Aristotele - Opere Vol 1

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ARISTOTELEVolume primoMONDADORISOMMARIOIntroduzione di G. Giannantoni e Vita di Aristotele diDiogene Laerzio Gius. Laterza & Figli S.p.A., Roma-Bari I edizione Filosofi antichi e medievali 1973 I edizione Universale Laterza 1973 I edizione Biblioteca Universale Laterza 1982 V edizione Biblioteca Universale Laterza 1994FisicaTraduzione di Antonio RussoDel cielo Traduzione di Oddone Longo Dell'animaTraduzione di Renato LaurentiFisica, Del delo Gius. Laterza & Figli S.p.A., Roma-Bari I edizioneFilosofi antichi e medievali 1973 I edizione Universale Laterza 1973 I edizione Biblioteca Universale Laterza 1983 VIII edizione Biblioteca Universale Laterza 2005Piccoli trattati di storia naturaleTraduzione di Renato Laurenti Del senso e dei sensibili Della memoria e della reminiscenza Del sonno e della veglia Dei sogni Della divinazione nel sonno Della longevit e brevit della vita Della giovinezza e della vecchiaia, della vita e della morte, della respirazioneDell'anima, Piccoli trattati di storia naturale Gius. Laterza & Figli S.p.A., Roma-Bari I edizione Filosofi antichi e medievali 1973 I edizione Universale Laterza 1973 I edizione Biblioteca Universale Laterza 1983 VIII edizione Biblioteca Universale Laterza 2007 Metafisica Gius. Laterza & Figli S.p.A., Roma-Bari I edizione Filosofi antichi e medievali 1973 I edizione Universale Laterza 1973 I edizione Biblioteca Universale Laterza 1982 IX edizione Biblioteca Universale Laterza 2005 Per questa edizione I Classici del pensieroMetafisicaTraduzione di Antonio Russo 2008 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milanopubblicata su licenza di Gius. Laterza & Figli S.p.A., RomaBari I edizione I Classici del pensiero aprile 2008 www.librimondadori.itCronologia Tavola delle abbreviazioni Vita di Aristoteledi Diogene LaerzioIntroduzionedi Gabriele GiannantoniARISTOTELEVolume primo384 a.C. 371 a.C. 370 a.C. 367 a.C. 365 a.C. 362 a.C. 361 a.C. 359 a.C. 356 a.C. 355/354 a.C. 354-346 a.C.346 a.C. 342 a.C. 338 a.C. 336 a.C.CRONOLOGIA DI ARISTOTELE349 a.C. 348/347 a.C.Nascita di Aristotele. Battaglia di Leuttra: fine, della supremazia di Sparta e inizio del predominio di Tebe. Muore Aminta II, re di Macedonia, alla cui corte era stato medico Nicomaco, padre di Aristotele. Aristotele entra nell'Accademia contemporanea~ mente a Eudosso; secondo viaggio di Platone in Sicilia. Platone torna ad Atene. Battaglia di Mantinea e fine del predominio di Tebe. Terzo viaggio di Platone in Sicilia. Muore Perdicca e Filippo sale al trono di Macedonia. Rivolta dei Facesi e inizio della (I guerra sacra I). Muore Eudosso. Politica di raccoglimento attuata da Atene sotto la guida di Eubulo e primi interventi di Filippo di Macedonia in Grecia. Filippo occupa Olinto, malgrado l'intervento ateniese promosso da Demostene. Muore Platone, Speusippo diventa scolara del.. l'Accademia e Aristotele va ad Asso, presso Ennia di Atarneo, e poi a Lesbo. Matrimonio di Tawla nipote di Ermia. Pace Aristotele con Pizia,delle abbreviazioni di Filocrate. Aristotele si reca alla corte di Filippo di Macedonia, come De philoa. precettore di Alessandro. Battaglia di Cheronea e predominio macedone in Grecia. Muore Filippo e Alessandro De philosophia sale al tronoDella filosofia di Ma.. De plant. De plantu Delle piante De respirato D,. respiratione Della respirazione De aensu De smsu lt sensibiliDel senso e dei sen?bus sibili De &Omn. et vigo De somno I.t vigilia Del sonno e dellaVITA DI ARISTOTELEvegliaEth. Eud. Eth. Nic.Ethica Eudemia Ethica Nicomachea Etica Eudemia Etica Nicomachea Hist. animo Historia animalium Ricerche sugli ani?di Diognu Lturziole torna ad Atene e vi fonda la M. Mor. Magna MM'alia Grande etica23 a.C. 323 a.C. be a opera di Alessandro Magno. Spedizione di Alessandro Magno. Muore Alessandro Magno j Aristotele, accusato di empiet?, si rifugia a Calcide, nell'isola di Eubea, Metaph.Metaphysita Met'afisica Cronologia di Ar;$loteuMe~eor.MdBOTologica Meteorologica An. pro An. posto Ath. poI. Cat. De animo De bono De caelo De color. De divinato De genero animo De genero et corro De inc. animo De insomn. De interpr. De iuvent. De tin. insec. Phys. Physica De long. vito Fisica De mem. Poeto De motu animo Poeti?a Poetica De mundo .De parto animo Analytica p,io,a Analytica posterio,o Atheniemium l'espuPoI. "Uca Politica Categonae De anima Politica Deb... De caelo De colr.www De difJinatione pe, somnum De gem,atione onmalium. De generatione et COI'Probl. ruptione De mcesm animalium Problemata Problemi De imom"ii, De inteTjJretatione De iut/Ilntute et senlletute, de mta ilI morte, de 7espiratione Oceon. Olconomica Trattato sull'econo? De Imeu i",ecabilibus D, longaefJtate et bret!itate t/itae De memoria et remitlisc,ntia De motll animalium De mundo De partibus animalil,m Primi Analitici Secondi Analitici Costituzione degli Ateniesi Categorie Dell'anima Del bene Del cielo SUL colori Della divinazione nel aonno Riproduzione degli animali. Della generazione' C! corruzione Locomozione degli animali Dei aogni Dell'espressione Della giovinezza e della vecchiaia, della vi.ta e della morte, della respirazione Delle linee indivi8ibili Della longevit e brevit della vita Della memoria e della reminiscenza Del moto degli ani~ mali Del mondo P~rti degli animali L.,TAVOLA DELLE ABBmiaRh... A .., ..hetonea RetoricaSoph.e1. Sophistici elmchi Confutazioni solisti?Top. Topica TopiciAristotele figlio di Nicomaco e di Festide nacque a Sta-l gira. Nicomaco discendeva da Nicomaco figlio di Macaone e nipote di Asclepio, come dice Ermippo 1 nel suo libro Aristotele. Viss~ alla corte di Aminta, re dei Macedoni, di cui fu medico ed amico 2. Aristotele fu il pi genuino dei discepoli di Platone; era balbuziente, come riferisce Timoteo Ateniese 3 nel suo libro Delle vite. Ebbe le gambe sottili, come dicono, e gli occhi piccoli e si distingueva per la veste, per gli anetH e per il taglio dei capelli. Timoteo riferisce 4 che da Erpillide sua concubina ebbe anche un figlio, Nicomaco. Platone era ancor vivo quando Aristotele abbandon l'Aca-2 demia. Fu per questo che a Platone si attribuI questa battuta li:Ermippo di Smirne. fr. 41 Muner. Analisi delle fonti in A.-H. A Brie! Analysis o! the Vita Aristotelis" oi Diogenu Lae,tiru (DL. V, 1-16), in I Antiquit elass. t. 1965, pp. 97sgg. 2 Seguo il RICHARDS, in .Class. Rev.... XVIII, 1904, p. 341:-(iv) t't'tJou xctl cp(ou :xpd~. 3 Timoteo di. Atene, fr. 41 Miiller. 4 Tale seconda citazione di Timoteo -attestata dal codicilCHROUST,(T~",,6~&;:0;) -fu attribuita dal Miiller (F.H.G. I p. 211) a Timeo (TltLLOC;) per il confronto con SCROL. HES. Op. 375 (Moi"n}\I 015", .yOUO'L\I ot 1t'spl Tt[.LcttoY, 'HO'L68~ 'f'v 'Apto''t'O't't7J'" 1t'sI.&6fU\'o\lIJ&'t'."tiJ\I 't"'ijc; yuvom (aggiunta.udel Cuaubonus) 't'7)C;fL7jTPC; ''l'l)C; ~!J-euprx;-rnA1:!1l'l't'p~(correzione del Casaubonus della lez. ms. "t-r,'" Ji7j~.c:fJup) ci\lc:dh:tvOft e~~ Nt.Lor:", f 6rrou ~,,8oxTi. M. PLElIA nell'edizione Aristot~lis Eputularum Fragm~nta cum Ttrtamt1lto (Varsoviae 1961) ha a torto ripristinato la lez. ms. (xrx! 'ri'jc; !.l.l'l't'pc;; 'Tijc; ~!!mprxc; -rlj" L\l'lILTjTCP/X &'"or:&&::i:'Va:L xr.), seguendo C. M. MULVANY, in Clan. Quarterly &, XX, 1926, p. 157, il quale crede che dal passo aristotelico bisogna dedurre che Aristotele innalzo una statua allastamenti di Teofrasto (V 51 sgg.), Stratone (V 61 9gg.) e Licone (V 69 sgg.), v. M. ROSTOVZEV, The Social ond Economie Hirtory o/ th~ Helle"istic World, Oxford 1951, p. 1146. S3 La fonte delle notizie qui riportate Licone Pitagorico, uno dei detrattori di Aristotele (per un particolare, cfr. ARJSTOCL. ap. Euse. Praep. etl. XV 2, 51.52), secondo P. MORAUX, La rrJeille-matin d'Aristote, in li Les tud. Class. ~, XIX, 1951, pp. 305 sgg., il quale ritiene' ridicolo' il quadro che D.L. ci dl della sveglia mattutina del filosofo e propone di correggere ct 'jv Xdpa: in s:k -rll" X/X~p(1XV (= eu; Xtp6v J e d'intendere (p. 315): t Quand il dormait, une boule d'airain tait lance. pour Lui, au moment opportun, de par.dellsuB un bassin, afin que, la baule tombant dans le bassin, il fQt reveill par le bruit . La proposta del Moraux accolta nel testo dal DUring, non dal Long.18 Diog~ne Laerzio Era solito dire continuamente sia agli amici sia a coloro che lo frequentavano, in qualsiasi tempo e luogo 64 si trovasse a con-cp.opcplcx.v (correzione della lez. ma. NlLOPqltlXo; da parte del Casaubonus). &7 Cfr. DIOG. LAERT. I 69, II 69.Vita di Aristotele di averli generati: gli uni donano la vita, gli altri il vivere bene. A chi si vantava di provenire da una grande citt diceva: ti Non questo conta, bensi l'esser degno di una grande patria,.. Interrogato che cosa sia un amico /iS, rispose: (t Un'anima 20 sola in due corpi . Era solito dire che degli uomini alcuni sono cosi parsimoniosi come se dovessero vivere sempre, altri sono cosi spendaccioni come se dovessero morire sbito. A chi gli chiese perch conversiamo molto tempo con le persone belle, rispose: l; '. Il numero dei libri dei Pn'mi analitici nei Mss nove'. dal Cobet diminuito di un'unit. Dal l'unico titolo dei Mss "OpOL ltp 'tCw "roltUCW'J IX' ~' y' 8' c' .;' l:' W. Jaeger, seguito dal DUring, trasse i due titoli qui accolti: "OpOL n-p 't'mv TOmK(;)... a.'. (To:rmtwvo:'>Wy'3'e/wv 7tOp~(lX (De animalium incessu = pp. 704714); XIV) Ilepl. ~~}.-227/1l'unico caso di immobilit che io chiamo quiete: infatti I, 15 quiete ~ contraria al movimento, sicch essa , per cosi d~ una privazione presente in ci che pu accogliere il moto. Che cosa, dunque, sia il moto e che cosa la quiete, e quanti cangiamenti vi siano, e quali movimenti, risulta chiaro da quello che stato detto.~3. Dopo queste osservazioni, dobbiamo dire che cosa sono il 20 simultaneo e il separato, che cosa l'essere in contatto, che COlI l'intermedio e che cosa sono il consecutivo, il contiguo e il con. tinuo e a quali oggetti ciascuno di questi sia per natura inerente. Si dicono, pertanto, simultanee in relazione ad un luogo quelle cose che sono in un solo luogo immediatamente dato; 23 si dicono separate quelle che sono in un luogo diverso.227 aSi dicono in contatto quelle cose le cui cstremiti coincidono. I (Poich ognicangiamento si osserva negli opposti. e opp..ti sono o i contrari o i contraddittori, e nella contraddizione non c' lO nulla di intermedio, cbiaro che fra i contrari ci sar l'intermedio.26 226 bnon vi sian o una line ao pi line e dop o la line a, una unit o pi uDi tdop oI E l'intermedio si intende in almeno tre modi: difatti. men27 tre ilcontrario l'estremit del movimento). l'intermedio cib 24 verso cui l'oggetto cangiante giunge per natura prima che giunga 25 verso l'estremit alla quale tende il cangiamento che si attua 27 secondo natura in modo continuo. [ ... in ... contrario.]I Si muove in modo continuo ci che non presenta alcuna interruzione o ne preeenta una minima nell'oggetto, non nel tempo (infatti nulla vieta che vi sia interruzione e che, non per 30 tanto. la corda pi bassa suoni subito dopo la corda pi alu), ma solo nell'oggetto in cui il moto si attua. E questo evidente sia nei movimenti locali sia negli altri cangiamenti. Contrario secondo un luogo ci che dista di pi in linea rettai infatti )a linea pi breve determinata, e il determinato misura. 35 Il consecutivo (essendo e880 delimitato cosi soltanto dopo il principio o per posizione o per forma o per qualche altra cosa) 1.27. i: ci che non presenta alcun intermedio dello stesso suo genere tra se stesao e quello di cui consecutivo (dico. ad esempio, che 183FiJa. V (El, J, 227.l'un iti, ovv ero una cas a dop o una cas aj null a per imp edis ceche vi sia in mezzo qualcosa di altro genere). Infatti il consecutivo consecutivo a qualcosa ed qualcosa di poste. rioce, giacch n J'uno consecutivo al due n il primo giorno S del mese consecutivo al secondo, ma questo a quello. Contiguo ci che, oltre ad essere consecutivo, anche in 6 contatto. [Poich ... intermedio.] Il continuo una determinazione particolare del contiguo, lO ed io dico che c' continuit quando i limiti di due cose, mediante i quali l'una e l'altra si toccano. diventano uno solo e medesimo e, come dice la parola stessa, si tengono insieme. Questo, pero, non pu verificarsi quando gli estremi sono due. Tenendo conto di questa precisazione, risulta chiaro che il continuo in quelle cose da cui per natura vien fuori qualcosa di unico in virt del I! contatto. E una volta che si attui l'unione di d che determina la continuit, anche l'intero sar allo stesso modo uno, come avviene, ad esempio, nell'inchiodamento, nell'incollamento, nella giuntura, nell'accoppiamento naturale. t chiaro anche che dapprima il consecutivo: infattineceswiamente il contiguo consecutivo, mentre non tutto il conse. Becutivo contiguo (perci anche nelle cose che precedono se. condo il pensiero, c' la consecutivit, come avviene nei numeri, 20 ma non il contatto); se, poi, una cosa continua, necessario che lia contigua; invece, se contigua, non necessario che sia continua: infatti non necessario che si unifichino le loro estremit, anche se le due cose sono simultanee; ma se le estremit fossero unificate, necessariamente le due cose sarebbero anche simultanee. In conseguenza di ci l'accoppiamento nturale l'ultimo a nascere, giacch indispensabile che le estremit 2S siano contigue, se intendono accoppiarsi, ma non tutte le cose che si toccano. sono in naturale accoppiamento; nelle cose, invtle, in cui non c' contiguit, ovvio che non ci sar neppure naturale accoppiamento. Sicch, se, ad esempio, ci sono un punto e una unit che siano, come suoI dirsi, separate, non possibile che il punto e l'unit si identifichino, perch i punti hanno come propriet la contiguit, le unit la consecutivit, e gli uni pos. 30 sono avere un qualcosa d'intermedio (ogni linea , infatti. inter184 Fica. V(E), 3-4, 227 a.h media ai punti), le altre non possono averlo affatto, perch nOn c' nuna di intermedio tra la dualit e l'unit 4, !l7 b Che cosa sono, dunque, il simultaneo e il separato, e che Cosa l'essere in contatto, 'e che cosa l'intermedio, e che cosa SOno il consecutivo, il contiguo e il continuo e a quali oggetti ciascuno di questi sia per natura inerente, stato detto.4.Il movimento uno, ma ha diverse accezioni: ch noi di. ciamo uno' in molte guise. Per genere il movimento uno sejcondo le figure della categoria (lo spostamento, infatti, uno per 3 genere rispetto ad ogni spostamento; l'alterazione, invece, di. versa per genere dallo spostamento). Il movimento uno per specie quando, oltre ad essere uno per genere, sia anche in una sola indivisibile specie. Cosl, ad esempio, vi son differenze tra i colori: perci sono diversi per specie l'annerimento e l'imbian. camento [, ma ogni imbiancamento sar identico per specie con ogni imbiancamento, e ogni annerimento con ogni annerimento}. IO Ma non cosi del bianco in relazione con se stesso; ed que sta la ragione per cui solo riguardo alla specie l'imbiancamento uno per ogni imbiancamento. Ma se ,Icune cose sono simlll taneamente generi e specie, risulta chiaro che il movimento sar, in un certo senso, uno in quanto alla specie, ma non sar uno per specie in senso assoluto; tale, ad esempio, l'atto dell'impa. rare, se, da una parte la scienza una specie di giudizio, dal1'al tra un genere dell scienze. 15 Si potrebbe, poi, dubitare se il moto conservi l'unit speci fica aUorch il medesimooggetto cangia avendo j} medesimo termine come punto di partenza e come punto di arrivo; ad esempio, se un unico punto per pi volte va da questo stesso luogo a questo stesso luogo. Se cos), la conversione circolare si identificherl con lo spostamento rettilineo e l'andare in giro co! tirar dritto. O non piuttosto stato stabilito che il movimenloCFr..1If'ttlph, M 1084 b 25, ave esplicita lo. criticaal platorusmo 185Fisico, V (E),4, 227 b-228 a diverso, qualora sia diverso per specie ci in cui il movimento aV'liene, come il circolo diverso per specie della retta? 20 In tal senso unico il movimento per genere e per specie; ma in senso assoluto unico quel movimento che sia unico per sostanza e per numero: e quale esso sia, risultachi aro se si seg ue il pro ced ime nto diai reti co. Tre di nu mer o, infa tti, son o le cos ea pro pos ito dell e qua li noi affe rmi am o l'un it del mo vim ent o,ossia lloggetto, il dove e il quando. indispensabile che esista l'oggetto, in quanto il mosso ,un qualcosa, ad esempio uomo 2S oppure oro; e che questo qualcosa si muova nell'ambito di qualche altra cosa, ad esempio in un luogo o in un'affezione; e che esso si muova una data volta, perch ogni cosa si muove nel tempo. Fra queste cose l'unit del movimento per genere o per specie riposta neU'ambito in cui avviene il moto; la contiguit, invece, riposta nel tempo; infine, l'unit assoluta del movimento riposta in tutte queste tre cose: infatti necessario che sia uno e indivisi bile l'ambito entro cui avviene il movimento, ad esempio la specie, ed anche il quando, cio che il tempo sia 30 uno e non si interrompa; infine, l'oggetto mosso deve essere uno non per accidente, come il bianco che, ad esempio, si fa nero, o Corisco che passeggia (giacch~ una sola cosa 80no Corisco e bianco, ma solo per accidente), e neppure in senso comune: sarebbe, infatti, possibHe che due uomini guarissero simultanea-228. mente (ad esempio, di cispositl) con lastessa cura: ma un moto di tal genere non uno sotto ogni profilo, bensi uno solo per specie. Supponiamo, invece, che Soctate si aheri di un'alterazione identica per specie, ma in un tempo ognora diverso: se possibile che una cosa trapassata si generi una seconda volta e rimanga unica per numero, anche questo movimento sari uno, altrimenti 5 sar il medesimo, ma non gi~ uno. Fa nascere un dubbio presso che simile al precedente anche la domanda se in reJazione alla sostanza sia una la salute o, in genera1e, se lo siano gli stati e le passioni nei corpi,gia cch i cor pi che pos seggono tali propriet, manifestamente si muovono e scorrono. Infatti, se identica e una la salute di stamane con quella di ora, perch mai, quando il corpo avli riacquistato la 10186 Fisica, V (E), 4, 228 Q.b salute dopo averla temporaneamente perduta~ anche la salute non sar medesima e una per numero? Il ragionamento lo stesso, ma la differenza sta in questo: che, se gli stati sono due, proprio per questo sono necessariamente due di numero anche gli atti (ch uno di numero l'atto di ci che uno di numero); t 5 se, invece, lo stato uno, forse potrebbe sembrare a qualcuno che non sia uno anche l'atto (quando, invero, si finir~ di cammi. nare, non vi sar pi il camminare, e quando di nuovo si cammi. ner. allora vi sar pure il camminare). Qualora, dunque, la sa. Iute sia una e identica, si darebbe anche la possibilit che siano una sola e medesima cosa persino il perire e l'esistere pi volte. Ma questi dubbi sono estranei aUa nostra attuale indagine; 20 d'altronde, poich ogni movimento continuo, necessariamente il moto che sia uno in senso assoluto. anche continuo, se vero che esso tutto divisibile; e se continuo, necessariamente esso uno. Invero, non ogni movimento pu essere continuo con ogni movimento, come neppure qua1sivoglia altra cosa con llualsi~ voglia altra cosa, ma san continue soltanto quelle cose le cui estremit sono unificate. E le estremit di alcuni oggetti non sono unificate, mentre le estremit di altri lo sono, ma. 80n di 2S verSe per specie ed omonime: come, infatti, potrebbero essere in contatto o unificarsi l'estremit di una linea e quella di una pa..eggiata 1 Potranno, tuttavia, esser contigui anche quei movimenti che non sono identici n per specie n per genere (infatti un tale. correndo, pu d'un tratto febbdcLtare) e, .ad esempio, la fiaccola che passa di mano in mano subisce uno spostamento contiguo, ma non continuo: infatti, si stabilito che il continuo 30 si ha quando le estremit sono una sola cosa. Di conseguenza, gli oggetti sono contigui e consecutivi in virt del fatto che il tempo continuo; sono, invece, continui in virt del fatto che san continui i movimenti; e quest'ultima cosa si verifica quando 22a b per entrambi gli oggetti le estremit diventano una sola ~osa. Perci indispensabile che il moto assolutamente contmuo e uno sia identico rispetto alla specie e sia di un solo oggetto e si attui in un solo tempo: e si deve attuare in un solo tempo per evitare che vi sia in mezzo immobilit (infatti nell'interruzione c' necessariamente la quiete, e non c' unit. ma molte1 8 7F i I k a , V( E ) , 4 , 2 2 8 bplicit di movimenti, quando in mezzo ad essi c' la quiete: sicch, se un moto interrotto da una stasi, esso non n uno 5 M continuo; ed interrotto, se c' un tempo in mezzo); invece, quando il moto non uno per specie, ancorch non vi sia interruzione temporale, il tempo pu essere anche uno, ma il moto ri&uIter diverso per specie, giacch l'unit assoluta del movimento presuppone necessariamente l'unit specifica, ma questa non pre-10 suppone necessariamente l'unit assoluta.Quale, dunque~ sia l'unit del movimento in senso assoluto. stato detto; ma, oltre a ci, si parla di unit anche a proposito del moto perfetto, quando esSO sia tale o per genere o per specie o per sostanza. come anche sotto gli altri aspetti il perfetto e l'intero sono propriet dell'uno. Talvolta, per, anche _se il moto non sia perfetto, detto uno, purch soltanto esso sia con tinuo. In un altro senso, poi, oltre ai movimenti da noi esaminati, 15 si chiama uno il moto uniforme. Infatti, quello non uniforme ha tutta l'apparenza di non essere uno, al contrario di quellouniforme. ad esempio di quello rettilineo; .e ci si deve al fatto che il moto non uniforme divisibile. E perci pare che tra queati due tipi di movimento ci sia differenza in relazione soltanto .. pi al meno. Si riscontrano, poi, in ogni movimento o l'uniformit o il contrario di questa. Infatti, l'oggetto pu alterarsi in modo uni-20 forme o spostarsi lungo un percorso uniforme, come quello di un cerchio o di una retta, e cib vale anche a proposito dell'accrescimento e della diminuzione. La difformit, invece, talora presenta la sua differenza in ci in cui si attua il moto (infatti i~. possibile che sia uniforme il movimento che non si riferisca a4, una grandezzauniforme, come il moto sulla linea spezzata o sul- la spirale o su di un'altra grandezza di cui una parte qualsiasi non 25 coincida con un'altra parte qualsiasi); ma talora la difformit presenta differenza non in relazione al luogo. n al tempo n alla sostanza, bensi in relazione al modo. Infatti, talora la difformit vien determinata in base alla velocit o alla lentezza, perch il movimento la cui velocit identica, uniforme, quello la cui velocit non identica, difforme. Perci la velocit e la lentezza non sono n specie n differenze del movimento, perch esse si188 Fisica, V (E), 4~5, 228 b~229 Q8 9adeguano solo posteriormente a tutti i movimenti differenti per 30 specie. Sicch, neppure ,sono specie o differenze la gravit e la leggerezza che sian relative all'oggetto stesso, come quelle della terra rispetto a se stessa o del fuoco rispetto a se stesso. Pertanto ~29. il moto difforme indubbiamente uno 8010, perch continuo' ma uno in minor quantit, come si riscontra nello spostament~ lungo una linea spezzata: e cib che in minor quantit, si pre. senta sempre mescolato con il contrario. E se possibile che ogni movimento unitario sia uniforme o no, non potranno di certo possedere unit e continuit quei movimenti che, pur essendo 5 contigui, non sono identici per specie. Come, invero, potrebbe essere uniforme il movimento composto di alterazione e di spostamento? Perch vi sia uniformi, sarebbe indispensabile che queste due cose coincidessero. 5. Inoltre, bisogna definire quale movimento sia contrario a un altro, e bisogna fare la stessa cosa anche a proposito della permanenza. Anzitutto bisogna esaminare se il movimento che viene da una cosa sia contrario a quello che va verso la medesima cosa (ad esempio, il moto che parte dalla salute rispetto a quello che lO va verso la salute), come sembrano esser contrari generazione e corruzione j ovvero se sia contrario il movimento che viene da contrari (ad esempio, queUo che viene dalla salute rispetto 8 quello che viene dall malattia); ovvero se sia contrario quello che va verso i contrari (ad esempio, quello che va verso la salute rispetto a quello che va verso la malattia); o, infine, se quello che va dal primo contrario al1'altro, sia contrario rispetto a quello 15 che va dall'altro contrario al primo (ad esempio, quello che va dalla salute alla malattia rispetto a quello che va dalla malattia alla salute). Necessariamente il movimento contrario si riscontra o in uno o in pi di questi modi, giacch non possibile porre il contrasto in altra guisa. Orbene: il movimento che viene da un contrario non con trario a quello che va verso l'altro contrario, ad esempio il movi1F i d e a ,V( E ) . S , 2 2 9a . . hmento che viene dalla salute rispetto a quello che va verso la ma lattia: infatti essi sono una sola e medesima cosa. L'essenza, pero, non la medesima per loro, come non sono la medesima cosa il cangiare partendo dalla salute e il cangiare andando verso 20 la malattia. N il movimento che viene da un contrario contrario rispetto a quello che vienedall'altro contrario! infatti, cpita ad entrambi di andare simultaneamente da un contrario o verso un contrario ovvero verso l'intermedio: ma di cib parleremo in appresso lij comunque, si potrebbe credere che il fatto che il cangiamento vada verso un contrario sia causa di contrariet piuttosto che il fatto che esso venga da un contrario: infatti, nel 2S primo caso si riscontra l'allontanamento del contrasto, nell'altro l'assunzione di esso. E ciascun movimento prende l'appellativo dal suo termine finale pi che da quello iniziale, come il risanlmeDto prende l'appellativo dall'andare verso la salute, e l'ammalarsi dall'andare verso la malattia.Restano, allora, da esaminare il movimento verso contrari e quello. verso contrari da contrari.Cpita, pertanto, facilmente che i movimenti che vanno verso contrari siano anche movimenti che vengono da contrari, ma l'essenza, si intende, non la medesima: dico, ad esempio, l'essenza dell'andare verso la salute rispetto a quella del venire dalla malattia, e quella del venire dalla salute rispetto a quella 30 dell'andare verso la malattia. Ma, poich il cangiamento differisce dal movimento (infatti movimento il cangiamento da un sostrato verso un altro sostrato), il movimento che va dal primo cOntrario all'altro contrario a, queJlo che va dall'altro contrario al primo: quello che va dalla salute alla malattia contrario a229 b quelloche va dalla malattia alla salute. Del resto, anche per induzione risulta chiaro il manifestarsi d~i contrari: l'ammalarsi risulta contrario al guarirsi e l'imparare rISulta contrario all'errare, non di per s (infatti essi 80no dispo8ti S ad andare verso i contrari, essendo possibile che, come la scienza, cosi anche l'errore si acquisisca o di per s o mediante altro) i e lo spostamento verso l'alto risulta contrario a quello verso il In 229 a 28.190 Fimo. v (E), S~6. 229 69 1F i J i c a , Vbasso (infatti essi. sono contrari relativamente alla lunghezza)i e lo spostamento verso destra risulta contrario a quello verso Inistra (essi sono contrari relativamente aUa larghezza)j e, infine! lo spostamento in avanti contrario a quello all'indietro ( risul. tasse composto dapeculi are di241 bistanti o la lunghezza da punti. Inoltre, anche da quanto segue risulta chiaro che non pos sono muoversi n il punto n alcuna altra cosa indivisi bile. Infatti, tutto ci che si muove non pu muoversi lungo una gran. dezza maggiore di se stesso, se prima non si sia mosso lungouna 10 grandezza o uguale o minore. Ma poich esso indivisibile, t impossibile che si muova prima lungo una grandezza minore. E allora potremmo dire che si muover per una grandezza uguale a se stesso: ma, in tal casa, la linea risulter composta da punti, giacch, muovendosi sempre lungo una grandezza uguale a se stesso, il punto dovrebbe misurare l'intera linea. Ma se questo impossibile, impossibile anche che l'indivisibile si muova. 15 Inoltre, se ogni cosa si muove nel tempo e nulla si muove nell'istante, e se ogni tempo divisibile, allora ci sar per qual. sivoglia oggetto mosso un tempo minore di quello in cui l'oggetto si muove lungo una medesima quantit. E questo tempo in cui si attua il moto, esister per il fatto che tutto si muove nel tempI); 20 ed stato prima dimostrato 16 che ogni tempo divisibile. E al lora, se un punto si muove, ci dovrebbe essere un tempo pi piccolo di quello nel quale il punto abbia effettuato lo stesso mD vimento. Ma questo impossibile, perch necessariamente in un tempo minore si compie un movimento lungo una distanza minore. Sicch, l'indivisi bile dovrebbe esser divisibile nel pi pico colo, come il tempo nel tempo. Ad un sol patto, invero, potrebbe 2S. muoversi cib che privo di parti ed indivisibile, se, cio, l'indi visibile potesse muoversi nell'istantej si esegue lo stesso ragiona mento, infatti, nell'ammettere tanto il movimento ndl'isEante quanto il movimento di un indivisibile. N c' alcun cangiamento infinito: infatti si dimostr II cile ogni cangiamento si attua passando da un termine iniziale a n:n termine finale, tanto il cangiamento che si attua nella contrad~l' zione, quanto quello che si attua nei contrari. Sicch, dei cangta menti per contraddizione i limiti sono l'affermazione e la nega' 30 zione (ad esempio, della generazione il limite l'essere, della l'In 232 b 23-233 a lO. II In 225 a 1 sgg.; 234 b 11.223unoggett o, quello della dimin uzion e la perdit a da tale gran d e z z a .to finito, ma non aUo stesso modo, giacch non ogni spostame nto si attua nei contrari.Ma,come ci che non pu esser tagliato tale per la stessa impossibi lit che si possa averlo tagliato (e l'impossi bile si prdica in parecchi sensi), cosi non si pu ammettere che si possa aver tagliato quello 5 che non pu esser tagliato, n, insomma, si pu ammettere che si generi ci che non ha la potenza di essere stato generato; n ci che non ha la potenza di aver cangiato potrebbe attuare il cangiamento in un termine finale impossibile. Se, pertanto, l'oggetto spostato stesse attuando il cangiamento in qualcosa. avrebbe anche la potenza diA n c h el oFiJicD, VI (Z), 10, 241 a-b corruzione il non-essere); dei cangiamenti nei contrari i limiti sono i contrari stessi, perch essi sono gli estremi del cangiamento. E cosi pure di ogni alterazione (giacch l'alterazione vien fuori da un certo tipo di contrari), e cos anche dell'accrescimento e del1a diminuzione, perch il limite delJ'accrescimento queIJo della grandezza perfetta secondo la naturas p o s t a m e ncangiare. La conclusione che il movimento non infinito, n vi pu essere spostamento lungo una distanza infinita, perch sarebbe impossibile percorrerla. Dunque, chiaro lO che non vi cangiamento infinito, ossia tale che non sia definito da limiti. Ma rimane da esaminare se possibile che il cangiamento, pur essendo unico e identico, sia infinito nel tempo. Se esso non fosse unico -ad esempio, se dopo uno spostamento ci fosse un'alterazione, e dopo l'alterazione un accrescimento, e ancora lS dopo questo ci fosse una generazione -, nulla certamente lo vie.. terebbe, poich in tal caso ci sarebbe sempre un movimento nel tempo. Ma tale movimento non sarebbe unico, perch non unico ci che risulta composto da tutte quante queste cose. Sicch, 5e si vuole produrre un movimento unico, non possibile che questo sia infinito in virt del tempo, a meno che non si tratti di un sol tipo di movimento, ossia della conversione circolare. 20 LIBRO SETTIMO Hl.Tutto ci-che-si-muove necessariamente mosso da qual-241 b cosa: se, infatti, non ha in s il principio del movimento, evi-3S dente che mosso da altro (altro, in tal caso, sar il motore); supponendo, invece, che abbia il principio del moto in se stesso 1, prendiamo ad indicare con AB ci che si muove di per s e non gi in virt del moto di qualcuna delle sue parti. Anzitutto, intanto, il supporre che AB si muova di per s per il fatto che si muove in tutta la sua interezza e non da parte di qualcosa di 40 esterno, quasi come se -dato che KA muove l'oggetto AM ed esso stesso mosso -si negasse che KM sia mosso da qual... cosa per il fatto che non evidente quale delle sue due parti sia il motore e quale il mosso. Inoltre, ci che non mosso da qualcosa, non cessa necessariamente di muoversi per il 8010 fatto 142 .. che un'altra cosa sia in quiete; ma se qualcosa in quiete in di-35 pendenza del fatto che un'altra cosa abbia cessato di muoversi, necessariamente essa risulter mossa da qualcosa. Se si pongono queste premesse, si dovr concludere che tutto quello che mosso,sar mo sso da qua lco sa. E poi ch abb iam osupposto che AB [il] mosso, necessariamente esso divisibile, perch tutto ci che mosso divi.ibile '. Sia esso diviso inr. 40La dimosttllZione seguente sembra diretta contro le argomentazioni platoniche d PhtJedr. 245 d. Per lo atudio dei movimenti c aecondati ~ o 'ausiliari~ cfr. PLAT. Leg. 894 c agg. e L. RoBIN, Platone, trad. it., Mi. l,no 1971,pp. 154.5 Cf,. 240 b 8.241 a 26.J.226 Fisica, VII (H), I l, 242 ti-hNon muovendosi rB, non si muover neppure AB. Se AB si muovesse, Ar risulterebbe in movimento mentre rB sarebbe in quiete, sicch AB non si muoverebbe di per s e dapprima. Ma si stabili che l'intero AB si muoveva di per s edilpprima:categoria, ad esempio della sostanza o della qualit: identico per specie quello che va dall'identico per specie aU'identico per specie, ad esempio da bianco a nero o da un buono a un catth'o2 2 7+5 dunque, se non si muove rB, necessariamente anche AB sar in quiete. Si , poi, convenuto che ci che in quiete in dipendenza del fatto che qualcosa non si muove, mosso da qualcosa, sicch necessariamente tutto ci che si muove mosso da qua]cosa: sempre, infatti, il mosso sar divisibile e. non muovendosi la parte, necessariamente anche l'intero in quiete. Poich tutto ci~che-si-muove necessariamente mosso da 50 qualcosa, qualora una cosa, compiendo un movimento locale, abbia come motore un'altra cosa mossa, e, a sua volta, questo motore sia mosso da un'altra cosa mossa, e quest'ultima sia mossa da un'altra, e cosi via sempre, necessario, allora, che vi sia qualcosa che faccia da primo motore e che non si proceda all'infinito. Ammettiamo, pero, che non sia cosi, ma che ci sia un procsso 55 all'infinito. Sia, allora, A mosso da BI e B da r, e r da A, e sempre il contiguo sia mosso dal contiguo. Poich, pertanto, si suppone che il motore muove essendo mosso, necessario che simultaneamente si attuino il moto del mosso e quello del motore (infatti, simultaneamente il motore muove e il mosso mosso); 60 risulta evidente, allora, che simultaneamente si attueranno il movimento di A e quello di B e quello di r e quello di dasseuno dei motori e dei mossi. Si assuma, pertanto, il movimento di ciascuno, e sia E il movimento di A, Z quello di B, H8 quello di r.6.. Se, invero, ciascun elemento della serie sempre mosso da un altro elemento dtHa serie stessa, sar anche possibile assu65 mere il movimento di ciascuno come numericamente uno, giacch ogni movimento va da qualcosa a qualcosa e non infinito rispetto agli estremi: e chiamo numericamente uno quel movimento che va da qualcosa di identico numericamente a qualcosa di identico numericamente in un tempo numericamente identico. InCatti, un movimento pu essere identico e per genere e per spe 1-6"(0'; .. di conseguenza l. Ovviamente l'ho spezzato nella traduzi.one. iii Cfr. B 412 a. 6 sRA:. 18 Difficile atabilire a chi p~cisamente rimandi l'espressione. Alcuni suppongono che potrebbe riferirsi a PLAT. Phaed. 85 e sgR.Il18 f:l a' IXrO'&a,a~", XlXl !p.:x"1'0'(a,,,. Molto discull;Ra la virgola a qu.el~ punto. Se si accetta, si deve ammettere che dove c' sensazione, CI 51~ hoc ip$o inunaginazione e appetito, e non solo nell'uomo. ma anche nqb animali :inferiori. Ci sembra essere impugnato a 415 a 10 sgg. Pertanto alcuni hanno messo tra parentesi x.:xl ! pa.vr.:xaLtl". altri hanno tolto I~ virgola. Probabilmente il pensiero di Aristotele sull'immaginazione negli animali inferiori incerto. Cfr. soprattutto 434 a 1 sgg.l commentatori sotto1ineano la di.fficolt di rendere il vero aenso dell'espressione 0(;)1'1)( l'v YP' ome. ~(JT~I (J(d!L"'o,).(0)\1 i.Sono le _altre.289. Si distinguono una destnu:rio pu.e e una de.tr~tioper aecidm.. Ouestaultima riguarda le qualitl, attributi. 'tm: l'l'l't'IZPXOVTll 'totl; mYTlml;, i quali .ono distrutti quando ~ distrutto il contrario al quale ineriscono. La dmructio pn.e ai ha, invece, quando qualcosa diatrotta dal suo contrario. La IOltanza, in quanto non i! in IUbifldo, pu essere diltrutta .alo per,li'11. Mase la lostanza non ha contrario e ai trova in un luogo dove non aiate alcun contrario, larA incorruttibile? Tale posizine vien~ criticata nelle righe seguenti. L'araomento tratto dalla conatatazione Che il caldo che afa in un aoggetto ha il IUO contrario -ed i: il auo auto contrario: quindi tra i dUe atati ci ari aempre la possibilitl di una reciproca azione e p.l~ _ione.618 Dtlla longevit t brevit della vita, J, 465 b 619nell. i cosa esiste un contrario il quale, in quanto tale, rappresenta per essa Il co.t8nte attentato alla aua conservazione.contrario. Il caldo e il dritto possono si trovarsi dappertutto ma impossibile che una cosa sia tutta calda o dritta o bianca; altrimenti le modificazioni avrebbero esistenza separata. Se IS dunque) quando l'attivo "c il passivo stanno insieme, sempre l'uno agisce l'altro patisce, impossibile che non si abbia muta~ 2ione. Inoltre 30?, cosi pure se vero che di necessit si produce un residuo -e il residuo contrario: infatti il mutamento viene s~rnpre dal contrario e il residuo cib che resta del primo 20 contrarlO. Ma 308 se una cosa distruggesse interamente tutto ci che le contrario in atto, potrebbe forse essere in tale caso incorruttibile. O forse no, ch sarebbe distrutta dall'ambiente. Se le cose stanno cosi, la nostra risposta sufficiente 308 : se no, si deve supporre che c' nella cosa che cambia un contrario in atto e che si produce il residuo. Perci la fiamma pi piccola divo.DIlla lQIIgftJitd e b,ftlit della vita, 4~S, 466 a2S rata per accidente dalla pi grande, perch il nutrimento che la. piccola consuma in molto tempo, e cio il fumo, questo nutri. mento la fiamma grande lo consuma in breve. Perci tutte le cose sono sempre in uno stato di transizione, si generano O si COirompono: l'ambiente le favorisce o le ostacola. Per questo, cambiando luogo, durano di pi o di meno di quanto non com. porti la loro natura, ma nessuna mai diventa eterna, di quelle 30 che hanno contrari. Infatti la materia ha comunque i contrari: diIV. Meno soggetti alla distruzione non sono n~ gli esseri pi 466. grandi (il cavallo ha infatti vita pi breve dell'uomo) n i pi.ccoli (la maggior parte degli insetti vive per un anno) n le plante in genere rispetto agli animali (certe pi~nte sono annuali) n gli animali sanguigni SlO (l'ape pi longeva di taluni animali sanguigni) n quelli senza sangue (i molluschi vivono per un anno e sono senza sangue) n gli animali di terra (alcune piante vivono un anno come pure alcuni animali terrestri) n quelli di mare (le conchiglie e i molluschi hanno breve vita). In generale la vita pi lunga si riscontra tra i vegetali: ne esempio la lO palma. Poi tra gli animali sanguigni pi che tra quelli senza sangue e tra i terrestri pi che tra i marini. Di conseguenza, con .. ~ungendo queste due particolarit, diremo che gli animali pi~ longevi si trovano tra i sanguigni e i terrestri: ne sono esempI l'uomo e l'elefante. Gli animali pi grandi, per dirla in generale, sono pi longevi dei pi piccoli -infatti la grandezza si trova 15 insieme ad altre qualit negli animali longevi come in quelli di cui si parlato.conseguenza, se il contrario riguarda il luogo, si avr un mutamento locale, se il quanto, crescita o decrescita, se la qualit, un'alterazione.V. La causa di tutto questo va ricercata di qui: bisogna ammettereche l'animale per sua natura umido e caldo e che resistenza si fonda su tali condizioni, mentre la vecchiaia fredda e secca, 20 come la morte -appare cosi dall'esperienza. La materia dei corpi negli esseri costituita da questi elementi, il caldo e il freddo, il secco e l'umido. Chi invecchia, quindi, necessariamente si dissecca. Perci bisogna che l'umido non si dissecchi facilmente: ecco perch le sostanze grasse non imputridiscono: il motivo ehe BOno d'aria e l'aria di fronte alle altre cose come il fuoco: eil fuoco non si corrompe. N d'altra parte l'elemento umido 2S dev'essere in piccola quantit nel vivente, perch: in piccola quantit si dissecca con facilit. Per questo, generalmente parlando, igrandi animali, al pari delle grandi piante, hanno vita pi lunga,107 Quel che si fissato nella nota precedente vale anche se l'un ~on trsrio non elimina totalmente l'altro'contrario. Quando il fuoco brucia qualcosa, produce la cenere -e la cenere il residuo: ora, poich il residuo come il contrario, rimane sempre la possibilit di nuove azioni e passioni tra i due termini. 101 Ultima ipotesi: se un contrario distruggesse del tutto il suo con trario, sar incorruttibile? Risposta: no, ch allora SAr di.strutto dal. l'ambiente. I0Il Quindi l'ambiente, aria, acqua, terra etc., agendo sulle cose, ql.lal che siano, le distruggono. Se non si ammette ci, basta supporre cheGli animali sanguigni sono detti t completi., a 34.IlDd!:tll,in Dt parto ~lIim. Il. 682620Drila longttJ1t e Immitd della vita, 5, 466 a-6co~e s' ~~ det~O.311: logico, infatti, che gli esseri pi grandi abbIano plu umIdit. Ma non solo per questo hanno vita pi 30 lun?a. D~e sono le cause, la quantit e la qualitdell'elemento u!nldo: di conse~uenza non solo l'elemento umido dev'essere in un~ certa quantIt, ma dev'essere pure caldo perch non g l' f~~dmente n .facil~ente si dissecchi. Perfreddi, per lo stesso motivo per cui sono pure pi grossi. Lo dimostrano le dimensioni di quanti hanno costituzione fredda: 20 per ci i serpenti, le Jucenole e gli animali squamosi sono graNi nei paesi caldi, come lo sono le conchiglie nel mar Rosso. Causa della crescita come pure della lunga vita l'umidit calda. Nelle legioni fredde, invece, l'umidit che si trova negli animali pi acquosa: perci facilmente si congela e di conseguenza nelle111questo l'uomo vi:~ ~IU a lungo dI certi animali che lo superanoCfr. 466 a 13~16. III Cfr. De Je1I$U 442 a 17 Igg.6 2 1466 b inrea~t umid~ p~rche~ per, per la qualit siano supeRiori inproporzione mag_ giore ~l quanto non siano inferiori per la quantit. [n alcune crea_ ture l elemento caldo il grasso e questo le preserva nello 9tes tetnpo dal,disseccarsiedal raffreddarsi facllmente: in altreDIlla longtt);t e breu;t rklla vita, 5.6, 466 h-467 aper dimensio '. sono pi longevi gli animali che hanno menoassuO:un !apore differente 312. Inoltre la creatura ~estinata a non essere facilmente distrutta non d~ve avere troppi residui perch questi la distruggono o per malattia o naturalmente. La forza del residuo contraria e distrut. tric~, .talora dell'organismo, talora d'una parte. Quindi gli animali lasclVl e che hanno molto sperma invecchiano presto perch lo sperma un rsiduo e la sua emissione produce disseccamento. 10 Per questo il mulo vive pi a lungo del cavallo e dell'asino da cui nato, e le femmine pi dei maschi, se i maschi sono lascivi:per questo i passeri vivono pi a lungo delle passere.Ancora: tra i maschi vivono di meno quelli che faticano e a causa della fatica invecchiano di preferenza, perch la fatica dissecca e la 15 vecchiaia secca. Per natura e parlando in generale, i maschi sono pi longevi delle femmine: il motivo che il maschio pi caldo della femmina. Gli stessi animali vivono pi a lungo nei paesi caldi che neizone settentrionali tra gli animali che. hanno ~~o sangu~ o n?~ 25 \o hanno, taluni non esistono affatto, I terrestn 10 terra,. l manDI nell'acqua, altri esistono bens, ma pi piccoli e di vita pl breve, perch il gelo ne impedisce la cr~scita. . . . . Se non prendono' cibo e le pIante e gli aDlmaII penscono, perch allora consuman~ se stessi: infatti c~m~ la gr~ssa'fiamma 30 brucia e distrugge la pIccola perch le toghe Il nutnmento, COM il calore naturale, che la causa prima della digestione, consuma l! materia in cui si trova. Gli animali d'acqua hanno vita pi breve di quelli di terra. non proprio perch umidi ma perch~ 467. acquosi: ora l'umidit acquosa facilmente distruttibile perch t fredda e facilmente congelabile. Per lo stess motivo sono facilmente distruttibili gli animali senza sangue, a meno che non siano protetti dalle dimensioni: in effetti essi non hanno n grasso n dolce -negli animali il grasso dolce e per questo le api vi .. 5 fOno pi a lungo di altri animali che le superano in grandezzaall,VI. tra le piante che la lunghezza della vita raggiunge il massimo pi che tra gli animali, prima di tutto perch sono meno acquose, sicch non si congelano facilmente e poi hannograsso eviscosit per cui, pur essendo secche e terrose, possiedono tut... !lvia un'umidit che non facilmente si dissecca. Bisogna cercare 10 il motivo per cui la natura degli alberi cosi longeva, perch peculiare ad essi rispetto agli animali, ad eccezione degli insetti. Le piante rinnovano continuamente se stesse e per questo hanno lunga vita. I rami, in effetti, sono sempre diversi. mentre altri invecchiano: lo stesso le radici. Questo. per, non avviene nello stesso tempo, ma una volta solo il ceppo e i rami muoiono, e altri IS ne spuntano -e quando ci avvenuto, nuove radici nascono dalla parte che sopravvive e cosi continuamente una parte si distrugge, un'altra nasce: di qui la longevit. Le piante sono simili agli insetti, com' stato gi dettoli': divise, infatti, continuano a vivere, e due o pi possono derivare111 Cfr. Bill.animo E 554-b 6 8R'.I" Cfr. 467 a Ha12.Della lrmgecit~ Il lwmit tklla vita, 6, 467 a""20 da una sola. Gli insetti riescono a vivere, ma non a lungo, perch non hanno gli organ; 111 n d'altronde ii principio che in cia~una delle pa~i pu .produrli, mentre ci riesce il principio delle ptante, perch In ogm sua parte la pianta ha in potenzaradi . 8tc:1o. quindi per q~esto principio che la pianta sempr:i~ IvduPP?, ~na parte nnnovandosi, l'altra invecchiando, il che2S po~o dl~er~~ dalla longevit quale si ha coi trapianti. Infatti nCl trapl~tl S1 potrebbe aflennare che in qualche modo avviene lo stes~o: ti p~l1one che viene piantato in qualche modo parte della pianta. ,Sicch nel trapianto la longevit si ottiene in quanto una part~ v~ene separata dana pianta, nell'altro caso in forza della contmult. E ci avviene perch in tutte le parti della piant 30 si trova il principio che vi risiede in potenza. a Gli stessi fenomeni si verificano per gli animali e le piante. Tra gli animali i maschi sono generalmente pilongevi: le loro parti superiori sono pi grandi di quelle inferiori (e il maschio poi ha pi della femmina costituzione da nano) e nella parte superiore si trova il calore, mentre il freddo occupa la parte inferiore: anche tra le piante quelle che hanno il capo pesante sono .f.67 b pi longeve. Tali sono quelle non annuali ma del genere degli alberi, perch la radice la parte superiore della pianta e cio il apo, mentre quelle annuali crescono in direzione delle parti inferiori e del frutto. Ma di ci si daranno partitamente spiegazioni nei libri Suu, Piante Ila. Ora si detto, per quanto riguarda gli animali, d~lIa causa relativa alla' lunghezza e alla brevit della loro vita. Resta che trattiamo della giovent e della vecchiaia, del1a vita e della morte: stabilito ci, l. nostra ricerca sugli animali avr termine.ffd8ffe000104a464946000102 0101f501f50000ffe20c5849434 35f50524f46494c45000101000 00c484c696e6f021000006d6e7 4725247422058595a2007ce000 20009000600310000616373704 d5346540000000049454320735 24742000000000000000000000 0000000f6d6000100000000d32 d4850202000000000000000000 00000000000000000000000000 Ili Cfr. De iuvllnt. 468 b 6.9. 111 Cfr. nota 75. 00000000000000000000000000 DELLA GIOVINEZZA E DELLA 00000000000000000000000001 16370727400000150000000336 VECCHIAIA, DELLA VITA E DELLA 4657363000001840000006c777 MORTE, DELLA RESPIRAZIONE 47074000001f000000014626b7 07400000204000000147258595 a00000218000000146758595a0 000022c000000146258595a000 I. Bisogna parlare adesso della giovinezza e deUa 0024000000014646d6e6400000 vecchiaia, 10 della vita e della mo~817: insieme forse 25400000070646d6464000002c necessario esporre le cause dell'inspirazione perch per 400000088767565640000034c0 bluni animali questo rappresenta vivere e non vivere. 000008676696577000003d4000 Dell'anima si trattato in altre opere ed evidente che il 000246c756d69000003f800000 corpo non pu essere la sua sostan"a, ma pure chiaro 0146d6561730000040c0000002 che essa risiede in una qualche parte del corpo 818 15 e in 474656368000004300000000c7 una di 9.uelle che hanno il controllo tra le parti. Quanto 25452430000043c0000080c675 452430000043c0000080c62545 alle altre parti o facoltA dell'anima, in che modo si 2430000043c0000080c7465787 debbano chiamare, tale questione sia per il momento accantonata 319. Negli esseri che si chiamano animali, e si 400000000436f7079726967687 42028632920313939382048657 dice che vivono, quelli cio che riuniscono in s questa 76c6574742d5061636b6172642 doppia propriet -e per doppia 20 propriet intendo 0436f6d70616e7900006465736 essere animali e vivere -, necessario che sia una sola e 30000000000000012735247422 medesima parte dell'anima per cui vivono e per cui li 049454336313936362d322e310 ,chiamiamo animali 820. E infatti l'animale, in quanto 00000000000000000000012735 animale. /: Impossibile che non viva, ma ci per cui vive 247422049454336313936362d3 non necessaria. mente ci per cui animale: ad es. le 22e31000000000000000000000 00000000000000000000000000 piante vivono senz'altro, 0000000Il1 Cfr,De long. ~it. 464 b 3t.32.III De anim. B 414 a 19 Sig.l,l problema della giusta denominazione delle t facolu. t, 8wd.ILILI;, o partl i, tJ.6p~ot, dell'anima, torna altrove, ad ea. in De animo B 414 a ~.31; 4, 415 a 25; 1" 432 a 15 egg. Ci6 indica che in proposito il pen. l1ero di Aristotele incerto ed forse impoBBibile arrivare a una con~ione le in talune opere, delle ultime, i due tennini vengono accomu~ IIItl: dr. De ,femu 436 a 1.2. liD L'organo principale della vita sensitiv8 e di quella Yeaetltiva ~ il CUOre, unico per entrambe. Cfr. De iu~mt. 4698 57; 469 b 5.20.Ilt624 De.lla gil)vintll.ae della f.lt.cchiaia, I" 46'16-468 ti25 ma non hanno sensazione, mentre proprio per la sensazione defi.. niamo l'animale di contro al non animale 321 necessario, dunque, che sia, quan~ al numero, un'unica e medesima parte, ma, quanto al modo dl essere, molteplice e diversa, perch~ non lo stesso essere animale e vivere. Poich c' un sensorio comune dei sensori speciali, in cui29S) e cio Tijc;; XQ,l(,I si fonda sia 5ul~ l'analogo UIO di esso nella linea 16 sia su 999 a 12; il Tricot, invece, lraducendo ,jusqu'. ce qu'on srrive aux elpees dernires , si fonda su 995 b 29. 81 Ai Platonici (ASCLF.P. 180, 34). 8/1 Tale O8lervazione ~ in contrasto con quelle di Top. 143 R 31, Z 1038 9.311M e t a f i s i c a ,peggio, il meglio avr sempre la precedenza, e perciI I I( B ) , J , 9 9 9ai generi, da parte loro, sono divisibili in specie, allora sar pi autenticamente uno ci che viene immediatamente attribuito alla specie infima; difatti l'uomo non un genere degli uomini indi. 5 vidualmente presi. Inoltre, gli oggetti che hannouna parte anteriore ed una posteriore, non possono avere un loro attributo che abbia esistenza al di fuori degli oggetti stessi (cos, ad esem_ pio. se la diade il primo numero 31, non vi sar alcun numero al di fuori della specie dei numeri particolari; e similmente non vi sar alcuna figura al di fuoridelle specie delle figure particolarij c, se per queste cose non vi sono generi al di fuori della specie, lO sar abbastanza difficile che per le altre cose i generi esistano al di fuori della specie, giacch l'esistenza dei generi sembra ammis. sibile soprattutto nel caso dei numeri e delle figure) j invece negli oggetti indivisibili non si riscontra affatto n una parte anteriore n una parte postel'ore. Inoltre, in quei casi in cui ci sia un me gLio e unneppure in questi casi sarebbe possibile l'esistenza di un genere. Da queste considerazioni risulta con evidenza che sono prin-15 cpi i predicati delle cose individuali piuttosto che i generij ma, d'altra parte, non facile dire in che senso noi dobbiamo intendere che appunto questi siano principi. Difatti indispensabile che il principio, o anche la causa, trascenda gli oggetti di cui esso principio e che possa e.sistere separato da questij e f,esi.. stenza di un tale principio che trascende lecose particolari pu essere da noi concepita solo in ragione del fatto che essa sia un 20 predicato universale che si riferisce ad ogni termine. Ma se questa l'unica ragione plausibile, allora ci che maggiormente uni.. versale deve essere maggiormente posto come principio; epper dovrebbero essere principi i sommi generi.Sul fatto che non l'uno ma il due il primo n\lmero cfr. N 1088 v 4.8; Phys. 220 a 27.3?727 III (8), 4, 999 a999 bM~ta/iJica,4.[Approfondimento dell'ottava, della nona, MIla decima e dell'undicesima aporia] 40 quando la materia assume un qualche predicato), al1ora, se una tale cosa esiste, deveessa esistere al di fuori di tutte le cose o soltanto al di fuori di alcune e non di altre o, infine, al di fuori di nessuna? Orbene: se non esiste nulla al di fuori delle cose individuali, nulla sarebbe inteIlegibile, ma tutte le cose sarebbero sensibili, e non vi sarebbe conoscenza scientifica di alcuna cosa, a meno che non si voglia identificare la sensazione con la scienza 41. Inoltre non vi sarebbe~bl,nulli'-dieterno n di immobile (giacch le cose sensibili periscono 51060.3; M 1077. 6; An. po". 71. 23; E.N. 1141 b 16, 1143.32. at 998 a 21-999 a 23. 40 L'integrazione jaegeriana. faUa per analogia cO,n 995 b 35, non ~,perb, confortllta da Aleasandro (211, 22) ed considerata non necessaria dal Ross (I, p. 241). ~l Comeal Per questa accezione di 'tl K&' Ixa.O"ra. cfr. Z 1039 b 28. 30; KvorrebbeProtagora (cfr. r Sj PLAT. Theaet. lS!Metafisica, III (B), 4, 999 b7 2 9tutte e sono in movimento); ma, d'altra parte, se non esiste nulla di eterno, impossibile che ci sia anche la generazione 42. , infatti, indispensabile non solo l'esistenza d ci che si genera, ma anche l'esistenza di ci da cui la generazione trae origine, e che il supremo termine della serie sia ingenerato 43, dal momento che la serie stessa deve fermarsi ed impossibile che la genera~ zione provenga dal non-essere; ma, oltre a ci, se esistono generazione e movimento, ci deve essere necessariamente anche Un li. 10 mite (infatti nessun movimento infinito, ma di ciascun movi. mento esiste un compimento, n possibile che cominci a generarsi ci che non in grado di completare la propria generazione; e ci che stato generato non pu non esistere fin dal primo mo. mento che sia stato generato); ma, oltre a ci, se la materia ha una sua esistenza separata per il solo fatto che essa ingenerata, ancora molto pi logico porre l'esistenza separata della sostanza! ossia di ci che ]a materia stessa diviene a un determinato mo. mento, giacch, se non si ammetter l'esistenza n dell'una 15 dell'altra, allora non esister proprio nulla j ma, se quest'ultima cosa impossibile, allora non si potr non ammettere l'esistenza di qualcosa al di fuori del sinolo, ossia l'esistenza della forma e delJa specie. Ma se si ammetter l'esistenza separata della forma, altora si incontrer difficolt a stabilire per quali cose si debba ammt:tere tale esistenza separata deHa forma e per quali no. Che essa non si possa ammettere per tutte quante le cose evidente, giacch noi non potremmo porre l'esistenza separata, ad esempio, di una certa casa al di fuori delle case particolari. Ma, oltre a ci, dobbiamo 2 noi considerare come nica la sostanza di tutte le cose, ad esempio degli uomini? Ci sarebbe assurdo, giacch tutte le cose la cui sostanza una sono anch'esse una cosa sola. Bisogna, allora, ammettere una molteplicit e una differenziazione di sostanze'Ma anche questo illogico. E, nello stesso tempo, come pu l~materia diventare ciascuna di queste cose particolari e come mal il sinolo pu essere insieme materia e forma? 44 (IX) Inoltre, a proposito dei principi, pu rilevarsi anche la 25 seguente aporia. Se essi hanno un'unit solo specificamente, nessuno di essi sar uno numericamente, neppure l'uno-in-s e l'essere-in-s: e, stando cosi le cose, come sar possibile la conoscenza scientifica, dal momento che non vi sar alcun termine che sia unico per una totalit di cose ~ Ma, d'altra parte, se si ammette l'unit numerica dei princlpi ese ciascuno di essi unico, e se essi non sono diversi secondo la diversit delle cose, come si riscontra negli oggetti sensibili (cosi, ad esempio, poich una determinata sillaba specificamente iden-30 lica ad un'altra, anche i suoi elementi costitutivi sono identici per specie a quelli dell'altra; ma soltanto per specie, giacch per numero essi sono diversi) -se, dunque, i principi delle cose hanno un'unit non solo specifica ma anche numerica, allora al di fuori degli elementi non esister niente altro, giacch non c' alcuna differenza se si parla di unit numerica o di oggetto individuale: infatti noi chiamiamo oggetto individuale proprio quello che ,numericamente uno, e chiamiamo universale ci che viene predicato di tutti gli oggetti individuali. Di conseguenza s avrebbe che, siccome, ad esempio, gli elementi della voce sono limitati numericamente, tutte le lettere che noi scriviamo' saranno necessariamente tante di numero quanti sono gli elementi stessi, dal momento che non vi potranno essere n due n pi lettere della medesima specie. (X) Ma c' una difficolt per nulla meno grave, la quale 5 stata accantonata sia dai nostri contemporanei sia dai pi antichi: SC} cio, i principi delle cose corruttibili ~ quelli delle cose incorruttibili siano medesimi o siano diversi. Se, infatti, essi sono i medesimi, come mai e per qual motivo alcune cose sono corruttibili e altre incorrutdbili? I contemporanei di Esiodo e tutti quanti i teologi 46 badarono soltanto alle loro personali convin-10L'aporia si era "ili presentata in Phaed. 100 b sg.j Parm. 131 a. U Cfr. A 983 b 29.oHne41 Giacch, come olserva il Bonitz (157), tgeneratio neque ex infinito orditur neque in infinitum progreditur, .ed generationis quasi flumen certi, et lui. limitibus includendum e.t ~ (cfr. anche ALEX. 212, 25). 43 Osserva TRaM. Comm. 450: ~ Aut ergo nece.se est in infinitum procedBtur in materiia aut quod atet proceasus in aHquo primo, quod ~it aliquod materiale principium non generatum~. Metafisica, 1II (E), 4, 999 h-lOOO aPLAT.MetajMea, III (B), 4, 1000 0-1000 hzioni, ~a ?on ~i diedero pensiero di noi 46 (essi, infatti, conside. r~ndo 1 principi come divinit ocome generati da divinit, asse. flscano che sono mortali tutte quelle cose che non gustan 'lversi, giacch,1000 bBOeorr.315 a7,333b21. 31 B 21, 9..12 Diels..Kranz. 731se laMetafisica, III (B), 4, 1000 bnett~re e l'a~br~ia47, e non c'dubbio che introducono qU:S:i nomi come se, SI trattasse di cose a loro ben notci ma, tuttavia, quello che easi hanno detto circa l'applicazione di queste cause ' u,na cosa superiore alle nostre forze: se,Contesa non fosse presente nelle' cose, tutte le cose siridur~infatti, gli immortali' s~ 1S clban? ~el. nettare edelI'ambrosia solo per provar piacere, allora ~uestl cibi non ~ono . affatto la causa della loro esistenza: ma se, Invece, la Joro VIta d~pende da questi cibi, come mai gli di potrebbero essere eterm, dal momento che sono bisognosi, di nutri. m~~to ?); m~ ~on il caso di prendere in seria considerazione le mltlche41 Cfr. PLA T. Soph .sottiglIezze j bisogna, invece, rivolgersi a quelli che si se~ono di di~ostrazioni e chiedere loro con insistenza perch 20 mat, pur derivando dai medesimi principi, alcuni esseri sono eterni ed altri periscono. Ma poich costoro non ci sanno indicare la causa di ci e poich non logico che le cose stiano cosi ovvio che n i pri.ncipi n le cause di siffatti esseri potrebb;ro essere gli stessi per tutti. Anche quel pensatore che sembrerebbe esprimersi con la massima coerenza, ossia Empedocle, anche lui 25 v~ .sogget~ allo stesSo rimprovero: egli, infatti. pone un prinCipiO, ossia la Contesa, come causa della distruzione, ma non di meno potrebbe sembrare che questa generi ogni cosa 4.8 ~ranne I:Uno, giacch -tutte quante le altre cose, eccetto la divinit, derivano da questa 49. Ecco come egli dice: Nascon da lor quante cose vi furono e quante vi sono E gli alberi mis.er germogli, e gli uomini e anche le donne, 30 E fiere e volatili e pesci che d'acqua si fanno alimento, Anche gli di longevi lO. Ma ci ovvio, anche se si prescinde da questi243 aiPar m.128 b. 47 Cfr. HO M. li. XIX 38. n Cfr. A 985 a23~2 9. 49Cfr.31 B 31 Diel sKra nz,nonc hD egen er.etffd8ffe000104a464946000102 0101f501f50000ffe20c5849434 35f50524f46494c45000101000 00c484c696e6f021000006d6e7 4725247422058595a2007ce000 2000900060031000061637370 4d53465400000000494543207 Discordia levassi alla fine Il. 3524742000000000000000000 0000000000f6d6000100000000 d32d485020200000000000000 Perci gli capita anche di ritenere che Dio, l'essere beatissimo, sia meno saggio degli altri 0000000000000000000000000 0000000000000000000000000 esseri, giacch non conosce tutte quante le 0000000000000000000000000 cose. Egli, infatti, non ha come sua propriet 0000001163707274000001500 la Contesa, men-5 tre solo mediante il simile 0000033646573630000018400 00006c77747074000001f00000 si ha conoscenza del simile. Infatti 0014626b70740000020400000 Empedocle dice: 0147258595a000002180000001 46758595a0000022c000000146 L'acqua vediamo con acqua, vediamo la 258595a0000024000000014646 terra con terra, con etere l'etere divo, Amor d6e640000025400000070646d6 con Amore, Contesa vediam con luttuosa 464000002c4000000887675656 40000034c00000086766965770 Contesa~'. 00003d4000000246c756d69000 003f8000000146d65617300000 Ma, per riprendere il nostro discorso 58, una 40c00000024746563680000043 cosa risulta con evidenza, ossia che, secondo 00000000c725452430000043c0 000080c675452430000043c000 tale dottrina, la Contesa causa di lO 0080c625452430000043c00000 esistenza non meno che di distruzione; n da 80c7465787400000000436f707 parte sua l'Amicizia causa di esistenza, 9726967687420286329203139 giacch essa, riducendo tutto all'unit, di~ 3938204865776c6574742d5061 636b61726420436f6d70616e79 strugge le altre cose. Anzi, nello stesso 0000646573630000000000000 tempo, Empedocle non d nessuna 0127352474220494543363139 spiegazione neppure della causa del 36362d322e3100000000000000 cangiamento, ma si limita ad asserire che 0000000012735247422049454 cosi per natura: 336313936362d322e310000000 0000000000000000000000000 Ma quando grande cresciuta Contesa nel 0000000000000000000000rebbero ad una sola, come egli stesso dice: infatti, quando le cose si furono riunite, proprio alloracorpo del mondo, Essa si aderge agli onori, essendosi il tempo compiuto 15 Che un patto solenne per loro vicenda fissato ~c, volendo dire che il cangiamento necessario i macondi questa necessit egli non adduce con chiarezza alcuna causa. Tuttavia Empedocle l'unico a parlare con coerenza di questa questione, giacch egli non sostiene che alcuni esseri sono corruttibili ed altri incorruttibili, ma che tutti sono corruttibili tranne gli ele-20 menti. Ma ladifficolt da noi attualmente prospettata quella di31 B 36 Diels-Kranz. &a 31 B 109 Diels..Kranz, citato anche in De animo 404 b 13-t5. ~3 Cfr. A 985 a 23-29. :w 31 B 30 Diels-Kranz.IlMetafisica, 1II (B), 4, 1000 blOQ1 Ilsapere per quale motivo alcune cose sono corruttibili e altre no, pur derivando dagli stessi princpi. Che i prindpi di tutte le cose non possano essere gli stessi, dimostrato dalle precedenti considerazioni; ma se, d'altra parte, si ammette che essi sono diversi, sorge almeno una difficolt, se, cio, anch'essi si debbano ritenere incorruttibili o corruttibili: se, infatti, essi sono corruttibili, ovviamente indispensabile che essi derivino da qualche altra cosa (giacch tutto ci che perisce 2S si dissolve negli elementi da cui scaturito), onde si dovr ammettere che esistono altri principi anteriori ai principi stessi: ma ci impossibile, tanto se si pone un limite quanto se si procede all'infinito. Ma, oltre a ci, come viene assicurata l'esistenza stessa delle cose corruttibili, una volta che i principi saranno stati soppressi? E, d'altra parte, se i princpi Don si possono mai corrompere, perch mai da alcuni di questi, che pur sono incorruttibili, 30 dovranno derivare cose corruttibili, e da altri dovranno derivare cose non soggette aUa corruzione? Ci non conforme alla lo. gica, ma o del tutto impossibile o almeno richiede una lunga discussione. Oltre a ci, nessun filosofo ha osato parlare di pein 100la c1pi differenti 66, ma tutti sostengono che i princIpi di tutte le cose spno gli stessi. Per essi si limitano solo a delibare l'apo. ria che noi abbiamo posta dapprima, considerandola come una cosa di poco conto. (XI) Ma la questione pi ardua ad esaminarsi, quella la cui soluzione la pi indispensabile per la conoscenza della verit, sta nel sapere se l'essere e l'Uno siano sostanze di tutte le cose, S ossia se ciascuno di essi sia rispettivamente niente altro se non l'Uno e l'essere, oppure-se dobbiamo ricercare che cosa mai sia l'essere e che cosa mai sia l'Uno col porre come loro sostrato un'altra entit naturale. Difatti alcuni concepiscono la natura dell'essere e dell'Uno secondo la prima maniera, altri secondo l'altra. IO Cosi Platone e i Pitagorici sostengono che tanto l'essere quanto l'Uno non sono qualcosa di diverso ciascuno da se stesso, ma che questa appunto la loro natura, giacch, secondo loro, la sostanza di queste due cose non altro se non essere-come-uno ed essere733Metafisica, III (B), 4,1001 al001 bEmpedocle, ad esempio, cercando di riportare il principio a qu~lcosa di pi noto, dice che cosa l'Uno; potrebbe, infatti: sembrare che egli lo identifichi con l'Amicizia (questa, almeno, e causa dell'unificazione di tutte le cose)j altri &6, invece, identifi-15 cano col fuoco, altri ancora con l'aria quest'unit e questo essere da cui le cose sono costituite e sono state generate. E questo il modo di pensare anche di quei filosofi che pongono un maggior numero di elementi, giacch anche costoro non possono non affermare che l'Uno e l'essere si identificano con tante cose quanti 90no almeno i princpi da loro sostenuti. E se non si stabilir ,che 20 l'Uno e l'essere si identificano, in un certo senso, con la sostanza, risulter di conseguenza che neppure alcun altro termine universale si identifica con la sostanza (giacch l'Uno e l'essere sono i termini pi universali di tutti, e se non esiste alcuna unit-io-s e alcun essere-in-s, non si vede alcuna possibilit che possa esi stere qualche altra entit al di fuori delle cosiddette cose individuali); e, oltre a ci, se l'Uno non si identifica con una sostanza, ovvio che neppure il numero potr essere una particolarit na-25 turale degli esseri a s stante (giacch il numero si compone di unit e l'unit non altro se non una certa specie di uno);se poi, d'altra parte, esistono un uno-in-s e un esserein-s, l'Uno e l'essere sono necessariamente la loro stessa sostanza, giacch non non c' alcun'altra cosa che faccia da predicato all'Uno e all'essere tranne queste stesse due cose.Ma se si ammette l'esistenza di un essere-in-s e di un uno-30 ina, si trover una grave difficolt a stabilire come mai possa esistere qualche altra cosa al di fuori di essi, vale a dire come mai possa esistere pi di una sola cosa. Infatti ci che differente dal1'essere non , epper, secondo il ragionamento di Parmenide 5'1, risulta che tutte quante le cose esistenti sono una sola cosa, e quest'unica cosa l'essere. 'lb Comunque, in tutti e due i casi la difficolt non viene rimossa, giacch tanto nel caso che l'Uno non sia una sostanza quanto nel caso che ci sia un uno-in-s, impossibile che il numero sia unaal ~~Cfr. A 984 a5-7. Secondo che ti tratti di cose corruttibili o incorruttibili. 28 B 7 DielsKranz.B7come-essere. Diversamente, invece, la pensano i naturalisti, e cosi734 Metafisica, III (B), 4, 1001 bsostanza. Nel caso che l'uno~in~s non sia una sostanza, noi abbiamo gi precedentemente detto 58 perch il numero non possa essere sostanza; nel caso, invece, che l'Uno sia sostanza, si riscontrer per esso la medesima aporia che si riscontrata per l'essere 59, Che cosa, infatti, ove si prescinda dall'Uno, pu assicurare l'esistenza di un quakhe altro uno-iD-s? Quest'altra cosa sar cer-5 tamente non-una; ma tutte quante le cose esistenti sono ciascuna una sola cosa oppure una molteplicit di cui ciascun componente uno. Oltre a ci, se l'uno-in-s indivisibile, esso, secondo il postulato di Zenone 60, verr ad identificarsi col nulla: infatti una cosa che, quando viene aggiunta, non rende maggiore un'altea cosa e, quando viene sottratta, non la rende minore, non rientra, secondo.lui, nel novero delle cose esistenti, qualora si ritenga 10 ovviamente che l'essere una grandezza; e se una grandezza, esso corporeo, giacch solo ci che corporeo esiste in ogni dimensione; invece le altre cose -quali, ad esempio, una superficie o una linea -, quando vengono aggiunte, per un aspetto rendono l'altro oggetto pi grande e per un altro no, mentre il punto e l'unit non causano accrescimento in nessun modo. Ma poich Zenone ci d una teoria grossolana 61 e poich ammissibile l'esistenza di qualcosa che sia indivisibile 62, ne consegue la possibilit di replicare contro di lui anche in questo modo, 15 ossia facendo notare che una tale cosa, quando viene aggiunta, fa aumentare pur sempre il numero, anche se non fa aumentare la grandezza. Ma, tuttavia, come mai da un Uno cosi concepito o da una molteplicid. cosl concepita potr risultare composta una grandezza? Ci equivarrebbe all'asserzione che la linea composta da punti. Ma anche a -voler pensare che il numero, come affermano certuni 68, si genera dall'uno-in-s e da qualche altra cosa 201001 a 24-27. a 31-b l. so L'&~l(J)~o/' zenoniano, tendente fOfse B chiarire Parmenide (28 B 8, 22 Diels-Kranz), era diretto contro }'indivisibilit dell'Uno sostenuta dai Pitagorici (cfr. 29 B l, 2 Diels-Kranz; SIMPL. Phys. 99, 10). 1111 Come in genere gli ultimi Eleati (cfr. Phyl. 185 alO). eH OSSla le grandezze discrete. f3 I Platonici, che fanno derivare il numero dall'Uno e dalla diade indefinita (cfr. A 987 b 20). 735&Ie da un nume ro.i punti siano sostanze o no. Se essI non sono sostanze, allora ci sfugge ches.cosa sia l'essere e quali siano le sostanze delle cose esistenti; difatti le affezioni e i movimenti e le relazioni e le disposizioni e le proporzioni non sembrano 30 indicare la sostanza di alcuna cosa (giacch tutte queste [Ap determinazioni non sono altro che prof attribuzioni di un certo sostrato, e ondi nessuna di esse una sostanza ment particolare); per quanto, poi, con .. ceme quelle cose che sembrerebbero o dell indicare nel modo pi precipuo una sostanza -ossia l'acqua, la terra, il fuoco a e l'aria, da25quat tordi cesi ma apor ia] Infine, neppure. gli oggetti che sono interi si conside.. rano, mutilati a causa della privazione di una loro qualsivoglia parte. Infatti, perch si possa parlare di mutilazione, indispensabile che le parti tolte non siano n quelle che costituiscono fon..damentalmente la sostanza n parti qualsiasi; ad esempio, una tazza non affatto mutilata se viene perforata, ma se perde il manico o una qualche estremit, e un uomo non mutilato se 25 abbia perduto un qualsiasi pezzo di carne o la milza, ma se abbia perduto un'estremit, anzi neppure una qualsiasi estr:emit. ma solo quella che, una volta tolta interamente, non pu riprodursi. Ecco perch i calvi non sono affatto mutilati I28.[Genere]Si dice genere I) (1) in un senso, per indicare la generazione continua delle cose cheappartengono alla medesima specie, come, ad esempio, siamo 30 soliti dire ( fin quando ci sia il genere umano , volendo significare fin quando continui la generazione degli uomini)) j (Il) in un altro senso, per indicare ci da cui le altre cose ricevono l'esistenza, essendo esso il primo motore che le porta ad esistere;in questa accezione, infatti, si dice che alcuni sono Elleni per genere (o razza), altri sono Ioni, perch gli uni hanno come capostipite Elleno e gli altri Ione; e prendono il loro nome dal genitore maschio piuttosto che dalla materna materia 105 (quantunque alcuni prendano il nome anche dal ramo materno. come, ad esempio, siamo soliti parlare dei discendenti di Pirra). (III) Inoltre, nel senso che la superficie il genere delle-figure 35 i piane e il solido di quel1e solide, giacch ciascuna figura geometrica o questa particolare superficie o questo particolare solido i e in tal senso genere ci che fa da sostrato alle differenze. (IV) Inoltre, nel senso in cui nelle definizioni si pone il primo elemento costitutivo che viene affermato come parte dell'essenza 10610~ Per l'identificazione de1la materia con l'elemento femminile cfr. A988 a 5; H 1044 a 34-35; De ge,m'. animo 732 a 8, 736 b 18,737 a 29, 738 b 20. 740 b 24. 108 Cfr. Top. 102 a 32-35, 122 b 16, 128 a 28. 142 b 23-29, 144 a 17, 21. Genere e differenza sono, invece, inclusi entrambi nell'essenza in An. POtt. 91 b 29.97 a 24i Top, 153 a 17.824Metafisica, V (), 28-29, 1024 b10t 110Per L'incomunicabilit dei generi cfr. A 992 a 17. Cfr. E 4.Metafisica, V (A), 29, 1024 bdi un oggetto, (giacch) genere ci le cui determinazioni qua-5 litative sono chiamate differenze. Dunque, il termine {t genere b si usa in tutte queste accezioni, ossia o per indicare la generazione continua della stessa specie, o per indicare il primo motore che sia della stessa specie delle cose che esso muove, o per indicare la materia, giacch ci che riceve la differenza e la qualit il sostrato, che noi, appunto, chiamiamo materia 107. Si dicono, invece, eterogenee quelle cose il cui sostrato pros~ l simo diverso e che non possono ridursi n l'una all'altra n entrambe ad un medesimo sostrato, come, ad esempio, sono etero~ genee la forma e la materia, e cos pure quelle cose che rientrano nella medesima categoria dell'essere (giacch alcune cose aventi come predicato l'essere stanno ad indicare l'essenza, altre la qua. lit, altre le altre categorie da noi precedentemente 108 distinte): queste determinazioni, infatti, non sono riduci bili n l'una all'al. 1 tra n ad una sola altra cosa 109.29.[Falso)Il termine falso ~ 110 si usa (I) in un senso per indicare che falsa una cosa o perch essa non ha consistenza o perch non pu proprio averla (come, ad esempio, se si dice che la diagonale commensurabile al lato op-2 pure che tu ora stai seduto: difatti la prima di queste due asser zioni sempre falsa, l'altra lo solo talvolta, ed appunto in tal senso che queste due cose non sono reali): (II) in un altro senso, per indicare quelle cose che pur sono reali, ma che tuttavia per natura o sembrano non quali esse realmente101sono o sembrano cose che non sono affatto (tali sono, ad esempio, la pittura chiaroscurale 111 e i sogni, giacch queste cose sono pure dR qualcosa, ma non si identificano certo con gli oggetti di cui producono l'immagine); -si chiamano, dunque, false alcune 2S ose in questo senso, cio o per il fatto che non esistono o per il fatto che la rappresentazione prodotta da esse non corrisponde a una cosa reale; (lII) si dice ~ falsa~, invece, un'enunciazione che, in quanto falsa, esprime cose che non sono; perci falsa ogni definizione di un oggetto diversa da quello di cui essa definizione, come falsa la definizione di un cerchio quando la si vuole applicare ad un triangolo. Circa, poi, la definizione c' da notare che, per un lato, c' una sola definizione di ciascuna cosa, ossia quella dell'es senza, ma per un altro lato ci sono molte definizioni, giacch .sono, in un certo senso, la medesima cosa l'oggetto nella sua es senza e l'oggetto fornito di 9ualit affettive, come, ad esempio, 30 e Soccate I) e Socrate musica (invece la definizione falsa sem plicemente la definizione di nulla); perci Antistene 11Z pensava da sciocco quando riteneva che non si possa dare a nessuna cosa un'altra definizione tranne la propria, ossia che si debba assegnare un solo predicato a un solo oggetto; e da ci derivava, secondo lui, l'impossibiHt della contraddizione 113 e la quasi impossibilit che alcuna cosa sia falsa. Invece possibile enunciare un oggetto par ticolare nOn solo mediante la definizione che gli propria, ma anche mediante quella che propria di un altro oggetto, e in tal 35 caso l'enunciazione pu essere assolutamente falsa, ma non neppure escluso che essa sia vera, come quando, ad esempio,Cfr. Rhet. 1414 a 8; PLAT. Theaet. 208 e; Phaed. 69 b; Parm. 165 Cj Rtrp. 365 c, 602 d. . Hl La polemica contro i paradossi di Antistene ripresa in H 1043 b 2332, ma era gi in Top. 104 b 19. Essa di origine platonica (cfr., tra l'altro, Theaet. 201 d202 Ci Soph. 251 bcj Euthyd. 283 e-284 c, 28S c286 d; erat. 429 d, 432 d.e, 433 d). Per la questione vedasi G.lUCfl". Z 1038 a 6; I 1058 a 23. 101 1017 a 24.M. GILLESPIIl:. The Logic ol Anlislh~ner, i.n ~ Archiv rUr Geschichte der Phlosophie~, XXVI. 1913, n. 4, pp. 479 sgg.; XXVII, 1914, n. 1, pp. 17 sgll. 113 Questa teoria attribuita ad Antistene in Top. 104 b 21, menzionata in lsoeR. Ht'/. lO, 1, disussa in PLAl'. Euthyd. 285 e-286 b.826Metafisica, V (6.),30, 1025 a giacch una cosa non deriva necessaria~ente dall'al.tra n. necessariamente posteriore ad essa, n si verifica che chI. sta pIantando trovi il pi delle volte un tesoro. E anc?e un ~US1CO pu ess~~e bianco j ma, poich ci non accade n di neceSSit n per lo plU, 20 noi questo fatto lo chiamiamo accidente. .Metafisica, V (6,1,29-30, 1024 b1025 a1025. dellachiamiamo numero doppio J'otto, perch in tal caso facciamo u definizione delJa diade 114, SO (IV? Nelle suddette accezioni si usa, dunque, il termine (l falso ma In un alt~o senso si dice falso 1\ un uomo, quando costui h~ una pro~enslOne per tali discorsi e li fa volontariamente, senza e~sere Spinto da nessun altro motivo, ma solo dalla loro stessa fal~ slt, e cosi anche colui che riesce a insinuare tali discorsi in altre persone, proprio nel senso in cui chiamiamo false quelle cose che S producono una falsa immaginazione. Ecco perch ci trae in errore l'argomentazione deU'Ippia 1l5 secondo la quale lo stesso Uomo falso ed veritiero. Tale argomentazione, infatti, assume che sia falso quell'uomo che ha la possibilit di mentire (cio chi sa. piente e intelligente) e in un secondo luogo che migliore l'uomo che volontariamente (commette) il male ll6, Vautore dell'Ippia fa questa falsa assunzione perch parte dall'induzione -difatti 10 chi z~ppica volontariamente pi valido di chi zoppica non per propria volont -, volendo dire che lo zoppicare un'imitazione dello zoppo; ma egli sbaglia, perch in realt, se uno zoppica a bella posta, forse peggiore anche sotto questo profilo e non solo sotto il profilo morale.(II) Di conseguenza, poich. c' qualcosa ~he anche pro~f1et di un'altra e poich alcune di queste propnet sono presenti soltanto in un certo luogo e in un certo tempo, si chiamer accidente qualsiasi propriet che sia presente in un oggetto~ senza ch~, per, la sua presenza faccia in modo che l'oggetto o JI temp~ o Il luogo siano quello che sono ciascuno nella loro essenza. D altra parte, l'accidente non ha una causa determinata, ma.ha come causa il fortuito, ossia l'indeterminato. t stato per aCCidente che un 25 tale giunto ad Egina, qualora egli vi sia giunto non perch avesse l'intenzione di giungervi, ma perch stato spinto da una tempesta o catturato dai pirati. L'accidente si produce ed esis.te. z:na non in virt di se stesso, bensi in virt d un'altra cosa: difatti stata la tempesta a provocare l'arrivo in un luogo verso cui quel tale non si stava dirigendo [cio verso Egina]. (III) Ma si usa il termine accidente)) anche in una diversa ac-30 cezione, cio per indicare, ad esempio, le propriet che una cosa ha di per s, ma che non rientrano nella sua essenza 118, come propriet de) triangolo avere la somma degli angoli uguale a du~ angoli retti. E gli accidenti di questo genere possono essere eterni, ma nessuno degli altri accidenti pu esserlo. Ma di ci si discusso in altra sede119.30. [Accidente] Si dice (f accidente 117 (I) d che appartiene "3d un oggetto e che viene attribuito a que. sto in modo conforme a verit, ma, tuttavia, non per necessit n 15 per lo pi, come, ad esempio, nel caso che un uomo, mentre sta scavando una fossa per piantarvi un albero, vi trovi un tesoro. Tro~ vare il tesoro un fatto accidentale per colui che scava la fossa,11\\ Perun chiarimento' circa la natura sofistica di questo ragionamento di Antiatene cfr. Soph. I!l. 166 b 28, . min. 365.369. m Hipp. min. 371.376. m Sulla nozione di accidente cfr. E 2.111 Hipp.Per l'accidente x&'Qt'T6 cfr. B 995 b 20; An. PO!r. 75 b 1, 83 b 19. m> An._prnt. 75 a 18-22, 39.41. Per l'indimostrubilit degli altri accidenti Arist. si. pronuncer in E 2, 3 e in K 8.1li82 7LIBRO SESTO E[Divisione delle Ide~e teoretiche in fisica, matematica, teologia)I. Noi stiamo cercando i ,principi e le cause degli esseri, ma, ovviamente, degli e8seri-in-quanto-esseri. C', infatti, una certa causa della salute -e del benessere fisico, e ci SOno anche principi ed elementi e cause degli enti matematici, C, in generale, ogni 5 scienza discorsiva o partecipe di una certa dose di pensiero discorsivo si occupa di cause e di principi pi o meno esatti l, Per tutte queste scienze, concentrandosi su un essere determinato e su un determinato genere, si occupano di esso, ma non dell'essere in senso assoluto n in quanto essere, n danno alcuna spiegazione dell'essenza, ma, partendo gi da essa -alcune 2 considerando 10 l'essenza come evidente alla sensazione, altre 3 assumendola come postulato -dimostrano in modo pi o meno inconfutabile te propriet essenziali di quel genere di cose di cui esse si occupanoi e appunto perci evidente che, da un tale criterio di indagine, non scaturisce alcuna dimostrazione 4 della sostanza o dell'essenza, ma un altro modo di darne indicazione. Similmente tali scienze 15 non dicono nulla neppure circa l'esistenza o la non-esistenza delA 982 a 25-28; M 1078 a 9-17; An. posto 1,27. li Ad esempio la medi.cina (ALEX. 441, 16). I Ad esempio l'aritmetica e la geometria (ALEX. 441, 24). Sembra pi in tono col presente pa8~0 l'interpretaziEUle di ALEX. 441, 38 che ho tenuto presente nella traduzione. quantunque, come osserva il Ro" (I, p. 352), essa sia in contrasto con K 1064 l\ 8.I Cfr.830Metafisica, VI (El, 1, 1025 b20, E. E. 1214 a 8-12.13 Ho seguito l'interpretazione di Alessandro (444, 8..15) t': i auggerimenti del Tricot (I, p. 330). Metafisica, VI (El, 1, 1025 b-1026 agenere di cose di cui esse si occupano 5, e tale reticenza dovuta al fatto che spetta al medesimo procedimento del pensiero il compito di dar C (BONll'Z, 542). 411 Cfr. I 1055 a 6; Ph.!'. 248 b 8. 249 a 3; Top, 107 b 17.40tra); c) oppure che alcune unit si possono comparare tra loro e altre no (cosl, ad esempio, se il due il primo numero dopo !'uno, e dopo di esso il tre, e cosi via per ogni altro nu~e~o, ~ se Sl possono comparare tra loro le unit. che sono presentl lO ClaSCUn nu- 25 mero _ ad esempio, se si possono addizionare tra loro solo quelle che sono immanenti alla prima diade o solo quelle che sono immanenti alla prima triade, e cosi via per ciascuno degli altri numeri _ al contrario, non si possono comparare tra loro le unit della di~de-in-s e quelle della triade-in-s, ed cosi anche per gli altri numeri successivi; perci, mentre, nel caso del numero ma-30 tematico, si conta dopo l'uno il due, che il risultato dell'addizione di un'altra unit all'unit precedente, e dopo il due il tre, che il risultato dell'addizione di un'altra unit alle due precedenti, e cos via per ogni altro numero, al contrario, nel caso del numero ideale, si conta dopo l'uno il due, che diverso e indipendente dal primo uno, e dopo il due il tre, che indipendente dal due, e cos via per gli altri numeri)i B) oppure una specie di numeri sar quella di cui abbiamo 35 parlato per prima 43, un'altra sar quella di cui parlano i matematici", e una terza sar quella di cui abbiamo parlato in ultimo 45; C) ma, oltre a ci, questi numeri o sono separati dalle cose lCI30b o non sono separati ma presenti negli oggetti sensibili (non nel senso da noi preso in considerazione dapprincipi048, ma nel sensO che gli oggetti sensibili sono composti di numeri i quali sono immanenti ad essi 47), e in questo secondo caso si avr o che alcuni di essi sono immanenti ed altri nO, oppure che sono tutti immanenti. I modi secondo cui possibile ammettere l'esistenza del nu~ mero non possono essere che questi soltanto i d'altra parte, in 5 linea di massima, anche quelli che sostengono che l'Uno prin~ cipio e sostanza ed elemento di tutte le cose e che da questo e da qualche altra componente 48 deriva il numero, hanno parlato, cia48Nelle linee 15-20, 44 Nelle linee 20-23. 4.~ Nelle linee 23-35. In 1076 D 38-b 1t. 4i Come pret~ndono i Pitagorici. 48 Ossia J'jnfinito dei Pita~orici o III. diade indeterminata di Platone."4610451046Metafisica, XIII (M), 6, 1080 bCfr. N 1091 a 15 sgg. Il Un platonico (Ross, II, p. 429) o, meno probabilmente, un pitagorico (ALEX. 746,4) a noi non noti. 53 Senocrate (RODIN, La thiorie platonicienne cit., p. 274, n. 258, Il) o, meno probabilmente, alcuni Pitagorici (ALEX. 746, 13). M Platone (Aux. 746. 20-22).III Ossia le grandezl:le ideali (cfr. A 992 b 13) di cui si discuter nel cap. 9. Metafisica, XIII (M), 6-7, 1080 b-1081 aScuno singolarmente, del numero secondo uno di questi diversi modi, escludendo solo l'ipotesi dell'incomparabilit di tutte le unit tra di loro. Ed naturale che sia accaduto questo, giacch non si pu prospettare alcun altro modo di essere oltre quelli da 10 noi messi in rilievo. Pertanto, alcuni 49 sostengono l'esistenza di entrambe le specie di numeri, cio sia di quello che ha in s il prima e il poi e che si identifica COn le idee, sia di quello mate matico, che distinto daUe idee e dagli oggetti sensibili, e affermano che entrambe queste specie sono separate dagli oggetti sensibilij altri 60, invece, sostengono solo l'esistenza del numero mate matico, considerandolo come il primo degli enti, separato dagli og1S getti sensibili. Anche secondo i Pitagorici esiste un'unica speciedinumero, ossia quello matematico. solo che essi non lo conside rano separato. ma affermano che le sostanze Sensibi1i sono com poste da esso i quei filosofi, infatti, costituiscono l'intero universo come risultante di numeri che, per. non sono concepiti da loro come astratte entit, giacch, al contrario, essi assegnano aUe unit una grandezza; quando, per, dovrebbero dirci in che modo sia 20 costituita la prima unit avente grandezza, si sentono manife stamente in imbarazzo fil. Un altro filosofo iiI, invece, sostiene che esiste solo la prima specie di numero, ossia il numero ideale, men tre altri 63 propugnano l'identit del numero ideale con quello matematico. La stessa diversit di concezioni si riscontra anche a proposito delle lunghezze, delle superfici e dei solidi. Alcuni 64, infatti, sostengono che gli enti matematici e quelli (l che vengono dopo le idee, lili sono diversi tra loro; invece, tra i filosofi che la 2Spensano differentemente, alcuni.56 ammettono le grandezze mate~ matiche, ma solo in senso matematico -e questi sono tutti qucJli cne non ,concepiscono le idee come numero o che negano addirittura l'esistenza delle idee -, altri 57, invece, parlano di grandezze matematiche, ma non in senso matematico, giacch, a parer loro, non ogni grandezza pu essere divisa in grandezze 58 n una diade pu identificarsi con due monadi qualsiasi. Ma tutti i pensatori che considerano l'Uno come elemento e principio deUe cose esi-30 stenti -eccezion fatta per i Pitagorici -sostengono che i numeri sono unit astratte; i Pitagorici, invece, come prima dicevamo 59, sostengono che i numeri hanno una grandezza. Da questa nostra rassegna risulta con chiarezza in quanti modi si pu parlare del numero e che tutti i modi sono quelli da noi indicati; e tutte queste teorie non si possono ammettere, ma, cer-35 tamente, alcune 6Q ancor meno delle altre.7. [Esame cntico-diail"etico delle teorie platoniche del numerCJ]In primo luogo bisogna esaminare se le monadi si possano o non si possano comparare tra loro e, nel caso che esse non siano 1081 & comparabiH, in quale dei due modi da noi rilevati 61 esse non siano comparabili., Infatti possibile o che qualsivoglia unit non si possa comparare con qualsivoglia altra unit oppure che le unit del due-io-s non si possano comparare con quelle del tre-in-s e che, in tal modo, le unit che sono presenti in ciascun numero ideale non possano essere comparate con quelle che sono presenti in un altro numero ideale.Speusippo e i Pitagorici. 11 Renocute. U Infatti.Uo Platone e i Platonici OrtodOSfli (cfr. A 987 b 14~18). IO Speusi.ppo (cfr. 1076 a 20~21) secondo il Ravaillson (Essai 3rlr la Mtaphysique cit., I, pp. 178, 338) e il Ross (II, p. 428), o, meno proba~ bilmente, Senocrate, secondo ALEX. 766, 6 e iI BONITZ, 544.&1esisterebbero anche le linee insecabiH, come sostiene Senoerate sulle orme di Platone (cfr. A 992 a 20). 69 Nella linea 19. 60 Ironica allusionealle teorie di Senocrate che altrove (1083 b 2) 80no definite le peggi.ori di tutte. 01 In1080 a 18-20, 23~35.Meto.fisica, XlII (M), 7, 1081 QOrbene: se tutte le unit si possono comparare tra loro e se esse sono indifferenziate, allora il numelO matematim viene a