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    APPUNTI:Per una poesia esodante.

    Sulla ex-piccola borghesia

    o ceto medio in poesiadiEnnio Abate

    Questo ceto medio (insisto: in via dimpoverimento),

    che coltiva riscatti individualistici immaginari e

    viene blandito con false promesse, pu (mai dire:

    dovr) emanciparsi, riconoscere sprechi e

    dissipazioni della propria intelligenza e dei proprisentimenti e costruirsi unidea meno fantasmatica

    del Lavoro, della Cultura, della Storia, della Societ in

    cui viviamo? E a ire er affermarla? 19

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    Titolo: Appunti: Per una poesia esodante. Sulla ex-piccola borghesia oceto medio in poesia

    Autore: Ennio Abate

    Il presente documento da intendersi a scopo illustrativo e senza fini dilucro. Tutti i diritti riservati allautore.

    Poesia 2.0, 2012

    http://www.poesia2punto0.com/http://www.poesia2punto0.com/http://www.poesia2punto0.com/
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    Ennio Abate

    APPUNTI:

    Per una poesia esodante.Sulla ex-piccola borghesia o

    ceto medio in poesia

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    Divergevano due strade in un boscoingiallito, e spiacente di non poterle fareentrambe uno restando, a lungo mi fermaiuna di esse finch potevo scrutando

    l dove in mezzo agli arbusti svoltava.Poi presi laltra, cos comera,che aveva forse i titoli migliori,perch era erbosa e non portava segni;bench, in fondo, il passar della gentele avesse invero segnate pi o meno lo stesso,perch nessuna in quella mattina mostravasui fili derba limpronta nera di un passo.Oh, quellaltra lasciavo a un altro giorno!Pure, sapendo bene che strada porta a strada,

    dubitavo se mai sarei tornato.Io dovr dire questo con un sospiroin qualche posto fra molto molto tempo:divergevano due strade in un bosco, ed io..io presi la meno battuta,e di qui tutta la differenza venuta.

    (R. Frost, La strada non presa, Trad. di G. Giudici)

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    1.Coincidenze

    Sul sito Le Parole e le cose ho letto Il romanzo nellepocadella postletteratura (qui). Il saggio - una introduzione diCarlo Carabba a L'inferno del romanzo del francese RichardMillet - sfiora appena il tema della poesia, ma ho trovatocoincidenze non casuali tra i suoi concetti di epoca dellapostletteratura (la nostra doggi) o di esteticapostletteraria e i discorsi sulla post-poesia o sulepoca

    della stagnazione di Giorgio Linguaglossa. Per farsi unidea,vediamo nella sintesi di Carabba cosa si intende perpostletteratura. Per Millet:

    Postletterario chi scrive senza avere letto (af. 277), lasua principale caratteristica scrivere senza rendere contodi trovarsi in una tradizione: Nei postletterari, tutto risiedenella postura, vale a dire nellignoranza della tradizione e

    nella fede nei poteri di immediatezza espressiva dellinguaggio (af. 346), o anche postletteratura comeconfutazione dellalbero genealogico (af. 233).Lautenticit data dallimmediatezza obiettivo delloscrittore postletterario e prova della sua validit:Lignoranza della lingua in quanto prova di autenticit:ecco un elemento dellestetica postletteraria (af. 3); ilromanziere postletterario scrive addossato non alle rovinedi unestetica obsoleta ma nellamnesia volontaria che fa di

    lui un agente del nichilismo, con limmediatezzadellautentico per unico argomento (af. 92). [] In pocheparole lautore postletterario quello che considera laletterariet come un disvalore, che rinuncia a interrogare latradizione a favore di uno spontaneismo compositivo, in cuilatto creativo pu rispondere a certe regole pi o menoapprendibili e formalizzabili, ma mai a uno sguardosullabisso come principio di conoscenza (af. 290).

    http://www.leparoleelecose.it/?p=5871http://www.leparoleelecose.it/?p=5871http://www.leparoleelecose.it/?p=5871
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    Ed ecco (sempre nella sintesi di Carabba) come vengonoindicati i dilemmi dellestetica (o pi semplicemente del

    gusto) nellepoca della postletteratura e, si potrebbeaggiungere senza forzare troppo, della post-poesia:

    E la domanda regina che comprende tutte le altre :nellepoca del totalitarismo della democrazia chi decidedel gusto? Una maggioranza sovrana, un capitalismo chemanipola una maggioranza bovina, sfruttandone le pulsionipi basse, un establishment culturale fintamente

    indipendente e colto ma in realt profondamentesuperficiale e postletterario o un drappello di uominicoraggiosi e nobili che oppongono una sapienza dolente edolorosamente acquisita alla stoltezza dei tempi? O ancora possibile pensare, almeno in qualche misura, a unbuon gusto cartesianemente diffuso in parti simili tra gliesseri umani? In un motto la questione irrisolvibile degliarbitri elegantiae e delle preferenze irragionevoli delpubblico.Loggi del blog e il domani dellebook portano con s la

    paura di cui Millet parla, di una cattiva orizzontalit (comela proverbiale notte delle vacche nere di Schelling su cuiironizza Hegel) in cui tutti i romanzi avranno pari dignit esar impossibile tentare di ristabilire gerarchie che nonsiano quelle del mero dato commerciale.Pare che Alberto Arbasino osservasse che, con i criteri delleclassifiche di vendita, il miglior ristorante del mondosarebbe McDonalds. Eppure laddove alla tirannia delmercato si sostituita quella della critica letteraria, irisultati sono stati ancora peggiori. Lo stato della poesiaoggi miserevole. Non letta, non amata, anche moltilettori colti (e conoscitori dei poeti della tradizione) davantia una raccolta scritta da un poeta contemporaneo storconoil naso e alzando le spalle si schermiscono con finta umilt:Sai, io la poesia non la capisco. Cos al poeta non resta,se vuole essere letto e apprezzato, che rifugiarsi in scuole econsorterie, che pi rigide dei corsi di scrittura creativa impongono regole a cui non si pu non rifarsi e da cui siingenera un fiorire di poeti indistinguibili gli uni dagli altri,

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    poesie di maniera, banalmente e interamente aderenti a unmodello.La letteratura, dunque, non pu fare a meno di unpubblico. Pu darsi che Millet abbia ragione, e da fare nonresti nulla, se non contemplare, con la soddisfazione e ildolore di Cassandra, la fine gi in atto.

    Noto subito che da pi parti ci poniamo gli stessi problemi.Giancarlo Majorino ha parlato di recente di dittaturadellignoranza.1 Anche il mio discorso sui moltinpoesia

    (qui) rientra in questa cornice. Come vi rientra quello cheGiorgio Linguaglossa va facendo da tempo sul predominioculturale della piccola borghesia, sul quale concentrer lamia attenzione in questo scritto, tenendo a mente unadomanda, che anche una preoccupazione: perch si oscillatanto tra disperazione, profetismi, piccole risse, ripetizionifarsesche di vecchie contrapposizioni?

    1Giancarlo Majorino, La dittatura dell'ignoranza, Marco Tropea Editore,

    Milano2010.

    http://moltinpoesia.blogspot.it/2012/06/ennio-abate-una-riflessione-per-la.html#morehttp://moltinpoesia.blogspot.it/2012/06/ennio-abate-una-riflessione-per-la.html#morehttp://moltinpoesia.blogspot.it/2012/06/ennio-abate-una-riflessione-per-la.html#morehttp://moltinpoesia.blogspot.it/2012/06/ennio-abate-una-riflessione-per-la.html#more
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    2. Uscire dal pantano. Siamo tutti ex-piccolo borghesi,

    meglio cetomedisti

    Provo a dare una risposta urtante: perch stiamo parlando dinoi stessi, delle nostre ambivalenze, delle nostre sudditanzepi o meno mascherate, delle nostre eroicistiche, ma a volteinconcludenti, solitudini. Perch, in altri termini, siamo tuttiex-piccolo borghesi, siamo icetomedisti della poesia.Non unaffermazione qualunquista. N vuole essere solo

    provocatoria. che i discorsi inter nostendono al moralismo(suo retro pensiero implicito: io sono diverso - e superiore -da questi a cui mi devo purtroppo rivolgere) invece che allapoliticit (siamo tutti io-noi diversi, discordi, in cerca di unnoi possibile, ma non pi garantito). E moralistico statoluso della categoria piccola borghesia, che da marxista diventata, negli anni Ottanta del Novecento,enzensberghiana-berardinelliana.2 Il moralismo non ci

    permette di vedere quanto sia cambiata la realt dellasociet. N capire che il ceto medio, concetto che hasostituto quello di piccola borghesia, sia un concetto-ripostiglio, cio vago: rimanda a una realt in ebollizioneche andrebbe indagata, ma che nessuno o pochi indagano.Queste cose le avevo in parte gi scritte nel 2010 a GiorgioLinguaglossa in una lunga lettera (qui); e avevo citato pureuna delle poche analisi serie del fenomeno, quella di SergioBologna (qui). Senza ricevere n smentite n approvazioni. E

    anche questo me lo spiego con la vischiosit della nostracondizione. Vivendola tutti dallinterno, anche le differenzeche tentiamo di stabilire (che io tendo a stabilire, cheLinguaglossa o altri tendono a stabilire) non riescono,neppure tra noi, a portare pi (come in passato) a uno

    2Cfr. Alfonso Berardinelli, Lesteta e il politico. Sulla nuova piccola

    borghesia, Einaudi, Torino 1986.

    http://www.backupoli.altervista.org/IMG/LINGUAGLOSSA_Intervento_di_Abate_luglio_2010.pdfhttp://www.backupoli.altervista.org/IMG/LINGUAGLOSSA_Intervento_di_Abate_luglio_2010.pdfhttp://www.backupoli.altervista.org/IMG/LINGUAGLOSSA_Intervento_di_Abate_luglio_2010.pdfhttp://www.backupoli.altervista.org/IMG/Strategie_di_liberta.pdfhttp://www.backupoli.altervista.org/IMG/Strategie_di_liberta.pdfhttp://www.backupoli.altervista.org/IMG/Strategie_di_liberta.pdfhttp://www.backupoli.altervista.org/IMG/Strategie_di_liberta.pdfhttp://www.backupoli.altervista.org/IMG/LINGUAGLOSSA_Intervento_di_Abate_luglio_2010.pdf
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    scontro chiarificatore. Eppure a me esso pare necessario peruscire da questo caos calmo.3

    3Caos calmo unfilm del 2008 diretto daAntonello Grimaldi e interpretato

    daNanni Moretti.

    http://it.wikipedia.org/wiki/Filmhttp://it.wikipedia.org/wiki/2008http://it.wikipedia.org/wiki/Antonello_Grimaldihttp://it.wikipedia.org/wiki/Nanni_Morettihttp://it.wikipedia.org/wiki/Nanni_Morettihttp://it.wikipedia.org/wiki/Antonello_Grimaldihttp://it.wikipedia.org/wiki/2008http://it.wikipedia.org/wiki/Film
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    3. Non esiste un paradigma stilistico-politico della

    piccola borghesia

    Perch questa vischiosit? Procedo per piccoli passi. Se sipotesse parlare oggi di un mandato affidato dal Capitale allapiccola borghesia (per me non pi piccola borghesia maalmeno ceto medio), come una volta si parlato di mandatodi una classe egemone o subordinata agli intellettuali (poeticompresi), il discorso diverrebbe gi meno nebuloso. Ma talemandato non esiste.

    Chiediamoci, infatti, se il predominio culturale sia oggidavvero quello della piccola borghesia, come sostieneLinguaglossa. Anche se certi suoi rappresentanti pubblicanocon Mondadori e altri no, una differenza stilisticadiscriminante tra loro e i non pubblicati dalle grandi caseeditrici non c. N ritengo possibile parlare di stileinternazionale della piccola borghesia, come egli ha fatto, adesempio, discutendo del poeta Robert Hass(qui).

    In Italia i poeti che Linguaglossa colloca nel quotidianismoo nel minimalismo lombardo-romano, accettando per orasenza cavillare la giustezza delle categorie, non sonodavvero dominanti, non sono veri funzionari del capitale(La Grassa4). Hanno, semmai, un certo seguito e unafunzione sociale minima (ne ha di pi la narrativa allaSaviano); e il loro ruolo appena di prestigio, quasionorifico. Il sistema massmediatico non preferisce opotenzia i quotidianisti o i minimalisti ma i reality show.

    Forse si potrebbe dire, al massimo, che i quotidianisti sisono adeguati al sistema massmediatico, imitandonegregariamente quello stile emozionale, pubblicitario,spettacolarizzato. Non per questo ricevendo un mandato osvolgendo unazione di evidente egemonia culturale, madiventando i primi della nicchia (poetica).

    4Gianfranco La Grassa, Gli strateghi del capitale, manifesto libri, Roma

    2005.

    http://moltinpoesia.blogspot.it/2012/05/robert-hass-una-poesia-da-time-and.htmlhttp://moltinpoesia.blogspot.it/2012/05/robert-hass-una-poesia-da-time-and.htmlhttp://moltinpoesia.blogspot.it/2012/05/robert-hass-una-poesia-da-time-and.htmlhttp://moltinpoesia.blogspot.it/2012/05/robert-hass-una-poesia-da-time-and.html
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    Per me, dunque, (e qui una ragione di dissenso conLinguaglossa) non c, non si affatto affermato un

    paradigma stilistico-politico della piccola borghesia delCeto Medio Mediatico. E la crisi della poesia non dovuta,perci, allaffermazione di tale paradigma. La crisi, semmai,nasce dal non avere pi questo ceto medio in poesia (maoperante anche in letteratura o nei vari settori umanistici) lapossibilit di una efficace autorappresentarsi, non potendosipi rapportarsi (confrontarsi) n a un noi borghese n a unnoi proletario.I dubbi perci su questo primato sono tanti. E

    richiederebbero analisi puntuali e documentate, che qui nonposso neppure tentare. Concludendo su tale punto, direi:possiamo pure criticare decisamente certi settori dellapoesia doggi - i quotidianisti o i minimalisti -, ma nonperch abbiano vinto e imposto un loro paradigma, maperch si sono adagiati nella quotidianit e non si pongonodi fronte al vuoto storico che si creato (quello che hochiamato una volta del Conflitto sconfitto). Non sono pi

    in grado di nominarlo, di dirlo anche in poesia, ma cidanzano su, ignorandolo, infittendo la rete dei loropensierini poetici chiusi in un presente che non scorre, che senza porte verso il passato e senza finestre verso il futuro; eche essi registrano soltanto nella sua prosasticit senza vieduscita.Allo stesso tempo, per - questa la mia convinzione -dobbiamo anche criticare i nostalgici della poesiapremoderna, perch anchessi sfuggono lo stesso vuoto,

    magari finendo in qualche Arcadia artificiale o PassatoMitico, che possono essere soltanto culti privati di autori cherimangono - per loggi - negli interstizi di questa societ e cistanno pi o meno fieri della loro diversit e imbronciativerso gli altri (ad essi simili, ma per essi folla, massa, plebe oqualcosa del genere). Da questa rimozione del vuoto (che -ripeto - per me soprattutto vuoto storico, sociale, politico)complicazioni e equivoci irrisolti e inediti.

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    4. La piccola borghesia ai tempi di Fortini e Montale

    Provo, facendo un altro passo, a riallacciarmi a un miocommento sul nodo Montale-Fortini-Mengaldo (qui); e inparticolare al punto in cui scrivevo c piccola borghesia epiccola borghesia e mi dichiaravo - ancora una volta e per lestesse ragioni appena indicate - contrario adunassolutizzazione della categoria piccola borghesia o diquella affine di ceto medio.

    Pu servire un confronto tra queste due figure: Fortini eMontale. Fortini si poteva rapportare ancora a un noi reale estoricamente solido (il movimento operaio, i paesiallegorici che per lui furono lUrss, il Vietnam, poi la Cina).Quel noi ai suoi occhi pareva potesse ereditare una grandetradizione classico-borghese (lucacciana o adorniana) dacontrapporre allinvasione dellindustria culturale, a cuiPasolini parve cedere. Poteva anche ricorrere

    fiduciosamente alla sublime lingua borghese come argineai linguaggi dei mass media. O sentire ancora la lotta per ilcomunismo come un processo di possibile inveramento deivalori della Totalit Umanistica. Proprio quei valori che, fortiin passato, il Moderno aveva spezzato o accantonato,promettendo di integrarsi e sostituirli con altri ben piuniversali. Poteva, infine, pensare alla propria poesia comeun omologo anticipato della Forma, che lumanit, uscendodalla servit capitalistica, avrebbe potuto dare alla propria

    vita.E, su un versante opposto (liberale), un Montale, propriorimuovendo quel noi e il conflitto storico, che invece Fortini(o Pasolini) accoglieva come condizione fondamentale dellapropria poesia (in modi in realt non coincidenti, anzidissonanti nei due autori), poteva rinchiudersi altero efintamente modesto allo stesso tempo nella turris eburneadel suo Io esistenziale; e rivolgersi allAltro, distanziandosinel contempo dagli altri (ciascuno riconosce i suoi). O,

    http://moltinpoesia.blogspot.it/2012/07/per-una-poesia-esodante-ennio-abate-la.htmlhttp://moltinpoesia.blogspot.it/2012/07/per-una-poesia-esodante-ennio-abate-la.htmlhttp://moltinpoesia.blogspot.it/2012/07/per-una-poesia-esodante-ennio-abate-la.htmlhttp://moltinpoesia.blogspot.it/2012/07/per-una-poesia-esodante-ennio-abate-la.html
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    dopo Satura,accogliere con suprema ironia la non poesiadei linguaggi quotidiani, lui, si, cooptato nelllite dei

    privilegiati dalla Cultura mediatica, grazie a questa suaaderenza piena allo spirito del tempo dei dominanti.

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    5. Foto di gruppo del ceto medio intellettuale e poetico

    odierno

    Il ceto medio che opera oggi - qualcuno, seguendo i suoicoinvolgimenti (subordinati) e intrecci (ideologici) crescenticoi processi dinformatizzazione, lha definito dei lavoratoridella conoscenza - ha visto, invece, davvero chiudersi laporta in faccia dagli sviluppi della storia recente; e si trova inuna specie di pantano (o di limbo, a seconda i gusti), nel

    quale quasi impossibile immaginare vere alleanze (lealleanze sono sempre politiche o non sono) con gli ignoti,che stanno pi in basso nella scala sociale o sperare inconsistenti cooptazioni nella cerchia di quelli - malnoti oaltrettanto ignoti - che stanno in un, altrettanto vago, alto.Una funzione di guida intellettuale (magari non partitica,come nelle sue forme classiche furono la sartriana e lafortiniana, a me pi note) non pi e da tempo alla

    loro/nostra portata.Questo vale anche in poesia; e sarebbe deleterioscimmiottarne il modello. Quella funzione di guidapresupponeva, infatti, un inserimento, riconosciuto ericonoscibile, in istituzioni allora vivaci (editoria, universit,riviste o giornali di partito). Si era, comunque, pi vicini allecondizioni di vita delle lites industriali ed umanistiche (sipensi al ruolo avuto da un Adriano Olivetti). Condizioni cheoggi sono svanite, tanto s accresciuta la subordinazione

    generale alle regole imposte dal Capitale (che non soloquello mediatico). N quelle condizioni di vita, n quel tipo dilavoro intellettuale, sono, dunque, pi accessibili agliintellettuali di massa o periferici.Son cose che avevo cominciato a pensare e a scrivere findagli anni Ottanta, accorgendomi di quanto questo cetomedio allargato (noi siamo con esso) dentro circuiti dilavoro intellettuale flessibili, fungibili, periferici (davvero unlavoro come un altro) e moltissimi dei suoi rappresentanti

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    finiscono anche nei gironi pi infernali del lavoroprecarizzato e della disoccupazione. Quindi quella funzione -

    tipica, riconosciuta e riconoscibile - dellintellettuale e delpoeta, comunque esterna alle attivit strettamenteprofessionali (molti sono stati e sono i poeti impiegati oinsegnanti) o esercitabile in un tempo libero meno coatto,teleguidato, asfissiante di quello doggi - non pipraticabile. Specie per quanti - ripeto - finiscono precari odisoccupati5e, dunque, ancor pi ai margini.Eppure quella funzione resta indispensabile. Perch semanca, se venisse meno del tutto, se chi pi la vede sfuggire

    non tenta di afferrarla coi denti e di esercitarla dove pu equando pu, non ci sar pi critica, non ci sar pi cultura, senon quella imposta, col marchio dei dominatori e dei lorofunzionari, soprattutto attraverso i mass media. Quellafunzione critica universale, svolta in passato dagli intellettualitradizionali in istituzioni relativamente autonome dai poteriforti (economici e politici), va comunque svolta o perseguitaentro queste nuove, degradate condizioni. Dovunque noi ci

    ritroviamo a vivere e a lavorare (finch sar possibile)

    6

    .

    5 Quante accuse moralistiche sulla disaffezione verso la poesia o la

    scarsit dei lettori di poesia cadrebbero se si tenesse conto di taliimpedimenti spesso materialissimi.6 In tal senso tutte le critiche che possono essere mosse (e che io puremuovo) ai moltinpoesia andrebbero nettamente distinte: ci sono quelleintimidatorie, che vorrebbero interdire lo stesso esercizio della scritturapoetica, atto comunque di iniziale emancipazione da una passivit sociale eculturale ad un tempo; e ci sono quelle che, proprio tramite la critica alleforme pi ingenue o consolatorie dello scrivere poesie, intendonoincoraggiare a cogliere la necessaria complessit e severit delleserciziopoetico a cui ci si avvia. Come sempre le critiche possono essere paralizzanti

    o educative.

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    6. Un cattivo soggetto

    Questo ceto medio (tra laltro in via dimpoverimento) ,dunque, un cattivo soggetto, che poco somigliaallintellettuale o al poeta di una volta. Ma esso , per,lunico serbatoio sociale dal quale non so dopo quantisforzi e fra quanto tempo ci si pu aspettare lemergere disingoli e gruppi capaci di pensare e affrontare i problemi perora confusi e mal compresi doggi: globalizzazione,

    trasformazione del lavoro, revanscismi etnici, ritorno delsacro o delle religioni, ecc. E, farci i conti - tanto per nondimenticare largomento - anche in poesia.Si tratta di una vasta fascia scolarizzata, culturalizzata, nonpi interessata saltuariamente alla produzione culturale, maconsumatrice indefessa e ossessiva della vasta gamma dicultura-merce che, sotto la spinta del Capitale, ha assuntodimensioni e ritmi di produzione quasi incontrollabili.

    Essa, com stato da tempo detto, potenzialmentecostituisce anche il blandito o vituperato pubblico dellapoesia. Che per, pur attivo in proprio e in forme per lo piselvagge (e quindi meno pubblico di come cera una volta opubblico sui generis), resta fuori o alla periferia degli Istitutiuniversitari, delle Fondazioni, delle Case editrici, deiGiornali, dei Clubs, eccetera; si muove nelle pieghe sociali eistituzionali, dovunque sia possibile una qualche sorta disemiclandestino lavoro culturale (e anche poetico) tra

    lamicale e il professionale. (E il Web delle sue pi recentiseppure ambigue risorse). Nei confronti degli appartenentia tale ceto medio pare venga eseguita giorno dopo giorno dainvisibili custodi una sadica condanna kafkiana: Entra, sevuoi, nel mondo della culturaMa solo come consumatore!Sii eco (Hai letto lultimo libro di Eco?) e basta....Esiste dunque - e se ne dovrebbe discutere di pi in questitermini sociologici, troppo snobbati da chi preferisce ilmodello (narcisistico) di personalizzazione, mutuato

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    passivamente dai mass media che ha invaso tutti i settori -una intellettualit di massa periferica anche in poesia,

    economicamente garantita o fragilmente precaria e chesaggira alla ricerca di identit e di riconoscimento. E provatutte le strade per guadagnarsi sia da vivere (anche persostenere la sua vocazione alla poesia, altrimenti) sia peresprimersi nelle forme pi o meno gregarie che le vengonoofferte da Case della poesia, associazioni culturali, premiletterari, festival. E che, nel frattempo, si prepara,approfondisce, divora libri, sorbisce corsi di aggiornamento,seminari, convegni, conferenze, apparizioni fulminee di

    maitres penser DOC, di cui annota religiosamente anche lesputacchiate. In soldoni: lavora gratis, consumandosoprattutto lacultura che passa per il mercato.E poi, quando- a un certo punto inevitabile - apre gli occhi e saccorgeche tirare per la giacca il santo protettore prescelto osgomitare, essendo a farlo in centinaia o migliaia, vano(per le leggi ferree del mercato si pubblicoe si deve restarepubblico; e al massimo si pu concedere o ci si concede uno

    slam, un karaoke, un microfono aperto di pochi minuti),delusa, si chiude nel privato, va negli orienti della mistica oriscopre in modi consolatori i miti delle antiche aristocrazie oriparla (a vanvera) di rivoluzione. Ma non riesce a pensare e aprogettare davvero una elaborazionepolitica dellesperienzacoatta che sopporta e a costruire schemi di pensiero e diazione diversi da quelli della cultura mercantile dominante.Questo ceto medio (insisto: in via dimpoverimento), checoltiva riscatti individualistici immaginari e viene blandito

    con false promesse, pu (mai dire: dovr) emanciparsi,riconoscere sprechi e dissipazioni della propria intelligenza edei propri sentimenti e costruirsi unidea meno fantasmaticadel Lavoro, della Cultura, della Storia, della Societ in cuiviviamo? E agire per affermarla?

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    7. Inchiesta e scommessa

    Per trovare una risposta seria alla domanda appena posta, civorrebbe uninchiesta seria, una conoscenza adeguata dicosa ribolle nelle profondit di tale nebulosa poetante, che prima di tutto un variegato e complicato calderone sociale:com composto? da quali tensioni attraversato? qualisono al suo interno le possibili partizioni oggettive esoggettive? come i singoli o i gruppi organizzati si

    rappresentano in poesia - esplicitamente o implicitamente -questa loro condizione? che consapevolezza teorica nehanno? come pensano ai fantasmi (tali sono lerappresentazioni attraverso il si dice e il riferito dai massmedia) degli altri (quelli di sotto e quelli di sopra) o delMondo?Uninchiesta del genere non oggi, dato lo scompiglio nellacassetta degli attrezzi del nostro pensiero, praticabile,

    specie da isolati, anche se tentativi che muovono in taledirezione non mancano.7Che fare allora? Piangerci addosso? Continuare a rissare inbicchier dacqua? Sollevare le solite polemiche umorali ostagionali che interessano s e no un centinaio di addetti ailavori? A me verrebbe da dire, e soprattutto ai pi vecchi cheuna storia alle spalle ce lhanno, che c - prima ancoradellinchiesta per ora improponibile per assenza di sostegniveri - da fare una scommessa a favore della costruzione di un

    progetto, che intenda uscire sia da contrasti di poetiche nonveramente discriminanti sia dal pluralismo che fa convivere(piattamente) tutto e tutti.

    7 Tutte le note di letture, le recensioni, la crescente ma disordinatacatalogazione di testi su innumerevoli riviste e ora anche siti o blog del Webpotrebbero offrire un quadro dinsieme. Non solo scoraggiante, come molti

    snob tendono a dire (ma neppure incoraggiante).

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    8. Contraddizioni interne a gruppi diversi, concorrenti ma

    in modi subordinati

    Ci restano poi del passato vari modelli: eroicistici, nicciani,neo/neon/avanguardistici o fortiniani, montaliani, ecc.Sono necessari (ciascuno trascina con s - ammettendolo onegandolo - le sue buone rovine), ma insufficienti da soliper chiarire la presente situazione in mutamento. Sonosimboli da non trascurare di adesioni profonde a una storia o

    a una visione del mondo, ma da soli non decisivi.8 Nellospecifico del discorso sulla poesia, vero, come diceLinguaglossa, che la democratizzazione dei linguaggipoetici quotidiani subisce legemonia di quelli dei massmedia ed ad essi subordinata (e depauperata delle suepotenzialit). Anche perch - aggiungo io - democrazia epoesia non possono ridursi mai alla sola dimensione delquotidiano. per anche vero che l opposto della medaglia,

    8Ad es., la contrapposizione che Ivan Pozzoni ha fatto (qui)tra contestatoricome lui e codini come me, ammesso che i termini siano adatti, tutta diparole e appunto simbolica. Allude a vecchie contrapposizioni ma non allanuova, vera contrapposizione per ora non esplicitabile proprio per lamancanza di condizioni reali che le potrebbero dare un senso nonpuramente soggettivo o personale. Egli si pu appellare alla figura di Papinied io, per controbattergli a quella di Fortini e Linguaglossa a quella diRipellino o Mandel'tam e i quotidianisti a quella di Sereni o di Giudici, e cosvia. Ma ne deriverebbero delle pose discepolari, che svelano solo gliimmaginari di partenza di ciascuno di noi, quelli a cui siamo pi legati.

    Perch al presente n un individualismo anarco-aristocratico o papiniano dicui parlava Pozzoni n un fortinismo comunista n ogni altraimpostazione hanno pi dalla loro una accertabile sostanza attivanelloggi. Ci vuole una cornice, un progetto entro il quale questi riferimentisimbolici assolverebbero alla funzione benefica che ha un riferimento alpassato. Sono i vivi che interrogano e scelgono il passato. Basti poi pensareche, a meno che tutto il ceto medio in blocco non condivida la reale politicadi potenza dei dominatori doggi (statunitensi soprattutto e ancora), nonesiste di fatto nessuna politica di potenza alternativa n un movimento dirivolta che preluda a una nuova forma sociale diversa da quella presente e

    che potrebbe aiutare il ceto medio a uscire dal vago.

    http://moltinpoesia.blogspot.it/2012/07/ivan-pozzoni-cinque-non-poesie.html#comment-formhttp://moltinpoesia.blogspot.it/2012/07/ivan-pozzoni-cinque-non-poesie.html#comment-formhttp://moltinpoesia.blogspot.it/2012/07/ivan-pozzoni-cinque-non-poesie.html#comment-formhttp://moltinpoesia.blogspot.it/2012/07/ivan-pozzoni-cinque-non-poesie.html#comment-form
  • 7/25/2019 Appunti - Ennio Abate

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    e cio laristocraticismo, che oggi permane in certe frangedel ceto medio pi ostile alle mode democratiche e muove

    una critica in parte accettabile alla democratizzazione fasullache ci viene imposta, richiamandosi ad un immaginarioantico, premoderno o vicino alle Origini, appare patetico coisuoi tratti di nobilt decaduta e imbronciata. Sterile,dunque, quanto il democraticismo, che si vuole arrogante,rampante o falsamente modesto.Le critiche di Linguaglossa ai settori democraticisti dellaricerca poetica odierna avrebbero un valore euristico, ancheai fini dellinchiesta che ho evocato, se fossero depurate dal

    moralismo o dalla pretesa di rappresentare la linea o lapoetica buona. Che manca e andrebbe cercata. Qui un altropunto di dissenso con lui. Va bene dibattere tracontrapposizioni interne alla ex-piccola borghesia, comequella tra i poeti proposti da Linguaglossa (Madonna,Busacca, ecc.) e i minimalisti-quotidianisti, o, per riferirmi aIvan Pozzoni, tra i poeti che scrivono poesie e i poeti chedicono di fare non poesie. Non penso, per, che queste

    siano le differenze ultime e determinanti; e che,confliggendo tra loro e portando a una certa chiarificazionedelle poetiche, ci faranno uscire dalla crisi della poesia.Anche se - nolenti o volenti - la post- poesia ci avesseportato su un nuovo terreno, come Linguaglossa sostiene,da qui non si scorge affatto la luce di una nuova aurora.A me non pare che i linguaggi morti di Madonna o diBusacca possano essere considerati precursori di tale nuovaaurora. Perch sento in essi una subordinazione politica non

    dissimile da quella dei minimalisti e quotidianisti. Lepoetiche degli uni e degli altri per me sono poetiche disconfittao risposte reattive di autodifesa dopo una sconfittae di fronte a un mutamento della societ che non riescononeppure loro a pensare e a rappresentarsi. Sono falserisposte o - al meglio - mezze risposte. Sia sul piano politicosia su quello estetico. Non dunque un paradigma alternativonel primo caso o vincente e addirittura dominante nelsecondo caso.

  • 7/25/2019 Appunti - Ennio Abate

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    Nelle prime c troppa nostalgia per qualcosa di morto elaccettazione (complementare e rimossa) della sconfitta

    politica. Nelle seconde c, s, il riconoscimento che il morto davvero morto, ma tale constatazione, che potrebbeessere un vantaggio, spinge a bere il pi in fretta possibile latazza del consolo, e cio ad accettare il presente coscom, senza pi chiedersi se sia imposto e da chi e cosaviene imposto per vie traverse alla stessa ricerca poetica chelaccoglie cos com.

  • 7/25/2019 Appunti - Ennio Abate

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    9. Scommessa e terreno di chiarimento

    A me pare realistico, invece, pensare che le classi(soprattutto quelle popolari e lavoratrici) siano statesconvolte; e siano ora impotenti, disgregate, sfilacciate neiloro contorni, che erano invece abbastanza chiari una volta.Siano, cio, incapaci di autoriconoscersi e di ricostruirealleanze e progetti. E tra i residui dei tradizionaliraggruppamenti una volta fondamentali (borghesia e

    proletariato, dominatori e dominati) vedo un arlecchinescoceto medio in ebollizione perlopi populistica (si veda ilfenomeno dei grillini9). In esso si agita di tutto. E vi si fannosentire - in modi dissonanti, cacofonici o nichilistici - gli echidi sconfitta del fascismo, delle lotte contadine prima e diquelle operaie; il risentimento dei figli di costoroacculturatisi dagli anni Cinquanta in poi e collocatisi nelleistituzioni come intellettuali periferici; e lodio sordo,

    appena trattenuto e mascherato dalle pensioni dei genitori o9Il primo testo, quello di Graheme Turner [Ordinary People and the Media.The Demotic Turn(2010) ], ci spiega consapevolmente la forma sociale delnuovo populismo. Il demotic turn infatti la rappresentazione socialeegemone della ordinary people, profondamente radicata nelle culturepopolari attuali (che sono prevalentemente digitali). Una rappresentazioneche esce da diversi decenni di narrazioni mediali, compresa la loro recenterielaborazione del web 2.0, dai reality, dalla continua compenetrazione trastar system e gente ordinaria (che crea il linguaggio popolare sulle star), daimicrofoni aperti alle trasmissioni radiofoniche, dalle miriadi di

    rappresentazioni di tutto questo nei cellulari sugli smartphone, dal riflessodi questa egemone dimensione simbolica nella vita quotidiana. Ecco quindile forme di connessione sociale del nuovo populismo nella rappresentazionedella ordinary people, forme che sono profondamente innestate nellenuove figure del lavoro precario e instabile. Il n di destra n di sinistra diGrillo, un classico del populismo vecchio quasi quanto la destra e la sinistra,guarda quindi a questa rappresentazione italiana della ordinary people, allesue forme di connessione simbolica e quindi in una pluralit di piattaformemediali che elaborano identit valide anche per le figure sociali del lavoro.(da http://www.sinistrainrete.info/politica-italiana/2186-nique-la-police-

    beppe-grillo-e-la-regressione-modernizzatrice.html)

    http://www.sinistrainrete.info/politica-italiana/2186-nique-la-police-beppe-grillo-e-la-regressione-modernizzatrice.htmlhttp://www.sinistrainrete.info/politica-italiana/2186-nique-la-police-beppe-grillo-e-la-regressione-modernizzatrice.htmlhttp://www.sinistrainrete.info/politica-italiana/2186-nique-la-police-beppe-grillo-e-la-regressione-modernizzatrice.htmlhttp://www.sinistrainrete.info/politica-italiana/2186-nique-la-police-beppe-grillo-e-la-regressione-modernizzatrice.htmlhttp://www.sinistrainrete.info/politica-italiana/2186-nique-la-police-beppe-grillo-e-la-regressione-modernizzatrice.html
  • 7/25/2019 Appunti - Ennio Abate

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    dei nonni, delle nuove generazioni alle prese con ladisoccupazione crescente e i lavori precari. (Nei discorsi da

    ceto medio mancano, per ora e non a caso: - i nuovi poveri ogli immigrati, tenuti a bada un po da tutti e magari affidatiai preti della Caritas; - i nuovi ricchi o gli immigrati di lussoe cosmopoliti, ben asserragliati nei loro covi di lusso).Il ceto medio nel pantano, senza autonomia culturale esenza consapevolezza della situazione reale (si veda ilsilenzio e la rimozione sulla crisi!), in cui si trova. E non saquale strada prendere (come il personaggio della poesia diFrost posta in exergo10). Perci il discorso va spostato sulla

    scommessa in un progetto da fare, sulla scelta della stradada imboccare e sulle difficolt che incontra una tale ipotesidi lavoro.Devo a questo punto raccontare qualcosa che mi riguarda,ma che in piccolo rivela le difficolt e accresce la necessit dichiarezza e di scommessa: o in un senso o in un altro.Convinto che una differenziazione allinterno del ceto medio(in cui ai livelli medio-bassi rientro) vada stimolata, in questi

    anni ho fatto spesso riferimento, anche in poesia e neidiscorsi sulla poesia, a eventi politici minori o maggiori: inparticolare le sconfitte elettorali della sinistra nel 2008, gliindisturbati attacchi israeliani contro Gaza nel 2009, lenuove guerre umanitarie che dal 1990 allultima contro laLibia proseguono. A me erano parsi rilevanti e capaci diindurre una qualche reazione brechtiana o fortiniana oindurre almeno ad approfondire anche la riflessione sullacrisi della poesia, che altrimenti somiglierebbe a una

    discussione sul sesso degli angeli. Preciso subito, contro lamalafede in agguato, che tale reazione per me non significan produzione immediata e reattiva di una poesiola contro laguerra n dare il proprio obolo alla cosiddetta poesia civile.Ora, quando, ad esempio, nel 2004, scrissi Contro i poeti chein tempo di guerra non tremano abbastanza o, altre volte, ho

    10 A riportare la mia attenzione su di essa stato un post di G. La Grassa

    letto sul Web.

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    pubblicato poesie politiche sul blog Moltinpoesia, sonofioccate accuse del tipo: Ma perch ti tiri fuori da noi (intesi

    di sinistra o democratici)? Da quale pulpito tieni la tualezione? Perch non vai a Gaza? Hai forse un mandato dagliirakeni o dai palestinesi di Gaza per parlare a nome loro? un fatto che queste critiche o il silenzio (in fondo complice)su certe vicende di guerra da parte di colleghi o amici poeti opolitici denota una differenza sia sul piano politico (io nonvoto da tempo i partiti che hanno appoggiato le guerre, glialtri forse s o sicuramente s) sia sul piano della ricercacritica e poetica (per me tali temi entrano sia in poesia sia

    nella riflessione critica e sono convinto che possono indurredei chiarimenti anche nello specifico; altri li evitano o litacciono, suppongo in base alla convinzione che la poesia siaautonoma dalla storia. Pi banalmente e drasticamente mi stato detto: Tu mescoli poesia e politica e fai brutte poesiee cattiva politica).Essendo il discorso su tali questioni pieno di vecchitrabocchetti, torno a precisare che non semplifico affatto il

    rapporto tra poesia e politica. Ma insisto sulla suaimportanza e consistenza di fronte a chi lo nega o sorvola.Non sono certamente gli eventi esterni o la storia a guidaredirettamente o immediatamente la mente e la mano delpoeta. Figuriamoci. N disconosco la verit, ormaibanalizzata, per cui un testo poetico, anche trattando solo diun fiore, possa contenere pi storia o politica di un testo dipiatta propaganda o dimmediato sdegno. (Di solito facciolesempio di Celan, a cui minchino).

    Resta il fatto che c la possibilit di misurare una poesia daisuoi legami espliciti o impliciti con la storia (e la politica). Equesto per me un criterio valido che pu avviare unchiarimento nel ceto medio poetico. La poesia va misuratacon qualcosa di esterno alla poesia. Per alcuni pu essereDio, per altri il bisogno di Bellezza o di libert. Persino ilcriterio dell autonomia della poesia esterno. Per me ilbisogno dipolis(o il dramma derivante dallassenza di polis).Questa misura esterna necessaria. Quando viene celata o

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    mascherata, impedisce o danneggia il chiarimento chepotrebbe avvenire. Bisogna dialogare, polemizzare criticare

    affinch tale chiarimento avvenga fino in fondo.

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    10. Riepilogando. Un criterio politico-poetico come

    misura delle poetiche

    Come ho detto nella tesi 1 di una mia estemporaneariflessione (qui), credo che come ceto medio ci stiamoadattando al caos insoddisfacente di una cattiva e pococompresa globalizzazione, riproducendo una sorta di Babelepoetante, corrispettivo del caos globale. In esso c spazio -tanto la frammentazione ormai dominante - per il nuovo

    e per il vecchio, purch devitalizzati: il Web, la rivoluzionedei trasporti, le biotecnologie, ma anche le piccole patrie, idialetti (magari meticciati), i ritorni al mito (ma congelatoe privatizzato).Nessuna nuova polis (globale) si sta costruendo, ma gli stati-nazione nel frattempo vengono sconvolti. La falsademocratizzazione (non solo della poesia) convive con lefalse lite. Nellideologia e nellimmaginario lopposizione

    storica pochi/molti rimane intatta in ogni campo, pursvelando ogni campo una microfisica dei poteri che noncorrisponde pi alla macrofisica ufficiale e convenzionale. Ipochi difendono coi denti le posizioni di vantaggio ereditateo acquisite, ma non godono con agio la loro superiorit. Imolti silludono ancora di partecipare prima o poi albanchetto culturale (oggi il pi ambito quello mediatico)e dilapidano le loro energie.11 Mentre pochi superstiti di

    11 Proprio qualche giorno fa in auto ho ascoltato unintervista a FedericoRampini che parlava da New York su denaro, ricchezza e crisi. Analogie conquella del 29, richiami a Il grande Gatsby di Fitzgerald e conclusionerealistica: il sogno americano non esiste pi, i ricchi che erano pochi sonodiventati sempre pi ricchi e pi pochi e i poveri diventano sempre pipoveri e numerosi (compresi settori del ceto medio). Poi, in conclusione, lamorale edificante indirizzata a consolare e blandire il ceto medio. Nonesiste mica solo la ricchezza del denaro, ha dichiarato olimpico Rampini. Asuo avviso esiste una nuova ricchezza, quella della cultura. E questatramite il Web a disposizione di tutti (ergo: lasciate che i ricchi restino

    ricchi di denaro e voi arricchitevi di cultura se ci riuscirete).

    http://moltinpoesia.blogspot.it/2012/06/ennio-abate-una-riflessione-per-la.htmlhttp://moltinpoesia.blogspot.it/2012/06/ennio-abate-una-riflessione-per-la.htmlhttp://moltinpoesia.blogspot.it/2012/06/ennio-abate-una-riflessione-per-la.html
  • 7/25/2019 Appunti - Ennio Abate

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    vecchie vicende politiche e cultural-letterarie si ritaglianouna loro monacale torretta davorio rischiando di murarvisi

    da soli o sono costretti, come Gramsci, a lavorarefr ewig.Questo a me pare il quadro veritiero della situazionesubordinata (e non solo in poesia) del ceto medio. Ora,accantoniamo per semplificare il discorso, la buona e lamalafede ideologica, contorno riducibile ma non eliminabilepure dei nostri discorsi,i quali, pur quando mirano al vero oal reale, per il semplice fatto di essere noi in questacondizione cetomedista di vita, possono occultare odistorcere quel vero o reale che inseguiamo. A me pare

    tuttavia evidente che per smuovere la nostra stessavischiosit cetomedista, il pensiero critico e poetico (chepu svilupparsi in chiunque) non deve rifuggire da un pianoche a me pare dirimente: quello poetico-politico. Perch qui possibile intendere meglio come tale vischiosit alcontempo strumento con cui ci difendiamo/ attacchiamo esuggerimento/imposizione (ad essere vischiosi, a non diresi/no, a non scegliere) che arriva dallesterno, e cio

    dallagire, anchesso conflittuale (difensivo/offensivo) di altriattori. Soprattutto da quelli dominanti o decisori (come lidefinisce G. La Grassa), essendo, come detto, quellidominati (proletariato, classi inferiori, popoli, ecc) in grandedifficolt e non pi capaci (per sempre?) di scuotere lagabbia dacciaio del Capitale mondializzatosi.Su questo piano, in unottica progettuale (che io chiamodella poesia esodante ed altri possono chiamare in altrimodi), ogni scelta di ciascuno di noi - simbolica o pratica

    (quindi dal voto alle elezioni ai rapporti di collaborazioneculturale che stabiliamo) - potrebbe arrivare ad unchiarimento di politica e di poetica al contempo.12

    12 Da questottica una scelta - ad esempio quella di entrare in una idealeCasa della Poesia, pur sapendo che essa solo una facciata (fu il caso diMontale, premio Nobel per la poesia proprio quando la sua produzione, conSatura, prendeva atto che la Poesia non cera pi), o della moltiplicazionedelle Case della poesia nelle citt e nei quartieri in base alla logica

    dellimitazione acritica o delladesione al criterio del piccolo bello;

    http://www.poesia2punto0.com/2012/09/08/quattordici-tesi-per-una-poesia-esodante/http://www.poesia2punto0.com/2012/09/08/quattordici-tesi-per-una-poesia-esodante/http://www.poesia2punto0.com/2012/09/08/quattordici-tesi-per-una-poesia-esodante/
  • 7/25/2019 Appunti - Ennio Abate

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    11. Apro parentesi. Cosa intendo perpoesia esodante

    Ho tentato varie volte di definire cosa intendere per poesiaesodante. Lho fatto partendo da alcune mie poesie, e inparticolare da un testo, Ultimo dialogo tra il vecchio scriba e ilgiovane giardiniere (2002-2009),dove ho fissato il passaggiodal mio giovanile, fiducioso, accostamento alla culturaumanistica (unica stella osservabile e accostabile allora perme dal Sud dItalia) a una fase successiva di contestazione

    delle idee ricevute e di ricerca poi di un tipo di poesia chetenesse in conto lesperienza demitizzante fatta daimmigrato in una citt moderna e industriale come Milano (ela sua periferia). Potrei riassumere il percorso come unpassaggio da una (istintiva) poetica dellio a una (meditata)poetica dellio/noi.Oggi chiamo questa ricerca con un nome un po complicato:esodante (da esodo, che fa riferimento sia al libro della

    Bibbia sia al dibattito sul concetto di esodo, sviluppatosi inItalia attorno agli anni 80-90 del Novecento, condotto convarie sfumature da autori che andavano da Walzer a Negri, aVirno a De Carolis e che ho seguito dalla mia collocazione diintellettuale periferico). Potrei pi semplicemente dire, perfarmi intendere dai veri ingenui (non dai falsi ingenui): esodocome fuoruscita dai discorsi da cui si proviene; e, nel campodi cui ci stiamo occupando, poesia che non si ferma allapoesia.

    In successive altre poesie e riflessioni ho tentato poi, dopo loshock di quello che ho chiamato immigratorio,13 di elaborarequello delle nuove guerre umanitarie, tenendomi adistanza sia dal dogma dellautonomia della poesia sia da

    oppure laltra, apparentemente contrapposta, di fingere un assalto alPalazzo dinverno delle grandi case editrici, ricalcando le orme dellaneoavanguardia o di ogni sovversivismo piccolo borghese - pu esseregiudicata e approvata o riprovata.13

    Vedi Ennio Abate, Immigratorio, Edizioni CFR, Piateda 2011

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    certa poesia civile o avanguardista a mio parerestandardizzatasi, riducendo il tasso di liricit (senza mai

    abolirlo, per) e assumendomi i temi di un noi o, piprecisamente, di un inquieto io/noipermeabile allorrore dellastoria e delle societ e in distacco crescente dalle tradizioniculturali del periodo storico in cui mi sono formato (chepossono indicare sempre coi nomi comuni e ideologici didestra/sinistra e cattolicesimo/comunismo). Con locchio aquesto mio percorso esistenziale, poetico e intellettuale,propongo qui, schematicamente, queste definizioni-tesisulla poesia esodante:

    a) La poesia esodante, essendo scritta in Italia,dunque in citt occidentalizzate, si sofferma perforza di cose sullovattato orrore quotidiano (dipace, parcellizzato, quotidiano, normale), ma sisporge sullorrore storico del mondo, quello passatoe quello presente e si sofferma sulla politica deipotenti, su guerre,sofferenze, fatti di sangue.

    b) La poesia esodante si sforza di destarsi dal sognodella poesia. Almeno un po. Ma questo po conta.(Perch una certa poesia ha messo radici nel sognoe l vuole unicamente o soprattutto permanere).

    c) La poesia esodante tentativo di rompere glisteccati (tutti e non solo quelli che comodamenteattribuiamo agli altri) in cui oggi sta una certa

    poesia (minimalista, orfica, formalistica, verginale,adamitica, fatua o agghindata di tecnicismi emanierismi). E rimettersi a contatto con la realt e iconflitti sociali, come fecero a suo tempo leavanguardie, i neorealisti e pi di recente leneoavanguardie.

    d)

    La poesia esodante rifiuta la netta distinzione trapoesia e politica (pur sapendo i pericoli di una

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    cattiva mescolanza tra le due attivit, non evitatidai sunnominati movimenti: surrealisti, neorealisti,

    neoavanguardie). Non chiede ai poeti di tramutarsiin politici o di mescolarsi con loro, ma dimaneggiare la politicit del linguaggio (anche diquello poetico) e farla incontrare con quella di vericostruttori dipolis.

    e) La poesia esodante abbandona loasi di piacere-libert-bellezza della Poesia. Che non esiste. Che unideologia della poesia, non dissimile dal

    vischioso petrolio di brutti pensieri-teorie-ideologie- prodotto a barili dagli specialisti dellorrore delmondo e della storia.

    f)

    La poesia esodante mira a ci che la poesia migliore- che parta dallio lirico o da un noi epico - hasempre fatto: pensare lorrore del mondo e dellastoria. Non ha cambiato il mondo, ma la

    testimonianza dellorrore lha sempre data e inmodi spesso pi penetranti di altri saperi. La poesiaesodante non cambier il mondo? E con questo?Pu per pensarlo. Non ha armi per rivoltarsiassieme ad altri? Forse, ma sa che nel passato cisono stati poeti capaci di pensare, poetare e ancheagire con altri, molti altri e non con le solite lite deipotenti.

    g)

    La poesia esodante quella di poeti che sanno dinon essere liberi. Che non cercano nella poesiacompenso individuale alla illibert crescente dellesociet. Che non coccolano una loro presuntalibert, che consisterebbe (come fossimo ai tempidella Controriforma) nello scrivere al di fuori delleprecettistiche. Visto che il vero, unico, Precetto,cui siamo tutti sottomessi, anche quando scriviamopoesie, anche quando assaggiamo un pizzico di

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    felicit in poesia, quello del Capitale, unPadrone e Nemico che pochi tra noi oggi sanno

    nominare, riconoscere e contrastare.

    h)

    La poesia esodante sa che la bellezza, quella cheancora pu esserci anche in poesia, segnatadallorrore e vi convive. La bellezza non tutto, nonviene neppure innanzitutto; e, se la si indagasenza innamoramento estetico, non pu chemostrare anchessa lorrore del mondo e dellastoria. segnata da quello. Gronda, pur essa, di

    lagrime e sangue, che non si vogliono vedere. Losapeva bene, perch lorrore storico stava perghermirlo e la bellezza non gli fu scudo sufficientedai colpi mortali in arrivo, Walter Benjamin.Affermare, come alcuni insistono a ripetere,linscindibilit di poesia e bellezza non tener contoche la poesia, se copre con la bellezza lorrore, diesso si nutre e si fa complice. Meglio che la poesia

    esodante sappia mostrare la fragilit e la forza deidesideri umani senza ricorrere al feticcio dellaBellezza.

    i)

    La poesia esodante non liquida la domandafondamentale su quali siano i modi con cui la realtpu entrare in poesia. Sa che essa cos com nonentra nelle parole della poesia come in unascatoletta preconfezionata. Come del resto non

    entra in una formula matematica o chimica o in unconcetto filosofico. Sa che la realt sfugge allaforma. Sa che la forma (e la forma in generale, nonsolo la bella forma) in s gi distanziamento(problematico), se non repulsione (problematica)della realt. Fortini ricordava che la forma segnatadal marchio secolare dei dominatori. E lo stessomarchio segna pure la non forma (variante ineffetti della forma), adottata da quanti (le

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    avanguardie) hanno creduto cos di aver trovatouna scorciatoia per trasgredire e aggirare il potere

    della forma (che potere, da alcuni secoli, delCapitale).

    l) La poesia esodante riconsidera dal suo punto divista i tentativi sia dei poeti fedeli alle forme dellatradizione, che in quelle vecchie botti immiseronuovo vino sia dei poeti che hanno voluto slogare leforme tramandate facendosi camaleonti e mimi diquelle caotiche o mostruose o patologiche

    accumulatesi in epoca moderna e postmoderna.Pensare in poesia lorrore del mondo non pusignificare cedere a tale orrore, al Niente,allenorme, indomabile inconscio biologico, uninconscio preumano e postumano, dove tutto inmetamorfosi (Berardinelli), che troppi vedonoscorrere e gonfiarsi nel fondo dellabisso storicodegli ultimi secoli o di tutti i secoli. Non ne verrebbe

    un linguaggio (indispensabile approdo per il poeta)capace diaccogliere in s la forma informe osenza limiti e senza confini del mondo, ma la resaad esso e la negazione del fare poesia.

    m)

    La poesia esodante non surrogato o ripresadellimpegno (etico, politico) in poesia. Guarda conrispetto a quelle esperienze, le difende dalladenigrazione degli odierni revisionismi, per non si

    fa riassorbire in quelle poetiche. Per la sempliceragione che sono venute meno tutte le condizionisociali e culturali che negli anni del secondodopoguerra e attorno al biennio 68-69 lepermisero e sostennero. A riproporleartificiosamente (come si tentato di recente conlantologia Calpestare loblio) si svela prestolequivoco di ogni rifondazione. La poesia esodantesa che la sua eticit e politicit sono da costruire e

  • 7/25/2019 Appunti - Ennio Abate

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    da controllare su un terreno pi ignoto, non suquello di una qualche rassicurante tradizione.

    n) La poesia esodante si distanzia sia dal formalismo(o estetismo) sia dal contenutismo (spesso merapropaganda dellideologia del Noi dominante). Ilcontenuto, per, va giudicato anche quando benformalizzato! Contenuti che, con i saperi in nostropossesso, giudichiamo nichilistici, prevaricatori,individualisti, antisemiti, razzisti, anche seraggiungessero in poesia una forma esteticamente

    originale o persino sbalorditiva, pur essendo de-realizzati (una cosa ammazzare, altrarappresentare un omicidio) non diventano altracosa, non vengono mai del tutto sublimati; e nondevono pertanto sfuggire a una verifica criticarigorosa. La loro messa in forma non li riscattadalla melma storica. Restano latenti con la lorocarica positiva o negativa (o ambigua) nellopera.

    Tra tirannide e libert, dominio e lotta per liberarsidal dominio (o ridurlo) il contrasto ineliminabile (estoricamente irrisolto). La poesia lo pu attenuare,svelare (Foscolo), occultare ma lo pu anchesottilmente esaltare, non essendo mai del tuttoneutra. La poesia esodante, dunque, sempreaccorta alla doppia faccia della poesia: oggettoestetico con un suo particolare fascino; grumo dicontenuti storici conflittuali mai del tutto spenti.

    o) La poesia esodante resta poesia e si muoveallinterno del discorso dellambivalenza. Non discorso diretto, ma indiretto. Non pu essere maiimmediatamente discorso politico (anche se -ripeto - in rapporto con la politicit innanzituttodel proprio linguaggio). E non pu essere neppurediscorso immediatamente corporeo, emotivo,vitale. Pu muoversi in una zona definibile lirico-

  • 7/25/2019 Appunti - Ennio Abate

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    politica o dellio/noi. /potrebbe essere poesiaesodante quella che rivela una sua politicit,anche

    quando parla di una rosa (Celan per tutti). O quellache ha una sua liricit, anche quando parla di unorrore storico ben preciso e nominabile con altrisaperi. Riconosce che anche nellio isolato ci puessere non solo universalit generica ma politicit.E sa pure che il noi non sempre e solo ideologia,negazione della individualit, comunitarismo pi omeno fusionale e tribale.

    p)

    La poesia esodante critica continua, intelligente,tenace, di tutto quanto ci impedisce di accedere auna maggiore comprensione della realt (e dellapoesia e delle forme e delle tecniche per dir meglioe con pi efficacia quello che abbiamo da dire su noie sul mondo). Tale critica in parteaccompagnamento (musica di sottofondo) dellattopoetico e in parte svolta proprio tramite esso. La

    poesia esodante non si d perci un fine astratto daraggiungere (fosse la bellezza, la morale, limpegnopolitico o altro). Essa critica di fatto i Valori se sipresentano come astrazioni pericolose, ideologie,impedimenti della stessa ricerca poetica. Per poesiaesodante non sintende la propaganda di un valorequalsiasi, n una forma laico-borghese di religioneo unautoterapia o unautoconsolazione. Sintende,invece, unattivit intuitiva-pensante in sintonia per

    quanto possibile (come accade anche per lescienze e altre forme di conoscenza) con letrasformazioni del mondo reale (preciso: interno edesterno; soggettivo e oggettivo).

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    12. Progettare? Ma scherzi! Buone rovine e storie che

    scottano

    Non posso al momento mostrare esempi pienamenteconvincenti di poesia esodante (i miei li considero, conmodestia indispensabile, dei tentativi in tale direzione). E soche oggi, in tempi di crisi, invitare a parlare di progetto (opresentare dei progetti da confrontare e scegliere) fastorcere il naso. Diciamocelo lealmente: di solito ciascuno dinoi segue, se non con sufficienza, con la coda dellocchio

    qualsiasi discorso progettuale. Lo vive come calatodallalto, roba da critici o da intellettuali, figureobsolete. E, se partecipa a iniziative pubbliche, lo fa consaltuaria eleganza (in modo da esserci e non esserci),vivendole come riti secondari, ai quali presenziare percortesia o convenienza.Ora pur vero che scrivere poesia atto compiuto insolitudine e lintervento altrui previsto semmai a stadio

    avanzato o ad operazione compiuta. Ma proprio cos? sempre stato cos ed irrimediabilmente destinato adessere cos? Non lo credo. Lo stanno a dimostrare per tutto ilNovecento il susseguirsi di iniziative di gruppi, riviste e lastesura di programmi, manifesti, poetiche. E sono convintoche per ragioni storiche profonde, per mutamentisusseguitisi in tutto il secolo ormai concluso - questa la miaipotesi guida - quello che oggi a molti appare ancora un iocompatto, unitario e compiuto in s oggi sempre pi un io-

    noi.Ad ostacolare qualsiasi ipotesi di progetto concorrono conconvinzione sia gli individualisti che i comunitaristi, chefanno capo a due prospettive di solida tradizionenaturalistica: quella della libert dellio, che siaffermerebbe nella sua identit positiva esclusivamentecontro gli altri e distinguendosi da essi pi o meno in toto; equella della sottomissione indispensabile dellio in una pi omeno rassicurante e autoritaria comunit. Da queste ottiche

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    estremizzate non si scapperebbe a un aut aut: o solitudineautosufficiente o regressione quasi tribale.

    Il mio invito al progetto - una costruzione di tanti in vista diun noi possibile - non richiesta di obbedienza a una poeticaelaborata da un io o da un noi (un gruppo, unistituzione).Non si tratta di una pensata di qualcuno che altri hanno damasticare o sputare. un invito a porsi in autonomia unproblema: esistono punti di raccordo tra la ricerca dellio e laricerca del noi?Il progetto la cornice in cui questi raccordi, se esistenti,troverebbero ragioni per rafforzarsi tramite scelte mai

    neutre da parte di ciascuno e dellinsieme di persone chemano mano arrivano a partecipare alla costruzione delprogetto. Certo una visione progettuale chiede a ogni iosingolo di smussare i suoi spigoli e diventare rotellina chescorre assieme ad altre o, come minimo, di aprire qualchefinestra e far scorrer una medesimo vento nelle propriestanze.So bene che una tale proposta, dopo i disastri del

    Novecento, mano mano che ci allontaniamo da storie, checomunque continuano a bruciare e a sedurre o ossessionarela memoria, non facile da accettare. Le differenze ci sono esono resistenti: io posso giudicare nichilismi o delirisolipsistici cose che per altri hanno una sostanza, unapolpa che io non ho neppure assaggiato. E, viceversa, altripossono diffidare o pensare ogni male possibile della miaproposta di poesia esodante. O dare un altro nome a quelloche parrebbe essere la stessa cosa (post-poesia il nome

    che, credo, Linguaglossa gli d). E tuttavia, accanto alledifferenze che spingono alla frammentazione, che pu incerte circostanze essere anche positivamente destruens, madi per s, automaticamente, mai si volge in costruzione,esistono spinte, magari deboli ma importanti, allacooperazione. E solo labbozzo di un progetto, capace diricevere una certa attenzione e consenso, permetter poi dicapire se le buone rovine dei singoli (ciascuno ha le sue)sono compatibili o integrabili con esso.

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    13. Io, io-noi, Noi, noi possibile.

    Le incognite da risolvere, perci, sono tante e sono sia sulversante dellio, che non pi quello di una volta, sia suquello del noi, altrettanto mutato rispetto al passato. Ed importante che nellottica progettuale la ricerca del noi vadaconsiderata decisiva e importante quanto quella dellio. Non detto che si riesca a far incontrare i due processi dellio edel noi, ma neppure gi deciso da un destino che si fallisca.

    La prospettiva per collocare in una nuova corniceprogettuale sia il lavoro dellio che del noi tramitelattivazione degli io-noi oggi pi inquieti e dinamici,evitando i due estremi - la chiusura solipsistica, limposizioneobbligante di un Noi superegoico - ha oggi, a essereprudenti, pi fondamento di ieri.14 Anche dopo le sconfittepesanti del Novecento. Nella storia (anche nella storia dellapoesia) restiamo, al di l delle false profezie sulla sua fine, in

    un campo fluido e pieno di sorprese. Possiamo ancora unavolta scommettere.

    14 quel che ho cercato di dire parlando degli intellettuali di massa eperiferici (e quindi anche dei poeti) che vivono una situazione del tuttodiversa da quelli tradizionali. Ne trovo una conferma anche in queste paroledi Romano Luperini: I nuovi intellettuali, privi di autorit e di centralit,stanno cercando forme di organizzazione e dintervento che sembrano

    possedere due fondamentali caratteristiche: agiscono dal basso, puntando

    sulla relazione orizzontale a rete, su connessioni fra loro liquide e veloci, e

    agiscono collettivamente, cercando intese capaci di formare movimenti o

    gruppi mobili, che si aggregano e si disgregano facilmente, ma che implicano

    comunque unidea di comunit. Non hanno pi nulla della figura tradizionale

    dellintellettuale-uomo di cultura, orgoglioso della propria missione individuale

    e della singolarit del proprio sapere-potere. Della loro passata funzione

    probabilmente conservano solo questo: la volont di capire e di intervenire con

    la loro voce. Tutto sommato non poco. ( R. Luperini, Otto tesi sullacondizione attuale degli intellettuali,p.14, in Allegoria n. 64 luglio-dicembre

    2011.)

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    14. Un rapporto diverso anche tra pochi e molti?

    Anche la contrapposizione binaria tra pochi e molti, purconfermandosi come la dominante, appare logorata e,quindi, inadatta a fungere da paradigma di unoperacostruttiva. Se laccettassimo acriticamente, sorvoleremmosui complessi intrecci che legano i due blocchi (dei pochi edei molti), i quali restano contrapposti, ma non possonoessere pi rappresentati come due eserciti. Le energie

    fluiscono disordinatamente verso il basso e verso lalto (olapparentemente basso e lapparentemente alto), dai pochiai molti e viceversa, aggirando o eludendo spesso glischieramenti ufficiali.La stessa vischiosit del ceto medio poetico, cui ho fattocenno, ne una prova. Non deriva da una sorta di DNA delceto medio, ma, come ho ipotizzato, da influssi ancheesterni. un atteggiamento costruitosi nella storia e non

    dovuto a leggi naturali. E quindi mutevole. Da ci nondeduco che la vischiosit sia un bene in s, ma che dialogare,polemizzare, criticare da una parte e dallaltra, dalle oppostesponde o sulle sponde apparentemente simili, permette diverificare quali siano i nodi veramente conflittuali e reali, leragioni profonde e vere del contendere (che ci sonoindubbiamente e non sono riducibili esclusivamente aicaratteri, alle passioni, alle ideologie). E perci nella tesi 3(qui) ho insistito - e non per pacifismo - sulla necessit di

    essere laboratores di poesia (essere in laboratorio), piche oratores della Poesia sacerdotale o bellatoresdellaPoesia davanguardia.15 O nella tesi 4 (qui) ho chiesto di

    15E ho precisato: Solo in unattivit di laboratorio le due spinte fondamentalidel fare poesia - quella espressiva dell io (privata, individuale,

    apparentemente libera) e quella pubblica del noi (sorvegliata, critica,

    pedantemente normativa) - potranno ritentare un confronto. Il

    laboratorio pu/deve funzionare da cerniera tra il momento della ricerca in

    solitudine dei singoli poeti e il momento dellincontro con gli altri.

    http://moltinpoesia.blogspot.it/2012/06/ennio-abate-una-riflessione-per-la.htmlhttp://moltinpoesia.blogspot.it/2012/06/ennio-abate-una-riflessione-per-la.htmlhttp://moltinpoesia.blogspot.it/2012/06/ennio-abate-una-riflessione-per-la.htmlhttp://moltinpoesia.blogspot.it/2012/06/ennio-abate-una-riflessione-per-la.htmlhttp://moltinpoesia.blogspot.it/2012/06/ennio-abate-una-riflessione-per-la.htmlhttp://moltinpoesia.blogspot.it/2012/06/ennio-abate-una-riflessione-per-la.htmlhttp://moltinpoesia.blogspot.it/2012/06/ennio-abate-una-riflessione-per-la.htmlhttp://moltinpoesia.blogspot.it/2012/06/ennio-abate-una-riflessione-per-la.html
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    riaccostare il fare poesia al fare critica e non, come accadeoggi, separare o contrapporre le due funzioni. O nella tesi 5

    (qui)ho detto: Essere molti in poesia rendere scorrevoli irapporti tra livelli alti medi e bassi del fare poesia (oparapoesia o similpoesia). O ho accennato, nella tesi 6(qui), a tutto il lavoro di riflessione da compiere (come io-noi) per costruire una nuova estetica. Tutte indicazioniche tengono contodi una situazione fluida e in movimento.

    http://moltinpoesia.blogspot.it/2012/06/ennio-abate-una-riflessione-per-la.htmlhttp://moltinpoesia.blogspot.it/2012/06/ennio-abate-una-riflessione-per-la.htmlhttp://moltinpoesia.blogspot.it/2012/06/ennio-abate-una-riflessione-per-la.htmlhttp://moltinpoesia.blogspot.it/2012/06/ennio-abate-una-riflessione-per-la.htmlhttp://moltinpoesia.blogspot.it/2012/06/ennio-abate-una-riflessione-per-la.htmlhttp://moltinpoesia.blogspot.it/2012/06/ennio-abate-una-riflessione-per-la.htmlhttp://moltinpoesia.blogspot.it/2012/06/ennio-abate-una-riflessione-per-la.htmlhttp://moltinpoesia.blogspot.it/2012/06/ennio-abate-una-riflessione-per-la.html
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    15. Vademecum finale

    Visto che a porsi il problema di un progetto in poesia sono ingenere degli umanisti, da mettere in conto preventivamente e senza offesa per nessuno - una faticosarisalita innanzitutto dalla voragine dignoranza, snobismo esottovalutazione degli sviluppi sconvolgenti, nonsottovalutabili e neppure degni di semplice esaltazione (latrahison des clercs essendo venuta anche dagli scienziati!)

    prodottisi nei campi scientifici: dalla comunicazione allafinanza, al militare, al tecnologico. Bisogna sapere cheloscillazione contraddittoria del mondo contemporaneo frafalsa globalizzazione e convulsioni localistiche gestita, aglialti livelli, scientificamente (il che non esclude follie) e, ailivelli medi e bassi, anche umanisticamente (con follie didiverso genere forse). Tentare di contrastarla soloumanisticamente non basta. Anche perch ormai

    maneggiamo, nolenti o volenti, residui frammentati edeterogenei delle grandi narrazioni dimostratesi insufficientiper capire cosa sta succedendo. Far finta di niente suicida.Bisogner tornare, anche come poeti, a riconoscere e asfidare i veri convitati di pietra, i poteri dominanti delCapitale Internazionale,che hanno cooptato o subordinato,in modi raffinatissimi o brutali, tutti i tipi di sapere e lamaggior parte degli intellettuali (compresi i poeti). Scienze,umanesimi e avanguardismi sono stati quasi pienamente

    inglobati. Il pensiero critico anticapitalista al lumicino egiudicato da molti un rottame del passato. Oggi per senzaricorrere a tale pensiero critico i nemici pi nemici restanoinaccessibili sia allo sguardo umanista sia a quelloneutramente scientifico sia a quello alternativo. Ci sar dascovarli, strappandoli alle ombre dellinconscio o allenebulosit del virtuale, in cui si celano. E ci vorr un altrosguardo, che non fornito in anticipo dalladesione odallappartenenza ad una tradizione buona (scientifica o

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    umanistica) o da una scelta anticonformista;ma sorger solose si riuscir a costruire una nuova criticaa stretto contatto

    con questa, temibile ma non aggirabile realt che ciavvolge e ci chiude in ghetti mentali, anche quando cipermette spostamenti reali o virtuali impensabili allegenerazioni pi vecchie.Bisogna che nel ceto medio si sviluppi un processo politicoche permetta di vivere la propria condizione reale non comeun fastidioso limite da mascherare o rappezzare. Bisognache il cattivo soggettoimpari a riconoscersi come possibilebuon soggetto e a riconoscere di non essere una copia

    degradata rispetto ai modelli alti dellintellettuale borgheseo eretico-borghese, ma di potersi manifestare in tutta la suapienezza, rifiutando i ruoli di intellettuale intrattenitore oeducatore dei barbariintegrato come funzionario nella falsares-publicadel Capitale.E perci bisogna moltiplicare i luoghi dove elaborare unapoetica cetomedista, una paziente e amorosa critica internos(non ipocrita, non diplomatica, non cannibale/fratricida,

    ma severa, seria, argomentante); e procedere a una bonificacon tutti i sensi rivolti allextra nos. Luoghi pensati sullataglia dellattuale ceto medio. Luoghi per uscire dalguazzabuglio di marxismi residuali, psicoanalismi, ecologismi,estetismi postmoderni in cui ancora ci dibattiamo; erinvigorire un pensiero critico adeguato al paesaggiosconvolto in cui ci siamo venuti a trovare. Luoghi dove si siacapaci di dialoghi viso a viso, non virtuali (senza negare ilvalore della comunicazione virtuale) per permettere a singoli

    e gruppi dincontrarsi, discutere, scambiarsi scritti privati,ma tendenzialmente pubblici, vagliare qualit e contenutodei medesimi, ripulirsi dalle inevitabili tensioni, invidie,antipatie e simpatie, attrazioni e repulsioni, pregiudizi,avendo presente che lobiettivo di arrivare ad altri mondi,agli altri di cui si parla(e di misurarsi con i convitati di pietrache ci dominano). Solo cos il cattivo soggetto potr farsi leossa ed evitare gregarismi e scorciatoie.

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    Ci vuole - e qui torno alla mia posizione - un esodo dalleforme istituzionali consolidate. Non si scappa. Nell Egitto

    del servilismo e della subordinazione non si costruisce perlesodo, per il noi possibile. La forma provvisoria deilaboratori (dal foglio personale, alla rivista povera, al fogliovolante, al sito anticonformista su Internet, alla rivistacarbonara accolta in qualche piega istituzionale) quasidobbligo oggi, se non si vuole restare nella nicchia di unprivato ampiamente colonizzato o aggregarsi ai potentatiche controllano ottusamente una sferapubblica devastata.Anche dove sembrasse giusto restaurare e non radere al

    suolo quello che ancora regge (solo per se regge!), benesapere che il sostegno a vecchie istituzioni in vista di una lororifondazione, che di solito pare preferibile alla ricercaautofinanziata o di gruppo, saccuccia allombra di unpaternalismo istituzionale, sempre meno illuminato e infondo paralizzante.Da questo lavoro potr venire unimmagine positiva del cetomedio poetico: non succube dei massmedia, n

    infantilmente onnipotente, non arruffone, in contatto vivocon i bisogni degli altri/ le altre, capace di confrontarsi (senzademonizzarla) con lintellettualit accademica umanistica escientifica. Solo a queste condizioni potr affiorare unapoesia esodante, n di epigoni n davanguardie, n pronaalle Corporazioni n tentata dai nichilismi da ghetto; e che siponga a mezzo spezzandone lincantesimo - fra il silenzio ola riflessione interiore dellimpoliticoe il fracasso e gli spasimidellattualit politica. E allora forse il termine stesso dipoesia

    esodante potr essere indifferentemente sostituito omantenuto, poich il contenuto positivo, oggi inabissatosi,avr raggiunto nuova evidenza.

    18 luglio - 29 agosto 2012

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    Ennio Abate (Baronissi, Salerno 1941) vive a Milano dal 62 eha insegnato nelle scuole superiori. Finalista al Premio dipoesia Laura Nobile dellUniversit di Siena nel 1991presieduto da Franco Fortini, ha pubblicato quattro raccolte

    di poesia: Salernitudine (Ripostes, Salerno 2003), ProfSamizdat (E-book Edizioni Biagio Cepollaro 2006), Donneseni petrosi (Fare Poesia 2010), Immigratorio (CFR 2011). Hatradotto dal francese e curato manuali scolastici sullaCommediadi Dante. coautore con Pietro Cataldi ed altri diDI FRONTE ALLA STORIA (Palumbo 2009). Suoi testi dipoesia, disegni, saggi e interventi critici sono apparsi su varieriviste, tra cui Allegoria, Hortus Musicus, Inoltre, Il MonteAnalogo, La ginestra. Condirige con altri la rivistaPoliscritture(semestrale cartaceo + web) e dal 2006, allinterno delleiniziative della Casa della Poesia di Milano presieduta daGiancarlo Majorino, cura il Laboratorio MOLTINPOESIA (oraancheblog).Per contatti: [email protected]

    http://www.poliscritture.it/http://www.poliscritture.it/http://www.poliscritture.it/http://moltinpoesia.blogspot.com/http://moltinpoesia.blogspot.com/http://moltinpoesia.blogspot.com/http://moltinpoesia.blogspot.com/http://www.poliscritture.it/
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