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Cura degli occhi

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- Degenerazione maculare: il problema dell’età - Cataratta: quando il cristallino diventa opaco - Glaucoma: l’importanza della prevenzione - Lenti a contatto: le novità

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Distribuito con Il Sole 24 OreIn Collaborazione con: SOI: Società Oftalmologica Italiana.Novembre 2011 Box Media

Degenerazione maculare: il problema dell’età Cataratta: quando il cristallino diventa opaco

Glaucoma: l’importanza della prevenzione Lenti a contatto: le novità

La Curadegli Occhi

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La Cura degli Occhi Novembre 2011Pag. 2

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Distribuzione Il Sole 24 Ore

Copie265.000

TiraturaNazionale

StampaGrafotitoli

Direttore Stampa e RedazioneBox Media

Responsabile EdizioneElisa Santoro

LayoutStregattodesign

Progetto graficoEM & Partners

LO SCENARIO DELL’OCULISTICA OGGIMatteo Piovella, Presidente Società Oftalmologica Italiana

Anche l’oculistica, come tutti i settori della medi-cina, forse per la prima volta, si trova oggi di fronte a una situazione molto complessa: la spesa per la sanità è diventata insostenibile per qualunque Paese, e anche se predomina il concetto di razio-nalizzazione delle risorse, il progresso tecnologico ha raggiunto livelli tali che, anche se si potessero ridurre gli sprechi e si acquistasse tutta la tecnologia attualmente disponibile, tra 5 anni tutte le apparec-chiature dovrebbero essere interamente sostituite, in quanto prevedibilmente obsolete. Questo è risa-puto, ma il paradosso è che spesso manca proprio l’informazione di base. L’oculistica è testimone di questa realtà, in considerazione del numero enorme di persone che usufruiscono dei suoi servizi: basti pensare che l’intervento per cataratta è la proce-dura chirurgica in assoluto più eseguita al mondo e solo in Italia vengono operate 500mila persone all’anno. I cittadini, purtroppo, spesso non sono a conoscenza di quello che potrebbero utilizzare. Il sistema sanitario si è sempre basato sulla conce-zione prettamente ospedaliera di dover erogare il massimo indipendentemente dai costi. Se questo risulta ancora realistico per le situazioni salva-vita, in altri contesti, quale l’oculistica, è vero solo par-zialmente, in quanto è stato introdotto il concetto costo-beneficio: i servizi erogati non esprimono più il massimo delle potenzialità, ma una sorta di miglior compromesso tra risorse e soddisfacimento dei bisogni assistenziali. Per il citato mezzo milione di interventi di cataratta, per esempio, lo Stato offre un rimborso di soli 900 euro, a cui va sot-tratto il costo del cristallino artificiale, pari a 100 euro. Oggi ci sono nuove tecnologie con cristallini artificiali in grado di eliminare i difetti già preesi-stenti sia da lontano sia da vicino, per cui con l’in-tervento di cataratta una persona potrebbe elimi-nare completamente l’uso degli occhiali, ma questi cristallini costano 700 euro e non possono essere quindi resi disponibili agli ospedali. Occorre per-tanto cercare nuove risorse per poter contare su un rimborso adeguato a fare uso delle nuove tecnolo-gie, anche a costo di introdurre per la prima volta nel Servizio Sanitario Nazionale una compartecipa-zione alla spesa da parte dei pazienti. Occorre poi considerare che la maggior parte delle patologie di cui si occupa l’oculistica attuale non sono condi-zioni rare: la cataratta, per esempio, non è tanto una malattia quanto un fenomeno legato all’età, che colpisce tutte le persone indistintamente. Oggi è ben noto che a 70 anni 3 persone su 10 hanno la cataratta e a 80 anni tutti gli individui, se si vuol far riferimento alla vista di un venticinquenne. Ma oggi un ottantenne deve poter guidare l’automobile per muoversi e fare la spesa: è venuta a mancare la

storica famiglia patriarcale che si prendeva cura dell’anziano, e con il passare del tempo la situa-zione non potrà che diventare più gravosa. L’in-formazione deve pertanto servire a spiegare alla popolazione quali processi sono legati fisiologica-mente all’invecchiamento ma anche le nuove tec-nologie. Una ricerca che abbiamo condotto con una onlus ha dimostrato che il 98% dei pazienti non le conosce: eppure in un campione di quasi 5000 persone, il 94% sarebbero disposti a pagare un’eventuale integrazione e il 99% ritiene che sia un diritto del ministero della Salute informare sulle diverse opzioni disponibili. Un altro ambito di particolare attualità riguarda le terapie per le maculopatie, le cosiddette tera-pie intravitreali. La maculopatia è l’incapacità fun-zionale della retina conseguente a un danno circo-latorio, da cui scaturisce una drastico e invalidante calo dell’acuità visiva. Queste terapie, introdotte 3 anni fa e in rapida espansione, danno risultati molto positivi: più del 30% degli ultra75enni sono infatti affetti da maculopatia, che sta crescendo a livello esponenziale proprio perché legata all’età. La terapia intravitreale determina un onere molto impegnativo, perché una fiala, che va iniettata una volta al mese a volte per un anno o per due nello stesso occhio, ha il costo di 1000 euro, che si tra-duce in 12mila euro all’anno per occhio, contro i 1800 euro per l’intervento di cataratta a entrambi gli occhi, che si esegue peraltro una sola volta. Ci sono poi delle limitazioni legate all’utilizzo delle nuove terapie, la cui introduzione richiede lunghi anni di attesa. Un altro caso che fa riflettere è la chirurgia per distacco di retina: in molte Regioni non è prevista nemmeno una notte di ricovero, pur essendo un intervento molto più complesso della chirurgia della cataratta. D’altro canto anche le lungaggini del sistema giudiziario inducono al ten-tativo di accorciare i tempi processuali ricorrendo alle richieste di presunti danni: questo atteggia-mento rischia di dar vigore alla medicina preven-tiva, con medici che rifiutano di accollarsi i rischi e pazienti che rischiano di non essere curati. Non bisogna dimenticare che l’Italia è l’unico paese che per un risarcimento in campo sanitario prevede un’azione penale, che pone il medico in condi-zioni di non poter più operare, anche in assenza di colpa. In particolare nel distacco di retina si stanno utilizzando apparecchiature con dimensioni sem-pre più ridotte e quindi sempre meno invasive: un’incisione nella sclera di mezzo millimetro invece che di un millimetro, per esempio, può non richie-dere punti di sutura. Nuove tecniche chirurgi-che si profilano infine per la cura del glaucoma, con device che migliorano il deflusso dell’umor acqueo, e per la stessa chirurgia della cataratta, grazie a un nuovo tipo di laser che semplificherà alcuni passaggi tecnici.

Collaboratori

EditorialeSommario

Le cellule staminali pag. 3

La degenerazione macularee le patologie retiniche pag. 4

La cataratta: quandoil cristallino diventa opaco pag. 5

La terapia intravitreale pag. 6

Il distacco di retina pag. 6

Occhiali: una storia che arriva da lontano pag. 8

Le cellule staminali pag. 9

Il Glaucoma

Contattologia:lo scenario attuale

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Degenerazione maculare: il problema dell’età Cataratta: quando il cristallino diventa opaco

Glaucoma: l’importanza della prevenzione Lenti a contatto: le novità

La Curadegli Occhi

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Paola ArosioGiornalista specializzata nei settori sanità e salute.Direttore responsabile di Frammenti, rivista dei farmacisti e manager del Servizio sanitario nazionale, e di Health Community, periodico per i professionisti del settore sanitario

SOI società oftalmologica italiana - ente morale dal 1879.E’ l’associazione di medici oculisti italiani senza fini di lucro, apartitica e apolitica con 132 anni di storia.Ha come finalità la promozione della scienza oftalmologica attraverso la ricerca, la formazione, l’aggiornamento scientifico e culturale dei medici oculisti e la tutela e difesa degli interessi morali di quest’ultimi.

Matteo Piovella Presidente Società Oftalmologica Italiana

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Una pubblicazione Box Media

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In Collaborazione con: SOI: Società Oftalmologica Italiana.

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LE CELLULE STAMINALIVincenzo SarnicolaConsigliere Società Oftalmolo-gica Italiana

Tutti i meccanismi di riparazione fanno capo alla staminalità di un tessuto, cioè la sua disponibilità di cellule in grado di rigenerar-lo. Quanto più elevata è la capa-cità proliferativa di un distretto tanto maggiore è la potenziali-tà rigenerativa: esempi impor-tanti al riguardo sono il fegato, la cute e la superficie dell’oc-chio, che si rinnova ogni 7-8 giorni. Sono d’altra parte nume-rose le condizioni patologiche in grado di alterare la capacità della superficie oculare di auto-mantenersi e rimanere idonea a consentire buona vista. Tra que-ste sono di particolare rilevanza i postumi di incidenti sul lavo-ro, e in particolare le caustica-zioni oculari: sono almeno 500 i casi che si verificano ogni anno in Italia, soprattutto negli operai edili a seguito del contatto con calce viva. La gravità può variare da quadri di completa distruzio-ne della superficie oculare, con perdita della staminalità e ne-

cessità del relativo reintegro, a situazioni autorisolutive. Se l’occhio controlaterale è stato risparmiato, da esso si preleva-no le cellule staminali: in que-sto caso si pratica quindi un autotrapianto, che non pone problemi di compatibilità tra donatore ricevente. In mancan-za di tale possibilità si fa ricor-so ad altro donatore, cadavere o spesso familiare: tra genito-ri e figli, infatti, la compatibi-lità è nell’ordine del 50%, il

che rende possibile il trapianto da vivente. Quando la superfi-cie oculare non è terribilmen-te danneggiata, la probabilità di recupero con il trapianto di cellule staminali è intorno al 90%. Se invece è avvenuta la distruzione del sistema di lacri-

mazione e/o delle palpebre la probabilità di successo è scarsa a seguito della seria compro-missione del microambiente di innesto. La tecnica di prelievo e innesto diretto è quella più dif-fusa e consente di trasportare un notevole bagaglio di stami-nalità: basti pensare che un fo-glietto congiuntivo limbare di 4 x 4 mellimetri è in grado di vei-colare cellule staminali cornea-li e congiuntivali. Una seconda metodica consiste nel trapian-

to di cellule staminali dopo col-tivazione. È procedimento più dispendioso in termini di costi e laboriosità, ma offre il van-taggio di un prelievo più con-tenuto, grazie alla successiva espansione delle cellule in col-tura, se pure con un limite le-

gato all’eventuale prevalenza di cellule con potenzialità di espressione in senso corneale o congiuntivale, a seconda di come è stato effettuato il pre-lievo. Lo scenario nazionale per quanto riguarda la distribuzio-ne territoriale di centri in gra-do di utilizzare queste tecniche è di buon livello, ma un pro-blema tuttora aperto è quel-lo del sistema di rimborso: non ci sono infatti criteri specifici, cosicchè si devono applicare DRG generici per altri interven-ti di chirurgia oculistica, che non coprono i costi. Il trapianto di cellule stamina-li risolve quindi il problema di eventuali danni a carico della superficie oculare, in particola-re della cornea. A tale riguar-do va sottolineato che esso ha consentito di proseguire nell’e-voluzione della tecnica minin-vasiva del trapianto di cornea. Un’importante innovazione è la tecnica chirugica DALK: in un innesto DALK solo l’epitelio esterno e la struttura portante della cornea, lo stroma, vengo-no sostituiti, con il vantaggio di

Per quanto riguarda la degenerazione maculare

l’impiego di cellule staminali è ancora futuribile, ma non per questo impossibile.

non provocare rigetti. Altre in-dicazioni di questa procedura, applicabile nei 6000 trapian-ti eseguiti ogni anno in Italia, sono il cheratocono e la ripa-razione di cicatrici da cheratite erpetica. Un terzo tipo di in-tervento prevede la sostituzio-ne del solo endotelio corneale (lo strato più interno della cor-nea), per esempio nella distro-fia endoteliale di Fuchs, una patologia legata all’età carat-terizzata da aloni, visione of-fuscata, peggiore al risveglio, erosioni dolorose ricorrenti della cornea a seguito della sua progressiva incapacità di dre-nare l’acqua e alla conseguen-te formazione di edema locale. Per quanto riguarda la degene-razione maculare l’impiego di cellule staminali è ancora futu-ribile, ma non per questo im-possibile. Il problema tecnico principale è legato alla bassa o assente capacità proliferati-va della retina che, al pari degli altri tessuti nervosi, risponde a un danno con la formazione di cicatrici che compromettono il reintegro funzionale.

Paola Arosio

SIFI è una società italiana fondata a Catania nel 1935 grazie all’intuizione di due amici farmacisti, Antonino Benanti e Carmelo Chines.Da sempre specializzata in ambito oftalmico, è l’unica azienda europea del set-tore ad affrontare le pato-logie oculari con un approc-cio sinergico ed integrato; ricercando, sviluppando, producendo e commercia-lizzando farmaci, strumenti diagnostici e dispositivi chi-rurgici. Due le business units che

Da sapere

compongono la società: Pharma che nel suo porta-foglio prodotti ha oltre 50 farmaci destinati a trattare le malattie dell’occhio più diffuse, e MedTech che pro-duce dispositivi chirurgici basati su tecnologie d’avan-guardia, affiancando stru-menti diagnostici tecnologi-camente avanzati. Investendo continuamente in ricerca e sviluppo, l’a-zienda impiega circa 380 dipendenti, ed è presente inoltre in Romania, Mes-sico, Turchia , Spagna, Rus-sia e Gran Bretagna. Molto attiva nell’editoria di settore attraverso numerose pub-blicazioni scientifiche la SIFI

è tra l’altro editrice de L’o-culista italiano, rivista di rifermento per gli oftal-mologi, giunta ad oggi al suo quarantesimo anno di pubblicazione. SIFI è inoltre molto impe-gnata sul versante etico, attraverso la sua Fonda-zione, promuove campa-gne di sensibilizzazione e progetti di responsabilità sociale.

Per vedere fatti vedere: la onlus a fianco dei pazienti con glaucoma e degenerazione maculare senileTiziana FattoriAssociazione Per VedereFatti Vedere onlus

Anziano, di 65-70 anni, in buo-na salute. È il profilo dell’indivi-duo colpito da degenerazionemaculare senile o glaucoma, di cui in Italia sono noti rispetti-vamente due milioni e 500 mi-la casi (oltre ai 400mila e ai 350mila non diagnosticati). Aiutare questa categoria di pa-zienti è l’obiettivo della ONLUS Per Vedere Fatti Vedere, co-stituita dalla Società Oftalmo-logica Italiana (SOI) nel 2002, che ha focalizzato le proprie campagne su due malattie tra-scurate dalle istituzioni sanita-rie. Per Vedere Fatti Vedere ha intrapreso numerose inizia-tive: ha redatto una carta dei diritti, creato un sito internet, pubblica una newsletter dedi-

cata alla ricerca, promuove due incontri annuali con esperti del settore. È soprattutto da se-gnalare la campagna intrapre-sa con successo lo scorso an-no per la sospensione della no-ta 78, che costringe i pazienti con glaucoma a un inaccetta-bile iter burocratico. Per Vedere Fatti Vedere è sensibile alla disparità assisten-ziale sul territorio e all’informa-zione della popolazione attra-verso i media. Ha inoltre rispo-sto a un bando dell’UNNRA (United Nations Relief and Re-habilitation Administration), presentando un progetto mi-rato alla gestione del glauco-ma, attraverso la misurazio-ne domiciliare della pressione oculare. Basterebbero comun-que controlli regolari dall’ocu-lista, non dall’ottico, per una diagnosi tempestiva.

Una Global Eye Care Company

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La Cura degli Occhi Novembre 2011Pag. 4

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Teresio Avitabile segretarioSocietà Ofatlmologica Italiana

La degenerazione maculare legata all’età rappresenta indiscutibilmente uno dei “target” principali degli oftal-mologi in questi ultimi anni sia per le sempre più accurate conoscenze in merito a tale patologia sia per le pos-sibilità terapeutiche che in questi ultimi tempi hanno preso piede consentendo di offrire al paziente la possibilità di arrestare la patologia.La degenerazione maculare senile è una malattia della zona centrale della retina, la macula appunto che com-porta un decremento dell’acuità visiva centrale lasciando un alone di visione oscurata al centro (scotoma) molto invalidante per il paziente. Sappiamo

È stato stimato peraltro che l’incidenza di tale malattia sarà esponenzialmente più elevata data la sempre più lunga aspettativa di vita della popolazione mondiale (toccando punte di circa 1,2 bilioni di persone nel 2025 e di 2 bilioni di persone nel 2050).

Tale patologia peraltro oltre ad essere particolarmente invalidante per il paziente determinandone un calo visivo spesso repentino e brusco com-porta un onere socio economico per gli stati per poter far fronte a una popo-lazione di pazienti “legalmente ciechi“ (ovvero con visus inferiore ad 1/10).A dispetto degli anni passati, dove le tecniche terapeutiche (laser retinico o terapia fotodinamica) consentivano solo in pochi casi di conservare un visus accettabile, recentemente sono stati messi appunto dei farmaci che con-trastano il Vascular Endothelial Grow Factor (VEGF particolarmente elevato negli occhi dei pazienti affetti da dege-nerazione maculare) e che permettono spesso di arrestare e/o far regredire la patologia; peraltro va aggiunto anche che il farmaco, a concentrazioni molto

LA DEGENERAZIONE MACULARE E LE PATOLOGIE RETINICHE:

per certo che il processo patologico è multifattoriale e legato all’invec-chiamento del tessuto retinico. I pro-dromi di questa malattia sono visibili attorno ai 50 anni con piccole lesioni (“drusen”) che col passare del tempo possono evolvere o in una assottiglia-mento ed atrofia del tessuto retinico maculare (degenerazione maculare secca 75% dei casi) o in dei “gomi-toli di neovasi” anomali (degenera-zione maculare umida 25 % dei casi). A riguardo delle patologie retiniche, avendo già menzionato la degene-razione maculare, un breve cenno va fatto per il distacco di retina che seb-bene sia una malattia ad incidenza bassa (1/10000 persone l’anno) rap-presenta un altra patologia seria-mente invalidante per l’occhio (poi-chè spesso nonostante il raggiungi-

mento del successo chirurgico non si rie-sce a riacquistare un visus discreto). In tale ambito è bene porre l’accento su determinati sintomi riferiti dal paziente quali la visione di “mosche volanti”, “ragnatele” e/o lampi di luce (miode-sopsie e fotopsie) che spesso possono essere la spia d’allarme della presenza

basse, viene iniettato direttamente nel globo oculare (somministrazione intra-vitreale) potendo cosi raggiungere direttamente il sito della malattia. Se si agisce tempestivamente, tali tera-pie consentono di conservare un buon visus residuo. Va peraltro detto che tali opzioni tera-

peutiche sono applicabili solo nella forma di degenerazione maculare senile umida.Studi recenti, quale l’AREDS (Age-Rela-ted Eye Disease Study), hanno evi-denziato come l’impiego di integra-tori vitaminici somministrati in que-sta fase della patologia possono ral-lentarne la progressione ed evitare che evolva verso la temibile degenerazione maculare umida. In termini di preven-zione pertanto è consigliabile a tutte le persone (a maggior ragione fumatori, ipertesi, pazienti in sovrappeso o con familiarità per la degenerazione macu-lare) una visita oculistica con valuta-zione del fondo oculare dopo i 50 anni.

LA DEGENERAZIONE MACULARE SENILE

È stato stimato che l’incidenza

di tale malattia sarà esponenzialmente più elevata data la sempre più lunga aspettativa di vita della popolazione mondiale

In ambito di ricerca sempre più piede sta prendendo recentemente la possibilità di somministrazione di farmaci per via intraoculare mediante dispositivi a lungo rilascio (Ozurdex cortisone a lento rilascio) che con-sentono di contrastare e combattare l’accumulo di “siero” intraretinico nella retina centrale (edema maculare) che rappresenta la causa comune del decurtamento visivo di molte patologie come la retinopatia diabetica e l’occlusione della vena retinica. Dati i promettenti risultati credo ferma-mente che queste nuove metodiche avranno un impiego clinico quoti-diano in un futuro molto prossimo.L’evoluzione chirurgica, in ambito retinico, spinge verso la miniaturizza-zione dell’armamentario chirurgico consentendo tagli molto piccoli (0,3 mm con vitrectomi da 27 Gauge), migliore illuminazione intraoculare ed alta efficenza degli strumenti che si traducono in una maggior profilo di

SVILUPPI IN TEMA DI PATOLOGIE RETINICHE

di una soluzione di continuità del tes-suto retinico (foro e/o rottura retinica) che può evolvere in distacco di retina: infatti, se precocemente diagnosticati, la terapia di tali lesioni è rappresentata dall’esecuzione di un laser retinico che “sbarra” la lesione e riduce il rischio di evolutività in distacco di retina.

25%

degenerazione maculare umida

DEI CASI

75%

degenerazione maculare secca

DEI CASI1su10.000persone l’anno

distacco della retina

Dati i promettenti risultati

credo fermamente che queste nuove metodiche avranno un impiego clinico quotidiano in un futuro molto prossimo.

sicurezza per il chirurgo e sopratutto un miglior confort del paziente nel postoperatorio. Peraltro anche l’avvento di nuovi tamponanti intraocu-lari temporanei (oli di sicilone) consente l’approccio a distacchi retinici molto complessi e a traumi oculari che in passato avrebbero comportato un infausta prognosi visiva per il paziente. Anche i coloranti in chirurgia vitreoretinica diventano sempre più selettivi e atossici permettendo un ottima visualizzazione di determi-nate strutture oculari (membrane epiretiniche e/o membrana limitante interna) che possono essere facilmente rimosse consentendo al chirurgo di approcciare interventi di grossa complessità (chirurgia maculare) con maggiore profilo di sicurezza.

Focus

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Una pubblicazione Box Media

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media

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Distribuito con: Il Sole 24 Ore

LA CATARATTA: QUANDO IL CRISTALLINO DIVENTA OPACOPaola Arosio

Gli oggetti appaiono sfuocati, annebbiati. La luce intensa dà fastidio. Anche i colori risul-tano alterati. Colpa della cata-ratta, una malattia degli occhi molto frequente, che colpisce una persona su quattro dopo i 70 anni. Questa patologia con-siste in un’opacizzazione del cristallino, che impedisce alla luce di raggiungere normal-mente la retina.

LE CAUSEDi solito la cataratta è una conseguenza del processo di invecchiamento dell’occhio. Ma, oltre all’età avanzata, altri fattori concorrono allo svi-luppo della malattia; tra que-sti, diabete, uso prolungato di alcuni farmaci, traumi all’oc-chio, esposizione a radiazioni o ai raggi ultravioletti.

LA DIAGNOSI La diagnosi deve essere fatta dall’oculista dopo un esame approfondito dell’occhio. Lo specialista ricorre alla lam-pada a fessura per illuminare le strutture oculari interne e, con l’ausilio del microscopio, analizza le condizioni del cri-stallino: se la luce non riesce a illuminare la sezione posteriore dell’occhio, significa che il cri-stallino è opaco.

L’INTERVENTO CHIRURGICO In questo caso, per ripristi-nare la visione ottimale, è necessario intervenire chirur-gicamente. La tecnica più dif-fusa per asportare la cata-ratta è la facoemulsificazione. Dopo aver praticato un’ane-stesia locale con qualche goc-cia di collirio, viene effettuata un’incisione di 2-3 millime-tri nella cornea per introdurre una minuscola sonda ad ultra-suoni che frammenta e aspira il cristallino opaco. Successi-vamente viene introdotta e impiantata, al posto del cristal-lino rimosso, una lente intrao-culare artificiale. L’intervento dura in media dai 15 ai 40 minuti ed è indolore. Il rischio di complicanze è molto basso. In genere, il paziente operato viene dimesso subito dopo l’in-tervento, che può avvenire in regime ambulatoriale o in day-surgery. Preziosi sono alcuni consigli da seguire con atten-zione nel periodo post-opera-torio: utilizzare per il periodo prescritto dall’oculista la benda di protezione e la coppetta protettiva notturna, che ripara l’occhio da traumi accidentali durante il sonno; rimanere a

riposo per breve tempo; evitare di bagnare l’occhio e di toccarlo con le mani; usare regolarmente il collirio antibiotico, necessario per prevenire le infezioni; evitare lo sport per alcune settimane e, per le donne, rinunciare al trucco per almeno due settimane; pre-sentarsi regolarmente ai controlli, in modo che l’oculista possa verifi-care il decorso post-intervento.

Fattori che concorrono allo sviluppo della cataratta

Età Traumi all’occhio

Uso prolungato

di alcuni farmaci

esposizione a radiazionio ai raggi ultravioletti

Diabete

Focus

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La Cura degli Occhi Novembre 2011Pag. 6

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Prof. Teresio Avitabile Segretario Società Oftalmologica Italiana

Il distacco della retina è una patolo-gia grave dell’occhio che si presen-ta in seguito al sollevamento della neuroretina dall’epitelio pigmenta-to. La retina, costituita da tessuto nervoso, rappresenta la propaggine del cervello nell’occhio e come tale è particolarmente soggetta all’insul-to ipossico che comporta un danno irreversibile. Condizione necessaria ma non sufficiente per lo sviluppo di un distacco di retina è la presenza di rotture del tessuto retinico causate quasi sempre dalle forze di trazione del corpo vitreo sulla retina, in parti-colare in corrispondenza delle zone di minore resistenza, aree degenera-tive regmatogene, questo permette l’accumularsi di liquido (solitamen-te umore vitreo liquefatto) al di sot-

miopia), precedenti procedure chi-rurgiche oculari (quali l’intervento di cataratta), ma anche l’età, il ses-so, l’ereditarietà. Alterazioni del mi-crocircolo causano degenerazioni periferiche retiniche che rappresen-tano delle zone di maggiore debo-lezza da cui possono generarsi delle rotture; nell’occhio miope invece il tessuto retinico è più assottigliato e pertanto più soggetto allo sviluppo di degenerazioni e/o rotture retini-che; l’intervento di cataratta induce invece delle modificazioni volume-triche nell’umore vitreo che posso-no produrre un distacco di vitreo e di conseguenza trazioni sulla retina. I primi campanelli d’allarme di pos-sibili rotture del tessuto retinico e di un iniziale distacco di retina sono la comparsa di lampi di luce (trazione del corpo vitreo sulla retina che ge-nera stimolazioni luminose) e “visio-ne di corpi mobili - miodesopsie” in

IL DISTACCO DI RETINAEdoardo VIII, re d’Inghilterra

negli anni ‘30, fu colpito nell’occhio sinistro da distacco di retina e rimase cieco in tale occhio.

to della neuroretina che si solleva dall’epitelio pigmentato. Tra i fatto-ri che maggiormente predispongono al distacco di retina si devono annoverare i disturbi di circolo, il vizio refrattivo (la

eccesso (dovuti alla disorganizza-zione del gel vitreale che si stacca dalla parete oculare sebbene è as-solutamente fisiologico che compa-ia un numero non troppo elevato delle cosiddette “mosche volanti” in persone sane). In questa fase pro-dromica le aree degenerate e/o le rotture retiniche, diagnosticate du-rante una visita oculistica, vanno trattate mediante fotocoagulazio-ne laser per evitare un intervento chirurgico; con i sintomi preceden-temente menzionati pertanto è di fondamentale importanza eseguire una visita oculistica urgente.Un distacco della retina sintomatico invece si manifesta con una restri-zione del campo visivo simile a quel-la di un “sipario che cala“; in caso il distacco coinvolga la regione macu-lare si assiste ad una perdita della vi-sione centrale e della capacità di let-tura dell’occhio coinvolto. Se la reti-

La buona notizia per coloro che hanno la cataratta è che oggi la tecnologia delle lenti intraoculari ha fatto enormi passi avanti, trasformando l’atto chirurgico in una vera e propria opportunità per il paziente: i recenti sviluppi sono stati talmente importanti che la nuova generazione di lenti permette infatti di vedere bene a tutte le distanze, riducendo in maniera significativa la dipendenza dagli occhiali, bifocali o da lettura.

Le lenti intraoculari toriche rappresentano sicuramente un primo importante passo avanti tecnologico e sono destinate ai pazienti con astigmtismo corneale. Queste lenti danno ai pazienti una buona qualità della visione per distante, consentendo una maggiore indipendenza dagli occhiali per il lontano: la maggior parte dei pazienti ha ancora bisogno di utilizzare gli occhiali per alcune attività, come ad esempio leggere o lavo-rare al computer.

Le nuove opportunita’ nel moderno trattamento chirurgico della cataratta

Non esiste una lente migliore in senso assoluto: la lente giusta dipende pertanto dalle condizioni dell’oc-chio, dal desiderio del paziente di indipendenza dagli occhiali, dalle sue preferenze visive e dal suo stile di vita e/o professione. Compito molto importante dell’oculista sarà quindi quello di spiegare al paziente tutte le opzioni e cosa ci si deve aspettare da ciascuna di esse, in modo da arrivare ad un progetto visivo con-cordato insieme, per la massima soddisfazione del paziente.

Le lenti intraoculari multifo-cali sono progettate per sostitu-ire il cristallino opaco e correg-gere nello stesso tempo la pre-sbiopia. Queste lenti intraoculari multifocali sono anche disponi-bili nella versione torica, consen-tendo di correggere anche l’astig-matismo corneale pre-esistente. L’obiettivo è quello di consentire al paziente una visione funzio-nale a tutte le distanze: vicino, intermedio, lontano.

Paola Arosio

L’iniezione intravitreale di farmaci è un atto chi-rurgico innovativo per la gestione di alcune patolo-gie oculari molto diffuse, che attualmente presen-tano difficoltà di cura. Tra le principali malattie che possono beneficiare di questa metodica si anno-verano la degenerazione maculare senile, la retino-patia diabetica e le occlu-sioni venose retiniche. In genere, anche le maculo-patie essudative e le pato-logie oculari caratterizzate dalla crescita di nuovi vasi rispondono bene a que-sto tipo di terapia. I far-maci intravitreali di uso più comune sono oggi gli anti-VEGF, che agiscono contro una molecola capace di stimolare la pro-liferazione di nuove arterie

e vene, con proprietà anti-angiogenetiche. Appar-tengono a questa catego-ria bevacizumab, un far-maco inizialmente ide-ato per la cura del can-cro del colon-retto, e rani-bizumab, un farmaco stu-diato specificamente per l’uso oculare. Oltre a que-ste due molecole, fanno parte dei medicinali intra-

LA TERAPIA INTRAVITREALE

vitreali anche alcuni deri-vati corticosteroidei, come il triamcinolone e il desa-metazone. La procedura

è praticata in sala opera-toria, in un ambiente del tutto sterile. Il viso del paziente è coperto da un telo monouso con un’a-pertura per l’occhio. Le palpebre vengono aperte tramite un piccolo diva-ricatore, il blefarostato. L’occhio, dopo l’aneste-sia topica, viene disinfet-tato con iodo-povidone. In seguito, il chirurgo inietta, con una siringa dotata di un ago sottilis-simo, la quantità neces-saria di farmaco all’in-terno dell’occhio. La pun-tura viene eseguita nella sclera, a circa 3,5-4 milli-metri dalla cornea, diretta-mente nella cavità vitreale. Alla fine, l’occhio viene medicato e nuovamente disinfettato. Si tratta di una procedura veloce e solo lievemente fastidiosa. Gli effetti indesiderati più comuni sono lievi disturbi all’occhio dovuti all’inie-zione stessa, mentre gli effetti collaterali gravi, che possono essere associati a riduzione dell’acuità visiva, hanno un’incidenza molto rara.

Visione con lente torica

- Può rendere indipendenti dall’uso degli occhiali o lenti a contatto.- Può fare recuperare un’eccellente visione per lontano con un unico intervento

Visione con lente tradizionale in sostituzione del cristallinodopo la rimozione della cataratta

- Può essere distorta se non viene corretto anche l’astigmatismo.- Può richiedere l’uso di lenti correttive o di un altro intervento chirurgico.

Visione con cataratta e astigmatismo

- Offuscata- Sfuocata

lontano

intermedio

vicino

Eugenio
Casella di testo
Dott. Matteo Piovella - Presidente Società Oftalmologica Italiana
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Una pubblicazione Box Media

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Distribuito con: Il Sole 24 Ore

na, con le sue cellule nervose e i suoi fotorecettori, non vie-ne più nutrita tramite il contat-to con l’epitelio pigmentato, si arriva già dopo 48 ore ad una perdita funzionale (parzial-mente irreparabile) delle por-zioni colpite. Solo un intervento chirurgico può riaccollare il tessuto reti-nico distaccato; la chirurgia ri-sulta complessa non scevra da complicanze e spesso segui-ta da un recupero funzionale scarso data l’inevitabile com-promissione dei neurorecet-tori retinici. Il recupero visivo postoperatorio è inversamen-te proporzionale alla durata e all’entità del distacco di reti-na: difatti un importante stu-dio multicentrico ha evidenzia-to che circa il 40% delle per-sone affette da distacco di reti-na non recuperano la capacità di lettura, il 10% va incontro a più di un procedimento chirur-gico per riappianare la retina ed nel 5% dei pazienti la retina rimarrà distaccata nonostan-te multiple procedure chirur-giche. Se non si ricorre all’in-tervento chirurgico si incappa nel distacco totale della retina e, quindi, nella cecità. A lungo termine, se non ci si opera, in seguito a distacco retinico, su-bentra il rischio di Phthisis bulbi e, perciò, di perdita anatomica

dell’occhio.La chirurgia vitreo retinica, a differenza di quella della cata-ratta, è molto più recente: pri-ma del 20esimo secolo non vi sono trattamenti chirurgici ef-ficaci: basti pensare che un trattato di oftalmologia prati-ca del 1934 riporta come cu-ra del distacco di retina ripe-tute iniezioni di una soluzio-ne di sodio cloruro e frizio-ni oculari con unguento cine-reo. Edoardo VIII, re d’Inghil-terra negli anni ‘30, fu colpito nell’occhio sinistro da distacco di retina e rimase cieco in ta-le occhio. Fu Gonin, in Fran-cia nel 1930, per primo ad in-tuire che la causa del distacco di retina era la presenza di una rottura/e e che era fondamen-tale chiuderla/e tutte per riap-pianare la retina. Fu solo negli anni 50 che Schepens, a Bo-ston, decodificò gli step del-la chirurgia Ab-Externo del di-stacco di retina in cui il posizio-namento di elementi indenta-ti (cerchiaggio e piombaggio) permettevano di detendere le trazioni endovitreali che unita-mente all’evacuazione del flui-do sottoretinico e alla chirusu-ra delle rotture retiniche dall’e-sterno permettono il riaccolla-mento della retina distaccata. Negli anni 70 invece si assiste alla nascita di una nuova tipo-

logia di approccio nella chirur-gia del distacco di retina: quel-la Ab-Interno chiamata anche Vitrectomia introdotta per pri-mo da Machemer tramite l’au-silio del microscopio operato-rio e di apposite lenti. Con ta-le tecnica si provvede all’aspor-tazione dell’umor vitreo, al ri-appianamento della retina di-staccata mediante tamponan-ti oculari e alla chiusura del-le rotture retiniche. Quest’ul-tima tecnica ha visto negl’ulti-mi decenni un aumento espo-nenziale del suo impiego sop-piantando quasi in toto la chi-rurgia Ab-Externo per la mag-gior facilità nella curva di ap-prendimento e maggiore fa-miliarità per i chirurghi più gio-vani, per la maggior semplici-tà nell’esplorazione del fondo oculare che produrrà nel tem-po chirurghi sempre meno bra-vi ad esplorare la retina preo-peratoriamente e meno capaci ad eseguire un intervento Ab-Externo, come asserisce un fa-moso chirurgo vitreo retinico americano T. Bannet.Pertanto alla luce di questo e a fronte di costi ospedalieri mag-giori, la Società Oftalmologica Italiana (S.O.I) capitanata dal Presidente, dott. Matteo Pio-vella, e dal Segretario Tesorie-re, prof. Teresio Avitabile, sta cercando di riportare alla ribal-

CONSEGUENZE PER LE PERSONE AFFETTE DAL DISTACCO DELLA RETINA

40% non recupera le capa-cità di lettura

10%

5%

va incontro aun intervento chirurgicoper riappianarela retina

la retina rimarrà appianata anche a seguito di più procedimenti chirurgici

Diagramma a torta sulle percentuali delle procedure chirurgiche

per il trattamento del distacco di retina regmatogeno

vitrectomy

1980

2000

ta la chirurgia Ab-Externo dedi-candole, nel prossimo congres-so internazionale, tutta la gior-nata di Sabato 21 Maggio in un corso monotematico.A fronte di quanto sopradetto è intuibile che il distacco di re-tina rappresenti una patologia dal grave impatto psicofisico sul paziente poiché particolarmen-te invalidante, non semplice da trattare chirurgicamente e con conseguenti risultati visivi fun-zionali non sempre soddisfa-centi; solo qualche anno fa in-fatti i pazienti affetti da distac-co di retina permanevano nel-le strutture ospedaliere in regi-me di ricovero ordinario anche alcuni mesi. Per contro, sulla spinta di una sempre maggiore necessità di limitare i costi sa-nitari, la “ Normativa d’Adozio-ne del Patto per la Salute 2010 - 2012”, sottoscritta nel dicem-bre 2009 dal Ministro per gli Affari Regionali, l’On. Raffaele Fitto, sotto la voce, cito testual-mente: “DRG ad alto rischio di non appropriatezza in regime di degenza ordinaria da trasfe-rire in Day Hospital” afferma che per gli interventi sulla re-tina il valore programmatico di riferimento per i ricoveri ordina-ri dovrà essere il 40%, mentre quello di riferimento per i rico-veri in Day Hospital dovrà esse-re il 60%, considerando tale in-tervento ad alto rischio di non appropriatezza se eseguito in regime di ricovero ordinario.Per contro invece l’ultima sen-tenza della cassazione del 02-03-2011(n. 8254), per il caso di un paziente, affetto da in-

sufficienza respiratoria e infar-to miocardico sottoposto ad in-tervento di angioplastica con apposizione di stent medica-to, che veniva dimesso in nona giornata poiché asintomatico, secondo le linee guida vigen-ti, con opportuni suggerimen-ti nell’iter diagnostico e tera-peutico e deceduto successiva-mente dopo poche ore dall’u-scita dall’ospedale, a riguar-do del medico che aveva di-messo il paziente, afferma che “ La valutazione di dimissibili-tà deve essere di ordine medi-co, non statistico, e deve essere rapportata alle condizioni psi-cofisiche del malato, alla pro-gnosi circa il decorso successivo ed alla possibilità di proseguire le cure a domicilio. Inaccettabi-le il richiamo ad esigenze ed a logiche di economicità gestio-nale che vorrebbero accelera-re le dimissioni non appena si raggiungala stabilizzazione del quadro clinico del paziente. Nel praticare la professione medi-ca, dunque il medico deve con scienza e coscienza, perseguire un unico fine: la cura del ma-lato usando i presidi diagnosti-ci e terapeutici di cui al tempo dispone la scienza medica, sen-za farsi condizionare da esigen-ze di diversa natura, da disposi-zioni, considerazioni, valutazio-ni, direttive che non siano perti-nenti ai compiti affidatagli dalle legge ed alle conseguenti rela-tive responsabilità”. Così la SOI ed i sottoscritti si stanno bat-tendo per anteporre le necessi-tà del malato a quelle del por-tafoglio!!!

explant non-drain

explant drain

74%explant non-drain

1%vitrectomy

25%explant/drain

32%explant non-drain5%

explant/drain

63%vitrectomy

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OCCHIALI:UNA STORIA CHE ARRIVA DA LONTANO

Osservando ed analizzando le attività quotidiane e le abitudini di comportamento di coloro che indossano gli occhiali, l’Azienda propone soluzioni funzionali e innovative in grado di soddisfare molte e differenti esigenze.Le montature da vista per bambini sono studiate nel rispetto delle particolarità del

Da oltre 30 anni una realtà dinamica e propositiva nel settore ottica in italia e nel mondo

viso dei più piccoli, per una visione e un benessere ottimali anche durante il gioco.Le montature per adulto realizzate con due materiali associati soddisfano le esigenze di robustezza, comfort e sicurezza di un pubblico più maturo e attivo.Nell’area ‘montature per lo sport’, l’Azienda propone

soluzioni protettive ed ergo-nomiche predisposte anche per il montaggio di lenti in diottria.“Dove tenere gli occhiali quando non sono indossati” è infine un’area di innovazione e ricerca dell’azienda che suggerisce, per lo scopo, sedi protettive in silicone per il giorno e per la notte, premiate con un alto riconoscimento internazionale.

Paola Arosio

«No, non li voglio!». Di solito i bambini esclamano così quando l’oculista prescrive loro l’uso degli occhiali. E allora sono pianti, capricci, scenate. Ma fare accettare positiva-mente ai più piccoli le lenti è possibile.

Ecco qualche consiglio:- Abituare il bambino gra-dualmente alla novità: non si può pretendere che indossi gli occhiali da subito per tutto il giorno. Ci vorrà qualche setti-mana perché si abitui. - Avere pazienza e rassicurare il piccolo nei momenti di disa-gio. Prevedere anche una fase in cui il bambino tenderà a

Dossier

Paola Arosio

Possono essere a farfalla, tondi, squadrati. Di celluloide o di metallo. A tinta unita o multicolor. Hanno il potere di regalare un’aria intellettuale o scanzonata e possono essere un valido accessorio da abbi-nare a cravatte e camicie per un look davvero trendy. Sono gli occhiali, nati per correg-gere i difetti della vista e oggi disponibili in infinite versioni, per accontentare tutti i gusti. Ma facciamo un passo indie-tro, partendo dagli inizi e ricor-dando la loro storia. Le prime testimonianze sull’uso delle lenti come correzione risal-gono all’Europa del 13esimo secolo. Pare infatti che venis-sero usate dai monaci durante il Medioevo per trascrivere i libri antichi. La loro invenzione è attribuita a un certo Ales-sandro Spina, nel 1280. Secoli più tardi, nel 1780, Benjamin Franklin inventò invece le lenti bifocali. Ausili ottici utilissimi, questi, visto che circa il 70% della popolazione soffre di vari disturbi della vista. A comin-ciare da miopia, ipermetro-pia, astigmatismo per arrivare alla presbiopia, in cui diminu-isce la capacità di visione da vicino e diventano necessari gli occhiali da lettura. Nello sce-gliere qualsiasi tipo di occhiale è bene lasciarsi consigliare da un ottico esperto in grado di individuare la montatura più adatta, in base al difetto visivo e allo spessore delle lenti. In generale, meglio comunque optare per un occhiale resi-stente e leggero, con aste fles-sibili e naselli regolabili.

BAMBINIlasciare in giro gli occhiali, a toglierseli oppure a romperli. - Fare in modo che il piccolo percepisca gli occhiali come amici dei suoi occhi. - I primi tempi, concedere al bimbo una piccola gratifica-zione, come un dolce o un cartone animato, se riesce a portare gli occhiali per il

tempo concordato. - Non drammatizzare se qual-che amico o compagno lo prende in giro.- Non dare castighi o puni-zioni se non vuole portare gli occhiali, poiché li deteste-rebbe ancora di più. - Non imporre i propri gusti al bambino. È giusto che scelga lui la montatura che preferi-sce.

credit: istockphoto.com

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Una pubblicazione Box Media

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Prendersi cura degli occhi, un ge-sto tanto ovvio, quanto spesso poco considerato. Si dà troppo spesso per scontato che gli occhi possano adat-tarsi, a volte ci si convince di veder bene fino a che il problema non di-venta palesemente evidente o fino a che qualcuno non ci aiuta a capire che si può anche vedere meglio.La vista rappresenta il 90% del-la nostra esperienza sensoriale. Ecco perché scegliere la lente giusta è fon-damentale per la qualità di vita di chi indossa gli occhiali ed ecco perché Carl Zeiss, da oltre 100 anni quan-do fu introdotta sul mercato, proprio da ZEISS, la prima lente con qualità ottiche superiori, dedica importan-ti risorse al fine di proporre prodot-ti all’avanguardia che sempre più si adattino alle esigenze personali come un abito su misura. Partendo dal-le lenti monofocali, fino alle più sofi-sticate lenti progressive, ognuno può trovare la soluzione migliore per una visione migliore, certo di poter conta-re su lenti di precisione che testimo-niano tutto il valore e la tradizione ottica del marchio ZEISS con una pic-cola sigla incisa su ogni lente.

www.migliore-visione.zeiss.it

Da oltre 800 anni la qua-lità delle lenti viene con-tinuamente migliorata per soddisfare i requisi-ti sempre più elevati de-gli utilizzatori. Nel corso dell’ultimo secolo, un con-tributo decisivo a quest’e-voluzione è stato fornito da Carl Zeiss.

LA PERSONALIZZAZIONE DEGLI OCCHIALI DA VISTAPaola Arosio

Se l’occhio è il nostro organo di senso più importante, la scelta degli occhiali – in par-ticolare delle lenti da vista – diventa un passaggio di grande importanza. Se la

montatura porta in sé un forte valore estetico e funzio-nale, perché diventerà parte di noi, della nostra immagine, il discorso per le lenti da vista è differente. Questo sono lo strumento che ci permette di riprendere una visione cor-retta ed equilibrata del mondo esterno, contribuendo alla correzione dei difetti visivi. Una scelta corretta delle lenti e un equilibrato binomio con la montatura ci garantisce un risultato ottimale e funzio-nale. Alla radice esiste una domanda molto importante che anticipa ogni scelta: qual è l’uso principale che farò degli occhiali e in quale con-

dizioni? Più dettagliata e pre-cisa sarà la risposta, meglio di potrà selezionare un prodotto in grado di offrire il massimo dal punto di vista della funzio-nalità ed efficienza. Questo perché l’innovazione tecnolo-gica e la ricerca hanno lavo-

rato per sviluppare prodotti in grado di soddisfare la maggior parte delle esigenze. La strada della personalizzazione, tanto di lenti quanto di montature, nasce dalla necessità di garan-tire all’occhio il massimo della naturalezza nel suo rapporto con questi oggetti. Un equi-librio sbagliato o una scelta non corretta posso sortire un effetto opposto a quello nato

Una scelta corretta delle lenti e un equilibrato bino-

mio con la montatura ci garanti-sce un risultato ottimale e funzionale.

dalla necessità degli occhiali. Ad ogni occhio la sua lente potrebbe essere il motto. Infatti la scelta dovrebbe par-tire proprio dalla lente, prima di tutto perché è l’elemento principale dell’occhiale e in seconda istanza perché non tutte quelle disponibili pos-sono essere adattate alle montature. Se in passato le lenti erano realizzare unica-mente in vetro minerale, da alcuni anni la presenza di pro-dotti in materiale plastico è molto cresciuta. La scelta del prodotto, anche in questo caso, dipende sempre dalle singole necessità di ogni sin-gola persona. Un elemento su cui tutti concordano nella scelta delle lenti è l’impor-tanza del trattamento antiri-flesso in grado di azzerare i riflessi causati dalla luce solare e che permette un equilibrio visivo molto naturale. La per-sonalizzazione è il miglior passo per una migliore qua-lità della visione.

Monitor

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IL GLAUCOMA:DAGLI ASPETTI EPIDEMIOLOGICI AI NUOVI SVILUPPI DELLA TERAPIA MEDICA E CHIRURGICA

Marco Nardi, vicepresidente Società Ofatlmologica Italiana

Per glaucoma si intende un gruppo etero-geneo di malattie in cui la pressione en-doculare è sufficientemente elevata per danneggiare la visione.Secondo recenti stime in Italia sono circa 550.000 i pazienti accertati, un dato che sta crescendo di pari passo con una mag-giore conoscenza del problema ai diversi livelli scientifici e sociali. In termini percen-tuali ciò significa il 2% della popolazione italiana sopra ai 40 anni, con maggiore prevalenza al nord (48%), seguito dalle isole (28%) e dal centro (24%). La sua in-cidenza aumenta con l’età interessando più del 10% dei soggetti sopra i 70 anni; è responsabile di circa 4500 nuovi casi /anno di cecità ed attualmente si stima vi siano 200.000 persone non vedenti per questa patologia nel nostro paese. Ogni anno si hanno 15-20.000 nuovi casi di glaucoma e si calcola che nei prossimi 20 anni vi sarà un aumento del 33% dei casi accertati con punte del 50% nelle regio-ni ove è previsto un invecchiamento più significativo.

L’IMPORTANZA DELLA PREVENZIONECaratteristica fondamentale di questa patologia è il fatto di essere praticamente asin-tomatica fino agli stadi tardivi e, sebbene il danno al nervo ottico sia prevenibile, una volta che questo si è instaurato non vi è possibilità di recupero funzionale.E’ evidente che in questo caso la prevenzione assume un valore fondamentale sia dal punto di vista dell’individuo affetto ma anche da un punto di vista socioeconomico, stante l’elevato costo di questa patologia.Essendo una malattia familiare è importantissimo il controllo dei familiari del paziente.

LE NOVITÀ NELLA TERAPIA MEDICAI nuovi collliri presentati nel corso degli ulti-mi anni hanno sì consentito un miglior con-trollo della malattia glaucomatosa ma, come controparte, al di là dei problemi di intolle-ranza locale che spesso causano interruzione della terapia, hanno peggiorato la prognosi di un eventuale intervento chirurgico, in quanto causano uno stato infiammatorio cronico del tessuto congiuntivale con maggiore tendenza alla cicatrizzazione e quindi maggiori proba-bilità di fallimento dell’intervento. Di queste problematiche in buona parte è responsabile il conservante che, specie nei pazienti in trat-tamento con più colliri, può accumularsi nei tessuti e raggiungere concentrazioni capaci di innescare fenomeni infiammatori reattivi. In questa ottica va vista la comparsa in com-mercio di preparati privi di conservanti, tra cui quest’anno la prima prostaglandina “preser-vative free”, cui seguiranno nell’anno pros-simo altri prodotti: l’assenza di conservanti dovrebbe ridurre i fenomeni di intolleranza migliorando il confort, l’aderenza alla terapia e il risultato dopo un eventuale intervento.

LE PROMESSE DELLA TERAPIA CHIRURGICADi fronte ad enormi progressi in al-tri campi della chirurgia oftalmologi-ca (basta pensare a ciò che è acca-duto per l’intervento di cataratta) la chirurgia del glaucoma è sostanzial-mente rimasta immutata negli ulti-mi 50 anni: attualmente l’intervento di glaucoma prevede una ampia in-cisione della congiuntiva e della scle-ra, con possibilità non trascurabili di complicanze e fallimenti: comun-que, anche in caso di esito favore-vole, il decorso postoperatorio è ge-neralmente prolungato e complesso per la guarigione della ferita chirurgi-ca; questo spiega perché, nonostan-te l’intervento garantisca un miglio-re controllo della pressione oculare e nonostante che le terapie mediche (colliri) non siano gradite ai pazienti e possano esse stesse dare complican-ze, l’intervento viene riservato a sta-di avanzati della malattia, in cui la te-rapia medica non è efficace. Questi problemi possono essere in gran par-te superati se l’angolo camerulare (la zona dell’intervento) viene raggiunto attraverso una incisione corneale, si-mile, ma ancora più piccola, a quel-la eseguita per la cataratta e non at-traverso la congiuntiva e la sclera co-me avviene nell’intervento classico. In pratica l’intervento viene condotto con una incisione corneale auto chiu-dente, inferiore al millimetro, attra-verso cui si raggiunge l’angolo del-la camera anteriore che viene visua-lizzato al microscopio operatorio con una lente gonioscopica. Questo ap-proccio (detto appunto gonioscopi-co) consente di raggiungere in ma-niera atraumatica le strutture su cui operare e di cercare o di riaprire i ca-nali di deflusso ostruiti (mediante la

applicazione di stent o la asportazio-ne diatermica di parte della loro pare-te) oppure di creare nuove vie di de-flusso impiantando un tubicino che porta il liquido dalla camera anterio-re allo spazio sovracoroideale, dove viene riassorbito. Essendo la incisione corneale autochiudente non vi è ne-cessità di punti; già dalla descrizio-ne è intuitivo che l’intervento è sem-plice, rapido e soprattutto, evitando i grossi traumatismi dell’intervento tra-dizionale, consente un decorso po-stoperatorio estremamente tranquil-lo, permettendo in breve al paziente di riprendere le sue normali attività. Successivamente all’intervento le pa-reti oculari sono integre e quindi non si ha quella riduzione di resistenza, ti-pica degli interventi convenzionali, che può portare a gravi conseguenze in caso di trauma. Si tratta quindi di una vera rivoluzione nel campo della chirurgia del glaucoma con il passag-gio ad una vera chirurgia mininvasi-va come già avvenuto con successo in altri campi della oftalmologia.I primi risultati a breve termine so-no molto favorevoli e, se saranno confermati, questa tipologia di inter-vento, per la sua semplicità e sicurez-za, si porrà non solo come alternati-va alla chirurgia classica ma anche co-me alternativa alla terapia laser ed al-la terapia medica, in tutti quei casi in cui quest’ultima non è gradita al pa-ziente.in commercio di preparati pri-vi di conservanti, tra cui quest’anno la prima prostaglandina “preservative free”, cui seguiranno nell’anno pros-simo altri prodotti: l’assenza di con-servanti dovrebbe ridurre i fenome-ni di intolleranza migliorando il con-fort, l’aderenza alla terapia e il risulta-to dopo un eventuale intervento.sistenza, tipica degli interventi con-venzionali, che può portare a gravi conseguenze in caso di trauma. Si tratta quindi di una vera rivoluzione nel campo della chirurgia del glauco-ma con il passaggio ad una vera chi-rurgia mininvasiva come già avvenuto con successo in altri campi della of-talmologia.I primi risultati a breve termine sono molto favorevoli e, se saranno confer-mati, questa tipologia di intervento, per la sua semplicità e sicurezza, si porrà non solo come alternativa alla chirurgia classica ma anche come al-ternativa alla terapia laser ed alla te-rapia medica, in tutti quei casi in cui quest’ultima non è gradita al pazien-te.

I CASI ACCERTATI IN ITALIA

nel nord 48%

nelle isole28%

DELLA POPOLAZIONEsopra i 40 anni

PARI AL 2%

al centro-sud

24%

550.000

+ del 10%dei soggetti

ha + di 70 anni

si calcola che nei prossimi 20 anni vi sarà un aumento del 33% dei casi accertati con pun-te del 50% nelle regioni ove è previsto un invecchiamento più significativo.

2011 2030

+33%

+50%

Focus

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CONTATTOLOGIA

Pasquale Troiano, Consigliere Società Oftalmologica Italiana

Il mondo delle lenti a contatto ha registrato importanti evo-luzioni, che hanno seguito tre direttrici principali: il progres-sivo spostamento verso le lenti morbide, il miglioramento dei materiali da un lato e la dura-ta delle lenti stesse dall’altro. Per quanto riguarda il primo aspetto va ricordato che l’im-piego delle lenti rigide è ormai

circoscritto a situazioni partico-lari, in presenza di alterazioni della curvatura corneale, co-sicchè l’utilizzo riguarda essen-zialmente le morbide.Per quanto riguarda i materiali, va ricordato che fino agli anni 90 le lenti morbide erano co-stituite da idrogel, che trattie-ne un elevato quantitativo di acqua (70-80%) e favorisce lo scambio gassoso tra la cornea e l’ambiente esterno. Il normale processo di evaporazione, tut-tavia, determinava nel tempo modifiche strutturali e morfo-logiche della lente disturbanti per l’occhio. Senza poi conta-re che nell’acqua contenuta nella lente potevano scioglier-si e concentrarsi sostanze, par-ticelle e batteri. L’introduzione

Il mondo delle lenti a contatto ha regi-strato importanti evoluzioni, che hanno

seguito tre direttrici principali: il progressivo spo-stamento verso le lenti morbide, il miglioramen-to dei materiali da un lato e la durata delle lenti stesse dall’altro.

del silicone ha rappresenta-to un’innovazione importante, grazie alla sua elevata gas-per-meabilità e il minore contenuto in acqua. Anche in questo caso l’evoluzione ha portato alla messa a punto di più genera-zioni di nuove lenti a contatto, fino a quelle attuali, nelle qua-li è stata ridotta la componen-te siliconica, il cui svantaggio è rappresentato dall’adesività batterica, e aumentata quella di idrogel. Per quanto riguarda la durata, l’introduzione delle lenti mo-

nouso e senza manutenzione è stata una tappa miliare. Molte complicanze, infatti, sono le-gate al mancato rispetto del-le regole basilari di igiene: va infatti sottolineato che i porta-tori, con il passare del tempo, tendono spesso a diventare meno rigorosi, risparmiando per esempio sui liquidi e sul ri-cambio stesso della lente. Un altro errore frequente è rappre-sentato dal rabbocco del liqui-do di conservazione, che deve essere invece completamente eliminato e sostituito. Le len-ti monouso hanno contribuito in parte a superare questi limi-ti, anche se attualmente non coprono tutti i poteri necessa-ri ma soltanto quelli più diffusi. Vanno tuttavia segnalati alcuni aspetti importanti che ancora

una volta richiamano l’atten-zione all’igiene: oggi le lenti si possono acquistare ovunque, dal negozio di ottica alla far-macia e al supermercato, sen-za più prescrizione, e il fai da te, senza alcun controllo pre-ventivo dall’oculista, non sem-pre può risultare vantaggioso. Un fenomeno diffuso tra i ra-gazzi è poi quello della “lens sharing”, ossia dello scambio delle lenti cosmetiche, che rap-presentano un altro settore di recente introduzione e tutto-ra in crescita. Proprio l’elevata diffusione dell’uso delle len-ti a contatto nelle fasce d’età più giovani induce a riflettere su un dato: a fronte di 400mila individui affetti da glaucoma, la cui età media è 65-70 anni,

Regole per una buona manutenzione delle lenti

Utilizzare il giusto quantitativo di liquido di conservazione

Effettuare un ricambio adeguato delle lenti

Evitare ilriutilizzo del liquido di conservazione

Evitare lo scambio di lenticosmetiche

i portatori di lenti a contatto sono 2 milioni, con età media di 20 anni o comunque in pie-na età lavorativa, il che solleva giustamente interrogativi sulla sicurezza e sulle possibili con-seguenze di errori nel lungo termine. Un’ulteriore curiosi-tà è il costante aumento dell’u-tilizzo e della richiesta di lenti a contatto da parte dei giova-ni presbiti: un settore, questo, che riserva interessanti margi-ni di sviluppo e investimento futuro. La ricerca intanto proseguirà su un duplice fronte, sia per l’i-dentificazione di materiali bio-compatibili sia nella messa a punto di liquidi di pulizia sem-pre meglio tollerati dalla super-ficie oculare.

le lenti costituite da idrogel trattenevano un elevato quantita-tivo d’acqua.

70%-80%

Da sapere

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