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CARPI E I PIO - comprensivocarpinord.it E I PIO.pdf · qualcosa di nuovo. • Ciro e Stefano, mentre la visita continuava, sono rimasti meravigliati dalla ... Palazzo Vecchio Firenze

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Ci presentiamo

Ciao,

se stai leggendo questa introduzione vuol dire che le ricerche su Carpi ti interessano e speriamo che questa sia tra le più belle! Siamo gli alunni della 2^H della scuola secondaria “O. Focherini” dell’anno scolastico 2006/2007 e ci siamo impegnati al massimo per la perfetta riuscita di questo lavoro: vi possiamo, infatti, raccontare le impegnative ore di compresenza con la prof.ssa Concetta Di Tommaso, che ci ha aiutato a formulare i testi e la prof.ssa Rossella Ferrari, che ci ha guidato nel trascriverli al computer e reperire le immagini. L’argomento può sembrare impegnativo, ma noi ci siamo divertiti tantissimo a cercare nuove informazioni e ad approfondire le conoscenze sulla storia della nostra città e, soprattutto, ci siamo conosciuti meglio perché lavorare insieme è stata un’importante esperienza. All’inizio questa ricerca rappresentava soprattutto un compito da svolgere, ma più la approfondivamo e più ci appassionavamo e… alla fine, il risultato si vede!!! Durante le redazione della ricerca abbiamo imparato molte nuove informazioni:ad esempio lo sapevi che la Piazza Martiri anticamente si chiamava Borgo Gioioso? Ci piacerebbe molto se il nostro lavoro rappresentasse un aiuto per altri alunni.

Buon divertimento e buona lettura dalla 2^H

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Cammin facendo… Il giorno 27 marzo 2007 la nostra classe, tutta pimpante, è partita da scuola per andare a visitare il Castello dei Pio. Sotto la Torre dell’Orologio ci aspettava la guida che, facendoci immedesimare in dame e cavalieri, ci ha accompagnato a visitare le numerose sale del Palazzo. L’esperta spiegava in modo molto coinvolgente ed alcuni di noi, facendo riferimento alle conoscenze scolastiche, iniziarono a porle delle domande. • Mentre la guida introduceva l’argomento delle Signorie, Lia ha proposto a

Tommy, Selene e Sidra di approfondire questo tema e tutti e tre hanno ritenuto che fosse una buona idea.

• Durante il percorso, Gregorio, resosi conto che l’argomento che più lo interessava era la Dinastia dei Pio, ha comunicato ad Andrea e Alfonso la possibilità di formare un gruppo di studio, e loro, ben contenti, lo hanno proposto anche a Ehtesham e Gurpreet che hanno contribuito a cercare le immagini. Alfonso si è impegnato a ricostruire l’albero genealogico, mentre Andrea e Gregorio hanno curato la redazione dei testi.

• Filippo, Roberto e Gabriele, mentre erano all’interno della Cappella, sono rimasti colpiti dalla figura di Alberto III e si sono messi d’accordo per incontrarsi quello stesso pomeriggio e cominciare a reperire le prime notizie.

• Asia, Jessica e Ilaria erano, invece, stupefatte dalla maestosità dell’architettura del Palazzo e hanno deciso di lavorare, partendo dalle loro conoscenze, per approfondire questo argomento e, magari, scoprire qualcosa di nuovo.

• Ciro e Stefano, mentre la visita continuava, sono rimasti meravigliati dalla raffinatezza degli affreschi delle sale e hanno proposto a Moahamed e a Michele di descrivere e scoprire la particolarità e i significati delle decorazioni che abbelliscono gli appartamenti dove ha vissuto il più grande signore di Carpi, Alberto III.

• Come ogni castello che si rispetti, anche il nostro ha una leggenda e un fantasma che, nelle sere di pioggia, appare ai discendenti della famiglia Pio. Questa atmosfera un po’ sinistra ha incuriosito Agostino che, per avere meno paura dato l’argomento, ha “obbligato” Daniele e Francesco a studiare con lui, per scoprire qualcosa in più riguardo la leggenda della Dama Bianca.

Uscendo dal Castello, ci siamo resi conto di aver creato una catena di idee che in classe abbiamo trasformato…in questa FANTASTICA RICERCA!

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Sala dellaDama,

particolare degli affreschi

(XV)

LE LEGGENDE DI CARPI L’ origine di Carpi non si conosce con esattezza. La zona era senz’altro abitata al tempo dei Romani e forse anche prima. Lo testimoniano i numerosi ritrovamenti archeologici. Il centro abitato di Carpi nacque però quasi sicuramente nei secoli dell’Alto Medioevo, prima del 1000. Le prime case si raccolsero intorno alla chiesa S. Maria in Castello poi detta la Sagra, fondata, secondo la tradizione, dal re dei Longobardi, Astolfo, nel 751. L'origine del nome Carpi deriva dal nome di un albero d'alto fusto che costituiva la realtà del paesaggio medio-padano nel medioevo, il Carpinus. *1

La leggenda vuole che Re Astolfo, durante una battuta di caccia, aveva perduto il suo falco prediletto; dopo lunghe ricerche lo ritrovò in un bosco su un albero di carpine. Nel luogo in cui aveva perso e poi ritrovato il suo falco, in segno di ringraziamento volle che sorgesse una chiesa dedicata a Maria e diede alla località il nome dell’albero (Carpine/Carpi) non per niente lo stemma della città

rappresenta un falco appollaiato su un carpine. Questa, però, non e' l'unica leggenda di Carpi, quella che preferiamo e' detta "della Dama Bianca". Non si sa bene se Bianca era il nome della ragazza in oggetto o abbia preso il nome dal colore dell'abito e della luce che emana quando appare. Esistono più versioni di questa storia. Quella ufficiale dice che la dama avesse un marito davvero crudele, rozzo e rude, un guerriero al servizio dei signori di Milano. Si afferma che la cattiveria di quest'uomo lo indusse a far uccidere la bella moglie e farla gettare da una finestra del castello. La Dama avrebbe poi lanciato una maledizione secondo la quale ella sarebbe apparsa tre giorni prima della morte di qualcuno della famiglia per arrecare angoscia e dolore gli ultimi giorni di vita degli stessi, e sembra che così sia stato.

Sembra, infatti, che la Dama apparve addirittura a Roma, verso la metà del 1600, nella casa dove stava morendo il Cardinale Emanuele Pio. Esattamente tre giorni dopo egli morì. Diversa è la versione che si sente mormorare d'estate dai ragazzini che si radunano in piazza. Sembra che la Dama si fosse, in realtà, buttata dalla finestra una sera in cui al castello c'era una festa meravigliosa e le era stato impedito di partecipare poiché era presente anche il suo innamorato, un giovane che le proibivano di vedere per evitare scandali con il marito.

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Palazzo Vecchio Firenze

LE SIGNORIE

Nella prima metà del Trecento, l’Italia centro-settentrionale si era frammentata in un elevato numero di territori feudali e l'esperienza dei Comuni stava giungendo alla fine. I popolani costituivano la maggioranza degli abitanti, ma erano esclusi dal governo e ciò causava spesso rivolte spontanee; inoltre appoggiavano alcuni magnati che lottavano per impadronirsi del potere assoluto. Il consenso popolare fece diventare dei dittatori questi uomini e al potere ottenuto in questo modo si dà il nome di Signorie. Le Signorie si formarono alla fine della lotta per le investiture per porre fine ai conflitti tra le singole famiglie aristocratiche e affidarono a un "signore" l'incarico di capitano del popolo. Tale carica divenne in seguito permanente; le magistrature comunali furono trasformate in organi consultivi al servizio del signore e le milizie cittadine vennero sostituite con compagnie di ventura mercenarie. Si affermò un'autorità al di sopra delle parti e delle fazioni, collegata a un'unica figura sociale di riferimento, il cui potere divenne ben presto ereditario e in seguito sanzionato da titoli di investitura concessi dal papa o dall'imperatore. Successivamente, i Signori cercarono di ampliare il territorio della propria città attraverso le guerre. La prima e lanciarsi alla conquista di nuove città fu la Signoria milanese dei Visconti che, dopo aver sconfitto la concorrenza dei Torriani, appoggiati dal popolo, piegarono le istituzioni create al tempo del libero Comune ottenendo quindi dall'imperatore il titolo ducale (1395) e infine arrivarono a dominare quasi tutta l'Italia settentrionale. Avrebbero potuto unificare l'Italia, ma il Papato e gli altri Stati italiani glielo impedirono. Differente è il caso di Firenze, dove gli aspetti conflittuali della vite comunale

non portarono subito a soluzioni simili alla Signoria, ma indussero al rafforzamento di una repubblica oligarchica su base patrizia. Solo nel Quattrocento questo regime oligarchico fu superato da una forma di governo signorile, quando la famiglia Medici riuscì ad avere il sopravvento sulle altre grandi famiglie di banchieri fiorentini ( 1434). Gli scambi commerciali proseguivano intensamente nel corso dell’età comunale e arricchivano la disponibilità del ceto mercantile che, essendo il più elevato della popolazione, influiva direttamente sullo sviluppo culturale del tempo.

I signori davano prestigio al ruolo politico e ospitalità a studiosi, letterati, artisti e cortigiani che mettevano spesso la loro cultura a servizio dell’attività politica: si crearono così scambi tra la politica e la cultura

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Lorenzo de Medici Signore di

Firenze

Federico da Montefeltro

Al momento di assumere il controllo dello Stato, i Medici confermarono però la continuità delle antiche magistrature comunali. Ciò si spiega con il fatto che i Medici erano incarnazione dell'oligarchia patrizia fiorentina e dovevano governare con l’appoggio della borghesia commerciale e artigiana. Nel caso milanese, invece, quella dei Visconti era una famiglia di provenienza feudale, quindi senza grandi legami con le istituzioni comunali.

Le famiglie signorili si allearono con l'imperatore o con il papa, e ottennero da essi il titolo di duca, che legittimava formalmente la Signoria svincolandola da ogni residuo comunale e assicurandone il possesso familiare. Questo processo, in atto dal XV secolo in avanti, trasformò le Signorie in Principati e portò alla creazione di più ampi stati regionali. L'età delle Signorie coincise con una stagione di grande fioritura artistica e culturale. I signori italiani cominciarono a competere tra loro attirando presso le proprie corti artisti e assicurando alla biblioteca signorile codici manoscritti contenenti preziosi testi delle letterature greca e latina.

Per esempio Baldassar Castiglione ci descrive il palazzo di principe di Urbino Federico da Montefeltro. Questo sovrano fece ideare il palazzo (secondo l’opinione di molte persone il più bello che in Italia sia mai stato costruito) a

forma di una magnifica reggia. All’interno si potevano trovare vasi d’argento, drappi d’oro e di seta, statue di marmo e di bronzo, pitture, strumenti musicali di ogni tipo e libri rari: latini ed ebraici ornati d’oro e d’argento. Il popolo dopo aver favorito l’ascesa del potere signorile, fu respinto dalla vita cittadina: inizia così il suo lento processo di “diseducazione politica”. La spinta urbanistica subisce un lieve rallentamento, mentre la popolazione continuò a crescere nonostante si fosse a conoscenza delle conseguenze n negative dell’aumento demografico. A questo fenomeno si deve quel “pittorico disordine” che caratterizzava molte città nate in età comunale. Di conseguenza furono rese più accoglienti con la costruzione di opere e ospedali; anche le vie furono più protette con selciati e allargate, ma le nuove costruzioni riguardavano per lo più le città abitate dai signori.

Fra tutte le signorie che in quel periodo si formarono, noi tratteremo quella dei Pio, la famiglia che per molto tempo governò la nostra città : Carpi.

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Manfredo Pio, che ricevette

Carpi in feudo dall'imperatore

Giovanni di Lussemburgo nel

1331.

LA SIGNORIA DEI PIO

Nel 1328 dopo la cacciata dei Bonaccolsi, signori di Mantova, inizia il governo dei Pio con Manfredo I e la popolazione di Carpi raggiunse l’indipendenza, consapevole che ciò non avrebbe significato la fine delle lotte esterne,né che il vittorioso condottiero Manfredo I avrebbe potuto immediatamente migliorare le condizioni di vita del suo popolo. Tempi difficili senz’altro apparivano all’orizzonte con prospettive di sacrifici enormi per ristabilire un equilibrio interno, rotto, principalmente dalle lotte sostenute. La nuova signoria di Carpi era legata da amicizia e alleanza con i Gonzaga di Mantova e i Pico di Mirandola, ma era anche posta nel mezzo dei possedimenti Estensi. Essi sono i signori di Ferrara che perseguono, con metodo e astuzia, un piano per impadronirsi

completamente del piccolo, ma importante principato carpigiano. Varie volte gli Estensi ignorano i numerosi trattati e le false convenzioni di buoni rapporti con il casato di Carpi,causando immediate rivalità. Solo nel 1332 Manfredo I definisce la primitiva pianta quadrata di Carpi cingendo di mura e torri il nucleo abitato. Egli tenne il dominio diretto su Carpi per un ventennio, accattivandosi la stima e la simpatia del popolo. Numerosi furono anche i rapporti che questo nobile signore ebbe con poeti, tra i quali Francesco Petrarca, che gli fu amico. A Manfredo I succedette il figlio Galasso e nel 1353 Carpi appariva già consolidata come città, come dimostrano le importanti fortificazioni e la costruzione di strade e piazze. Scoppiata una guerra tra i Visconti di Milano ed i Gonzaga di Reggio Emilia, mentre Veneziani, Estensi, Carraresi e Scaligeri appoggiarono quest’ultimi, Galasso parteggiò apertamente per i primi e portò le sue truppe all’assedio posto dai Visconti a Modena. La reazione degli Estensi, che lo considerarono ribelle e devastarono il territorio carpigiano, fa pensare che vi fosse una possibile dipendenza tra i Pio e la casa d’Este anche per quanto riguardava il dominio su Carpi. Nel 1327 alla morte di Galasso gli succedettero i figli Gilberto e Marsiglio, la cui rivalità portò alla suddivisione della città in due zone ben distinte a cui ciascuno provvide separatamente. Nel 1383 i due fratelli si riconciliarono grazie all’intervento di Nicolò d’Este, anche se l’anno dopo Marsiglio morì senza lasciare discendenti. Gilberto è l’unico signore di Carpi. Nel 1389 questa signoria passa a Marco I e contemporaneamente il suo territorio si allarga nonostante tensione e diffidenza con la casa Estense. Marco I Pio morì nel 1418 lasciando le chiavi di Carpi al figlio Galasso II, del quale restano importanti testimonianze architettoniche, come il possente

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Portico Lungo e veduta di Piazza Martiri

torrione, annesso al Palazzo, che porta il suo nome (Torrione di Galasso o degli Spagnoli).

Intorno alla metà del 1400 venne sistemato il Portico Lungo e configurata la piazza. Nel 1477 Carpi diventa feudo di Alberto III Pio, una personalità di spicco e di riferimento per la storia carpigiana.

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e… tanti altri…

ALBERO GENEALOGICO DEL CASATO PIO

Manfredo I

Marsilio

Galasso I

Ludoivco Giberto I Jacopo Orsolina Antonio Taddeo

Galasso III Giberto II Alberto II

Alberto I Marco I Galasso II Verde Agnese Nicolò I

Guido Manfredotto

Giberto III

Loovico

Alberto III

Lionello I Marco II

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Alberto III Pio

ALBERTO III PIO

Alberto III Pio nasce il 23 luglio del 1475 da Lionello I e da Caterina Pico, sorella del celeberrimo Giovanni Pico, noto come Pico della Mirandola, ma rimane presto orfano. Alberto diventa in giovane età il signore di Carpi,è uno dei piccoli feudatari confinanti con il ducato di Ferrara e, per tutta la vita, lotta per mantenere il possesso della sua contea. E’ molto diverso dai suoi predecessori e da suo padre Lionello, egli è un umanista, impegnato sempre nella ricerca e divulgazione di opere classiche, e un intellettuale sensibile alla cultura e ai personaggi che l'attraversano, dallo zio materno ad Aldo Manuzio che è il suo maestro, fino a Erasmo da Rotterdam.

Alberto Pio ha come compagno di studi a Ferrara Ludovico Ariosto col quale instaura una stretta amicizia. In gioventù frequenta dotti professori, che in seguito lo onorarono della loro presenza a Carpi, facendo così della città una piccola, ma importante corte rinascimentale. Alberto si dimostra generoso mecenate e stringe rapporti di amicizia (che influenzeranno anche Carpi) con letterati e artisti come Ugo da Carpi (** nota 2), Bramante, Raffaello Peruzzi e la cerchia dei suoi pittori. Il principe trascorre gran parte del suo tempo nella città di Roma come ambasciatore, ma anche da lì non dimenticò mai Carpi,a cui diede un grande sviluppo edilizio ed economico, ristrutturando i vecchi borghi, fortificando le antiche mura e costruendo chiese e conventi: per questo, sotto la signoria di Alberto, Carpi toccò il massimo dello splendore. Paradossalmente, è questa intensa e coraggiosa attività diplomatica tra Roma e Parigi che, con gli anni, crea situazioni di conflitto e fa perdere al principe il dominio su Carpi. Nel 1519, infatti, iniziano i primi problemi per Alberto. Sale al trono imperiale Carlo V (che aveva scarsa stima per il signore di Carpi) e nel 1521 papa Leone X e l'imperatore si alleano contro i Francesi, mentre Alberto non prende una posizione definitiva. L'anno seguente si presentano a Carpi truppe francesi e spagnole, cui fu consentito l'accesso per evitare devastazioni nel principato e questioni politiche. A questo punto Alberto è ad un bivio e sceglie la parte francese. Nel 1522, mentre egli è a Roma con l'incarico di ambasciatore del re di Francia Francesco I, Carpi è occupata da una squadriglia di soldati spagnoli, che si insediano nel castello.

A seguito di varie battaglie ne approfitta Alfonso d'Este, che chiede e ottiene dall'imperatore Carlo V l'investitura dell'intero possedimento dei Pio. Alberto III, persa ogni speranza su Carpi, dopo aver partecipato alla difesa di Roma durante il sacco dei Lanzichenecchi nel 1527, si reca, in qualità di

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Castello dei Pio

ambasciatore del papa Clemente III,a Parigi, dove si dedicò agli studi teologici, scrivendo numerosissime opere in polemica con Erasmo da Rotterdam. Nella stessa città, nel gennaio del 1531, Alberto muore. E’ sepolto nella chiesa parigina dei Minori Osservanti e il monumento sepolcrale lo ritrae in abiti di un guerriero romano, nonostante questo principe abbia diviso il suo tempo tra lo studio e l’esercizio della diplomazia.

La Signoria di Alberto Pio, per Carpi, significò uno sviluppo demografico ed edile, perché vennero edificate splendide chiese, adornate con opere pittoriche e sculture di notevole valore artistico, vennero rafforzati i bastioni di protezione e le borgate vennero risanate da efficienti sistemi di fognatura. Carpi divenne anche un importante centro culturale perché sorsero anche stamperie e biblioteche.

I principali monumenti voluti da Alberto III

Piazza dei Martiri Con i suoi oltre 200 metri di lunghezza, il rinascimentale Borgogioioso è una delle più grandi piazze d’Italia. Da cinquecento anni rappresenta il centro politico, religioso e amministrativo di Carpi.

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Portico del mercato del grano

Fu una delle prime edificazioni fatte da Alberto III Pio e venne eretta nel primo decennio del 1500, probabilmente su progetto di Baldassarre Peruzzi, architetto che si occupò anche costruzione del Duomo.

Basilica dell’ Assunta

La costruzione venne iniziata nel 1515 per iniziativa di Alberto III Pio, che voleva costruire “un tempio degno di Roma” e ripresa a più fasi tra il 1600 e il 1800. La cupola fu innalzata nella seconda metà del 1700. All’interno, sono opere importanti la statua in legno policromo della “Madonna Assunta” di Gaspare Cibelli (sec. XVI ) donata dallo stesso Alberto e la tela “ San Carlo Borromeo che libera un ossesso” di Sante Peranda (1612).

Piazzale re Astolfo

Originario fulcro della “cittadella” medievale, fu denominato anche “Piazza del giuoco calcio” a partire dal XVII secolo, per l’abitudine di adibirlo a questo divertimento popolare. A occidente è delimitato dalla facciata del Palazzo Pio. Ad est si trova la chiesa di Santa Maria in Castello e il quattrocentesco palazzo di Castelvecchio.

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Chiesa e convento di San Nicolò

Costruito tra il 1493 e il 1520 per volere di Alberto III Pio, la facciata in cotto presenta un porticato che conduce al vicino convento francescano. La chiesa, in origine a pianta centrale, fu modificata con l’aggiunta delle navate attribuibili al progetto di Baldassarre Peruzzi. Alberto teneva particolarmente a questo edificio che nel 1521 ospitò il Capitolo generale dei Frati minori a cui partecipò, come ambasciatore di Firenze, anche Nicolò

Machiavelli. All’interno si possono osservare due tavole di notevole interesse di Bernardino Loschi e i paliotti in scagliola.

Chiesa di San Francesco d’Assisi La primitiva chiesa risale al 1248; l’edificio venne completamente ricostruito nelle attuali forme nel 1681, ma rimase incompiuto nella facciata. Il campanile venne eretto nel 1689 sul luogo dell’antica chiesetta di Santa Maria della Rosa o “Rotonda” che fu completamente demolita.

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ARTE E ARCHITETTURA DEL PALAZZO DEI PIO

A CARPI

Il complesso del Palazzo dei Pio, che sembra unitario nella veduta dalla Piazza dei Martiri, è in realtà frutto dell’unione di edifici differenti per tipologia, datazione e funzione. La costruzione, le modifiche e le integrazioni di queste strutture con le relative decorazioni sono avvenute tra l’XI e il XVIII secolo. Purtroppo sono andate perdute le prime architetture e oggi la parte esistente più antica dell’edificio è la Torre del Passerino, databile al 1320 circa. Dall'Uccelliera

al Torrione, dalla facciata alla Rocca Vecchia, ecco a voi tutto sul palazzo dei Pio a Carpi.

Uccelliera

L’angolo nord ovest della facciata del palazzo sulla piazza è segnata dalla presenza caratterizzante della torretta dell’Uccelliera. Il basso edificio rotondo costruito nel 1480 aveva originariamente funzione di torretta angolare intorno a cui girava il canale. All’inizio del Cinquecento fu trasformata da Alberto III Pio in ninfeo con retrostante giardino segreto e con una voliera sul tetto per la sua collezione di uccelli rari, da cui il nome di Uccelliera. Un’altra strana torretta esisteva nell’angolo meridionale delle mura che guardano la piazza, ma fu distrutta nel Settecento per costruire Palazzo Scacchetti, ora sede del Municipio.

Veduta di P.zza Martiri, a sx il Portico Lungo o BorgoGioioso, a dx il Castello dei Pio, sullo sfondo il Duomo.

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Facciata

Il corpo centrale dell’edificio sulla piazza è occupato dalla maestosa Facciata rinascimentale, abbellita dalla presenza di finestre e nicchie dove si trovavano affreschi di vari colori con ritratti di antichi imperatori romani in rilievo. Sono evidenti nell’architettura gli influssi dei modelli classici di derivazione romana, portati a Carpi dall’architetto senese Baldassarre Peruzzi. In realtà la facciata rinascimentale sull’antico Borgogioioso terminava all’altezza del grande pinnacolo angolare merlato, tuttora esistente, che si trovava alla sinistra della Torre dell’Orologio. La facciata era collegata

all’Uccelliera a nord e al Torrione a sud da una muraglia, quanto rimaneva dell’antico muro che stava sul perimetro del Castello. Tra 1582 e 1589 il corpo centrale fu ampliato verso nord, mantenendo e completando l’aspetto rinascimentale dell’edificio, con l’aggiunta di un’intera ala che collegava la parte cinquecentesca alla più antica torre del Passerino, a dare l’idea di un unico complesso. A sud, nel 1779, fu alzata di un piano l’ala bassa che congiungeva il Torrione degli Spagnoli alla parte centrale del palazzo, per trovare una sede temporanea per l’abitazione del vescovo di Carpi, in attesa della costruzione del Palazzo accanto al Duomo.

Torre dell'orologio

Il centro della facciata, dove in antico era collocato il rivellino (fortificazione eretta davanti alle porte delle fortezze medievali per proteggerle da attacchi nemici), è marcato dalla presenza della Torre dell’Orologio, che costituisce l’ingresso principale al Palazzo dei Pio. La costruzione della torre iniziò nel 1577 e, dopo un parziale crollo nel 1597, l’edificio fu ricostruito nelle attuali forme tra 1625 e 1637 su progetto di Guido Fassi.

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Torrione degli Spagnoli o di Galasso

L’elemento più imponente del lato ovest del Palazzo dei Pio è il Torrione degli Spagnoli o di Galasso che ora chiude il complesso monumentale verso sud. L’edificio, costruito tra 1440 e 1450 unendo due precedenti torri, si presenta come un ampio torrione a forma rettangolare dalla caratteristica struttura verticale, articolato su più piani con stanze dalle volte a crociera, sontuosamente affrescate. Alcuni

altissimi pinnacoli che si alzano dalla linea del tetto sottolineano ancor oggi lo slancio dell’edificio. Di particolare interesse sono gli affreschi a piano terra, attribuibili a pittore di scuola ferrarese della metà del Quattrocento, e le decorazioni nelle sale al primo piano, in particolare uno stemma dei Pio di Savoia, della medesima epoca, notevole per fattura e qualità artistica. Il Torrione è l’unica parte del complesso del Palazzo dei Pio di proprietà dello Stato, mentre il resto è del Comune di Carpi.

Cortile d'onore

Dall’entrata della torre dell’Orologio, si accede al maestoso Cortile d’onore, di oltre 900 metri quadrati di superficie. L’inserimento del cortile d’onore al centro del complesso residenziale dei Pio è l’elemento fondamentale che nel primo decennio del Cinquecento (tra 1504 e 1511), per volontà di Alberto III Pio, dà una nuova immagine al palazzo. Infatti non serve solo come punto di snodo tra le diverse parti dell’edificio (a nord gli

appartamenti, a sud una zona di rappresentanza e oltre il Torrione di Galasso) e tra la nuova piazza e l’antico centro medievale, ma anche come primo luogo di rappresentanza per chi accede al palazzo. Il cortile, costituito da una piazzetta con colonne in marmo che formano un portico ad arcate, rappresenta una delle più belle realizzazioni rinascimentali a Carpi. Rimasto incompiuto nell’apparato ornamentale, fu integrato e concluso fra 1875 e 1876 da Achille Sammarini. A nord del cortile si apre un’ulteriore corte, più piccola, denominata cortiletto del Passerino, creatasi probabilmente dopo la costruzione del cortile d’onore e la demolizione di altre strutture architettoniche precedenti.

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Torre del Passerino o Bonaccolsi Spicca nella piccola corte a nord del Cortile d'onore la Torre del Passerino o Bonaccolsi, che costituisce l’edificio più antico attualmente esistente nel

complesso dei palazzi. La struttura architettonica è caratterizzata dalle tipiche merlature ghibelline (rifatte intorno al 1820, dopo la distruzione di quelle antiche), che dimostrano l’originaria funzione strettamente difensiva dell’edificio e, come molte torri di avvistamento, è orientata precisamente secondo i quattro punti cardinali. È alta circa trenta metri ed è

suddivisa in cinque piani che originariamente dovevano essere comunicanti; nel XV secolo la stanza al primo piano fu inglobata nell’appartamento nobile (la Sala della Dama) e ne vennero affrescate le pareti. Parzialmente adibita a deposito di granaglie a inizio Ottocento, con la distruzione di alcune delle volte originarie, fu recuperata poco dopo con ampi rifacimenti.

Palazzolo o corridoio

Sul lato est del cortile d’onore, verso piazzale Re Astolfo, è rimasta parte dell’area del palazzo denominata in antico Palazzolo o Corridoio. Questa struttura, che collegava la Rocca Nuova a nord con la Rocca Vecchia a sud, era costituita da un ampio e alto porticato che si apriva sui giardini del palazzo, sull’attuale piazzale Re Astolfo. A questo edificio appartengono due spesse colonne cilindriche che reggono volte a crociera, collocate in un vano adiacente alla cosiddetta Sala ex Poste, in cui è stato rinvenuto un affresco databile alla seconda metà del Quattrocento raffigurante un guerriero in veste di “sentinella del palazzo”. In epoca estense vennero qui sistemate le scuderie, mentre l’attuale decorazione in stucco liberty della sala fu realizzata in occasione dell’apertura dell’ufficio postale nel 1911. Anticamente la zona costituiva l’accesso sul lato orientale agli appartamenti della Rocca Nuova, in prossimità dello scaloncino che conduce all’appartamento inferiore e quindi al piano nobile, al sottotetto e all’appartamento.

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Sottotetto

Il livello del sottotetto, dove è allestito il Museo della città, non è caratterizzato da strutture architettoniche di particolare pregio, come si addice ad ambienti di servizio quali erano quelli in origine. Accanto a questi due ambienti, nella torre del Passerino, si trova la Sala delle Carceri, che riporta sulle pareti e sul pavimento scritte graffite dei prigionieri che lì passavano la detenzione. A sud della sopraloggia, si aprono poi una serie di vani di sottotetto che sormontano gli ambienti del piano nobile a meridione del cortile che, date le decorazioni e la posizione, dovevano avere funzioni di rappresentanza.

Rocca vecchia

La parte sud est del complesso del Palazzo dei Pio è occupata dalla cosiddetta Rocca Vecchia. Così come la vediamo ora, fu costruita intorno alla fine del Quattrocento. Il nome fa tuttavia riferito a un edificio più antico che si doveva trovare lì, forse una precedente rocca, di cui rimangono solo le tracce, benché modificate nei secoli successivi. Sulla facciata orientale infatti sono ben visibili decorazioni esterne e soprattutto i rilievi degli antichi merli di un edificio che doveva avere una qualche funzione difensiva. All’interno della rocca, sede dell’Archivio Storico Comunale, è presente la cosiddetta Sala dei Cimieri, caratterizzata da una bella decorazione ad affresco quattrocentesca con giganteschi cimieri e un bel fregio a motivi vegetali con pigne dorate, simbolo dei Pio.

Rocca Nuova

Malgrado il nome, la Rocca Nuova costituisce o meglio ingloba il nucleo originario (XII secolo) del complesso del Palazzo dei Pio, ora non più esistente,ma in parte leggibile nella struttura architettonica. Su questa struttura si insediò poi, nella seconda metà del Trecento, Giberto Pio I con la sua rocca, che fu poi inclusa in un rifacimento successivo attualmente visibile - la Rocca Nuova- databile verso gli anni Settanta del Quattrocento. Questa è l’area residenziale di maggior prestigio del Palazzo dei Pio, con i due appartamenti voluti da Alberto III e collocati al piano ammezzato e al primo.

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GLI APPARTAMENTI DI ALBERTO III PIO

Negli appartamenti di Alberto III Pio ci sono tante sale importanti. Attraverso lo scalone cinquecentesco posto sul lato meridionale del cortile d’onore, si raggiunge il porticato al primo piano da cui si accede alla SALA DEI MORI che costituisce il primo ambiente degli appartamenti rinascimentali. Questo salone è noto come “Sala Magna superiore” e fu

denominata “Sala dei Mori” nel settecento in concomitanza con la nascita, a Carpi, di un’attività industriale di produzione della seta, dal momento che il termine moro indica il gelso.

Sulla parete meridionale della sala dei Mori si accede alla CAPPELLA DEI PIO, un ambiente di piccole dimensioni, tutto affrescato da Bernardino Loschi. I dipinti risalgono al 1511 e particolarmente interessante, anche per motivi storici, è il ritratto del principe Alberto III insieme al fratello Leonello.

Attraverso uno spazio vuoto ricavato dall’ originario muro esterno della Torre del Passerino, si accede alla STANZA DELLA DAMA che ha sulle pareti opere del quindicesimo secolo in cui sono rappresentate immagini di una dama a cavallo. Nella stanza sono esposti anche alcuni affreschi strappati da palazzi e chiese della città. Una di queste opere è “ IL cerbiatto tra i fiori” rimosso dal muro meridionale della Torre degli Spagnoli.

Salone dei Mori

Cappella dei Pio

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Sala Ornata, soffitto (sec.XVI)

Sala dei Tionfi (XV-XVI sec.)

Tornando nella Rocca nuova si arriva alla STANZA DEL PRINCIPE che è detta anche “ornata“ e presenta alle pareti un loggiato architettonico con archi opera di Bernardino Loschi. Interessante è il soffitto ligneo che, come si vede dalla foto, è decorato con lo stemma del casato dei Pio e con le imprese di Alberto III.

Proseguendo nella vista entriamo nella STANZA DELL’ AMORE che è stata chiamata così perché le decorazioni fanno riferimento a storie medievali sull’Amore. In questa stanza sono dipinte anche le imprese di Alberto III Pio.

L’ambiente più suggestivo è LA STANZA DEI TRIONFI che raffigura il tema dei trionfi cioè immagini allegoriche della Fama, dell’Eternità, della Morte, dell’Amore e del Tempo in trionfo secondo la tradizione dell’antica Roma. Nella scelta del soggetto è ipotizzabile un riferimento all’ opera omonima di Francesco Petrarca, che soggiornò anche Carpi, come testimoniano alcuni documenti. Alberto III è presente nell’affresco che tratta il Trionfo della

Fama.

Particolare del camino scolpito nella stanza dell’Amore: stemma di famiglia che include la Croce dei Savoia, privilegio accordato ai Pio nel 1450

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Sala delle muse affreschi con il Pegaso al centro della volta (XVI sec.)

L’ambiente nell’estremo angolo nord-ovest è ricordato come lo STUDIO DEL PRINCIPE i cui lavori di restauro hanno dimostrato che la parete sinistra era inizialmente l’antica facciata esterna della rocca. Questo ambiente doveva essere direttamente collegato al piano inferiore dov’è stata rinvenuta una scala a chiocciola. Proseguendo nella visita arriviamo nella SALA DEI GIGLI che ha le pareti decorate. Le lunette della parete superiore presentano uno sfondo azzurro con delle strisce bianche, una serie di figure mitologiche, come in

questo caso, e medaglioni raffiguranti stemmi o grandi imprese.

Dalla sala dei Mori si apre un vasto ambiente, LA SALA DELLE MUSE, dove sono rappresentate imprese che risultano tipiche del Cinquecento. La decorazione è caratterizzata da figure mitologiche, come le Muse, che accompagnavano Apollo nel mondo degli Dei. Queste divinità rappresentano un’interessante espressione umanistica rinascimentale diffusa a Carpi da Aldo Manuzio, uno deI precettori di Alberto III.

Particolare di una lunetta della parete superiore

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NOTE

*(nota n.1, pag. 4) Classe: latifoglie Famiglia: Corylaceae Specie: Ostrya Carpinifolia Scop NomeVolgare: carpine Il Carpine è un albero di notevoli dimensioni che può raggiungere i 20 m, la corteccia è di colore grigio, le foglie caduche sono semplici, a margine seghettato, di colore scuro specialmente nella pagina inferiore.

Il carpine è una specie monoica (una specie è monoica se una singola pianta porta sia i fiori unisessuali maschili che femminili) con fiori maschili di colore giallo verdastro, quelli femminili sono poco vistosi. Il frutto è un piccolo achenio, portato da infruttescenze ovali pendenti. Il carpine è una pianta resistente alla siccità e dotata di ottima adattabilità alle diverse condizioni del suolo. Il legno trova impiego soprattutto come combustibile, sia direttamente come legna da ardere che come carbone vegetale. Fiori Carpine

**(nota 2, pag. 10)

Ugo da Carpi

Ugo da Carpi (1480 - 1530) fu un incisore di grande talento perché è il primo in Italia a utilizzare la tecnica della xilografia. Nel 1516 ottiene dal Senato della Repubblica di Venezia il privilegio di vedere riconosciuta la propria arte da un brevetto che due anni dopo gli sarà concesso anche da papa Leone X. Ugo ebbe una notevole importanza nell’arte rinascimentale e a Carpi fece parte della cerchia di artisti di rilievo che collaborarono con Bernardino Loschi e che trovarono nel palazzo, durante il

governo di Alberto III, un favorevole ambiente culturale. Ugo collaborò con i principali pittori italiani del

suo tempo: a Venezia con Tiziano e, dopo il trasferimento a Roma nel 1518, con Raffaello e Parmigianino.

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Bibliografia AA.VV., Il Palazzo dei Pio, Mondadori, Milano AA.VV., Quadri Rinomatissimi, Artioli Editori, Modena Cassoli M., Carpi. Gli Uomini e le opere nel tempo, Il Portico, Carpi Ghiotto E., Una città dal feudo alla Signoria, Editrice R.A.D.A.R., Padova Guide Artistiche Electa, Il Palazzo dei Pio a Carpi, Electa, Milano www.carpidiem.it/cartoline