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ARS CAPTIVA ARS CAPTIVA La lettura di alcuni capitoli de “Le città invisibili” di Calvino, La lettura di alcuni capitoli de “Le città invisibili” di Calvino, suggestione letteraria finalizzata al progetto “il Potere del suggestione letteraria finalizzata al progetto “il Potere del Rifiuto”, interno al più vasto progetto regionale Ars Captiva, ha Rifiuto”, interno al più vasto progetto regionale Ars Captiva, ha dato luogo a una serie di riflessioni sulle tematiche che emergono dato luogo a una serie di riflessioni sulle tematiche che emergono dalle opere degli allievi del Liceo Artistico. dalle opere degli allievi del Liceo Artistico. Le opere diventano specchio (come nella città di Valdrada) di Le opere diventano specchio (come nella città di Valdrada) di personali angosce e riflettono un generalizzato disagio sociale con personali angosce e riflettono un generalizzato disagio sociale con tematiche di conflitto interiore e denuncia nei confronti di una tematiche di conflitto interiore e denuncia nei confronti di una società opprimente a causa dei suoi falsi miti consumistici. società opprimente a causa dei suoi falsi miti consumistici. Sorge a questo punto spontanea la domanda: ma la felicità e’ una Sorge a questo punto spontanea la domanda: ma la felicità e’ una ricerca senza soluzioni? ricerca senza soluzioni? Per tentare di dare una risposta a questo, e’ stato invitato a scuola Per tentare di dare una risposta a questo, e’ stato invitato a scuola il Lama della comunità buddista di Graglia Paljin Tulku Rinpoce, per il Lama della comunità buddista di Graglia Paljin Tulku Rinpoce, per aiutare allievi e docenti e quanti vorranno lasciarsi coinvolgere in aiutare allievi e docenti e quanti vorranno lasciarsi coinvolgere in questa ricerca di un senso positivo della vita e del futuro dell’uomo questa ricerca di un senso positivo della vita e del futuro dell’uomo

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La lettura di alcuni capitoli de “Le città invisibili” di Calvino, suggestione letteraria La lettura di alcuni capitoli de “Le città invisibili” di Calvino, suggestione letteraria finalizzata al progetto “il Potere del Rifiuto”, interno al più vasto progetto regionale Ars finalizzata al progetto “il Potere del Rifiuto”, interno al più vasto progetto regionale Ars Captiva, ha dato luogo a una serie di riflessioni sulle tematiche che emergono dalle Captiva, ha dato luogo a una serie di riflessioni sulle tematiche che emergono dalle opere degli allievi del Liceo Artistico.opere degli allievi del Liceo Artistico.

Le opere diventano specchio (come nella città di Valdrada) di personali angosce e Le opere diventano specchio (come nella città di Valdrada) di personali angosce e riflettono un generalizzato disagio sociale con tematiche di conflitto interiore e riflettono un generalizzato disagio sociale con tematiche di conflitto interiore e denuncia nei confronti di una società opprimente a causa dei suoi falsi miti denuncia nei confronti di una società opprimente a causa dei suoi falsi miti consumistici.consumistici.

  

Sorge a questo punto spontanea la domanda: ma la felicità e’ una ricerca senza Sorge a questo punto spontanea la domanda: ma la felicità e’ una ricerca senza soluzioni?soluzioni?

Per tentare di dare una risposta a questo, e’ stato invitato a scuola il Lama della Per tentare di dare una risposta a questo, e’ stato invitato a scuola il Lama della comunità buddista di Graglia Paljin Tulku Rinpoce, per aiutare allievi e docenti e comunità buddista di Graglia Paljin Tulku Rinpoce, per aiutare allievi e docenti e quanti vorranno lasciarsi coinvolgere in questa ricerca di un senso positivo della vita quanti vorranno lasciarsi coinvolgere in questa ricerca di un senso positivo della vita e del futuro dell’uomoe del futuro dell’uomo

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Ars captivaArs captiva

percorsi di liberazione creativa percorsi di liberazione creativa

Il potere del rifiutoIl potere del rifiuto

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Il potere del rifiuto (Gomorra):

rifiuto inteso come oggetto fisico con possibilità di riutilizzo;

riflessione sui rifiuti come fonte di lucro per la camorra;

rifiuto inteso come relazione a contrasto che si crea con

regole imposte e spesso non condivise dettate da autorità poco autorevoli.

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La forma del desiderio (Zenobia):

quali desideri si infrangono contro i confini di una cella?

L’essere ha in sé una forza propulsiva in grado di modificare lo spazio circostante e rivestire di

diverse percezioni un unico luogo;

con la propria presenza l’opera d’arte, il libro o l’amato desiderato, modificano le caratteristiche

dello spazio intorno a noi.

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La pelle come confine (Leonia):

l’identità differente;

la pelle limite e confine tra sé e gli altri è espressione della propria identità nel suo aspetto

esteriore, riportando l’esterno all’interno attraverso godimenti e sofferenze.

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Parole chiave:

• La libertà limitata dalle regole, la libertà garantita dalle regole.

• Lo spazio chiuso, la mente aperta.

• La cella di reclusione, la televisione, la droga, i desideri indotti.

• Chi è veramente in gabbia?

• L’ignoranza e il pregiudizio come gabbie mentali.

• La cella più stretta al mondo è la vita vissuta nell’ignoranza.

• L’ignoranza rende il popolo schiavo del potere.

• La città come la cella è uno spazio confinato all’interazione (scontro/incontro) con le regole.

• Il corpo, la mente, l’opera d’arte, i confini; le varie espressioni della libertà.

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Opere dei ragazzidelle classi 4 F e 4 G

Liceo G. e Q. SellaIndirizzo Artistico

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Senza titolo

La vasca rappresenta la società e l’acqua le persone, quindi la società costringe gli individui ad assumere una forma e non viceversa; se le persone rifiutano di adattarsi alla forma che gli viene imposta, o non ne hanno la capacità, sono destinate a soccombere.Il soggetto rappresenta le persone controcorrente a cui la società impone due scelte: seguire la massa o provare a ribellarsi e di conseguenza perire.La figura umana è immersa nell’acqua, rannicchiata su un fianco, nuda: la nudità è intesa come un’assenza di difese.

Materiali: figura umana in cera; vasca in ferro smaltato.Misure: vasca: 2 m x80 cm. Manichino: 1.60 cm.Collocazione: una cella dell’ex carcere “Le Nuove” di Torino.

Autori: Pietro Biasia, Bernardo Cantone, Andrea Chiardi, Matteo Migliavacca.

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Titolo: Il Potere del rifiuto

Come quelli di Leonia, gli abitanti di qualsiasi società, cercano di adeguarsi all’ambiente in cui sono coinvolti direttamente, senza interessarsi di ciò che succede al di fuori di esso. Non avendo un’identità definita e salda, cambiano ogni giorno ciò che potrebbe rappresentarli, che sia sulla loro pelle o sui muri di ciò che gli sta intorno, non mettono a repentaglio il loro posto all’interno della società, tutti non hanno altro interesse che convivere con essa nella loro inconsapevolezza. L’identità di ogni singola persona si manifesta attraverso l’aspetto esteriore, particolarità nell’abbigliamento, nell’acconciatura,sulla propria pelle o nello stesso modo di esporsi. Avere un’identità significa distinguersi, diversificarsi dagli altri. Questa diversificazione si scontra con ciò che ci impone la società attraverso la televisione, i giornali, i mass media, in modo implicito o esplicito..Questa contrapposizione tra società e individuo pone un limite, un confine alla personalità, alla singolarità dell’uomo, è una sorta di reclusione mentale, una gabbia delimitata dalla città, dall’interazione che abbiamo con essa e con le persone che ci circondano, attraverso questo contatto con l’esterno riflettiamo e comprendiamo che nella maggior parte dei casi ciò che ci sta attorno non rappresenta pienamente noi stessi. A questo proposito ci troviamo davanti ad una scelta: continuare a subire quello che ci viene imposto dal mondo esterno e quindi dalla società o, relazionarsi con essa per poterla cambiare. Per potersi opporre bisogna conoscere ed abbattere la chiusura mentale che ci opprime, provocata dall’ignoranza.La conoscenza diventa quindi una necessità e non un dovere o un impegno, per poter demolire questi limiti e, per poter creare appunto un’identità incontaminata.

Materiali: Televisore nero senza schermo; sacchi della spazzatura (6/7) imbottiti di carta e polistirolo; spazzatura: carta, lattine, plastica, ecc…; armatura in ferro o in legno; rivestimento in rete; panno gessato; tempera acrilica. Dimensioni: figura umana: altezza 100/120 cm. Larghezza 60cm. Profondità 80/100cm. TV e spazzatura: altezza 130/140cm. Larghezza 150 cm. Profondità 180 cm. Collocazione: Corridoio interno.

Autori: Giulio Baroni, Serena Debianchi, Valeria Favario, Giada Grillo, Giusy Scavone.

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Titolo: Senza titolo

Il “rifiutare” come decisione personale o sociale, non può più essere solo “azione” , ma deve essere una scelta cosciente frutto di un’attenta riflessione e valutazione. Ogni elemento facente parte della realtà quotidiana diventa un fattore che può avere considerevole impatto sul pianeta, sulla società, sulle coscienze.Ad ognuno di noi spetta la responsabilità delle proprie azioni, siano esse atte a favorire o osteggiare qualunque cosa ci si presenti.L’intento della nostra opera è quello di portare alla riflessione su ogni aspetto che appartiene al contesto umano, in particolare su un punto: come, il concetto di rifiuto, vogliamo sia consegnato a chi viene dopo di noi. L’opera elaborata vede un’enorme lattina, che emblematicamente rappresenta l’età moderna, su cui si vedono stralci di elementi che appartengono alla moda, alla cronaca, all’attualità, a tutto ciò che a questa età appartiene.Ogni cosa ivi riportata sarà percepita dall’osservatore, e susciterà in lui dei pensieri. Ma questo contenitore può diventare una gabbia; ponendosi dentro o fuori da essa si richiama all’oppressione o alla liberazione, alla chiusura o apertura da un punto di vista mentale, al volersi porre in un concetto di giusto o sbagliato.La porta di questa “cella” è semiaperta, ad ognuno la propria scelta.L’opera vuole essere mezzo di sensibilizzazione. Ogni elemento collocato su di essa è presente per un preciso motivo: quello di far riflettere l’osservatore su tematiche sociali, sulle immagini che diventano icone, sui fatti di cronaca, sulla storia, in definitiva, sull’uomo.Questa riflessione è indirizzata intenzionalmente al futuro, alla presa di coscienza su quale futuro vogliamo lasciare ai posteri.. Questo intento è stato perseguito collocando elementi che richiamano l’infanzia a fianco di elementi che tutto hanno tranne l’innocenza.

Materiali: base e parte superiore in strisce di ferro curvate ed affiancate, fra di loro saranno fissati dei fogli di plastica rigida che determineranno le pareti interna ed esterna della lattina. La parte superiore con apertura verrà realizzata in polistirolo. Il tutto sarà verniciato, rossa la parete esterna e grigio tutto il resto. Le immagini e scritte applicate sono in forma cartacea. Dimensioni: altezza 2,20 m. Diametro 1,20m. Apertura: circa 0,60m.Collocazione: E’ stata concepita per essere collocata in un cortile interno e chiuso del carcere, dove vi sarà lo spazio sufficiente per girarvi intorno.

Autori: Adele Casana, Thomas Gait, Giulia Malinverni, Giulia Marigo.

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Titolo: In assenza di luce il buio prevale

Viviamo al giorno d’oggi in un’innaturale sistema che ci porta a desiderare e ricevere tutto e subito, ma questo sistema è infelice per definizione poiché senza fatica non può esserci gioia, è un equilibrio, una costante universale dalla quale non si sfugge.Viviamo in un sistema nel quale, da sempre, i pochi che detengono il potere, aiutati dall’ignoranza di massa, una delle loro migliori armi, fanno in modo che le persone le quali cercano di agire nel tentativo di innescare un cambiamento siano malviste, inoltre ci scoraggiano ad agire facendoci sentire piccoli nei loro confronti, anche solo per poterli sfidare.Viviamo in una società dove l’immagine è sempre più importante, l’uomo vive da sempre con la convinzione che la nostra pelle ci rispecchi ma è realmente così?La nostra opera vuole rappresentare un sistema che si allontana sempre di più dalla purezza della natura che ci caratterizzava in principio, assieme agli altri esseri organici del pianeta; l’abbiamo quindi pensata come una sfera bianca: una perla che rappresenta la purezza la quale pare soccombere a un’edera contaminata, che non è più qualcosa di naturale. Nonostante ciò, un barlume di speranza sopravvive, ma non basta; è necessario un lento processo “illuminante” per purificare la perla dagli ormai radicati rami di questa edera d’ombra che la intaccano.

Materiali: Plastica riciclata, polistirolo, gesso, tempera, corda, faretto.Dimensioni: la sfera avrà circa un diametro di 70cm, l’edera coinvolgerà l’ambiente.Collocazione: Una cella dell’ex carcere.

Autori: Lorenzo Acquadro, Uros Gorjup, Francesco Schiapparelli, Nicolò Zignone.

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Titolo: I nostri confini

I confini ci differenziano gli uni dagli altri, ci rendono unici; ma se ci soffermassimo al primo impatto dato dal confine dell’altra persona, osservando solo l’apparenza, senza andare a scoprire altri mondi, potremmo definirci ”ignoranti”. La libertà esiste… ma solo all’interno dei nostri confini!Le gabbie più piccole, chiuse all’interno di una gabbia più grande, rappresentano i confini di ognuna di noi; unite l’una all’altra creano un contatto che lascia scoprire altri mondi e confini, permettendo la visione della parte interna. La gabbia esterna invece è il simbolo delle regole che governano la società.La gabbia può essere limite della libertà?

Materiali: Plastica riciclata (tubi), fil di ferro, vernici colorate.Dimensioni: Gabbia grande 1,50cm; gabbie piccole 50cm x 50cm.Collocazione: Una cella dell’ex carcere.

Autori: Clara Antonello, Dana Caramori, Giulia Dalle Nogare, Pamela Del Mastro

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Titolo: Il rumore del silenzio

L’opera vuole esprimere e rendere ben chiaro, attraverso la figura dell’uomo, i sogni e le emozioni dell’individuo confinato dentro una cella da cui non si può evadere; sono lì, in tumulto, un movimento ovattato, pronto ad esplodere e costretto dentro un involucro di stoffa, da cui traspare la luce (da cui la scelta della vernice fluorescente con cui andremo a colorare la figura umana) di tutti quei sogni e quelle speranze delusi che si sono riversati al suolo sotto forma di cocci di vetro e di specchio.I cocci, se saranno illuminati da una luce nuova, quella della libertà e della speranza, potranno irradiarsi ancora in mille colori: per questo abbiamo deciso di far collocare al di fuori della cella delle torce, cosicché l’osservatore, illuminando la piccola stanza, possa andare a scoprire cosa cela il buio e il mistero che la avvolge.La figura umana appesa ad un cappio è ovviamente ricca di significato simbolico, poiché non sempre il cammino verso la riconquista della propria libertà è quello più seguito… il rumore del silenzio che pervade la cella è quindi molto forte: non ha bisogno delle parole per prendere voce.

Materiali: cocci di vetro colorato e specchio, una corda, imbottitura di pezza, un lenzuolo,vernice fluorescente.Dimensioni: l’opera va ad interagire con l’intera superficie della cella, in quanto composta da vari elementi. Il principale è costituito da una figura umana a grandezza reale appesa ad un cappio (è da prevedere che la fune possa essere appesa a eventuali tubi che passano per la cella). Per terra sono collocati numerosi cocci di diversa grandezza, i quali vanno ad ultimare l’opera sparpagliati sul pavimento della piccola cella.Collocazione: una cella dell’ex carcere “Le Nuove” di Torino.

Autori: Coral Boscaro, Manuela Esposito, Martina Grometto, Alessia Lovison.

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