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1 Perché nasce Bella Ciao Q uando si parla di italiani in Belgio saltano subito alla mente immagini di miniere, delle città simbolo come Charleroi, Mons, La Louvière, qualche parola, rital, o evento storico, miniera Bois du Cazier, disastro di Marcinelle. La collettività italiana con la sua forte presenza e i suoi costumi è riuscita a inserirsi in questo piccolo paese del Nord Europa e a cambiarne i connotati culturali, in alcuni casi pure quelli linguistici, ma sempre e solo collettività frammentata è rimasta nel corso dei decenni. In anni recenti una nuova moltitudine di italiani ha scelto il Belgio, in particolare Bruxelles, come destinazione non solo lavorativa, ma come luogo di istruzione superiore, di formazione culturale e artistica, come nuovo mercato commerciale e/o sede di sviluppo di idee imprenditoriali, come alternativa concreta in ambito Europeo alle possibilità offerte in Italia, da cui stanno fuggendo non solo cervelli, ma pure occhi, stomaci, braccia, idee, forza lavoro sia intellettuale sia manuale. C’è chi arriva con l'idea in testa di ritornare, prima o poi, a "casa", ma molti decidono di restare nel “nuovo mondo”, di coglierne le opportunità e accettarne i difetti, di costruirsi una famiglia, una carriera, di diventarne non solo cittadino, ma di assimilarne a poco a poco lo stile di vita e la cultura. Ci si abitua ai ritmi, alle nuove relazioni, senza perdere ovviamente le vecchie - grazie a internet, Skype e ai voli low cost - anche se mai ti abbandona quel senso di precarietà esistenziale sempre nell’incertezza di non sapere "dove saremo tra 6 mesi”. Ma sempre di più, fra quelli che restano, si fa In questo numero: Pag. 2 Ordre de quitter le territoire : che fare ? Pag. 4 Jeu de balle Pag. 5 Cambia verso o cambia strada? Pag. 6 La Comune del Belgio Pag. 8 Il CASI-UO Pag. 10 Film: il capitale umano Pag. 12 Comites Pag. 14 Scienza Pag. 16 Appuntamenti Numero 0 - Marzo 2015 0,50Segue a pag 16 ...

Bella Ciao Belgio n.0

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Perché nasce Bella Ciao

Q uando si parla di italiani in Belgio saltano subito alla mente immagini di miniere, delle città simbolo come

Charleroi, Mons, La Louvière, qualche parola, rital, o evento storico, miniera Bois du Cazier, disastro di Marcinelle. La collettività italiana con la sua forte presenza e i suoi costumi è riuscita a inserirsi in questo piccolo paese del Nord Europa e a cambiarne i connotati culturali, in alcuni casi pure quelli linguistici, ma sempre e solo collettività frammentata è rimasta nel corso dei decenni.

In anni recenti una nuova moltitudine di italiani ha scelto il Belgio, in particolare Bruxelles, come destinazione non solo lavorativa, ma come luogo di istruzione superiore, di formazione culturale e artistica, come nuovo mercato commerciale e/o sede di sviluppo di idee imprenditoriali, come alternativa concreta in ambito Europeo alle possibilità offerte in Italia, da cui stanno fuggendo non solo cervelli, ma pure occhi, stomaci, braccia, idee, forza lavoro sia intellettuale sia manuale.

C’è chi arriva con l'idea in testa di ritornare, prima o poi, a "casa", ma molti decidono di restare nel “nuovo mondo”, di coglierne le opportunità e accettarne i difetti, di costruirsi una famiglia, una carriera, di diventarne non solo cittadino, ma di assimilarne a poco a poco lo stile di vita e la cultura. Ci si abitua ai ritmi, alle nuove relazioni, senza perdere ovviamente le vecchie - grazie a internet, Skype e ai voli low cost - anche se mai ti abbandona quel senso di precarietà esistenziale sempre nell’incertezza di non sapere "dove saremo tra 6 mesi”. Ma sempre di più, fra quelli che restano, si fa

In questo numero:

Pag. 2 Ordre de quitter le territoire : che fare ?

Pag. 4 Jeu de balle

Pag. 5 Cambia verso o cambia strada?

Pag. 6 La Comune del Belgio

Pag. 8 Il CASI-UO

Pag. 10 Film: il capitale umano

Pag. 12 Comites

Pag. 14 Scienza

Pag. 16 Appuntamenti

Numero 0 - Marzo 2015

0,50€

Segue a pag 16 ...

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Ordre de quitter le territoire : che fare ?

di Carlo Caldarini, Bruxelles Laique

T ra il 2010 e il 2013 sono stati espulsi dal Belgio 7.004 cittadini dell’Unione europea. Si potrebbe banalizzare pensando che ad essere colpiti siano coloro che hanno “abusato” del sistema sociale. O magari chissà, rumeni e bulgari. E invece no. Secondo i

dati forniti dalle stesse autorità federali belghe (Office des Étrangers) solo il 5-10% delle espulsioni è “per frode”. E tra le 10 nazionalità più colpite figurano anche italiani, spagnoli, olandesi, francesi, britannici...

Per frenare queste pratiche, 14 personalità del mondo sindacale ed accademico, di diverse nazionalità, avevano lanciato un appello alla vigilia delle elezioni europee. E il Belgio era stato già messo in mora dalla Commissione europea. Ciò nonostante il numero delle espulsioni è cresciuto del 700% tra il 2010 e il 2013. Non sono ancora note le cifre del 2014 ma, per fare un esempio, nella sola città di La Louvière gli ordini di espulsione sono triplicati nell’ultimo anno.

È in questo contesto che, per iniziativa innanzitutto di due associazioni, Bruxelles Laïque e La Comune del Belgio, si è costituita a Bruxelles una Piattaforma contro le espulsioni (Europe for People) che riunisce persone ed associazioni di diversa provenienza.

Non possono essere espulsi, è bene precisarlo subito, coloro che sono in possesso della famosa Carta E+, che viene rilasciata dopo 5 anni di residenza ininterrotta. Così come non possono essere espulsi in linea di principio lavoratori e lavoratrici, dipendenti o autonomi poco importa.

A rischio concreto di espulsione sono invece in questo momento principalmente due categorie di cittadini: i disoccupati che hanno lavorato meno di un anno in Belgio, e coloro che trovandosi in stato di (momentanea) difficoltà hanno fatto legittimamente ricorso all’assistenza sociale.

Fino a pochi mesi fa, venivano espulsi persino lavoratori in attività, assunti tramite il CPAS (i cosiddetti contratti Articolo 60). Ma grazie alle pressioni del mondo associativo, giuridico e sindacale, e alle autorità europee, il Governo ha dovuto fare marcia indietro e, da aprile 2014, ha detto stop a qualsiasi espulsione contro i lavoratori Articolo 60. Ma c’è da restare comunque vigilanti.

Gli ordini di espulsione si basano su un'interpretazione faziosa delle regole europee, le quali consentono – in alcuni casi – di mettere fine al soggiorno dei cittadini stranieri che rappresentino un “onere eccessivo per il sistema sociale”.

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Diversi studi, anche della Commissione europea, hanno invece dimostrato che i migranti si muovono innanzitutto alla ricerca di lavoro, e che in generale riescono a trovarne uno, anche in tempi di crisi. Sotto forma di imposte e contributi, la popolazione straniera versa insomma nelle casse degli Stati più di quanto riceve.

Il Governo belga (l’attuale come il precedente) fa finta di ignorare che le regole europee tutelano anche il diritto dei cittadini e dei loro familiari a

soggiornare in qualsiasi Stato UE. La direttiva 2004/38 stabilisce, ad esempio, il diritto di accedere agli aiuti sociali, fissa i limiti entro i quali si può porre fine al soggiorno e proibisce qualsiasi controllo sistematico sulle condizioni di residenza.

Ma soprattutto, che fare se si riceve un Ordre de quitter le territoire?

Le leggi, nazionali ed europee, sono complesse, e ogni situazione personale è unica e diversa.

Per prima cosa, chi riceve una “convocazione” dal proprio Comune farebbe bene a non mostrare la propria carta di soggiorno. Questo impedirà al funzionario di turno di ritirare il documento.

L’altra cosa da fare, è mettersi subito alla ricerca di un aiuto giuridico. Può essere allora utile contattare quanto prima la Piattaforma Europe for People, che è in contatto con dei giuristi competenti e motivati. L’ indirizzo email è [email protected].

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Il mercatino Jeu de Balle e la battaglia vinta contro il

parcheggio

di SiCaPa

C ’era una volta una piazza che ospitava uno dei mercatini delle pulci più caratteristici e antichi di tutta Bruxelles. Un giorno qualcuno decise che quella piazza doveva cambiare ma senza sentire l’opinione di chi vive quella realtà. Stiamo parlando di

Place Jeu de Balle, nel bellissimo quartiere dei Marolles, dove ogni giorno, dalle 6 del mattino alle 2 di pomeriggio, si tiene un grande mercato delle pulci. Una realtà completamente diversa rispetto alle avenues dello shopping a Louise.

Dal 1871, sono migliaia i prodotti che questo mercato propone al quartiere ed ai tanti turisti che ormai lo considerano una tappa obbligatoria della loro visita a Bruxelles.

A metà dello scorso novembre la routine del multiculturale mercato dei Marolles è stata però turbata dalla decisione del Consiglio Comunale di approvare un progetto riguardante la costruzione di 4 parcheggi sotterranei: uno a Nouveau Marché aux Grains, uno a Yser, uno a Place Rouppe ed uno, appunto, a Place du Jeu de Balle. Il 25 dello stesso mese, una settimana esatta prima che il Consiglio Comunale approvasse il progetto, è stata lanciata la Piattaforma Marolles, formata da commercianti, abitanti del quartiere ma anche da cittadini di altre zone di Bruxelles e da clienti affezionati del mercato, che ha avuto fin da subito un solo scopo: evitare la deturpazione della zona e la creazione di un'opera che avrebbe segnato in modo indelebile l’esistenza della piazza e del mercato stesso.

La Piattaforma ha fatto partire subito una raccolta firme che è stata supportata da alcuni studi urbanistici che dimostravano l’inutilità del parcheggio. La maggior parte dei negozi della zona ha aderito all'iniziativa, organizzato concerti, esponendo cartelloni e distribuendo volantini ai propri clienti. Tutto questo, unito alla forza del tam tam mediatico scatenato sui social media, ha fatto sì che la petizione in soli 22 giorni raggiungesse un risultato incredibile: 23.336 sottoscrizioni.

Una mobilitazione popolare che ha fatto riflettere gli amministratori locali sull’opportunità di costruire il parcheggio e così il 26 febbraio scorso il quartiere ha potuto finalmente tirare un sospiro di sollievo quando il borgomastro di Bruxelles, Yvan Mayeur, ha annunciato l’abbandono del progetto, proprio pochi giorni prima che il mercato festeggiasse i suoi 142 anni di esistenza. Insomma c’era una volta una piazza ospitava uno dei mercatini delle pulci più caratteristici e antichi di tutta Bruxelles. E c’è

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Cambia verso o cambia strada?

di Marco Grispigni

C ome forse sapete (e in ogni caso ve lo diciamo noi in un altro articolo di questa rivista) le elezioni per il rinnovo dei Comites sono state spostate ad aprile (dovevano tenersi a dicembre).

La scelta è stata motivata con la necessità di dare più tempo agli italiani all'estero per informarsi e iscriversi alle liste elettorali. E cosa c'è di meglio per informare le persone che organizzare qualche bel dibattito con i rappresentanti delle due liste che si affronteranno in queste elezioni?

Questo è quello che devono aver pensato anche all'Istituto italiano di cultura dove tutto sembrava pronto per un dibattito il 6 marzo, ma poi arriva la sorpresa: niente dibattito perché gli amici della lista "Il Comites che vogliamo" almeno una cosa "non la vogliono": il confronto.

Perché? Non si sa e, come si suol dire, "a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca". Il dubbio è che qualcuno dell'altra lista non abbia apprezzato molto i precedenti confronti.

E' indubbio che in un confronto pubblico può risultare un po' difficile 'spacciarsi' per nuovi e innovativi, quando nella propria lista si candida niente meno che la presidente del precedente Comites, quell'"oggetto non identificato", rimasto in carica per ben 10 anni disinteressandosi totalmente dei bisogni dei cittadini italiani di questa circoscrizione.

Non è un segreto per nessuno, che l'altra lista sia fortemente appoggiata dal Partito democratico; uno dei nuovi slogan del partito nuovista è #cambiaverso, riferito all'Italia.

Qui in Belgio si è trasformato in #cambiastrada quando c'è il rischio di doversi confrontare con "Comites è partecipazione".

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Associazioni: La Comune del Belgio

L a Comune del Belgio Asbl è una associazione nata nel 2013 per favorire l’integrazione dei “nuovi” migranti italiani in Belgio, attraverso uno scambio di conoscenze e informazioni, promuovendo e praticando forme nuove e meno nuove di

mutuo soccorso Le persone che hanno fondato la Comune del Belgio si sono aggregate sulla base di una constatazione: esiste una nuova forma di migrazione che affronta quotidianamente problematiche di integrazione differenti rispetto a quelle della vecchia migrazione, e che non ha ancora sviluppato spazi di partecipazione e solidarietà.

La Comune del Belgio ha voluto riempire uno vuoto esistente, creando e mettendo a disposizione uno spazio di solidarietà . Il secondo passaggio è stato quello di rendere più organizzata la nostra “rete” di conoscenze, in un rapporto solidaristico di mutuo soccorso, partendo dal presupposto che nessuno di noi sa tutto, ma ognuno conosce bene un “pezzo” di questo Paese.

In parallelo abbiamo sviluppato un sito – www.lacomunedelbelgio.eu – dove abbiamo riportato le informazioni che nel tempo abbiamo accumulato, divise per argomenti. Insieme a queste informazioni generali offriamo un servizio di assistenza gratuita via mail,dove

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cerchiamo di rispondere alle questioni più specifiche. Il tutto in Italiano. Perché spesso, per i nuovi arrivati, la barriera linguistica può divenire insormontabile, specialmente nei rapporti con gli enti pubblici del nuovo paese.

Ovviamente il nostro mutuo soccorso non vuole sostituirsi alla funzione degli enti pubblici. Anzi, una delle battaglie da portare fino in fondo

collettivamente è proprio quella di chiedere al sistema pubblico di migliorare i servizi offerti ai migranti, e non che il privato sociale si sostituisca ad esso. Rispetto al Belgio, il percorso che abbiamo iniziato per favorire l’integrazione passa da una consapevolezza: la necessità di essere parte integrante di una comunità di persone che lavorano per gli stessi obiettivi. Non possiamo essere soli in una battaglia per l’integrazione. Per questo, pur mantenendo un forte legame con le associazioni italiane abbiamo iniziato a collaborare con associazioni belga, spagnole, portoghesi e così via.

Circa un anno fa, a seguito dell’intensificarsi delle espulsioni dei cittadini europei dal Belgio, tra cui molti italiani, ci siamo fatti promotori della costruzione di una piattaforma ‘Europe for People’ di associazioni, singoli, giuristi, sindacalisti, a cui hanno risposto positivamente diverse associazioni italiane ed europee. La piattaforma ha 3 obiettivi: sensibilizzare sulla questione delle espulsioni di cittadini europei; organizzare le persone che ricevono un decreto di espulsione; battersi per un’estensione del concetto di cittadinanza Europea, dei diritti sociali e del lavoro per i lavoratori migranti. Allo stesso tempo, la piattaforma vuole essere un supporto informativo e legale a chi riceve ordini di espulsione.

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Associazioni: il CASI-UO

l l Centro d’azione sociale italiano – università operaia é un’associazione nata negli anni Settanta per lavorare a stretto contatto con la comunità italiana di Bruxelles, intraprendendo nei suoi confronti un’azione di definizione di identità e allo stesso tempo di integrazione nel paese di

accoglienza.

Nel corso del tempo, l’associazione ha integrato i cambiamenti profondi avvenuti nella nostra società , in particolar modo legati al difficile approccio del fenomeno « immigrazione ».

Con la sua attività, il Casi-uo si propone costantemente di rispondere agli interrogativi su una possibile definizione dell’identità immigratoria nel senso più ampio del termine, quello di un’analisi della situazione e delle condizioni di vita della comunità italiana, nonché delle misure da mettere in pratica per sopperire alle mancanze e alle difficoltà che ancora oggi questa comunità vive.

Cosa facciamo ?

Varie attività per adulti, con cui vogliamo sviluppare una riflessione e dei progetti collettivi che permettano di rispondere ai bisogni immediati e al tempo stesso ai bisogni latenti, cioè che lavorano il profondo delle personalità, e che fanno muovere l'insieme.

Un dopo scuola e delle attività ricreative per bambini e adolescenti.

Delle produzioni culturali, come film, cd musicali, un giornalino, fino ad arrivare ad uno spettacolo teatrale.

Perché lo facciamo ?

Perché pensiamo che essere fieri della propria storia di immigrati e riversare quest'energia in uno sforzo collettivo teso a fecondare una società che impara a "unire senza confondere e a distinguere senza separare", costituisca una premessa indispensabile a qualsiasi azione sociale e culturale degna di tale nome.

Per non arrenderci a una situazione, ancora tristemente attuale, se non di mancata integrazione della comunità di origine italiana nel tessuto belga, quanto meno di frequente marginalità e alienazione sotto molteplici punti di vista, sociale in primo luogo, ma anche culturale, politico ed economico.

Discorso diverso, ma non da meno complesso e degno di attenzione, riguarda la nuova generazione dell’immigrazione italiana, che in questi ultimi anni ha conosciuto un notevole incremento dovuto principalmente alle difficoltà, riscontrate dai giovani che continuano a lasciare l’Italia, di

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trovare in patria un lavoro adeguato alle competenze e agli studi svolti.

Questa nuova « ondata » di immigrazione ha suscitato l’attenzione del Casi, non meno delle problematiche dell’immigrazione storica, tanto da pensare e realizzare attività su misura per questi nuovi « immigrati », eventi culturali ma anche di informazione e di aiuto concreto, nei limiti del possibile, su come « integrarsi » al meglio nel paese di accoglienza, cercando di individuare le questioni più urgenti e cercando di dare ad esse risposte adeguate.

La specificità del Casi-uo é quella di combinare riflessioni e azioni, interrogativi e tentativi di risposte, con una convizione fondamentale: che alla base dell’idea « Europa » che tanto difendiamo ci sia la protezione delle diversità culturali e la conservazione delle loro specifità. Solo così ci sarà spazio per nuove esperienze di incontro di culture e per lo studio più approfondito dell'impatto di queste culture sul « vivre ensemble », che é e deve restare la nostra priorità e la nostra forza.

Per informazioni su tutte le nostre attività, ci sono tanti modi di contattarci :

Email : [email protected]

Telefono : 02/521.2125 – 0475/467948

Siamo anche sui social !

Facebook : casiuo asbl – Twitter : @CasiUo

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Un film aspro, non carino

di Marco Grispigni

N on è facile poter vedere un film italiano nelle 'normali' sale cinematografiche del Belgio. Il nostro cinema non è più, da lungo tempo, attrattivo per pubblici di altri paesi. Spesso racconta storie minori, autoreferenziali e poco interessanti.

Anche la qualità strettamente cinematografica non è particolarmente brillante: al massimo ogni tanto riesce qualche operazione un po' ammiccante, nella quale una bella fotografia e splendide immagini di città offrono un'idea d'Italia un po' da cartolina, con un mix di stereotipi e di fascinoso senso di rovina che permettono a un film, come "La grande bellezza", di arrivare sugli schermi di tutto il mondo.

Ma una rondine non fa primavera.

Indubbiamente, soprattutto in considerazione della qualità media dei film italiani, questa mancanza non è poi così grave. I nostri connazionali amanti del cinema possono spesso scegliere fra produzioni di altri paesi sicuramente più interessanti e innovative, senza contare che si risparmiano gli orribili 'cinepanettoni' nostrani infarciti dalla presenza di soi disant comici che trasbordano dai piccoli schermi a quelli più grandi.

Nelle ultime settimane è invece circolata in alcune sale cinematografiche una pellicola estremamente interessante, Il capitale umano di Virzì, un film aspro e non 'carino'. La storia, ambientata in Brianza, segue le vicende intrecciate di due famiglie: la prima, 'disgustosamente' ricca, è composta da uno spregiudicato attore della grande finanza, una moglie, che per il lusso e l'agiatezza ha rinunciato ai suoi sogni di attrice di teatro, e un figlio, che nel lusso e nei privilegi vive contento e perfettamente integrato; l'altra è invece composta da un agiato agente immobiliare, affascinato dalla possibilità di entrare nel mondo della grande finanza, la sua giovane compagna (lui è divorziato), una psicologa che lavora nei servizi pubblici, e una figlia, del suo primo matrimonio, che attratta dal mondo dorato del lusso e della ricchezza se ne allontana disgustata.

Il capitale umano

Regia: Paolo Virzì

Anno: 2014

Durata: 109 min

Con: Fabrizio Bentivoglio - Valeria

Golino - Valeria Bruni Tedeschi -

Fabrizio Gifuni - Luigi Lo Cascio -

Bebo Storti - Gigio Alberti - Giovanni

Anzaldo - Matilde Gioli - Guglielmo

Pinelli - Pia Engleberth

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Al centro della trama c'è la morte di un cameriere, investito da un potente Suv, mentre in bicicletta sta tornando a casa nella notte, dopo una giornata di lavoro.

La storia è raccontata, con un classico escamotage cinematografico, con gli occhi e dal punto di vista di tre personaggi: l'agente immobiliare, sua figlia e la moglie del ricco finanziere. Nel racconto emerge un altro personaggio centrale, la Brianza, una terra devastata nel paesaggio e nella

morale dal principio dell'arricchimento tramite ogni mezzo, che ricorda il nordest descritto in numerosi romanzi, belli e feroci, di Massimo Carlotto. La Brianza che rappresenta, come una metafora, l'Italia intera, ma anche l'Europa, quel mondo in cui la ricchezza si costruisce grazie ad algoritmi che permettono, a finanzieri senza scrupolo, di investire somme favolose e creare denaro dal denaro. Quel mondo dove il valore della vita umana si chiama "capitale umano".

"Importi come questo vengono calcolati valutando parametri specifici: l'aspettativa di vita di una persona, la sua potenzialità di guadagno, la quantità e la qualità dei suoi legami affettivi. I periti assicurativi lo chiamano il capitale umano".

Grazie a questi "parametri specifici" la vita del cameriere ucciso sarà valutata in 218.976 euro.

Chissà, secondo questi parametri specifici, quanto vale il capitale umano di un popolo intero, quello greco per esempio?

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Com.It.Es, A volte ritornano…per fortuna !

di Federica Palmieri

D opo 10 lunghi anni di attesa sono state indette le elezioni per il rinnovo dei Comitati degli Italiani all’ Estero (Com.It.Es). I Comites, anche se in moltissimi non lo sanno, sono gli organi che rappresentano i cittadini italiani residenti all’estero nei

rapporti con gli Uffici Consolari. I Comites sono composti da 12 membri, i quali restano in carica 5 anni.

In Belgio il 17 aprile si vota per i Comites di riferimento della circoscrizione consolare che comprende: la Regione di Bruxelles-Capitale, il Brabante Vallone e tutta l’area delle Fiandre tranne il Limburgo. Ma vediamo più nel dettaglio quali sono i compiti dei Comites.

I Comites hanno certamente un potere d’azione limitato, che tra l’altro negli ultimi dieci anni è stato decisamente sminuito “grazie” all’operato quasi inesistente di chi ne ha fatto parte qui in Belgio. Tuttavia i Comites hanno un ruolo importante perchè devono individuare e rappresentare le necessità di natura sociale, culturale e civile della collettività italiana.

Sulla base di queste esigenze i Comites devono interagire con le autorità consolari, ma anche con le Regioni e le autonomie locali nonché con Enti e Associazioni, per promuovere iniziative utili alla vita sociale e culturale degli italiani in Belgio.

I Comites possono anche segnalare alle autorità consolari eventuali violazioni nell’ordinamento locale, internazionale e comunitario che danneggiano i cittadini italiani.

Insomma i Comites hanno una lista importante di compiti, che vanno sicuramente interpretati in maniera estensiva e affrontati con motivazione e voglia di rinnovamento, affinchè questi organi siano finalmente uno strumento utile a TUTTI gli italiani in Belgio.

In base a questi presupposti e nella speranza di far uscire il Comites di Bruxelles dall’immobilismo dove gli attuali eletti lo hanno relegato, si é

costituita la lista civica Comites é Partecipazione.

Elezioni dei Comites. Un’occasione per resistere e agire.

In nome anche della laicità

www.albi.be

Controllo delle nascite, procreazione, unioni e matrimoni, battesimi, adozioni, insegnamento, crocifissi nei luoghi pubblici, informazione, censura, ricerca scientifica, otto x mille, testamento biologico... Gli esempi

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di violazione del principio della neutralità dello Stato in Italia sono purtroppo numerosi, tanto sul piano etico, quanto su quello politico, sociale e giuridico.

Sancito anche dalla Corte costituzionale (1989), il principio della neutralità dello Stato fatica a trovare applicazione concreta in una nazione che ha al proprio interno la sede della più diffusa organizzazione religiosa mondiale. Un mini-Stato teocratico che si sforza (fin qui con successo, dobbiamo riconoscerlo) d’imporre, anche a chi non si riconosce nella Chiesa cattolica, le proprie regole su come nascere, crescere, curare, morire.

Credenti in altre religioni, atei, agnostici, o semplici indifferenti alla fede, fin dalla loro nascita debbono, volenti o nolenti, confrontarsi ogni giorno con questa invadente realtà.

Parallelamente al declino dei partiti “laici”, diverse associazioni sono nate in Italia per difendere il principio costituzionale della separazione tra Chiesa e Stato, e quello del libero pensiero. Alcune di queste, tra cui l'Unione degli Atei e Agnostici Razionalisti (UAAR), sono particolarmente attive e radicate in molte città italiane. Ma sono perlopiù sconosciute alla grande opinione pubblica, ignorate dai mezzi d’informazione e dal dibattito politico. E soprattutto, non hanno altre risorse che il sostegno dei propri militanti e simpatizzanti.

Coloro che hanno sempre vissuto in Italia facilmente si rassegnano ad accettare la situazione, persuasi che, in fondo, sia sempre stato così... (vedi invece ad esempio Breve storia dell'anticlericalismo, di F. Conti, 2011). Gli italiani che, come noi, vivono in un paese come il Belgio, dove la laicità è organizzata e riconosciuta ufficialmente dallo Stato, possono invece con meno fatica rendersi conto dell’enormità di queste contraddizioni.

Per questa ragione, un pugno di persone, di diverse origini e nazionalità, hanno deciso di sostenere anche in Belgio questa lotta per la laicità e il libero pensiero in Italia. E con il sostegno di Bruxelles Laïque hanno fondato nel 2010 l'associazione ALBI, Azione Laica Belgo-Italiana. Per sostenere coloro che in Italia difendono i valori del libero pensiero e della laicità, politica e filosofica, e per far conoscere in Belgio la situazione italiana e in Italia il modello belga della laicità organizzata.

Ed è per tutte queste stesse ragioni che, in occasione delle prossime elezioni dei Comites, ALBI ha deciso di scendere in campo, e di sostenere, anche con propri candidati, la lista Comites è partecipazione. Convinti che si debba resistere e agire, contro la rassegnazione, l’ignoranza e il qualunquismo.

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La scienza: un mondo da scoprire

di Lapo Bettarini

Q uando cominciai a lavorare sette anni fa per l’università Cattolica di Lovanio, quella fiamminga, come ricercatore in fisica del plasma - non il costituente principale del sangue, ma tutto quel settore della fisica teorica ed applicata che va dai laser

all’astrofisica passando per la fusione nucleare - non incontrai molti italiani nei laboratori, negli uffici e nelle aule: nel mio campo di ricerca avevo solo qualche amico sparso in altri istituti e al di fuori ne conoscevo pochi o quasi nessuno. Qui in Belgio ho quindi cominciato a partecipare ai convegni nazionali di fisica, ai congressi interdiscinplinari e ho cambiato istituto di ricerca più volte, prima all’osservatorio reale del Belgio a Uccle, poi all’Università libera di Bruxelles a Ixelles: piano piano il panorama scientifico belga ha cominciato ad apparirmi più chiaro, più variegato, e anno dopo anno sempre più italiano. Matematica pura e applicata, idrodinamica e magneticaidrodinamica, fisica spaziale e astrofisica, fisica delle particelle, chimica, fusione nucleare, medicina, erpetologia, biologia, informatica, scienze della comunicazione, architettura, ingegneria e quant’altro. Non sto cercando di fare una lista di tutti i domini della scienza che esistono al mondo, ma semplicemente di tutti quei settori della ricerca scientifica dove ho incontrato italiani che attualmente studiano e lavorano in Belgio.

In questa piccola rubrica non intendo parlare di divulgazione scientifica in senso proprio, ma esplorare l’apporto che numerosi emigrati specializzati e specializzandi danno al settore della ricerca scientifica e dello sviluppo

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tecnologico in Belgio, andando a parlarci e chiedendo il cosa, il come e il perché a studenti e scienziati italiani che spesso di questa scienza sono protagonisti.

Non parlerò di “cervelli in fuga”, espressione abusata da parte di politici e giornalisti faciloni sul tema dell’emigrazione di giovani specializzati o

specializzandi: chi lavora in ambito scientifico e soprattutto accademico sa infatti che una volta laureato o dottorato, DEVE andare all’estero per fare un’esperienza professionalizzante, una « condicio sine qua non » per intraprendere un percorso lavorativo costruttivo grazie al quale apprendere nuove metodologie e imparare a lavorare in team internazionali e introdursi quindi nella comunità scientifica mondiale. Questo ha notevoli ricadute anche per le università italiane di provenienza: grazie ai legami e alle collaborazioni strette nel corso degli anni, arrivano gemellaggi, progetti internazionali inter-universitari, scambi di studenti e ricercatori, professori illustri in visita durante periodi sabbatici di ricerca e così via. Dall’Italia dunque non fugge nessuno, il problema è piuttosto l’inverso: a causa dei continui tagli all’istruzione e alla ricerca dalla metà degli anni novanta in poi non si è più permesso un ritorno in condizioni lavorative decenti della maggior parte dei connazionali, cullati e richiesti ovunque, né si è resa appetibile allo scienziato straniero una sua collaborazione in Italia, a parte la prospettiva del viver bene nel bel paese per qualche mese. L’eccellenza che ancora c’è in Italia la dobbiamo alle enormi capacità e sforzi di quei pochi rimasti assorbiti dalla minima richiesta nazionale.

Noi vedremo cosa fanno quelli che hanno deciso di venire qua in Belgio.

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largo la volontà di far parte attivamente di una nuova società civile, di partecipare come un membro attivo alla comunità che acquisisce quindi il contributo civile, economico e culturale dei suoi nuovi cittadini.

Questa fantasmagoria di sensazioni si ripercuote sulle nostre vite, nel modo di assaporare le cose, percepire e creare. Non solo i sentimenti positivi, ma spesso anche quelli negativi, diventano una fucina di espressioni creative importanti che sono proprie di chi si sente senza radici e vorrebbe crearsene di nuove. A questo si aggiunge la forza dell’incontro con un’antica cultura italiana, quella dei primi che arrivarono, cambiata qui in Belgio, nel corso dei decenni, in modo completamente diverso da come è successo in Italia. Un incontro che avviene attraverso le seconde e terze generazioni, figli e nipoti di italiani, ma pure attraverso le numerose associazioni che sono nate nel corso dei decenni e hanno preservato la cultura e i costumi dei primi migranti.

Arrivati in Belgio si riscopre quindi un nuovo modo di leggere l’italianità, nuove realtà si dischiudono con tutte le condizioni per un sviluppo personale, ma anche con tutti gli stimoli e lo spazio per “creare insieme” nuove prospettive sia culturali che sociali. Da qui l’esigenza sempre più condivisa che la collettività italiana diventi una comunità, con una sua identità partecipata, una voce che parli delle sue radici storiche in Belgio, del suo presente in continuo cambiamento, delle varie componenti che la costituiscono e soprattutto del suo futuro tutto da costruire.

Da tutto ciò nasce l’idea del giornale che state leggendo, « Bella Ciao ».

Bella Ciao rue de Foulons 49, 1000 Bruxelles. Éditeur responsable: Alfonso Bianchi. [email protected] Redazione: Lapo Bettarini, Alfonso Bianchi, Simone Casadei Pastorino, Roberto Galtieri, Marco Grispigni, Pietro Lunetto; Grafica: Andrea Albertazzi — Imprimé à Bruxelles Le pagine dedicate alle associazioni sono autogestite.

Appuntamenti:

23 Marzo, 19:00: Le poids des religiosités. Mariages homosexuels : Un voyage juridique à

travers l'Europe et les États Unis. Bruxelles Laique, Avenue de Stalingrad 18, 1000 BXL

30 Marzo, 19:00: En Italie, l’Église catholique est omniprésente. De la naissance à la mort,

impossible d’y échapper.Invités: Andrea Albertazzi, Carlo Caldarini, Nicoletta Casano,

Théâtre Poème, Rue d’Écosse 30, 1060 Bruxelles

10 Aprile, 18:30: Wu Ming Revolution TouR a Bruxelles, Garcia Lorca , 47/49 Rue Des

Foulons. Ore 18:30

4 Maggio, 19:00: Voyage à l’intérieur des Brigades rouges. Avec Anne Morelli, Théâtre

Poème, Rue d’Écosse 30, 1060 Bruxelles

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