporrà il trattamento dell’anemia con estratti epatici).

LA SCOPERTA DEGLI ANTIBIOTICI

Gli antefatti 1875, John Tindal: dispersione batterica ed esperimento delle 100 provette (penicillum ”notatum” fra le 74 pagine). 1882, Robert Koch: dimostrazione del ruolo patogeno dei batteri. 1896: resoconto di uno studente francese su inoculazioni in contemporanea di batteri virulenti e penicillum glaucum. 1925, D.A.Gratia (Università di Liegi): lettera su muffa penicillum e dissoluzione bacilli del carbonchio. Settembre 1928, Alexander Fleming: la “riscoperta” del penicillum notatum. Alexander Fleming Nato in Scozia (Lochfield), nel 1881. Frequenta eccellenti istituti scolastici in epoca vittoriana; hobby preferiti (nuoto e tiro al piattello). Frequenta l’Università di Londra; poi tirocinio di Medicina presso il Saint Mary’s Hospital. Laurea nel 1906 il giorno del suo 25°compleanno. Impiego presso il dipartimento di Igiene del Saint Mary’s Hospital. Nominato subito vicedirettore, carica che ricoprì sino alla fine della carriera nel 1955 (il direttore era sir Almroth Wright). Cura di esponenti al Chelsea Arts Club e “redditizia” somministrazione di Salvarsan (farmaco sintetizzato da Paul Ehrlich). Vita insieme alla moglie Amelia ed ai bambini. La “scoperta”: le piastre per inserirvi un ceppo di stafilococchi, l’attimo della loro apertura , il micologo del piano di sotto, l’ascensore, la porta spalancata, le spore leggerissime di penicillum notatum. La vacanza di due settimane e le piastre lasciate chiuse sul balcone. Il ritorno nel settembre del 1928. L’osservazione che gli stafilococchi erano del tutto assenti nei punti in cui era cresciuto (bellissima muffa dalla colorazione grigio-verde). Quando si dice “fortuna” (serendipità): quel batterio (lo stafilococco) e quel fungo (il penicillum notatum), il momento della contaminazione, la temperatura ambiente, la vacanza e le piastre lasciate fuori dall’incubatrice. Quando si dice “capacità”: individua e denomina la penicillina come sostanza solubile e filtrabile, presente nel brodo di coltura. Ne delinea lo spettro antibatterico (attiva contro la maggior parte delle varietà di stafilococchi, pneumococchi, streptococchi, gonococchi e meningococchi, ma inattiva verso altri batteri come quelli della tubercolosi e della febbre tifoidea). Riconosce quella specie penicillum come l’unica in grado di produrre penicillina. La tolleranza di animali da esperimento (coniglio e topo) all’iniezione di penicillina. L’applicazione topica (germicida da applicare sulla superficie di ferite infette: occhi infetti, cavi ascellari infiammati, superficie infetta di arti amputati). Mai sperimentò su lue.

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Interruppe gli studi sull’argomento, (ma sarà l’articolo pubblicato nel 1929 a salvarlo dall’oblio), per continuare quelli sul lisozima (enzima che Fleming stesso aveva isolato dal muco estratto dal suo stesso naso) cui aveva attribuito possibili funzioni antibatteriche. Fleming continuò a conservare il suo penicillum notatum anche dopo avere interrotto gli studi. Sviluppi della scoperta di Fleming 1929: il giovane batteriologo di nome Paine, il campione di penicillum richiesto a Fleming e l’applicazione topica sugli occhi infetti di quattro neonati e di un adulto. L’entusiasmo sui risultati il professore (Howard Florey) di Anatomia Patologica presso l’Università di Sheffield (ma ancora poca intuizione). 1931: Harol Rainstrick all’appena fondata School of Hygiene and Tropical Medicine di Londra e sua équipe per estrarre i principi attivi. Scoprirono che non il penicillum notatum comune ma solo quel tipo specifico di Fleming (come individuò un micoloco americano cui avevano inviato la muffa) produceva penicillina. Ma quando concentrarono con etere: addio penicillina (abbandono degli studi). 1935: Roger Delbert Reid: neolaureato studente americano, l’azione batteriostatica (lo scetticismo sull’importanza della sostanza del suo “professore”) e la descrizione in un articolo delle osservazioni. 1935: Gerald Dolmagk ed il prontosil rosso (farmaco sintetizzato da un chimico alla ricerca di nuovi coloranti per l’ I. G. Farbenindustire tedesca) inoculato per la cura delle infezioni da streptococchi: cade l’idea limitante ed inveterata dell’inutilità della iniezione di un farmaco antibatterico (nuova era nella ricerca farmacologica!). anni ’40: George Dryer, direttore della Sir William Dunn School of Pathology di Oxford, i batteriofagi e la richiesta a Fleming dell’invio della muffa, con l’ipotesi di lavoro che la “penicillina” potesse essere un batteriofago: subitaneo abbandono delle ricerche. La sua assistente signorina Campbell-Renton e la sovravvivenza del penicillum notatum di Fleming. Howard Walter Florey (successore di Dryer a Oxford) e la sua squadra tra cui il biochimico Ernst Boris Chain (l’articolo scovato per caso nella biblioteca e l'incontro di Chain con Campbell-Renton che portava un fiasco con la muffa), Margaret Jennings (scoprì che la penicillina agiva solo sui batteri in fase di attiva moltiplicazione) Norman Heatley che compì l’analisi quantitativa e misurò dell’attività della penicillina). 1939 e i progetti biochimici della Rockefeller Foundation : alla ricerca di enzimi. Chain e penicillina come una molecola non enzimatica ma instabile: la liofilizzazone (polvere marrone, 30 volte più potente del sulfamidico). Somministrazione di dosi massicce di penicillina ai topi: penicillina come sostanza priva di effetti collaterali. La prudenza di Florey, la verifica e l’urina nera. L’eccitazione e l’esperimento sugli otto topi iniziato di sabato: inoculazione di dose letale di streptococchi e poi penicillina. Tre mesi dopo: L’articolo del 24 Agosto 1940 sul Lancet. La Rockefeller Foundation ed il contratto ormai troppo stretto. I brividi e la febbre nel primo paziente (un malato terminale di cancro). La procedura di purificazione (estrazione a fasi multiple, due procedure gas-cromatografiche, acidificazione e temperatura attorno al punto di congelamento: penicillina liofilizzata come sostanza gialla), la rottura del tabù universitario della ricerca pura e l’istituzione del dipartimento di produzione, con accorgimenti che ne moltiplicarono la resa (le “ragazze della penicillina”). L’uso del prodotto su di un poliziotto con la setticemia ed il quasi esaurimento delle scorte di penicillina. L’uso su quattro bambini appena nati e su di un adulto di “piccola taglia”, tutti con infezione: risultati strabilianti.

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Chain e Florey (la storia del mancato brevetto). Fleming, Florey, il Lancet e il London Times. Il clima della guerra favorevole alla sperimentazione. La Columbia Presbiteryan Hospital di New York. Accordo tra Rockefeller Foundation (finanziatrice di Hatley) e il North Regional Research Laboratory di Peoria, in Illinois (che sosteneva Andrew Moyer, che aggiunse al terreno di coltura del lattosio e del liquore estratto da frumento fermentato, aumentando la produzione di penicillina di 20 volte). I brevetti Americani (tecnica della fermentazione profonda ed il segreto militare dal 1941) e quelli inglesi (penicillina semisintetica) e lo sdegno degli inglesi per il comportamento degli alleati. Il penicillum chrysogenum (isolato da un melone, da parte di Kenneth B. Raper, micologo a Peoria) che produsse in assoluto il maggior quantitativo mai visto di penicillina (le mutazioni genetiche indotte successivamente sulla muffa irradiandola con i raggi X: produzione aumentata di ancora 10 volte). Le liti, il Nobel a pari merito a Fleming, Florey e Chain (1945).

LA SCOPERTA DEL DNA

Johann Gregor Mendel (1822-1884), monaco boemo: le leggi che governano la trasmissione dei caratteri ereditari. 1868, Friedrich Miescher (Tubinga): dalle cellule del pus la “nucleina” (proteina + altra sostanza ricca in fosforo). 1889, Richard Altaman: nucleina = proteina + ac. nucleico. Albrecht Kossel: “purine” (Guanina e Adenina) e “pirimidine” (Citosina e Timina) della nucleina (Nobel, 1910). Phoebus A. Levene: D-ribosio nel lievito (1909), 2-deossi-D-ribosio nel timo (1229) ed acido nucleico = Base azotata +zucchero+fosforo. 1927, Fred Griffith (inglese): l’inoculazione di pneumococchi letali morti e pneumococchi innocui vivi (il pabulum di virulenza). 1943, il gruppo Avery - Mac Leod- Mc Carty: il DNA puro ottenuto da pneumococchi di tipo III soppressi trasforma nella stessa tipologia di batteri pneumococchi non incapsulati di tipo II. Le critiche feroci di Alfred Mirsky, la depressione ed il pensionamento di Avery. John Randal: dal magnetron a “cave” al radar a Direttore del primo laboratorio inglese di biofisica (MRC: Medical Researh Council, 1947). Il suo allievo Maurice Wilkins: Intuizione della relazione tra struttura DNA e trasmissione genetica. Ma come? Rosalind Franklin gli studi di cristallografia: e la vicenda della fotografia 51 della variante B, idrata, del DNA. Raymond Gosling il neolaureato incaricato di studiare con la cristallografia la testa degli spermatozoi. 25 aprile 1953 esce l’articolo di Watson e Crick su Nature: il Nobel e la storia della perifrasi dei 3 articoli sullo stesso numero del Lancet:

A) Watson e Crick (Nobel 1962). B) Wilkins e Coll. C) Franklin e Goslin.

Baltimore - Temin -Dulbecco (Nobel a 1975): dall’RNA al DNA. Smith-Nahtans-Albert (Nobel 1978): gli enzimi di restrizione.

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Il Nobel mancato La struttura del DNA Watson e Crick (1953). La cristallografia a raggi-X ha mostrato che la molecola di DNA è una doppia elica. Watson e Crick nel 1953 proposero per il DNA una struttura a doppia elica con filamenti antiparalleli e con le basi attaccate da legami idrogeno. Il loro modello è in accordo con tutte le funzioni attribuite alla molecola: informazione genica, mutazione e replicazione. Pochi sanno che nel 1963 sul podio per la consegna del Premio Nobel per la scoperta della struttura del DNA mancava uno scienziato il cui contributo è stato fondamentale: si trattava della ricercatrice Rosalind Elsie Franklin. Prematuramente scomparsa all’età di 37 anni per un tumore alle ovaie, ha condotto tutti gli esperimenti che hanno permesso di fotografare ai raggi X la struttura del DNA, e la cui interpretazione ha permesso di dedurne la struttura tridimensionale. Rosalind Elsie Franklin. Pioniere della Biologia molecolare. Born: London, England, July 25, 1920. Died: London, England, April 16, 1958. Nel 1951 Rosalind Franklin, per le sue competenze, venne invitata da John Randall al Dipartimento di biofisica del King's College di Londra dove erano iniziate le ricerche sul DNA, acido desossiribonucleico, la componente principale dei cromosomi e quindi dei geni. In poco tempo, Rosalind mise a punto una tecnica innovativa che utilizzava i raggi X per fotografare i costituenti di tutti i materiali viventi e non viventi. Il dispositivo consisteva in una microcamera capace di produrre fotografie ad alta definizione dei singoli filamenti del DNA. La Franklin riuscì dunque a fare la prima fotografia dello scheletro del Dna che le permise di ipotizzare la famosa forma ad elica Maurice Wilkins mostrò a Watson all'insaputa della ricercatrice la foto 51 e questo avvenimento fornì lo spunto fondamentale a Francis Crick ed a James Watson per elaborare quello che venne chiamato “Il modello della doppia elica”. Si ottenne un modello coerente con le conoscenze teoriche e sperimentali dell'epoca, risultato, in ogni caso, di speculazioni teoriche sul lavoro sperimentale svolto soprattutto nel laboratorio di Wilkins e della sua collaboratrice. L'articolo venne pubblicato il 25 aprile del 1953, sulla rivista Nature. Sulla stessa rivista furono pubblicati due lavori, uno di Rosalind Franklin e uno di Maurice Wilkins. Nel 1962 James Watson, Francis Crick e Maurice Wilkins ottennero il Premio Nobel per la Medicina per la scoperta della struttura del DNA. In quella occasione non riconobbero il contributo di Rosalind Franklin, anche se ormai lei era morta ed il premio Nobel si assegna solo a persone viventi Solo nell'epilogo del suo libro, “The double helix”, Atheneum, 1968, J.D. Watson cerca di ridimensionare la descrizione sprezzante data della collega Rosy (che lui così chiama, in tono paternalistico, anche se era sempre stata Rosalind per tutti, anche per gli intimi) in tutto il libro e scrive: “Poiché le mie impressioni sul suo conto dal punto di vista scientifico e personale [...] furono all'inizio spesso sbagliate, voglio dire qui [..] che eravamo giunti ad apprezzare profondamente la sua onestà e la sua generosità, rendendoci conto, troppo tardi, delle lotte che una donna intelligente deve affrontare per essere accettata nel mondo scientifico… La sua ostilità derivava unicamente dalla sua giusta aspirazione di lavorare con gli altri su un piano di eguaglianza.”

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LA TRASFUSIONE DEL SANGUE 1628. William Harvey: la circolazione del sangue. 1667, Jean-Baptiste Denis (Francia) e Richard Lower (Inghilterra): trasfusioni di sangue dal vitello all'uomo. 1818, James Blundell (ostetrico inglese): prima trasfusione di sangue umano ad una paziente per il trattamento di una emorragia post-partum, tecnica della trasfusione da braccio a braccio (dal 1825 al 1830 effettua 10 trasfusioni, 5 delle quali con successo). 1908, il chirurgo francese Alexis Carrel (premio Nobel, 1912) introdurrà l’anastomosi diretta vena-vena. Apparecchi ideati dal Folli (da Stadera Medica, 1680). Il sistema ideato dal Folli sangue era “raccolto”non incannulando la vena o l'arteria del donatore, ma facendolo defluire in un piccolo imbuto collegato tramite un budellino ad una cannula che veniva introdotta nella vena del paziente. Apparecchio di Roussel (1867-1873). E' un’apparecchiatura notevolmente complicata, ma giudicata una delle migliori del suo tempo. Sostanzialmente agiva mediante l'aspirazione del sangue e la sua successiva immissione nel ricevente senza che il sangue venisse a contatto con l'aria. Apparecchio di Moncoq (1864-1874). E' composto da una siringa aspirante e premente, con movimento a cremagliera mediante una manovella, e da una ventosa, nella parte inferiore della pompa, che andava applicata sopra la ferita della vena del donatore. La maniglia posta nella parte superiore non serviva per muovere il pistone, ma solo per la presa manuale dello strumento. Il sangue veniva raccolto in un imbuto e una pompa consentiva di reiniettarlo nel ricevente. Siringa di Jubè. Ampiamente utilizzata e durante la seconda guerra mondiale (1939 - 1945) fu in dotazione alla Sanità Militare italiana. La maniglia serviva per aspirare il sangue dal donatore e, dopo averla ruotata di mezzo giro, a trasferirlo nella vena del ricevente. I gruppi sanguigni 1900, Karl Landsteiner medico austriaco (premio Nobel, 1930): i primi tre gruppi sanguigni nell'uomo (A, B, 0). 1902, A. Decastello e A. Sturli, colleghi di Landsteiner: il quarto gruppo, AB. 1907, Hektoen: il concetto di compatibilità si estende, ulteriore test eseguito mettendo a contatto il sangue del donatore con quello del ricevente per escludere miscele incompatibili. Reuben Ottenberg (New York): prima tipizzazione per i gruppi AB0 e prove crociate prima della trasfusione. 1912, Roger Lee (Ospedale Generale del Massachusetts): donatore universale (gruppo 0), ricevente universale (gruppo AB). 1940, Landsteiner e Wiener: scoprono il fattore Rh. 1940, Wiener e Peters: dimostrarono la presenza di anticorpi, verso l'antigene Rh, nel sangue di pazienti Rh negativo che avevano sofferto di reazioni emolitiche in seguito a trasfusione di sangue Rh positivo. Nel 1941 Philip Levine e Coll: la formazione di anticorpi Rh da parte di donne gestanti Rh negative (se il feto ha ereditato i fattore Rh paterno), la nascita di figli morti o una delle sindromi raggruppate sotto il termine di eritroblastosi fetale. Il fattore Rh

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Nel 1940 Landsteiner e Wiener resero noto l’individuazione di un antigene fino ad allora ignoto, il fattore "Rh" (o fattore Rhesus) così chiamato in quanto fu scoperto lavorando sui sieri di conigli immunizzati con globuli rossi della scimmia Macacus Rhesus, e nello stesso anno Wiener e Peters dimostrarono la presenza di anticorpi, verso l'antigene Rh, nel sangue di pazienti Rh negativo che avevano sofferto di reazioni emolitiche in seguito a trasfusione di sangue Rh positivo. Nel 1941 Philip Levine e Coll. osservarono come la formazione di anticorpi Rh da parte di donne Rh negativo avessero spesso come conseguenza la nascita di figli morti o una delle sindromi raggruppate sotto il termine di eritroblastosi fetale; essi supposero che la formazione di anticorpi fosse la risposta alla immunizzazione della madre da parte dell'antigene Rh pervenutole dal feto che, a sua volta, lo aveva ereditato dal padre Rh positivo. Alcune tappe storiche su conservazione del sangue ed emoderivati 1914 -15: gli anticoagulanti a lungo termine (citrato di sodio). Richard Lewisohn, Mt. Sinai di New York: nasce la procedura di trasfusione indiretta (conservazione del sangue). Citrato-glucosio (1916). Acido citrico destrosio (ACD, 1943). Anni 1930, le prime Banca del Sangue. 1940, Edwin Cohn (professore di chimica biologica alla Harvard Medical School): sviluppa il frazionamento a freddo del plasma con etanolo (separazione di frazioni diverse: albumina, gamma globuline e fibrinogeno). Storia delle trasfusioni La storia della trasfusione del sangue ha inizio nel 1600 quando un medico inglese, William Harvey scoprì la circolazione del sangue (1628). Nel 1667 Jean-Baptiste Denis in Francia e Richard Lower in Inghilterra, separatamente, eseguirono trasfusioni di sangue dal vitello all'uomo che in modo fortunoso ebbero successo. Successivamente, i risultati furono spesso sfavorevoli e quindi le trasfusioni dall'animale all'uomo furono proibite per legge. Nel 1818 un ostetrico inglese, James Blundell, eseguì con successo la prima trasfusione di sangue umano ad una paziente per il trattamento di una emorragia post-partum, usando il marito come donatore con la tecnica della trasfusione da braccio a braccio. In questo momento il donatore e il paziente ricevente sono vicini l'uno all'altro e rimarranno così fino a quando non sarà possibile raccogliere il sangue in un contenitore con un liquido che lo mantenga non coagulato e poterlo quindi conservare. Dal 1825 al 1830 effettua 10 trasfusioni, 5 delle quali con beneficio dei pazienti. Solo con la scoperta dei gruppi sanguini ha inizio una nuova era della trasfusione di sangue Nel 1900 un medico austriaco, Karl Landsteiner, scoprì i primi 3 gruppi sanguigni nell'uomo: A, B, 0; il quarto gruppo, AB, fu scoperto dai suoi colleghi, A.Decastello e A. Sturli nel 1902. Queste conoscenze hanno permesso di trasfondere sangue in maggiore sicurezza e da esse nasce il concetto di compatibilità fra donatore e ricevente. Concetto questo che si arricchisce ulteriormente quando nel 1907 Hektoen suggerisce l'utilità di aggiungere un ulteriore test mettendo a contatto il sangue del donatore con quello del ricevente per escludere miscele incompatibili. Reuben Ottenberg a New York, eseguì, per la prima volta, la tipizzazione per i gruppi AB0 e le prove crociate prima della trasfusione. Nel 1912, un medico dell'Ospedale Generale del

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Massachusetts, Roger Lee, dimostrò che era possibile somministrare sangue di gruppo 0 a ogni altro gruppo del sistema AB0 e che sangue di tutti i gruppi poteva essere trasfuso ai pazienti di gruppo AB. I termini di "donatore universale" e di "ricevente universale" furono coniati. Nel 1914 anticoagulanti a lungo termine, come il citrato di sodio, furono sviluppati consentendo la conservazione del sangue. Nel 1915 al Mt. Sinai di New York, Richard Lewisohn usava il citrato di sodio come anticoagulante al fine di trasformare la procedura trasfusionale da diretta in indiretta consentendo la conservazione del sangue in contenitori per alcuni giorni dopo la raccolta. Questo costituì il secondo grande salto di qualità della terapia trasfusionale perché permise di trasformare la procedura trasfusionale da diretta in indiretta portando così all'allontanamento definitivo dei due personaggi principali di questo processo, il donatore e il ricevente. Nel 1930, infatti, fu costituita la prima Banca del Sangue al London Hospital. Il concetto di Banca, secondo il quale le unità di sangue sono conservate in un deposito analogamente a quanto avviene per il denaro, è stato utilizzato per spiegare la necessità di avere disponibile, in qualunque momento sangue, emocomponenti e/o emoderivati per le varie esigenze trasfusionali. Quali queste esigenze? La maggior parte degli interventi trasfusionali si rendono necessari nei traumatizzati della strada, del lavoro, della casa, del tempo libero; e poi ancora nei pazienti affetti da neoplasie ematologiche, negli emofilici, nei talassemici, nei pazienti affetti da malattie renali e sottoposti a dialisi ripetute, nei pazienti trapiantati, nei pazienti con neoplasie di varia natura sottoposti a cicli di chemioterapia, nei pazienti sottoposti a interventi chirurgici complessi. A questo punto della storia della trasfusione, il donatore è lontano dal paziente che ha bisogno del suo sangue ed è, quindi, libero di donarlo e in modo assolutamente anonimo, consapevole delle necessità trasfusionali dei soggetti malati della propria comunità. La sua donazione è un gesto di solidarietà, è un atto di civismo di alto valore sociale. Nello stesso tempo, il donatore sa pure che in qualunque momento ne avesse bisogno, potrà usufruire delle stesse possibilità che oggi lui stesso contribuisce a mettere a disposizione degli altri. Con questo sistema, anche il paziente che riceve sangue non ha più debiti di riconoscenza verso una persona in particolare ma in generale verso la propria comunità. Nel 1939-40, K. Landsteiner, A. Wiener, F. Lewine e R.E. Stetson scoprirono il sistema Rh che viene riconosciuto come la causa di gran parte delle residue reazioni trasfusionali. L'identificazione del fattore Rh insieme alla tipizzazione ABO saranno eseguite su tutte le unità di sangue raccolte. Nel 1947 si costituisce l'Associazione Americana delle Banche del Sangue (AABB) per promuovere obiettivi comuni fra trasfusionisti e la pubblica donazione. Nel 1952, Carl Walter introduce le sacche di plastica in sostituzione delle bottiglie di vetro per la raccolta del sangue, premessa indispensabile per la evoluzione di un sistema di raccolta che produca in modo semplice e sicuro, con l'ausilio della centrifuga refrigerata, molteplici emocomponenti da una singola unità di sangue. Da qui nasce, ma ci vorranno ancora molti anni perché si affermi e si diffonda questa nuova tecnologia, l'era della medicina trasfusionale, in cui il paziente viene trasfuso con il solo componente di cui ha bisogno. Nel 1960 la AABB pubblica Transfusion, la prima rivista americana interamente dedicata alla trasfusione del sangue. Nel 1964, la plasmaferesi è introdotta come metodica di raccolta del plasma per il frazionamento. Nei primi anni '80 si afferma e sviluppa la terapia cosiddetta mirata in cui per la terapia degli emocomponenti, i prodotti usati per il trattamento dei disordini della coagulazione, la sostituzione del plasma tramite aferesi per il trattamento delle malattie autoimmuni, la comunità delle banche del sangue e i servizi trasfusionali in generale entrano nell'era della medicina

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trasfusionale, quella attuale, in cui il medico trasfusionista, specificamente addestrato, partecipa attivamente alla cura del malato.

CARDIOLOGIA E TRAPIANTI

Cardiologia L’analisi del polso nell’antichità: Antica Cina, Galeno… Pulsilogium di Santorio e un primitivo orologio. Luigi Galvani: l’elettricità animale (1780). Alessandro Volta: la corrente elettrica come generata dalla combinazione tra due differenti metalli (1792). Stetoscopio (Laennec 1819). Carlo Matteucci: anche il cuore possiede un’attività elettrica, che accompagna ogni battito cardiaco (1842). Emil Dubois-Reymon, fisiologo tedesco descrive il potenziale di azione (1843). Mavery (Parigi 1876): primo tracciato fotografico delle oscillazioni di un elettrometro durante il ciclo cardiaco. Sfigmomanometro (Scipione Riva Rocci, 1896): il neurochirurgo H.W. Cushing lo importerà poi negli USA. Radiografia del cuore (fine ‘800). I toni di N. Korotkoff (1905). Willeilm Einthoven (1860-1927), olandese: galvanometro a corda per la registrazione delle correnti del cuore:

- 1893: introduce il termine elettrocardiogramma. - 1895: distingue le cinque onde: onda P,Q,R,S,T. - 1902: un nuovo galvanometro per l’ECG. - 1905: il primo “telecardiogramma” (22 marzo). - 1928: premio Nobel per l’invenzione dell’ECG.

W. Forsamann (Berlino): primo caterismo nell’uomo documentato radiograficamente (luglio 1929), tecnica rimasta nel silenzio fino al 1940; poi nel 1956 Premio Nobel per la Medicina. Castellano e Coll (Cuba): visualizzazione delle cavità cardiache con l’iniezione di liquido radioopaco (1930). E. Monitz (Portogallo): visualizzazione angiografica dei vasi polmonari (1931). Il segnapassi: A.S. Hyman (1932), P.Zoll (1952). 1949: Norman Jeff Holter, medico del Montana realizza il monitor Holter. A.Senning e R.Elmsquit, svedesi (1958): impianto pacemaker esterno (in Italia primo impianto dal Prof Ferruglio, a Udine, su militare di carriera di 48 anni). 1963: Robert Bruce e colleghi descrivono il loro “multistage treadmill exercise test”, noto anche come Bruce Protocol. Ecocardiogramma: ultrasuoni (> 20.000cicli/sec) Ecocardiografia (Edler e Hertz, 1954). Ecografia Doppler (1985). Scintigrafia :

- con indicatore positivo ( metà anni ‘70): pirofosfato tannico marcato con tecnezioo-90-m. - perfusionale ( metà anni ‘70): macroaggregati marcati con tallio 201.

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Trapianti 1938, Robert Gros: primo intervento chirurgico di chiusura del dotto arterioso. 1952, G.Hufnagel: primo intervento di sostituzione di protesi valvolare artificiale 1953, John Gibbon e Coll: macchina cuore-polmoni. Fine anni ’50, N.Shumway (California): primi trapianti di cuore su animali. 1964, J.D.Hary, (Università di Missisipi): tentativo di trapianto da scimmia a uomo. Notte del 3 dicembre 1967, Cristian Barnard (Città del Capo): primo trapianto cardiaco (da Denise Darvall, deceduta a 24 anni, a Louis Washkansky). Primo trapianto in Italia 14 novembre 1985, a Padova, dal Prof V.Gallucci. 21 aprile 1966 M.E. De Bakey (Huston, Texas): primo cuore artificiale (il ptz. M.Derudder sopravvisse 40 ore). 16 settembre 1977, A.Gruntiz, Università di Zurigo: angioplastica. 1985: impiego della ciclosporina. Trapianti da altri organi Lorenz e Coll: primo trapianto di midollo osseo sul topo (1951). J.P. Merril e J Murray, Premio Nobel 1990: primo trapianto di rene su gemelli monocoriali (al Peter Bent Brigham Hospital di Boston, 23 Dicembre 1954). Dal 1962 sperimentazioni per trapianto di rene da cadavere. T.H. Starlzl: primo trapianto di fegato (23 luglio 1967, Università di Denver, Colorado). D.J. Cooper: primo trapianto di polmone (Toronto).

Iniziali trattamenti farmacologici dell’ipertensione anni 1930: Veratrum Alkalois – Pyrogens. anni 1940: Thiocyanati - Ganglion blocking agents- Catecholamine depletors (Rauwolfia deriatives). anni 1950: Vasodilators (Hydralazine) - Peripheral sympathetic inibitors (guanethidine) - Monoamine oxidase inhibitors – Diuretici. anni 1960: Central alpha2-agonists (sympathetic nervous system inhibitors) - beta-Adrenergic inhibitors. anni 1970: alpha-Adrenergic inhibitors - alpha-beta-Blockers. anni 1980: Calcium channel blockers. anni 1990: Angiotensin II (ATI) receptor antagonists. anni 2000: Gene therapy?.