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Corso di Organizzazione del cantiere Appunti sommari Dispensa n. 2 1 Caratteri generali del cantiere Il cantiere è un’opera provvisionale, la cui vita, intensa ed operosa, è pari alla durata dei lavori. Consiste, generalmente, nel luogo sul quale si depositano, si lavorano e si preparano i materiali e quant’altro occorre per la costruzione dell’opera. Il suo impianto costituisce quindi una delle fasi attraverso le quali si attua il processo edilizio, che è costituito dalle seguenti fasi principali: - il progetto edilizio, sul quale ci si soffermerà in seguito - l’attività costruttiva che riguarda principalmente l’organizzazione del cantiere - la gestione, che riguarda invece la fase di esercizio dell’opera realizzata e quindi esula dal nostro interesse. Il D.L. 494/96 (attuazione della direttiva 92/57/Cee concernente le prescrizioni minime di sicurezza e di salute da attuare nei cantieri temporanei e mobili) e il successivo D.L. 528/99 denominato 494 bis, avevano enfatizzato la necessità di progettazione del cantiere già in fase di progettazione dell’opera, introducendo nuove figure professionali quali il responsabile dei lavori (o committente) e i coordinatori per la sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione dell’opera, coinvolgendoli direttamente nel processo costruttivo. La pubblicazione del Testo Unico per la Sicurezza (D.Lgs 9 aprile 2008 n. 81, aggiornato al Dlgs 106/2009) che riunisce in un unico testo molti dei dispositivi normativi precedenti (abrogandoli) conferma tale necessità. In particolare il Titolo IV riguarda i cantieri temporanei e mobili. Sono qui affrontati quindi i temi inerenti la seconda fase del processo edilizio, che riguarda più specificatamente il cantiere, e nei quali il problema della sicurezza, che avrà comunque trattazione più specifica, attraverserà trasversalmente tutti gli argomenti. L’attività costruttiva: il cantiere Durante l’attività costruttiva si provvede alla realizzazione vera e propria dell’oggetto edilizio o dell’opera infrastrutturale. L’attività costrut tiva si esplica attraverso una serie di lavori che si svolgono in un determinato luogo, il cantiere, che richiede una perfetta organizzazione delle diverse fasi che servono a portare a termine l’opera. Il cantiere assume diversa e più complessa struttura i n relazione ai diversi contesti geografici e socioeconomici. Vi è un livello elementare nel quale l’attività costruttiva si sviluppa e si esaurisce nel luogo in cui si deve realizzare l’opera. E’ il caso delle popolazioni primitive o delle civiltà contadine che reperiscono il materiale da costruzione direttamente sul posto: tali materiali sono denominati trovanti. Il livello che attualmente ci riguarda è quello nel quale l’attività costruttiva implica sia lavorazioni in altri luoghi (lavorazioni fuori opera), sia operazioni da svolgere sul luogo dove sorgerà l’oggetto (lavorazione a pie’ d’opera e/o in opera). Questo livello può avere diverse articolazioni: 1. le lavorazioni fuori opera riguardano solo il prelievo delle materie prime (sabbia, ghiaia, pietrame ecc.), la lavorazione di alcune di esse, la produzione di materiali base ed elementi costruttivi, mentre le lavorazioni in opera e/o a pie’ d’opera riguardano la lavorazione di altri elementi costruttivi e materiali . Attualmente l’attività cantieristica usufruisce essenzialmente di materiali prodotti al di fuori del cantiere con tecnologie artigianali o industriali; anche se il cantiere rimane l’elemento primario della edificazione, il continuo processo di industrializzazione ha ridotto al minimo le lavorazioni dei materiali in cantiere. Si è quindi sviluppato un settore produttivo esterno al cantiere che riguarda impianti di supporto ai quali si fa ricorso sempre più spesso. Tale settore è così articolato: - impianti per il prelievo e al preparazione delle materie prime (cave di ghiaia, di pietra, di pozzolana ecc.) - impianti per la lavorazione delle materie prime per l’edilizia (stabilimenti per la preparazione della calce, del cemento, del gesso e impianti siderurgici che producono per l’edilizia) - impianti per la produzione di materiali base (stabilimenti di vernici, centrali di preconfezionamento per conto terzi di malte e calcestruzzi) - impianti per la lavorazione degli elementi costruttivi e strutturali (fornaci per la produzione dei laterizi, stabilimenti per la lavorazione dei profilati metallici, dei marmi, per la produzione di lastre di vetro, di pezzatura di legname, di manti impermeabilizzanti, di serramenti, di capriate, pannelli- facciata, pannelli-solaio, travi da ponte) - stabilimenti per la produzione di attrezzature impiantistiche (tubazioni, apparecchi igienico sanitari, cavi e apparecchiature elettriche, termosifoni. 2. Le lavorazioni fuori opera riguardano tutti gli elementi costruttivi, mentre quelle in opera riguardano solo la preparazione del terreno di sedime, la realizzazione delle fondazioni e l’assemblaggio degli elementi costruttivi realizzati fuori opera. Questo è il caso delle costruzioni interamente prefabbricate (organismi edilizi o opere infrastrutturali). Questo tipo di organizzazione, contrariamente a quanto si possa pensare, non è tipico dell’era moderna: si pensi alle realizzazioni degli egizi o al Palazzo di cristallo a Londra di Paxton (1851)

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Corso di Organizzazione del cantiere

Appunti sommari – Dispensa n. 2

1

Caratteri generali del cantiere

Il cantiere è un’opera provvisionale, la cui vita, intensa ed operosa, è pari alla durata

dei lavori. Consiste, generalmente, nel luogo sul quale si depositano, si lavorano e si

preparano i materiali e quant’altro occorre per la costruzione dell’opera. Il suo

impianto costituisce quindi una delle fasi attraverso le quali si attua il processo

edilizio, che è costituito dalle seguenti fasi principali:

- il progetto edilizio, sul quale ci si soffermerà in seguito

- l’attività costruttiva che riguarda principalmente l’organizzazione del cantiere

- la gestione, che riguarda invece la fase di esercizio dell’opera realizzata e quindi

esula dal nostro interesse.

Il D.L. 494/96 (attuazione della direttiva 92/57/Cee concernente le prescrizioni

minime di sicurezza e di salute da attuare nei cantieri temporanei e mobili) e il

successivo D.L. 528/99 denominato 494 bis, avevano enfatizzato la necessità di

progettazione del cantiere già in fase di progettazione dell’opera, introducendo

nuove figure professionali quali il responsabile dei lavori (o committente) e i

coordinatori per la sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione dell’opera,

coinvolgendoli direttamente nel processo costruttivo. La pubblicazione del Testo

Unico per la Sicurezza (D.Lgs 9 aprile 2008 n. 81, aggiornato al Dlgs 106/2009) che

riunisce in un unico testo molti dei dispositivi normativi precedenti (abrogandoli)

conferma tale necessità. In particolare il Titolo IV riguarda i cantieri temporanei e

mobili.

Sono qui affrontati quindi i temi inerenti la seconda fase del processo edilizio, che

riguarda più specificatamente il cantiere, e nei quali il problema della sicurezza, che

avrà comunque trattazione più specifica, attraverserà trasversalmente tutti gli

argomenti.

L’attività costruttiva: il cantiere

Durante l’attività costruttiva si provvede alla realizzazione vera e propria

dell’oggetto edilizio o dell’opera infrastrutturale. L’attività costruttiva si esplica

attraverso una serie di lavori che si svolgono in un determinato luogo, il cantiere,

che richiede una perfetta organizzazione delle diverse fasi che servono a portare a

termine l’opera. Il cantiere assume diversa e più complessa struttura in relazione ai

diversi contesti geografici e socioeconomici.

Vi è un livello elementare nel quale l’attività costruttiva si sviluppa e si esaurisce nel

luogo in cui si deve realizzare l’opera. E’ il caso delle popolazioni primitive o delle

civiltà contadine che reperiscono il materiale da costruzione direttamente sul posto:

tali materiali sono denominati trovanti.

Il livello che attualmente ci riguarda è quello nel quale l’attività costruttiva implica

sia lavorazioni in altri luoghi (lavorazioni fuori opera), sia operazioni da svolgere sul

luogo dove sorgerà l’oggetto (lavorazione a pie’ d’opera e/o in opera). Questo livello

può avere diverse articolazioni:

1. le lavorazioni fuori opera riguardano solo il prelievo delle materie prime

(sabbia, ghiaia, pietrame ecc.), la lavorazione di alcune di esse, la produzione di

materiali base ed elementi costruttivi, mentre le lavorazioni in opera e/o a pie’

d’opera riguardano la lavorazione di altri elementi costruttivi e materiali.

Attualmente l’attività cantieristica usufruisce essenzialmente di materiali prodotti al

di fuori del cantiere con tecnologie artigianali o industriali; anche se il cantiere

rimane l’elemento primario della edificazione, il continuo processo di

industrializzazione ha ridotto al minimo le lavorazioni dei materiali in cantiere.

Si è quindi sviluppato un settore produttivo esterno al cantiere che riguarda impianti

di supporto ai quali si fa ricorso sempre più spesso. Tale settore è così articolato:

- impianti per il prelievo e al preparazione delle materie prime (cave di ghiaia, di

pietra, di pozzolana ecc.)

- impianti per la lavorazione delle materie prime per l’edilizia (stabilimenti per la

preparazione della calce, del cemento, del gesso e impianti siderurgici che

producono per l’edilizia)

- impianti per la produzione di materiali base (stabilimenti di vernici, centrali di

preconfezionamento per conto terzi di malte e calcestruzzi)

- impianti per la lavorazione degli elementi costruttivi e strutturali (fornaci per la

produzione dei laterizi, stabilimenti per la lavorazione dei profilati metallici, dei

marmi, per la produzione di lastre di vetro, di pezzatura di legname, di manti

impermeabilizzanti, di serramenti, di capriate, pannelli- facciata, pannelli-solaio,

travi da ponte)

- stabilimenti per la produzione di attrezzature impiantistiche (tubazioni, apparecchi

igienico sanitari, cavi e apparecchiature elettriche, termosifoni.

2. Le lavorazioni fuori opera riguardano tutti gli elementi costruttivi, mentre

quelle in opera riguardano solo la preparazione del terreno di sedime, la

realizzazione delle fondazioni e l’assemblaggio degli elementi costruttivi

realizzati fuori opera.

Questo è il caso delle costruzioni interamente prefabbricate (organismi edilizi o

opere infrastrutturali). Questo tipo di organizzazione, contrariamente a quanto si

possa pensare, non è tipico dell’era moderna: si pensi alle realizzazioni degli egizi o

al Palazzo di cristallo a Londra di Paxton (1851)

Corso di Organizzazione del cantiere

Appunti sommari – Dispensa n. 2

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3. Un ultimo e più raro caso riguarda la realizzazione fuori opera dell’intero

organismo edilizio (cellule spaziali per abitazioni unifamiliari, mobil-houses).

L’organismo è, in questo caso, completato in officina in ogni sua parte e reso

abitabile; deve solo essere collocato sull’area dopo la preparazione del terreno di

sedime.

L’attività costruttiva è in realtà una integrazione tra lavorazioni cantieristiche

(manuali e interamente o parzialmente meccanizzate) e industriali.

L’attività costruttiva e la tipologia del cantiere sono strettamente caratterizzati dai

procedimenti costruttivi e dalla loro modalità di messa in atto. Si andrà diversamente

configurando infatti sia l’organizzazione della produzione dei materiali di base e di

oggetti edilizi intermedi, sia i tempi delle operazioni.

Un procedimento costruttivo basato sulla giustapposizione di elementi costruttivi,

come ad esempio le costruzioni murarie o a blocchi, caratterizza diversamente

l’attività costruttiva e quindi il cantiere, rispetto ad un procedimento costruttivo

basato su getti in calcestruzzo o sul montaggio di elementi prefabbricati.

Il primo presuppone un sistema operativo basato sulle fornaci per laterizi, cave di

pietra ed una specifica organizzazione del cantiere; il secondo richiede appositi

stabilimenti per la produzione in serie dei componenti edilizi e particolari

attrezzature per la loro messa in opera.

Di conseguenza, qualunque sia la dimensione dell’intervento è necessaria una

programmazione dell’attività cantieristica ed un progetto del cantiere e tali attività

saranno tanto più complesse quanto sarà ampio ed esteso l’intervento.

E’ da tenere presente, inoltre, che le lavorazioni di cantiere sono condizionate in

molte fasi dalle condizioni atmosferiche.

L’attività di cantiere consiste essenzialmente nelle seguenti operazioni:

- preparazione ed impianto dell’area destinata al cantiere

- preparazione del terreno di sedime, dei tracciamenti, delle opere di scavo,

dell’eventuale rinterro

- stoccaggio e trasporto dei materiali nell’ambito del cantiere

- lavorazioni in opera o a piè d’opera

- realizzazione di opere provvisionali

L’esecuzione di queste operazioni richiede una loro pianificazione e

programmazione, anche in ragione delle problematiche inerenti la sicurezza.

Programmare l’attività cantieristica significa quindi:

- organizzare temporalmente le lavorazioni nelle diverse fasi

- organizzare l’agibilità dello spazio di cantiere

- organizzare gli approvvigionamenti e il movimento dei materiali

- ottimizzare l’impiego della mano d’opera.

Sul piano operativo questo si traduce nella organizzazione dei cicli di lavorazione

previsti. Per ciclo di lavorazione si intende quel sistema di operazioni correlate (in

opera o a piè d’opera) necessarie al completamento di un “elemento costruttivo

funzionale”, cioè quella parte della costruzione la cui realizzazione garantisce

l’espletamento delle sole prestazioni ad essa richieste.

Ad esempio un ciclo di lavorazione è quello relativo a tutte le operazioni necessarie

alla costruzione delle fondazioni sino a considerarle ultimate (dallo scavo

all’esecuzione del manufatto).

Analogamente, un altro ciclo di lavorazione è quello relativo alla realizzazione di

uno scheletro in calcestruzzo, dall’approvvigionamento dei materiali di base, alla

preparazione dei calcestruzzi e delle armature metalliche, alla costruzione delle

casseforme con relative opere provvisionali di sostegno, il sollevamento e la posa in

opera delle armature, il getto, i tempi di stagionatura, il disarmo sino agli eventuali

trattamenti superficiali di finitura.

Ci saranno quindi cicli di lavorazione relativi alle chiusure verticali, agli

orizzontamenti, alla coperture e così via.

Ogni ciclo di lavorazione potrà prevedere dei subcicli, secondo una precisa

successione di operazioni, integrati eventualmente con cicli di lavorazione di altri

elementi costruttivi funzionali.

L’organizzazione del cantiere tende quindi a configurarsi sui modelli industriali,

anche per il trasferimento sempre crescente di cicli di lavorazione dal cantiere in

officina.

Anche se, a cominciare dal cantiere storico, un continuo processo di

razionalizzazione e meccanizzazione, mirato a migliorare la produttività, ha investito

con continuità il cantiere, con tale termine si intende più propriamente quel processo

che il cantiere va subendo da oltre un secolo. Tale processo di meccanizzazione è

caratterizzato non solo da una sempre più massiccia presenza di macchinari che

sostituiscono la forza umana e rendono più semplici e veloci le lavorazioni, ma

anche dall’impiego di sistemi di programmazione operativa, spesso mutuati da altri

settori industriali. E’ evidente che, in questa ottica, il maggiore rendimento per una

impresa sarà dato dalla massima ottimizzazione dei fattori che intervengono nel

processo produttivo. Un’impresa, quindi, per essere competitiva deve ottimizzare le

proprie potenzialità imprenditoriali, riducendo al minimo le perdite di tempo e di

Corso di Organizzazione del cantiere

Appunti sommari – Dispensa n. 2

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materiale e controllando i costi. Per essere competitiva l’impresa agisce sui seguenti

fattori:

1. Razionalizzazione del cantiere attraverso

a) La programmazione tecnico operativa

b) La massima meccanizzazione

2. Adozione di procedimenti costruttivi che consentano di superare i limiti

imposti dal variare delle stagioni e di rendere più sollecita l’esecuzione dei cicli

di lavorazione attraverso

a) L’unificazione e standardizzazione degli elementi costruttivi

b) La rapida costruzione delle opere

I massicci interventi per l’edilizia residenziale promossi in tutti i paesi industriali

nell’ultimo cinquantennio, nonché la realizzazione di grandi opere infrastrutturali

hanno condotto prima le grandi imprese, poi le medie e le piccole, al lento

superamento di una organizzazione artigianale per avviarsi verso una nuova struttura

più vicina, come si è detto, al modello industriale. In ciò spinta anche dall’ambiente

più specificatamente industriale che è più ricettivo delle imprese produttrici di

elementi costruttivi (laterizi, blocchi di cls, profilati metallici, profili per serramenti

e serramenti monoblocco, carpenterie di legno e metalliche, pannelli solaio, pannelli

tramezzo, pilastri e travi in acciaio o in c.a. ecc.).

L’industrializzazione ha dapprima interessato i grandi cantieri infrastrutturali e poi

la costruzione di edifici.

Attualmente, a fronte di quanto detto, il cantiere è basato essenzialmente sulla

meccanizzazione ma utilizza in larga misura il lavoro manuale specializzato e,

soprattutto nelle piccole e medie imprese prevale ancora oggi un carattere

artigianale.

Facciamo ora chiarezza su alcuni termini che vengono quotidianamente usati, e non

sempre correttamente

Industrializzazione dell’edilizia: il processo di trasformazione strutturale che ha

subito con l’adozione di procedimenti di produzione industriali il settore edilizio a

tutti i livelli di attività;

Edilizia industriale: è una destinazione d’uso e indica le opere edilizie destinate alla

attività industriale;

Industria edilizia: è l’apparato costituito dalle imprese costruttrici di opere edilizie e

dalle aziende produttrici di “materiali” per l’edilizia;

Edilizia industrializzata: organismo edilizio o opera infrastrutturale realizzata con

procedimenti industrializzati;

Procedimento industrializzato per l’edilizia: un processo costruttivo basato sulla

meccanizzazione e l’organizzazione programmata (nel significato più ampio) atto

alla realizzazione di opere edilizie o infrastrutturali con una produzione di tipo

seriale di elementi di fabbrica (chiusure orizzontali, chiusure verticali, scale,

partizioni interne, ecc.) o elementi costruttivi funzionali integrabili (trave, pilastro,

trance di solaio o pannello, ecc.). Un procedimento costruttivo industrializzato

comprende sempre operazioni in officina e cantieristiche;

Prefabbricazione: realizzazione in officina o a piè d’opera di elementi costruttivi

funzionali; è un procedimento tecnico applicato in edilizia da secoli per semplificare

le operazioni di cantiere e continuamente adattato ai tipi costruttivi da realizzare e ai

mezzi meccanici disponibili. Il criterio di predisporre fuori opera o a piè d’opera dei

pezzi pronti per essere impiegati nella costruzione risponde al criterio di diminuire le

difficoltà di determinate lavorazioni, i tempi e i costi di costruzione e al tempo stesso

conseguire migliori capacità prestazionali dell’elemento costruttivo. Con la

prefabbricazione, finalizzata alla produzione di tutti o parte degli elementi costruttivi

funzionali necessari alla realizzazione di un organismo edilizio si ha una

razionalizzazione del processo cantieristico. La scelta di utilizzare elementi

prefabbricati fuori opera o a piè d’opera deve esser prevista sin dalla fase di

progetto. L’uso di prefabbricati non implica necessariamente una industrializzazione

del processo costruttivo, come un procedimento industrializzato non prevede

obbligatoriamente la prefabbricazione (vedi ad esempio l’industrializzazione dei

getti). La prefabbricazione è un metodo operativo cantieristico a cui, come si è detto,

si è fatto ricorso in tempi remoti, e particolarmente diffuso oggi per la

razionalizzazione del cantiere tradizionale. La prefabbricazione rientra nei processi

industrializzati quando è in presenza di una produzione di tipo seriale; a volte può

essere conveniente prefigurare un impianto di prefabbricazione direttamente nel

cantiere quando ad esempio, l’elevato numero di componenti da produrre giustifica i

costi dell’installazione, oppure vi è difficoltà di trasporto dei componenti (grandi

dimensioni) dallo stabilimento al cantiere, o ancora vi è un costo eccessivo dei

trasporti dallo stabilimento al cantiere.

Produzione di serie: la riproduzione di oggetti da linee operative capaci di apportare

modifiche, anche dimensionali. A titolo di esempio, sono prodotti in officina parti

delle strutture portanti, pannelli parete in c.a., pannelli solaio in c.a., cioè elementi

pronti da montare in opera.

Due concetti necessari per un organico processo di industrializzazione ai fini della

qualità e omogeneità del prodotto, della produzione di serie, del migliore utilizzo dei

mezzi di lavoro, dell’adozione dei procedimenti razionali ed economici sono quelli

Corso di Organizzazione del cantiere

Appunti sommari – Dispensa n. 2

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di normalizzazione e unificazione. Sono concetti antichi nel tempo (si pensi al tatami

giapponese sul quale sono progettate le case giapponesi).

La normalizzazione o standardizzazione si effettua per stabilire le caratteristiche di

prestazione che deve possedere un oggetto, in modo che possa essere determinato un

modello per una riproduzione qualitativamente omogenea. L’oggetto si dice

“normalizzato” quando possiede le capacità di prestazione e gli attributi di qualità

propri del modello di riferimento stabilito per convenzione (norma). La

normalizzazione è premessa all’unificazione; in ogni caso una si integra con l’altra

in relazione al processo di industrializzazione.

L’unificazione è necessaria per ottenere una produzione di serie: l’unificazione può

comprendere tutte o parte delle seguenti voci: denominazione, modi di

rappresentazione, unità di misura, dimensioni, materiali, finiture, grado di

precisione, ecc.

L’edilizia industrializzata è quindi essenzialmente caratterizzata da procedimenti

industrializzati, cioè procedimenti basati essenzialmente sulla meccanizzazione e

l’organizzazione programmata, che possono eventualmente prevedere l’impiego di

elementi di fabbrica o elementi costruttivi funzionali prodotti in serie al fine di

realizzare opere edilizie rapidamente, riducendo le operazioni di cantiere, al limite,

alle sole operazioni di montaggio; il processo di industrializzazione non si limita a

realizzare oggetti edilizi intermedi ma, come si è visto può investire l’intero

organismo; per una edilizia industrializzata occorre quindi una struttura

organizzativa ed economica adeguata e metodologie progettuali ed esecutive

appropriate. L’applicazione di questo tipo di edilizia dipende da fattori socio-

economici del contesto in cui si opera e non è sempre conveniente. Quindi i

procedimenti costruttivi tradizionali e quelli industrializzati non sono alternativi, ma

coesistono e di volta in volta vengono scelti in relazione al contesto.

Il cantiere può quindi diventare, come si è detto, un cantiere di montaggio in cui

devono essere previsti opportuni e costosi macchinari per il sollevamento e trasporto

degli oggetti edilizi: per fare un esempio, lo stesso trasporto degli elementi prodotti

in officina richiede particolare attenzione ed è soggetto a limitazioni di legge per

quanto riguarda gli ingombri (vedi in seguito). In alcuni casi è richiesto l’impiego di

veicoli di trasporto particolari, dotati di un carrellone a 4 assi, che a loro volta

richiedono la predisposizione in cantiere di opportune piste adatte al passaggio dei

carrelloni, di piazzole per l’eventuale stoccaggio, di macchine adeguate per il

sollevamento in opera e il posizionamento di componenti di grandi dimensioni

richiedono infine attrezzature di grande potenza e precisione negli spostamenti.

Impianto del cantiere

L'organizzazione, l'impianto e la gestione di un cantiere costituiscono le fasi

attraverso le quali si attua l‟attività costruttiva. In tali momenti operativi si ricerca la

concordanza di due obiettivi:

- la realizzazione dell'opera nei modi e nei tempi progettati

- la realizzazione del giusto utile dell'impresa.

L'attività di cantiere non può svolgersi razionalmente ed in modo efficiente se non

viene preceduta da una attenta analisi che deve riguardare:

- la precisa previsione tecnica dell'opera da realizzare

- la puntuale pianificazione e programmazione delle singole fasi di lavoro.

La notevole varietà delle categorie di lavoro da eseguire e il variabile intreccio

impediscono di individuare situazioni tipo. In virtù dell‟attuale normativa sulla

sicurezza la “progettazione del cantiere” deve essere affrontata in via generale dalla

committenza (in fase di progetto preliminare) e, nel successivo sviluppo del

progetto, ancora dalla committenza e da parte dell‟impresa.

Pertanto la progettazione ha inizio in sede di elaborazione del progetto, per

proseguire nella fase di studio dell'appalto (prima dell'aggiudicazione della gara),

quando si effettua l'analisi dei lavori, in quantità e qualità, per pervenire appunto alla

presentazione dell'offerta; continua durante la redazione del progetto esecutivo delle

opere, dovendo collegare le scelte progettuali alle possibilità operativa dell'impresa;

si conclude (ma è sempre sottoposta ad aggiornamenti) con l'installazione del

cantiere quando, definito il programma dei lavori, ha inizio la costruzione.

Nella prima fase di scelta della più opportuna ubicazione di un cantiere alcuni fattori

devono essere attentamente valutati:

- La planimetria dell‟area, i dati geologici, quelli topo-orografici, quelli climatici: la

scelta va per la zona più sicura, riparata e salutare. Nelle zone pianeggianti si terrà

conto del pericolo di scoscendimenti e frane ovvero di cedimenti, se i terreni sono

paludosi. Nelle zone montane si sceglieranno zone esenti da frane o valanghe. Dagli

elaborati suddetti si hanno informazioni sulla morfologia del territorio e sulla

eventuale necessità di allestire opere di presidio nei confronti di esondazioni di fiumi

o frane. Le indagini geognostiche inoltre danno indicazioni sulle problematiche

relative allo scavo delle fondazioni, alle scelte delle modalità esecutive e delle adatte

attrezzature per lo scavo, alla necessità di aggottamento, all‟impiego delle terre di

risulta;

- I dati idrologici: l‟andamento della falda freatica e la possibilità di attingere,

eventualmente, l‟acqua tramite pozzi; il comportamento stagionale di eventuali

fiumi e torrenti (pericolo di alluvioni) e del mare (maree, mareggiate);

Corso di Organizzazione del cantiere

Appunti sommari – Dispensa n. 2

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- La possibilità di trovare maestranze sul posto;

- La possibilità di utilizzare una officina per riparazioni e manutenzione posta nelle

vicinanze; l'importanza dell'officina dipende dall'importanza del cantiere e dalla

possibilità di ottenere sul posto, da officine locali, riparazioni e ricambi;

- La viabilità esterna di collegamento al cantiere (necessità di raggiungere il cantiere

attraverso strade strette o in forte pendenza, o strade urbane con traffico intenso);

- la vicinanza di cave e di luoghi per l‟acquisto dei materiali.

In ogni caso, per cantieri lontani dalla città, occorrerà allestire uno spazio apposito e

disporre di attrezzature idonee alla riparazione di attrezzi e macchine: di un banco

con morsa e utensili da meccanico, di una saldatrice, di un gruppo di taglio, di mola,

trapano, cesoia ecc. e di un banco da falegname con relativi utensili (sega circolare o

sega a nastro ecc.): l'ambiente per le riparazioni, da dimensionarsi in funzione del

tipo di cantiere e dell'eventuale presenza di centri di assistenza esterni, sarà

costituito da baracche prefabbricate metalliche con una superficie minima di almeno

50 mq. E‟ inoltre necessario individuare esattamente e approvvigionare il cantiere

degli impianti e delle attrezzature necessarie a porre in essere i cicli operativi definiti

in sede di pianificazione: siano essi impianti e attrezzature “di base” (impianti idrici

ed elettrici, aria compressa, pompe, utensileria ecc.) o specificatamente rivolti a

precise categorie di lavoro (impianti per la produzione, macchine per movimenti di

terre, ecc.).

Dopo gli aspetti logistici, la fase successiva richiede lo studio del ciclo di

produzione ricercando, tra i vari sistemi possibili, quello più economico in relazione

alle capacità dell‟impresa, ai termini di consegna e alle condizioni climatiche della

zona. I lavori devono iniziare solo dopo aver studiato il programma dettagliato,

realizzabile dei lavori, valutando:

- il diagramma dell'avanzamento dei lavori e dei tempi necessari alla loro esecuzione

(crono programma e Gantt);

- la scelta dei mezzi d'opera più appropriati in funzione dell'entità e delle

caratteristiche della costruzione. In particolare occorre valutare l'incidenza dei

trasporti che può essere considerevole: in un cantiere per la costruzione di un

edificio, analizzando attentamente le operazioni eseguite dalle maestranze, si può

constatare come almeno il 75% del tempo è utilizzato nel trasporto dei materiali. E'

parimenti necessario valutare la saturazione di uomini e macchinari e dimensionare

la potenza delle macchine in relazione alle attività da svolgere. E' ugualmente

importante verificare la possibilità di meccanizzare anche gli accessori più semplici:

impastatrici o miscelatori delle malte, usare spruzzatrici per intonaci e pitture, frese

per fare tracce nella muratura ecc.).

- la determinazione della quantità e qualità dei materiali da approvvigionare in modo

che non manchino mai, ma verificando anche che le scorte non siano eccessive per

non ingombrare il cantiere e per non anticipare eccessivamente il capitale. Ad

esempio, è necessario programmare la consegna dei materiali di completamento

della struttura (per esempio, i laterizi per murature) con giusto anticipo sulla loro

messa in opera, in modo da evitare lunghe giacenze e relativo ingombro delle aree

del cantiere o, al contrario, di correre il rischio di restarne sprovvisti.

L‟area occupata dal cantiere deve essere tale da avere ampiezza su tutti i lati della

futura costruzione e garantire la possibilità di installare tutte le attrezzature previste.

Quando non è possibile e si presenta la necessità di occupare una parte della sede

stradale occorre richiedere un apposito permesso alle autorità competenti. Entro il

recinto in cui si sviluppa il cantiere devono essere previste le seguenti aree, scelte in

rapporto alla natura dei lavori da eseguire:

- lo spazio impegnato dal costruendo edificio,

- i depositi dei ponteggi e dei materiali (che possono anche utilizzare il rustico

dell'edificio appena realizzato),

- i posti di lavoro per le opere in calcestruzzo (betonaggio, lavorazione del ferro,

preparazione delle casseforme),

- i posi per i mezzi d'opera,

- i locali vari di servizio.

I depositi di materiali sono in funzione delle necessità di conservazione dei

materiali. In particolare i depositi potranno essere al chiuso (sili per cemento,

vernici, sostanze chimiche, attrezzeria, esplosivi), al coperto (legnami, attrezzature,

ferri d'armatura), allo scoperto (inerti) verificandone la conservazione nel rispetto

delle norme di sicurezza.

Lo scarico dei materiali va previsto in una zona possibilmente situata in prossimità

del loro punto di messa in opera o della necessaria lavorazione; sarà possibile

prevedere la variazione di destinazione delle aree del cantiere che possono essere

utili man mano che progredisce il lavoro di costruzione;

Affinché tale studio preventivo raggiunga lo scopo è necessario controllarne lo

svolgimento, ponendo rimedio agli inconvenienti man mano si presentano

Dopo aver dimensionato i vari reparti in relazione ai rifornimenti dei materiali, alle

lavorazioni previste, al numero di addetti sarà necessario, al fine di un loro corretto

posizionamento:

- sviluppare le traiettorie dei materiali, del personale e delle macchine in relazione ai

cicli di lavoro; le traiettorie siano brevi e senza intrecci tra le traiettorie dei vari

reparti;

- valutare le aree coperte dai mezzi di sollevamento e trasporto;

Corso di Organizzazione del cantiere

Appunti sommari – Dispensa n. 2

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- valutare il concatenamento delle operazioni preparatorie e di quelle produttive (es.:

i padiglioni per la lavorazione del ferro e del legno vicini ai rispettivi depositi e

vicini alla gru).

Di primaria importanza è il collegamento con la viabilità esterna da realizzare con

piste di geometria e struttura tali da permettere il transito previsto (uomini e

macchine). Stessa cura dovrà porsi nella realizzazione della viabilità interna.

Il Testo Unico prescrive la redazione di un Piano di sicurezza e coordinamento (la

prima formulazione di tali strumenti risale alla L. 55/90) e di un Piano operativo di

sicurezza, quest‟ultimo a carico delle imprese che lavorano al cantiere. Il D.Lgs

163/2006 (Codice De Lise) prevede inoltre la redazione di un Piano di Sicurezza

Sostitutivo del piano di sicurezza e di coordinamento quando quest'ultimo non sia

previsto. Tali piani, che rivestono un ruolo fondamentale ed innovativo per tutto il

processo edilizio, ci interessano in questa fase perché, tra le molte cose richieste,

devono prevedere e descrivere con accuratezza l‟intera organizzazione del cantiere,

con le ubicazioni delle diverse funzioni, i tipi di recinzione, gli impianti necessari

alle lavorazioni. A tale scopo è quindi utili elaborare un grafico in cui si evidenziano

le aree di lavoro (recinzione, aree di produzione, aree di produzione semilavorati,

aree direzionali e di servizio, aree di supporto) e i sistemi di connessione (sistema

infrastrutturale, sistema logistico, sistema impiantistico elettrico, idrico, fognario,

sistemi di movimentazione verticale ed orizzontale).

Le aree direzionali e di servizio sono in genere ubicate in “baracche” realizzate in

prefabbricato di lamiera in elementi piani o curvi, o legno, di facile montaggio in

modo tale da poter essere riutilizzate. Devono essere solide, ben coibentate e dotate

di finestre. Prima della loro collocazione occorrerà eseguire uno scavo riempito con

ghiaione, oppure la posa di travi per realizzare una intercapedine o, ancora, un getto

di magrone e, se necessario, predisporre un drenaggio. Per il riscaldamento è

preferibile l‟uso di impianti elettrici per evitare lo scarico di fumi e il pericolo di

incendi.

Molti, come si è visto, sono i fattori "logistici" che influiscono sull'organizzazione

del cantiere e sull'andamento dei lavori. Inoltre, occorre tenere conto anche

dell‟eventuale costo di occupazione del suolo pubblico che, per i lunghi periodi,

costituisce un onere non indifferente. Tra i diversi fattori rivestono grande

importanza:

- la distanza del cantiere dai centri abitati e dai centri di approvvigionamento dei

materiali edili; al crescere della distanza aumentano i costi di trasporto; in qualche

caso, può essere necessario organizzare il trasferimento delle maestranze.

- la possibilità di parcheggio e di manovra all'interno o in prossimità del cantiere;

- l'area a disposizione intesa come disponibilità, caratteristiche e ubicazione dello

spazio rispetto alla zona di lavoro; la condizione ottimale è normalmente quella di

disporre di aree piane, prive di ostacoli e sufficientemente ampie lungo l'intero

perimetro della zona di lavoro e di aree decentrate, prossime agli accessi dalla

viabilità esterna, per i servizi generali del cantiere;

- la disponibilità di aree per l'accumulo del materiale destinato alla discarica e per

residui di materiali considerati pericolosi e soggetti a procedure di smaltimento

particolari ( Dlgs 152/06 parte IV). Sia che si tratti di allontanare la terra di risulta

sia le macerie e i residui di demolizioni, incidono sul costo la distanza dei luoghi di

discarica, nonché la possibilità di accumulo del materiale in cantiere prima del suo

allontanamento in modo da effettuarne il trasporto nei tempi e nei modi più

convenienti. I rifiuti di un cantiere sono considerati speciali ( possono provenire da

operazioni di scavo, di demolizione, da scarti di legname da carpenteria,

dall‟impiego di guaine impermeabili, vernici, solventi, disarmanti) e pertanto

dovranno essere stoccati per categorie omogenee in quantità max di 20 mc, in

contenitori o aree appositamente destinate, segnalate e delimitate; tali rifiuti

dovranno essere avviati allo smaltimento almeno ogni 3 mesi.

Le modalità di smaltimento sono: autosmaltimento, conferimento a terzi (ai sensi del

(Dlgs 152/06), conferimento a soggetti che gestiscono il servizio pubblico previa

apposita convenzione.

Altri fattori che condizionano l‟organizzazione del cantiere sono:

- la situazione ambientale (natura del terreno, condizioni climatiche ecc.);

- la disponibilità di acqua ed energia elettrica nella quantità necessaria;

- l'esistenza di impedimenti o vincoli imposti dalla presenza di canalizzazioni, linee

aeree od opere da salvaguardarsi incluse nel perimetro del cantiere.

Oltre quanto già evidenziato, il cantiere deve prevedere le seguenti zone

caratteristiche, destinate a attività specifiche:

- zona uffici, in cui sono conservati i documenti amministrativi e tecnici, i verbali di

ispezione, i registri delle presenze, i libretti di manutenzione delle macchine ecc.; va

ubicata in prossimità dell'ingresso, allocata nelle baracche nelle quali sono previsti:

l‟ufficio del Direttore tecnico di cantiere e dell‟assistente, l‟ufficio della Direzione

lavori, l‟eventuale ufficio vendite, la guardiola di sorveglianza, i quadri elettrici ecc.

(spazi valutabili in circa 15 mq/impiegato).

- zona servizi, in prossimità dell'ingresso, allocati nelle “baracche”, generalmente

prefabbricate Le maestranze devono avere a disposizione idonei ambienti per i

servizi igienico-sanitari nella quantità adeguata.

Una sintesi delle prescrizioni normative (Allegato XIII del Testo Unico) è riportata

in appendice. Inoltre, i gabinetti devono essere forniti si scarico con sifone collegato

alla rete fognaria; se il collegamento non è attuabile occorre prevedere

l‟installazione di una fossa biologica o di altri sistemi concordati con l‟ufficio di

igiene. Pavimenti e pareti devono essere facilmente lavabili. E‟ necessario nominare

Corso di Organizzazione del cantiere

Appunti sommari – Dispensa n. 2

7

un addetto alle pulizie dei bagni. In ogni luogo di lavoro deve essere conservato il

materiale sanitario di primo intervento, in attesa degli opportuni soccorsi per i

lavoratori feriti o colpiti da malore improvviso. Questo materiale consiste, nei casi

più comuni, in un pacchetto di medicazione o in una cassetta di pronto soccorso

mentre per i cantieri isolati o di una certa importanza deve essere prevista anche una

camera di medicazione .

L'ubicazione dei servizi per il pronto soccorso deve essere sempre ben nota ai

lavoratori e opportunamente segnalata con un cartello.

Altre zone del cantiere sono descritte di seguito; la loro ampiezza deve essere

valutata in relazione alla disponibilità di spazi nell‟area del cantiere. Il

dimensionamento riportato di seguito è indicativo:

- zone di immagazzinamento e lavorazione, opportunamente collocate per i diversi

materiali:

- i carburanti e i combustibili liquidi, come anche le bombole di gas compressi, i

solventi e le vernici devono essere conservati in luoghi separati dagli altri materiali e

protetti dal calore eccessivo, per evitare esplosioni e incendi, e dal pericolo di

emanazione di vapori tossici;

- devono essere previste apposite zone di deposito delle tavole e degli elementi

tubolari dei ponteggi metallici, aventi uno spazio adeguato a coprire il fabbisogno in

ogni fase dei lavori.

- la zona di lavorazione del ferro per calcestruzzo armato deve avere spazi adeguati

per il deposito delle barre e delle reti elettrosaldate, il taglio e la sagomatura dei

ferri, l'assemblaggio a piè d'opera e lo stoccaggio delle armature dei pilastri e delle

travi (1 mq/1 tonn di ferro lavorato mensilmente); comprende in linea di massima

una cesoia a mano per ferri tondi (per piccoli cantieri) o a motore, apparecchi per

piegare i ferri e maschere varie. Si ricorda che per le strutture comuni in c.a. il ferro

necessario è valutabile in via approssimata in: 50-70 kg/mc per le solette; 60-120

kg/mc per i pilastri; 60-200 kg/mc per le travi semplici, fino a 300 kg/mc per le travi

reticolari.

- officina fabbro (1 mq/500 kg) di ferro lavorato mensilmente (peso del ferro 7.860

kg/mc)

- la zona di deposito leganti in sacchi;

- la zona di deposito del legname;

- la zona di confezionamento degli impasti (centrale di betonaggio, se il calcestruzzo

viene confezionato in cantiere nella misura di 1mq/mc di cls prodotto mensilmente);

- impianto di frantumazione inerti 1 mq/5 mc di inerti prodotti mensilmente;

- eventuale zona di prefabbricazione a piè d‟opera facilmente raggiungibile dai

mezzi di sollevamento e con spazio adeguato per l‟allestimento delle casseforme, la

preparazione del getto, l‟impianto di produzione del vapore, lo stoccaggio dei

prefabbricati, ecc. (15 mq/1 mc di cls prodotto giornalmente);

- percorsi delle attrezzature per i trasporti interni;

- viabilità interna per il transito dei veicoli. La viabilità del cantiere deve essere

assicurata sia per le persone sia per i veicoli. E‟ il complesso delle piste di cantiere

rotabili, ferrovie, teleferiche, nastri trasportatori ecc. che permette la mobilità delle

risorse.

Nello specifico è necessario seguire le seguenti prescrizioni:

- le rampe di accesso al fondo degli scavi di splateamento o di sbancamento devono

avere una carreggiata solida, per resistere al transito dei mezzi di trasporto di cui è

previsto l'impiego, e una pendenza adeguata alla possibilità dei mezzi stessi;

- la larghezza delle rampe deve essere tale da consentire un franco di almeno 70 cm,

oltre la sagoma d'ingombro del veicolo. Qualora nei tratti lunghi il franco venga

limitato a un solo lato, devono essere realizzate piazzole o nicchie di rifugio a

intervalli non superiori a 20 m lungo l'altro lato;

- i viottoli e le scale con gradini ricavate nel terreno o nella roccia devono essere

provvisti di parapetto nei tratti prospicienti il vuoto quando il dislivello superi i 2 m

- le alzate dei gradini ricavati in terreno friabile devono essere sostenute, ove

occorra, con tavole e paletti robusti

- le vie d'accesso e i punti pericolosi non proteggibili devono essere opportunamente

segnalati e devono essere adottate le disposizioni necessarie per evitare la caduta di

gravi, come i massi, dal terreno a monte dei posti di lavoro.

- le macchine per il sollevamento devono essere scelte in funzione delle

caratteristiche del cantiere (disposizione planimetrica e altezza degli edifici, pesi e

ingombri dei materiali da movimentare ecc.); in particolare, gli sbracci delle gru

devono essere previsti in modo da raggiungere agevolmente le aree di scarico e

deposito del cantiere senza incontrare ostacoli;

- le scale a mano, le corde ecc. devono essere protetti dalle intemperie, appendendo

le scale su mensole alle pareti e le corde ad appositi ganci ai soffitti, protette dalle

aggressioni dei roditori; le scale a mano, durante l‟uso devono essere bloccate agli

appoggi; quelle di passaggio da un ponteggio ad un altro devono essere munite di

parapetto sul lato esterno.

- i posti di lavoro prossimi ai ponteggi e quelli di caricamento dei materiali devono

essere protetti da tettoie ben solide;

- i lavoratori devono indossare le cinture di sicurezza (in caso di rischio di caduta o

in assenza di idoneo ponteggio o altre protezioni) collegata a funi di sostegno

direttamente a parti fisse;

- nei cantieri situati su terreni in declivio o in posizioni più esposte è opportuno

prevedere opere di stabilizzazione del terreno e di sistemazione del regime delle

Corso di Organizzazione del cantiere

Appunti sommari – Dispensa n. 2

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acque superficiali (drenaggi e canalizzazioni di smaltimento), tenendo conto di

possibili precipitazioni meteorologiche prolungate. In qualche caso è utile praticare

lo scavo di un fosso, detto fosso di guardia, per raccogliere l'acqua a monte dell'area

da proteggere (o dalla direzione di possibile provenienza) e per smaltirla nella rete

fognaria o in appositi pozzi perdenti se si è in presenza di terreni con permeabilità

adeguata.

Nella organizzazione del lay out di cantiere sarà opportuno predisporre quindi un

vero e proprio grafo in cui si individuano i collegamenti tra le aree operative e la

loro tipologia, così da poterli dimensionare in relazione ai flussi di traffico.

In relazione ai trasporti esterni su viabilità pubblica la normativa è rapresentata dal

Codice della Strada Dlgs 285/92 e s.m.i. che all‟articolo 62 fissa i limiti massimi di

ingombro e di peso dei veicoli per le diverse categorie. In sintesi, i veicoli devono

avere:

Larg. max m 2,55

H max m 4,00

Lung max m 12 (per i veicoli isolati); 16,50 (autoarticolati e autosnodati);

18,75 (autotreni e filotreni)

Peso anch‟esso varia in relazione alla categoria; il linea generale, max 5

t per i veicoli ad un asse, 8 t per quelli a due assi; 10 t per quelli a

tre o più assi; questi valori aumentano in relazione al tipo di

pneumatico utilizzato.

ancora: max massa complessiva di un autotreno a tre assi: 24 t, di un autoarticolato

o di un autosnodato a tre assi : 30 t, quella di un autotreno, di un autoarticolato o di

un autosnodato: 40 t se a quattro assi e 44 t se a cinque o più assi.

Infine qualunque sia il tipo di veicolo, la massa gravante sull‟asse più caricato non

deve eccedere 12 t.

Opere di recinzione e protezione

Il cantiere deve essere opportunamente separato e protetto dall'ambiente esterno

mediante barriere adeguate all'ubicazione e alla natura delle opere da realizzare, al

fine di prevenire furti e intrusioni di persone e garantire la sicurezza dei passanti.

Laddove non sia possibile recintare tutta l‟area saranno delimitate e segnalate solo le

zone di pericolo.

La recinzione del cantiere può essere realizzata, con i tradizionali tavolati di legno,

detti steccati, con lamiere ondulate, reti metalliche, reti di materia plastica –più

adatte ai cantieri mobili come quelli stradali, reti elettrosaldate ecc., montate su

paletti infissi nel terreno. Apposite segnalazioni indicheranno gli accessi, pedonale e

carrabile, e le zone di eventuale pericolo per l'uscita degli automezzi, mentre un

cartello di cantiere conterrà la descrizione dei lavori che vengono eseguiti, l'ente

committente, l'impresa, il direttore dei lavori, i responsabili della sicurezza ecc. La

recinzione ha in genere altezza di 1,80-2,00 m.

Particolari prescrizioni riguardano l’occupazione di suolo pubblico; la materia è

competenza degli Uffici Tecnici Comunali che devono rilasciare apposita

autorizzazione specifica.

Tra le prescrizioni si segnalano:

- l'installazione di lanterne a luce rossa disposte alle estremità della recinzione e a

conveniente altezza, che si dovranno tenere accese tutta la notte e nei giorni di scarsa

visibilità, al fine di segnalare l'esistenza di un intralcio alla viabilità pubblica;

- la creazione di smussi sugli spigoli della recinzione (in genere per una altezza di

1,50 m) e la verniciatura di tali spigoli a strisce bianche e rosse, inclinate di 45°;

- la segnalazione con un apposito cartello fissato sull'esterno della recinzione

indicante la presenza di eventuali bocche da incendio che ricadano nell'area recintata

e il divieto di depositare materiali che impediscano l‟accesso in caso d'incendio;

- la costruzione di una pedana raccordata con il marciapiede e sopraelevata di un

gradino (con l'alzata dipinta a strisce bianche e rosse) rispetto alla sede stradale. Tale

pedana, che deve essere realizzata quando il marciapiede è occupato dal cantiere, ha

lo scopo di garantire il transito di pedoni e di persone su sedie a rotelle e quindi deve

avere una larghezza minima di 1,5 m.

Le opere di protezione hanno lo scopo di garantire la sicurezza dei passanti dalla

caduta di oggetti dai ponteggi. Devono impedire la dispersione di polveri e di acqua

(sabbiatura, idropulitura, ecc.) che si verifica nel caso di particolari interventi di

manutenzione delle facciate. Si utilizzano allo scopo reti, teli, tavolati di legno, reti,

fissati alla parte esterna dei ponteggi in modo da creare una chiusura continua. In

questo caso le opere di protezione devono avere anche la funzione di garantire la

sicurezza alle intrusioni attraverso i ponteggi. Attualmente le opere di protezione

svolgono indirettamente la funzione di sostegno per il tabellone pubblicitario per

l'impresa che esegue i lavori o per le opere stesse, come anche per conto terzi; di

recente, per i cantieri di restauro o manutenzione, è in uso l’impiego di protezioni

sulle quali è serigrafata l’immagine dell’edificio di cui è in corso il restauro.

I teli di protezione, generalmente in polietilene, sono caratterizzati dai seguenti

parametri:

- permeabilità all’aria, che consente di calcolare la sollecitazione indotta dal vento

sulla struttura del ponteggio. Questa è valutabile tramite il coefficiente aerodinamico

indicato dal produttore (ad esempio 0,6) che deve essere moltiplicato per la

superficie lorda del telo e per la pressione cinetica del vento e, tale forza è applicata

Corso di Organizzazione del cantiere

Appunti sommari – Dispensa n. 2

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nei punti di fissaggio del telo al ponteggio, indicati questi ultimi dal produttore 8ad

esempio ogni 25 cm).

- la resistenza strutturale indicata dal coefficiente di indemagliabilità medio o alto, e

da differenti valori di resistenza a trazione. Il telo deve ovviamente conservare le

sue caratteristiche di resistenza per tutta la durata del ponteggio e con diverse

condizioni meteorologiche.

- la reazione al fuoco poiché sono di materiale combustibile. Pertanto la classe di

reazione al fuoco certificata è un dato importante per valutare il rischio di incendio.

Protezioni costituite da reti o da tavolati di legno devono essere predisposte in

presenza di linee tranviarie, con lo scopo di eliminare il pericolo di contatto diretto

degli addetti ai lavori con i conduttori sotto tensione. E‟ quindi necessario prendere

accordi con gli enti che gestiscono tali linee per definire le modalità di realizzazione

delle protezioni, specialmente per quanto riguarda la fase maggiormente rischiosa in

cui avviene la costruzione e lo smontaggio di ponteggi o l'installazione di

attrezzature del cantiere.

Alcuni appunti sul cantiere dell’Unità di Abitazione di Marsiglia (1947-1952)

(Estratto da J. Sbriglio, Le Corbusier, L’Unitè d’Habitation de Marseille,

Parenthèses, Marseille 1992)

Dati generali:

Prima pietra: 14 ottobre 1947, inaugurazione: 14 ottobre 1952

Cliente: Ministero per la Ricostruzione e l‟urbanistica

Architetto: Le Corbusier con la collaborazione dell‟Ufficio studi ATBAT (Atelier

des batisseurs)

Superficie del terreno: 3,684 ettari

Appartamenti: 321 + 16 camere (1952)

Il cantiere dell‟Unità fu una vera impresa. Nel periodo della Ricostruzione in

Francia, l‟esperienza di Marsiglia rientra senz‟altro tra le più innovative. La natura

sperimentale dell‟immobile comportò comunque difficoltà esecutive e di

approvvigionamento dei materiali, fraintendimenti fra architetti e ingegneri e molte

altre cose che porteranno a notevoli ritardi nel completamento dell‟opera.

I principi su cui si basava il progetto dell‟Unità, principi condivisi tra l‟Atelier LC e

ATBAT (Atelier des Batisser) che contribuì alla progettazione, erano basati su

quanto già esposto da Le Corbusier negli anni trenta: prefabbricazione totale degli

elementi, impiego di elementi costruttivi normalizzati e standardizzati prodotti in

serie dalla grande industria al fine di ridurre i tempi di costruzione ed abbassare i

costi.

Di fronte alle numerose difficoltà di quegli anni, come la penuria di acciaio,

l‟assenza di maestranze qualificate per la costruzione completa di un edificio, si

decise di semplificare il progetto iniziale, senza denudarlo delle sue peculiarità, ma

salvaguardando lo spirito dell‟idea. A tale proposito il programma di lavoro

prevedeva di:

- controllare interamente il processo costruttivo attraverso la costante presenza sul

cantiere di ingegneri e architetti

- pensare ad un‟organizzazione del cantiere somigliante ad una catena di montaggio,

associando l‟impiego di due tecnologie: la prefabbricazione degli elementi di

facciata e il getto in opera per la struttura portante principale

- pianificare le forniture così da coordinare il montaggio in cantiere con la

produzione nei diversi stabilimenti.

- controllare l‟assemblaggio degli elementi prefabbricati e i getti in opera per

rendere al meglio le diverse potenzialità espressive

- applicare la ricerca e l‟innovazione a tutti gli elementi di completamento

dell‟opera.

Considerando la presenza di 3 giunti strutturali di dilatazione, l‟edificio poteva

essere costruito in 4 blocchi separati e praticamente indipendenti. Ciò consentiva di

procedere in sequenza e avviare la realizzazione delle cellule abitative, degli

impianti, degli arredi, fino al limite di completare gli alloggi negli altri blocchi senza

aver completato interamente la struttura di tutto il complesso

Il tempo previsto per la costruzione era stato valutato in 12 mesi ed il primo mese

venne esclusivamente dedicato alla organizzazione del cantiere. Ci vollero invece 5

anni di lavoro.

Tutto era incentrato ad ottimizzare le risorse; lo studio dei getti di cemento armato

era stato finalizzato alla massima standardizzazione di tutte le parti della struttura

così da poter riutilizzare le casseforme; per i solai si scelse di impiegare le lastre

prefabbricate così da ridurre di fatto e in modo considerevole la dipendenza dai

ponteggi e la necessità di opere provvisionali.

Tutto doveva essere ben organizzato proprio come una catena di montaggio,

secondo le cadenze definite in precedenza.

Se il coordinamento delle fasi lavorative, l‟adozione dei metodi industriali, le

cadenze delle forniture avessero rispettato il programma l‟edificio sarebbe stato

realizzato nei tempi previsti. I materiali impiegati erano buoni, i principi costruttivi

razionali, il cantiere era controllato da tecnici capaci e in grado di condurre i lavori

con competenza: c‟erano tutti gli ingredienti per completare l‟opera nei tempi

previsti.

Malgrado le premesse, la catena di montaggio come modello di produzione non sarà

realizzata e resterà come metafora poetica. Anche i costi lieviteranno in modo

Corso di Organizzazione del cantiere

Appunti sommari – Dispensa n. 2

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considerevole e il costo previsto, di 353 milioni di franchi, arriverà alla fine a 2800

milioni di franchi.

La struttura portante era stata inizialmente prevista da Le Corbusier in metallo. Nel

1945 l‟industria siderurgica francese, uscita dalla guerra, aveva difficoltà a fornire i

diversi e numerosi cantieri di ricostruzione che in quegli anni si stavano aprendo. Le

Corbusier quindi abbandona l‟idea della struttura metallica a favore di una struttura

alveolare in cemento armato.

La struttura è quindi concepita su una trama tridimensionale di m 4,19 di lato,

destinata a ricevere le cellule, che è sostenuta da due grandi travi longitudinali alte 3

metri che corrono in direzione Nord Sud. Le due travi, che ricevono i carichi dai

piani superiori, sono nascoste da una placcatura di cemento armato che realizza il

“suolo artificiale” e sono portate dalla serie di pilastri del portico al piano terra.

Da un punto di vista strutturale non ci erano particolarità tecnologiche: non venne

usato il precompresso, ma una armatura di ferri da 40 mm di acciaio dolce. Gli unici

punti delicati erano costituiti dalle fondazioni e dalla strutture del controventamento,

necessarie negli edifici alti: per le prime, era necessario assicurare piccoli cedimenti

differenziali e venne perciò utilizzato un letto di sabbia alla base delle fondazioni,

seguito dallo strato di impermeabilizzazione e infine dal getto di calcestruzzo.

Questa soluzioni permetteva piccoli assestamenti e piccole rotazioni dell‟appoggio.

Per irrigidire la struttura furono impiegate lastre di solaio prefabbricate al piano del

suolo artificiale e un collegamento generale dei pilastri.

Tutti gli impianti della costruzione sono dissimulati entro i pilastri e nel suolo

artificiale, senza far apparire nulla all‟esterno.

Le finiture interne delle 350 cellule, caratterizzate da una gran quantità di materiali

diversi, erano previste montate a secco.

Già dopo i primi sondaggi del terreno e l‟approvazione del progetto il nuovo

ministro della Ricostruzione affermò che i costi erano inammissibili e che bisogna

rivedere il progetto nel senso di una maggiore economia.

Nel novembre del 1947 iniziava la fase attiva del cantiere con le fondazioni dei

primi pilastri sulla parte a nord, cominciando dal blocco che avrebbe portato minori

problemi.

Nel luglio 1948 vi fu una riduzione di fondi a livello nazionale del piano di

risanamento complessivo e l‟Unitè venne denunciata come una voragine finanziaria.

Il ministero pensò quindi di fermare l‟edificio ai primi due tronconi a Nord. Le

Corbusier difese ovviamente il suo progetto paragonandolo ad un corpo umano che

non può sopravvivere se mancante di parti essenziali, così l‟Unitè non poteva essere

ridotta.

Le Corbusier avvertì i responsabili del cantiere del rischio di interruzione della

costruzione in modo che essi potessero completare il prima possibile l‟intera

ossatura dell‟edificio.

I problemi di approvvigionamento dei materiali obbligarono di nuovo gli ingegneri e

gli architetti a modificare, sul cantiere, le disposizioni già date. Per esempio, vista la

carenza di acciaio, si studiò una soluzione più economica di solai laterocementizi al

posto delle lastre, previste per i primi tre livelli dell‟edificio.

L‟esecuzione della struttura non ebbe grandi difficoltà, malgrado le poche

impalcature impiegate e il ridotto numero delle attrezzature di sollevamento che non

erano in numero adeguato a montare i pezzi prefabbricati.

Altro problema che rallentò il cantiere fu lo stoccaggio dei materiali provenienti

dalle officine. Questi arrivavano a ritmo accelerato ed ingolfavano il cantiere che

non riusciva a metterli in opera. Esposti alle intemperie molti materiali, come le travi

metalliche necessarie alla costruzione dei solai intermedi, diverranno inutilizzabili.

All‟inizio del 1950 emersero problemi riguardanti l‟insonorizzazione e la protezione

contro gli incendi. I previsti strati di piombo per isolare acusticamente l‟ossatura di

cemento armato e la struttura metallica dei solai intermedi non vennero forniti in

tempo. Altri problemi derivarono da ulteriori difficoltà, come ad esempio la

localizzazione delle caldaie, non definita precedentemente perché ancora non era

stato deciso come alimentare l‟Unitè.

Ai problemi tecnici si aggiunsero quelli climatici. Alla fine del 1950 una tempesta

danneggiò più di 200 mq di terrazza; nel febbraio 1951 una forte pioggia provocò

l‟inondazione di una trentina di appartamenti rovinando i pavimenti di legno.

L‟organizzazione del cantiere subì modifiche rispetto a quella iniziale. Solo nel 1950

si avrà in cantiere un montacarichi in più.

Le baracche del cantiere vennero montate nel 1947: una era destinata all‟equipe

degli architetti, un‟altra ad ufficio, un‟altra ancora era destinata all‟ufficio per

l‟impresa principale con la sala riunioni; un‟altra era la baracca per il personale. Vi

erano inoltre cinque guardiani per controllare il cantiere e i materiali depositati. A

partire dal 1949 gli operai sul cantiere saranno circa 50. Il cantiere venne smontato

nel febbraio 1952.

Il livello tecnico del cantiere e la qualità del calcestruzzo a vista voluta da Le

Corbusier richiesero personale qualificato. Vennero quindi chiamati carpentieri

italiani provenienti da Genova. Fare entrare mano d‟opera straniera in Francia a

quell‟epoca era difficile e Le Corbusier dovette intercedere personalmente presso il

Consolato di Francia a Genova per ottenere i visti necessari.

Molti quindi furono i problemi: Oltre ad aumentare il numero delle gare di appalto,

(inizialmente 30 ma arrivate presto a 34) vi fu continua incertezza di finanziamenti,

incertezza sul programma (all‟inizio erano definiti solo gli alloggi), scarsa

Corso di Organizzazione del cantiere

Appunti sommari – Dispensa n. 2

11

attrezzature delle imprese, incomprensioni tra i responsabili dei lavori e i diversi

progettisti (strutture, impianti …).

Per verificare l‟abitabilità e la qualità degli alloggi furono realizzati alcuni prototipi

a grandezza naturale; solo i muri erano in cartone, ma il resto era conforme al

progetto. Qualche prototipo fu anche esposto in occasione di qualche

manifestazione.

Il cantiere suscitò interesse per la grandezza e per la fama del suo progettista. Fu

visitato da grandi nomi e personalità pubbliche (Alvar Aalto, Picasso ….).

Le cronache raccontano le difficoltà del direttore del cantiere nella conduzione

dell‟opera, dovute sia alle complicazioni procedurali e politiche, sia all‟inesperienza

nella costruzione di edifici pubblici a grande scala e sperimentali.

Il ruolo dell‟ATBAT fu essenziale: l‟Ente si occupò della messa a punto di tutti gli

studi tecnici per l‟intera costruzione, della preparazione dei documenti per gli

appalti, della realizzazione di studi e dettagli di tutto l‟edificio, dell‟elaborazione dei

calcoli, della sorveglianza e controllo della costruzione in accordo con gli architetti e

l‟impresa principale della struttura portante, del coordinamento tra le imprese, del

controllo della pianificazione dei lavori. L‟atelier LC e ATBAT produrranno 2785

disegni necessari alla costruzione.

Un ulteriore problema era costituito dai non buoni rapporti tra Le Corbusier e gli

altri responsabili dell‟opera. Si rimproverò al maestro di non essere molto presente

in cantiere e quindi della necessità di dover prendere, al suo posto, decisioni

importanti che poi, non sempre venivano apprezzate dallo stesso Le Corbusier;

questi contrasti furono ancora causa di ritardo dei lavori.

Sul cantiere intervennero più di 40 imprese di varia capacità professionale, sia

tecnologicamente avanzate che artigianali: per la struttura portante, per le parti di

calcestruzzo prefabbricate, per l‟ossatura metallica delle cellule e delle scale interne

e così via. E con tutte ci furono numerose discussioni.

L’impianto elettrico

Il cantiere edile costituisce un ambiente ad elevato rischio elettrico. Gli incidenti più

comuni sono quelli dovuti a “contatti indiretti”, cioè ai contatti delle persone con

masse metalliche (gru, betoniere ecc.) generalmente non in tensione, ma che a causa

di un guasto dell‟isolamento principale delle parti attive, o per la mancanza di un

adeguato circuito di protezione, possono raggiungere tensioni pericolose per il corpo

umano.

L‟elettricità è una forma di energia a basso costo, non inquinante, facilmente

trasmissibile; i motori elettrici sono leggeri, robusti e affidabili. Per questi motivi è

ampiamente utilizzata in cantiere sia negli impianti di illuminazione che per

l‟azionamento di apparecchiature stazionarie (impianti di frantumazione e

vagliatura, impianti di betonaggio, gru, teleferiche, seghe circolari ecc.)

L‟impianto elettrico di cantiere, e cioè l‟insieme di materiali, macchine,

installazioni, impianti elettrici ed elettronici, deve essere realizzato secondo le

norme CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano). Seguire queste norme vuol dire

realizzare un impianto le cui caratteristiche, condizioni di sicurezza, affidabilità, di

qualità e i metodi di prova sono definite “a regola d‟arte”. Le norme CEI sono

recepite dalla legislazione, ma hanno comunque valore giuridico. Nello specifico, la

norma CEI 64-8;V1 è relativa agli impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale

non superiore a 1000V in corrente alternata e a 1500V in corrente continua, e la CEI

64-17 “Guida all‟esecuzione degli impianti elettrici nei cantieri” che, oltre a fornire

informazioni relative alla realizzazione degli impianti elettrici di cantieri, alle attività

di demolizione, ampliamento ecc. (sono esclusi dalla norma gli apparecchi

utilizzatori e i locali di servizio del cantiere quali, mense, dormitori, officine, uffici e

locali di consegna dell‟energia), contiene anche raccomandazioni relative ai circuiti

alimentati tramite prese a spina utilizzabili da personale non addestrato e destinati ad

alimentare generalmente apparecchi utilizzatori di cantiere. La Guida è destinata agli

installatori e progettisti di questi impianti, ai committenti, ai responsabili lavori, ai

progettisti edili, ai capocantieri e ai coordinatori della sicurezza. L‟impianto elettrico e la sua manutenzione sono affidati ad un tecnico o impresa

installatrice che rilascia la dichiarazione di conformità redatta secondo il D.M.

37/2008, che deve essere conservata in cantiere.

L‟elettricità viene prelevata in genere dalla rete pubblica; in mancanza di rete

pubblica viene prodotta per mezzo di gruppi elettrogeni. La potenza elettrica da

fornire al cantiere è pari alla somma delle potenze delle singole macchine

moltiplicata per un coefficiente di contemporaneità variabile da 0,6 a 0,8, in

funzione dei tempi di utilizzazione delle macchine.

L'energia può essere distribuita al cantiere ad alta, media e bassa tensione.

Generalmente nei piccolissimi cantieri (manutenzioni e ristrutturazioni) la potenza

necessaria e di qualche KW e possono essere utilizzate le prese esistenti: è

comunque indicato l’uso di un piccolo quadro di prese a spina da cantiere con

trasformatore di isolamento o protetto da interruttore magnetotermico differenziale.

Nei piccoli e medi cantieri, dove vi è la presenza di macchine fisse o trasportabili e

utensili di vario tipo, può essere sufficiente una potenza non superiore ai 30 kW.

L’energia è fornita a bassa tensione, da 380 V a 600 V,

Nei grandi cantieri la potenza necessaria supera i 30 Kw e l‟impianto elettrico è

ritenuto ad alta tensione. Spesso viene fornita a 3.000-6.000 V per impianti modesti

e a brevi distanze; a 10.000-15.000 V per impianti importanti e distanze discrete, a

22.000-30.000 V per distanze maggiori.

Corso di Organizzazione del cantiere

Appunti sommari – Dispensa n. 2

12

Tutti i materiali, apparecchi e il loro contenitore devono essere adatti all‟ambiente in

cui sono utilizzati; viene quindi indicato il “Grado di protezione” (IP). Il grado di

protezione minima deve essere IP 44 e nel caso di utilizzo vicino a getti d‟acqua o

ambiente umido IP 55 o 67.

Tutti i componenti elettrici devono essere dotati di marchio IMQ (Istituto Marchio

Qualità), considerato conforme alla norma CEI. In mancanza di tale marchio ci sarà

una dichiarazione di conformità rilasciata dal costruttore.

Devono essere predisposte idonee apparecchiature di protezione contro i

sovraccarichi ed eventuali cortocircuiti (valvole, interruttori automatici ecc.).

I gruppi elettrogeni sono usati oltre che ne cantieri ubicati in zone non servite

dall‟ente pubblico, anche come riserva in caso di interruzione della fornitura.

L'energia viene portata dalla stazione principale di trasformazione ai centri di

consumo del cantiere, dotati eventualmente di cabina secondaria,

La cabina di trasformazione rappresenta l‟interfaccia tra la rete esterna e quella

interna. Da qui si sviluppano i quadri di cantiere, di cui quello generale è fisso,

mentre gli altri, fino a quelli con le prese a spina, sono da considerarsi mobili. Tutti i

quadri devono avere dispositivi di comando, protezione dai contatti diretti e indiretti,

sezionamento. devono avere una targa di identificazione riportante il nome del

costruttore, la tensione, la corrente nominale, le dimensioni, il peso se superiore a 50

kg, eventuali condizioni particolari.

L‟impianto elettrico deve seguire le seguenti prescrizioni:

- deve avere un interruttore differenziale magnetotermico (dispositivo

amperometrico di protezione, sensibile alle correnti di sovraccarico o di

cortocircuito; nel primo caso deve proteggere il cavo da surriscaldamenti, nel

secondo caso deve proteggere il cavo da correnti aventi entità molto elevate); è

installato immediatamente a valle del contatore dell'ente erogatore; da qui, la

distribuzione elettrica deve avvenire tramite una o più linee principali, allacciate a

valle del quadro generale del cantiere, dove sono collocati l'interruttore e i

dispositivi di protezione. Dalle linee principali vengono derivate le linee secondarie

di alimentazione degli apparecchi utilizzatori (gru, betoniere, linee montanti per la

distribuzione dell‟energia ai piani dell'edificio ecc.).

- all'inizio di ciascuna linea secondaria è necessario installare un interruttore

generale automatico e dispositivi di protezione (interruttori differenziali: dispositivo

amperometrico di protezione che interviene, interrompendo la corrente, quando

l‟impianto presenta una elevata dispersione di corrente verso terra), disposti in

posizione facilmente visibile e accessibile per il pronto intervento in caso di

pericolo. Anche i quadri secondari con prese a spina interbloccata a servizio degli

apparecchi utilizzatori sono dotati di un interruttore differenziale con funzioni

generali di quadro.

- ciascuna attrezzatura e ciascun utensile devono essere dotati di un interruttore

specifico che permette di aprire e chiudere il circuito;

- le linee di erogazione del cantiere devono essere disposte tenendo conto delle

distanze minime prescritte da altre canalizzazioni ed essere protette dal pericolo di

contatto con macchine in movimento.

Le prese a spina, usate per alimentare gli utilizzatori, devono essere di tipo

industriale (CEI 23-12), con un grado di protezione almeno IP44, ma è consigliato

IP67, che assicura maggiore sicurezza in presenza di acqua. Devono avere un

interruttore differenziale

Naturalmente tutti le parti devono essere accuratamente controllate e mantenute in

piena efficienza.

I cavi per posa mobile devono essere cavi flessibili isolati I cavi sono costituiti da:

- conduttore: parte metallica solitamente in rame percorsa dalla corrente;

- isolante: guaina che circonda il conduttore (in policloroprene (PCP); i cavi per posa

fissa possono essere usati cavi con guaina in polivinilcloruro (PVC). Questi ultimi

sono vietati qualora si operi a temperature inferiori a 0° o oltre i 70°.

- anima: è l‟insieme di conduttore e isolante;

- guaina: rivestimento protettivo esterno.

Per evitare danneggiamenti dei cavi è opportuno seguire percorsi brevi, non posare

mai il cavo a terra senza adeguata protezione, rispettare i raggi di curvatura minimi

dei cavi. I cavi non devono attraversare le vie di transito del cantiere; le linee

principali devono utilizzare cavi idonei per posa interrata e le connessioni per via

aerea devono essere ridotte al minimo. I cavi interrati o aerei devono essere

segnalati. La sezione dei cavi deve essere dimensionata tenendo presente:

- la portata del cavo;

- la caduta di tensione, che deve essere limitata per evitare un eccessivo

innalzamento delle temperatura del cavo;

- il tipo di conduttore;

- la taratura della protezione posta immediatamente a monte del cavo stesso;

- la temperatura ambiente per la protezione da valori di temperatura elevati;

- le condizioni di posa.

Un apparecchio elettrico si definisce di classe 0 o I se è provvisto di isolamento

funzionale ed è rispettivamente senza o con dispositivo di messa a terra; di definisce

di classe II o III se non necessita di messa a terra in quanto dotato di doppio

isolamento (funzionale e supplementare) o alimentato a bassa tensione < 50 V.

Le macchine mobili (che devono essere manualmente spostate durante il

funzionamento) devono essere alimentate con un cavo adatto a posa mobile e solo da

circuiti a bassa tensione; quelli portatili (che sono sorrette a mano dall‟utilizzatore

durante l‟impiego ordinario) non possono essere utilizzati con tensione di

Corso di Organizzazione del cantiere

Appunti sommari – Dispensa n. 2

13

alimentazione superiore a 220 V, ovvero 50 V nel caso di ambienti umidi o

vicinanza di masse metalliche. Il comando di arresto delle macchine, sia fisse che

mobili, deve essere realizzato in modo da garantire che il riavvio della macchina non

sia automatico dopo una temporanea mancanza di tensione; il riavvio della macchina

deve essere sempre attuato dall‟operatore.

Le distanze di sicurezza da parti attive di linee elettriche non protette o non

sufficientemente protette sono, alla luce del TU (artt. 83 e 117, all. IX), le seguenti.

Distanze in presenza di linee elettriche aeree

Quando il cantiere sorge in prossimità di linee elettriche aeree, nude o isolate, deve

essere rispettata una distanza di sicurezza di almeno 3 m tra tali linee e la

costruzione, con i relativi ponteggi; in alternativa, è da prevedere (ove possibile) lo

spostamento della linea oppure l'approntamento di schermi di protezione che

garantiscano la sicurezza rispetto a contatti accidentali o anche soltanto

all'avvicinamento ai conduttori elettrici. Ogni soluzione deve essere concordata e

attuata con l'ente erogatore. Precauzioni particolari, come sbarramenti a terra e

portali limitatori d'altezza devono essere predisposti in presenza di linee elettriche

nel caso d'impiego di escavatori, gru a torre, autogru, scale aeree ecc., come anche

nel caso di linee di allacciamento soggette ad attraversamento dei mezzi di cantiere;

in quest‟ultimo caso si deve avere una minima altezza di 6 m per linee che si trovano

al di sopra di un passaggio di automezzi o 5 m per quelle dove non è il previsto

passaggio di automezzi.

Un (kV) D (m)

≤ 1 3

1 < Un ≤ 30 3,5

30 < Un ≤ 132 5

> 132 7

Un = tensione nominale

Tali distanze devono sempre essere rispettate, salvo a meno di diverse disposizioni

organizzative e procedurali ritenute idonee alla salvaguardia dei lavoratori. Tali

distanze sono valutate al netto degli ingombri derivanti dal tipo di lavoro, delle

attrezzature utilizzate e dei materiali movimentati, nonché degli sbandamenti laterali

dei conduttori dovuti all‟azione del vento e degli abbassamenti di quota dovuti alle

condizioni termiche.

L‟impianto di messa a terra (CEI 64-8, parte 4)

La corrente elettrica è spesso causa di infortuni anche mortali: tensioni modeste (50

V in c.c. e 25 V in c.a.) sono da ritenersi pericolose. L'elettroshock (elettrocuzione)

può avvenire:

- per contatto diretto con parti di impianti elettrici normalmente sotto tensione (cavi)

e con parti di impianti elettrici normalmente non percorse da corrente ma che

possono trovarsi sotto tensione per effetto di guasti o fenomeni induttori (carcasse di

macchine;

- per contatto indiretto con elementi metallici non facenti parte di impianti elettrici,

ma accidentalmente in contatto con sorgenti di elettricità (ponteggi).

La protezione dal contatto diretto si effettua con: barriere distanziatrici e rivestimenti

isolanti per i conduttori; cabine per apparecchi in funzione; coperchi per interruttori

e valvole; apparecchiature stagne per i lavori all'aperto.

La protezione dal contatto indiretto si effettua mediante la “messa a terra” di tutti gli

elementi metallici (carcasse di macchine, scatole di interruttori, involucri metallici di

utensili portatili, ponteggi e casseforme metalliche, gru) suscettibili di trovarsi sotto

tensione (cioè a dire con una interruzione automatica del circuito), oppure

utilizzando apparecchiature provviste di sistema a doppio isolamento (classe II).

La messa a terra è il collegamento delle parti metalliche ad un dispersore conficcato

nel terreno, in modo che le parti metalliche ed il terreno abbiano lo stesso potenziale.

Cosicché la corrente di guasto originata dal contatto accidentale di un elemento in

tensione e la parte metallica connessa a terra non dovrebbe far insorgere alcuna

d.d.p. tra la parte metallica stessa e il terreno. L‟impianto di terra costituisce una

protezione essenziale e obbligatoria per scaricare a terra una eventuale corrente di

guasto o per il cedimento di un isolamento che metta sotto tensione oggetti del

cantiere, normalmente non in tensione, con cui possano venire a contatto gli addetti

ai lavori (per esempio la carcassa di un motore, la struttura di una betoniera ecc.).

Quindi, tutti gli elementi degli impianti suscettibili di venire in contatto con elementi

che trasportano energia o con parti soggette ad attrarre i fulmini debbono essere

efficacemente messe a terra mediante apposite prese.

L‟impianto di terra si compone di

- dispersore, corpo che costituisce il collegamento elettrico con la terra; può essere

sia un dispersore intenzionale cioè un profilato infisso nel terreno le cui dimensioni

minime sono fissate dalle norme fissano per garantire la resistenza nel tempo alla

corrosione; può essere anche un dispersore di fatto, costituito cioè stessi ferri di

fondazione di un edificio

Corso di Organizzazione del cantiere

Appunti sommari – Dispensa n. 2

14

- nodo principale di terra: una barra di rame alla quale fanno capo i conduttori di

protezione che collegano a terra le masse, i conduttori equipotenziali che collegano a

terra le masse estranee; il conduttore di terra che arriva ai dispersori.

- conduttori di protezione: convoglia la corrente di guasto dalle masse al collettore

principale di terra e al dispersore. Solitamente fa parte dello stesso cavo di

alimentazione ed è distinto dal colore giallo/verde.

- conduttori di terra: collega il nodo di terra al sistema disperdente e i dispersori tra

loro. può essere nudo con funzioni di dispersore in treccia di rame o in acciaio

zincato a caldo (CEI 7-6), isolato direttamente interrato o isolato entro cavidotto in

pvc. In ogni caso la sezione non deve essere inferiore a quella utilizzata per i

conduttori di protezione.

- conduttori equipotenziali principali: collegano il nodo di terra alle masse estranee

(corpi metallici non facenti parte dell‟impianto elettrico: ponteggi, baracche in

lamiera etc.)

L‟impianto deve essere denunciato al Presidio Multizonale di prevenzione entro 30

gg. dalla data di entrata in funzione. Copia di tale denuncia deve essere conservata in

cantiere. L‟impianto di terra deve essere opportunamente mantenuto.

Durante lo smantellamento del cantiere si utilizzano ancora apparecchi di

sollevamento e attrezzature elettriche, pertanto l‟impianto di terra deve mantenere la

sua efficienza sino all‟allontanamento di ogni apparecchio collegato alla linea

elettrica di cantiere.

La messa a terra dei ponteggi (quali elementi metallici presenti nei cantieri che

possono trovarsi sotto tensione per un possibile guasto di una attrezzatura elettrica

utilizzata sul ponteggio) si rende necessaria quando si prevede di utilizzare

apparecchiature non di classe II e se l‟impianto elettrico di alimentazione non è a

norma. In caso contrario infatti il possibile guasto provocherebbe l‟intervento

dell‟interruttore differenziale dell‟impianto d i alimentazione a norma.

Le norme CEI stabiliscono che „l‟impianto di messa a terra si rende necessario nel

caso di lavorazioni particolari che possano mettere a rischio l‟integrità degli

apparecchi di classe II utilizzati; per contro è superfluo quando il ponteggio risulta

isolato o presenta una resistenza verso terra > 200 W

Impianto di protezione dalle scariche atmosferiche (TU art. 84, CEI 81-10)

Protegge dalle scariche atmosferiche (fulmini) che possano colpire le grandi masse

metalliche presenti nel cantiere, quali ponteggi, attrezzature di notevoli dimensioni,

sili per cemento, serbatoi per l'acqua ecc. Deve essere realizzato quando dal calcolo

risulti che la struttura non è autoprotetta (cioè il rischio è inferiore a quello ammesso

dalla norma); tale condizione deve essere attestata da una relazione firmata da un

tecnico abilitato. L‟impianto va denunciato ed il controllo è effettuato dalla ASL di

competenza territoriale; la denuncia deve essere conservata in cantiere. La necessità

dell‟impianto può essere valutata con la procedura completa (dal calcolo complesso

che tiene conto di diversi fattori) o semplificata, utilizzando, in quest‟ultimo caso,

tabelle specifiche.

L‟impianto va realizzato collegando i dispersori, costituiti da picchetti o corda di

rame o tondino di acciaio zincato, all‟impianto di terra per la protezione contro i

contatti indiretti, mentre non è necessario collegare ad anello i dispersori fra di loro

in quanto la continuità viene assicurata dalla struttura metallica stessa. La pratica di

collegare tra loro i diversi elementi del ponteggio per garantire la continuità elettrica

è eccessiva nonché dispendiosa.

L’impianto idrico

I cantieri devono essere forniti di impianti per la fornitura dell'acqua (per le

maestranze e per le macchine) e per il prosciugamento dell'acqua dagli scavi.

Per usi potabili l'acqua deve essere incolore, limpida, priva di odori e sapori

sgradevoli, batteriologicamente e chimicamente pura, nei limiti cioè imposti dalla

sanità pubblica.

Per l'impasto dei calcestruzzi deve essere limpida e priva di sali (particolarmente di

solfati e di cloruri), priva di limo, materiali organici ed altre impurità in sospensione

(torbidità massima 1-2 g/l, eccezionalmente 2-5 g/l).

Gli impianti idrici più comuni sono quindi destinati:

a) all'approvvigionamento di acqua per il personale e per le macchine;

b) allo scavo e trasporto in corrente d'acqua (o d'acqua emulsionata con l'aria) della

sabbia e della ghiaia (applicazioni rare)

c) all'abbassamento della falda acquifera in terreno da scavare;

a) Provvista d'acqua

L'approvvigionamento può avvenire mediante allacciamento agli acquedotti

municipali, previa definizione del relativo contratto, o in alternativa tramite il

pompaggio da corsi d'acqua o da pozzi. Nel caso in cui la fornitura di acqua sia

regolata da particolari contratti che rendano conveniente l'accumulo di acqua è

opportuno prevedere un serbatoio di adeguata capacità, installato ad almeno 10 m di

altezza dal suolo, al quale collegare le condutture di alimentazione dei vari punti di

erogazione.

Si ritiene che siano necessari giornalmente:

80-100 l/giorno per persona;

150 l/mc per gli impasti di cls;

Corso di Organizzazione del cantiere

Appunti sommari – Dispensa n. 2

15

100-120 l/ora per mc d'aria resa al minuto, per i compressori senza refrigeratore

1000 l/mc di ghiaia lavata (se si opera lo sfangamento con getti violenti su vagli

rotanti o vibranti, il consumo può salire fino a 3-4 mc/mc di materiale lavato.

Nel caso sia necessario provvedere all‟approvvigionamento diretto, la provvista si

esegue con sistemi semplici di pompaggio, utilizzando pompe centrifughe, pompe

motore immerso o pad asse verticale con motore esterno e lungo albero verticale,

pompa a stantuffo, in relazione alla profondità dell‟acqua nel sottosuolo; se l'acqua

sotto pressione esiste a una certa profondità si può scavare un pozzo artesiano.

b) Scavo e trasporto in corrente d'acqua Nei terreni sciolti, particolarmente quelli

costituiti da sabbia non argillosa e ghiaietto, è possibile usare una corrente d'acqua

per il trasporto dei materiali e anche per lo scavo e per l'elevazione.

Il trasporto si può praticare in tubi (condotte forzate) o anche in canali aperti. Di

solito si assume un rapporto del 25% in volume di materiale e del 75% di acqua.

Lo scavo può avvenire all'aperto per l'azione violenta di getti d'acqua sotto pressione

contro colline di materiale sciolto. In media si possono abbattere da 2 a 6 mc di

depositi alluvionali con 100 mc di acqua. Le lance per disgregare i cumuli lavorano

a pressioni variabili da 3 a 18 atm.

Il sollevamento è l'unico sistema che abbia applicazioni non rarissime è quello

mediante emulsione di acqua ed aria. Con tale emulsione si rende più leggera la

miscela che contiene il materiale da sollevare e la stessa pressione esistente al fondo

facilita l'espulsione dell'emulsione. Le pompe ad aria compressa permettono di

elevare miscele fangose contenenti sabbia e ghiaia fino a 10 m d'altezza. Esse si

usano soltanto in casi particolari, soprattutto in cassoni per fondazioni ad aria

compressa, dove la loro semplicità e l'esclusione di macchinari nel cassone presenta

dei vantaggi. La pompa normale funziona succhiando il liquido fangoso.

c) Abbassamento della falda e prosciugamento di scavi

Per l‟abbassamento della falda è necessario effettuare il pompaggio ad un livello

inferiore. Il pompaggio può essere effettuato con:

- pozzi filtranti o tubi drenanti (sistema well-point): i pozzi filtranti sono costituiti da

tubi (diametro 5-10 cm, lunghezza 6-7 metri) dotati all'estremità di una zona filtrante

metallica in rame le cui maglie hanno dimensioni inferiori ai grani più piccoli della

sabbia del terreno; vengono infissi intorno all'area da prosciugare ad un interasse di

circa 1 metro. I tubi vengono collegati ad una o più pompe centrifughe

autoadescanti in grado di effettuare nelle condotte un vuoto parziale allorché l'acqua

che filtra nei tubi è inferiore alla portata della pompa: in tal modo il drenaggio è più

efficace di quello ottenibile per sola gravità. La lunghezza dei tubi è limitata

dall'altezza di aspirazione della pompa; per maggiori profondità occorre effettuare

uno scavo a gradini disponendo più tubi. Il sistema è applicabile in terreni sabbiosi;

se la permeabilità è più elevata (ghiaie) si preferiscono usare tubi di maggiore

diametro posti a distanze maggiori.

- pozzi: si circonda il cantiere con una serie di pozzi trivellati distanti 50-100 m l'uno

dall'altro dotati ciascuno di elettropompa sommersa. L'area servita in questo caso è

notevole e l'abbassamento della falda è maggiore di quello ottenibile con i tubi

drenanti.

Relativamente al prosciugamento degli scavi, se le infiltrazioni sono modeste,

l'acqua che filtra nello scavo viene incanalata in pozzi di raccolta da cui viene

evacuata per mezzo di pompe.

Un esempio di applicazione di well poit lo troviamo nel cantiere del Palazzo

Montecatini a Milano (G. Ponti, A. Fornaroli, Soncini, 1936-38). In quella zona

era presente una falda freatica con oscillazione annuale da – 6 m circa a – 6.80 m

negli anni normali, ma con varianti fino a – 5 m negli anni eccezionali. Le

fondazioni dell‟edificio hanno una quota che varia da m. 6.90 a m 9 sotto il livello di

via Principe Umberto. “L‟esecuzione delle fondazioni all‟asciutto costituì il

problema più difficile per il cantiere, perché si dovette lavorare per oltre sei mesi ad

un livello inferiore a quello dell‟acqua del sottosuolo, e per due mesi a oltre 3 metri

al di sotto di tale livello. Per abbassare di tanto il livello delle acque si ricorse al

sistema di aspirare con un certo numero di pompe dal terreno, a mezzo di una

cinquantina di tubi d‟acciaio (pozzetti) infissi ad una profondità di metri 8-10 sotto il

livello dell‟acqua. Tale sistema assolutamente nuovo (in Italia), complicato e

oneroso per la scelta del materiale occorrente, si rese necessario perché un drenaggio

superficiale avrebbe creato nella zona da prosciugare un pericoloso corso d‟acqua, e

un unico pozzo centralizzato di aspirazione avrebbe prodotto un richiamo d‟acqua

sino alla distanza di 1800 metri, fenomeni entrambi che avrebbero certamente

prodotto movimenti sotterranei nei terreni circostanti con grave pericolo per

fabbricati, condotte e strade. Invece, ricorrendo al sistema di una serie di pozzetti

infissi a poca distanza uno dall‟altro lungo i margini dello scavo, si ottenne

facilmente un piccolo raggio di chiamata attorno ad ognuno di essi, praticamente

non più di 10 metri, con una relativamente piccola portata per ciascuno, da 10 a 15

litri secondo. Inoltre, avendo diverse profondità di fondazione, si poterono stabilire

quattro anelli indipendenti tra loro e funzionanti in epoche diverse, con prevalenze e

portate diverse.

Ogni anello era costituito da una tubazione aspirante collegante le teste dei pozzetti e

facente capo ad un gruppo motopompa convenientemente disposto, capace di

sollevare l‟acqua e riversarla sia nelle fognature che nelle rogge circostanti. Così, in

luogo di un impianto unico, che avrebbe dovuto avere una porta di 600 litri al

secondo, si ebbero quattro successivi impianti ognuno dei quali non superò mai la

Corso di Organizzazione del cantiere

Appunti sommari – Dispensa n. 2

16

portata di 12° litri al secondo, con una prevalenza massima sempre inferiore a 20

metri.

Oltre a ciò si poté seguire il movimento oscillatorio dell‟aves che, massimo di quota

verso la fine di dicembre, scende ad un minimo livello verso la fine di marzo o metà

aprile, eseguendo le fondazioni più alte, i primi due anelli, nei primi mesi

dell‟inverno, e quelle più profonde, gli altri due anelli, nei mesi di marzo e aprile,

con sensibilissimo vantaggio nella portata di esaurimento.

L‟acqua captata in profondità e costantemente tenuta sotto sorveglianza si mantenne

sempre limpida, dando la conferma che nessun materiale minuto veniva asportato

dall‟aspirazione delle pompe: il che permise di giunger al compimento delle

fondazioni e alla chiusura del grande cassone stagno di oltre 4000 mq di area,

immerso per una profondità media di m 1.75, senza dar luogo a inconvenienti ai

fabbricati circostanti”.

Anche il sistema di protezione dagli agenti atmosferici (neve e gelo) delle aree di

lavorazione del cantiere è rilevante. Poiché i lavori iniziarono a novembre, le due

parti del cantiere interessate nel periodo invernale dai lavori furono coperte per tutta

la stagione con un capannone di tubi Innocenti che rimase sino ad aprile.

“I due capannoni coprivano una superficie di 2.500 mq, corrispondenti alla metà

della zona di lavoro. Non si rese necessaria la copertura della zona centrale del

cantiere perché forzatamente si dovette eseguire per ultima e quindi a primavera,

onde sfruttare l‟abbassamento naturale dell‟aves che (era) massimo tra marzo e

aprile”. (Estratto da Il palazzo per uffici Montecatini, Milano, 1938 e da «Casabella»

138-140, 1939, numero. mon.)

L’impianto di aria compressa

L'aria compressa, prodotta dai compressori, viene utilizzata come mezzo di

trasmissione dell'energia per azionare macchine operatrici quali: macchine

perforatrici e macchine utensili, pompe, paranchi, motori ecc. Viene anche

impiegata nei casi in cui vi sono difficoltà di ventilazione, come nelle gallerie dove i

motori Diesel sono controindicati. Il rendimento di questi sistemi è più basso della

trasmissione per sistemi idraulici o elettrici. Essi però consentono di:

a) ottenere macchine operatrici molto leggere e potenti particolarmente utili per la

perforazione;

b) pericolosità nulla in casi di perdite in ambienti ove siano presenti, anche

accidentalmente gas combustibili o esplosivi (gallerie);

c) utilità dell'aria scaricata che, in parte, coopera alla ventilazione di gallerie.

I compressori si dividono in:

- compressori volumetrici (provocano la compressione dell'aria per diminuzione del

volume della camera in cui essa viene aspirata);

- compressori aerodinamici (aspirano l'aria in una girante in rapida rotazione e le

forniscono energia cinetica che viene poi trasformata in energia di pressione in

appositi diffusori).

La compressione può essere:

- monostadio, se l'aria viene portata alla pressione di esercizio in un solo stadio

(piccole e basse pressioni);

- bistadio o pluristadio, se l'aria, compressa in una prima fase, viene portata alla

pressione finale dopo uno o più fasi intervallate da refrigerazione.

La refrigerazione serve ad elevare il rendimento del compressore; la refrigerazione,

che avviene nei vari stadi della compressione, elimina il calore che si produce sia

durante la compressione dell'aria sia per gli attriti tra gli organi di movimento. Il

raffreddamento può essere:

- ad aria: usato per piccole portate e per unità mobili. Può essere “a dispersione

naturale” facilitata da alette ovvero per ventilazione;

- ad acqua: a ciclo aperto (se l'acqua che esce dal compressore non è riutilizzata); a

ciclo semichiuso (se l'acqua viene fatta raffreddare per caduta a pioggia in una vasca

di raffreddamento e poi rimessa in circolo); a ciclo chiuso (se l'acqua, in circuito

chiuso, viene raffreddata mediante radiatore su cui soffia aria spinta da un

ventilatore). Il calore da asportare è notevole: l'energia fornita dal motore si

trasforma in gran parte in energia termica sino al 95%. Il media il consumo di acqua

(a 10°C) è di circa 30 litri/Cv ogni ora.

I compressori si dividono in base alla pressione di esercizio:

- compressori per basse pressioni: fino a 4,5 kg/cmq;

- compressori per medie pressioni: 4,5-10 kg/cmq;

- compressori per alte pressioni: oltre i 10 kg/cmq.

Per ottenne un buon funzionamento di un martello perforatore è necessario che la

pressione sia intorno alle 7 atm. Per altre macchine può scendere fino ad 1 atm, e

anche meno. Per iniezioni ad alta pressione può arrivare, invece a 50 atm. Dal

momento che maggiore è la compressione, maggiore è la potenza da impiegare, è

quindi evidente che non conviene comprimere l'aria a pressioni elevate per poi farla

espandere ad una pressione di utilizzazione più bassa. In tali casi può convenire

installare due o più gruppi di compressori che lavorano ognuno ad una determinata

pressione.

Altro problema è quello legato alla scelta di un impianto centralizzato o di più

compressori, ognuno per un gruppo di utilizzatori. L'impianto centralizzato costa

meno per ciò che riguarda l'installazione e l'esercizio, ma costa di più per ciò che

riguarda le condotte e le relative perdite. In ogni caso l'impianto centralizzato sarà

Corso di Organizzazione del cantiere

Appunti sommari – Dispensa n. 2

17

dotato di due compressori, tenendone un terzo di riserva. Per impianti modesti se ne

impiega normalmente uno, mentre un altro sarà di riserva e per far fronte alle punte

di richiesta. La portata di un compressore dipende dalla somma delle portate

richieste dagli utilizzatori che, contemporaneamente, possono essere alimentati dal

compressore. Generalmente la richiesta maggiore è dovuta ai martelli perforatori.

I serbatoi dell'aria hanno la funzione di mantenere regolare la mandata di aria

compressa alla rete al variare della richiesta da parte delle macchine utilizzatrici,

nonché di migliorare il raffreddamento e di raccogliere eventuali condense residue.

Il progetto, la costruzione e l'ispezione dei serbatoi ad aria compressa, sono soggetti

ad apposita normativa. Il serbatoio dovrebbe essere sempre installato all'esterno dei

fabbricati, al riparo da insolazione diretta, con fondazioni rigide di calcestruzzo. Dal

serbatoio l'aria compressa viene distribuita da una rete che alimenta le macchine

utilizzatrici.

Mezzi antincendio di cantiere

La normativa prescrive che in tutte le aziende o lavorazioni debbano essere adottate

idonee misure per prevenire gli incendi e per tutelare la incolumità dei lavoratori in

caso di incendio.

In particolare, nelle aziende o lavorazioni in cui esistono pericoli specifici di

incendio è vietato fumare, è vietato usare apparecchi a fiamma libera e manipolare

materiali incandescenti, a meno che non siano adottate idonee misure di sicurezza;

devono essere predisposti mezzi di estinzione idonei in rapporto alle particolari

condizioni in cui possono essere usati, in essi compresi gli apparecchi estintori

portatili di primo intervento. Questi mezzi devono essere mantenuti in efficienza e

controllati almeno una volta ogni sei mesi da personale esperto; deve essere

assicurato, in caso di necessità, l'agevole e rapido allontanamento dei lavoratori dai

luoghi pericolosi,

Nei locali o nelle zone ove esistono pericoli di incendio vanno predisposi mezzi di

estinzione coordinali da uno opportuna segnaletica costituita da cartelli ammonitori,

di pericolo e d'informazione. Nei cantieri edili il rischio d'incendio è generalmente

limitato ai baraccamenti (spogliatoi. uffici, servizi, dormitori, ecc.) ed ai depositi di

particolari sostanze e materiali. Per essi, il mezzo di estinzione più pratico ed

immediato è senz'altro l‟estintore portatile che deve essere ubicato in luogo

facilmente individuabile e raggiungibile.

E‟ inoltre vietato usare l‟acqua per lo spegnimento di incendi, quando le materie con

le quali verrebbe a contatto possono reagire in modo da aumentare notevolmente di

temperatura o produrre gas infiammabili o nocivi. L‟acqua, a meno che non sia

nebulizzata, non deve essere usata in prossimità di conduttori, macchine, apparecchi

elettrici sotto tensione. Vi sono dei casi di incendio nei quali l'acqua è

controindicata. Ciò si verifica

- in presenza od in vicinanza di elementi sotto tensione elettrica, in quanto l'acqua è

conduttrice e può quindi causare folgorazioni;

- incendi di sostanze che reagiscono pericolosamente con l'acqua (carburo di calcio,

sodio, potassio, ecc.);

- incendi in cui sono coinvolte sostanze tossiche (es. cianuri),

- incendi di sostanze nelle quali vi è presenza di cloro, fluoro, acido solforico, ecc.,

che possono, con l'acqua, provocare spruzzi corrosivi.

L 'acqua è inoltre controindicata per lo spegnimento di incendi in serbatoi che

contengono liquidi infiammabili più leggeri dell‟acqua e non miscibili con essa,

perché tali -liquidi galleggerebbero sull'acqua col pericolo della loro espansione.

Ove è vietato l'uso dell'acqua per spegnere incendi devono essere affissi cartelli

ammonitori del pericolo. Seppure nei cantieri edili il rischio d'incendio è limitato, è

opportuno che essi siano comunque dotati di mezzi estinguenti costituiti da estintori

a mano portatili scelti ed utilizzati in base al loro specifico campo d'impiego.

Esistono diversi tipi di estintori, ma quelli che più comunemente possono essere

impiegati in un cantiere sono quelli a schiuma, quelli a polvere polivalenti NB/C e

quelli ad anidride carbonica.

Gli estintori a schiuma sono indicati per spegnere incendi di classe A e H, vale a dire

incendi in cui il materiale combustibile può essere: legna, carta. gomma, tessuti

naturali, vernici, solventi, oli minerali, benzine, automezzi. Sono invece vietati per

spegnere incendi di materiali gassosi infiammabili (incendi di classe C) ed incendi di

apparecchiature elettriche sotto tensione (incendi di classe E).

Gli estintori a polvere polivalenti A/B/C risultano indicati, come quelli a schiuma,

per spegnere incendi di classe A e B, ma sono anche consigliati per incendi di classe

C, nei quali il combustibile può essere: idrogeno, metano, propano, butano, etilene

ed acetilene. Sono invece sconsigliati per incendi di apparecchiature elettriche sotto

tensione (incendi di classe E), in quanto danneggiano i materiali.

Gli estintori ad anidride carbonica sono indicati per spegnere incendi di classe A e

B; sono anche efficaci sugli incendi di classe E, dove il materiale combustibile è

costituito da apparecchiature elettriche sotto tensione, quali: trasformatori,

alternatori, quadri ed interruttori, motori elettrici, impianti telefonici. Risultano

invece scarsamente efficaci per spegnere incendi di molti materiali solidi

combustibili, infiammabili e incandescenti (incendi di classe A). È tuttavia da tenere

presente che l‟uso di questi estintori in locali piccoli e poco ventilati può creare

pericoli di asfissia.

La predisposizione degli estintori deve essere coordinata con l'applicazione di una

adeguata segnaletica indicante la loro ubicazione. È quest'ultima una importante

Corso di Organizzazione del cantiere

Appunti sommari – Dispensa n. 2

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precauzione che non va sottovalutata in quanto la pronta individuazione degli

estintori significa poter intervenire sugli incendi con estrema rapidità, quando cioè

essi sono ancora di dimensioni limitate e quindi facilmente aggredibili.

Generalmente, come si è detto, nei cantieri edili il rischio d'incendio è limitato ai

baraccamenti, ai depositi di materiali (oli minerali, benzine, vernici, derivati plastici)

ed apparecchiature elettriche (cabina di trasformazione). Per essi si consiglia:

-Baraccamenti: Estintori a polvere: sono sconsigliati quelli a schiuma per la presenza

di documenti, che verrebbero danneggiati, e dell'impianto elettrico (stufette, prese di

derivazione F.M.).

-Depositi: Estintori a polvere; in assenza di elementi gassosi (bombole di acetilene,

di butano, di metano, ecc.) vanno bene anche estintori a schiuma

-Apparecchiature elettriche Estintori ad anidride carbonica; se non si ha timore di

danneggiare i materiali, vanno bene anche estintori a polvere. Vietati invece gli

estintori a schiuma.