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MICHELE MOLISSO
RECIPIENTI MULTISTRATO
Tali recipienti hanno pareti multiple calettate le une sulle altre, sono cioè cilindri calettati
uno sull’altro con una determinata interferenza. In teoria il numero di pareti potrebbe
essere molto elevato, ma non si superano mai 4 strati, sapendo in base all’esperienza che
non è conveniente per le difficoltà tecnologiche.
Tali serbatoi, posti in esercizio, lavorano solo in campo elastico.
L’operazione di calettamento può essere realizzata a freddo, se il cilindro interno dopo
essere stato preparato con uno smusso di avvio viene forzato sulla pressa ad entrare nel
cilindro esterno, oppure a caldo, se il cilindro esterno viene riscaldato prima di eseguire
l’accoppiamento.
Lo scopo del dimensionamento è quello di minimizzare e rendere più uniforme la tensione
nello spessore di ciascuno strato.
Si definisce interferenza la differenza fra il raggio esterno del cilindro interno e il raggio
interno del cilindro esterno:
i = ( ) ( 1)n e n iR R +−
R(n
)i R(n
)e
R(n
+1)e
R(n
+1)i
La verifica consiste nel valutare se quel valore dell’interferenza che si ricava dai calcoli è
adeguato a generare quello stato tensionale residuo che, una volta messo il recipiente in
esercizio, determina uno stato tensionale ottimale in ciascuno strato del recipiente.
- 1 -
Dopo aver effettuato il calettamento, i 2 cilindri calettati l’uno sull’altro avranno un unico
raggio in corrispondenza del quale avviene il contatto, detto raggio di calettamento Rk.
Pertanto sia il cilindro interno che quello esterno subiscono una deformazione
circonferenziale durante l’operazione di calettamento. Tale deformazione, tangente alla
circonferenza, fa nascere una σt che è più grande delle tensioni σr che agiscono
radialmente, dovute all’azione della pressione di contatto fra i 2 cilindri.
Il cilindro esterno preme quello interno, determinando uno stato di compressione nel
cilindro interno, mentre quest’ultimo esercita su quello esterno un’azione di trazione, dato
che tende ad allargarlo.
Tali cilindri sono senza fondi, perciò la tensione assiale è nulla.
Per l’equazione di Navier esprimiamo così le deformazioni tangenziali per lo strato
(n)-esimo ed (n+1)-esimo:
εt,(n+1)i = 1E
( σt,(n+1)i – νσr,(n+1)i ) , εt,(n)e = 1E
( σt,(n)e – νσr,(n)e ) .
Le tensioni tangenziali che si hanno quando il recipiente è posto in esercizio, calcolate
all’intradosso dello strato (n+1)-esimo e all’estradosso dello strato (n)-esimo, hanno la
seguente espressione:
2 2 2 2
( 1) ( 1) ( 1) ( 1) ( 1) ( 1) ( 1) ( 1)t,(n+1)i 2 2 2 2 2
( 1) ( 1) ( 1) ( 1) ( 1)
( ) 1n i n i n e n e n i n e n i n eeserc
n e n i n e n i n i
P R P R P P R RR R R R R
σ + + + + + + + +
+ + + +
− −= +
− − + =
2/ 2/( ) ( 1)
2/
(1 ) 21
m mn e n e
m
P k P kk
++ −
−,
2 2 2 2( ) ( ) ( ) ( ) ( ) ( ) ( ) ( )
t,(n)e 2 2 2 2 2( ) ( ) ( ) ( ) ( )
( ) 1n i n i n e n e n i n e n i n eeserc
n e n i n e n i n e
P R P R P P R RR R R R R
σ− −
= +− −
= 2 /
( ) ( )2 /
2 (11
mn i n e
m
P P kk− + )
−,
( 1) ( )n i n eP P+ = , k = e
i
RR
= raggio esterno dell'intero recipienteraggio interno dell'intero recipiente
( 1)n iP + rappresenta il valore della pressione di contatto che si ha, all’intradosso dello strato
(n+1)-esimo, quando il recipiente viene posto in esercizio,
- 2 -
( 1)n eP + rappresenta il valore della pressione di contatto che si ha, all’estradosso dello strato
(n+1)-esimo, quando il recipiente viene posto in esercizio,
( )n eP rappresenta il valore della pressione di contatto che si ha, all’estradosso dello strato
(n)-esimo, quando il recipiente viene posto in esercizio.
La tensione radiale sulla superficie di contatto fra il generico strato (n)-esimo ed il
successivo (n+1)-esimo è uguale in modulo ed opposta in segno alla pressione che si
esercita fra le pareti dei due strati a contatto. Si ha cioè rispettivamente, in presenza ed in
assenza della pressione interna di esercizio Pi ,
r,(n)e esercσ = – P(n)e , . (cal)
r,(n)e (n)ePcalσ =−
Le tensioni, tangenziali e radiali, residue da calettamento le indichiamo con la seguente
simbologia: tcalσ , r
ca lσ . Il termine tensione residua da calettamento sta ad indicare la
presenza di uno stato tensionale che permane nel recipiente dopo aver effettuato
l’operazione di calettamento, senza che al recipiente venga applicata una pressione interna
di esercizio.
Le tensioni, tangenziali e radiali, che si destano nel recipiente, considerato
monoparete e supponendo che il materiale si comporti in modo perfettamente elastico,
applicando la pressione di esercizio assegnata, hanno la seguente espressione:
2 2
2 2 2( ) 1mono i i et
e i
PR RrR R r
σ⎛ ⎞
= +⎜− ⎝ ⎠⎟ ,
2 2
2 2 2( ) 1mono i i er
e i
PR RrR R r
σ⎛ ⎞
= −⎜ ⎟− ⎝ ⎠.
In un punto generico, avendo indicato con: e le tensioni tangenziali e radiali
indotte da P
monotσ mono
rσ
i nel recipiente a parete unica, caltσ e
calrσ le tensioni indotte dai calettamenti,
e le tensioni di optimum nel recipiente multistrato in esercizio, deve aversi eserctσ eserc
rσ
eserc mono calt teserc mono calr r
t
r
σ σ σσ σ σ⎧ = +⎨
= +⎩ .
- 3 -
Poiché i calettamenti non inducono tensioni assiali, non è utile, ovviamente, l’analoga
relazione scritta per queste tensioni.
Inoltre sappiamo che:
εt,(n)e =( ) ( ) ( )
( )
2 ( ) 2n e n e n e
n e
R R RR
π π+ Δ −= ( )
( )
n e
n e
RRΔ
, con ( )n eRΔ = ( )k n eR R− ;
εt,(n+1)i =( 1) ( 1) ( 1)
( 1)
2 ( ) 2n i n i n i
n i
R R RR
π π+ + +
+
+ Δ −= ( 1)
( 1)
n i
n i
RR
+
+
Δ , con ( 1)n iR +Δ = . ( 1)k nR R +− i
Dalla relazione:
i = ( ) ( 1)n e n iR R +Δ + Δ ,
dividendo ambo i membri per Rk , otteniamo:
t,(n)e t,(n+1)ik
i = ε + εR .
Tale relazione lega l’interferenza alle tensioni residue derivanti dall’operazione di
calettamento, pertanto dopo aver fatto il dimensionamento, bisogna determinare le tensioni
residue da calettamento.
Per avere una migliore distribuzione di tensioni si ricerca la condizione di minimo per la
tensione di confronto σc , che è una tensione equivalente dovuta alla teoria di Von Mises.
Il problema può essere affrontato anche applicando la teoria della massima tensione
normale. Quest’ultimo procedimento non presenta maggiori difficoltà del precedente se
non per la sua maggiore laboriosità e impone condizioni meno restrittive di quelle della
teoria di Von Mises. La tensione di confronto secondo quest’ultima teoria è in ciascun
punto la tensione tangenziale.
La condizione di optimun dovuta a Von Mises, relativa ad un dato valore della pressione
interna Pi e ad un dato rapporto k si determina imponendo che, in presenza della Pi , la σc al
raggio interno assuma lo stesso valore per tutti gli strati e che tale valore sia il minimo
possibile.
Tale condizione si realizza quando i rapporti ki fra i raggi delle superficie che delimitano
- 4 -
gli strati successivi soddisfano la condizione
K1 = K2 = K3 = … = Km = K1/m ,
con m = numero di strati, e quando le pressioni di accoppiamento all’interno ed
all’esterno di ciascuno strato, in presenza della pressione d’esercizio Pi e con pressione
esterna nulla, differiscono fra loro della quantità
iPPm
Δ = .
In queste condizioni il valore assunto dalla tensione di confronto al raggio interno in
ciascuno strato è 2/
,max 2/3 1
mi
c m
PKK m
σ =− .
Le interferenze da assumere negli accoppiamenti fra i vari strati si determinano con la
condizione che lo stato di coazione indotto nel recipiente dalle pressioni di accoppiamento
sia tale che, sommato allo stato tensionale che la pressione produrrebbe in un recipiente
dello stesso spessore a parete unica, dia luogo alla distribuzione di tensioni corrispondente
all’optimum. Quanto appena scritto viene illustrato nel grafico sottostante:
- 5 -
Adesso affrontiamo nei dettagli il problema del dimensionamento.
Facciamo riferimento alle seguenti curve di progetto, nelle quali si riporta lo spessore
relativo s/Ri = (Re – Ri) / Ri = K – 1 in funzione del rapporto Pi / σc,max :
- 6 -
Da tale diagramma si nota che aumentando il numero degli strati si può elevare
indefinitamente il massimo valore della pressione sopportabile dal recipiente.
Per un assegnato valore della pressione di esercizio Pi, fissato il materiale e quindi la
tensione ammissibile σam , uguagliando σc,max alla σam , intersechiamo la verticale passante
per Pi / σam con la curva corrispondente al valore di m stabilito per quel tipo di problema in
base all’esperienza acquisita nel settore.
L’ordinata corrispondente al punto di intersezione rappresenta il valore del rapporto s/Ri ,
dal quale risaliamo a K = 1+ s/Ri .
Noto K è nota la geometria dell’intero recipiente, dato che sappiamo calcolare tutti i raggi
di ciascuno strato.
La soluzione progettuale che si ottiene dipende dalla scelta del numero di strati m, che va
fissato in base all’esperienza, tenendo conto dei problemi di natura tecnologica. Di solito si
opta per m pari a 3, al max 4. Se si superasse il valore m = 4 si andrebbe incontro a
difficoltà tecnologiche nell’effettuare il calettamento simultaneo di tutti gli strati, per
realizzare le condizioni previste dalla teoria; infatti, le interferenze che si richiedono per
realizzare le condizioni di optimum vengono calcolate tenendo conto dell’azione
simultanea di tutte le pressioni di accoppiamento. Il calettamento simultaneo è pensabile
solo quando il numero degli strati è piccolo e le interferenze sono esigue. Inoltre, se è
necessario calettare alla pressa, insorgono inevitabilmente sforzi assiali originati dall’attrito
fra le superfici di accoppiamento, che alterano il regime tensionale dell’insieme.
Come si può vedere dal diagramma, il vantaggio che si consegue aumentando il numero
degli strati è sempre più esiguo al crescere di tale numero, pertanto realizzare i recipienti
multistrato risulta vantaggioso, ottenendo condizioni non molto discoste da quelle teoriche,
con un numero di strati non superiore a 4.
Il risultato, in termini di interferenze e di tensioni residue da calettamento, dipende dalla
scelta del numero di strati.
Applicando il criterio della massima tensione normale, la tensione equivalente di confronto
è la σt , pertanto poniamo σam = σt,max e ripetiamo, per determinare K, un procedimento
analogo a quello descritto in precedenza per la teoria di Von Mises, facendo riferimento a
- 7 -
uno dei seguenti diagrammi:
- 8 -
Fatto il dimensionamento si passa al calcolo dei valori dell’interferenza relativi allo stato
tensionale residuo prodotto dall’operazione di calettamento.
Per determinare le tensioni residue da calettamento occorre conoscere il valore delle
pressioni alle interfacce quando è applicata la pressione di esercizio. Tali valori si
calcolano immediatamente, dato che il salto di pressione alle interfacce di ciascuno strato
si è assunto costante e pari a Pi/m. Dalla conoscenza di tali pressioni possiamo determinare
le tensioni, radiali e tangenziali, relative al caso di comportamento perfettamente elastico
da monoblocco e al caso di funzionamento in esercizio, poi facciamo la differenza tra
quelle di esercizio e quelle da monoblocco, ottenendo così le tensioni residue, tangenziali e
radiali, da calettamento, cioè cal eserc monot t tcal eserc monor r r
σ σ σσ σ σ⎧ = −⎨
= −⎩ .
Calcolate le tensioni residue da calettamento, si possono determinare le deformazioni
tangenziali che si hanno in corrispondenza delle interfacce delle superficie di separazione
di ciascun cilindro accoppiato, e da queste si determina poi l’interferenza applicando le
seguenti formule, già scritte in precedenza:
εt,(n+1)i = 1E
( σt,(n+1)i – νσr,(n+1)i ) , εt,(n)e = 1E
( σt,(n)e – νσr,(n)e ) ;
t,(n)e t,(n+1)ik
i = ε + εR .
A questo punto bisogna verificare che i valori dell’interferenza ottenuti siano sopportabili
dal recipiente, perché potrebbero essere troppo grandi da rompere il recipiente, oppure si
potrebbero generare delle deformazioni plastiche degli strati che annullano le interferenze,
per cui il campo di tensioni residue risulterebbe diverso da quello che, quando il recipiente
è posto in esercizio, realizza la condizione di optimum. Inoltre un’interferenza grande porta
a lavorazioni costose. Valori piccoli dell’interferenza possono indurre uno stato tensionale
residuo che può dar luogo, quando il recipiente è posto in esercizio, ad uno stato tensionale
non ottimale.
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Per diminuire l’interferenza bisogna aumentare il numero di strati e viceversa.
Occorre tener presente che un valore grande di m fornisce valori piccoli di ∆P = Pi/m ,
quindi piccoli valori di interferenza su cilindri di notevoli dimensioni. In tal caso,
sbagliando di poco sul valore dell’interferenza, si otterrebbe uno stato tensionale residuo da
calettamento che, una volta applicata la pressione di esercizio, non garantisce il
funzionamento ottimale, cioè non realizza la condizione di optimum.
Scegliendo m piccolo si hanno elevati ∆P quindi elevati valori dell’interferenza che si
traducono in enormi difficoltà nel realizzare fisicamente l’accoppiamento fra i cilindri;
infatti per realizzare interferenze elevate e precise abbiamo bisogno di lavorazioni spinte e
costose.
Il giusto valore di m è quello che da un lato ci garantisce un valore dell’interferenza
compatibile con il buon funzionamento del recipiente e dall’altro non ci crea problemi per
le operazioni di calettamento.
Bisogna tener presente che le formule sopra riportate non ci forniscono la soluzione
definitiva: essa dipende da come organizziamo il recipiente e dalla precisione della
lavorazione desiderata; è importante avere esperienza nel settore per operare senza
commettere errori.
La soluzione progettuale ottenuta fa riferimento ad un determinato valore della pressione di
esercizio; se cambia tale valore, tutto il dimensionamento non va bene ed occorre rifarlo.
Dunque, i recipienti multistrato sono costruiti per un unico valore della pressione di
esercizio.
I vantaggi di tali recipienti sono:
• possibilità di impiegare diversi materiali per i vari strati; ad esempio, dovendo
costruire un serbatoio che deve contenere un fluido in pressione corrosivo, possiamo
fare il cilindro interno di acciaio inox e gli altri con un acciaio normale, meno
costoso. In tal caso, per il dimensionamento è richiesto l’utilizzo di una σam pari alla
media pesata delle σam dei materiali costituenti i vari strati.
• Possono sopportare pressioni molto elevate.
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Gli svantaggi sono:
• elevato costo delle lavorazioni richieste per realizzare interferenze elevate precise.
• Siccome durante l’operazione di calettamento, la superficie del cilindro esterno si
allarga, essa va ripresa per tornitura e ciò potrebbe non garantire il giusto valore di
interferenza, soprattutto quando il numero degli strati supera 4.
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