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C’era una volta... di Alessandra Guccione Disegni: Carola Sciarrino

C'era Una Volta - ALESSANDRA GUCCIONE

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YEAR: FOURMONTH: FebruaryLANGUAGE: ITALIAN.This is the CEI (Centro Educativo Ignaziano) High School's newspaper, inside we can find everything from videogames to legends, from music to sports and events, all made by teenagers for teenagers (and some teacher).Enjoy!Graphic and Editing: Federica BalistreriCover: Oscar Lo Piccolo

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C’era una volta...

di Alessandra Guccione

Disegni: Carola Sciarrino

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La stanzetta era di modeste dimensio-ni, decorata con colori vivaci e allo stesso tempo rilassanti. Tutto, dalla moquette indaco alla carta da parati

con le barchette, ne palesava l’appartenenza. «Raccontami ancora dello gnomo!» implorò il bimbo; la nonna si accinse a leggere, tra un sospiro e una risata. «Era basso e cicciottello, con una folta barba e il naso a patata. Indossava una casacca ros-sa tutta rattoppata e un cappello a punta co-

lor caffè. Aveva l’aria burbera e diffidente: non faceva altro che scagliare sguardi torvi da sotto le sopracciglia arruffa-te». «E il folletto, voglio sentire di nuovo del folletto!»«Era alto più o meno quanto una bottiglia – la sovrastava di appena qualche centimetro – e aveva il viso appuntito, i capelli spettinati di un acceso color scarlatto; sotto il picco-lo nasino a punta, cosparso di lentiggini, faceva capolino un ghigno impertinente e i suoi vispi occhietti color castagna lanciavano sguardi curiosi in giro».

«Ooooh! Adesso, invece...» «Basta! È il momento di an-dare a letto» intimò l’anziana donna. Chiuse delicatamente un grosso e consunto libro rilegato in pelle, dall’aspetto

piuttosto vecchio, che teneva fra le mani.«Un’altra storia, nonnina, per favore!» Il bambino non mollava.«Ma te ne ho già raccontate tre, tesoro, a cena» sorrise la nonna. «Marcus, andiamo! Vai a lavarti i denti!» gridò la mamma dal corridoio. «Solo un’altra piccola storia, dai! Ti prego, ti prego, ti preeegoo...!» «Marcus» abbaiò la madre. «Fila a lavarti i denti!»«Dai, zuccherino, in bagno» lo esortò la nonna, gentilmente. «Vado solo se prometti che poi mi racconti una storia» s’impuntò il bambino, in-crociando le braccia e mettendo il broncio. Era molto chiaro che non si sarebbe arreso con facilità. «Promesso» disse lei. Marcus saettò in bagno più veloce di un fulmine, per tornare cinque minuti dopo con le labbra tutte sporche di dentifricio e il pigiama infilato al contrario. La nonna gli lavò pazientemente la faccia e lo rimandò in bagno a gi-

rarsi il pigiama. Quando fu in ordine, spense la luce del lampadario, lascian-do soltanto il bagliore di un lume sul comodino, prese posto su una sedia a dondolo nell’angolo della cameretta e riaprì il libro, sempre con estrema delicatezza. «Su, a cuccia!» ordinò, in-dicando il letto; Marcus schizzò sotto le coperte in un lampo. «Dai, storia!» pregò il bambino, sgranando gli oc-chioni azzurri. Un paio di rughe incre-sparono lo sguardo vispo dell’anziana signora; Marcus tese il collo verso di lei, gli occhi accesi e la schiena drit-ta, in posizione d’ascolto. La donna accarezzò piano il bordo del volume, come se si trattasse di un suo vecchio amico, e incominciò a narrare, mentre l’espressione del piccolo s’illuminava. «C’era una volta un luogo incantato, popolato dalle più curiose creature. Gli uomini convivevano in pace e se-renità con “il Piccolo Popolo”, come lo chiamavano per via delle dimensioni dei suoi abitanti, e quest’ultimo non negava mai il suo aiuto ai mortali. A quei tempi non c’era da stupirsi se vi foste imbattuti in una minuscola fata o in un dispettoso folletto o se, pas-seggiando lungo la riva di un lago, aveste visto spuntare dall’acqua una leggiadra ninfa o un’ammaliante si-rena. Ma un giorno Furia, una don-na malvagia, volle possedere i poteri degli esseri incantati, così li catturò e tentò invano di rubare loro la magia. Solo le fate della notte, che erano cat-tive quanto lei, trovarono un modo per accontentarla: le diedero un po’

della loro polvere magica, così che lei potesse compiere tutti i sortilegi che voleva. Tuttavia, la donna non era ancora soddisfatta, poiché ave-va bisogno delle fate per eseguire gli incantesimi. Allora lanciò una maledizione su tutti gli altri uo-mini, inducendoli a scatenare una guerra, perché voleva costringere il Piccolo Popolo a darle la magia in cambio della libertà. Solo pochi mortali dal cuore puro si opposero a Furia, e prodigiosamente la ma-gia crebbe dentro di loro. Gli altri uomini ne ebbero paura, e non ci fu più bisogno del sortilegio della donna per convincerli ad aggredi-re il Piccolo Popolo, che si vide co-stretto a fuggire. Crearono dunque uno sbarramento che separasse i due mondi. Il mondo del Piccolo Popolo prese il nome di Immagi-nazione, mentre quello degli uma-ni fu chiamato Realtà. Sfortunata-mente Furia, aiutata dalle fate della notte, riuscì a oltrepassare la bar-riera. Il Piccolo Popolo non trovò un sistema per riportarla nel mon-do degli uomini e impedirle di ri-tornare, così fecero in modo che non fosse in grado di uscire e la confinarono in un luogo chiamato regno della Notte. Dopo qualche generazione, gli uomini si convin-sero che la magia era solo leggenda e non ebbero mai più contatti con il mondo incantato. Purtroppo, le fate avevano bisogno che gli uomi-ni credessero in loro per esistere, così assunsero sembianze di farfal-

le e andarono in Realtà. Gli uomini credettero all’esistenza delle farfalle e, anche se non conoscevano la loro vera natura, questo bastò a tenere in vita le fate. Da allora, le fate assunsero le loro sembianze originali solo quando si trovavano al sicuro en-tro i confini di Immaginazione e non si mostrarono mai più a un mortale, se non a quelli che erano rimasti loro fedeli, tanto che avevano misteriosamente ricevuto la magia. Questi uomini furono chiamati maghi e streghe, e anche i loro discendenti ereditarono i poteri.» Terminato il racconto, la nonna sigillò nuovamente il libro con accortezza. Nei suoi occhi si poteva leggere una sorta di malinconia. «Ora, devi proprio riposare» disse a Marcus, che questa volta si lasciò convincere senza proteste. L’anziana signora si alzò con una certa difficoltà, poi rimboccò le coperte al nipote, gli sprimacciò

ben bene il cuscino e andò a spegnere la lampada. La stan-za era rischiarata soltanto dal lieve riverbero dei fasci luna-ri. Marcus si girò su un fianco, sbadigliando. Mentre la non-na posava lievemente il bacio della buonanotte sulla fronte del bambino, oltre il vetro del-la finestra, al di là della brina, sul davanzale si posò con de-licatezza una farfalla dalle va-riopinte ali.