Di quest - scuolaradice.it · Italo Calvino, Le citta’ invisibili. libro radice 10-01-2011 10:42 Pagina 1. ... dei SeGni Luogo di luoghi, la città è un ricco caleidoscopio di

Di quest’onda che rifluisce dai ricordi la citta’s’imbeve come una spugna e si dilata.

Ma la citta’ non dice il suo passato, lo contiene comele linee d’una mano, scritto negli spigoli delle vie,nelle griglie della finestra, negli scorrimano delle

scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste dellebandiere, ogni segmento rigato a sua volta di graffi,

seghettature, intagli, svirgole.

Italo Calvino, Le citta’ invisibili.

libro radice 10-01-2011 10:42 Pagina 1

Scuola Primaria“G. Lombardo Radice”P.zza Di Vagno, 8Lucera - FoggiaTel. 0881 540039www.scuolaradice.it

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Le esperienze documentate sonoriferite al Programma Operativo Nazionale“Competenze per lo sviluppo”,annualità 2007/08 - 2008/09 - 2009/2010finanziate con i Fondi Strutturali Europei.

MIURUnione Europea

Con l’Europa Investiamo nel Vostro futuro.

TESTISergio GraviliAnna Maria IorioFlora OlivieriMariantonietta PaolorossiLisa Pietropaolo

COORDINAMENTO EDITORIALEAnna Maria IorioLisa Pietropaolo

PROGETTO GRAFICOLuca De Troia



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“In tutti i sensi - la città nella mente e nel cuore” è una pubblicazioneambiziosa che vuole quasi fermare il tempo, fissando i sentimenti e l’incanto, ipensieri e le scoperte vissute in un lungo viaggio iniziato circa otto anni fa enon ancora concluso.Le parole scritte da bambini e adulti, i segni grafici i colori e le immagini,nascono dal desiderio di raccontare una coraggiosa impresa corale che havisto il coinvolgimento di circa 200 bambini, 15 docenti e 4 esperti, impegnatia costruire un legame con la città, a sentirla e respirarla, perché “nelle sue pie-tre che parlano”, nei suoi graffi e nelle sue bellezze c’è qualcosa di noi, di noiche troppe volte l’attraversiamo senza alzare lo sguardo.Non è un viaggio facile … bisogna essere attenti e concentrati.Occorre aprire gli occhi e l’anima, emozionarsi e pensare, dire la propria ideasenza paura di sbagliare, ascoltare e confrontarsi, essere aperti all’inatteso ealla meraviglia.I bambini, saggiamente accompagnati, sono riusciti a leggere narrare e rein-ventare in tutti i sensi la città di Lucera, diventata la loro “città dei segni”; per

…l’atteso non si compie,e all’inatteso un dio apre la via.Euripide, Medea

la citta’ nella mente e nel cuoreAnna Maria Iorio

lnTutTii seNSi


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farlo non hanno usato le parole ammaestrate degli adulti, ma le proprie cheanche quando assomigliano a quelle dei grandi sempre rimandano a mondi esignificati lontani e ignoti a chi non ha più la forza creativa dell’infanzia.Negli attraversamenti a tutto tondo della città, i bambini non hanno accumula-to delle informazioni, ma si sono avviati a mettere insieme e in relazione leconoscenze e le hanno trasformate in saper vivere, crescendo sul piano esteti-co/emozionale, sul piano storico, cognitivo e sul piano etico, restituendo allacittà i segni del percorso fatto.Non è azzardato parlare di etica e responsabilità perché la città svelata e“addomesticata” ha significato anche fare democrazia e agire la cittadinanza,spesso resa inutile e insensato slogan.Questo complesso progetto incarna l’identità pedagogica della nostra scuola,è la mappa dei nostri impegni e rafforza la consapevolezza che l’educazione èun’impresa collettiva: chiede a tutti assunzione di responsabilità e vivenell’interazione di differenti modi e luoghi pedagogici.


0 6 Non è un caso che Pasolini, nella complessità e nella varietà della suaopera, abbia elaborato l’immagine della città su due poli dialettici: l’antico eil contemporaneo, laddove l’antico pasoliniano è quello delle rovine romaneed il contemporaneo è rappresentato dalla borgata che per la sua naturapremoderna è simbolicamente legata all’immagine della Roma antica. Ma l’opposizione degli spazi urbani è solo apparente. La sensibilità dellosguardo pasoliniano, acuto e potente in film quali Accattone e MammaRoma, ci rimanda l’immagine della città, pur se mostruosa e dissonante,attraverso un’estrema organicità. “Io cerco la plasticità dell’immagine, sullastrada mai dimenticata di Masaccio: il suo fiero chiaroscuro, il suo bianco enero – o sulla strada, se volete, degli arcaici, in uno strano connubio di sotti-gliezza e di grossezza(…). Amo lo sfondo, non il paesaggio”. (P.P. Pasolini,

Lisa Pietropaolo

Educarealla citta’,educarela citta’

Un solo rudere, sogno di un arco,di una volta romana o romanica,in un prato dove schiumeggia il soleil cui calore è calmo come un mare,e, del mare, ha il sapore di sale,il mistero splendente: lì ridotto,sulla schiuma del mare della luce, il rudere è solo: liturgiae uso, ora profondamente estintivivono nel suo stile – e nel sole – per chi ne comprenda presenza e poesia.

Pier Paolo Pasolini 10 giugno dalla raccoltaPoesia in forma di rosa (1961-1964)


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Mamma Roma, Rizzoli, Milano, 1962, p. 149). Il manierismo pasoliniano nonfa che esaltare la natura di una stratificazione urbanistica e sociale in cuisembra che non esista alcuna materia solida, ma tutto si giochi in una infinitadanza di rimandi segnici, di linguaggi continuamente reinterpretati e rivissuti. Traendo spunto da questo modo di guardare e intendere la città, ha presole mosse, coinvolgendo in un nuovo rapporto la Scuola, la Città, il Museo,questo intenso lavoro progettuale. Un lavoro che ha avuto l’ambizione digettare sguardi nuovi sulla città di Lucera, esaltando i segni delle sue stratifi-cazioni storiche, scomponendo e ricomponendo i suoi tratti distintivi, affin-ché i bambini ne attraversassero la storia, tutta la sua storia, senza preconfe-zionare giudizi o scelte. E le si affezionassero di più, proprio per questeragioni. Abbiamo cercato attraversamenti (mappe alla mano e nasi all’insù, incerca dei segni dell’antico e delle memorie olfattive dei luoghi, trasformatidalla contemporaneità), fatto irruzioni (nel Museo, maneggiando oggettiantichi, lavorando al suo nuovo allestimento) e lasciato infine che la città(i suoi personaggi, la sua vita passata e presente) irrompesse con esiti talvol-ta imprevisti ed imprevedibili.Ne sono nate scritture che i bambini hanno tradotto in linguaggi diversi (lamostra con i pannelli visibili nelle pagine che seguono, un video, disegni,storie, poesie, canzoni e tanto altro), in un clima di sperimentazione fecondo,costruito insieme con le maestre, le famiglie, gli abitanti di Lucera e grazieall’intelligenza degli esperti di ciascun percorso progettuale. Siamo convintiche questa modalità di lavoro corale rafforzi virtuosamente i legami di cono-scenza con la propria città e la sua storia, lanci a sua volta riflessi potentisulla città stessa e i suoi cittadini, restituisca vita vera alle Agenzie formativeed alle Istituzioni culturali, attraverso un meccanismo di inevitabile positivairradiazione. Rappresenta, crediamo, un possibile modello di dialogo traScuola-Museo-Città, una preziosa sfida educativa verso forme più consape-voli di cittadinanza. Dei ruderi vogliamo comprendere “presenza e poesia”.E’ questo un invito a continuare ad “inventare”, tutti insieme.


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La ciTTa’dei SeGni

Luogo di luoghi, la città è un ricco caleidoscopio di tracce, segni e segna-li, un insieme di città dentro la città da smontare e rimontare accogliendo isuggerimenti forniti via via dal percorso stesso. Ma perché questo si inveri ènecessaria una radicale capacità di mantenere costanti aperture all’accadi-mento, alla inventio - nel duplice significato latino di “creazione” e di “sco-perta” -, e una esplicita volontà di accogliere suggerimenti e indicazioniovunque provengano.Lasciare, dunque, che anche aspetti apparentemente “distraenti” o “minori”ricevano dignità di nota e rilancio dalla fantasia.Il percorso inizia in aula, dove i bambini osservano un’illustrazione che ripro-duce una veduta di Lucera incisa nel Settecento da Pacichelli. Riconoscereluoghi noti in un contesto molto differente dalla esperienza ordinaria consen-te di avvicinare il concetto di trasformazione e permanenza del complesso dielementi che compongono la città, ma anche di avere durante il processoermeneutico la possibilità di mettere in relazione diacronica e sincronica isegni che si manifestano in diversi gradi di familiarità.In particolare, nella città di Lucera, la compresenza evidente di elementi delpassato e del presente, fornisce numerose possibilità di costruzione di dialo-ghi tra di essi, in un gioco di costruttivi rimandi reciproci e costituisce un

Sergio Gravili


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potenziale ambiente educativo fortemente stimolante. Distribuita in unnumero di copie che consentisse di partecipare agevolmente ma inducessela condivisione, la mappa della città comincia a parlare i primi linguaggi sim-bolici, costruendovi una legenda, dove qualcosa sta per qualcos’altro, perconvenzione. Per passare poi alla lettura della pianta topografica della cittàcontemporanea: stilizzata e funzionale, sembra un’intricata rete in cui è facileingarbugliarsi. Ma grazie al confronto tra le mappe e ad alcune tecniche enozioni base di orienteering (legenda, punto di riferimento, orientamento


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della mappa), i bambini riescono ad individuare gli stessi luoghi trovati inprecedenza. A questo punto il docente avvia la discussione, introducendoproblematicamente la nozione di informazione, già nota agli alunni nell’acce-zione di fonte documentaria perchè adoperata durante i laboratori didatticidi archeologia.Con tale dotazione di conoscenze base, gli alunni scelgono il luogo da cuiiniziare il percorso cittadino, al cui culmine li attende, inattesa, la straordina-ria corrispondenza tra i segni contenuti nel personale kit da esploratore e lefirme pittografiche impresse dagli scalpellini sui conci della Torre del Leonedel castello Svevo-Angioino. Pronti per partire, luogo prescelto per la suacentralità, geografica ed emotiva, è Piazza Duomo, dove si cominciano a rac-cogliere le informazioni necessarie per raggiungere il Castello, meta al con-tempo pretestuosa e reale. Anzi reale e immaginaria, in quanto la città ènota e tuttavia va esplorata.Come attuare quella epochè che ci permetta di guardare con occhi nuovi unluogo del quotidiano e poterlo indagare? A questo punto ci soccorre un po’di rodariana fantastica, quella sospensione dell’incredulità che apre ad unalogica altra, rinunciando temporaneamente alla logica ordinaria per attuarequel favoloso salto fuori dal piano di realtà quotidiana che accomuna giocoe conoscenza. Una storia di viaggi interstellari e astronavi e un appuntamen-


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to al castello con gli alieni compie la magia.Interrogando fonti orali casuali, e agenzie informative del territorio (l’Ufficioinformazioni dell’Assessorato al Turismo del Comune), segnaletica stradale epiante topografiche, le fonti orali costituite dei passanti, la biblioteca comu-nale e quella scolastica, l'intervista ai passanti, le ricerche in internet, la cittàè letta dall’alto e dalla strada, in un continuo confronto tra realtà e rappre-sentazione, coinvolgendo capacità di astrarre e decidere, imparando a con-frontarsi e a superare, con varietà di approcci e punti di vista, piccole e gran-di tappe problematiche di volta in volta incontrate o provocate dal docente.In un gioco di associazioni e approfondimenti, apprendimento e ricercadivengono inscindibili. I luoghi incontrati e le esperienze vissute si saldano inconcetti, grazie all’innesto continuo con le conoscenze acquisite nell’ambitodelle discipline curricolari e nel corso dei laboratori (da quello di geologia, aquello di cartografia, a quello di archeologia, alle visite guidate alle fornaci ealle cave di argilla…).Problematizzare lo stesso oggetto di ricerca, suggerire e confrontare ipotesidiverse aiuta ad inventare, a tracciare percorsi come avviene nella navigazio-ne ipertestuale in internet, in cui la scoperta involontaria (serendipity) e lalettura non lineare schiudono possibilità di comprensione e conoscenza nonpreviste e feconde.


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di PieTrain piEtRa

Un elenco interminabile di date, guerre, re, generali, fatti, nomi.Un libro polveroso, un museo grigio.Chi fa la storia?I potenti, quelli che comandano, quelli che sono ricchi e talvolta anche prepotenti.“Forse la storia non mi riguarda se non per il fatto che devo studiarla”Questo pensavo da bambina quando aprivo il sussidiario per imparare le vicen-de del passato. Ma come dice il poeta Tebe dalle sette porte, chi la costruì?Dove erano le donne, gli uomini e i bambini che popolavano il mondo nel passato? Cosa facevano?Come vivevano?Quali gli odori, i sapori, le sensazioni che provavano?Come percepivano con i loro sensi nel mondo che li circondava?Chi fa veramente la storia?A queste domande credo possa rispondere solo una didattica laboratorialedella storia che faccia passare attraverso le mani dei bambini il passato che siconcretizza e diventa finalmente “UMANO”.Una strategia d’apprendimento ma anche un senso diverso della storia che larestituisce ai milioni di esseri silenziosi che nella loro vita hanno provato lestesse emozioni che ancora oggi noi proviamo.

Mariantonietta Paolorossi


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Riscoprire le tracce del passato anche attraverso gli odori, i suoni e le sensa-zioni tattili credo che sia stata una scoperta anche per noi insegnanti,un’emozione nuova da vivere insieme ai bambini.E il museo?Non più un luogo distante da considerare con timore riverevole che quasiincute soggezione. Il museo è un luogo luminoso dove i reperti vivono e ciraccontano veramente qualcosa, ci appartengono. Come non amare e rispet-tare il proprio territorio, la propria città, i palazzi e i selciati delle strade severamente ci raccontano qualcosa che ancora ci appartiene e continuano avivere attraverso noi e il nostro tempo. L’esperienza vissuta in classe in questi anni ha dato molto agli alunni che vihanno partecipato ma anche a noi adulti che insieme a loro ci siamo sporcatile mani con l’argilla per lavorare la malta per costruire i mosaici, le essenze e leerbe aromatiche per fare profumi e sapori che ci ricordano la nostra terra,abbiamo provato con loro l’emozione di toccare i reperti del museo, togliere iltelo che ricoprire da anni una statua bellissima, sentire sotto le nostre dita letessere di un mosaico di duemila anni. Cos’è la storia?La storia riguarda tutte le donne e tutti gli uomini che si uniscono in società elavorano e lottano per essere migliori.


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Io cittadinoNOI CITTAdiniAMO

Andare alla ricerca del proprio passato, ritrovarlo e scoprirlo nelle pietredelle strade, sulle facciate di antichi palazzi, nelle volute di capitelli e tra le let-tere di epigrafi incastonate nei muri di moderne costruzioniha significato per tutti:sentirsi orgogliosi di essere cittadini della propria città …aumentare il senso di appartenenza al proprio territorio …stringere legami più forti con la comunità …stimolare il desiderio di restituire alla città parte di quanto da essa ricevuto.Ha significato per la scuola: valorizzare forme di apprendimento diverse da quelle più “scolastiche”;configurare il territorio come laboratorio decentrato utilizzando le sue risorseper lo sviluppo e l’arricchimento del proprio progetto educativo-didattico.I bambini hanno avuto la possibilità di sperimentare percorsi sensoriali inediti,“vivere la progettazione” di alcuni spazi del museo della città di Lucera e sen-sibilizzare i cittadini alla valorizzazione dei beni culturali. Diverse le attività realizzate:• la creazione di un logo per il museo: I love Prosepina e la realizzazione diun coloratissimo fumetto;• una caccia al tesoro per le strade della città;

Flora Olivieri


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• una giornata indimenticabile trascorsa al museo, collaborando a ripuliremosaici, a svuotare vecchie vetrinette, a liberare dagli involucri imponenti statue;• l’organizzazione di una festa del museo, accogliendo genitori e altri visitatori,invitando tutti a cimentarsi in cruciverba e indovinelli inerenti la storia della città;• la pubblicizzazione del museo attraverso una segnaletica creativa per stimo-lare la curiosità ed il desiderio di conoscerlo;• la realizzazione di grandi orme colorate da piazza Duomo all’ingresso delmuseo. Il risultato finale? Più di 200 persone in un solo pomeriggio hanno visitato ilnostro Museo di Archeologia Urbana!

Al termine dell’esperienza vissuta posso affermare che la continuità dell’azioneformativa tra scuola ed extra scuola costruisce relazioni di reciprocità tra sog-getti differenti, dialoga con il patrimonio culturale, valorizza i contesti informali,stimola il passaggio dalla didattica tradizionale ad una didattica che potenzia ilfare e la riflessività, distingue ed integra insieme più saperi, rende i luoghi divita e di conoscenza degli alunni coerenti e significativi.


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Cambiare la didattica dell’insegnamento della storiasignifica che la scuola non basta più a sestessa: ha bisogno di interagire conaltre figure professionali, di avvalersidi competenze ed esperienze diverse.Si è delineata l’occasione per comincia-re a porre le basi di un sistema formati-vo integrato che facesse tesoro dellerisorse del territorio.

Abbiamo iniziato a pensare alMuseo Civico come a qualche cosadi diverso da un posto in cui soloportare gli alunni a vedere i reper-ti. Nato da un’idea forte di corre-sponsabilità formativa tra scuola eterritorio, il progetto si è andatoconfigurando quale possibilemodello di interazione trascuola/Assessorato alla P.I./Museo. LaScuola, il Museo e l’ente locale proget-tano insieme, parlano un linguaggiocomune, si pongono gli stessi obiettivi,interagiscono con altre professionalità chedanno il loro contributo formativo: nascel’idea di una sezione didattica del Museo.


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Grazie alle sinergie messe in moto, il proget-to ha preso forma e si è realizzato. Gli alunni,con l’aiuto di insegnanti ed esperti, sono statiuomini del paleolitico che scheggiano la selce,mosaicisti, ceramisti, archeologi, esploratoridi segni nella loro città. Le cose lette sui libridivengono concrete e perfino divertenti!

La scuola in giocoDa alcuni anni la scuola è in cerca di soluzioni nuove per l’insegnamento dellastoria, anche attraverso l’ideazione di progetti che colleghino le vicende del

passato al nostro territorio. Le visite guidate, il semplice riconoscimentodelle tracce del passato nel contesto urbano della città rischiano di averesoltanto una funzione informativa e divulgativa, utile ma poco partecipati-va e attiva.

Abbiamo quindi sentito l’esigenza di una didattica nuova che passassedall’eccesso di informazioni alla capacità creativa. Come dare concretezzaall’insegnamento della storia e coinvolgere attivamente gli alunni?Come avvicinare i bambini al patrimonio culturale della loro città e sollecitare losviluppo di un legame affettivo e responsabile con il proprio territorio?

Un possibile percorso metodologico – didattico, centrato sull’idea diun laboratorio storico-antropologico, è quello che stiamo realizzan-do. Attraverso attività laboratoriali, di simulazione, di gioco, glialunni sono arrivati alla scoperta delle difficoltà che l’uomo ha

incontrato durante la sua storia per adattarsi all’ambiente e utilizzare lerisorse, comunicare e conquistare livelli di vita migliori.


Abbiamo raccontato il mestiere dell’archeologo, come egli ricompone ipossibili percorsi della storia sulla base di dati materiali, mostrando irisultati degli scavi archeologici nella città e nel territorio, col supportodi audiovisivi e di visite alle aree archeologiche e ai musei.Il significato di fonte storica, i metodi della ricerca archeologica,il valore dei beni culturali si comprendono insieme sotto-lineando il rapporto continuo tra gli oggetti e gli uominiche li hanno prodotti.

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Si scorgono, dietro i reperti, storie evolti di persone che nelle diverse epo-che hanno immaginato e fabbricato,inventato e utilizzato, lasciando a noi isegni della città antica spesso mesco-lati a quelli della città contemporanea.

In questa prospettiva, il museo diviene luogo di educazione permanente,impegnato nella ricerca e nella sperimentazione continua di forme dicomunicazione dei suoi contenuti culturali e simbolici; spazio di esperien-za non solo contemplativa, dove mettere in gioco più sensi oltre la vista.

Il maestro diviene animatore e promotore di creati-vità, gli alunni creatori e produttori di valori e di cul-ture. L’obiettivo è di riappropriarsi della propria cittàcome risorsa per una elaborazione critica della pro-

pria identità, spe-rimentando unnuovo modo diguardare e vivere imutevoli paesaggidella contempora-neità.

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Come i bambini, al pari degli uominipreistorici, possono costruirsi da soli iloro strumenti di pietra….Di solito siamo abituati a vedere picco-le schegge di selce nelle vetrine deimusei. Ma in che modo erano utiliall’uomo preistorico? E come se le pro-curavano? Domande e risposte, masoprattutto il gioco del fare per con-quistare conoscenze sulla preistoria inmodo spontaneo e giocoso, grazie allacapacità di osser-vare, analizzare emanipolare mate-riali.

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Così abbiamo scoperto insieme comerealizzare diversi utensili indispensa-bili agli uomini preistorici per procu-rarsi il cibo, tagliare le pelli, lavorareil legno. Scheggiando, incidendo, lavo-rando di mano e di fantasia…Tutti in cerchio a manipolare, descri-vere, valutare le caratteristiche dellaselce.

Impariamo adesso a percuotere la selce perricavarne le schegge. Scegliamo quelle

migliori, le più taglienti e dalla forma più utile. Ora servel’impugnatura: scortecciamo un piccolo bastone di legnoe creiamo delle incisioni per inserire le schegge diselce da fissare con la resina. Ecco fatto… un col-tello , un falcetto come venivano costruitidagli uomini preistorici!

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La lavorazione dell’argilla ha originiantichissime. I primi mattoni di argillaappaiono nelle regioni del VicinoOriente intorno al V millennio a.C,mentre i primi recipientilavorati a mano già nell’VIII millennio.

Decorati con semplici impressioni delle dita ocon incisioni, i vasi venivano essiccatial sole e poi cotti in forni. L’arte delvasaio si andò affinando con il tempo e

l’esperienza: la capacità diprodurre buoni vasi divennesempre più prerogativa diartigiani specializzati. Soloalla fine del Neolitico apparve iltornio, un’invenzione geniale che,applicando il principio della ruota,

permise di produrrepiù rapidamente vasidi qualità migliore,consentendo ancheuna più ricca varietàdi forme.

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Fin dagli inizi le ceramiche, per le loro tecniche di esecu-zione, per le forme e gli stili delle decorazioni divennerorappresentative della cultura della comunità che le avevaprodotte. Per questo motivo esse sono di grande importanzaper gli archeologi, che ne trovano in grandi quantità nei loroscavi.

Le ceramiche testimoniano dunque, meglio di ogni altroreperto, la cultura e la cronologia di un insediamento e

sono la spia inconfondibiledelle relazioni commercia-li esistenti tra popoli ecomunità diverse.Siamo capaci anche noi difabbricare un vaso secon-do le tecniche usate dagliuomini preistorici?

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E possiamo ammirare alcuni mosaici di età romana anche nel Museodi Lucera: appartengono alle terme della città antica. Proviamo arealizzare un mosaico anche noi?

Prepariamo tutti gli strumenti necessari: martellina e taglio-lo, malta e telai di legno, impariamo a tagliare le tessere.Disegniamo insieme il soggetto della decorazione, ora sten-diamo la malta all’interno del telaio ligneo ... e, con la guida

del nostro disegno, cominciamo a posizionare le tessere del mosaico.Farfalle, cuori, fiori, animali… via libera alla fantasia!

E con un salto siamo in un’antica officina di età romana, nei panni di unmosaicista…Spesso le case erano rese più belle e preziose dalla scelta di pavimenti amosaico, con disegni in bianco e nero o a colori, geometrici o figurati.Per realizzare un mosaico, gli artigiani antichi sceglievano accuratamenteil materiale (ciottoli, argilla, rocce tagliate ...) da cui ricavavano le tessereche disponevano in uno strato di malta a formare il disegno scelto.Un lavoro paziente e attento, svolto da maestranze specializzate: la formadelle tessere, il modo regolare e uniforme con cui vengono allettate nellostrato di malta sono le condizioni per una buona riuscita del pavimento.

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La città, rete di strade e di produzione di segni, sitrasforma da luogo del vissuto quotidiano in mondonuovo da esplorare insieme.Le fonti storiche aiutano a comprendere, oltre che ilpassato di cui sono il prodotto, anche isegni e le rappresentazioni del presente,concretizzando il senso stesso del farestoria. Strumenti e segnali della contempo-raneità svelano i nessi e gli snodi del diveni-re storico della città, le sue continuità, isuoi mutamenti.Interrogando fonti orali e agenzie informa-tive del territorio (l’Ufficio informazioni dell’Assessorato alTurismo del Comune), segnaletica stradale e piante topografi-che, la città viene letta dall’alto e dalla strada, in un continuoconfronto tra realtà e rappresentazione, coinvolgendo capaci-tà di astrarre e decidere, imparando a confrontarsi e a supe-rare, con varietà di approcci e punti di vista, piccole e granditappe problematiche. In un gioco di associazioni eapprofondimenti, i luoghi incontrati e le esperienze vis-sute si trasformano in concetti grazie all’innesto conti-nuo con le conoscenze acquisite nel corso di altri labora-tori (da quello di geologia a quello di cartografia, allevisite guidate alle fornaci e alle cave di argilla...), cosic-ché apprendimento e ricerca siano inscindibili. Tra sor-prese reali e soprese “programmate”, si cercano risposte provvisorie a domandeimprevedibili, innescando quel processo di antica ma inarrestabile inventio, di sco-perta e creazione infinita, forse all’origine di ogni relazione feconda tra gli umanie tra essi e la natura.

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Come si fabbricavano i profumi in età romana e quali erano le piante e ifiori utilizzati come basi odorose?Gli scrittori e i poeti antichi, i tanti affreschi che decoravano le case diPompei, le mille boccette di vetro conservate nei musei, ci raccontandell’arte dei profumieri, ci mostrano i giardini e gli orti delle città edelle campagne. Rose, gigli, fiori di limone, basilico e poi spezie arrivatedall’Oriente si mescolavano all’olio d’oliva o di mandorle a comporre preziosiunguenti.

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Quali potevano essere gli odori diuna città di epoca romana?Effluvi profumati probabilmenteprovenivano dalle terme pubbliche,dove uomini e donne si prendevanocura del corpo, odori forti di carni,pesce, verdure e fruttapopolavano le botteghe del mercatovicino al foro, incensi bruciavanoall’ingresso dei templi e dei santua-ri, olezzi di fogna e letame si avver-tivano per le strade della città,

attraversate dalle condutture delle acque e dagli animali.E quanti odori si mescolavano tra le folle che assistevano aglispettacoli dei gladiatori negli anfiteatri! Proviamo a immagi-narci la città di Lucera in età romana e i suoi fili odorosi?

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Si può esplorare la storia, l’antropologia, la geografia della città anche allaluce del senso dell’olfatto? Nei modi del gioco e della ricerca, tra esperimentilinguistici e scientifici, narrazioni storiche e letterarie, esplorazioni nelle viedella città, tra passato e presente, si possono costruire percorsi nuovi di

conoscenza senso-riale, fino a possibi-li trasformazioniverso più evoluteproboscidi di nuovianimali cittadini,più consapevoli delcorpo proprio, del-l’altro e del mondo.

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L’odorato, il senso più sottova-lutato, collabora attivamentenel riconoscere e descrivereeventi, cose, sapori, pericoli,ricordi, e nell’influenzare lescelte, l’attrazione fra i sessi,le amicizie, le azioni, i cibi.L’olfatto non subisce censura efornisce informazioni, cono-scenze ed esperienze concretesulle percezioni sensoriali rife-rite agli odori e al meravigliosomondo di emozioni che questesuscitano.

Se opportunamente posto all’attenzionevigile, l’olfatto è un formidabile scopritoredei problemi legati al degrado dell’ambiente,problemi percepibili o resi intellegibili attra-verso esperienze e riflessioni sugli odori e lepuzze, la qualità dell’aria che respiriamo, iconsumi di massa che orientano i gusti, lescelte alimentari e di costume.Ecco allora che possiamo leggere le trasfor-mazioni di una città, seguendo la scia degliodori che la animavano secoli e secoli fa,immaginando i suoi profumi ai tempi dei

nostri nonni, annusando l’ariache si respira oggi tra le stradee nei quartieri.

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La città si riconosce per lesue lingue e i suoi stili, per lesue pietre scolpite, i suoiodori. Anche Lucera, città distoria e di genti diverse, rac-coglie bellezza e angoli scuri,papaveri e spazzature, e limescola continuamente trastrade, quartieri e monumen-ti. A camminare con i nasiall’insù si incontra l’animaodorosa della città e si puòdire: “qui profuma”, “quipuzza”, “qui non c’è, perchèuguale a tante altre”.Così, seguendo scie di minu-scole particelle tracciamoun’inedita mappa olfattiva eimpariamo a criticare eamare la nostra città.Nostra e di tutti quelli chehanno naso.

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Il mUseO(in)viSibiLe

Il Museo, luogo privilegiato di sperimentazioni didatti-che, è stato fatto oggetto di una “invasione”. Si è trasfor-mato il fatto oggettivo che fosse chiuso per i lavori diristrutturazione in una nuova opportunità educativa. Neabbiamo “portato” a Scuola qualche piccolo pezzo, perpoi consentire ai bambini di “fare irruzione” al suo interno,di vederlo rinascere, partecipando alla sua sistemazionefino a completarne l’allestimento.

Di questo lavoro collettivo di scelta, spolveratura e collo-camento dei reperti, di pulitura dei mosaici, di “ritorno invita pubblica” di statue, iscrizioni, ceramiche ne abbiamofatto un piccolo cortometraggio, che ha anche il vanto diaver ricevuto un secondo premio al Festival del Corto sco-lastico di Bari.

Ve ne regaliamo qui una successione di fotogrammi.Alcune delle immagini colte e fissate dalla videocamerahanno una intensità di significato ed una potenza espressi-va a tratti commovente. I bambini scoprono dal telo di pla-stica tra la polvere la Statua della Venere, e subito battonole mani e ridono ....

Lisa Pietropaolo


Il Museo (in) visibile


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Che idea sbirlocca

disegnare piedoni

e piedini perla via !

le orme fannoincuriosiree se le incontri ledevi seguire !


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le hanno seguite

in tanti poverettie benestantibambine e bambini,

gatti e cagnolini.


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ma a sera, finita la

festa, aihme

l'orma s'e’persa!


42 Abbiamo messo i nostrisegnali speciali e il vigile mi hadetto passata la festanon pensare che resta!


43allora facciamo una

domanda impertinente:

perche’ le nostre idee

non valgono

niente?



Bisogna avere piu’coraggiole parole dei bambini

del sole sonoun raggio.


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a tutti quelli che hanno partecipato a “questa macchina viag-giante” intrecciando con noi legami di identità e di reciprocità.

Il nostro grazie al Comune di Lucera, che ha sempre accompa-gnato e sostenuto il nostro viaggioalla direttrice del museo Lisa Pietropaolo, che con noi ha circum-navigato gioito e penatoa Sergio Gravili, Antonio Iannone, Gianluigi Fiorella, esperticompetenti e sorridentialle docenti che tanto hanno camminato e pensato: AnnaCalabria, Maria De Troia, Felicetta Di Iorio, Gabriella Pecoriello,Mabri Pasciuti, Mariantonietta Paolorossi, Titti Polito, Flora Olivieri,Laura Giambattista, Maria Basile, Annalisa Silvestrial Maestro Dino Fusco che tanto ha filmato e microfonatoai piedi, le mani, gli occhi, il naso le menti e i cuori di 200 bambiniai loro genitori ... che hanno creduto a Luca De Troia che il nostro lavoro ha valorizzato ... bhoo!!! :-) a Pierluigi Bevilacqua che lo spot ha creatoal Personale amministrativo e ai collaboratori scolasticia quelli che hanno dato rispostea quelli che hanno posto domande a chi abbiamo incontrato e ci ha donato un sorrisoa chi ha capito e a chi non ha capitoalla citta’ di Lucera che merita il nostro omaggio.

P.S.: Il nostro grazie ai Fondi Europei, che hanno dato continuitàe metodo al nostro lavoro, consentendo di riannodare il filo deinostri percorsi.

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allaprossima...


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Di quest - scuolaradice.it · Italo Calvino, Le citta’ invisibili. libro radice 10-01-2011 10:42 Pagina 1. ... dei SeGni Luogo di luoghi, la città è un ricco caleidoscopio di