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BRESCIA ARCHEOLOGICA: RICERCHE SULLA STORIA DELL'ARCHEOLOGIA E DEGLI SCAVI ROMANI DI BRESCIA: La scoperta del tempio di Vespasiano e della statua della Vittoria (1825- 1826) (da documenti inediti) Author(s): FRANCESCA BONARDI Source: Aevum, Anno 11, Fasc. 3 (LUGLIO-SETTEMBRE 1937), pp. 323-339 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/25819032 . Accessed: 14/06/2014 23:15 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aevum. http://www.jstor.org This content downloaded from 91.229.229.49 on Sat, 14 Jun 2014 23:15:11 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

BRESCIA ARCHEOLOGICA: RICERCHE SULLA STORIA DELL'ARCHEOLOGIA E DEGLI SCAVI ROMANI DI BRESCIA: La scoperta del tempio di Vespasiano e della statua della Vittoria (1825-1826) (da documenti

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BRESCIA ARCHEOLOGICA: RICERCHE SULLA STORIA DELL'ARCHEOLOGIA E DEGLI SCAVIROMANI DI BRESCIA: La scoperta del tempio di Vespasiano e della statua della Vittoria (1825-1826) (da documenti inediti)Author(s): FRANCESCA BONARDISource: Aevum, Anno 11, Fasc. 3 (LUGLIO-SETTEMBRE 1937), pp. 323-339Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/25819032 .

Accessed: 14/06/2014 23:15

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FRANCESCA BONARDI

BRESCIA ARCHEOLOGICA RICERCHE SULLA STORIA DELL' ARCHEOLOOIA E DEGLI SCAVI ROM ANI DI BRESCIA

La scoperta del tempio di Vespasiano e della statua della Vittorla (1825-1826)

(da documenti inediti)

L'archeologia classica, scienza che gia come tale si era affer mata nel secolo scorso e che aveva subito un arresto nei tormen tosi anni della conflagrazione mondiale e nei piu torbidi e difficili del dopoguerra, sta ora riprendendo la sua marcia trionfale sotto

gli auspici del Capo del Ooverno, che nulla tralascia perche Pltalia

risplenda di tutta quanta F antica sua gloria. Significativo e il diffondersi delP Archeologia nella nostra patria proprio nel 1800, secolo della nostra riscossa nazionale ed infatti i sanguinosi eventi e la prepotenza straniera non valsero, fortunatamente, a spezzare ed interrompere la difficile ed ardua impresa di ridare alF ammi razione delle genti quei templi, quelle statue, quelle epigrafi che, sfidando Fincalzare del tempo, erano venute a mostrare cio che una volta i nostri padri erano riusciti a fare. E come nei lontani ma gloriosi anni del nostro Risorgimento, cosi ora che Pltalia e moralmente e politicamente rinnovata, si ha, per Popera personale di S. E. Benito Mussolini e degli studiosi piu accreditati e seri del nostro paese, una ripresa di questi studi di antichita che continuano ad illuminare, di una luce ideale, la nostra vita con

temporanea. Questa luce che rischiara e scienze e civilta, e data

principalmente dalle ricerche e dagli scavi fatti nel campo archeo

logico, purche i risultati di questi non siano gelosamente conser vati e conosciuti solo dai dotti ma vengano presentati al pubblico, profano di questi studi, debitamente illustrati nei loro rapporti colla nostra moderna spirituality e con la nostra coltura.

A codesti tempi che tornano, fanno riscontro episodi e vicende di eta precedenti che sono ricchi di momenti in cui Parcheologia, come del resto la storia, fu veramente vissuta e sentita dalle

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moltitudini od almeno dalle classi piu colte della popolazione, con

pienezza di comprensione e con perfetta aderenza spirituale. A dimostrare questa completa intelligenza di spirit! moderni con la

passata civilta romana, bastera rievocare dalla storia delFarcheo

logia bresciana ? che gia vanta fin dal 1480 un primo esempio di Museo lapidario europeo

? i primi anni del sec. XIX, quando i principali nostri cittadini, travolti dal turbine di avvenimenti

politici ma ravvivati sempre da una trepida speranza d'italica ri

scossa, sentivano, con rammarico, nei loro cuori il doloroso con trasto tra la loro presente servitu politica e Pantica grandezza e

liberta dei loro antenati Romani. Cosi al principio del secolo scorso, che vide compiersi finalmente i destini d'Italia, Brescia, ricca di una tradizione artistica e di una storia gloriosa, si trovava prepa rata ad accogliere e comprendere cio che dal suo passato glorioso e splendido le veniva, per mezzo del suo Ateneo, restituito ed a

testimonianza di quello, uscirono dalle macerie il severo tempio di

Vespasiano e la divina bellezza della ? Vittoria ?.

* *

Per arrivare alia scoperta e del tempio e della statua romana

che tanto fecero parlare di se, bisogna risalire (trascurando pre cedenti tentativi ed antiche aspirazioni di Bresciani letterati ed artisti che diedero opera a promuovere F archeologia cittadina e che meriterebbero di essere profondamente studiati) ad un appello mandato il 17 dicembre 1822 dal Municipio di Brescia, per mezzo del Podesta Conte Roberto Corniani, alF Ateneo, nel quale lo in vitava a farsi promotore di una storia della citta, il piu possibile completa e che si dovesse giovare anche ? degli antichi avanzi di

edifici, marmi e di lapidi letterate ? (1). LMnvito giunse quando il presidente Camillo Ugoni ed altri

soci si trovavano lontani, perche coinvolti nel processo per i moti del 1821 ma fu ugualmente accolto con entusiasmo dal viceprgsi dente barone Sabatti, il quale, il 3 gennaio 1823, rispondeva ac cettando e fissando a sua volta un premio di lire cinquecento per Fautore. Proponeva inoltre Fistituzione di un'associazione ed invitava ?- gli amici della Patria ? a sottoscrivere ad essa per pro

muovere lo scavo dei ?moltissimi monumenti preziosi della storia ? nostra antica ? che ? sono tuttavia sepolti sotto le rovine del

(1) A(rchivio delV)At(eneo di) Br(escia) e C(pmmeatari) At(eneo) Br(e scia) 1823 p. 29.

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? Fantica Brescia con morale sicurezza di poterli dissotterrare ? quando una gara sorga nei cittadini per concorrere nella spe ? sa ? (1) e la sottoscrizione infatti fu larga e generosa. II Sabatti intanto presentava nella seduta del 5 gennaio. questo programma che fu accolto e deliberato alPistante; nella stessa seduta fu rico nosciuta anche la necessita di costituire una Commissione con lo

scopo di fare ? il progetto per raccogliere i monumenti di anti ? chita, tentare gli scavi, dirigendo e regolando il tutto allo scopo ? di avere un Museo e con esso le fondamenta delFantica storia ? Bresciana ? (2). A questo scopo si riuniva il giorno 9 la Censura delPAteneo che nominava, quali membri della Commissione: Luigi Basiletti con Fincarico della soprintendenza e direzione dei lavori; nob. Paolo Brognoli, conte Luigi Lechi, conte Qaetano Maggi, nob. Giovanni Battista Soncini, conte Paolo Tosio, nob. Girolamo

Monti, prof. Rodolfo Vantini, barone Antonio Sabatti e Gabriele Rottini. Una delle prime opere della Commissione fu quella di

procurare una planimetria della parte della citta dove si credeva fossero situati i piu interessanti edifici antichi e di preparare alcuni manifesti nei quali fosse chiaro lo scopo degli imminenti scavi ed il progetto della formazione di un Museo di antichita romane (3). II Basiletti, fondandosi soprattutto su attestazioni di Ottavio Rossi, storico bresciano vissuto nei primi anni del 1600 (4), insisteva, nella sua planimetria, specialmente in una localita ai

piedi del Colle Cidneo, dove si ergeva ancora, fra i rovi di un incolto orto, una colonna maestosa di grande diametro ed un ca

pitello che affiorava appena dal terreno, affermando che qui do veva sorgere un tempio romano.

Mentre il Basiletti si occupava delPubicazione degli scavi, il cav. Sabatti componeva un erudito discorso sulPimportanza di rac

(1) Arch. At. Br.

(2) Arch. At. Br.

(3) II 2 marzo il Basiletti, in una seduta alPAteneo, leggeva un effi cacissimo discorso ? SulP importanza di un Museo di antichita romane e

sui nuovi scavi ? P originale del quale si trova ora in Arch. At. Br.

(cfr. Violante Basiletti Martinengo, Luigi Basiletti, in Memorie Ar

cheologiche 1926 p. 14) nel quale, parlando ai suoi colleghi delle singole zone nelle quali esistevano tracce di avanzi antichi, finiva presentando una ? Planimetria di Brescia antica ? che illustrava poi con un ? Ragio namento intorno ad alcuni edifici di Brescia antica e degli scavi da ese

guirsi presso i medesimi ? (F originale nella Biblioteca delP Ateneo di

Brescia).

(4) Rossi Ottavio, Memorie Bresciane p. 21.

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cogliere le lapidi scritte, facendo vedere la necessita per Brescia, tanto ricca di gloriose memorie antiche, di avere un proprio Museo

lapidario (1), proposta accolta con favore non solo dalP Ateneo ma anche e massimamente dai privati, che con generosa sponta neity offrivano i marmi epigrafici che avevano nelle loro case.

Ultimate il 23 marzo le trattative con il conte Oian Galeazzo Gus

sago, proprietario delPorto ai piedi del Cidneo, dove si ergeva una colonna detta dalla tradizione ?colonna d'Ercole? il Basiletti iniziava subito gli scavi che, fin dai primi giorni, diedero ottimi

risultati perche si scoprirono alia profondita di 80 cm. sei tronchi di simili colonne corinzie scanalate e due altre mezze colonne unite a due pilastri, che davano le piu belle speranze di altre non meno fortunate scoperte.

E sulla costa meridionale del colle, sotto il prudente martello dello sterratore, apparvero i primi sicuri indizi di un edificio ve

ramente grandioso, dallo stile del quale il Vantini ed il Basiletti

poterono subito giudicare come appartenente al primo secolo del Fera cristiana. Uscirono infatti i resti di un portico che il Basi

letti, dagli studi e dalle misure prese, credeva continuasse interrato

nelPattiguo giardino del conte Carlantonio Gambara e congiunto alFantico teatro del quale si veggono gli avanzi dietro il palazzo di questo nobile signore, scoperte che portarono ad estendere

gli scavi anche in terreni piu lontani. Le relazioni di questi primi risultati noi le sappiamo da vari

accenni che di essi fa il presidente Girolamo Monti nei suoi di

scorsi, tenuti nelle solenni adunanze delFAteneo (2), e negli scritti del Labus e nelle carte delParchivio delFAteneo si possono seguire le vicende e le circostanze di questo primo anno di scavi (1823) (3).

Nei terreno sterrato si trovarono alia rinfusa frammenti orna mentali graziosi per intagli e figure, lacunari certo appartenenti alF architrave di quella costruzione, bellissimi ma guasti, parti di

(1) A questo scopo fu subito creata una Commissione formata da Girolamo Monti, Antonio Sabatti e Luigi Basiletti. L'attivita per la rac colta delle lapidi continua parallela a quella degli scavi e gli atti si tro vano nei Commentari dell'Ateneo di Brescia. Girolamo Ioli disegna le epigrafi raccolte provvisoriamente nel chiostro e nel giardino del palazzo vescovile e vi aggiunge le necessarie indicazioni in un manoscritto che ora si trova alia biblioteca Queriniana di Brescia.

(2) C. At. Br. 1823 p. 32 e segg.; 1824 p. 16 e segg.; 1825 p. 15 e p. 38 e segg.; 1826 p. 39.

(3) Cfr. Labus, Antichi monumenti scoperti in Brescia, anno 1823, in C. At. Br. 1823 p. 40 e seg.

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fregio delle porte che davano ingresso alle celle, intagliati a fo

gliami pregevolissimi, numerose cimase quasi tutte interessanti per la maestria con la quale e condotto il loro intaglio, avanzi di capi telli corinzi mirabili per la perizia delle loro sculture. Promovendo 10 scavo verso il vestibolo e Pinterno si era manifestato subito un edificio, probabilmente un tempio, ricco di colonne, il pavi mento e le pareti del quale, incrostate di finissimi marmi, tra cui 11 granito, il porfido ed il serpentino, aprivano un nuovo orizzonte

alParcheologia bresciana. A quegli orti e case, prima da tutti tra

scurati, converse allora l'interessamento dotto degli studiosi nostri concittadini e di quella parte anche della popolazione, che di so lito rimane impassibile ai problemi ed alle conquiste scientifiche,

perche in tutti era vivo il desiderio di continuare quelle ricerche antiche che gia si erano mostrate tanto interessanti e tutti, dotti e privati, furono larghi d" incoraggiamenti morali e materiali.

Durante il 1824 peraltro la continuazione dei lavori era sempre ostacolata dagli inconvenienti che gia li avevano fatti precedente mente sospendere, ad eliminare i quali attendeva appunto la Com missione. I membri di questa, durante il tempo nel quale i lavori rimasero interrotti, si occuparono a perfezionare il piano delle ricerche e si adoperarono ad appianare le insorte difficolta, tran

quillando specialmente le ragioni dei proprietari dei fondi da smuovere e di quelli che vi erano vicino; questi infatti impauriti e preoccupati forse dalP estensione che minacciavano di prendere gli scavi, avevano fatto sentire le loro vive proteste. II Presidente delPAteneo dovette, a nome della Commissione della quale faceva

parte, rassicurare che non si sarebbero fatti per gli scavi intorno

agli edifici e nelle case di privati, lavori che non avessero la piena approvazione dei proprietari di queste; si preparava cosi tutto cio che occorreva onde, senza intoppi o ripulse spiacevoli, gli sterri incominciati potessero procedere ed essere portati a compimento. Se si dovettero interrompere le ricerche archeologiche del tempio non mancavano pero nella nostra Brescia altre zone degne di essere esplorate, per questo il campo degli scavi fu trasportato in fondo alia piazzetta del Novarino e nei dintorni dove apparvero numerose le tracce del Foro e della Curia che sono, ancor oggi, in gran parte da esplorare (1).

Rimossi felicemente gli ostacoli ai quali si e or ora accennato nei primi mesi del 1825 poterono essere ripresi gli scavi del tern

(1) I documenti di questa fase di iavori sono ancora in parte inediti in Arch. At. Br. e parte in Labus, Museo Bresc. illustr. I pp. 95, 98,101 ecc.

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pio, Tesistenza del quale era gia stata accertata, ma di cui rima neva ancora a stabilire con esattezza in onore di chi fosse stato eretto. Molte pietre votive, dedicate ad Ercole, commentavano la tradizione popolare che fosse sacro a questa divinita, opinione creduta dagli studiosi ma sfatata da due frammenti di epigrafi che dalle macerie di questo edificio uscirono, a 18 piedi di profondita, il 6 aprile ed il 15 giugno. Questi frammenti appartenevano ad una grande epigrafe dedicatoria che accostati ad altri due fram

menti, noti fino dal secolo XV e che si trovavano nello stilobate a mezzodi del palazzo della Loggia, diedero al Labus la possibility di ricostruire il documento primitivo quale appariva nel cartello del fregio esterno del tempio e che ora si ammira nella parete di fondo della sala centrale di questo, trasformato in Museo (1). Tale iscrizione alludeva alia persona deirimperatore Vespasiano, evidentemente come a restauratore o costruttore dell'edificio e

assegnava percio definitivamente Pedificio stesso alia seconda meta del I sec. d. Cr.

Le ricerche che continuavano intanto sempre piu alacri rive larono nei sottorranei le tracce di una costruzione precedente, pure di carattere religioso, distrutta forse allorche si diede mano alia fabbrica del soprastante tempio. Di questa rimane ora solo un ambulacro, nel quale si trovano gli avanzi di altri sei muri che porgono indizio di tre sale divise fra loro da anditi minori, Y intonaco del quale e abbellito da pitture imitanti marmi e da decorazioni molteplici, i cui colori conservano ancora una mera

vigliosa freschezza. Questo andito, parallelo alia facciata delP edi ficio superiore riesce ad una porta chiusa da un muro e che si

suppone mettesse alia sotterranea volta del teatro; nella parte con traria piega invece per sette metri, addentrandosi e perdendosi poi in un fondo privato, ed ancor oggi attende di essere esplorato nelle parti in cui si estende fuori delParea del tempio Flaviano.

Ai primi di luglio i lavori erano molto avanzati e pienamente riusciti si da poter essere ripetutamente visitati dallo stesso Impe

(1) II frate Alessandro Totti aveva divinato, studiando i frammenti antichi del palazzo della Loggia che appartenessero ad una grande epi grafe imperiale. (Totti, Monumenta antiqua urbis et agri Brix. p. 105 n. 293, dal ms. autografo della Queriniana; cfr. Com. At. Br. 1852 p. 32 e Labus, Marmi antichi, Milano 1854 p. 176). L'epigrafe e:

imp. caesar. vespasianus. augustus.

pont. max. trib. pot. iiii. imp. x. p. p. cos. iiii. censor.

(CIL. V, 4312).

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ratore Francesco Giuseppe (1), dalP Imperatrice e dagli Arciduchi

Ranieri e Francesco Carlo, che si interessarono vivamente delle

scoperte. II 15 luglio il poeta Cesare Arici, ispirato da queste ultime e felici scoperte, leggeva, suscitando un frenetico entu

siasmo fra il numeroso ed eletto pubblico che gremiva le fastose sale delPAteneo bresciano, il suo carme ? Brescia Romana?, dedi

cato a Luigi Basiletti:

? Al patrio Ercole, intero ? d' ogni parte, il gran tempio, or quasi emerge ? di sotterra; e la Curia, i lati e P ampio ? spazzo accenna, e il teatro al discoperto ? rasente il colle.

e con queste parole il poeta accennava alle scoperte di quelPanno e di quei mesi, e rivolgendosi particolarmente al Basiletti, anima

dei lavori, si faceva interprete delP entusiasmo di Brescia per gli scavi:

?.Or tu, cui Puso e il molto ? delParti affetto, a cui ti scaldi, apprese ? nella gran Roma la ragion di quanto ? adoprarno gli antichi, or mi divisa, ? dolce amico, il contegno e la struttura ? di questo, che dinanzi agli occhi nostri ? usci, vario edifizio. Ai cittadini ? argomento d'onore, e meraviglie ? fia degli stranieri, che a mirar le tue ? sopr'alPaltre dilette al Ciel contrade, ? varcano i mari, o bella Italia, e PAlpe.

VArici, come e noto, si indugiava poi a descrivere le relique stesse riapparse dal terreno ed ad esprimere opinioni di dotti e commenti di profani in un lungo seguito di versi, dei quali, anche se la critica deve essere meritamente severa, non e dubbio che

Parcheologia puo essere pienamente soddisfatta. Piu gli scavi progredivano e piu Pedificio si mostrava quale

era veramente, grande e maestoso, ed il 22 settembre il barone Monti ne dava relazione alPAteneo (2) mostrandosi lieto del risul tato di questi ed esprimendo il plauso di Brescia intellettuale.

(1) II 7 luglio fu offerto a Francesco Giuseppe un disegno del pro nao del tempio di Vespasiano ricostruito da Luigi Basiletti ed eseguito dall'architetto Viti. Cfr. C. At. Br. 1825 p. 18 n. 1.

(2) C. At. Br. 1825 p. 19.

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Infatti il tempio si poteva dire del tutto scoperto ed i moltis simi ruderi trovati salvi dalle ingiurie del tempo e degli uomini

presentavano infallibili dati per la piena conoscenza delPedificio ed un interessante materiale di studio che subito attrasse il VantinL

Questo nostro architetto, raccolti i molti vari frammenti di capi telli, li studiava diligentemente e pazientemente e riusciva con essi a riparare alle mutilazioni di quell'unico che non si trovo rimosso dal fusto ed a darne integrato il disegno (1); faceva poi anche una pianta completa del tempio e la sezione di questo e tentava la ricostruzione della facciata (2).

Ma se alcune questioni intorno a questo edificio si erano ri solte da sole o con poca fatica, come quella riguardante la data della costruzione, si delineo ben presto un problema importantis simo che sara causa di vive polemiche contradditorie; stabilire la vera determinazione delPedificio. Lo stesso Monti, nel suo di scorso del 22 settembre accenna alle prime discussioni oggi non del tutto concluse, circa Y appartenenza del tempio al culto di Ercole come era Y opinione del Rossi (3) e secondo anche una

vaga tradizione, oppure ai tre culti associati come voleva il La bus (4) e precisamente alle tre divinita Capitoline.

II 21 dicembre la Commissione presentava al Consiglio Comu nale di Brescia una minuta relazione, per riferire intorno all'incarico avuto e per chiedere nuovi fondi onde far proseguire i lavori sulla cui importanza non mancava di insistere quasi con le medesime

parole con cui li esaltava il poeta or ora ricordato (5) ed i fondi

(1) R. Vantini, Museo Bresc. Illustr., in Labus, I p. 68 tav. VII figg. I-H.

(2) R. Vantini, Museo Bresc. illustr., in Labus, I pp. 37-61.

(3) O. Rossi, Mentorie Bresc. p. 21.

(4) G. Labus, Museo Bresc. illustr. I p. 25 e seg. (5) La lettera si trova nelFArchivio Comunale e nella Biblioteca del

FAteneo: ne trascrivo una parte: ?.AIlo scoprimento intero della pianta di questo Tempio o Ba

? silica che si fosse, non resta ormai che la quarta parte del lavoro, ? costoso pero ad un di presso come quella che si e fatta in quest'anno, ? poiche anche in questa, grossi e solidi muri si hanno da erigere pel ? sostegno e della superior casa che acquisto il Comune dal Sign. Fri ? gerio e pei fondi posti a sera, oltre F opera stessa degli scavi, sicche, ? assegnando il Consiglio Comunale altre austriache lire ottomila paga ? bili in due rate, una nelPanno 1826 e Paltra nel 1827 sara la Commis ? sione posta in stato di compiere lo scoprimento delPintiera pianta di ? un monumento antico, che e il piu magnifico di quanti in simil genere

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erano nuovamente assicurati, anche merce 1' aiuto dello stesso

Imperatore (1), sicche le ricerche proseguirono nel 1826 met

tendo in luce 1' interno del tempio, coi basamenti per le statue

cultuali, are scolpite, frammenti di statue, tra cui una colossale, iscrizioni.

La scoperta piu importante e felice perche del tutto inaspet tata veniva fatta verso la sera del 20 luglio dagli operai che attendevano ad approfondire lo scavo verso ponente della cosi detta Viottola, che conserva ancor oggi gli avanzi di una strada romana che girava intorno al tempio e lo separava dal colle, i

quali avvertirono sotto la zappa la resistenza ed il suono di un

corpo metallico. Incuriositi sgombrarono rapidamente il poco ter riccio sovrastante ed apparve loro, sotto un mucchio di terra frammista a carbone, un cumulo di oggetti di bronzo, i piu dei

quali sembravano dorati. Chiamati subito i Commissari accorsero il Basiletti, il Sabatti, il Maggi, il Gussago, il Banelli e Pimpren ditore degli scavi Pietroboni, ed in quella tarda sera di luglio, alia incerta luce crepuscolare, gli studiosi bresciani, commossi e reve

renti, si compiacquero di ammirare, in un frettoloso esame fatto nelPansia di veder tutto in un momento solo, i tesori piu preziosi che i loro sforzi e la loro fede avevano permesso di ricuperare.

Da un piccolo spazio infatti della lunghezza di quattro metri erano usciti: ? 1) ottantacinque pezzi di cornici in gran parte ? lavorate; 2) sotto queste, alia sinistra, una statua di grandezza ? piu che naturale, ed apparentemente di ottimo stile e colle ? braccia staccate e poste ai fianchi della statua medesima; 3) verso ? la statua, in corrispondenza della testa, due grandi ali riposte una ? sopra P altra; 4) lungo il destro fianco della statua e verso ? Pestremita dei piedi, cinque teste che sembrano d* imperatori ? Romani, tre delle quali contornate da un largo cerchio e due c mancanti; 5) sotto la coscia sinistra della statua eravi una sta ? tuetta rappresentante un principe a mezzo rilievo; 6) sotto ai ? piedi della ripetuta statua collocato un pettorale di cavallo

? vanta 1' Italia superiore e che chiama gia ad ammirarlo la curiosita dei ? nazionali e dei forestieri intelligenti. La Commissione e persuasa che ? non vorra il Consiglio lasciare imperfetta 1' opera sua, la quale termi ? nandosi, si pud quasi con certezza assicurare, trarra a luce anche altri c oggetti di dotta curiosita, interessanti a paro e forse piu di quelli che

si sono venuti via via scoprendo nei precedenti lavori. Con questa ? lusinghiera persuasione la Commissione agli scavi rassegna al Rispet ? tosissimo Consiglio i sentimenti.?.

(1) C. At Br. 1826 p. 22.

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? avente un trionfo a tutto rilievo di piccole figure. Tutti questi ? oggetti sono di metallo. Le teste imperatorie sono dorate, la ? statuetta conservatissima nelP indoratura e molte cornici pure ? indorate.? (1).

La notte ormai incombente impedi di estrarre subito la grande statua da quello stretto ripostiglio; ma, fatto custodire il luogo fino alia mattina seguente, il Basiletti e la Commissione ancora alPalba si trovarono sul luogo dei lavori e tolsero cosi la statua della Vittoria, insieme con altri bronzi insigni, che ancor oggi le fanno corona nella grande sala del Museo di Brescia.

La notizia che una statua stupenda era uscita dalle rovine del

tempio dissotterrato si sparse rapida in citta ed il Sabatti a nome delPAteneo e della Commissione si affretto nella stessa mattinata a darne avviso ufficiale alia Congregazione Municipale, la quale, accolta la notizia con la piu viva compiacenza, determinava ? di ? trasferirsi sopra luogo, per riconoscere gli oggetti surriferiti, ? oggi alle ore sette pomeridiane, assieme alia Commissione. ? per combinare d* accordo con questa in riguardo di si felice ? avvenimento ? (2).

Alia sera infatti del 21, le maggiori autorita cittadine e del PAteneo si aggiravano tra i maestosi e vetusti avanzi del tempio romano per ammirare la Vittoria e gli altri bronzi superstiti e stendevano nella serata stessa un verbale di quel sopraluogo, in cui era detto, dopo una particolareggiata descrizione degli oggetti rinvenuti: < riconosciuta la preziosita dei suaccennati capi e quindi ? la necessita di metterli in luogo sicuro, come pure la conve ? nienza di appagare la ragionevole curiosita degli abitanti che ? gia corrono in folia per vedere queste antiche decorose reliquie ? delle patrie glorie, concordemente la Congregazione Municipale ? e la Commissione anzidetta hanno stabilito di farli provvisoria ? mente trasportare dimani alle ore undici della mattina e con ? qualche festevole formalita nelPaula del ginnasio convitto Peroni, ? nel fu convento di S. Domenico, ed ivi, in ordine collocati, la ir sciarli esposti alia pubblica vista per tutti i giorni che rimangono ? del corrente mese di luglio, dalle ore died della mattina alle due ? pomeridiane, facendone consegna ad un fidato custode che se ne ? renda strettamente responsabile.? (3); cosi la mattina del 22 luglio vi fu in citta una straordinaria ressa di popolo ed un

(1) C. At. Br. 1826 p. 32. (2) Arch. At. Br. (3) C. At. Br. 1926 pp. 37-38.

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BRESCIA ARCHEOLOGICA

invincibile orgasmo di esultanza, che fece vivere ai Bresciani di allora una giornata indimenticabile.

Presenti il poeta Arici, l'architetto Vantini, il Basiletti, le Autorita cittadine ? mentre le campane suonavano a distesa, in ? mezzo ad una folia plaudente, la statua dritta su d'un carro ? preceduto dal Podesta, seguito dalla banda militare, da membri ? della Congregazione Municipale, dai Commissari agli scavi, passo ? lentamente le vie della citta. Le acclamazioni del popolo accom ? pagnarono il trionfale passaggio della statua fino alia porta del ? Collegio Peroni ? (1) gia convento di S. Domenico, dove la statua e gli altri bronzi rimasero lungamente esposti, perche il

pubblico li potesse ammirare. L'eco della scoperta, della cerimonia e dell'entusiasmo di tutto

il popolo bresciano, che ha fatto pensare ad un piu tardo stu dioso (2) il confronto con le pubbliche esultanze del popolo di

Roma nel 1506, quando fu scoperto il Laocoonte, troviamo non

solo in altri verbali ed avvisi e comunicati fra le autorita, in parte editi e in parte inediti (3) ma anche nella Gazzetta di Milano del 25 luglio, nella quale Y estensore della notizia, Francesco Pezzi, dichiarava che era stata rinvenuta fra Paltro ? La statua di Dora ? linda in bronzo di 307 pesi bresciani ed un altro idolo in forma ? di un re vinto, dell'altezza di cinque piedi dorato e conservatis ? simo Questa notizia non mancd di destare insieme con la naturale curiosita degli studiosi, anche le meraviglie per la

qualifica di Doralinda data, probabilmente per dispregio, da Fran cesco Pezzi, sicche la Marchesa Teresa Secco d'Aragona, facendosi

interprete dei commenti di coloro che frequentavano il suo salotto milanese, ne chiedeva informazioni al fratello Francesco, abitante a Brescia. II 28 ne aveva una risposta, nella quale il nobil signore, dopo le piii precise informazioni circa la scoperta, aggiungeva ? So che in una appendice della Gazzetta il Signor Pezzi ha ma ? lignamente posto in ridicolo questa preziosa scoperta; venga ? egli a Brescia e faccia pur capo dal suo corrispondente vero o ? supposto che sia, e poi, se ha occhi in capo, resista se puo senza ? ritrarre cio che ha scritto. E quando poi fosse vero esser egli ? stato propriamente ingannato dal suo corrispondente di Brescia, ? in allora faccia pure pubbliche le sue vendette, che noi le leg * geremo ben piu volentieri, piu che le sue novelle del giorno!

(1) C. At. Br. 1926 p. 38. (2) Giovanni Gozzoli, La vittoria greca, Roma 1883 p. 8. (3) Cfr. C. At. Br. 1826 p. 38 e segg. e Arch. At. Br.

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? Gli scavi si proseguono con calore, non senza speranza di ? nuove pregevoli scoperte, e quand'anche piu nulla si ritraesse, c la sola statua e gia compenso bastevole alia dotta e dispendiosa ? intrapresa ? (1).

Testimonianza curiosa, oltre che del piccolo pettegolezzo gior nalistico, anche dell'interesse vivo ed appassionato con cui i pri vati cittadini, cosi a Milano, come a Brescia, seguivano i risultati

degli scavi, che frugavano il centro delle citta romane.

Frattanto il Labus s'interessava della prima illustrazione dei bronzi scoperti (2) e studiava accuratamente la statua della Vitto

ria, statua alta due metri, molto ben conservata tranne una lieve frattura alle dita ed alia punta delle ali, e si occupava anche di

quel restauro che, come e noto, ha dato lungamente motivo di discussione fra i dotti (3).

(1) C. At. Br. 1931 p. 427.

(2) Labus, Museo Bresc. illustr. vol. I p. 137.

(3) Riporto la descrizione che il Labus fa della statua della quale, stabilendo i diversi particolari di essa ed i suoi attributi tenta anche una ricostruzione:

? Strette e raccolte ha le chiome, pudico lo sguardo, modesto Paspet to, amabilissime le sembianze ... La benda che le cinge la fronte ed

? annoda i crini dietro Foccipite e sulla quale vi e intarsiato in argento ? un ramo d'ulivo, allude alia pace ... Non sol leva orgogliosa la testa, ? ma lievemente piega e gira a sinistra ed abbassato Pomero destro e

? messo il braccio e la mano verso Popposto lato e accostato Pindice al

pollice, dimostra chiaro essere in atto di scrivere il giorno piu fausto ? ed il nome dei debellati nemici. 11 braccio manco ed il piede elevato ? " nudo suspensa pede

" (Prudenzio C. I) denotano che quella doveva

reggere lo scudo e questo, cioe il piede, premere una celata od un

? globo, giusta la pratica delle Arti Greche ... La tunica dorica allacciata

? con semplice fibula sulPomero sinistro, le cade con elegantissime pieghe ? sopra il braccio destro, e lascia scoperta timjdamente fluttante " sinu ? papillam

" (Prud. C. I) che direbbesi palpitante ed immodesta, se il

? pudor verginale ond'e circonfusa ed il severo contegno cui e atteggiata ? non movessero a riverenza ed amore. Con molta accortezza Pegregio ? artefice le ha avvolto i lombi delle gambe con il peplo, si per far mo ? stra di somma perizia nel condurre i panni con tal leggerezza e buon ? garbo da trasparire le elegantissime forme di leggiadrissimo corpo e si ? per lasciare libero il dorso al movimento delPale. Tutta la figura posa < sulla gamba destra, come sono comunemente effigiati i Numi e gli

Eroi ... Certo la purita dello stile, la dignitosa attitudine, la verita del ? Pespressione, il nobile panneggiare, quanto insomma il sentimento della ? mano peritissima ha potuto produrre di piu corretto, di piu grazioso^

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II 30 dicembre il barone Monti esprimeva all'Ateneo di Bre scia (1), con frasi enfaticamente retoriche ma non prive per noi di efficacia significativa, tutto Fentusiasmo dei Bresciani per il tesoro

conquistato, che suggeriva frasi ammirative perfino ad uno spirito scettico come il Selvatico (2) e, non molto dopo, ispirava i versi in ottava rima alPAbate Antonio Fontana (3).

Ne basta; perche fu avanzata la proposta di far copiare la

insigne statua traducendola in amplissime dimensioni ? affinche ? posta sopra maestosa piramide nei solitari campi di Ulma, ricordi ? alle piu tarde eta al giorno faustissimo ? 29 agosto 1813 ? in ? cui la Vittoria aperse agli eserciti confederati il cammino per

condursi poi alle Gallie e dar pace alPEuropa! ? (4). Frattanto, essendosi accumulata, per cura della Commissione

delegata alia riunione delle epigrafi romane di Brescia, una grande raccolta, consegnata il 5 marzo 1826 all'Ateneo, che in quell'anno stesso la voile esposta nelle sue splendide sale, il Basiletti, in data ,17 agosto (5) propose alia Congregazione Municipale di ? erigere ? sulle rovine dei muri che formano le tre celle, un nobilissimo ? Museo, capace di contenere i pezzi di antichita che sono di pro ? prieta del Comune e di particolari a tal fine lasciati in deposito ?.

La Congregazione Municipale il 30 agosto stesso presentava il

progetto al Consiglio Comunale con i piani architettonici e finan ziari del Basiletti stesso (6), progetto che venne approvato alPuna nimita (7). I lavori per il ripristino delP edificio romano erano

? tutto si trova riunito in questa statua, monumento della piu alta consi ? derazione. Per consueto chi sa ed intende non istudia ne imita, se non ? i lavori piu insigni e commentati, e percio, la Vittoria bresciana, fu ? imitata dall'egregio scultore della Colonna Traiana (Bellori, Colonna ? Traiana tav. 58. Nella Colonna Coclide tav. 37 avvi parimenti la Vitto ? ria fra due trofei, che preme una celata col piede manco e scrive ? sopra uno scudo) ... Altre imitazioni posteriori ne abbiamo nella Co ? lonna Coclide, in varie gemme ed in medaglie di gran modulo e di ? gran metallo ?. (Cfr. Labus, Mus. bresc. illustr. vol. I p. 139 e segg., taw. XXXV1I1-XXXIX-XL).

(1) C. At. Br. 1826 p. 30.

(2) Basiletti, Memorie arch, raccolte da Violante Basiletti Marti

nengo, Brescia 1926 p. 3.

(3) C. At. Br. 1828 p. 130.

(4) Labus, Museo Bresc. illustr. vol. 1 p. 141.

(5) Arch. AL Br.

(6) Arch. Com. Br.

(7) Arch. Com. Br.

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intanto gia stati sollecitamente iniziati e sui vecchi e smantellati ruderi si veniva ricostruendo, con Fimpiego del materiale archeo

logico rinvenuto negli scavi, il suggestivo tempio di Vespasiano per esser degna sede del pubblico Museo e davano ragione anch'essi del nobile entusiasmo con cui i Bresciani avevano accolto i risul tati delle recenti scoperte.

Entusiasmo che e testimoniato anche dalla proposta fatta dal Basiletti il 1? febbraio 1827 con una lettera inedita che si conserva nelParchivio delFAteneo di Brescia di ?fare di pubblica ragione ? un'opera che contenga F illustrazione dei nostri preziosi antichi ? monumenti, recentemente scoperti? opera che attraverso vicende assai complicate, malgrado Fimmediata adesione delle autorita bre

sciane, non pote essere attuata, specie per difficolta finanziarie, se non nel 1838, quando usci il primo volume del Museo Bresciano

illustrato, dedicato alFImperatore Ferdinando I.

Qui bastera ricordare a conclusione di questa cronaca degli scavi del tempio e del rinvenimento della statua della Vittoria, che varie altre difficolta si frapposero prima che il Museo potesse essere

inaugurato, tanto piu che venne ad interferire la prima proposta, quella fatta dalF Arici di insediare nel tempio lo stesso Ateneo Bresciano (1).

II tempio di Vespasiano, ormai restaurato, era pronto ad ac

cogliere Fabbondante e prezioso materiale antico che non solo bastava a coprire le pareti ma avanzava ancor tanto da decorare anche Festerno. Infatti i lati della scalinata, messa allo scoperto, allargati ed abbassati, accolsero i molti ruderi e rocchi che non fu

possibile collocare nelFinterno, questi sparsi qua e la con pitto resco e simulato disordine, accrebbero secondo i gusti del tempo la bellezza di quel luogo antico, reso oggi ancor piu suggestivo dai ciuffi di erbe che sporgono e vegetano tra quei marmi smus sati.

Cosi, nei primi mesi del 1830, il Museo veniva inaugurato ed a ricordo delFavvenfmento fu posto, di fronte alia porta maggiore delPaula di mezzo, una epigrafe latina, dettata dal Labus che tut tora si trova in luogo. Nel posto d'onore di tale Museo, conFe

naturale, ebbe la sua sede piu degna la statua della Vittoria, che ne costitui, come ne costituisce ancor oggi, il gioiello piu prezioso.

Le vicende politiche degli anni che seguirono impedirono per altro che gli studiosi ed i Bresciani stessi continuassero nelFesal tazione e nello studio delle loro memorie romane con il fervore

(1) C. At. Br. 1828 p. 146.

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che ebbero a dedicarvi negli anni dal 1823 al 1830 che qui venni illustrando. L'eco della scoperta della ? Vittoria ? assopitasi nei tormentosi e difficili anni delle cospirazioni e dei segreti entu

siasmi, comincio a risvegliarsi ed a farsi sentire quando P Italia si trovo nel pieno suo movimento di unificazione e di redenzione.

Fu dopo le fatidiche giornate di Solferino e S. Martino che

Giuseppe Regaldi, in un suo carme a Vittorio Emanuele, togliendo la Vittoria di Brescia dal silenzio nel quale era stata per piu anni

abbandonata, cantava:

? Nel delubro Cidneo la Vergine Diva ? Segue nel bronzo ancil le nuove imprese ? Onde sacro il tuo nome a Lei si rese ? (1).

Grande impressione e vera ammirazione dovette certo destare

questo capolavoro bresciano in Giosue Carducci quando la vide nelPottobre del 1876, perche al principio delPanno seguente com

pose in onor suo una delle sue piu belle odi barbare, nella quale il fiero genio del poeta faceva pronunciare con giusto orgoglio alia ? Vittoria ? le celebri parole:

? Lieta del fato Brescia raccolsemi, ? Brescia la forte, Brescia la ferrea, ? Brescia, leonessa d' Italia ? Beverata nel sangue nemico ? (2).

L'Aleardi che soggiorno a Brescia parecchi anni, si recava di tanto in tanto dinanzi al bronzo dalla Vittoria quasi volesse quei peregrino spirito d'artista, ritemprare il suo gusto alPincanto di

quelle forme purissime, e nominato poi professore di estetica al Plstituto di Belle Arti a Firenze, in una delle sue prime letture, prese come tema la Vittoria di Brescia e sfoggiava, per descriverla, tutti gli incantesimi del suo pensiero e del suo spirito (3).

Intorno a questa statua che porta racchiuso nella sua fronte

pensosa il segreto del nome del suo autore, che tanti studiosi cercheranno invano di penetrare, Giovanni Gozzoli pubblicava nel 1883 a Roma un riuscito lavoro.

II Gozzoli, dopo aver riportato, in questo suo lavoro, il giu dizio di alcuni eminenti studiosi, preso dal fascino che avvince indistintamente tutti quelli che guardano questo bronzo perfetto,

(1) Regaldi, Armeria Reale cap. II str. 21.

(2) G. Carducci, Poesie, Bologna, Zanichelli, 1924 p. 800. (3) G. Gozzoli, La vittoria greca, Roma 1883, p. 11.

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esprime la sua ammirazione con queste parole: ? Ma se anche una ? valanga barbarica distruggesse i Musei d'Europa, non sara tutto c perduto se restera quel bronzo arrugginito che sta alle falde del ? Cidneo. Bastera quel bronzo a dare alle future generazioni di ? artisti Palto concetto del bello, a saldare nei cuori e negli intel ? letti quelle baldanze che rinnovano i miracoli del genio ...? (1).

Nel 1904 uscivano le ? Laudi? di Oabriele D'Annunzio e come molti altri poeti non avevano potuto tacere dinnanzi al perfetto capolavoro della Vittoria, cosi il poeta di Pescara dedicava a questa statua bresciana dei versi veramente sentiti (2).

Senza seguire, che sarebbe qui fuori di luogo, gli studi com

piuti nella seconda meta dell' '800 intorno al valore artistico della

statua, mi limito ancora a notare, perche mi pare appartenga alia cronaca locale dell' archeologia di Brescia, lc successive vicende che si riferiscono ai calchi richiesti al Comune per onorarne perso naggi politici od istituti di studio. 11 primo calco fu fatto nel 1859

quando Napoleone HI, trovandosi a Brescia, dopo la campagna di

Solferino, rimasto vivamente ammirato della bellezza della statua, prego il Municipio di fargliene fare una copia, che venne eseguita in due esemplari, di cui uno fu offerto a Vittorio Emanuele II.

Un'altra riproduzione venne eseguita il 13 dicembre 1874 per PAccademia Reale di Berlino in riconoscimento delle benemerenze

acquistate sopra tutto ad opera del Mommsen per Fillustrazione delle antichita e delPepigrafia bresciana.

Richiesta di riproduzioni fecero poi il direttore della R. Oal leria di Dresda ed il R. Ministro di Prussia e quindi nel 1879 PAccademia di Belle Arti di Vienna, il Municipio di Torino nel

1883, la citta di Bologna nel 1887, il Museo Reproduciones Arti sticas di Madrid nel 1888 e il Museo di Belle Arti di Boston nel 1889 e nel 1893 il Museo Metropolitano di Nuova York, nel 1895 il Municipio di Zurigo e nel 1911 la citta di Roma (3). Ripro duzioni che vennero tutte concesse dal Consiglio Comunale di

Brescia, sia per atto di ossequio agli studiosi e sia per atto di cordialita verso italiani e stranieri, con quello spirito con cui nel Paccordare nel 1889 (4) la copia al Museo di Boston il relatore

(1) G. Gozzoli, op. cit. p. 27.

(2) Gabr. D'Annunzio, Laudi (Le citta del silenzid) vol. II (1904) p. 171. (3) Una riprodifcione piu in piccolo fu proposta per Wilson nel 1918

(Atti Cons. C. Brescia 1918 p. 99) ma poi non venne consegnata (C. Aten. 1926 p. 45).

(4) Atti Cons. C. Brescia sed. 30 marzo p. 51.

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asseriva: ?a noi sorride Fidea che la copia di uno splendido mo ? numento delP antica civilta del vecchio mondo vada a far bella ? mostra di se nel nuovo et ivi accenda il desiderio di ammirarne ? Foriginale ?.

In fine, riprendendosi Pantica proposta a cui si e accennato, di innalzare una riproduzione della Vittoria alata in proporzioni piu grandi delP originale, la statua fu riprodotta al passo del Tonale, ad ammaestramento e perenne ricordo degli Italiani e degli stra

nieri, postavi dopo Pultima grande guerra, per iniziativa dei Bre

sciani, che avevano accolto un'idea delPon. Carlo Bonardi.

S'adempiva cosi il desiderio profetico del Carducci:

? Vorrei vederti su PAlpi, splendida ? fra le tempeste, bandir nei secoli: ? o popoli, Italia qui giunse ? vendicando il suo nome e il suo diritto ? (1).

(1). G. Carducci, Alia Vittoria. Poesie, Bologna, Zanichelli, p. 799.

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