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FONDAZIONE ISTITUTO MORCELLIANO ARTICOLI PUBBLICATI DA ENZO MARAGUCCI SU CHIARI BLOG

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Gli articoli di Enzo Maragucci pubblicati su Chiari Blog a propostito della Fondazione Istituto Morcelliano

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FONDAZIONE

ISTITUTO MORCELLIANO

ARTICOLI PUBBLICATI

DA ENZO MARAGUCCI SU

CHIARI BLOG

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LUNEDÌ 29 NOVEMBRE 2010

Fondazione Morcelliana: una gallina da spennare

“Il pensiero del Morcelli può essere interpretato in cento modi, ma è molto chiaro: questo patrimonio deve andare a finire metà di qua e metà di là” (Consiglio Comunale 12.07.2010) “Si tratta di far pervenire al Comune, attraverso una donazione, una parte del patrimonio della Fondazione da investire nella realizzazione del Polo scolastico di via Roccafranca...un lavoro di 6 o 7 milioni...”(Giornale di Brescia 20.11.2010) Con la brutalità di linguaggio che gli è tipica, il Sindaco esprime, con queste dichiarazioni, il chiaro obiettivo dell’Amministrazione Comunale: rinunciare a un suo rappresentante in seno alla Fondazione “Istituto Morcelliano” per avere in cambio la metà del patrimonio dello storico ente. Eliminati tutti i fronzoli e le libere interpretazioni di ciascuno, l’affare della modifica dello Statuto della Morcelliana si riduce a questo: una separazione consensuale fra Parrocchia e Comune, con conseguente, profumata liquidazione di quest’ultimo. Una vera manna dal cielo. Tutto il parlare sulla necessità di “ampliare le possibilità operative dell’Ente”, sulla “conversione e valorizzazione del suo patrimonio”, sono espedienti dialettici utilizzati per giustificare un’operazione altrimenti ingiustificabile. Occorreva tutta la caparbietà di Beppe Ramera per portare la questione alla luce del sole. Fosse dipeso dal Sindaco e dal Parroco, la cosa sarebbe rimasta nel riserbo delle “segrete stanze”, come fosse cosa privata. Ma la cosa privata non è, perchè la Fondazione, istituita quasi due secoli fa dall’Abate Stefano Antonio Morcelli, è un patrimonio della città di Chiari e il Prevosto e il Sindaco non possono disporne a loro piacimento. Non possono. Nessuno comunque ha ancora spiegato come si possa valorizzare un patrimonio cedendone ad altri la metà. Evidentemente la finanza creativa ha trovato nuovi adepti anche sulle rive della Castrina e quello che ai comuni mortali appare evidente, per certi soloni evidente non è. Bisogna dirlo chiaro e forte: dopo questa operazione l’Istituto Morcelliano varrà, in termini patrimoniali, la metà e nessun illuminato argomento potrà cambiare questa semplice e lapalissiana verità. Si voleva valorizzare il patrimonio? Bene, che necessità c’era di cambiare lo Statuto? Che problema creavano le norme in vigore sino all’altro ieri? Nessuno.

il sen. Sindaco Sandro Mazzatorta

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La modifica dello Statuto è invece funzionale a questa Amministrazione Comunale per reperire i fondi necessari alla realizzazione di un nuovo Polo scolastico. Dopo aver buttato 9 e più milioni nella realizzazione di un numero indefinito di rotonde già sfasciate, dopo aver speso 6 milioni e mezzo per tirare su un inutile Museo della Città, dopo aver sperperato una montagna di soldi in consulenze che nulla hanno dato alla città, per non parlare dei soldi dati ad Eleca e spesi nel fantomatico Polo della Cultura, oggi questa Amministrazione si trova alla canna del gas. Cerca disperatamente di reperire fondi per fare qualcosa e mettere mano alle scuole che di questo passo cadranno a pezzi. Il Patrimonio Comunale è stato ampiamente venduto, dissipando in breve tempo quello che era stato messo da parte in lunghi anni da coloro che l’avevano preceduta. Oggi si tenta di vendere in tutti i modi anche quel poco che rimane (vedi l'ennesima asta deserta per la vendita scontata dell'area di via Ricci). L’indebitamento è stato portato alle stelle e accedere a nuovi mutui è diventato complicato. Dove trovare soldi, dove mettere le mani? Rimangono i gioielli di famiglia, quelli che si portano al banco dei pegni quando la situazione è disperata, quelli che ci hanno lasciato i padri dei nostri padri dei nostri padri, testimonianza di una società lungimirante e solidale: le Fondazioni. Gli occhi avidi del Sindaco e della sua Giunta guardano, sospirando, questi gioielli posti nel cassetto. Perchè lasciarli lì quando “abbiamo bisogno di tante cose”, perchè non mettere in movimento questo “patrimonio immobiliare sterminato”? E così queste gloriose Istituzioni che hanno attraversato i secoli, passando indenni attraverso guerre, rivoluzioni e rivolgimenti politici e sociali, vengono oggi saccheggiate nei loro patrimoni per mettere le pezze a una politica scellerata che ha fatto dello spreco del denaro pubblico il proprio indirizzo. Dispiace che la Parrocchia voglia assecondare questo cammino, soggiacendo a strategie persuasive di personaggi il cui unico scopo è quello di fare cassa. Politiche giovanili, minori in difficoltà, situazioni di disagio, sono questioni che neppure vengono prese in considerazione da costoro. Qui si parla solo ed esclusivamente di soldi : “metà di qua e metà di là”.

Istituto Morcelliano

Restringere poi la propria azione a un recinto più esclusivo e “un po’ più povero”, sembrerebbe quasi tradire le indicazioni dell’Abate Morcelli che ha indicato nei massimi rappresentati della città (quello civile e quello religioso) i responsabili della cura dei giovani, in particolare quelli in difficoltà. Col nuovo Statuto questa sinergia rischia di terminare. Il Comune continua a ritrarsi da una responsabilità che gli è propria, delegando alla Parrocchia e alle persone che gestiscono la Fondazione e i Centri di Aggregazione Giovanile il compito di seguire il delicato settore delle politiche sociali rivolte ai giovani. Affermare che il vecchio Statuto fosse un ostacolo allo svolgimento di quelle attività necessarie per mettere la Fondazione al passo con i tempi e in grado di valorizzare il proprio patrimonio è contraddire quello che è stato fatto negli ultimi anni e di cui giustamente ci si compiace. Il vecchio Statuto considerava la possibilità di svolgere “attività accessorie” in quanto “integrative allo scopo istituzionale”. Questo ha consentito di organizzare da parte dei bracci operativi della Fondazione (i Cag) “concerti, manifestazioni sportive o culturali” e tutte quelle attività aggregative che, in quanto rivolte ai giovani, ne possono prevenire il disagio. Questo ha consentito ai rappresentanti della Fondazione di ideare nuove soluzioni per valorizzarne il patrimonio (vedi campo fotovoltaico). Non sembra che su questo siano mai stati sollevati problemi o obiezioni insormontabili. La modifica dell’art. 3 dello Statuto, nella parte in cui prevede la “cessione senza corrispettivo di parte del patrimonio attraverso donazione modale o datio ob causam” “ad altre organizzazioni e/o enti pubblici” “al fine di garantire il raggiungimento dei propri fini statutari” si pone in conflitto con l’art. 4 dove sta scritto che “il patrimonio della Fondazione è costituito dai beni immobili destinati a sede degli uffici... e dagli altri beni immobili e mobili inventariati, già ricevuti o di futura acquisizione attraverso eredità, lasciti e donazioni o per effetto di trasformazioni patrimoniali, destinati alla produzione di redditi da impiegare per il raggiungimento dei fini istituzionali.” Se ciò non bastasse, viene ribadito che la

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“Fondazione ritrae i mezzi necessari per l’esercizio della sua attività istituzionale: a) dal reddito del proprio patrimonio mobiliare e immobiliare” come sopra pervenuto “b) da rette, tariffe e contributi versati da enti pubblici in genere, nonchè da soggetti privati; c) da ogni altra rendita o entrata non destinata ad incremento patrimoniale, ma al finanziamento dell’attività.” Mi pare evidente che i padri fondatori si siano massimamente preoccupati di salvaguardare l’integrità del patrimonio in quanto solo un patrimonio integro, ben conservato e, se possibile, incrementato, può consentire il raggiungimento dei fini istituzionali. Questo è stato fatto per quasi duecento anni. Sarebbe una bestemmia se oggi, di fronte alle assurde pretese di chi non ha saputo neppure tutelare il patrimonio appartenente alla città di Chiari, si contravvenisse platealmente a questa precisa e ineludibile prescrizione. Le Fondazioni non sono galline da spennare. Sono il prezioso lascito dei nostri padri che noi abbiamo ricevuto e che abbiamo il dovere di trasmettere alle future generazioni.

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GIOVEDÌ 2 DICEMBRE 2010

Morcelliana: un ripensamento è possibile Nelle fondazioni c’è un patrimonio immobiliare sterminato”, talmente sterminato “che è meglio non saperlo, perchè in questo Comune abbiamo bisogno di tante cose e non abbiamo voluto mettere le mani nelle tasche dei cittadini...”.

Chiari - Istituto Morcelliano

Certo, il Sindaco non vuole mettere le mani nelle tasche dei cittadini, ma non ci penserà due volte se quelle stesse mani riuscirà a metterle sui “patrimoni” che i cittadini hanno costituito nel corso dei decenni. Come detto varie volte su questo blog, questa Amministrazione ha venduto quasi tutto il patrimonio di proprietà del Comune. Ora, non avendo altri cespiti da vendere (l’area di via Ricci vedrete prima o poi riusciranno a svenderla) stanno indirizzando le loro mire allo “sterminato” patrimonio immobiliare delle Fondazioni. Se riusciranno a mettere le mani su questo prezioso tesoretto, allora tutti i problemi che affliggono questa Giunta e che derivano in gran parte dalla sua politica dissennata, verranno di colpo risolti. Hanno incominciato con la Saturno Corradini (Fondazione azzerata, patrimonio incamerato), ora vogliono proseguire con la Morcelliana.

Mons.Verzeletti e Don Boscaglia

L’operazione passa attraverso un accordo raggiunto con il Prevosto Mons. Rosario Verzeletti e con il Presidente della Fondazione don Alberto Boscaglia. L’accordo prevede una separazione consensuale che conferisce al Comune metà del patrimonio della Fondazione, a fronte della rinuncia da parte del Comune del suo rappresentante in seno alla Fondazione. Come ha detto il Sindaco in una recente seduta del Consiglio Comunale, il patrimonio deve finire “metà di qua e metà di là” . Per fare questo si modificano alcuni articoli dello Statuto, inserendo fra gli scopi istituzionali della Fondazione la formazione e l’istruzione dei minori e prevedendo la cessione, senza corrispettivo, di parte del patrimonio ad altri enti al fine di attuare le finalità statutarie. Lasciamo stare per un momento le polemiche scaturite dall’azzaramento del vecchio CdA e dalla nomina di uno nuovo, più propenso a votare la nuova versione dello Statuto. Limitiamoci allo stato dell’arte.

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Il sen.Sindaco Sandro Mazzatorta

Il Sindaco ha affermato di aver agito in perfetta sintonia con il parroco di Chiari, seguendo degli indirizzi che condividono. Poichè si tratta di operazione complessa e rilevante dal punto di vista economico, sono stati posti in essere “atti, con i crismi dell’ufficialità, con dietro studi legali che controllano la legittimità, con un controllo preventivo della Regione Lombardia, sentito anche l’organo che controlla queste modifiche statutarie...” Ora, siccome tutto è stato fatto secondo i “crismi”, c’è da supporre che tutto sia stato fatto bene. D’altra parte perchè dubitarne? Anche il nostro Sindaco oltre che essere Senatore è anche avvocato, quindi per lui questo dovrebbe essere pane quotidiano. Com’è che allora quell’insignificante art. 4 dello Statuto, ripreso pari pari dal nuovo, è passato inosservato. A nessuno della Giunta di Chiari o della Regione Lombardia o degli studi legali interpellati o della Parrocchia è venuto in mente di considerare e valutare il significato dell’art. 4 dello Statuto? Peccato! Perchè se l’avessero considerato e valutato avrebbero visto che il vecchio statuto (ma anche quello nuovo) stabilisce che “la Fondazione ritrae i mezzi necessari per l’esercizio della sua attività istituzionale dal reddito del proprio patrimonio immobiliare. Patrimonio immobiliare “costituito da lasciti, donazioni ed eredità...destinati alla produzione di redditi da impegnare per il raggiungimento dei fini istituzionali”. A questo si aggiungono “rette, tariffe e contributi versati da enti pubblici” e ogni altra “rendita o entrata, non destinata ad incremento patrimoniale, ma al funzionamento dell’attività”. Mi pare che ce ne sia abbastanza per decretare che il raggiungimento dei fini istituzionali della Fondazione si attua attraverso l’utilizzo dei “redditi” prodotti dal patrimonio e non dalla cessione di tutto o parte di questo. Inserire in modo surrettizio nell’art. 3 la possibilità di cedere a terzi parte del patrimonio, contraddice alla radice questo concetto, cioè la necessità di mantenere integro il patrimonio dell’ente, utilizzando per i fini istituzionali solo i redditi da esso derivanti. Risulta del tutto evidente che esiste un contrasto insanabile fra la nuova formulazione dell’art. 3 e quanto previsto dall’art. 4 e a nulla servirebbe un’eventuale modifica a posteriori dell’art. 4. Se attuata, si configurerebbe una inaccettabile torsione dell’impianto normativo che regola la Fondazione sin dalle sue origini.

Chiari - Duomo e Torre civica

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Un ripensamento è necessario. Certo non ce lo possiamo aspettare dal nostro Sindaco, animato com’è dall’urgenza di reperire fondi per dare un senso alla sua disastrosa gestione della cosa pubblica. Possiamo invece auspicare che all’interno del mondo cattolico si valutino approfonditamente le implicazioni che una decisione del genere può determinare per la nostra comunità. In particolare al nostro Parroco chiediamo sommessamente un supplemento di verifica; a lui che più di ogni altro conosce i bisogni dei nostri giovani e più di ogni altro può capire lo spirito che ha animato il suo predecessore, l’Abate Stefano Antonio Morcelli, quando quasi due secoli fa, ha deciso di istituire questo fondo per la tutela dei giovani in difficoltà. Oggi a Chiari la Chiesa può aiutare la politica a essere più responsabile. E la prima responsabilità è quella della spesa. Non si aiuta a essere responsabili se si dà la possibilità di saccheggiare i patrimoni delle Fondazioni a proprio piacimento. Le scuole le avremmo potute mettere a posto se, invece di pensare a progetti tanto grandiosi quanto fallimentari, avessimo usato la diligenza del buon padre di famiglia. In politica occorre rigore e misura, mentre oggi vediamo una corte di affaristi che aspetta impaziente di partecipare al banchetto. Fermiamoci prima che sia troppo tardi !

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MARTEDÌ 29 MARZO 2011

Morcelliana: intervista al don

Rosanna Agostini intervista don Alberto Boscaglia

Ho visto con attenzione l’intervista rilasciata da don Alberto Boscaglia a Rosanna Agostini sulla Fondazione Istituto Morcelliano. In premessa voglio dire che il don è presentato dalla giornalista ancora come Presidente della Fondazione, ma nel corso dell’intervista si capisce che egli presidente non lo è più in quanto è stato “costretto” a dimettersi a seguito del parere espresso dall’Asl. A seguito delle sue dimissioni è stato nominato un nuovo Consiglio d’Amministrazione e presidente è stata eletta la signora Nadia Turotti. Si può capire “il desiderio” di rilasciare un’intervista a commento di una gestione durata circa tre anni, ma a noi questo colloquio non è parso affatto un rendiconto da parte di chi si prepara a uscire definitivamente dalla scena, ma la ricapitolazione puntigliosa fatta da un personaggio che si ritiene ancora in grado di influire sui destini dell’Ente. E’ facile prevedere che don Boscaglia, tolto di mezzo l’impedimento statuale della residenza decennale, tornerà ancora a guidare l’istituto, al fine di portare a compimento quei progetti da lui stesso messi in campo. Poichè i tempi burocratici per l’approvazione di un nuovo Statuto possono essere imprevedibili, c’è da scommettere che per i prossimi mesi avremo un “ghost president”, che suggerirà dalle retrovie le cose da fare. Sul contenuto dell’intervista vorremmo fare qualche riflessione. Don Alberto è stato molto puntiglioso nel precisare che le tavole fondative dell’Istituto prevedessero, seppure nei modi adatti al tempo, l’istruzione come una delle finalità dell’ente, ma non cita un passo dove sta scritto che per raggiungere questo scopo l’ente possa cedere parte del proprio patrimonio, seppure con la formula della donazione modale. Su questo punto, che è il punto cruciale di tutta la questione egli ha glissato.

l'intervista a don Alberto Boscaglia

Il patrimonio della Fondazione non è cosa di cui si possa disporre. Non può farlo il Prevosto, non può farlo il Sindaco, non può farlo tanto meno lui. Ammesso e non concesso venga reintegrato nel ruolo, sarà lì per permettere all’ente di raggiungere i fini previsti dallo statuto attraverso le rendite date dal patrimonio. L’art. 4 dell'attuale statuto, ripreso pari pari nella bozza del nuovo, è preciso al riguardo.

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Modificarlo, per adattarlo alle pretese di questa Amministrazione Comunale, costituirebbe, come già detto in passato, una torsione dell’impianto normativo che regola la Fondazione sin dalle sue origini. La stessa giornalista pone la domanda decisiva “non sarebbe una soluzione più logica mantenere la proprietà di quanto viene realizzato, prodotto o costruito, ricevendo un’affitto?” La risposta a questa domanda del tutto logica è debole ed evasiva “Sì, però. Se lo faccio con la Croce Bianca c’è un affitto. D’accordo. Ma supponiamo una scuola. La fondazione la costruisce e cosa fa, chiede un affitto al Comune? Bene. Occorre 1) capire bene come separare manutenzione ordinaria e straordinaria 2) chiedo l’affitto al Comune? Va bene, vuol dire che il Comune chiede i soldi ai cittadini 3) non mi pare che l’edilizia scolastica nel tempo risparmi su manutenzioni e logorio...ed è giusto che di questo se ne possa far carico un’Amministrazione.” Come si vede risposte assolutamente poco convincenti. L’intervista è molto lunga e richiederebbe non uno ma dieci articoli di commento. Vediamo se questo post riesce ad animare la discussione su una questione che è destinata a essere decisiva non solo per il futuro dell’Ente, ma anche per il futuro della nostra città. ---------------------- Per vedere l'intervista a don Boscaglia http://94.91.89.183/comune/puntonew.asp?id=IntervistDonAlbertoBoscaglia

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MARTEDÌ 29 MARZO 2011

Don Alberto in campo In merito alla lunga intervista rilasciata da don Alberto Boscaglia alla giornalista di ChiariNewsletter Rosanna Agostini, mi permetto di esprimere ulteriori valutazioni.

don Alberto Boscaglia

1) “Come presidente della Fondazione Istituto Morcelliano” dice la giornalista “è desiderio di don Alberto di rilasciare questa intervista”. Ora, se al momento dell’intervista don Alberto non è più presidente della Fondazione e non fa parte del suo Consiglio d’Amministrazione, a che titolo egli dice “questo ci pare il momento opportuno di intervenire” (ci pare a chi, al CdA ? Egli rappresenta il CdA, pur non facendone parte? E’ stato per caso nominato suo portavoce?). Sarebbe utile un chiarimento visto che per tutta l’intervista parla come se fosse nel pieno delle sue prerogative.

Rosanna Agostini e don Alberto Boscaglia

2) Quanto alla data di validità del CdA (2004 o 2007) la Asl esprime un parere e afferma che la validità è quella del 2004, data di nomina dei due consiglieri (Ramera e Turotti). E’ un parere. Ramera non è d’accordo in quanto dice che senza il terzo consigliere il CdA non era in grado di agire, quindi non aveva vigenza. A questo proposito forse varrebbe la pena di fare riferimento all’art. 2385 secondo comma del Codice Civile che recita “La cessazione degli amministratori per scadenza del termine ha effetto dal momento in cui il Consiglio di Amministrazione è stato ricostituito”. Ricostituito può anche voler dire essere nella pienezza delle sue funzioni. La Asl ha espresso un parere, Ramera ha fatto ricorso. Se ha ragione o meno lo deciderà il Tribunale. Ricorrere è nel suo diritto e non per questo si può dire che non sta facendo il bene della Fondazione. Anche perchè don Alberto sa benissimo che Ramera è contrario alla divisione del patrimonio dell’Ente e sta portando avanti la sua battaglia alla luce del sole. Quindi io starei molto attento ad assumere decisioni prima che questa importante questione venga chiarita. Se il Tribunale dovesse dare ragione a Ramera, egli dovrà essere reintegrato nella carica, verranno a cadere tutte le decisioni e le ratifiche assunte dal nuovo CdA, col rischio che don Alberto potrebbe essere chiamato a rispondere personalmente delle decisioni assunte impropriamente

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e con lui il CdA. Non v’è chi non veda in questo delle ricadute pesanti, visto che sono in essere importanti affidamenti garantiti da fidejussioni della Fondazione.

l'intervista a don Boscaglia

3) La nomina del Presidente effettuata nel 2007 a parere dell’Asl risulta “illegittima per la mancanza dei requisiti previsti dallo Statuto (residenza a Chiari da almeno 10 anni) e pertanto si invita don Alberto a rassegnare le proprie dimissioni. Sequenzialmente si invitano gli altri due Consiglieri a nominare congiuntamente un nuovo Consigliere al fine di perfezionare il Collegio. Poichè la nomina del suddetto Presidente è illegittima “ab origine”, si invita inoltre il nuovo Consiglio a ratificare tutti gli atti assunti dal 2007 ad oggi che allo stato attuale devono considerarsi sottoscritti a titolo personale dal Presidente”. Quello che don Alberto aggiunge dopo e cioè che “quello che è stato fatto dalla Fondazione non va per nulla smentito ed è assolutamente positivo...” è solo una sua arbitraria valutazione. L’Asl non esprime una valutazione di merito sull’operato della Fondazione, dice solo che gli atti posti in essere non sono validi in quanto votati da un CdA il cui Presidente è illegittimo e pertanto vanno ratificati. Il Consiglio, in linea di principio, avrebbe potuto non ratificare un bel niente e a quel punto ci sarebbe una responsabilità personale del Presidente.

don Alberto Boscaglia intervistato da

Rosanna Agostini

4) Don Alberto contesta l’opinione che la modifica dello Statuto sia fatta di comune accordo fra Parrocchia e Comune per fare metà e metà del patrimonio della Fondazione. “La situazione” dice “è un po’ più complessa”. Forse sarebbe il caso chiarisse le idee al Sindaco con cui dimostra di mantenere continuative frequentazioni. Nel Consiglio Comunale del 12 luglio 2010 ebbe a dire “Il pensiero del Morcelli può essere interpretato in cento modi, ma è molto chiaro: questo patrimonio deve andare a finire metà di qua e metà di là”. La cosa sarà pure più complessa, ma da parte del Comune e di questo Sindaco le intenzioni sono chiarissime: “Metà di qua e metà di là”. 5) Per spiegare la donazione modale don Alberto fa il parallelo con i donatori di sangue o di organi. Donare è bello, “l’importante è non compromettere la salute del donatore”. Ora, lui ha mai visto una persona donare la metà del suo corpo e rimanere ancora in vita? Donare metà del suo sangue e non collassare mortalmente? Ebbene, la donazione modale configurata da don Alberto e dal Sindaco sulla Fondazione avrebbero lo stesso effetto. Ci fermiamo qui per non essere troppo lunghi, ma certamente non rinunceremo a dire la nostra su cosa significhi per il Comune perdere il proprio rappresentante in seno alla Fondazione, che impatto avrà sul territorio di Chiari la realizzazione di un campo da golf, ma anche costruzioni di lusso e una cava, sul perchè si continua a parlare di mega progetti , ma nulla si dice sulle politiche sociali rivolte ai giovani che sono la principale cosa che dovrebbe interessare un Sindaco e un prete. Alla prossima.

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VENERDÌ 1 APRILE 2011

Educatore o imprenditore?

l'intervista a don Boscaglia

Don Alberto Boscaglia ha messo in piedi dei progetti che sono ancora tutti da verificare dal punto di vista economico. Fra qualche tempo potremo dire se essi si sono rivelati vincenti o meno, cioè se essi hanno accresciuto il patrimonio dell'Istituto Morcelliano e fornito le risorse necessarie per il raggiungimento dei suoi fini statutari. Oggi la Fondazione è, come dice lui stesso, appesantita da mutui e ipoteche. Se riuscirà ad avere una “prospettiva felice” lo vedremo in futuro. Discutere però sulla validità di questi progetti non solo è legittimo, ma necessario in quanto impegnano pesantemente il patrimonio dell’ente e incidono significativamente nell’economia del territorio clarense. Due partiti (Udc e Pd) hanno espresso in modo esplicito le loro perplessità, per non dire contrarietà su questi progetti. Altri soggetti politici hanno fatto lo stesso. L’Udc addirittura ha promosso un convegno sul progetto del campo da golf a Chiari, convegno che, comunque la si pensi, ha fornito materia di approfondimento e discussione. Don Alberto Boscaglia pensa che in tutto ciò ci sia molta strumentalità, ma forse avrebbe fatto meglio a partecipare al convegno per confrontarsi, dati di fatto alla mano, con chi la vede diversamente da lui. Credere di avere la verità in tasca su cose terrene non solo è un atteggiamento supponente, ma anche un comportamento antidemocratico. Anche perchè nella sua lunga intervista ha lasciato in ombra problemi che rivestono un grande rilievo. Egli ha parlato di golf, ma ha taciuto in merito alla costruzione di case di lusso nella zona e della cava da 800mila metri cubi che nei fatti si realizzerebbe (il famoso “ghiaione da scorticare). Perchè tacere su questi aspetti rilevanti del progetto? Perchè dipingerlo come un bel quadretto di cui la città si avvantaggerebbe, mentre si tace sui corposi interessi economici in ballo?

Rosanna Agostini e don Alberto Boscaglia

Il problema però all’ordine del giorno è quello dell’integrità del patrimonio. Per quale motivo la Fondazione deve rinunciare a metà del proprio patrimonio? Lo deve fare perchè esso non è poco? Perchè bisogna dimostrarsi generosi? Il fatto che non sia poco non può assolutamente autorizzare nessuno a disporne. Quanto alla generosità, gli unici soggetti verso cui la Fondazione deve dimostrarsi generosa sono i giovani e questa generosità si esprime in servizi resi ad essi e a quelli fra essi che hanno più bisogno. La generosità nei confronti dell’Amministrazione Comunale si chiama acquiescenza, subalternità e collusione. Il rapporto collusivo si estrinseca nel seguente accordo: tu mi dai metà del patrimonio, io rinuncio definitivamente al mio rappresentante in seno al Consiglio. Io incamero 6-7 milioni di euro, tu hai la libertà di fare della Fondazione ciò che vuoi. E non si venga a dire che i soldi servono per fare una scuola. Certo a Chiari le scuole sono da mettere a posto, ma questo non è un problema di cui si deve fare carico la Fondazione, almeno nei termini prospettati. Se si fosse amministrato bene, forse i soldi per sistemare le scuole ci sarebbero stati. Ma

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qui si è preferito fare rotonde in “prezioso materiale lapideo”, Poli culturali falliti prima di mettere su un mattone e Mausolei più che Musei, visto che sono sempre chiusi .

don Alberto Boscaglia

Quello che però più impressiona nella lunga intervista di don Alberto è il fatto che lui parli da imprenditore più che da educatore, da affarista più che da pedagogista, da politico più che da prete. La maggior parte dell’intervista è dedicata agli affari, per carità necessari se si vuole rivalutare il patrimonio della fondazione, ma sicuramente secondari rispetto al fine principale dell’ente che è quello di dare servizi e sostegno ai giovani di Chiari che si trovano in situazioni di svantaggio. Forse don Alberto avrebbe fatto meglio a parlare in modo più esaustivo dei programmi educativi che la Fondazione e il Comune stanno portando avanti e delle politiche giovanili messe in campo, riguardo i quali i progetti da realizzare sono solo funzionali. Si è preferito invece polemizzare con partiti ed esponenti politici, discettare sull’opportunità delle iniziative di Ramera, parlare di fotovoltaico e campi da golf. Ho come l’impressione che questa intervista più che un’occasione per chiarire gli argomenti e appianare i contrasti, sia stata al di là dei toni pacati e l’atteggiamento umile, un pretesto per togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Atteggiamento che sicuramente appaga l’ego di don Alberto, ma che contribuisce a esacerbare gli animi e non porta da nessuna parte.

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SABATO 9 APRILE 2011

Santo subito! Nonostante abbia impiegato gran parte del proprio tempo a risolvere i mille problemi di fronte ai quali si trovano i giovani clarensi in difficoltà; sebbene abbia elaborato mirabili progetti destinati a moltiplicare il patrimonio della Fondazione Istituto Morcelliano e a fornire all’ente quelle entrate necessarie a raggiungere i suoi fini statutari; don Alberto Boscaglia è al centro, ormai da mesi, di feroci polemiche aizzate dai soliti politici facinorosi. Egli, pur sollecitato da più parti a ribattere per le rime a queste ingiuste accuse, ha preferito rispondere sempre e solo con un dignitoso silenzio, che vuole esprimere al tempo stesso, la sua profonda amarezza e la sua sconfinata carità cristiana.

E’ per questo che ci sentiamo di suggerire, quello che è ormai sulla bocca di molti:

don Alberto Boscaglia

Santo subito!

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DOMENICA 17 APRILE 2011

E' una bestemmia! A seguito di una mia ironica lettura dei ripetuti interventi di don Alberto Boscaglia sulla questione della Fondazione Istituto Morcelliano, un lettore del blog che trancia giudizi senza firmarsi, mi dice questo:

Chiari - Istituto Morcelliano

“Chi non crede in Dio non ha alcun diritto di utilizzare frasi come "Santo Subito" per disprezzare una persona. E' una bestemmia. Non è una questione di gioventù o di vecchiaia è solo una questione di avvelenamento del cervello. Quando uno arriva a questo è meglio che smetta di fare politica perchè riesce a rovinare i già difficili rapporti che ci sono tra cattolici e non credenti. Don Alberto ha sbagliato non come Don ma come Alberto. E' un prete e non un affarista”. Parlare di questi temi senza avere la possibilità di guardare negli occhi l’interlocutore è piuttosto arduo, ma lo faccio lo stesso perchè gli argomenti hanno una loro rilevanza generale. Sulla mia fede in un Dio supremo evidentemente il mio interlocutore ne deve sapere più di me. Non ho mai pensato che la questione fosse di poco conto, ma da quando ho incominciato a pensare con la mia testa, ho cercato di interrogarmi sul grande quesito senza mai riuscire a trovare una risposta definitiva. Questione aperta quindi.

don Alberto Boscaglia

Ora, ammettiamo pure che io non creda in Dio. Per tale motivo mi è preclusa la possibilità (il diritto addirittura) di usare la locuzione “Santo subito”?. Nel gergo comune, l’espressione viene adoperata come complimento scherzoso nei confronti di chi si è comportato in modo particolarmente positivo. Viene spesso usata in campo sportivo. Es. “Totti, santo subito!”. Ma è anche adoperata con intenti ironici nei confronti di chi si ritiene abbia messo in atto azioni non precisamente commendevoli. In questo senso io l’ho usata, ritenendo che i continui interventi di don Boscaglia “ più che chiarire gli argomenti e appianare i contrasti” siano stati “al di là dei toni pacati e l’atteggiamento umile, un pretesto per togliersi qualche sassolino dalla scarpa”. E’ una bestemmia questa? Spero che la parola

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“bestemmia”, sia stata usata in senso lato, come iperbole, esagerazione, forzatura e non nel senso letterale del termine. Perchè bestemmia è ingiuria verso Dio e qui Dio non c’entra proprio niente. Qui invece c’entra la politica. Il mio interlocutore afferma che il mio cervello è talmente “avvelenato”, che sarebbe utile che io smettessi “di fare politica” per non rovinare ulteriormente “i già difficili rapporti che ci sono tra cattolici e non credenti”. Non sapevo che la politica servisse ad agevolare i rapporti fra cattolici e non credenti. Ero dell’avviso che la politica servisse per il governo della “polis” cioè della città, del paese, della comunità, all’interno di uno spazio pubblico al quale partecipano tutti i cittadini. Non solo quindi cattolici e non credenti, ma tutti i cittadini. Non riesco in ogni caso a capire perchè il mio cervello dovrebbe risultare “avvelenato”. Per aver usato l’espressione “Santo subito”? Per aver criticato don Alberto? Per aver detto che sembra che egli “parli da imprenditore più che da educatore, da affarista più che da pedagogista, da politico più che da prete”? Per aver espresso le mie opinioni liberamente e senza timori reverenziali?

Mons.Verzeletti e don Boscaglia

Al di là delle battute, il cui valore è sicuramente relativo, sulla questione della Morcelliana mi pare di avere espresso le mie opinioni in modo argomentato, circostanziato e, quello che più importa, alla luce del sole (leggi qui). Forse qualcuno pretende che di questi problemi non si discuta o se proprio è necessario farlo lo si faccia nelle “segrete stanze”, lontano da occhi e orecchie indiscreti. Che è poi quello che stava avvenendo se non fosse che il diavolo fa le pentole, ma si dimentica spesso dei coperchi. Ebbene su questo argomento, a parte la forte contrapposizione sorta nell’ultimo anno fra l’Udc e don Alberto, tutti i soggetti che potevano essere in qualche modo interessati , si sono defilati. Si è in parte defilato il Pd, ritenendo meglio mantenere un profilo basso, si sono defilate le altre formazioni politiche, per convenienza o partito preso, si è defilato il mondo cattolico nelle sue molteplici espressioni. Se discussioni ci sono state, sono avvenute nella penombra di discrete sale le cui porte sono rimaste ben serrate. Insomma l’esatto contrario di quello che si dovrebbe intendere per democrazia partecipativa. Il sottoscritto invece ritiene che una democrazia forte si realizza solo se ci sono cittadini informati e partecipi. Il potere non dovrebbe avere paura del giudizio dei cittadini, anzi dovrebbe fare di tutto perchè esso si manifesti. La critica è l’unico antidoto per correggere le storture di qualsiasi tipo di potere, anche del migliore. Un’ultima cosa. Mi si dice che “don Alberto ha sbagliato non come Don ma come Alberto”. E’ già difficile credere all’infallibilità del Papa quando parla ex cathedra, per supporre anche che don Alberto abbia la facoltà di sbagliare come uomo e nello stesso tempo fare bene come prete. Se egli sbaglia, sbaglia sia da prete che da uomo. Anzi i suoi errori sono misurati con un metro ancora più severo, perchè più grave è la sua responsabilità. Quando si entra nell’agone politico, non si può pretendere di godere di particolari tutele. Si è esposti alle critiche come tutti gli altri e a nulla serve fare gli offesi o gridare alla lesa maestà. La democrazia è confronto, critica e alcune volte anche sberleffo. O si accetta tutto o si rimane nel chiuso delle sagrestie e amen!

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VENERDÌ 2 MARZO 2012

Istituto Morcelliano - Ha prevalso il buon senso Aspetterò di leggere i documenti ufficiali , ma se quello che scrive oggi Chiari Week è vero, si tratta di una sonora sconfitta del Sindaco e di don Alberto Boscaglia che in modo del tutto sconsiderato hanno portato avanti una proposta di smembramento della bicentenaria fondazione per assecondare, da una parte le urgenze di una Giunta sprecona e inconcludente e dall’altra il desiderio della Parrocchia di rinchiudersi nel proprio recinto, in una sorta di isolamento senza confronto.

Chiari - Istituto Morcelliano

Il “colpo di mano” non è riuscito e la Regione Lombardia sembra abbia accolto le osservazioni proposte dai partiti della minoranza indirizzate a mantenere l’integrità della Fondazione e del suo patrimonio secondo le indicazioni dell’Abate Morcelli. I massimi rappresentati della città (quello civile e quello religioso) ritornano così ad essere, in modo sinergico, i responsabili della cura dei giovani, in particolare di quelli in difficoltà. Ha vinto il buon senso, quel buon senso a cui ho richiamato più volte dalle pagine di Chiari Blog (leggi qui) i massimi rappresentati della Parrocchia e in particolare il Prevosto, quel buon senso che sembra invece abbiano avuto, e bisogna riconoscerglielo, i rappresentati della Regione.

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LUNEDÌ 5 MARZO 2012

La Morcelliana ha salvato le penne L’ho già detto altre volte, ma mi devo ripetere: nella vicenda politica del nostro Sindaco le parole sono come boomerang: lanciate, tornano sempre indietro. Le cose poi dette a proposito della Fondazione Istituto Morcelliano, tornano indietro come pietre. Vi ricordate l’ostentata sicurezza con cui sono state pronunciate queste parole? “Il pensiero di Morcelli può essere interpretato in cento modi ma è molto chiaro: questo patrimonio deve andare a finire là, metà di qua e metà di là ed è quello che questo Sindaco e questo Parroco hanno tentato di fare…E così è accaduto, con una serie di atti, con i crismi dell’ufficialità, con dietro studi legali che controllano la legittimità, con un controllo preventivo della Regione Lombardia, abbiamo valutato di sentire anche l’organo che controlla queste modifiche statutarie…” Caspita, ma se dietro questi atti non ci fossero stati tutti i crismi dell’ufficialità o se Sindaco e Parroco non fossero stati assistiti da studi legali, immagino prestigiosi, se non avessero sentito preventivamente la Regione Lombardia e in particolare l’Organo che controlla queste modifiche statutarie, cosa mai sarebbe successo?

Chiari - La sede della Fondazione Istituto Morcelliano

Il grande azzardo del Sindaco Mazzatorta di mettere le mani nello “sterminato patrimonio immobiliare” dell’ Istituto Morcelliano fallisce miseramente. La manna che doveva dare nutrimento alla pancia vuota delle casse comunali, questa volta non calerà dal cielo, e i molti che già si apprestavano a imbandire la tavola rimarranno a bocca asciutta. In questa vicenda, abbiamo assistito a tentativi maldestri e arroganti di piegare le norme statutarie dell’Ente e persino l’autonomia del Consiglio di Amministrazione agli interessi di chi è alla ricerca disperata di soldi per dare un senso alla sua fallimentare politica amministrativa. Dispiace dirlo, ma la Parrocchia, nelle persone del Prevosto mons. Rosario Verzeletti e di don Alberto Boscaglia, ha cercato di assecondare questo progetto, senza badare ai molteplici dissensi nel frattempo emersi e senza dare ascolto ai suoi stessi rappresentanti in seno al Consiglio di Amministrazione. Certo si può comprendere il bisogno di rinchiudersi di un recinto, magari più povero, ma sufficientemente ampio per svolgere in tutta tranquillità e lontano dalle diatribe politiche le attività che le sono proprie, ma questo contraddice alla radice l’impostazione data dai padri fondatori dell'Istituto Morcelliano. Essi avevano individuato nei massimi rappresentanti del potere civile e religioso i responsabili della cura dei giovani in difficoltà, in quanto la Fondazione voleva essere patrimonio della comunità clarense vista in tutte le sue articolazioni. Questa impostazione è perdurata per due secoli, attraversando inalterata rivoluzioni e guerre.

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I punti principali di modifica dello Statuto che erano stati proposti sono stati completamente rigettati dalla Regione Lombardia. - Non è passata la possibilità della cessione ad altri enti di parte del patrimonio della Fondazione; - non è passata la modifica della composizione del CdA. Viene accolta la proposta di introdurre l’istruzione fra i fini della Fondazione, cade il riferimento all’ispirazione cristiana cattolica, viene abolito il requisito della residenza decennale a Chiari per i Consiglieri. Come si vede le due fondamentali modifiche che avrebbero consentito al Comune di incassare circa 6–7 milioni di euro per costruire un Polo scolastico e alla Parrocchia di rimanere padrona indiscussa di una Fondazione “meno ricca”, sono state cassate. Viene ribadito che i fini statutari propri della Fondazione devono essere raggiunti attraverso i “redditi" che il patrimonio può dare e attraverso “rette, tariffe o contributi versati da enti pubblici o soggetti privati”. Nessuno può disporre liberamente di tale patrimonio, che è bene della Comunità clarense, nè il Sindaco, nè il Prevosto, nè tanto meno don Boscaglia. La gestione della Fondazione viene demandata a un Consiglio d’Amministrazione composto da membri nominati dalla Parrocchia e dal Comune, confermando così la necessità di un intervento sinergico dei due Enti. La nomina del rappresentante del Sindaco e del Prevosto è fatta sì "a titolo personale” da entrambi, ma in quanto massime autorità - civile e religiosa - della città. “A titolo personale” vuol solo dire, a mio parere, che sia il Sindaco che il Prevosto non sono soggetti, nella loro scelta, ad alcun tipo di sindacato ovvero nessun’altra autorità politica o religiosa può avere voce nella loro libera determinazione. Si rallegrano naturalmente i partiti di opposizione che hanno da sempre avversato questo disegno. Loro è il merito se Regione Lombardia, al di là di ogni più rosea previsione, ha rigettato le proposte del CdA, suggerite da Parroco e Sindaco. Le osservazioni inviate in Regione da PD, Udc e Chiari Insieme, hanno costituito la base per una decisione ragionata. Si può rallegrare anche Beppe Ramera, ex rappresentante del Prevosto presso il Consiglio, che per primo ha sollevato la questione, arrivando perfino a presentare ricorso alla Magistratura per difendere un principio di legalità.

mons. Rosario Verzeletti e

don Alberto Boscaglia

Da notizie circolate in questi giorni, si apprende che il Prevosto ha rinominato come suo rappresentante in seno alla Fondazione don Alberto Boscaglia. E’ una decisione grave, incomprensibile e sicuramente foriera di ulteriori pasticci futuri. Di questa vicenda, di cui si sta discutendo ormai da due anni, don Boscaglia è il maggiore artefice. Aver ricevuto da Organi terzi come la Regione una sonora bocciatura del suo piano, non lo rende persona idonea a gestire con la dovuta serenità i progetti di questo importante Istituto. Sarebbe stato sicuramente meglio un nuovo inizio. Per finire una parola sull’informazione. I nostri Amministratori, di solito molto loquaci nel raccontarci il “nulla” realizzato, in questo caso hanno fatto silenzio. Con l’unica eccezione dell’Assessore Davide Piantoni che ormai è diventato come il Pierino delle barzellette che racconta le verità scomode che gli altri magari vorrebbero tenere nascoste. Sentite cosa dice: poichè è passato il principio che vuole che il patrimonio dell’Ente rimanga integro, “non ci sarebbe niente di male nel vedere la Fondazione realizzare lei la stessa scuola di cui Chiari ha bisogno. La delibera non ha infatti cancellato il progetto del polo scolastico (non sapevamo che la Regione si fosse anche espressa su questa materia – ndr)...

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L’operazione proseguirà... so che il Morcelliano sta già lavorando” . Ah sì? Insomma se non è zuppa è pan bagnato e “questo patrimonio” vuoi o non vuoi “deve andare a finire là, metà di qua e metà di là”.

Il Sindaco di Chiari

Sen. Sandro Mazzatorta

Del Sindaco e dei suoi “crismi” si sono perse le tracce. Qualche cronista, non potendo in questo caso magnificare gli straordinari successi del nostro primo cittadino, ha pensato bene di consegnare la palma del vincitore a uno solo dei partiti di opposizione, sempre quello, oscurando come al solito, tutti gli altri e in particolare il PD. Ora, se oggi possiamo rallegrarci per una decisione che ha riportato il buon senso in un contesto in cui la ragione sembrava smarrita, lo dobbiamo all’effetto combinato dei molti interventi, che hanno concorso, ognuno per la propria parte, al raggiungimento dell’obiettivo. Se l’intervento dell’Udc ha indotto l’Asl a dichiarare illegittima la nomina di don Alberto Boscaglia a Presidente della Fondazione, costringendo quest’ultimo alle dimissioni (leggi qui), le osservazioni circostanziate presentate agli Organi competenti regionali da PD e Chiari Insieme, entrando nello specifico dei vari punti oggetto di modifiche statutarie, hanno permesso alla Regione una decisione seria ed equilibrata (leggi qui). Adesso bisogna guardare avanti e prestare molta attenzione ai successivi sviluppi della questione. Come si è visto le mire dei nostri Amministratori non sono state deposte. Si cercherà in qualche modo di forzare lo scrigno contenente gli “sterminati patrimoni” delle Fondazioni, per affondare così le mani in quei soldi di cui questa Giunta "ha tanto bisogno" per dimostrare di non essere in stato vegetativo permanente. Dall’altra parte incombe la fantastica operazione del Golf a nove buche in località Bosco Levato, con il suo corollario di “Club house”, ristorante, hotel, residence, ville di lusso e cava surrettizia di 800 mila mc (tanto per cambiare). La gallina dalle uova d’oro per questa volta ha salvato le penne, ma non è detto che arrivi indenne sino a Natale. Enzo Maragucci

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