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© Università degli Studi di Bergamo Master in Dirigenza Scolastica Università degli Studi di Bergamo MASTER DI II LIVELLO IN DIRIGENZA SCOLASTICA Dirigente Scolastico, e-learning 2.0 e scuola digitale Sede: Università degli Studi di Bergamo Università della Calabria Università degli Studi di Catania Tesi di Gabriele Sonzogni Matricola n. 1009131 ANNO ACCADEMICO 2008/2009

Dirigente Scolastico, Calabria e-learning 2.0 e scuola ... · governato dal Dirigente Scolastico, responsabile per legge del raggiungimento dei risultati prefissati, anche nella prospettiva

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Università degli

Studi di Bergamo

MASTER DI II LIVELLO IN DIRIGENZA SCOLASTICA

Dirigente Scolastico, e-learning 2.0 e scuola digitale

Sede: Università degli Studi di Bergamo

Università della Calabria

Università degli Studi di Catania Tesi di Gabriele Sonzogni

Matricola n. 1009131

ANNO ACCADEMICO 2008/2009

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I

I NTRODUZIONE

L’obiettivo di questa tesi è quello di indagare le ragioni pedagogiche, organizzative e

normative che legittimano il Dirigente Scolastico a promuovere nella istituzione da lui

governata il ricorso alle nuove tecnologie come strumento per favorire, da una parte, la

personalizzazione degli apprendimenti, dall’altra, la piena realizzazione dell’autonomia

scolastica e della connessa flessibilità organizzativa. L’introduzione dell’«innovazione

tecnologica» è esplicitamente indicata come una delle espressioni dell’autonomia

organizzativa concessa alle scuole a partire dalla norma fondativa in materia, ovvero l’art.

21 della Legge 59/1997 (in particolare al comma 8). Appare evidente come il Dirigente

Scolastico, in quanto leader educativo ed organizzativo dell’istituzione di cui è a capo,

rivesta un ruolo centrale e decisivo per favorire e governare questo processo di innovazione

volto a migliorare la qualità del servizio formativo-educativo offerto dalla scuola.

La prima parte del presente lavoro è dedicata all’ambito pedagogico da cui il Dirigente

Scolastico potrà ricavare alcune legittimazioni epistemologiche per riconoscere,

nell’apprendimento digitale di nuova generazione, rilevanti corrispondenze con la logica

della personalizzazione degli apprendimenti. Quest’ultimo orientamento pedagogico è

sempre di più ritenuto nella scuola occidentale (anche se in modo talvolta non univoco,

lineare ed esplicito) garanzia di un servizio formativo efficace, di qualità, e rispondente ai

bisogni e agli stili cognitivi dei ragazzi di oggi. Da questo punto di vista, E-learning 2.0,

Web 2.0, apprendimento digitale di seconda generazione e domani, forse, Classi e Scuole

2.0 appaiono espressioni che nelle loro formulazioni neologistiche sembrano rimandare al

freddo contesto di tecnologie informatiche fruite magari in modo individualistico e

solitario, piuttosto che a quello di un apprendimento di tipo fortemente sociale,

interpersonale, situato, coinvolgente, comunicativo e relazionale. Tanto meno fanno

pensare alla loro introduzione in un contesto di scuola progettata e organizzata secondo la

logica pedagogica della personalizzazione degli apprendimenti, in cui le tecnologie (così

come le conoscenze e le abilità) siano funzionali alla crescita integrale della persona

umana. Invece, oggi, l’E-learning 2.0, cioè quella modalità di apprendimento digitale

ispirata alla filosofia del Web 2.01, appare lo strumento che meglio sembra aver portato a

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II

piena e concreta attuazione le istanze, le tensioni e le aspirazioni espresse dai più recenti e

accreditati orientamenti pedagogici verso una configurazione dei processi di

apprendimento/insegnamento che mettano davvero al centro la persona, con i suoi bisogni e

le sue attese, in un contesto di collaborazione, cooperazione, interazione sociale, flessibilità

e apertura al territorio. L’idea di fondo dell’E-learning 2.0 risiede infatti nella centralità

accordata al soggetto piuttosto che a entità a lui estrinseche, come i contenuti, le classi, i

corsi: il discente è considerato come protagonista del proprio percorso di apprendimento in

cui si integrano dimensione formale e informale. Dal punto di vista pedagogico e

organizzativo, la sperimentazione di percorsi formativi attuati in modalità di e-learning

offre quindi al Dirigente Scolastico una proficua occasione per introdurre una prospettiva

innovativa nel proprio istituto, liberandolo, almeno in parte, dall’impostazione burocratica

di una scuola intesa come ganglio periferico dell’apparato centrale. La dirompente

trasformazione compiuta dalle nuove tecnologie sulle modalità di apprendimento giunge a

“contaminare” e cambiare anche il luogo e l’ambiente fisico deputato per eccellenza ai

processi di apprendimento/insegnamento, cioè la classe. Si passa così dal Web 2.0 all’E-

learning 2.0 per arrivare infine domani (o forse già oggi) alle Classi 2.0 o alla Scuola 2.0.

Nel corso della tesi viene quindi dimostrato come l’e-learning, nella sua versione più

evoluta e contestualizzabile negli scenari filosofici tecnologici e sociali del Web 2.0,

costituisca - grazie alla sua impostazione fortemente learner-centered e alla valorizzazione

di modalità di apprendimento situato e informale (basate sulla partecipazione, la

collaborazione/cooperazione e lo scambio di informazioni tra pari) - un potente dispositivo

pedagogico al servizio di prospettive educative improntate alla personalizzazione dei

processi di apprendimento nella scuola dell’autonomia di oggi. Quindi, il Dirigente

Scolastico che in qualità di leader educativo ed organizzativo voglia guidare la propria

scuola a configurare un’azione didattica flessibile, opzionale e innovativa, al passo con i

tempi, omogenea alla fisionomia della società di oggi, contigua alla vita degli studenti,

rispettosa dei loro stili cognitivi e realmente rispondente alle attese delle persone e del

territorio, non può ignorare le potenzialità dell’e-learning, permettendosi di non prendere in

seria considerazione la possibilità di integrare nell’offerta formativa – secondo una

modalità mista – l’innovazione pedagogica e strumentale rappresentata dal dispositivo

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dell’e-learning. La sfida per il Dirigente e per il suo staff sarà proprio quella di mettere a

punto il giusto bilanciamento tra formazione “tradizionale” e formazione “digitale”, attuata

secondo le modalità dell’e-learning. Il DS darà così vita ai cosiddetti setting2 “misti”, che

vanno sotto il nome di blended learning o complex learning. La prospettiva qui adottata

poggia, infatti, sull’idea intuitiva che le nuove tecnologie possono integrare e affiancare, in

un’ottica di complementarietà, le forme didattiche classiche, ma non sostituirle.

L’ e-learning si configura inoltre come la modalità di apprendimento più consona alle

caratteristiche della società di oggi, in cui la scuola ha perso il monopolio e forse il primato

educativo e in cui l’acquisizione della conoscenza avviene per mezzo di un processo quasi

osmotico attraverso le molteplici situazioni e occasioni informali e formali in cui può

avvenire la trasmissione di saperi e l’acquisizione di competenze, in modo quasi spontaneo,

per il soggetto coinvolto. Oggi l’assunzione sistematica delle nuove tecnologie nelle classi

scolastiche appare particolarmente urgente anche per ricucire quella sempre più rilevante

“disconessione” generazionale, metodologica, ambientale tra l’istituzione e i suoi fruitori,

permettendo così al sistema-scuola di salvaguardare (o meglio di recuperare) credibilità ed

autorevolezza all’interno della società. Il ricorso a strumenti condivisi può contribuire a

ritessere quella “koiné” comune, linguistica e concettuale, tra la scuola e i giovani sempre

più “nativi digitali”3. L’attenzione verso un adeguamento della scuola al contesto sociale

spetta specificamente al Dirigente, in quanto figura che istituzionalmente deve tenere in

massima considerazione le aspettative della società nella quale l’istituto scolastico si

inserisce4.

L’introduzione sistematica dell’e-learning nella scuola di oggi può avere il significato e il

valore della benefica assunzione, all’interno di un contesto molto codificato, di una

dimensione specifica di questo nuovo tipo di apprendimento, ovvero l’“informalità”: in

questo modo la proposta della scuola sarà più coerente con i metodi di apprendimento dei

ragazzi di oggi e più contigua con i loro stili di vita, risultando quindi potenzialmente più

efficace. Il recupero di spinte motivazionali negli alunni, e la conseguente possibilità di

affrontare forme di disagio (economico, sociale o psico-fisico) e di limitare o prevenire

l’abbandono e la dispersione scolastica – quando non di incrementare addirittura il successo

formativo generale - costituiscono forse l’obiettivo principale cui deve tendere il servizio

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IV

governato dal Dirigente Scolastico, responsabile per legge del raggiungimento dei risultati

prefissati, anche nella prospettiva di una valutazione interna ed esterna. Da questo punto di

vista l’e-learning si configura come un proficuo strumento nelle mani del Dirigente per

condurre la propria scuola a plasmare un apprendimento veramente autentico e significativo

per gli studenti. Le ragioni dell’opportunità per il DS di guardare con particolare attenzione

a questa innovazione risiedono proprio in questo: l’e-learning non è rappresentato tanto dai

nuovi strumenti tecnologici ma da un nuovo modo di utilizzare questi strumenti. Contro

ogni interpretazione “riduzionista”, che farebbe coincidere l’e-learning con il mero utilizzo

didattico delle nuove tecnologie, l’apprendimento digitale è da intendersi come un nuovo

modo di pensare e svolgere la didattica. A maggior ragione, quindi, l’E-learning 2.0 non

può più essere considerato come la versione online dell’apprendimento onsite, svolto cioè

nell’aule scolastiche. È in gioco, infatti, la proposta di un nuovo metodo di apprendere ed

insegnare, la cui validità epistemologica e scientifica può essere almeno in parte dimostrata

dal successo delle spontanee comunità di pratiche e di apprendimento che oggi animano il

web: ne sono un esempio le cosiddette comunità “open source” il cui valore è testimoniato

non tanto dal sempre crescente numero dei partecipanti ma dalla qualità dei risultati ottenuti

in modo collaborativo. Il Dirigente Scolastico dovrà essere consapevole di questi

mutamenti radicali apportati dall’e-learning sul piano pedagogico, se vuole valutare e

affrontare correttamente anche le ricadute sul piano organizzativo-gestionale.

* * * * *

La seconda parte della tesi afferisce all’ambito organizzativo, per verificare la sostenibilità

gestionale (in termini di efficacia, efficienza e di impatto sulla comunità professionale) del

processo di innovazione tecnologica che il Dirigente Scolastico intende promuovere.

Si cercherà innanzitutto di dimostrare come il dispositivo dell’e-learning sia uno strumento

ideale nelle mani del Dirigente Scolastico per esercitare pienamente la sua leadership

organizzativa e manageriale, in ordine alle nuove competenze a lui richieste e ai nuovi

poteri e spazi di responsabilità affidatigli nella scuola dell’autonomia. Da una parte

l’adozione degli strumenti e delle funzionalità dell’ e-learning costituirà una potente

occasione per consentire al Dirigente di introdurre innovazione nella propria scuola:

l’impegno riflessivo e operativo del corpo docente attorno alla sperimentazione di nuovi

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percorsi e modalità formative potrà essere sfruttato per trasformare il gruppo degli

insegnanti in una vera e propria “comunità di pratiche”, in cui le nuove acquisizioni

assurgano ad “azioni di sistema”, uscendo dalla condizione di comportamenti isolati e

sporadici. Dall’altra parte, tuttavia, il ricorso all’ e-learning consentirà al Dirigente di

attuare una gestione e una organizzazione del servizio formativo improntata ad un altro dei

criteri fondamentali che orientano la sua azione di governo, quello dell’efficienza. L’e-

learning permette, infatti, di attuare il fine istituzionale della scuola (quello dell’erogazione

formativa) nello stesso tempo in modo diversificato e potenziato ma anche economico,

flessibile e modulare e quindi sostenibile dal punto di vista organizzativo. Come vedremo,

ad un livello-base di integrazione delle tecnologie nella pratica didattica, i costi di

implementazione dei servizi finalizzati all’apprendimento digitale di nuova generazione

sono praticamente irrisori rispetto alle evolute funzionalità tecnologiche offerte, e

permettono inoltre di pensare anche all’applicazione di “economie di scala”. Il ricorso all’e-

learning permetterà ad esempio di attuare con previsione di buona efficacia qualitativa e

rilevante efficienza economica quelle attività opzionali ed extracurriculari che sono

tradizionalmente svolte in presenza con costi molto alti, la cui attivazione risulta però

irrinunciabile perché costituisce l’elemento che qualifica e differenzia l’immagine della

scuola, divenendo garanzia di un’offerta formativa e un curricolo ricchi, ampliati e

diversificati. Le infrastrutture e i servizi implementati potranno essere infatti facilmente

espansi, estesi o riutilizzati anche per altri scopi, come la “formazione in servizio” destinata

al personale docente o tecnico-amministrativo, il lavoro cooperativo e in rete da parte degli

insegnanti (che così potranno svolgere in modo più efficace i loro incarichi professionali,

ad esempio potendo redigere in forma collaborativa un nuovo documento, un progetto o un

regolamento interno), l’integrazione degli alunni diversamente abili.

Per quanto riguarda il raggiungimento degli scopi istituzionali anche da un punto di vista di

una percezione esterna, l’integrazione dell’e-learning all’interno della proposta formativa

della scuola offrirà al Dirigente una notevole occasione per potenziarne l’intensità e

l’efficacia, aumentando con ciò la probabilità del successo formativo dei ragazzi, vero

obiettivo finale dell’istituzione scolastica e quindi vero indicatore sul quale misurare i

risultati del servizio gestito dal Dirigente. Grazie alle tecnologie, infatti, le occasioni, le

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modalità e gli strumenti di apprendimento per gli studenti vengono moltiplicate e distribuite

nello spazio e nel tempo, oltre i confini dell’aula e dell’orario scolastico. In generale,

questo potenziamento dell’offerta formativa e ampliamento del curricolo conferirà

maggiore visibilità alla scuola stessa sul territorio, incrementando le occasioni per una reale

co-progettazione della proposta educativa e didattica con le altre istituzioni locali e creando

così le condizioni per la partecipazione di tutta la comunità educativa e per una maggiore

apertura della scuola alle istanze territoriali. Ciò potrà sfociare nella promozione di azioni

congiunte o nell’attivazione di veri e propri accordi e rapporti di partenariato con altri enti e

istituzioni. Da questo punto di vista, l’offerta di un servizio formativo innovativo e

tecnologicamente avanzato offrirà in ogni caso un notevole ritorno d’immagine per la

scuola sul territorio. Infine la natura tecnologica dell’e-learning, con le sue caratteristiche

di tracciabilità e idoneità al monitoraggio, comporterà un altro benefico effetto sul piano

organizzativo interno, quello di portare la scuola a sviluppare una maggiore attenzione

verso la cultura di una accountability interna ed esterna. Per questo motivo, la previsione e

l’effettivo ricorso a soluzioni di e-learning nell’ambito dell’offerta formativa di una scuola

potrà costituire elemento valido ai fini della valutazione esterna dell’istituzione in

questione.

Ancora più ricco di implicazioni concrete per il Dirigente e per il suo ruolo di leader

organizzativo è il caso dell’applicazione più integrale ed evoluta delle tecnologie per

finalità didattiche. È questa la situazione che porta a prospettare lo scenario - ormai

neanche più tanto futuribile - delle Classi 2.0 o delle Scuole 2.0. Se cambiano modalità di

acquisizione e rappresentazione della conoscenza, deve cambiare anche l’organizzazione in

senso logistico e architetturale degli spazi e degli ambienti in cui avviene la conoscenza. È

noto che il modello di organizzazione spaziale delle classi italiane sia rimasto pressoché

inalterato dalle sue origini, in quanto rappresentazione logistica di un modello trasmissivo

della conoscenza. Ora l’E-learning 2.0 prevede uno scardinamento di questa impostazione,

proponendo una organizzazione degli spazi che da un parte rispecchi il nuovo modello

basato sulla costruzione collaborativa del sapere e dall’altra integri in maniera pervasiva,

naturale e quasi invisibile le nuove tecnologie. Come vedremo, si tratta di creare un vero e

proprio nuovo “ambiente” di apprendimento. Sono intuibili le inedite problematiche

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organizzative che si presentano all’attenzione del Dirigente. Anche se non si tratta solo di

una rivisitazione a livello “di arredamento” ma soprattutto di tipo “metodologico”, il

Dirigente Scolastico dovrà affrontare tutta una serie di questioni connesse allo

scardinamento e all’adeguamento tecnologico di spazi rimasti immutati per decenni:

cablatura dei locali per l’allacciamento alla rete internet, riposizionamento dei banchi

secondo una disposizione ad “isole”, rivisitazione dell’impianto elettrico per ospitare

diversi computer, integrazione “osmotica” degli strumenti tecnologici (dalla LIM ad altri

dispositivi), fino ad arrivare all’assottigliamento di quelle membrane organizzative e

didattiche che nell’ancora vigente “paradigma della separazione” tengono divise tra loro le

aule, le discipline, i corsi. Da questo punto di vista l’introduzione dell’e-learning a scuola

presenta un impatto la cui sostenibilità pedagogico-organizzativa deve diventare oggetto di

verifica e di riflessione non solo per il Dirigente ma per tutta la comunità scolastica.

La decisione di introdurre nella scuola l’innovazione dell’apprendimento digitale offrirà

comunque una occasione di crescita professionale anche per il Dirigente. Infatti, da un

punto di vista più gestionale-organizzativo, il DS dovrà dotarsi di competenze manageriali

specifiche anche in relazione alle potenzialità e agli specifici vincoli posti da queste nuove

innovative modalità di apprendimento/insegnamento. Infatti la “fatica” di affrontare una

nuova disciplina contrattualistica (quale quella relativa alla scelta e all’acquisto di servizi e

strumenti informatici5) o l’esigenza di verificare costantemente l’efficienze e l’adeguatezza

dell’infrastruttura tecnologica è compensata dalla possibilità configurata dai sistemi di e-

learning di erogare servizi formativi rivolti contemporaneamente a migliaia di persone sul

territorio e a costi molto contenuti, con buone possibilità di applicazione di economie di

scala. Infatti le risorse tecnologiche alla base dell’ e-learning prospettano di per sé la

progettazione di un’offerta formativa modulare, diversificata e improntata a quel criterio di

flessibilità che si può considerare oggi lo strumento, l’espressione e l’indicatore più

attendibile della reale autonomia raggiunta da un’istituzione scolastica grazie alla

leadership strategica del suo Dirigente.

Poiché la formazione svolta in modalità di e-learning rivoluziona il modo di insegnare e di

imparare, il Dirigente Scolastico dovrà affrontare con i propri insegnanti anche questioni di

organizzazione didattica interne alla propria scuola, afferenti cioè alle tradizionali prassi e

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strategie tipiche dei contesti educativi formali. Il ricorso all’e-learning valorizzerà ad

esempio l’adozione di strategie didattiche più vicine ai contesti di apprendimento

informale, come il problem solving o il lavoro cooperativo in rete e in piccolo gruppo.

Emergeranno quindi anche problematiche inedite, come la necessità di verificare e valutare

il rendimento didattico degli alunni in un ambito e in un contesto “digitale”. Nuovi

“oggetti” di valutazione potranno essere tutti quei depositi di conoscenza o materiali

didattici che si sviluppano nei processi formativi in ambienti web-based (pagine di un blog,

interventi in wiki), mentre dovranno essere ripensati criteri ed indicatori per la

classificazione delle competenze e per la loro certificazione in un e-portfolio.

Il Dirigente dovrà affrontare anche altre nuove e importanti questioni sul piano

organizzativo, come la possibilità di comporre i gruppi classe o comunque i gruppi di

discenti secondo modalità più fluide e flessibili, oppure l’esigenza di definire nuovi ruoli,

compiti, orari e compensi per gli insegnanti.

* * * * *

Nella terza e ultima parte di questo lavoro, verrà infine approfondita la tematica dal punto

di vista normativo. Viene sottolineato, inizialmente, come il ricorso all’e-learning di nuova

generazione possa essere considerato una particolare declinazione dell’esercizio da parte

del Dirigente Scolastico dell’autonomia organizzativa, gestionale e di ricerca (cioè di

innovazione) accordata alle scuole a partire dalla Legge 59 del 1997. In particolare l’e-

learning 2.0 nella possibile scuola 2.0 del futuro verifica i tre pilastri normativi attorno ai

quali si costruisce l’azione educativa nella prospettiva dell’autonomia: libertà di

insegnamento per i docenti, libertà di scelta per le famiglie, diritto di apprendimento per i

ragazzi. Verranno inoltre indicati alcuni riferimenti normativi che il Dirigente (ma anche i

docenti e gli studenti) devono padroneggiare per attuare un uso sicuro e tutelato di queste

nuove modalità di apprendimento, anche dal punto di vista della conformità di aule e locali

sempre più informatizzati alle vigenti norme di sicurezza degli ambienti scolastici e di

lavoro.

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I . L A PROSPETTIVA PEDAGOGICA

I.1. Aspetti storici: dall’ online education all’ E-learning 2.0

Con il termine “apprendimento digitale o elettronico”, corrispettivo in lingua italiana della

più nota e usata espressione inglese “e-learning”, si può intendere generalmente qualsiasi

forma di apprendimento tecnologicamente assistito. Quando il Dirigente Scolastico e il suo

corpo docente si apprestano ad adottare questa innovazione all’interno dell’offerta

formativa della scuola devono essere però consapevoli di come questa modalità di

apprendimento abbia subito significativi e veloci cambiamenti nel corso degli ultimi anni,

in relazione all’inarrestabile evoluzione e diffusione delle tecnologie informatiche ma

anche e soprattutto in relazione al consolidamento della nuova filosofia del Web 2.0.

Infatti, le forme attuali di e-learning si differenziano radicalmente rispetto a quelle di un

passato anche recente. L’apprendimento digitale ha smantellato e abbandonato le rigide e

artificiali strutturazioni delle prime sperimentazioni dell’online education. Tali

sperimentazioni erano popolate da piattaforme chiuse, separate, marcatamente delimitate

in cui le conoscenze venivano organizzate e dispensate nella modalità granulare, atomizzata

e standardizzata dei Learning Objects, secondo una logica pedagogica assimilabile a quella

del Mastery Learning. L’apprendimento supportato dalle tecnologie ha saputo così

attraversare e portare a piena attuazione (nelle forme di un coraggioso declassamento di

contenuti e tecnologie a strumenti funzionali allo sviluppo di comunicazione e dialogo tra

le persone entro uno spazio sociale paritetico e democratico) quella rivoluzione copernicana

pedagogica e quella strutturale riorganizzazione interna che invece la scuola italiana non è

ancora riuscita del tutto a compiere, dismettendo definitivamente retaggi di centralismo

burocratico-verticistico e superando i rigidi steccati di programmazioni pianificate a priori

secondo la logica curricolare, a favore invece di una logica della personalizzazione. La

storia recente del dibattito pedagogico scolastico pare così segnata da spinte in avanti verso

prospettive personalistiche e inattesi rigurgiti di logiche del passato, con conseguenti

riposizionamenti del baricentro dei processi educativi in capo ai docenti e al loro ruolo di

unici mediatori della conoscenza ed esecutori delle direttive di una “scuola-apparato

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centrale”. Nel contesto attuale sono quindi paradossalmente proprio le nuove tecnologie ad

offrire quella umanizzazione dell’apprendimento, in senso sociale e situato, che la scuola di

oggi, ancorata al paradigma della separazione (tra corsi, discipline, aule, ruoli) e ad

un’organizzazione concettuale, ambientale e ordinamentale a “celle d’alveare” sembra non

riuscire a garantire. Per questo motivo, l’utilizzo delle nuove modalità dell’e-learning può

costituire una chance e una leva fondamentale per attuare una improcrastinabile “sfida” per

il sistema scolastico nazionale italiano: quella cioè che «comporta un necessario mutamento

della visione stessa della scuola, da organizzazione che trasmette nozioni alle nuove

generazioni ad organizzazione che favorisce l’abilità per costruire conoscenza lungo tutto

l’arco della vita» (cfr. CALVANI , 1998). Le nuove tecnologie assumono un ruolo propulsivo

e abilitante nei confronti di questo processo di trasformazione della scuola, che può essere

sintetizzato nel passaggio dalla trasmissione (cioè dalla produzione discorsiva) della

conoscenza alla costruzione (cioè alla produzione attiva) della conoscenza. L’E-learning

2.0 si presenta, infatti, come un tipo di apprendimento collaborativo, ad alta motivazione,

che crea le condizioni psicologiche ed emozionali ideali e tipiche di un ambiente e di

un’esperienza formativa efficace e significativa per i discenti, che supera gli stretti confini

di una ricezione di conoscenza intesa come addestramento e che permette anche la

maturazione di quelle competenze relazionali ritenute così strategiche nella società di oggi.

Ciò legittima in particolar modo la sua spendibilità didattica nel contesto scolastico agli

occhi del Dirigente: l’e-learning può migliorare la qualità del servizio formativo erogato da

un istituto, rendendolo in grado di offrire un vero “valore aggiunto” rispetto alla

preparazione iniziale dei ragazzi. Oggi proprio l’introduzione sistematica e “naturalizzata”

delle tecnologie nella scuola (assecondando così le attitudini d’uso dei suoi utenti finali,

cioè gli studenti) pare un grimaldello più efficace di tante riforme - assunte da dirigenti e

docenti come imposizioni calate dall’alto - per scardinare un paradigma scolastico che

finora ha sempre perpetuato se stesso nella forma e nella sostanza. Il Dirigente Scolastico di

oggi, a cui da una parte è affidato non solo il compito di gestire la mission istituzionale

della scuola ma anche quello di “pilotare” strategicamente la sua vision (cioè la visione

futura dell’istituto) e a cui dall’altra parte sono riconosciuti nuovi spazi di azione autonoma

e concreta (dal punto di vista didattico, organizzativo, finanziario, di ricerca) appare come

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la figura chiave in grado di coniugare gli scenari futuribili disegnati dalle sempre più

evolute potenzialità delle nuove tecnologie e dalle nuove modalità di apprendimento con la

dimensione concreta della loro immissione nei luoghi fisici tradizionalmente e formalmente

deputati alla trasmissione e alla costruzione delle conoscenze. In pratica al Dirigente spetta

oggi il compito di assumere un progetto di visione, verificandone la sostenibilità

pedagogica e organizzativa: portare l’E-learning 2.0 basato sulle risorse del Web 2.0 in

quelle che si possono definire le Classi 2.0 o addirittura le Scuole 2.06. Questo impegno sta

diventando sempre più urgente e attuale, se non si vuole che le giovani generazioni “si

allontanino” (moralmente e fisicamente) dalla scuola.

Per valorizzare la sua vocazione sociale e relazionale, l’E-learning 2.0, rispetto alle altre

generiche forme di apprendimento tecnologicamente assistito, si connota per ricorso

specifico alle nuove funzionalità della rete internet che costituiscono quindi il suo naturale

contesto d’azione. Per questo motivo l’E-learning 2.0 si può considerare come un web-

based learning o un supported online learning: gli strumenti che oggi sono più utilizzati

online e che dovrebbero fare la loro comparsa anche nella pratica didattica sono quelli che

permettono agli utenti di condividere idee, informazioni e di creare così nuova conoscenza,

come blog, wiki, podcast, social network. L’idea di fondo è infatti quella che il deposito

conoscitivo non sia fissato una volta per tutte all’inizio del processo di

insegnamento/apprendimento e quindi vada trasmesso per come è dal docente, ma si possa

rielaborare e incrementare in itinere con l’apporto di tutti gli attori coinvolti. La logica solo

informatica e funzionale dell’“interattività” è addirittura superata da quella più tecnico-

umanistica dell’“intercreatività”. Le funzionalità pensate per il lavoro cooperativo e per la

costruzione sociale e collaborativa della conoscenza, rendono strumenti come blog e wiki

risorse idonee più che per la trasmissione di conoscenze e abilità astratte, per la

maturazione da parte dei ragazzi di competenze da agire in situazione, secondo un concetto

chiave introdotto nella recente letteratura pedagogica intorno alla scuola e considerato

come oggetto primario di valutazione e di certificazione.

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I.2. E-learning 2.0 e Web 2.0 a Scuola

I termini E-learning 2.0 e Web 2.0 possono essere associati: con la prima espressione ci si

riferisce, infatti, ad una modalità di apprendimento realizzata con gli strumenti tecnologici e

ispirata alla filosofia del Web 2.0. Prima di proseguire oltre, è quindi bene soffermarsi su

quest’ultimo termine.

La denominazione Web 2.0 identifica un World Wide Web caratterizzato da forte

dinamicità, interattività e socialità tra gli utenti. Appare così evidente la distanza rispetto al

Web precedente (denominato ormai Web 1.0), popolato invece da siti prevalentemente

statici, pensati soprattutto per la consultazione e il reperimento di informazioni, con scarse

o limitate possibilità di interazione. La novità del Web 2.0 è rappresentata dalla presenza

non solo di siti per l’erogazione di contenuti ma soprattutto di applicazioni ricche di

funzionalità che consentono l’interazione tra uomo e sistema informatico e tra uomo e

uomo. Si passa così dalla logica dell’utente “cliente” e “fruitore passivo” di contenuti a

quella dell’utente “regista” e “soggetto” attivo che contribuisce alla costruzione della Rete.

Il Web 2.0 si caratterizza anche per la facilità e intuitività con cui è possibile pubblicare

contenuti sul Web, ad esempio tramite strumenti quali blog o i wiki. Queste operazioni si

possono effettuare con pochi clic direttamente online e grazie al proprio browser di

navigazione: viene resa così molto facile ed economica un’attività come la pubblicazione

dei propri pensieri che nel mondo reale è molto complessa e costosa. In pratica il Web 2.0

permette per certi versi di diventare editori di se stessi. Per questo motivo, oggi,

l’esperienza di navigazione quasi sempre non si limita alla consultazione di contenuti altrui

presenti sulla Rete ma è accompagnata dal lascito di un proprio contributo personale.

Un’altra specificità del Web 2.0 è la disponibilità di applicazioni che favoriscono la

pubblicazione, la condivisione e l’indicizzazione di risorse multimediali, così da rendere

agevolmente fruibile l’informazione da parte della comunità. Esistono, ad esempio,

applicazioni specifiche per la condivisione di video (YouTube), foto e immagini (Flickr),

slide (Slideshare). Altri strumenti connessi alla multimedialità, e per i quali è possibile

pensare un efficace uso scolastico, sono podcast e WebTV: queste ultime funzionalità

permettono di pubblicare facilmente contributi audio e video sul Web.

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Il fondamento filosofico più importante nel Web 2.0 - e che dovrà essere padroneggiato da

tutti gli attori che hanno in progetto di introdurre questa innovazione a scuola, in primis il

Dirigente Scolastico - è la concezione implicita secondo la quale la forza della Rete

consiste innanzitutto negli utenti, poi ci sono i contenuti e da ultimo vengono le tecnologie.

Il Web 2.0, valorizzando fortemente la dimensione sociale della Rete, ritorna così all’idea

originaria alla base della nascita e dello sviluppo di internet, una connessione tra computer

dislocati in ogni parti del mondo che da strumento di difesa militare si era trasformata in un

potentissimo strumento per condividere conoscenza, ricerca scientifica e informazioni.

Nella filosofia del Web 2.0 la rete non è quindi una realtà statica, definita una volta per

tutte, ma si costruisce e si rimodella quotidianamente con l’apporto attivo degli utenti

attraverso gli strumenti di collaborazione. Essi hanno un impatto non solo sul processo di

apprendimento in generale ma anche e soprattutto sulle metodologie didattiche adottate per

la trasmissione dei saperi e sull’e-learning in particolare. La loro presenza e disponibilità in

rete non può essere trascurata quando oggi si affrontano problematiche relative

all’insegnamento e all’apprendimento anche nel contesto formale delle scuole.

Come si vedrà, non va dimenticato come gli strumenti dell’E-learning 2.0 e del Web 2.0,

applicati al contesto scolastico, permettano di per sé la configurazione di un servizio

formativo flessibile, svincolato da limiti spazio-temporali, in grado di “seguire” la persona

e le sue esigenze di apprendimento fin nel suo ambiente domestico. Il Dirigente Scolastico

dovrà quindi avere consapevolezza di questi punti di forza in quanto, costituendo un fattore

di potenziamento del servizio formativo erogato dalla scuola, contribuiscono al

conseguimento di risultati positivi da parte dell’istituzione.

I.3. L’apprendimento digitale nella scuola e nella “società della conoscenza” di oggi

Deve essere sensibilità e responsabilità specifica del Dirigente Scolastico quella di condurre

la scuola da lui governata a configurare un’offerta formativa adatta alle esigenze del

contesto sociale di riferimento e in grado di apportare “valore aggiunto” agli studenti di

oggi. Per questo il Dirigente dovrà essere preventivamente consapevole delle principali

caratteristiche della società attuale, così da considerare se l’innovazione dell’e-learning

possa rendere più adeguata ed efficace l’azione educativa promossa dalla scuola in

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relazione ai requisiti e alle attese posti dai soggetti sociali coinvolti. È quello che ci si

ripromette di indagare in questo paragrafo.

Per definire la società di oggi, oltre agli appellativi di “società complessa” o “società

liquida”, viene utilizzata la denominazione di “società della conoscenza”. Da un primo

punto di vista, con questa espressione si vuole certo sottolineare (secondo quanto ha ben

individuato l’economista L. TUROW, 2000) come oggi, e per la prima volta nella storia

dell’uomo, la vera fonte di ricchezza non consista più nel controllo delle risorse naturali

(terra, oro, petrolio) ma nel possesso di beni immateriali come “sapere” e “conoscenza”. Di

conseguenza, attualmente l’uomo più ricco nel mondo è Bill Gates che non possiede risorse

naturali o eserciti ma soltanto conoscenza, o un’espressione digitale e immateriale della

conoscenza, come il software.

Basterebbe già questa prima esemplificazione concreta per riconoscere la centralità e la

fecondità nel contesto sociale di oggi del connubio “conoscenza-tecnologie digitali”,

connubio che si può tradurre appunto nell’espressione “e-learning” oggetto di questa tesi.

Inoltre, se «l’economia basata sul sapere prende il posto dell’economia basata

sull’industria» (L. TUROW), l’autorità e l’autorevolezza sociale spesso non dipenderanno

più da gerarchie formali e istituzionali predefinite, ora sgretolate e liquefatte sotto la spinta

di dinamismi orizzontali, ma della effettiva padronanza, da parte del soggetto, di

conoscenze e competenze agite in situazione. Con un neologismo un po’ ardito si potrebbe

usare la denominazione di “gnoseocrazia” per la società odierna. Solo questa padronanza di

saperi e conoscenze, riconosciuta e validata all’interno di una comunità di pratiche, sarà in

grado di legittimare e rendere autorevoli le leadership all’interno delle organizzazioni

umane. Inoltre, una società basata sulla conoscenza cambia sia la struttura del sapere sia le

modalità con cui esso viene costruito. Questa volta è l’antropologa M. MEAD, 1951 a

cogliere in modo lampante questo aspetto della società attuale nel passo seguente: «Vedrete

che in un mondo che si evolve incessantemente nessuno può avere mai un’istruzione

completa. Ciò significa che a scuola i bambini non devono solo apprendere quello che a

scuola appresero i loro genitori, bensì devono imparare anche ad imparare». Viene

introdotto qui il concetto del meta-apprendimento che si declina concretamente per l’uomo

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odierno nelle forme di un apprendimento che dura tutta la vita, o appunto di una longlife

education.

Da un secondo punto di vista, l’espressione “società della conoscenza” sta ad indicare una

società che moltiplica a dismisura le occasioni, le opportunità, le modalità per trasmettere,

veicolare, conoscenza. Ciò significa quindi che l’apprendimento può avvenire in qualsiasi

modo, anche per scoperta casuale (per serendipità appunto), secondo percorsi non lineari e

in qualsiasi situazione e contesto: al di fuori delle aule scolastiche del sistema educativo

formale e a maggior ragione al di fuori delle rigide piattaforme dell’online education. Oggi,

come afferma FINI, 2007 «il corpo di conoscenze, competenze, abilità sono apprese in

modo osmotico, attraverso l’appartenenza a comunità, sul luogo di lavoro e nella vita

quotidiana. L’apprendimento assume il significato di costruzione di reti, più che di

accumulazione di conoscenza; è considerato più importante sapere dove/da chi/come

procurarsi un’informazione, piuttosto che conoscerla direttamente. D’altra parte

l’informazione stessa, da bene raro, trasmesso in modo quasi sacrale dalle istituzioni

scolastiche, è oggi un bene di largo consumo, facilmente disponibile in grande quantità. È

però proprio questo enorme flusso informativo ad essere un serio problema da risolvere:

l’ information overload è un fenomeno da dominare, una sfida costante per chi vuole

apprendere in rete» (cfr. p. 6). È possibile parlare quindi di «apprendimento distribuito» per

indicare quel progressivo decentramento delle sorgenti di conoscenza rispetto ai luoghi e

alle situazioni formali e istituzionali nei quali esse tradizionalmente erano confinate e

arroccate, in primis la scuola. Occorre quindi riconoscere come questa istituzione abbia

perso oggi il suo “monopolio” educativo: alla formazione della persona contribuisce non

più e non solo l’apprendimento formale-scolastico ma anche quello non formale o

informale7. Da quest’ultimo punto di vista, è proprio l’apprendimento digitale a

rappresentare l’esempio più importante e generativo di apprendimento informale. Anche

per questo motivo, quindi, se la scuola vuole approntare azioni formative veramente

efficaci e che siano rispettose dei nuovi processi con cui si forma la persona (e nei quali

interviene il contributo di apprendimenti formali e informali), deve dimostrare una

approfondita e strategica attenzione verso l’e-learning, come strumento chiave per una

proficua “(ri)sintonizzazione” con le istanze socio-culturali di oggi.

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Il prosieguo di questo paragrafo, a partire dalle caratteristiche che differenziano il nuovo

apprendimento digitale rispetto a quello tradizionale, intende proprio dimostrare come l’e-

learning appaia oggi un dispositivo pedagogico particolarmente omogeneo al profilo della

società attuale e alle sue esigenze, avendo sviluppato anche possibili anticorpi per

metabolizzare le inedite problematiche poste dei nuovi contesti socio-apprenditivi. Si può

considerare come un esempio di questa capacità adattiva degli ambienti digitali online la

spontanea tendenza del Web a dar vita a comunità virtuali. Esse si possono considerare una

strategia per catturare, trattare e rendere disponibili alle esigenze di apprendimento di

singoli e gruppi le opportunità informative presenti in Rete, e contrastare, in tal modo,

l’ information overload, cioè il sovraccarico informativo.

Poniamoci quindi dal punto di vista del Dirigente Scolastico che voglia sondare le

differenze tra apprendimento tradizionale e apprendimento digitale, al fine di rendere la

propria scuola un luogo di formazione efficace nel presente e nel futuro. L’apprendimento

tradizionale è lineare e “lento”, in quanto prevede di seguire una sequenza preordinata di

alcuni passaggi programmati secondo la linearità univoca e unidirezionale tipica della

lezione frontale e dei libri di testo (“sapientia non facit saltus” si potrebbe dire ri-adattando

un antico proverbio latino in cui il soggetto era la natura); è etero-diretto da esperti o da

autorità formalmente riconosciute in un rapporto di forte asimmetria comunicativa; è

centrato sulla conoscenza propria raggiunta da ciascun individuo. Invece, l’apprendimento

in modalità di e-learning non segue percorsi univoci, ma prevede una pluralità e

molteplicità di alternative; è “veloce” perché pragmaticamente orientato al raggiungimento

del risultato cognitivo in un’ottica di problem-solving; risulta facilitato da “micro-mentori”

all’interno di comunità tra pari non gerarchizzate; valorizza la collaborazione e la

cooperazione tra i partecipanti. I tratti di complessità, reticolarità, ricorsività rendono l’e-

learning una forma di apprendimento particolarmente omogenea alla società odierna,

riflettendo anche la complessità tipica dei compiti autentici, tratti dal mondo reale, per i

quali non esiste un’unica soluzione ma ne sono possibili molteplici.

Le nuove modalità di apprendimento agiscono profondamente sulla personalità dei discenti,

incidendo sulla loro forma mentis, a livello di costruzione delle strutture di pensiero. Oggi

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infatti i giovani sono immersi in un “brodo multimediale” così pervasivo che non può non

cambiare le loro strategie cognitive. Ad esempio attraverso i blog, è cambiato il modo di

acquisire e sviluppare due competenze fondamentali come la lettura e la scrittura.

L’esperienza della navigazione interattiva nella rete rende questi due momenti sempre

meno distinti, per cui è stata coniata addirittura una nuova attività cognitiva denominata,

per contrazione, «screttura». Il termine riveste anche una sfumatura dispregiativa per

indicare la non completa ortodossia linguistica di questa nuova forma di scrittura rispetto

alle strutture grammaticali e sintattiche tradizionali. Per sottolineare come i nuovi contesti

di apprendimento incidano profondamente sulla psiche e la mente umana, alcuni studi

hanno dimostrato che i giovani della «net-gen» (la generazione della rete, formata da quanti

sono cresciuti nell’era digitale, cioè i cosiddetti “nativi digitali”) sono ipercomunicativi,

reagiscono rapidamente a stimoli visivi e sonori multipli e sono in grado di dedicarsi a

molteplici attività di tipo comunicativo contemporaneamente o in “multitasking”, come si

direbbe per analogia con quanto accade quando il nostro computer lavora con più

programmi aperti, compiendo molte azioni simultaneamente. Possiamo agevolmente

pensare alla scrivania di un ragazzo in età scolare: non è infrequente vederlo navigare in

internet, scrivere frattanto un sms e magari guardare la TV od ascoltare musica. Se i

giovani di oggi paiono più abili a gestire la sovrabbondanza, anzi il diluvio e il

bombardamento di input informativi (il già citato information overload) che la nostra

società propone, tuttavia riescono a mantenere la concentrazione per tempi minori. È

inevitabile per la scuola tener conto di questi nuovi fattori come dato di partenza, non solo

per attuare un’azione formativa efficace ma anche per correggere o ri-orientare

eventualmente questi stili cognitivi di apprendimento.

Può essere opportuno, a questo punto, ritornare al citato passo di FINI , 2007 per constatare

come l’e-learning presenti caratteristiche coerenti con i tratti distintivi della odierna società

della conoscenza. Innanzitutto in quel passo si sottolineava come l’acquisizione delle

conoscenze può avvenire anche in modo informale attraverso l’ «appartenenza a comunità».

L’evoluzione dei gruppi di discenti da classi (virtuali) in vere e proprie comunità non

gerarchizzate è un apporto specifico delle forme più avanzate di e-learning. Esse tendono a

sviluppare negli utenti competenze validate all’interno di comunità che si costituiscono in

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modo informale, a partire da una convergenza di interessi e non da legittimazioni basate su

autorità esterne. Anche il significato di apprendimento come costruzione di reti, piuttosto

che accumulo di conoscenza, non può non rimandare alla valorizzazione della natura

sociale e cooperativa dell’apprendimento nell’e-learning o anche solo evocativamente

all’infrastruttura tecnologica – la rete internet – su cui poggiano queste reti di

apprendimento. E quando si dice che «è più importante sapere dove/da chi/come procurarsi

un’informazione, piuttosto che conoscerla direttamente» non si può non andare con la

mente a tutti quegli strumenti, a quelle funzionalità e a quegli ausili (motori di ricerca,

raccolte di link, blogroll, feedRSS) che assicurano all’utente la possibilità di reperire le

informazioni desiderate in qualsiasi momento.

Presentandosi come una modalità di apprendimento funzionale ed efficace, flessibile,

“curvata” sulla persona e sulla sua natura intrinsecamente sociale, l’e-learning si configura

come lo strumento e l’ausilio più adatto per accompagnare la persona lungo tutto l’arco

della vita nelle sue continue, molteplici e cangianti esigenze cognitive, diventando così il

suo “ambiente di apprendimento personale” (Personal Learning Environment). Un

ambiente di apprendimento complesso, in cui si integrano strumenti e risorse diversificate,

pensate per l’apprendimento individuale e per quello collaborativo, per la dimensione

formale e per quella informale. Del resto, in una società caratterizzata da un forte

dinamismo anche professionale, è necessario moltiplicare le occasioni di apprendimento, di

rapido riadeguamento delle conoscenze e delle abilità. Anche da questo punto di vista il

nuovo apprendimento digitale si rivela fondamentale per acquisire una competenza oggi

strategica quale la disponibilità e la capacità di «imparare ad imparare», ottemperando così

ad un altro requisito della società della conoscenza, quello di una longlife education, cioè di

una educazione che duri per tutta la vita.

I.4. L’E-learning 2.0 e la personalizzazione dell’apprendimento

Il Dirigente che intende introdurre sistematicamente l’e-learning all’interno dell’offerta

formativa progettata e realizzata dalla scuola da lui guidata deve innanzitutto verificarne le

legittimazioni e le ragioni educative, sul piano pedagogico, epistemologico e antropologico:

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questa “precauzione” di metodo risulta ovviamente auspicata anche nel caso del ricorso ad

altre innovazioni, non necessariamente di tipo tecnologico.

Un primo obiettivo di questa tesi è quindi quello di dimostrare come l’e-learning, nella sua

forma più avanzata e integralmente “web-based” che oggi lo caratterizza, possa essere

considerato un potente dispositivo pedagogico a favore della personalizzazione degli

apprendimenti, incrociando così le istanze di una delle più recenti e accreditate

teorizzazioni che ha animato il dibattito pedagogico sulla scuola negli ultimi anni e che è

stata codificata anche a livello normativo nella Legge delega 53/2003. Diversi sono gli

elementi che paiono legittimare questa considerazione.

L’apprendimento digitale di nuova generazione è improntato ad una prospettiva fortemente

learner-centred. Ciò significa che più che i contenuti didattici da apprendere (e le modalità

per una loro trasmissione conservativa, di generazione in generazione) è importante il

soggetto discente, i suoi bisogni e stili cognitivi, i processi di pensiero e di vita che mette in

atto individualmente e operando una mediazione con l’ambiente sociale circostante mentre

apprende. In questo senso, la visione personalistica appena descritta propone una

“rivoluzione copernicana” e un ribaltamento di prospettiva: il baricentro dei processi di

apprendimento/insegnamento transita dalla riflessione su come trasmettere efficacemente

determinati contenuti (standardizzabili e quindi decontestualizzabili) all’indagine su come

il soggetto costruisce la sua personalità e crescita integrale mediante l’apprendimento. In

altre parole diventa fondamentale, la piena integrazione della persona, con le sue

individualità e soggettività, nella configurazione dei processi di

apprendimento/insegnamento.

Rimanendo nell’ambito specifico dell’apprendimento digitale, appare chiaro come questo

ribaltamento di prospettiva comporti il progressivo abbandono e smantellamento delle

piattaforme online di prima generazione, la cui logica pedagogica di riferimento viene

ritenuta irrispettosa e contraddittoria rispetto alle modalità di apprendimento umane. Ma

risulta altrettanto evidente come questa rielaborazione metodologica e operativa non si

risolva solo in una questione interna all’e-learning. Essa prevede un cambiamento così

strutturale dei processi di apprendimento/insegnamento da incidere su assetti

profondamente radicati nella storia dell’istituzione scolastica e da richiedere una

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legittimazione e una fondazione su una solida base teorica di tipo pedagogico,

epistemologico antropologico che abbiamo ritenuto di riconoscere nella proposta della

personalizzazione. È in gioco, infatti, la configurazione di un vero e proprio cambiamento

di “paradigma metodologico”, alternativo a quello attualmente in vigore nei sistemi

educativi formali, come la scuola, e incentrato sul concetto di una proposta formativa

standardizzata (corso), rivolta indistintamente ad un insieme di individui (classe) e

finalizzata all’acquisizione di saperi (discipline). La perdurante attualità normativa di

termini come “regolamento”, “programma”, “disposizione”, “direttiva”, “organico”,

“corso”, “curricolo”, “materie” (le une distinte dalle altre), “classi” (composte unicamente

secondo il criterio anagrafico) sono solo alcune epifanie linguistiche che - evocando un

gergo quasi di tipo militare - testimoniano la resistenza nel nostro ordinamento scolastico di

una pedagogia così incentrata sulla trasmissione delle conoscenze e dei contenuti

disciplinari da aver fatto sedimentare una rigida impalcatura organizzativa, articolata in

tutte le sue strutturazioni. Peccato che in tutto questo sforzo architetturale sia stata

progressivamente dimenticata la persona soggetto dell’apprendimento, relegandola ad un

ruolo marginale e periferico.

L’ e-learning 2.0 vuole invece recuperare in modo decisivo l’attenzione alla persona,

creando innanzitutto le condizioni per un’esperienza di apprendimento flessibile,

corrispondente al suo contesto di vita, rispettosa dei suoi ritmi di apprendimento, in grado

di esaltare un suo ruolo autonomo, responsabile, attivo rispetto a contenuti disciplinari che

non sono definiti una volta per tutti ma possono essere anche modificati dalle interazioni

con i discenti. Uno dei tratti caratteristici dell’esperienza di apprendimento in modalità di e-

learning è proprio la flessibilità: la possibilità di fruire di risorse, situazioni, strumenti

formativi, anche a distanza, libera l’apprendimento dall’invalicabilità dei vincoli spazio-

temporali dell’aula e dell’orario scolastico. Oltre ad avere positive conseguenze sul piano

organizzativo (di cui il Dirigente dovrà tenere conto in termini di offerta formativa

potenziata e dilatata), ciò configurerà un apprendimento plasmato sul tempo debito (καιρός)

di ciascuno piuttosto che sul tempo oggettivo (χρόυος), imposto dall’istituzione e dai suoi

dispositivi.

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Le conoscenze e i saperi vengono così derubricati da finalità ultime, a mezzi funzionali e

strumentali al raggiungimento del vero fine: quest’ultimo non può essere qualcosa di

estrinseco al soggetto, ma deve coincidere con la persona stessa, colta globalmente nella

sua unitarietà. I contenuti di apprendimento sono così semplicemente dei punti di partenza,

che possono essere destrutturati, ricombinati, incrementati dall’interazione messa in atto dal

soggetto e dall’intera comunità virtuale.

Nei percorsi e negli ambienti formativi coadiuvati dalle funzionalità tecnologiche del web

di nuova generazione, il “valore aggiunto” del processo di apprendimento non consiste

nell’aver conservato intatto un determinato contenuto culturale nel rapporto comunicativo

tra docente e studenti, ma nell’aver prodotto quel “delta” culturale in più che si aggiunge al

deposito di conoscenze definito all’inizio del processo, e che è frutto originale, creativo e

personale dei soggetti coinvolti. In ogni caso, il vero momento apprenditivo non consiste

tanto nella quantità di conoscenze accumulate ma nel processo attivato (a livello cognitivo

e relazionale) durante l’esperienza formativa. L’idea alla base del Web 2.0 è appunto quella

che la Rete e il suo bagaglio di conoscenze siano costruiti progressivamente e con apporto

attivo e intenzionale dagli utenti che la “frequentano”. Per questo motivo, come abbiamo

già sottolineato, è possibile affermare come nella filosofia del Web 2.0 la forza della Rete

sia rappresentata soprattutto dalle persone, poi dai contenuti e dai servizi offerti (che

comunque devono essere coerenti con le aspettative dei fruitori) e solo in ultimo dalle

tecnologie. L’importanza secondaria accordata ai contenuti e alla dimensione trasmissiva

del sapere, fa sì che il momento dell’apprendimento non sia strettamente condizionato da

quello dell’insegnamento, ma risulti legato al compiere esperienze di un universo mediale.

Lungi dall’essere declassato o ritenuto accessorio, il ruolo del docente-educatore viene

riportato alla sua funzione più autentica, indicata anche nella radice etimologica, di

demiurgo e “paraninfo”, cioè facilitatore della crescita di quanto già presente in nuce nel

discente. Quest’ultimo risulta quindi valorizzato nella sua autonomia, libertà e

responsabilità (o comunque corresponsabilità) nell’ambito dell’esperienza educativa. Il

discente, secondo una logica del processo formativo di tipo bottom-up (cioè diretta dal

basso), diventa protagonista e costruttore del proprio apprendimento, di cui mantiene

saldamente la padronanza sottraendola all’istituzione; negozia con docenti e tutor, ma

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soprattutto con i propri pari, percorsi e strategie formative tra una molteplicità di

alternative. Il fine di un percorso di apprendimento non sarà quindi l’acquisizione da parte

dello studente della stessa «visione del mondo» del docente, ma consisterà

nell’elaborazione, se possibile, di una sua «visione del mondo» non allineata, originale e

diversa, integrata dalle prospettive degli altri attori coinvolti. Come afferma TRINCHERO,

2005 «al soggetto disponibile alla messa in discussione dei propri modelli, aperto a una

pluralità di strategie operative e pronto all’suo di molteplici modalità di rappresentazione,

l’ e-learning offre strumenti utili per diventare il soggetto primario del proprio

apprendimento».

La cifra più significativa del Web 2.0 è quindi quella di favorire il passaggio dall’idea di

utente «spettatore», «ricettore passivo» del sapere, a quella di utente «regista»,

«esploratore», «costruttore attivo» del proprio sapere. Se l’e-learning persegue l’obiettivo

di configurarsi come applicazione di apprendimento personalizzato, deve proporre un

contesto apprenditivo, un learning environment plasmato a misura del soggetto, omogeneo

con i suoi stili cognitivi, rispettoso della sua esperienza di vita, quasi prolungamento e

riflesso della sua quotidianità reale e concreta. Per questo motivo, l’e-learning si pone in un

rapporto di contiguità con le esperienze correnti della vita quotidiana, favorendo il

superamento del distacco tra mondo della scuola e mondo della vita.

Da questo punto di vista, valorizzare la persona significa anche riconoscere che conoscenze

e abilità già in suo possesso, così come le esperienze della sua vita quotidiana, sono una

base importante sui cui edificare il percorso formativo. Ancora una volta, si tratta della

proposta di un paradigma totalmente opposto a quello tuttora vigente nell’ipostazione

scolastica attuale. A scuola, come in molte attività formative extrascolastiche, il processo

che conduce al risultato desiderato viene gestito a partire dalle conoscenze scientifiche e

disciplinari od operative che si ritiene importante finalmente raggiungere. L’e-learning 2.0

si propone invece in primo luogo l’obiettivo di recuperare il già vissuto e il già appreso dal

discente, valorizzando le potenzialità insite nelle modalità spontanee, informali di imparare

nelle situazioni quotidiane. L’obiettivo è quello di aiutare lo studente a portare le esperienze

positive che egli compie nella sua vita di ogni giorno – in particolare con i media –

all’interno del mondo dell’apprendimento, creando un continuum tra i due mondi. Il

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discente, percependo che ciò che studia gli è utile per affrontare meglio la vita quotidiana di

oggi (e anche lavorativa di domani), cioè sentendosi coinvolto in un apprendimento per lui

rilevante e significativo, metterà in moto le sue risorse migliori, assecondando e man mano

vivendo da protagonista un’azione formativa veramente efficace.

Questo nuovo contesto e ambiente di apprendimento, basato sulla centralità della persona e

su una continua circolarità virtuosa tra educazione formale ed educazione informale, tra

esperienza formativa ed esperienza esistenziale, viene definito Personal Learning

Environment. Con questo termine, si può indicare l’universo formativo, costellato di

molteplici occasioni e situazioni di apprendimento (formali e informali) e da diversi

strumenti (digitali e non), che circonda il soggetto nella società della conoscenza di oggi,

sovraccarica di input e stimoli cognitivi. Ciò indica ulteriormente (se ancora ce ne fosse

bisogno) la chiara opzione dell’e-learning a favore della prospettiva pedagogica della

personalizzazione.

I.5. L’E-learning 2.0 come apprendimento contiguo con la vita quotidiana

Accanto ad altri aspetti, un rilevante elemento di contiguità tra l’e-learning e la vita

quotidiana dei discenti, è relativo all’utilizzo, per fini formativi, degli stessi strumenti che

ormai costituiscono una parte integrante, pervasiva ed inscindibile della vita dei ragazzi.

L’uso didattico di funzionalità tecnologiche ormai tanto consuete per i giovani assolverà

non solo al compito di rendere più attraenti le attività didattiche proposte, ma testimonierà

la volontà della scuola di valorizzare gli stili cognitivi ed esistenziali dei suoi interlocutori,

con la conseguenza non trascurabile di renderli utilizzatori più consapevoli, educati e critici

degli strumenti che pervadono capillarmente la loro vita quotidiana. Da questo punto di

vista, emergeranno problematiche inedite e anche “rischiose” che il Dirigente dovrà

dimostrare di saper gestire. Ad esempio, porsi nella prospettiva di non lasciare

coercitivamente (cioè sulla base di qualche norma inserita nel regolamento di istituto) fuori

dall’aula e dalle dinamiche didattiche i cellulari, ma di inserire questi dispositivi

“naturalmente” all’interno dei processi di insegnamento/apprendimento, è un segnale

strategicamente indicativo dell’intenzionalità “educativa” del Dirigente di voler trasformare

uno strumento di evasione in uno strumento di lavoro. Con il tempo, la nobilitazione di

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questi dispositivi verrebbe tra l’altro percepita dagli stessi ragazzi, guidati così a non

cogliere più l’utilità di alcuni strumenti solo per finalità di tipo ludico o di evasione. Può

essere recuperata, oltre alla “dignità” degli strumenti tecnologici, anche la motivazione,

l’entusiasmo e l’autostima di chi di questi strumenti fa un uso tanto capillare e pervasivo

nella sua vita quotidiana. Non si tratta certo di fare una scuola-ricreazione, ma di

riconoscere e valorizzare il “curriculum nascosto o implicito” presente, ad esempio, anche

nella dimensione informale degli apprendimenti: l’obiettivo è quello di fare in modo che lo

studente non separi mondo dell’apprendimento e mondo della vita quotidiana.

Per quanto riguarda l’aspetto contenutistico, l’e-learning tende a favorire la proposta di

contenuti rilevanti, che cioè hanno attinenza con la vita quotidiana del discente. Anche dal

punto di vista delle strategie didattiche proposte dal docente, questa «contiguità» viene

realizzata con la progettazione di attività «autentiche», “real-life”, cioè strettamente

ancorate a problemi e contesti reali, che aiutano a sviluppare una maggiore comprensione

della realtà. Infine anche attraverso la valutazione effettuata con le risorse offerte

dall’apprendimento digitale di nuova generazione lo studente tende a percepire che ciò che

studia gli è utile per affrontare meglio le richieste che gli pone la vita quotidiana, scolastica

e non. L’E-learning 2.0 verifica così una delle condizioni affinché l’apprendimento possa

essere significativo per il discente, cioè la percezione della rilevanza per la sua vita dei

contenuti e dei metodi proposti. Più in generale, la contiguità e l’omogeneità delle modalità

di insegnamento/apprendimento proposte nella scuola con il contesto di vita dei ragazzi

potrà aiutare l’istituzione scolastica ad accorciare quella disconnessione sempre più

evidente e preoccupante rispetto ai suoi utenti e alla società, colmando almeno in parte le

differenze generazionali e culturali tra erogatori e fruitori del servizio.

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I I . L A PROSPETTIVA ORGANIZZATIVO - GESTIONALE

La prospettiva alla base del presente lavoro è quella che “l’apprendimento digitale di nuova

generazione”, o e-learning 2.0, possa essere considerato un dispositivo pedagogico e uno

strumento organizzativo “al servizio” della personalizzazione e dell’autonomia nelle

scuole.

Su questi due concetti ruota principalmente l’impegno e la sfida a favore dell’innovazione

per il Dirigente a capo della scuola di oggi. È utile evidenziare anche un’altra espressione

presente nell’enunciazione sopra riportata, ovvero la locuzione «al servizio di». Di per sé,

infatti, l’e-learning non è garanzia assoluta - necessaria e sufficiente – per una piena

attuazione, da una parte, della personalizzazione pedagogica e, dall’altra, dell’autonomia

organizzativa delle scuole. Ricopre, invece, una funzione sussidiaria, ancillare, strategica

per mettere a punto un’offerta formativa flessibile, opzionale, e centrata sul soggetto, in un

contesto di autonomia organizzativa e didattica. Per questo è possibile affermare che le

nuove tecnologie hanno un ruolo “abilitante”: fanno, cioè, da “volàno” per l’attuazione di

processi di apprendimento efficaci e personalizzati e per una gestione efficiente delle

risorse umane, strumentali e finanziarie di cui dispone la scuola.

Dopo aver affrontato la prospettiva pedagogica, da cui il Dirigente dovrà ricavare le

fondamentali legittimazioni teoriche ed epistemologiche che giustifichino l’introduzione di

questa innovazione nella scuola, in questo capitolo vedremo come l’adozione di sistemi di

e-learning costituisca un significativo banco di prova per la leadership scolastica anche dal

punto di vista organizzativo e manageriale. Questo strumento innovativo costituisce infatti

un ideale dispositivo nelle mani del DS per esercitare pienamente le specifiche funzioni

direttive che gli competono nel nuovo regime autonomistico scolastico e in ordine alle quali

è chiamato ad esercitare la sua responsabilità. Ci riferiamo, sulla scorta del Dlgs. 59/1998

(che assume i principi della fondativa L. 59/1997, declinandoli sul ruolo del Dirigente), alla

organizzazione dell’offerta formativa secondo criteri di efficacia ed efficienza, per quanto

riguarda la gestione delle risorse umane, strumentali e finanziare, al fine di portare il

servizio offerto a raggiungere risultati ottimali8.

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II.1. Autonomia e innovazione nella scuola

Sul piano organizzativo-gestionale si gioca per il Dirigente Scolastico la concreta

possibilità di conferire un profilo di autonomia (almeno funzionale) alla istituzione

scolastica che dirige. Sancita solennemente a partire dall’ormai famoso art. 21 della Legge

15 marzo 1997, oggi l’autonomia scolastica appare ancora un cantiere aperto, se non un

cantiere abbandonato. Se più prudentemente è quindi preferibile parlare di autonomia

funzionale come massimo traguardo attualmente raggiunto o raggiungibile per le scuole, ai

sensi del comma 8 del predetto articolo, proprio «l’introduzione di tecnologie innovative»

viene considerata esplicitamente una delle espressioni dell’autonomia organizzativa

accordata alle scuole. Questo processo di innovazione interesserà quindi innanzitutto il

ruolo del Dirigente Scolastico come leader non solo “educativo”, ma anche e soprattutto

“organizzativo” dell’istituzione scolastica autonoma che governa.

Appare inoltre chiaro come un primo attendibile indicatore del reale percorso intrapreso da

un’istituzione scolastica verso l’attuazione di istanze autonomistiche è sicuramente

rappresentato dalla flessibilità didattica. Con questo termine possiamo indicare la

possibilità per il Dirigente Scolastico di plasmare un’offerta didattica opzionale, adattabile

in modo efficace alle attese, e ai bisogni formativi dei soggetti interessati e del territorio di

riferimento, libera da vincoli invalicabili di tipo spazio-temporale. La prospettiva qui

assunta è quella fondata sulla considerazione che un elemento imprescindibile per conferire

flessibilità ed efficacia all’offerta formativa di una istituzione scolastica di oggi sia

l’integrazione almeno parziale di percorsi di apprendimento svolti secondo la modalità

dell’e-learning di nuova generazione. Se i fallimenti delle prime versioni dell’online

education, con i rigidi steccati delle piattaforme contenitori di Learning Object, hanno

insegnato come di per sé il ricorso alle tecnologie non sia garanzia di efficacia didattica, la

sfida oggi più significativa per il Dirigente Scolastico, da condividere con il suo staff e con

l’intero corpo docente, consisterà nella più equilibrata ed oculata messa a punto di una

offerta formativa erogata nella cosiddetta “modalità mista”. Questo setting, definito anche

come blended learning o complex learning, prevede l’integrazione di apprendimenti

tecnologicamente assistiti all’interno di un tradizionale sistema formativo d’aula

(considerato necessariamente cardine della proposta formativa scolastica), permettendo la

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configurazione di un servizio educativo ricco e diversificato, improntato ai criteri di

efficacia ed efficienza. Da questo punto di vista, si prospetta la necessità per il Dirigente

Scolastico di acquisire specifiche competenze nella gestione della conoscenza (knowledge

management) e soprattutto in quella particolare materia afferente ai criteri e alle tecniche di

progettazione di percorsi formativi supportati dagli strumenti tecnologici, definita

instructional design. Tuttavia in questa azione di progettazione della proposta formativa

secondo una modalità mista, improntata al criterio guida della coesistenza bilanciata tra

formazione tradizionale e formazione digitale, il Dirigente può essere orientato, almeno da

un punto di vista generale, da considerazioni di “buon senso”. Dovrà infatti prevalere la

convinzione della validità di quella idea intuitiva secondo cui le nuove tecnologie possono

affiancare e integrare – in una prospettiva di complementarietà – le forme classiche

dell’insegnamento, ma non sostituirle.

Abbiamo visto come ormai le tecnologie informatiche – in particolare quelle afferenti

all’uso della rete internet – siano una parte integrante della vita degli studenti, tanto più che

ormai la popolazione scolastica dei nostri istituti scolastici può considerarsi quasi

interamente composta dai cosiddetti «nativi digitali» o “new millennium learner”, o ancora

giovani della «net-gen», che sono cresciuti con la disponibilità di un computer. Con

l’utilizzo di questi strumenti i giovani hanno modellato un proprio modo di apprendere e di

studiare, hanno accumulato un proprio deposito di conoscenze e di competenze. Risulta

pertanto imprescindibile e urgente per la scuola prendere atto e farsi carico seriamente di

questi nuovi fenomeni socio-cognitivi e predisporre una proposta formativa che presenti

davvero caratteri di omogeneità, coerenza e contiguità con gli stili di vita dei ragazzi,

valorizzando in modo consapevole e rispettoso il patrimonio di conoscenze già da loro

acquisiti in una prospettiva di sussidiarietà educativa. L’“ingrediente” forse decisivo che

può garantire il rispetto di questa coerenza è sicuramente l’utilizzo degli strumenti

informatici e delle funzionalità sociali di dialogo e di comunicazione offerti dalla rete

internet. Se così non fosse, il rischio – di cui si intravvedono alcuni preoccupanti segnali

anticipatori – è quello di ampliare irrimediabilmente quel solco e quella disconessione (già

per altro impliciti nei contesti educativi formali) tra scuola e vita reale, tra teoria e pratica,

tra momento dell’apprendimento e messa in atto al livello esperienziale e comportamentale

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di quanto appreso, tra contesto in cui avviene la formazione e ambiente in cui le conoscenze

e le abilità acquisite devono essere applicate. Una scuola in cui sia consapevolmente,

programmaticamente e anche normativamente escluso l’utilizzo formativo di strumenti e di

quegli spazi tecnologici che ormai sono diventati davvero componenti intrinseci

all’esperienza di vita quotidiana (tanto da configurarsi ormai come spazi davvero

antropologici) diventa un luogo “anacronistico”, totalmente decontestualizzato rispetto ad

ogni coordinata spazio-temporale minimante condivisa con gli alunni. Organizzare la quasi

totalità delle esperienze formative secondo modalità radicalmente contraddittorie con le

abitudini quotidiane (come l’erogazione di lezioni unicamente di tipo frontale o lo

svolgimento di alcune attività all’interno di gruppi chiusi o impermeabili) rischiano di

ancorare o meglio di proiettare la scuola in un’era primitiva agli occhi degli studenti.

Sensazioni di disagio, disadattamento, disorientamento possono essere “dietro l’angolo”: da

qui alla degenerazione in atteggiamenti di bullismo o di devianza comportamentale il passo

non è poi così ampio. Di contro, il ricorso a prassi didattiche supportate dagli strumenti

tecnologici oggi più utilizzati, può essere fortemente promosso dal Dirigente Scolastico

come uno strumento per combattere il disagio e l’abbandono scolastico giovanile. La

sperimentazione di nuove modalità di apprendimento digitale può significare, infatti, la

ricostruzione di una “koiné” condivisa, di un comune denominatore linguistico e

concettuale tra scuola e studenti. Il ricorso sistematico a strumenti già conosciuti dai ragazzi

potrà avere benefici effetti sull’efficienza didattica dei processi di

apprendimento/insegnamento (anche a livello di tempistica) permettendo di recuperare e

tesaurizzare una attitudine all’uso da parte degli utenti finali.

Per queste ragioni, è possibile ritenere come l’inserimento strutturato, integrato e organico

di esperienze di apprendimento tecnologicamente assistito nell’ambito dei tradizionali

percorsi educativi, sia un elemento decisivo per il successo della scuola di oggi e di

domani, e quindi per la sua credibilità e autorevolezza nel contesto sociale. Questa

preoccupazione deve essere in primo luogo in capo al Dirigente Scolastico, che ha la

responsabilità sui risultati dell’azione formativa, e che quindi deve avere cura di rendere il

servizio offerto dalla propria scuola più adeguato alle esigenze della società attuale e quindi

anche più adeguato alle istanze territoriali.

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Del resto, è proprio la normativa collegata all’autonomia scolastica a prospettare per il

Dirigente Scolastico l’impegno ad introdurre l’introduzione dell’innovazione a scuola come

declinazione di potenzialità e istanze autonomistiche. Il già citato Decreto legislativo

59/1998, riprendendo la Legge 59/1997 (art. 21, co. 8) afferma che nell’esercizio delle sue

competenze il Dirigente Scolastico «promuove gli interventi per assicurare la qualità dei

processi formativi e la collaborazione delle risorse culturali, professionali, sociali ed

economiche del territorio, per l’esercizio della libertà di insegnamento, intesa anche come

libertà di ricerca e innovazione metodologica e didattica, per l’esercizio della libertà di

scelta educativa delle famiglie e per l’attuazione del diritto all’apprendimento da parte degli

alunni» (cfr. comma 3, art. 25 bis). Come si vedrà meglio successivamente, l’e-learning si

offre al Dirigente Scolastico come lo strumento ideale per raggiungere tutti questi obiettivi.

In quanto modalità di apprendimento innovativa, assicura la qualità dei processi formativi;

conferendo all’istituzione scolastica visibilità e apertura sul contesto territoriale e

avvicinandola alle famiglie, permette di attivare la collaborazione delle risorse culturali,

professionali, sociali del territorio; consentendo alla scuola di proporre una offerta

formativa ricca, flessibile, differenziata rispetto al panorama educativo circostante e

incrementando l’attenzione dell’istituzione verso un’accountability esterna, garantisce

l’ esercizio del diritto di libertà di scelta delle famiglie; moltiplicando le opportunità di

apprendimento e creando condizioni per imparare anche in situazioni svantaggiate (bambini

lungo degenti, scuola in ospedale, formazione a distanza) favorisce l’esercizio del diritto di

apprendimento da parte degli alunni; infine, in quanto fortemente centrata sul ricorso a

nuove strategie e innovativi strumenti didattici, assicura la libertà d’insegnamento, intesa

come libertà di ricerca e innovazione metodologica e didattica.

II.2. Una nuova organizzazione dei docenti da parte del DS

Se con l’e-learning cambiano in modo radicale le modalità di insegnamento, il Dirigente

Scolastico dovrà essere disponibile a rivedere anche le modalità di organizzazione,

coordinamento e incentivazione dei docenti e le modalità di impiego del loro tempo. Ad

esempio, se si riconosce il maggior dispendio di energie professionali richieste dalla

preparazione di una lezione coadiuvata dalle tecnologie, il Dirigente potrà incentivare in

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modo particolare, dal punto di vista economico, le ore di insegnamento svolte in modalità

di e-learning (anche se da questo punto di vista, come vedremo, esiste attualmente ancora

un vuoto normativo). Inoltre, se con gli strumenti dell’e-learning un docente potrà attuare

un’azione formativa in aula ma anche a distanza, trasmettendo contenuti formativi ad

esempio in podcasting audio e video, o tramite il canale della WebTV scolastica, anche

queste attività al limite dovrebbero essere considerate a tutti gli effetti come facenti parte

dell’orario curriculare delle lezioni di un insegnante, e divenire quindi ufficialmente

oggetto di contrattazione economica a livello d’istituto, in un’ottica complessiva di

modalità di erogazione mista o blended da parte della scuola.

Occorre poi anche considerare come il ricorso a modalità didattiche “miste” permetta al

Dirigente l’attuazione di una organizzazione scolastica interna sempre meno improntata al

“paradigma della separazione”. Le naturali e spontanee aggregazioni che si determinano

sulla rete e che risultano dirompenti rispetto ad ogni rigida delimitazione o chiusura,

portano a pensare – in prospettiva - alla possibile sperimentazione di una strutturazione dei

corsi/percorsi formativi sempre meno ispirata al modello “a canne d’organo” in vigore

nell’ordinamento scolastico attuale e sempre più orientata ad una permeabilità reciproca sul

modello dei “Campus”, teorizzato dalla Legge 53/2003. Da questo punto di vista, un blog

può essere l’ideale applicazione per lasciare spazio alla sperimentazione di aggregazioni

flessibili e trasversali rispetto alla rigida suddivisione in classi, come i “gruppi di compito”,

“di livello” e “di elezione”. In Internet, infatti, le comunità di apprendimento si formano

spontaneamente sottoforma di comunità di interesse, che si riuniscono anche

pragmaticamente intorno alla definizione dei problemi specifici da affrontare. Allo stesso

modo, quindi, quando si lavora con le risorse del Web 2.0, non si potranno circoscrivere

gruppi chiusi di utenti, ma occorrerà prevedere forme di aggregazione “aperte” e “libere”,

trasversali alla tradizionale impostazione “a celle d’alveare” che rende le attività di una

classe totalmente autonome e separate rispetto a quelle di un’altra classe. Nella misura in

cui i nuovi strumenti tecnologici favoriscono un setting di lavoro di tipo laboratoriale,

risultano anche un valido supporto per l’attuazione dei cosiddetti LARSA (Laboratori di

Recupero e di Sviluppo degli Apprendimenti). Ancora una volta, le funzionalità rese

disponibili dall’E-learning 2.0, con la loro flessibilità e modularità, si rendono

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particolarmente indicate per l’organizzazione di un’offerta didattica diversificata e

differenziata, che trova la sua espressione, ad esempio, nella possibilità di attivare

agevolmente percorsi di potenziamento e di recupero. Il Dirigente e i docenti potranno così

assolvere all’impegno di valorizzare le eccellenze, senza però dimenticare nello stesso

tempo anche gli alunni più in difficoltà.

Bastano questi esempi per comprendere come il Dirigente, assecondando l’introduzione di

modalità di insegnamento/apprendimento supportate dall’e-learning, debba essere in grado

incentivare, coordinare e guidare una profonda e strutturale riorganizzazione della pratica

didattica (più flessibile e modulare) all’interno della scuola.

Non bisogna dimenticare come la crescente facilità e intuitività di utilizzo di questi

strumenti informatici (inversamente proporzionale al carattere evoluto e complesso delle

funzionalità offerte) renda particolarmente autonomi i docenti dal punto di vista

tecnologico. Come già sottolineato, sono sempre più numerosi i casi di singoli docenti che

con pochi clic e sfruttando semplicemente la connessione ad internet della scuola attivano

un blog o un wiki di classe, o anche altre applicazioni più complesse. Anche questo aspetto

ha una notevole incidenza sull’organizzazione scolastica nella prospettiva del Dirigente

Scolastico. Viene infatti svincolato l’uso didattico delle tecnologie dal coinvolgimento

sistematico del personale tecnicamente esperto, come i tecnici di laboratorio o i docenti

della commissione informatica. L’impegno massiccio di queste figure professionali, per

ogni attività di tipo informatico, può creare situazioni di “collo di bottiglia” che rallentano o

rendono poco fluidi i processi di lavoro. L’autonomia e l’indipendenza operativa in ambito

informatico anche di docenti magari di area umanistica rende evidenti al DS i vantaggi in

termini di efficienza di gestione delle risorse umane. Nello stesso tempo però è prevedibile

un massiccio utilizzo dei dispositivi tecnologici che comporta una più frequente attività di

manutenzione ed aggiornamento degli strumenti per la maggiore usura cui sono sottoposti.

Tra i compiti del Dirigente dovrà rientrare poi anche quello di affrontare con adeguata

competenza le inedite questioni organizzative poste in essere dalle nuove forme di

insegnamento praticate dai docenti. Il fatto che non siano state ancora emanate direttive,

circolari, regolamenti ministeriali che offrano indicazioni precise ad esempio sulla validità

ai fini valutavi dei testi pubblicati dagli studenti nel blog o nel wiki di classe (e quindi sulla

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loro piena equiparabilità a documenti “ufficiali”) sta ad indicare un vuoto normativo non

ancora colmato su questi aspetti che afferiscono alla prassi didattica quotidiana, nonostante

l’attivazione di numerosi progetti e finanziamenti per l’uso di strumenti multimediali a

scuola.

Quello che è certo è che in quest’opera di profonda riorganizzazione e riprogettazione

dell’attività didattica attuata nel proprio istituto, il Dirigente Scolastico deve essere

incoraggiato e guidato da una chiara consapevolezza: queste innovazioni determino un

benefico adeguamento della scuola rispetto ai tempi e al contesto sociale di riferimento,

adeguamento che risulta per altro appoggiato e richiesto dagli stessi studenti. Alcune

statistiche e ricerche (dalle quali emerge ad esempio come in Italia la maggioranza degli

studenti utilizzi ormai congiuntamente il web e i libri per i compiti a casa) dimostrano che

da parte degli alunni esiste, da tempo, una positiva propensione a cogliere le opportunità

offerte dall’integrazione delle tecnologie nelle proprie strategie di apprendimento, in molti

casi nonostante l’indifferenza proprio degli insegnanti e delle istituzioni scolastiche. Per

non parlare di altre indagini che testimoniano l’adempimento da parte degli studenti del

vincolo minimo per una proposta efficace dell’e-learning da parte della scuola e per altro

implicito nei dati offerti dalle statistiche sopra citate: ormai pressoché la totalità degli

ragazzi possiede un computer, è dotato di connessione internet e di un proprio indirizzo

email (cfr. LISCIA, 2007).

Ancora una notazione dal punto di vista organizzativo, ponendoci nella prospettiva del

Dirigente Scolastico. Nella misura in cui l’e-learning si configura come una modalità di

apprendimento flessibile, indipendente da vincoli spazio-temporali, pragmaticamente

funzionale al rapido conseguimento di informazioni e conoscenze, anche in vista di una

aggiornamento professionale nella “società liquida”, si prospetta come una tipologia

formativa particolarmente ideale e idonea per le abitudini, le esigenze e le strategie

cognitive degli adulti. Nel caso in cui la scuola governata dal Dirigente Scolastico sia anche

sede di un Centro Territoriale per l’Educazione degli Adulti, la sperimentazione delle

nuove tecnologie potrà essere uno strumento molto efficace per questo specifico target di

utenti.

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II.3. Uno strumento su cui formare e con cui attuare la formazione in servizio

Se insegnare in modo tradizionale oppure avvalendosi delle nuove tecnologie non sono

attività tra loro affini, ma presentano significative differenze e specifiche caratteristiche,

diventa strategica e decisiva per il Dirigente Scolastico - al fine di riuscire a calare

correttamente le nuove prospettive nella mentalità e nella prassi didattica dei docenti -

l’attivazione di una preliminare azione formativa che metta in luce le innovazioni

pedagogiche e organizzative sulle quali si regge l’e-learning. Riuscire a motivare il

Collegio Docenti (è questo infatti l’organo che definisce la programmazione didattica,

avendo cura di innovare la metodologia d’insegnamento con l’utilizzo di sussidi didattici

appropriati9) circa l’opportunità di cogliere con apertura e fiducia le potenzialità delle

nuove versioni di e-learning, costituisce un notevole banco di prova per verificare la

leadership carismatica del dirigente, anche in considerazione della tradizionale refrattarietà

o resistenza, quasi “istituzionalmente” diffusa tra gli insegnanti, nei confronti dell’efficacia

a fini didattici degli strumenti informatici. In questa sfida il Dirigente dovrà impegnare tutte

le sue competenze relazionali e le sue doti carismatiche affinché l’adesione al nuovo

dispositivo non sia solo formale o passiva ma risulti al contrario convinta e attiva,

consapevole della molteplicità dei piani coinvolti e quindi realmente fruttuosa. La

possibilità di avvicinare gli insegnanti all’e-learning tramite un’azione formativa mirata,

potrà essere colta dal DS anche come una opportunità per migliorare e qualificare la loro

professionalità, dotandoli di nuove competenze, fondamentali nella società di oggi e

rendendo il corpo docente una vera “comunità di professionisti”. La prospettiva è

comunque quella che gli insegnanti restano per motivi generazionali, “digital immigrants”

mentre i loro alunni sono già “digital natives”. Alla luce del Contratto Scuola 2001-2005 la

risorsa fondamentale «per la realizzazione delle finalità istituzionali della scuola in regime

di autonomia» è costituita proprio dal patrimonio professionale dei docenti. Da questo

punto di vista, il progressivo inserimento dell’e-learning nella offerta formativa potrà

portare il Dirigente a proporre al Collegio Docenti l’identificazione di una nuova area di

funzione strumentale, quella relativa appunto alle “nuove tecnologie per l’e-learning”.

In ogni caso, l’obiettivo dell’intervento formativo iniziale dovrà essere anche quello di

aiutare ciascun docente a trovare il giusto equilibrio nella propria pratica didattica

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disciplinare tra insegnamento tradizionale e percorsi svolti secondo gli innovativi sistemi

dell’e-learning. Se è dovere del Dirigente far percepire l’importanza di questa innovazione,

evitando forme di pregiudiziale demonizzazione, nello stesso tempo dovrà essere sua cura

quella di vigilare affinché gli insegnanti non abusino di questo dispositivo, cadendo

nell’estremo opposto di trascurare pesantemente le altre pratiche didattiche tradizionali, e

affidando la valutazione (formativo e sommativa) dei ragazzi solo alle attività svolte in e-

learning, all’interno di ambienti come blog e wiki. Da questo punto di vista, interrogazioni

orali e compiti in classe costituiscono prove e verifiche valutative che conservano inalterato

il loro valore educativo e formativo e che sono tra l’altro oggetto di particolare attenzione

da parte dell’insegnante.

Più in generale, il DS dovrà riuscire a interpretare (a livello individuale e condiviso) le

possibilità di innovazione come un’occasione imperdibile per far crescere tutta

l’organizzazione scolastica, rendendola così una vera e propria “comunità di apprendimento

e “di pratiche”, sempre pronta a mettersi in gioco e a rendere patrimonio condiviso di tutta

l’istituzione le conquiste e le nuove pratiche acquisite. Queste ultime, in caso di esito

positivo della fase di sperimentazione, devono essere elevate al rango di pratiche operative

regolarmente attuate all’interno della scuola. A questo proposito, un’applicazione di e-

learning - con le sue caratteristiche tipiche di ambiente pensato per la co-progettazione e la

condivisione - diventa uno strumento ideale non solo per gli utenti finali, cioè per gli

studenti, ma anche per i docenti stessi che devono avvicinare questo dispositivo in una

prospettiva formativa per poi “mediarlo” ai propri alunni. Ancora più in generale, gli stessi

servizi progettati e attivati per erogare l’azione formativa agli studenti potranno servire al

Dirigente per realizzare sistematicamente (in modo flessibile, economico e indipendente da

vincoli spazio-temporali) una formazione innovativa per il proprio personale docente, su

qualsiasi tematica. La progettazione di interventi formativi basati su un ambiente integrato

(online e in presenza) consente a ciascun docente/corsista di accedere ai materiali didattici,

di ricevere supporto ed assistenza personalizzata in itinere, di realizzare il cooperative

learning in piccoli gruppi con gli altri partecipanti (magari tramite posta elettronica o

webforum), per condividere esperienze e informazioni sull’attività formativa in corso. Il

percorso formativo può così individuare diverse strategie metodologiche di interazione, per

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evitare il rischio che sia percepito come una semplice “autoformazione di prima

generazione” (cioè caratterizzato dalla predisposizione di materiali di lettura forniti a

distanza). Questo modello formativo si caratterizza quindi come un ambiente in cui si

sperimenta non solo lo sforzo individuale, ma anche il lavoro collaborativo attraverso la

condivisione di esperienze e di conoscenze. Un sistema di e-learning può quindi favorire il

lavoro in rete dei docenti, che magari fanno parte di una stessa commissione o di una

medesima area disciplinare, e che necessitano di diverse occasioni di condivisione: può

essere questo, ad esempio, il caso degli insegnanti di sostegno o dei docenti che lavorano su

finalità progettuali specifiche. La disponibilità di un ambiente online può ridurre la

necessità di incontri in presenza o di spostamento di sede, rendendo più flessibile ed

efficiente il lavoro di gruppo. Configurandosi come un ottimo strumento per realizzare la

formazione interna dei docenti in servizio, l’e-learning si offre anche da questo punto di

vista come una risorsa flessibile e multi-uso, essendo così garanzia per il raggiungimento di

un fondamentale requisito dell’azione gestionale, quello dell’efficienza.

II.4. Processo e vincoli di attuazione nella prospettiva del DS

L’ e-learning 2.0 sollecita le capacità manageriale del Dirigente Scolastico per quanto

riguarda l’elaborazione di una strategia d’azione articolata in diversi passaggi. Nel caso

specifico, il DS dovrà “socializzare” la decisione di introdurre l’innovazione nella scuola,

coinvolgendo i docenti così da creare il giusto consenso intorno a questa operazione.

Attuata una necessaria azione formativa, come precedentemente descritto, dovrà dar corso

ad una prima fase di vera e propria sperimentazione. Da questo punto di vista, può essere

proficuo istituire una commissione ad hoc. Diversamente da quanto si potrebbe pensare, i

componenti di questa equipe non dovranno solo appartenere all’area tecnologico-

informatica, ma anche all’area umanistica, pedagogica o sociale. Ciò perché l’attuazione di

un’azione formativa supportata dalle nuove tecnologia richiede il concorso di diverse

competenze specifiche: ad esempio, quelle relative ai nuovi criteri di progettazione dei

contenuti, all’individuazione degli opportuni percorsi di navigazione per il reperimento

delle informazioni, alla scelta dei più efficaci stili linguistici e comunicativi. Anche la

capacità di coordinare questo gruppo misto ed eterogeneo, appianando divergenze e

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contrasti, mediando e componendo diversi punti di vista e prospettive in direzione di un

unico fine, misureranno la leadership del Dirigente Scolastico e le sue competenze

relazionali. Il DS dovrà individuare anche delle “funzioni intermedie”, cioè docenti che

facciano da tutor informatici ai loro colleghi meno esperti, coadiuvandoli nel superamento

delle inevitabili difficoltà incontrate nei primi impatti con gli strumenti informatici.

Dal punto di vista più gestionale, questa nuova progettualità didattica prevede sicuramente

precisi vincoli per la scuola: sono quelli rappresentati dalla dotazione di una adeguata,

efficiente ed aggiornata infrastruttura tecnologica. Mettere i docenti nella condizione di

aprire un blog o un wiki di classe, fare in modo che gli alunni possano usare anche piuttosto

sistematicamente a scuola gli strumenti informatici, creare le possibilità perché si attivi uno

School Channel basato sulla WebTV non significa solo avere un sito web (per di più magari

statico, poco interattivo e non costantemente aggiornato) ma comporta investimenti nella

dotazione di laboratori, di computer, di una buona connessione ad internet (quanto a

larghezza di banda) o nella scelta di un buon servizio di hosting, che offra ampie

disponibilità di spazio sul disco fisso del web-server e supporti tecnologie per

l’implementazione di funzionalità dinamiche (linguaggi di programmazione server-side

combinati a database). Il Dirigente Scolastico, evidentemente coadiuvato e consigliato,

dovrà quindi essere disponibile ad acquisire competenze in nuove materie

contrattualistiche, quale ad esempio quella relativa ad esempio ai servizi di hosting,

all’erogazione di connessione di banda, alla implementazione di applicazioni accessibili.

L’attività di verifica e di adeguamento infrastrutturale e tecnologico, come meglio vedremo

in seguito, costituirà una prima occasione di collaborazione con gli enti territoriali,

considerando che il cablaggio dei locali scolastici è in carico a chi ha la proprietà dei locali

stessi, ovvero il Comune per le Scuole Primarie e Secondarie di Primo Grado, e la

Provincia per le Scuole Secondarie di Secondo Grado.

Un altro significativo vincolo in carico alla scuola - e di cui il Dirigente dovrà essere quindi

ben consapevole - è quello relativo alla sicurezza dei servizi informatici implementati. Pur

nella consapevolezza che nessun sistema è mai assolutamente sicuro, il DS dovrà

incentivare l’adozione di sistemi di protezione (hardware e software) efficaci, efficienti ed

aggiornati, che prevengano possibili intrusioni di malintenzionati o addirittura di pirati

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informatici: un attacco di questo tipo, oltre a vanificare il servizio offerto, costituirà un

danno di immagine notevole per la scuola. Se la sicurezza va di pari passo proprio con un

continuo aggiornamento dei sistemi, l’aggiornamento a livello contenutistico è inoltre

richiesto dagli ambienti online: la «netiquette» prevede, infatti, che sia più deleterio per

l’istituzione che ne dispone avere un’applicazione online con contenuti non costantemente

aggiornati, piuttosto che non averla affatto.

Bisogna considerare poi i vincoli dal punto di vista degli utenti finali, di cui occorre tener

conto per verificare le condizioni di attuabilità delle sperimentazioni formative in modalità

di e-learning. Nel caso specifico della scuola, questi vincoli consistono nella dotazione da

parte degli studenti degli strumenti informatici di base, quali PC e allacciamento alla

connessione internet “a banda larga” o “ad alta velocità”. Come abbiamo già segnalato, i

dati statistici di alcuni indagini rilevano come ormai la stragrande maggioranza degli

studenti delle scuole italiana adempia a questi requisiti10. Ciò rende così del tutto legittimo

dal punto di vista pedagogico e sociologico (attinenza con gli stili di vita dei giovani di

oggi) e strumentale (dotazione della strumentazione tecnologica) il ricorso da parte della

scuola ad una formazione svolta nelle modalità previste dall’E-learning 2.0.

II.5. Modalità di monitoraggio e valutazione del processo

Le azioni formative svolte secondo la modalità dell’e-learning di nuova generazione

presentano alcuni tratti specifici (come il ricorso sistematico a risorse e funzionalità

tecnologiche) che le rendono particolarmente idonee al monitoraggio (sia in itinere sia a

conclusione dell’esperienza). In questo modo la scuola potrà sviluppare una maggiore

sensibilità verso l’accountability sia interna che esterna, in relazione ai processi attivati e ai

servizi offerti. È quindi possibile attivare innanzitutto un monitoraggio di tipo “tecnico”.

Ad esempio, le statistiche circa gli accessi e le pagine visitate online forniranno alcuni

primi dati oggettivi ed attendibili sull’effettivo utilizzo del servizio. È possibile effettuare

poi una valutazione anche della “qualità” informatica dei risultati ottenuti, in termini di

accessibilità, usabilità, semplicità di navigazione delle applicazioni online utilizzate per

l’erogazione dei servizi formativi. Nel caso di trasmissione di filmati si potrà verificare

anche la qualità dello streaming video, fattore decisivo per una fruizione accettabile e fluida

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dei materiali e dei contenuti multimediali. Il monitoraggio sulle “performance” di tipo

tecnico riguarderanno in generale anche altri fattori, come la semplicità degli strumenti

tecnologici, la loro usabilità senza il vincolo del possesso di competenze specialistiche,

l’effettivo utilizzo di queste tecnologie da parte di un numero consistente di alunni e

docenti, la funzionalità e l’efficacia di tutta la strumentazione rispetto agli scopi del

progetto formativo.

Oltre agli aspetti tecnici, il monitoraggio in itinere e la valutazione conclusiva

dell’esperienza formativa investiranno anche il processo di lavoro, analizzato dal punto di

vista dell’efficacia rispetto ai risultati, e dell’efficienza rispetto ai costi in termini di risorse

umane, materiali e finanziarie impiegate. Anche da questo punto di vista, si potranno

prendere in esame molteplici indicatori, come l’analisi dei risultati ottenuti (prodotti

realizzati e conoscenze-competenze maturate dai ragazzi); la solidità dei rapporti istituiti

con il territorio per una co-progettazione veramente integrata dell’offerta formativa; la

presenza di ricadute positive per l’intera istituzione scolastica che, in quanto “comunità di

apprendimento”, deve trarre essa stessa giovamenti dall’innovazione sul piano didattico e

organizzativo; il grado di soddisfacimento dei soggetti coinvolti (docenti, studenti,

stakeholder11, “partner” esterni); il livello di utilizzo e di “curvatura” didattica delle

tecnologie utilizzate. Un dato particolarmente indicativo del successo dei sistemi di e-

learning in ambito scolastico sarà l’eventuale crescente fiducia di docenti e studenti circa le

potenzialità didattiche delle tecnologie informatiche. Questa tendenza potrà essere rilevata

in base all’effettivo grado di coinvolgimento dei Consigli di Classe; alla valutazione

dell’organizzazione del lavoro nelle singole classi; alla valutazione della loro “produttività”

in termini di qualità e quantità dei materiali forniti per gli scopi formativi.

Non va però trascurata l’opportunità di un monitoraggio particolarmente attento all’ambito

pedagogico. Da questo punto di vista il Dirigente Scolastico dovrà verificare la qualità

contenutistica dei materiali trasmessi e dovrà incentivare nei docenti la rilevazione di

eventuali ricadute positive nei ragazzi, in termini di rendimento, di maturazione delle

competenze, di motivazione e partecipazione alle attività proposte,. Ad esempio, si

potranno rilevare i possibili miglioramenti nelle varie valutazioni disciplinari ottenuti dagli

studenti a seguito dell’utilizzo di sistemi di e-learning ad arricchimento ed integrazione di

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quanto svolto in classe. A questo proposito, un dato interessante potrebbe essere la

rilevazione di un miglioramento degli studenti nella produzione e comunicazione scritta,

come esito dell’utilizzo sistematico di un wiki o di un blog di classe.

Come si può dedurre da quanto sopra detto, nel caso di un’attività piuttosto complessa e che

tocca diversi dimensioni di intervento, gli indicatori di monitoraggio saranno di diversa

natura, sia qualitativa/narrativa sia quantitativa/oggettiva. In ogni caso è importante che il

Dirigente curi la progressiva acquisizione da parte dell’organizzazione che governa di una

mentalità orientata all’accountability e all’auto-valutazione. Il momento della verifica in

itinere o finale servirà come momento formativo per tendere al miglioramento continuo, in

una prospettiva orientata alla gestione della qualità. A questo scopo, occorrerà misurare

anche il livello di gradimento complessivo da parte di studenti, famiglie, docenti,

stakeholders e altri soggetti coinvolti, come i partner della rete istituzionale. Lo strumento

preferenziale è quello del questionario, con voci che tengano conto di tutti i livelli e ambiti

sopra esposti. Le indicazioni che emergeranno dovranno essere esaminate dalla Dirigenza

per migliorare in futuro la qualità del servizio offerto e del processo di lavoro seguito. Da

non trascurare, infine, come il ricorso a soluzioni di e-learning nell’ambito dell’offerta

formativa di una scuola possa costituire elemento qualificante ai fini della sua valutazione

esterna. Per quest’ultima pratica si prevede, nel prossimo futuro, un ruolo centrale e

strategico all’interno del sistema educativo nazionale italiano per garantire la qualità del

servizio scolastico. Proprio nell’adozione delle modalità innovative dell’e-learning potrà

essere individuato, riconosciuto e calcolato il “valore aggiunto” offerto da una scuola, cioè

quel patrimonio di conoscenze, competenze e comportamenti che l’Istituto stesso è stato in

grado di apportare rispetto a quanto inizialmente già posseduto dagli studenti.

II.6. La riorganizzazione dell’ambiente fisico di apprendimento e la classe 2.0

Nella sue applicazioni più evolute, l’integrazione delle tecnologie nei processi di

trasferimento e costruzione della conoscenza ha un impatto così concreto sull’aspetto

organizzativo da prevedere una trasformazione radicale anche dell’ambiente fisico di

apprendimento, con lo scardinamento della tradizionale logistica architetturale interna alle

aule scolastiche. Il ruolo del Dirigente scolastico, come leader organizzativo, viene

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prepotentemente implicato nella gestione di questo processo di trasformazione. Ci si può

rendere conto della sorprendente e incredibile longevità dell’organizzazione degli spazi

scolastici, funzionale ad un modello trasmissivo della conoscenza (rimasto inalterato in un

contesto invece in veloce trasformazione) se si considera un noto aneddoto esemplificativo:

se un contadino dell’Ottocento venisse catapultato in un contesto sociale di oggi rimarrebbe

totalmente disorientato non riconoscendo più nulla, mentre se entrasse in un’aula scolastica

riconoscerebbe subito di essere entrato in una scuola. È evidente come questo immobilismo

scolastico possa essere improntato alla filosofia del motto: “ieri, ma ancora oggi”.

Si è visto come le nuove modalità di apprendimento comportino un decentramento del

sapere rispetto all’aula. Essa non è più l’unità spazio-temporale della conoscenza (in senso

quasi aristotelico), diventando così un luogo non più “condannato” alla sincronicità dei

rapporti tra docenti e allievi. In altre parole si emancipa l’apprendimento dalla necessaria

condivisione dello spazio fisico. L’obbligo di ripensare tempi e spazi dell’apprendimento e

dell’insegnamento porta con sé per il Dirigente Scolastico conseguenze sul piano

dell’organizzazione pratica, anche per quanto riguarda la logistica delle aule e la

riprogettazione dell’ambiente formativo. Se le dotazioni tecnologiche devono essere

integrate strutturalmente e sistematicamente nelle pratica didattica (e non essere considerate

solo alla stregua di strumenti esterni “di supporto”), devono uscire dal laboratorio, per

trovare la loro collocazione naturale nell’aula. La concentrazione di tutti i dispositivi

informatici in uno spazio “separato”, quale il laboratorio, dà l’idea anche della loro

“separatezza” pedagogica, metodologica e strumentale rispetto alla gestione ordinaria della

didattica. L’E-learning 2.0 ha un rilevante impatto organizzativo (di cui il Dirigente deve

valutare la sostenibilità) in quanto ipotizza la destrutturazione degli ambienti scolastici,

dopo secoli di anacronistico immobilismo. Secondo l’attuale, vigente modello logistico, il

laboratorio si configura come la “stanza delle macchine”, un “sancta sanctorum” cui si

accede solo sporadicamente e in via eccezionale, solo da parte di alcune classi condotte da

alcuni docenti in alcune (talvolta poche per la verità) ore dell’anno scolastico. Per il

Dirigente Scolastico si pone così l’impegno, rilevante dal punto di vista organizzativo, di

non lasciare le tecnologie confinate negli spazi angusti del laboratorio ma di farle entrare

nella pratica didattica ordinaria, che ha la sua sede “istituzionale” nella classe. Si deve così

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passare dalla tecnologia “ospitante” alla tecnologia “ambiente”. Lo slogan che riassume la

piena integrazione di tecnologie nella didattica nell’ E-learning 2.0 potrebbe essere quindi

formulato così: «non è la classe a dover essere portata nel laboratorio informatico, ma è il

laboratorio a dover essere portato in classe». Anzi, l’estrema formulazione di questo

ripensamento logistico e pedagogico – se si tiene conto che l’uso della tecnologia è

funzionale ad una metodologia didattica basata sulla collaborazione e sulla valorizzazione

della pratica e dell’esperienza - è che «la classe è il laboratorio». PC, LIM ma anche tutte le

altre dotazioni più utilizzate dai ragazzi (lettori mp3, dispositivi mobili e altri strumenti)

dovrebbero quindi avere il loro habitat naturale nella classe, trovandovi regolare diritto di

cittadinanza (formalizzato anche a livello normativo) ed entrando stabilmente a far parte di

un ecosistema che prevede come elementi stabili e tra loro interagenti l’insegnante, le

tecnologie e gli studenti12. La classe deve configurarsi così un ambiente pieno di

tecnologie, divenendo la migliore traduzione fisica del Personal Learning Environment, in

cui sono tra loro integrate e interconnesse risorse tecnologiche e umane. L’obiettivo è

quello di una progressiva “naturalizzazione” delle tecnologie nell’ambiente scolastico, così

che la proposta del loro utilizzo da parte dei docenti possa avvenire in modo “trasparente”,

“invisibile” rispetto agli alunni, come se si trattasse del libro o della penna. Gli strumenti

tecnologici giungono così a “mimetizzarsi” nell’ecosistema della classe 2.0, in cui non

vengono più percepiti come un elemento estraneo, anche solo per la loro apparenza

innovativa e moderna. È facile immaginare come in questo habitat lo studente di oggi possa

trovare un ambiente in cui sentirsi a proprio agio piuttosto che un luogo in cui manifestare

(in)sofferenza. L’adeguamento “ambientale” dei luoghi di apprendimento al contesto

sociale, è anche un dovere di solidarietà verso le nuove generazioni. Se ci mettessimo nei

loro panni di “nativi digitali”, comprenderemmo bene la sensazione di disorientamento, di

“ritorno al passato” e “dissonanza digitale” che gli studenti provano entrando in una

comune classe di oggi. Inoltre, se anche l’organizzazione degli spazi scolastici ha un suo

significato simbolico e metaforico (l’allineamento dei banchi tutti orientati in file

geometriche verso la cattedra e la lavagna sta ad indicare la centralità del momento

trasmissivo della conoscenza e l’enfasi sul docente), alcune scuole scandinave stanno già

sperimentando una nuova logistica all’interno della classe ma anche della scuola. È noto il

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caso di un istituto scolastico islandese: esso si presenta come un “open space” in cui gli

studenti si trovano radunati in piccoli gruppi (anche non omogenei per età) attorno ad

“isole” di banchi ravvicinati in modo circolare e dotati ciascuno di un computer. Entrando

in una classe o scuola di questo genere è difficile riconoscere l’insegnante e la sua

postazione/posizione, non più gerarchicamente differenziata rispetto agli allievi.

Nelle figure sottostanti vengono riportate per un più agevole confronto due aule, una

organizzata secondo la longeva impostazione tradizionale e l’altra relativa alla

sperimentazione islandese sopra descritta.

Fig. 5 – Due immagini di organizzazione degli spazi scolastici: quella tradizionale, vigente ancora oggi, e quella

“scardinata” dalle introduzione delle nuove metodologie didattiche supportate dalle tecnologie.

Quelli appena descritti sono scenari futuribili e avveniristici, al massimo sperimentabili in

qualche realtà di nicchia del Nord Europa? Non si direbbe proprio, se si considera l’avvio

del progetto “Cl@ssi 2.0” voluto dal MIUR, con lo stanziamento di 30000 euro per

ciascuna delle 156 classi selezionate sul territorio italiano13. La finalità del progetto è

appunto quella di sperimentare una fattiva trasformazione dell’ambiente di apprendimento,

sostenendo i Dirigenti Scolastici e i docenti nell’allestimento delle prime classi digitali, in

cui tutto il Consiglio di Classe sia coinvolto in una pratica didattica supportata

quotidianamente dalle tecnologie. Da quest’anno 156 Dirigenti Scolastici italiani saranno

quindi chiamati a sperimentare, sostenere, gestire questo straordinario processo di

innovazione del sistema-scuola. Appare chiaro come questa azione comporti delle rilevanti

ed inedite problematiche per il DS sul piano dell’organizzazione della vita scolastica. Basti

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pensare alla “precoce” dismissione del laboratorio di informatica, dopo pochi anni di

attività, e all’opportunità di attuare una ristrutturazione di alcune aule scolastiche. È

un’intera concezione architetturale e infrastrutturale della scuola a dover cambiare, con la

proposizione di tutta una serie di problemi pratici connessi alla trasformazione delle aule

attuali in classi digitali, dotate di diversi strumenti tecnologici: adeguamento delle

cablatura, degli allacciamenti a internet, degli impianti elettrici, degli arredamenti anche

non digitali, il tutto rispettando le norme relative alla sicurezza. Ma si fanno avanti anche

altri interrogativi molto pratici: come e dove possono essere custodite le dotazioni

tecnologiche presenti in classe anche per salvaguardare la loro integrità nel tempo, quale

incidenza può avere la riorganizzazione dei banchi nell’aula, fino ad arrivare alle incidenza

sul lavoro dei collaboratori scolastici che devono garantire la pulizia dei locali. È chiaro che

la filosofia del “si è sempre fatto così” può determinare resistenze anche su questi aspetti

che magari possono essere secondari ma la cui mancata gestione può provocare malumori

nella scuola. Da questo punto di vista interviene il ruolo del Dirigente, con le sue capacità

di leader carismatico. Ritorneranno prepotentemente in causa le competenze relazionali del

DS se si considera che in queste sperimentazioni deve essere coinvolto l’intero consiglio di

classe. È presumibile quindi che andrà attuata un’opera di convincimento nei confronti di

qualche docente ancora restio di fronte a questo tipo di innovazione o preoccupato dai

carichi di lavoro aggiuntivi prospettati dall’attuazione di nuove modalità di lavoro.

La cifra economica messa a disposizione per gli investimenti tecnologici delle scuole con il

progetto Cl@ssi 2.0 può essere considerata indicativa del significativo impegno finanziario

richiesto per l’applicazione più evoluta e integrale dell’e-learning, applicazione

rappresentata, come abbiamo visto, dalla classe digitale. Questo livello di immissione delle

tecnologie nella scuola pone quindi al Dirigente il serio problema della sua sostenibilità

didattica, pedagogica, organizzativa e gestionale, che appare molto più “critica” rispetto al

livello “base” di innovazione tecnologica descritta nel presente lavoro. Secondo quanto si è

detto, infatti, l’E-learning 2.0, nei suoi scenari futuribili di cui si ravvisano però le prime

sperimentazioni concrete, non si riduce all’utilizzo di questa o quella tecnologia hardware

o software, ma punta a trasformare radicalmente l’ambiente di apprendimento nelle nostre

scuole e il modello metodologico di riferimento per la didattica. Un punto critico di queste

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sperimentazioni, come quella ministeriale di “Cl@ssi 2.0”, è la loro temporanea attuazione

solo in una classe campione all’interno di una scuola, con il coinvolgimento quindi di un

unico Consiglio di Classe. In generale, nei contesti attuali, l’uso intensivo delle dotazioni

tecnologiche nella pratica didattica quotidiana è sperimentato solo da alcuni docenti in

alcune discipline. Ciò mette a rischio, come vedremo, l’omogeneità del servizio offerto

dall’istituto, di cui è garante il Dirigente Scolastico, responsabile, per legge, della gestione

unitaria della scuola che governa.

II.7. La leadership del Dirigente

Come abbiamo visto, l’integrazione dell’e-learning nella pratica didattica ordinaria di in

istituto scolastico costituisce un severo banco di prova per la leadership del Dirigente. Una

prima possibile sfida, secondo quanto si è accennato, consisterà nella possibilità di

convincere il Collegio Docenti circa la bontà di questa innovazione, superando resistenze e

malumori magari proprio degli insegnanti più esperti e per questo motivo abituati ad una

didattica tradizionale. Poiché quindi difficilmente tutto il corpo docente nella sua interezza

sarà disposto a riconoscere la spendibilità e la sostenibilità didattica dell’e-learning e dei

suoi strumenti, il Dirigente dovrà combinare la ricerca della motivazione degli insegnanti

con l’esercizio di una funzione specificamente a lui affidata, quella di assicurare la gestione

unitaria dell’Istituto che governa14. Il rischio è infatti quello che l’introduzione (non

mediata e gestita) di una innovazione di questo genere a scuola possa determinare le

condizioni per una pratica didattica “a macchia di leopardo”. In alcune sezioni, da parte di

alcuni Consigli di Classe o di singoli insegnanti, si attuerebbe una metodologia didattica

innovativa mentre in altri verrebbe conservato il modello tradizionale. Oltre ad essere

disorientante per le famiglie (con conseguente percezione di corsi di serie A e serie B),

questa disomogeneità metodologica potrà disorientare gli stessi ragazzi. Diventa quindi

particolarmente strategico e opportuno un raccordo con i genitori e le famiglie affinché

possano interpretare e cogliere correttamente punti di forza e di debolezza, opportunità e

rischi insiti nell’uso didattico delle nuove tecnologie. Per garantire la gestione unitaria

dell’istituto anche in merito all’utilizzo di questo dispositivo pedagogico, il Dirigente dovrà

far leva sulle sue funzioni e sulle sue competenze relazionali, di leader educativo e

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organizzativo, integrando l’innovazione tecnologica a livello di mission e di vision

istituzionale della scuola che è stato chiamato a gestire. Diversi sono i possibili livelli di

integrazione delle nuove modalità dell’e-learning 2.0 all’interno dell’Istituto. Secondo una

scala crescente è possibile individuare un livello pioneristico, un livello di supporto, un

livello strategico, un livello mission critical, un livello trasformativo. L’intervento del

Dirigente Scolastico afferisce soprattutto ai livelli tre e quattro (mentre gli altri riguardano

più i docenti). Essi prevedono un ricorso alle nuove tecnologie di tipo non residuale, ma

ordinario e strutturato rispetto all’offerta formativa, creando le condizioni affinché le

tecnologie giungano a trasformare le pratiche didattiche.

II.8. L’aspetto gestionale e la prospettiva economico-finanziaria

Entrando nella prospettiva della sostenibilità economico-finanziaria, l’impegno economico

per l’adeguamento delle tecnologie presenti a scuola può essere considerato un vero e

proprio “investimento”. La dotazione di strumenti, servizi e risorse tecnologiche porta a

prospettare infatti l’attuazione di forti “economie di scala”, rendendo così particolarmente

vantaggiosa, sul piano dell’efficienza economica, l’attivazione di processi di

insegnamento/apprendimento in modalità di e-learning. Anche da questi punti di vista, si

aprono interessanti scenari per il Dirigente in ordine all’organizzazione di un’offerta

formativa flessibile, modulare, efficace ed efficiente. Aprire un nuovo blog, un nuovo wiki

o un nuovo canale televisivo di WebTV è operazione del tutto agevole, veloce e soprattutto

gratuita, se si pensa che in internet sono disponibili molte applicazioni che consentono

l’utilizzo (o l’istallazione sulle proprie strutture) di questi servizi in modalità free, quando

non addirittura in modalità open source, cioè apertamente riutilizzabile o riadattabile.

Anche questo è un frutto benefico della natura sociale e democratica di internet, che

permette la condivisione delle risorse e degli strumenti tecnologici di volta in volta messi a

punto. Una volta implementata l’infrastruttura tecnologica di base e acquisito il know-how

per l’attivazione di questi servizi, non ci sono particolari ed ulteriori costi in termini di

spesa economica o di tempi di apprendimento. Inoltre, uno stesso blog non presenta

particolari limiti di utilizzo: ad esempio, può essere utilizzato nel corso di diversi anni

scolatici per pubblicare online il giornalino scolastico. Teoricamente non ci sono neanche

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limiti per l’integrazione di più servizi e strumenti all’interno di uno stesso sistema. È

possibile attivare quanti blog o wiki si vogliono: come abbiamo visto, è possibile soprattutto

utilizzare gli stessi strumenti per altri usi e finalità. L’unico vincolo è quello di avere

sufficiente spazio sul disco fisso presso il quale concretamente si usufruisce del servizio di

hosting15, ed aver scelto una configurazione che permetta di attivare più domini web

collegati ad altrettanti archivi di dati (database). Più in generale l’infrastruttura e i servizi

tecnologi di cui la scuola si dota sono garanzia di flessibilità perché possono essere

utilizzati per diversi scopi: ad esempio con questi strumenti il DS, oltre alla formazione in

servizio, potrà perseguire anche altra importanti finalità come l’integrazione dei ragazzi

diversamente abili o degli alunni stranieri in una prospettiva di multiculturalità.

Per questi motivi, in un’ottica di gestione finanziaria, l’e-learning diventa così sinonimo di

efficienza ed economicità. Questi vantaggi appaiono ancor più palesi se si pensa che in

questo modo la scuola, pressoché a costo zero o con spese ridottissime, può erogare un

servizio rivolto contemporaneamente a migliaia di persone sul territorio. In tempi di

riduzione di organico, di contingentamento di risorse umane, economiche e strumentali (il

cui impiego risulta invece molto dispendioso e rilevante nel caso di attivazione delle

corrispettive azioni formative in presenza) l’e-learning offre al Dirigente una valida

soluzione alternativa. Si pensi alle recenti esperienze e sperimentazioni condotte da alcune

scuole relativamente all’utilizzo di un canale scolastico televisivo online per erogare

contenuti formativi finalizzati al conseguimento della patente europea del computer ECDL.

Di fronte all’impossibilità di erogare la corrispondente attività opzionale/facoltativa in

presenza (a causa di rilevanti vincoli economici), il Dirigente Scolastico non si è arreso, ma

si è avvalso delle potenzialità offerte dell’e-learning per garantire un servizio formativo

almeno in parte analogo. Appare chiaro come questa applicazione possa estendersi anche

ad altri contenuti disciplinari e ad altri scopi, in particolare per l’erogazione di percorsi

formativi su argomenti extracurricolari o multidisciplinari, che spesso non trovano una

collocazione specifica e autonoma all’interno dell’organizzazione curricolare. Alcuni

esempi possono essere l’orientamento in entrata ed in uscita, l’educazione alla salute,

all’ambiente, la patente per il ciclomotore, la prevenzione alla tossicodipendenza: si tratta

di attività che sono istituzionalmente richieste ma che non hanno né tempi né spazi propri.

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Infine, come abbiamo visto, il Dirigente Scolastico non dovrà trascurare le potenzialità

degli strumenti di e-learning anche per attuare la formazione interna del personale

scolastico in servizio, trovando in ciò una ulteriore possibile applicazione di questo

strumento educativo.

L’offerta formativa mista (o blended) che la scuola può configurare dimostra chiaramente

come il dispositivo pedagogico dell’e-learning renda un benefico servizio all’efficacia,

all’efficienza, alla flessibilità organizzativa, creando le condizioni per un’offerta formativa

diversificata, innovativa e adattabile alle varie circostanze e contingenze (anche

straordinarie) che di volta in volta si determinano. Un caso specifico in cui l’erogazione

formativa in modalità di e-learning risulta una scelta obbligata (più che il frutto di una

preferenza ispirata a criteri di efficacia ed efficienza) è quello rappresentato dall’utilizzo

degli strumenti tecnologici per la formazione a distanza dei ragazzi impossibilitati a

frequentare la scuola. Un esempio è quello relativo alle esperienze di “Scuola in Ospedale”

o alle azioni formative dedicate a studenti lungodegenti. In questi particolari contesti, la

disponibilità di sistemi di erogazione in e-learning, a distanza, costituisce un supporto

pressoché imprescindibile per garantire la continuità del diritto all’istruzione anche per gli

alunni più sfortunati.

Diverso è il caso, come abbiamo visto, della sostenibilità gestionale, in termini economici-

finanziari, delle sperimentazioni che prevedono un inserimento massiccio ed integrale delle

nuove tecnologie nella pratica didattica. Da questo punto di vista il Dirigente dovrà

avvalersi in primo luogo dell’autonomia finanziaria concessa alle scuole autonome e dotate

di personalità giuridica, ai sensi del comma 5, art. 21 della Legge 59/1997. Questa norma

prevede che la scuola possa usufruire della dotazione finanziaria «senza altro vincolo di

destinazione che quello dell’utilizzazione prioritaria per lo svolgimento delle attività di

istruzione, di formazione e di orientamento proprie di ciascuna tipologia e di ciascun

indirizzo di scuola». Attualmente, per favorire l’introduzione delle tecnologie nella scuola,

sono disponibili diversi Piani, Azioni, Sperimentazioni ministeriali (come appunto

l’iniziativa denominata “Cl@ssi 2.0”), a cui le scuole possono aderire per ricevere

finanziamenti. Vengono indetti, inoltre, molti concorsi che premiamo con quote in denaro

anche piuttosto consistenti progetti scolastici di innovazione tecnologica o prodotti

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multimediali realizzati da classi o singoli studenti. Il Dirigente Scolastico può usufruire di

queste entrate economiche integrative per ampliare la dotazione informatica (in termini di

dispositivi e di servizi) della propria scuola. L’autonomia di spesa si declinerà però

soprattutto per il Dirigente Scolastico come possibilità di integrare la dotazione finanziaria

con altri finanziamenti, reperiti liberamente e autonomamente anche da fonti non statali,

come Fondazioni, Enti Locali, Aziende, Privati. In questa prospettiva, l’introduzione delle

tecnologie nelle scuole misurerà la leadership del DS, intesa come sua capacità di elaborare

una progettualità meritevole di reperire finanziamenti o sponsorizzazioni, in una logica di

apertura e di raccordo con il territorio.

II.9. L’apertura al territorio

Se le risorse e gli strumenti del Web 2.0 sono funzionali ad una ristrutturazione

dell’organizzazione didattica interna alla scuola, si propongono però come dispositivi validi

anche per gestire e coordinare il rapporto e l’interazione con il territorio, fattore strategico,

questo, per l’istituzione scolastica in regime di autonomia. Da questo punto di vista, le

potenzialità offerte dai nuovi strumenti tecnologici per la condivisione delle risorse, la

comunicazione e il dialogo fanno pensare ad un loro utilizzo, ad esempio, per realizzare una

progettazione realmente integrata tra scuola e territorio. Volendo esemplificare,

l’attivazione di un wiki permette concretamente la progettazione collaborativa e la “co-

costruzione” distribuita e corresponsabile dell’offerta formativa da parte della scuola e

degli altri enti territoriali presenti sul territorio. Come è noto, se la progettazione integrata

risulta uno dei più validi indicatori della flessibilità e quindi dell’autonomia raggiunta

effettivamente da una scuola, il rispetto delle esigenze territoriali deve trovare espressione

nel POF per obbligo di legge16.

Il Dirigente Scolastico dovrà inoltre riflettere sulle potenzialità dell’e-learning che permette

di attuare in pochi passi un’azione formativa contemporaneamente visibile da un numero

molto alto di utenti sul territorio. Ciò consente quindi l’erogazione di un servizio formativo

molto capillare: è come se la scuola integrasse e ampliasse la propria offerta creando

molteplici occasioni e momenti di apprendimento “distribuito” anche fuori dai tempi

(“suono della campanella”) e dai luoghi fisici della scuola (“i confini dell’aula”),

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accessibile e attivabile - al limite - presso ogni PC presente in ogni ambiente domestico. Per

questo aspetto, il DS potrà realizzare in pieno le istanze di flessibilità didattica provenienti

dalle indicazioni normative dell’autonomia organizzativa, laddove esse prevedono un

utilizzo «delle tecnologie anche in orari extrascolastici». (cfr. L. 59/97, art. 21, co. 10). Se,

come abbiamo visto, l’e-learning prevede una dilatazione dei tempi e dei luoghi di

apprendimento, il servizio formativo potrà essere così “a ciclo continuo”, “ventiquattr’ore

su ventiquattro”, ma sarà anche molto più soggetto al controllo e alla verifica del territorio.

L’utilizzo delle nuove tecnologie contribuirà così a determinare un avvicinamento tra la

scuola e le famiglie degli studenti. Queste ultime (come anche altri utenti esterni alla

scuola) potranno, ad esempio, accedere ad alcune lezioni erogate via web, fruire di podcast

audio/video e verificare ad esempio la qualità, la ricchezza e la chiarezza dei materiali

formativi messi a disposizione o delle spiegazioni erogate online, potendosi così costruire

un giudizio autonomo e personale sul servizio offerto dalla scuola. Ciò, oltre ad

assecondare il principio della libertà di scelta delle famiglie, può aumentare la sensibilità

della scuola stessa verso una prospettiva culturale di rendicontazione sociale e di

“accountability” esterna verso il territorio. Questa attenzione, alla lunga, non potrà che

innescare il ciclo virtuoso del miglioramento continuo della qualità del servizio offerto,

miglioramento che avvantaggerà sia fornitori che clienti. Inoltre, la visibilità garantita

dall’e-learning sarà anche strumento e garanzia di una gestione trasparente da parte

dell’amministrazione scolastica. Più in generale, il territorio e la società locale usufruiranno

di un altro importante beneficio offerto dalla scuola grazie all’e-learning, quello di poter

contare, in prospettiva, su risorse umane dotate di competenze informatiche, così

fondamentali e strategiche per l’inserimento nel mondo del lavoro oggi. Anche da questo

punto di vista la scuola potrà assolvere ad uno dei suoi compiti istituzionali, quello di

ottemperare alle aspettative dei sui clienti “ultimi”, cioè la società civile e il mondo del

lavoro e della produttività locale, offrendo così il suo prezioso contributo per la crescita

umana, sociale, economica e professionale del contesto territoriale.

Per tutto quanto detto finora, la presenza all’interno del piano dell’offerta formativa di

azioni formative erogate secondo le nuove modalità dell’e-learning 2.0, non costituisce

solo una questione d’immagine per la scuola, risolvibile magari con un sito efficiente e

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aggiornato, ma è una condizione davvero necessaria per la progettazione di un servizio

educativo efficace, efficiente e rispettoso dei bisogni formativi della persona. Tuttavia la

notevole amplificazione della visibilità territoriale ottenuta dalla scuola grazie all’e-

learning permetteranno al Dirigente Scolastico di usufruire di questa potenzialità per

“ufficializzare” accordi o partnership con altri enti o sponsor che vogliano a loro volta

rendere noti i propri servizi. Le funzionalità tecnologiche rendono particolarmente agevoli

queste operazioni di “pubblicizzazione” reciproca, tramite inserimenti sulle pagine web di

banner informativi o link incrociati. Qualora, infine, la scuola acquisisse uno specifico

know-how nell’erogazione di formazione in modalità di e-learning potrebbe ricoprire il

ruolo di partner specializzato nei confronti delle imprese presenti sul territorio che

volessero servirsi di questo innovativo strumento per formare il proprio personale, ad

esempio quello neoassunto. Ciò permetterebbe di legare ulteriormente scuola e territorio,

scuola e mondo produttivo, creando nuovi circoli virtuosi e anche proficue occasioni per

l’attivazione di percorsi in alternanza “scuola-lavoro”17.

Anche dal punto di vista dei rapporti scuola-territorio, l’e-learning, tendendo a ridare

spazio sul piano politico al ruolo della comunità locale, si offre così come uno strumento

funzionale per l’attuazione dell’autonomia scolastica e per una almeno parziale

disgregazione di quel centralismo statale che si è progressivamente solidificato attorno

all’asse di nicchia costituito dal rapporto scuola, Provveditorato/U.S.P., Sovraintendenza

Scolastica/Ufficio Scolastico Regionale, Ministero.

II.10. E-learning 2.0: la valutazione e la certificazione delle competenze

Come abbiamo visto, l’e-learning di seconda generazione propone un nuovo modo di

intendere l’insegnamento e l’apprendimento. La sua introduzione in un contesto formativo

formale come quello scolastico presenta quindi significative ripercussioni su una tra le

pratiche più delicate della didattica quotidiana e concreta, ovvero quella relativa alla

valutazione delle competenze e anche alla loro certificazione, pratica che necessita

particolare attenzione da parte del Dirigente Scolastico. Ciò non solo per la possibilità

prospettata al docente di dover valutare nuovi tipi di “prodotti” culturali realizzati dagli

studenti, e che costituiscono il deposito di conoscenze, abilità e competenze da loro

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maturate ad un determinato stadio del percorso formativo: ci riferiamo ad esempio ad uno

scritto “postato” sul blog di classe, ad un contributo offerto sul wiki per la stesura

collaborativa di un testo, al podcast audio realizzato per fissare un proprio commento

vocale o una propria interpretazione orale su argomenti proposti in classe. L’innovazione

principale non concernerà neanche esclusivamente l’opportunità di valutare nuove

competenze informatiche relative all’utilizzo dei principali strumenti che sono stati resi

disponibili di recente dalla rete internet.

Siccome le nuove forme educative coinvolgono la natura stessa dell’apprendimento rispetto

al modello tradizionale, emergeranno nuove istanze valutative che devono fare riferimento

all’orizzonte dei requisiti tipici che caratterizzano i processi cognitivi assistiti dalle nuove

tecnologie. In generale, queste nuove istanze valutative riguardano abilità e competenze che

afferiscono all’acquisizione di padronanza dei propri processi di apprendimento e

all’autoconsapevolezza circa la costruzione della conoscenza. In questo modo, anche la

valutazione potrà essere coerente ed omogenea con la prospettiva fortemente “learner-

centered” dell’apprendimento digitale, in cui il soggetto (co-)gestisce attivamente i percorsi

della propria crescita formativa. Inoltre, poiché l’e-learning si configura come

apprendimento significativo, caratterizzato dalla ricerca di contiguità con altri processi

della vita quotidiana e dalla conseguente proposta di contenuti “rilevanti”, anche attraverso

le prove valutative lo studente dovrà percepire che ciò che studia gli è utile per affrontare

meglio le richieste che gli pone la vita quotidiana. La valutazione dovrà quindi valorizzare

questa “contiguità”, proponendo il più possibile richieste valutative “autentiche”, che cioè

facciano riferimento a contesti e situazioni “real-life”, aiutando lo studente a sviluppare una

maggiore comprensione della realtà. Valutare l’apprendimento nell’e-learning richiede

quindi una notevole disponibilità all’autoriflessività da parte del docente e dei dirigenti.

Occorre infatti aver sempre presente le dimensioni specifiche che abbiamo individuato

come aspetti caratterizzanti l’apprendimento digitale e individuare per ciascuna di esse

alcune corrispondenti istanze valutative. Poiché con il termine “competenza” si intendono

abilità e conoscenze agite in situazione, quindi in uno specifico e circostanziato contesto

temporale, ambientale e sociale, anche i vari indicatori dovranno essere espressi in forma

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qualitativa, narrativa, descrittiva ed “ecologica” per accordarsi con la natura dinamica

dell’agire stesso.

A conclusione di questo paragrafo sulla valutazione può essere opportuna qualche

considerazione sulle modalità con cui effettuare operativamente le verifiche valutative. Gli

strumenti dinamici, collaborativi e funzionali ad una agevole pubblicazione e condivisione

di materiali e risorse si prestano a creare ambienti adatti anche per verifiche formative in

itinere. Sono disponibili a titolo gratuito in rete numerosi tool che permettono di creare e

personalizzare direttamente online test con diverse tipologie di esercizi (a scelta multipla, di

completamento, ecc.). Occorre però precisare che anche la più rosea fiducia pedagogica e

operativa nell’E-learning 2.0 non deve portare a ritenere che le verifiche finali a carattere

sommativo possano essere attuate con la mediazione delle tecnologie informatiche. Quando

è in gioco la valutazione conclusiva e la certificazione “ufficiale” delle competenze, è

opportuno che la verifica venga svolta in presenza. Questa è l’unica (o comunque più certa)

garanzia che non intervengano fattori esterni. È vero che ad esempio una webcam potrà

trasferire l’immagine e il sonoro dello studente impegnato nella verifica valutativa,

permettendo così il riconoscimento della sua identità, ma è altrettanto vero che non

riusciremo a verificare se al di là dello schermo qualcuno o qualcosa possa fornirgli degli

aiuti. Queste considerazioni portano quindi a ritenere l’e-learning già fin da ora, nello

scenario tecnologico attuale, sia uno strumento idoneo per la valutazione, purché però essa

sia di tipo formativo e sia effettuata in itinere rispetto allo svolgersi del percorso formativo.

II.11. E-learning 2.0: dal portfolio all’e-portfolio

Come abbiamo visto, l’integrazione di sistemi di apprendimento in modalità e-learning

all’interno di contesti formali ha ricadute anche sulle attività più consolidate che da sempre

caratterizzano la prassi didattica scolastica, prevedendo il possibile inserimento di nuovi

dispositivi pedagogici o un uso diverso e più evoluto di quelli già in vigore. Un caso

rappresentativo in questo senso è quello del portfolio a proposito del quale, sull’onda delle

nuove pratiche apportate dall’apprendimento elettronico o digitale, si è incominciato a

parlare di una sua possibile evoluzione nella versione elettronica, denominata appunto e-

portfolio. Anche questo aspetto risulta rilevante per il Dirigente Scolastico.

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Come è noto, il portfolio è uno strumento che è tanto attuale nella riflessione pedagogica

contemporanea (poiché viene elevato alla dignità di importante passaggio verso modelli di

innovazione del processo formativo in chiave costruttivista) quanto il suo uso è limitato e

trascurato nella pratica scolastica quotidiana, nel cui contesto viene percepito, nel migliore

dei casi, come un ennesimo impegno da assolvere per rispettare una prescrizione dall’alto.

In questo senso il portfolio sembra condividere la medesima sorte di altri dispositivi

proposti dalla riflessione pedagogica con le migliori intenzioni ma poi derubricati dal

sistema ad appendici formali di una concezione dell’apprendimento come evento artificiale

e prescrittivo, come esperienza separata rispetto alla vita.

Il portfolio può essere definito come una raccolta ragionata dei prodotti culturali elaborati

dallo studente nel suo percorso di apprendimento. La sua funzione è quindi sia quella di

presentare ed esibire ad un pubblico esterno in maniera organica le competenze maturate

dagli studenti ai fini di una valutazione “a consuntivo”, sia quella di rendere evidenti ai

discenti stessi i risultati del processo di maturazione per permettere loro un’auto-riflessione

critica e personale su punti di forza, di debolezza e su possibili ulteriori vie di

miglioramento: questo momento prevede quindi la sospensione del giudizio valutativo in

senso stretto da parte di terzi. Queste due contemporanee finalità a cui tenta di ottemperare

il portfolio appaiono tra loro difficilmente conciliabili e conferiscono a questo strumento

una certa debolezza e ambiguità. Appare difficile armonizzare in un dispositivo chiuso e

strutturato sia l’obiettivo di consuntivare competenze alla fine di un percorso formativo sia

quello di accompagnare invece lo studente in modo flessibile durante il percorso in fieri

della sua crescita.

La versione elettronica del portfolio si ripromette di ovviare a queste criticità, intendendo

favorire una migliore e più aperta integrazione tra la dimensione formativa formale e quella

informale. La versione elettronica si presenta come una collezione di risorse digitali

(documenti, clip multimediali, link a risorse, note, ecc.) capace di fornire ai diversi attori

del processo formativo accessi a differenti funzioni. Il vantaggio dell’e-portfolio rispetto al

portfolio tradizionale è quello di una maggiore flessibilità, apertura e possibilità di

personalizzazione: gli elaborati raccolti e classificati sono per loro natura facilmente

aggiornabili, modificabili, ri-ordinabili, incrementabili. In questo senso l’e-portfolio si

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configura come uno strumento più idoneo per accompagnare fedelmente la vita e i domini

conoscitivi controllati dallo studenti. L’e-portfolio permette poi un allargamento degli

orizzonti prevedendo riferimenti anche a risorse esterne, presenti sulla rete, e introducendo

così anche quella dimensione della connettività in rete e dell’interrelazione con altri utenti

che tanto qualifica l’apprendimento sociale di oggi. Tuttavia anche l’e-portfolio non risolve

e non compone pienamente la duplice e contraddittoria finalità a cui vuole rispondere il

portfolio, offrendosi come uno strumento finalizzato sia alle esigenze della valutazione

formale sia a quelle dell’auto-riflessività formativa da parte dei discenti. Inoltre anche l’e-

portfolio, come il suo “fratello maggiore” cartaceo, pare orientato ad una visione che vede

educazione formale e informale come momenti tra loro accostabili ma comunque separati.

Infine il focus appare sempre direzionato sui risultati finali (elaborati, documenti, contenuti

prodotti) più che sul reale processo seguito per giungere agli apprendimenti, sugli strumenti

utilizzati e sui percorsi intrapresi. Proprio per assecondare e valorizzare al massimo la

natura qualitativa, dinamica, narrativa, diacronica del processo formativo, piuttosto che

quella statica, sincronica, classificatoria dei risultati finali, la riflessione pedagogica interna

all’e-learning ha ritenuto opportuno proporre un’ulteriore evoluzione migliorativa anche

rispetto all’e-porfolio. Attualmente, questo nuova frontiera della riflessione teorica e

operativa sul portfolio è rappresentata da Elgg, un’applicazione Open Source messa a punto

da un gruppo di ricercatori tedeschi (TOSH e WERDMULLER 2004) che integra gli elementi

di un e-portfolio con strumenti di weblogging e social network. È particolarmente

significativo come l’asse portante e il nucleo centrale di questo nuovo dispositivo

pedagogico non sia rappresentato dai rigidi strumenti di classificazione del (e-)portfolio,

ma da una risorsa dinamica, aperta, flessibile, narrativa come il blog. Quest’ultimo è uno

strumento particolarmente idoneo per strategie di scrittura e di narrazione libere, che

prevedano ampliamenti secondo diramazioni orizzontali e che non fissino in modo rigido il

processo formativo, ma lo lascino fluire liberamente assecondando l’espressività, il

racconto di sé, l’auto-riflessività da parte del soggetto. Il nome Elgg in diverse lingue

scandinave significa “alce”. Proprio come le robuste e fitte ramificazioni delle corna del

maestoso animale, Elgg è un sistema che si propone di integrare in un unico scenario dagli

orizzonti sfumati e flessibili tutte le risorse, gli strumenti, i depositi culturali che formano

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l’ambiente e il processo di apprendimento per il soggetto. Se ben si ricorda, il limite del

modello a cui si ispira il portfolio (anche nella sua versione elettronica) era quello di una

difficile e non riuscita integrazione tra momento formale e momento informale all’interno

di un continuum educativo unitario, “clima culturale” attraverso il quale avviene oggi

l’apprendimento da parte del soggetto quasi per osmosi. Come abbiamo detto, questo

continuum viene definito dalle moderne teorizzazioni pedagogiche Personal Learning

Environment (PLE): ruotando intorno al soggetto, promette di accompagnarlo durante la

sua vita, superando così i limiti di logiche funzionalistiche rispetto a specifiche e

temporanee esperienze formative istituzionali. Anche da questo punto di vista, Elgg, dando

piena e completa visibilità a quel sempre più ampio e complesso paesaggio di

apprendimento (Personal Learning Landscape) che circonda il soggetto, si dimostra come

uno strumento più idoneo rispetto al portfolio per riflettere il PLE, cioè per documentare e

certificare in modo attendibile, diacronico e aperto anche agli sviluppi futuri il suo processo

formativo, sempre fluido, dinamico e in evoluzione. Configurandosi quindi come un

dispositivo spontaneo e naturale, non im-posto o dis-posto, il cui controllo è affidato

saldamente allo studente anziché all’istituzione, questa nuova versione del portfolio ha

davanti a sé più concrete possibilità di una reale ed effettiva introduzione all’interno della

prassi didattica quotidiana delle nostre scuole. Nella figura che segue è riportata una

possibile visualizzazione del modello concettuale alla base di Elgg.

Fig. 4 – Un modello concettuale di Personal Learning Landscape in cui si nota la centralità di Elgg: questo strumento integra,

all’interno di una rete di connessioni, funzioni specifiche proprie e risorse provenienti da applicativi esterni (fonte TOSCH 2005 in

BONAIUTI 2006)

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I I I. L A PROSPETTIVA GIURIDICO -NORMATIVA

Da un punto di vista generale, come abbiamo già visto, la possibilità per il Dirigente

Scolastico di ricorrere al “dispositivo pedagogico - strumento organizzativo” dell’e-

learning trova le sue legittimazioni giuridiche nel quadro normativo che disegna per le

scuole italiane un regime di autonomia giuridica e organizzativa e che è costituito dalle

disposizioni di legge derivate dal fondativo articolo 21 della Legge 59/1997. In particolare

il comma 8 del predetto articolo individua nell’«introduzione delle tecnologie innovative»

una delle espressioni dell’autonomia organizzativa concessa alla scuole.

In quanto l’e-learning si configura come un apprendimento libero dai vincoli spazio-

temporali, permette al Dirigente di attuare un altro principio cardine connesso

all’autonomia organizzativa, ovvero la flessibilità didattica. La possibilità per uno studente

di apprendere in modalità di e-learning, nel proprio ambiente scolastico o al di fuori

dell’orario e dei luoghi canonici dell’insegnamento, sembra rientrare nella fattispecie di

flessibilità disegnata dal comma 10 del citato art. 21 della L. 59/1997, che prevede un

utilizzo delle «tecnologie anche in orari extrascolastici».

Il Dirigente Scolastico dovrà quindi possedere una piena contezza normativa delle

potenzialità dell’e-learning come strumento che permette a chi governa una scuola di dare

piena attuazione alle previsioni giuridiche sull’autonomia scolastica. Anche grazie

all’introduzione delle tecnologie a scuola, il DS potrà infatti adempiere alle funzioni a lui

assegnate come garante della qualità del servizio presso la comunità.

Tutto ciò avviene anche conformemente a quanto indicato da una delle norme fondamentali

del percorso legislativo autonomistico, ovvero il Dlgs 59/1998, che appunto disciplina «la

qualifica dirigenziale dei capi di istituto delle istituzioni scolastiche autonome». Ad

esempio, l’integrazione dell’e-learning all’interno dell’offerta formativa, configurandosi

come molto vantaggiosa dal punto di vista economico-finanziario, consente al Dirigente di

«organizzare l’attività scolastica secondo criteri di efficienza e di efficacia formative» (art.

25 bis, comma 2)18. L’economicità deve essere un criterio ispiratore dell’azione di gestione

operata dal Dirigente anche secondo il Regolamento delle Istituzioni Scolastiche approvato

con Decreto Legge 44/2001. Inoltre la molteplicità di declinazioni offerte

dall’apprendimento digitale di nuova generazione fa sì che il DS possa esercitare in modo

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idoneo un’altra delle sue competenze specifiche individuate dalla legge, ovvero quella di

promuovere «gli interventi per assicurare la qualità dei processi formativi e la

collaborazione delle risorse culturali, professionali, sociali ed economiche del territorio, per

l’esercizio della libertà di insegnamento, intesa anche come libertà di ricerca e innovazione

metodologica e didattica, per l’esercizio della libertà di scelta educativa delle famiglie e per

l’attuazione del diritto all'apprendimento da parte degli alunni» (art. 25 bis, comma 3).

L’integrazione dell’e-learning, promossa dal Dirigente, dovrà essere deliberata

“ufficialmente” dal Collegio dei Docenti: è questo l’organo collegiale che deve definire la

programmazione didattica d’istituto, esplicitata nel POF, avendo cura di innovare la

metodologia d’insegnamento con l’utilizzo di sussidi didattici appropriati (ai sensi

dell’art.3 del DPR 275/99 e, ancor prima, del Dlgs 297/94). La sperimentazione di

innovazione didattica – di cui l’e-learning costituisce forse l’esempio più significativo –

rientra quindi tra le funzioni previste dalle disposizioni normative per il Collegio Docenti.

In quanto poi le nuove modalità formative supportate dalle tecnologie consentono alla

scuola di realizzare fecondi rapporti con il territorio, l’e-learning permette alla scuola di

adempiere ad un importante obbligo di legge, quello di stendere un Piano dell’Offerta

formativa che rifletta le esigenze territoriali. Per questo è possibile affermare come l’e-

learning 2.0 nella possibile scuola 2.0 del futuro verifichi i tre pilastri attorno ai quali si

costruisce l’azione educativa nella prospettiva dell’autonomia: liberta di insegnamento per i

docenti, libertà di scelta per le famiglie, diritto di apprendimento per i ragazzi.

L’uso massiccio dei dispositivi tecnologici o addirittura la loro naturalizzazione in senso

logistico all’interno dell’ambiente classe, pone la necessità di una prima, importante,

attenzione normativa per il Dirigente, quella nei confronti del rispetto delle norme relative

alla sicurezza a scuola affinché sia sempre garantita l’incolumità di studenti, docenti e non

docenti. Tali norme sono fissate in particolare nel Decreto 26 agosto 1992 (prevenzione

incendi per l’edilizia scolastica), nel Testo unico sulla Sicurezza n.81 del 2008,

comprensivo del Decreto legislativo 626/94 (miglioramento della salute e della sicurezza

dei lavoratori), nel DM 10 marzo 1998 (sicurezza antincendio). Da questo punto di vista, il

Dirigente è severamente chiamato ad interagire con precisione e tempestività, verso

l’esterno, con gli Enti Locali proprietari dell’edificio scolastico (rispettivamente Comune

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per le scuole primarie e secondarie di primo grado e Provincia per le scuole secondarie di

secondo grado) affinché sia sempre garantita la messa a norma di laboratori e aule

informatizzate, quanto a impianti elettrici, ai carichi di energia e di tensione distribuiti, alla

localizzazione di cavi e prese nei locali così da evitare inciampi o incedenti. Nello stesso

tempo, in una logica invece interna alla scuola, il Dirigente dovrà interagire costantemente

con il docente o i docenti Responsabili della Sicurezza, affinché sia sempre monitorata e

tenuta in attenta considerazione la conformità dei locali informatizzati rispetto alla

normativa vigente.

Se quello sopra descritto è il quadro normativo generale, attualmente non sono però ancora

disponibili specifiche direttive o disposizioni che regolamentino in modo chiaro e preciso

l’uso didattico dell’e-learning in particolare nella prassi didattica quotidiana della scuola.

Ad esempio, non si hanno riferimenti normativi per quanto riguarda il riconoscimento

(specie in ordine alle problematiche relative ai tempi di erogazione e utilizzo) delle attività

eventualmente svolte dagli alunni secondo questa nuova modalità formativa, né si

conoscono indicazioni provenienti dal Ministero o si possono consultare POF e regolamenti

d’istituto (redatti dai Dirigenti Scolastici con i rispettivi staff) che contemplino ad esempio

la partecipazione a blog a wiki scolastici come attività in tutto e per tutto valide ai fini della

valutazione o delle certificazione delle competenze. È vero che la decisione da parte del

Dirigente Scolastico e del suo corpo docente di introdurre in una scuola l’innovazione

dell’apprendimento digitale si può considerare come espressione della piena autonomia

organizzativa, didattica, di sperimentazione, sviluppo e ricerca regolata dalle disposizioni

legislative in materia. Tuttavia si sente l’esigenza della disponibilità di norme che

nell’ambito specifico dell’e-learning armonizzino legittimi percorsi intrapresi da alcune

scuole in chiave autonomistica con l’individuazione di standard per la salvaguardia di un

quadro nazionale unitario, in cui siano assorbiti i rischi della frantumazione e della

popolarizzazione del sistema educativo.

A maggior ragione, attualmente, una scuola non può ricorrere ad indicazioni anche vaghe

sulla possibilità di attuare “ufficialmente” alcune opzioni o altre attività facoltative

utilizzando strumenti online e riconoscendone poi l’avvenuta frequenza e fruizione dei

materiali didattici da parte degli studenti (anche ai fini della certificazione delle

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competenze), attraverso sistemi di rilevazione di accessi o di tracciamento delle attività. In

questo scenario, pare che l’e-learning non possa ancora comparire come dispositivo

strutturalmente ed esplicitamente integrato nell’offerta formativa di una scuola esplicitata

nel POF. In pratica, un Dirigente che voglia progettare una proposta formativa in modalità

mista, cioè di “blended learning”, in cui le attività d’aula siano integrate e arricchite da

percorsi in e-learning secondo un setting equilibrato e corretto, non può contare su

indicazioni normative circa i rispettivi pesi e le proporzioni quantitative reciproche per un

corretto bilanciamento tra le due diverse tipologie di erogazione, se non il proprio buon

senso e l’analisi dell’utenza e del territorio. Diversi sono invece i casi dell’alta formazione

e dell’università per i quali si può disporre di alcuni specifici riferimenti normativi.

Infine, sempre per quanto riguarda gli aspetti di “vuoto normativo”, nel caso di piena

integrazione delle tecnologie nell’aula, il Dirigente Scolastico dovrà poter emanare

regolamenti interni che ammettano la presenza in classe dei diversi dispostivi tecnologici,

compresi eventualmente i cellulari.

Sono disponibili invece orientamenti legislativi per quanto riguarda l’aspetto della

pubblicazione di contenuti online. Infatti, quando ci si accinge a pubblicare documenti e

materiali interattivi e multimediali sul web, specie se erogati da enti pubblici e per finalità

educative (come nel caso della scuola) bisogna preoccuparsi di rispettare precisi vincoli

normativi dal punto di vista tecnologico e contenutistico. Per quanto riguarda il primo

aspetto, quello tecnologico, un riferimento giuridico di tipo prescrittivo è rappresentato

dalla cosiddetta Legge Stanca (n° 4/2004). Questa disposizione normativa prevede che i siti

web degli enti della Pubblica Amministrazione (e quindi anche delle scuole) siano costruiti

rispettando tecniche e requisiti che rendono i contenuti accessibili al maggior numero

possibile di persone, comprese quelle svantaggiate per handicap di tipo fisico o tecnologico.

Per questo motivo, ad esempio, bisogna adottare una serie di accorgimenti a favore dei non

vedenti o degli ipovedenti, come l’accompagnamento delle immagini con le corrispettive

descrizioni testuali, la possibilità di ingrandire le dimensioni del testo, o l’offerta di un

adeguato contrasto tra i colori per non affaticare la lettura. Per chi non è dotato di

strumentazioni tecnologiche di ultima generazione e poco efficienti, bisogna pensare ad una

presentazione dei contenuti flessibile, in modo che la loro fruizione risulti efficiente o

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comunque accettabile anche usufruendo di browser non aggiornati o disponendo di una non

adeguata capacità di connessione. Questa attenzione non risponde solo a vaghi sentimenti

democratici o di sensibilità verso le esigenze di tutti, ma può considerarsi come piena

attuazione di alcuni importanti principi costituzionali, quelli sanciti nell’art 3 (rimozione

degli ostacoli che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini) o - ancora più

direttamente per la scuola – negli artt. 33 e 34 (diritto/dovere di istruzione).

Nell’implementazione in proprio, affidata a docenti esperti del collegio, o nella scelta di

servizi già disponibili sulla rete, il Dirigente Scolastico dovrà preoccuparsi - quando se ne

serve per fini istituzionali formativi - che essi rispettino i requisiti di accessibilità sanciti

dalla Legge Stanca. Anche in questo modo verrà favorita un’esperienza di e-learning

flessibile e rispettosa della persona.

Per quanto riguarda l’aspetto contenutistico, come abbiamo avuto modo di sottolineare

nell’arco di questo lavoro, una delle cifre che qualificano il Web 2.0 rispetto alla precedente

versione del World Wide Web consiste nella possibilità di pubblicare agevolmente contenuti

sulla rete e di condividerli con gli altri utenti. Come si può intuire, il confine tra pubblico e

privato così come quello tra formale e informale, sta diventando sempre più sottile ed

elastico: ogni fatto, testo scritto, ogni fotografia o immagine sono costantemente a rischio

di diventare di dominio pubblico, disponibili ad un numero teoricamente illimitato di utenti.

Per questo motivo le tematiche giuridiche maggiormente interessate in questa prospettiva

sono quelle relative alla tutela della privacy e al diritto d’autore.

A proposito del primo aspetto, una rilevante preoccupazione del Dirigente (in quanto

rappresentante legale dell’istituzione) dovrà essere quella che nella versione digitale della

propria scuola, cioè negli ambienti in cui si attua erogazione di formazione e si svolgono

attività didattiche in modalità di e-learning, non sia violata la privacy di tutti gli attori

coinvolti. Per accedere alle applicazioni online occorre registrarsi: ciò fa sì che ogni

intervento o interazione abbia una precisa paternità, che risulta visibile e alla quale si può

risalire. È vero che ciascun alunno e docente potrà scegliersi un nickname, che almeno in

parte celi la propria identità rispetto a terzi esterni alla scuola, tuttavia almeno all’interno

della comunità virtuale le identità saranno facilmente riconoscibili, o lo dovranno

addirittura essere in modo univoco, se il docente usa questi strumenti tecnologici per

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finalità valutative. Da quest’ultimo punto di vista il Dirigente, dovrà fare in modo che siano

osservate le norme e le direttive vigenti in ordine alla pubblicizzazione delle valutazioni

ottenute dagli alunni. Inoltre, la facilità di pubblicazione di propri scritti o commenti sul

web combinata alla disponibilità di un pubblico potenzialmente illimitato – quale quello

della rete internet - configurano il rischio di situazioni lesive della dignità altrui o

addirittura la nuova fattispecie del reato di diffamazione a mezzo internet, ai sensi della

Legge n. 547/1993. Più in generale il Dirigente dovrà essere sensibile a tutte quelle

situazioni che possono essere afferenti alla nuova disciplina dei cosiddetti reati informatici,

introdotta dalla sopracitata disposizione di legge. Sono già purtroppo noti i casi recenti di

incriminazione di studenti anche minori per il reato di diffamazione a mezzo internet, a

seguito di pubblicazione di offese ed insulti ad insegnanti su un famoso social network, le

cui funzionalità sono del tutto analoghe a quelle offerte dagli ambienti per l’apprendimento

cooperativo in rete. Più in generale, infatti, se la rete internet è pensata e costruita per la

condivisione di dati, informazioni, file multimediali, l’attuale facilità con cui le moderne

tecnologie permettono di caricare o di scaricare dal web testi, immagini e fotografie, file

audio e video fa pensare alla rete come ad un “Far West” in cui tutto sia lecito. È pratica

consueta e attuata con preoccupante disinvoltura e leggerezza da parte di molti ragazzi

quella di scaricare da internet musiche, file audio, filmati di spettacoli coperti da diritti

d’autore oppure di pubblicare sul web video realizzati in proprio o da altri, senza la minima

preoccupazione di rispettare regole normative riguardanti la tutela della privacy o la

necessità di avere il consenso informato da parte delle persone di cui si sta divulgando in

modo così ampio l’immagine. La questione diventa ancora più delicata qualora si pensi alla

diffusione di immagini di minori o di persone che sono riprese a loro insaputa o in

situazioni che possono risultare lesive per la loro dignità etica o professionale. Sono

sufficientemente noti, purtroppo, casi di filmati di contenuto totalmente inadatto divulgati

sui grandi “video-server” (come YouTube) e provenienti da luoghi o contesti proprio

scolastici, dove invece la legalità e l’etica dovrebbero essere il più possibile garantite.

Diversamente da quanto si potrebbe pensare, se ci si pone nella prospettiva di assecondare

le potenti funzionalità offerte dai nuovi strumenti tecnologici, esistono norme di

riferimento, magari non perfettamente adeguate ai contesti formativi, ma comunque

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vincolanti anche per questo settore. Si è accennato come uno dei servizi più idonei e

funzionali ad applicazioni di tipo didattico è rappresentato dalla WebTV. Questo strumento

può permettere la simulazione di una lezione d’aula arricchita dall’erogazione di altri

materiali da fruire in modalità interattiva. Inoltre, tramite l’integrazione di una WebTV

all’interno del sito scolastico è possibile creare uno “School Channel”, il cui palinsesto

preveda la trasmissione di filmati realizzati dai ragazzi durante l’anno scolastico. Quando ci

si appresta a consultare o addirittura caricare filmati sulla rete, la tematica giuridica della

tutela della privacy assume di nuovo un’importanza rilevante. La normativa vigente in

materia di privacy scaturisce dalla Costituzione (articoli 15 e 21), dal Codice Penale (Capo

III – Sezione IV) e dal Decreto Legislativo 30 giugno 2003, n° 196, intitolato Codice in

materia di protezione dei dati personali. Quest’ultima disposizione giuridica, nota

impropriamente come Testo unico sulla privacy, abroga la precedente Legge 675/1996.

Quando si parla di tutela della privacy, è rilevante sottolineare la norma che prevede il

consenso informato delle persone riprese in fotografie o filmati, qualora abbiano un ruolo

centrale in questi documenti o la situazione contestuale non sia chiaramente di tipo

pubblico. A livello scolastico, sarà importante ricordare ai docenti (e questa cura dovrà

essere innanzitutto in capo al Dirigente, come responsabile legale della scuola) che occorre

sempre e preventivamente il consenso firmato dei genitori nel caso di diffusione di

immagini di minori.

Come si è precedentemente sottolineato, un altro vincolo normativo di cui occorre essere

particolarmente consapevoli quando si pubblicano contenuti sulla rete è quello relativo alla

tutela del diritto d’autore e della proprietà intellettuale. In questo campo, la normativa

italiana risale alla Legge 22 aprile 1941, n° 633 recentemente integrata dalla Legge 9

gennaio 2008, n° 2. Indicazioni importanti si trovano anche nel Codice Civile al Titolo IX.

Se ci riferiamo ancora all’esempio di un’applicazione di e-learning basata sulla

trasmissione online di filmati formativi, bisogna ricordare come sia sempre necessario porre

attenzione alle condizioni d’uso delle piattaforme che implementano la gestione e il

broadcast di questi video. Leggendo queste disposizioni contrattuali si può evincere, ad

esempio, come le piattaforme di erogazione (Glomera, LiveStream Mogulus, Youtube)

assumono i diritti patrimoniali derivanti dalla pubblicazione di un filmato attraverso i

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servizi da esse offerti, mentre la proprietà intellettuale rimane in capo alla persone che di

fatto hanno realizzato il documento multimediale. In pratica, quando si divulgano video sul

web grazie a servizi messi a disposizione da terzi (anche in forma gratuita) si cedono alcuni

diritti. Un caso del tutto analogo può essere quello delle immagini o fotografie pubblicate

su un blog scolastico. Esistono anche raccomandazioni internazionali ed europee che

disciplinano la proprietà intellettuale sul web. Un riferimento normativo è costituito dalla

direttiva Europea 95/46 (art. 29). Più in generale, le raccomandazioni comunitarie

rimandano all’osservanza dei trattati internazionali WIPO (World Intellectual Property

Organization – Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale) sul broadcasting.

In base a quanto detto, un uso scolastico guidato di queste potenti tecnologie, assolve

all’importante compito educativo di condurre i ragazzi ad un uso più consapevole,

responsabile (e quindi meno disinvolto) dei documenti che riproducono, sottoforma di testi,

immagini o di filmati, altre persone o proprietà intellettuali di terzi. Anche il rispetto di

queste norme costituisce un esercizio di cittadinanza attiva finalizzata al rispetto degli altri

e della loro dignità. La competenza digitale o globale riveste infatti una posizione strategica

all’interno dell’arco di competenze civiche e sociali richieste dalla società di oggi. E anche

per questo motivo, l’aspetto strumentale e tecnologico previsto dall’e-learning si può già

considerare come un “meta-esercizio” di quella cittadinanza attiva e consapevole che

costituisce una competenza strategica per i giovani di oggi. Infine, ma non per ordine di

importanza, non bisogna dimenticare principi generali che stanno alla base dei riferimenti

normativi esplicitati in questa sezione. La sperimentazione delle nuove tecnologie dell’e-

learning, arricchendo ed integrando le modalità tradizionali di “erogazione” dei servizi

didattici e permettendo un accesso anche a distanza ai contenuti di apprendimento (si pensi

alla già citata possibile applicazione per gli alunni in ospedale), va in direzione di una piena

attuazione dei principi costituzionali relativi al diritto/dovere allo studio (art. 33/34) e alla

rimozione di ogni ostacolo che impedisca il pieno sviluppo della persona umana (art 3). Per

tutti questi motivi, anche l’e-learning, come altri dispositivi pedagogici, assolve ad una

funzione non solo didattica ma soprattutto educativa, ponendosi propriamente come mezzo

e strumento per la crescita della persona umana, vero fine di ogni azione formativa.

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I NDICE

Introduzione .......................................................................................................................... I

I. La prospettiva Pedagogica ................................................................................................. 1

I.1. Aspetti storici: dall’online education all’E-learning 2.0............................................. 1

I.2. E-learning 2.0 e Web 2.0 a Scuola............................................................................... 4

I.3. L’apprendimento digitale nella scuola e nella “società della conoscenza” di oggi ..... 5

I.4. L’E-learning 2.0 e la personalizzazione dell’apprendimento..................................... 10

I.5. L’E-learning 2.0 come apprendimento contiguo con la vita quotidiana ................... 15

II. La prospettiva organizzativo - gestionale....................................................................... 17

II.1. Autonomia e innovazione nella scuola ..................................................................... 18

II.2. Una nuova organizzazione dei docenti da parte del DS ........................................... 21

II.3. Uno strumento su cui formare e con cui attuare la formazione in servizio .............. 25

II.4. Processo e vincoli di attuazione nella prospettiva del DS ....................................... 27

II.5. Modalità di monitoraggio e valutazione del processo .............................................. 29

II.6. La riorganizzazione dell’ambiente fisico di apprendimento e la classe 2.0 ............. 31

II.7. La leadership del Dirigente ...................................................................................... 36

II.8. L’aspetto gestionale e la prospettiva economico-finanziaria.................................... 37

II.9. L’apertura al territorio............................................................................................... 40

II.10. E-learning 2.0: la valutazione e la certificazione delle competenze ...................... 42

II.11. E-learning 2.0: dal portfolio all’e-portfolio ............................................................ 44

III. La prospettiva giuridico-normativa.............................................................................. 48

Bibliografia e Sitografia...................................................................................................... 56

Indice.................................................................................................................................... 58

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NOTE 1 Il termine Web 2.0 è stato coniato per la prima volta da O’Really Radar durante una sessione di brainstorming tra lui e Media Live International. Il neologismo apparve subito adeguato per indicare la nuova filosofia e la nuova svolta del Web a favore di una maggiore interattività, socialità e dinamicità di internet, come è dimostrato dal successo e dalla proliferazione in rete di applicazioni pensate per la condivisione e lo scambio di informazione e comunicazione. L’espressione E-learning 2.0 è stata invece proposta per la prima volta nel maggio 2005 da Stephen Downes, un ricercatore del CNR canadese, e indica un utilizzo delle tecnologie per realizzare apprendimento ispirato alla filosofia del Web 2.0. 2 Il termine “setting” è di derivazione psicoanalitica e indica l’insieme degli elementi stabili della situazione in cui si svolge il processo (KANEKLIN e OLIVETTI MANOUKIAN , 1990): comprende quindi l’ambiente, ma soprattutto «il ruolo dell’operatore, le sue teorie di apprendimento, la sua professionalità». 3 L’espressione “Digital Natives” indica le persone cresciute con la disponibilità delle tecnologie digitali e si contrappone all’espressione “Digital Immigrants” che si applica per le persone che sono cresciute prima delle tecnologie digitali e che quindi le hanno adottate in un secondo tempo. 4 Il dovere di questa considerazione delle aspettative sociali è assegnata esplicitamente al Dirigente Scolastico anche in altri Paesi europei, come ad esempio l’Inghilterra. 5 Per gli acquisti di dotazione informatica il Dirigente Scolastico dovrà bandire ad esempio una “gara” per arrivare a disporre di almeno tre preventivi, come indicato dai regolamenti. 6 L’opportunità per la scuola italiana di ricorrere alle nuove modalità formative dell’e-learning pare condivisa a livello ministeriale, cioè di amministrazione centrale. Si pensi alla recente attivazione del progetto Cl@ssi 2.0 (promosso nell’aprile 2009 dalla Direzione Generale per gli Studi, la Statistica e i Sistemi Informativi – DGSSSI – del MIUR), volto a dotare 156 classi del territorio nazionale di un’ampia varietà di attrezzature tecnologiche. La finalità connessa è ovviamente quella di introdurre nella pratica didattica quotidiana delle nostre classi il ricorso alle metodologie di insegnamento/apprendimento ispirate alla filosofia del web di nuova generazione. Anche nella denominazione del progetto, pare scorgersi un rimando alle diciture Web 2.0 e E-learning 2.0. 7 Secondo una recente statistica, addirittura l’80% delle conoscenze viene appreso dai ragazzi di oggi nei contesti di vita, al di fuori della scuola. 8 Ai sensi del comma 2 dell’articolo 25 bis introdotto dal Dlgs. 6 marzo 1998, n° 5 ad integrazione del Dlgs. 3 febbraio 1993, n° 29, «il dirigente scolastico assicura la gestione unitaria dell’istituzione, ne ha la legale rappresentanza, è responsabile della gestione delle risorse finanziarie e strumentali e dei risultati del servizio. Nel rispetto delle competenze degli organi collegiali scolastici, spettano al dirigente scolastico autonomi poteri di direzione, di coordinamento e di valorizzazione delle risorse umane. In particolare il dirigente scolastico organizza l’attività scolastica secondo criteri di efficienza e di efficacia formative ed è titolare delle relazioni sindacali». 9 Il ruolo di questo Organo Collegiale è definito a partire dal Dlgs 297/94. 10 Cfr. LISCIA 2007, pagg. 93-96.

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11Il termine, nato in campo economico, si diffonde poi nell’ambito delle scienze sociali per indicare colui che è “portatore d’interesse” nei confronti di un’iniziativa, di un progetto o, come nel nostro caso, di un progetto educativo formale. 12 Nei tre schemi sotto riportati sono rappresentati i modelli di interazione rispettivamente (da sinistra a destra) all’interno di una classe tradizionale, di una classe in cui il docente faccia un uso delle tecnologie solo residuale o comunque come “amplificazione” della lezione frontale, e infine di una classe in cui le tecnologie siano veramente integrate nella pratica didattica. In quest’ultimo modello gli strumenti e i dispositivi tecnologici sono naturalizzati all’interno dell’ambiente di apprendimento: non c’è scissione tra la dotazione tecnologica e il suo uso mediato dalla persona. Nella Scuola 2.0, che si avvale delle risorse del Web 2.0 e dell’E-learning 2.0, gli studenti (S), al centro di un processo educativo personalizzato, interagiscono sia con l’insegnante (I) sia con le tecnologie (TEC).

13 Molte considerazioni presenti in questo paragrafo sono state sollecitate proprio dalla partecipazione da parte di scrive al seminario di avvio del già citato progetto “Cl@ssi 2.0” promosso dal MIUR e tenutosi nei gironi 8,9 e 10 settembre dello scorso settembre al Centro Congressi “Milanofiori” di Assago. 14 Cfr. le funzioni attribuite al Dirigente Scolastico ai sensi del Dlgs 59/1998, art. 25 bis, comma 2. 15 Per le scuole si rende necessario acquistare un servizio di hosting quando non si dispone di un proprio web-server da cui erogare i servizi informativi e formativi. Nel caso dell’hosting la scuola acquista una quota di spazio su disco fisso di un web-server di terzi, con possibilità in genere di connessione a uno o più database: la manutenzione e l’aggiornamento dei file può avvenire “in remoto” tramite accesso FTP. 16 L’apertura al territorio è – secondo le disposizioni normative in materia – un tratto distintivo della scuola dell’autonomia: si pensi all’art. 25 bis, comma 3 del Dlgs 59/1998, secondo il quale il Dirigente Scolastico promuove «gli interventi per assicurare la qualità dei processi formativi e la collaborazione delle risorse culturali, professionali, sociali ed economiche del territorio». Inoltre ai sensi del comma 2 dell’art. 3, DPR 275/99, il POF delle scuola deve riflettere le esigenze del territorio e tener conto “della programmazione territoriale dell’offerta formativa”. 17 L’ “alternanza scuola-lavoro” è stata introdotta dall’art. 4 della Legge 53/2003 e prevede che sia possibile «svolgere l’intera formazione dai 15 ai 18 anni, attraverso l’alternanza di periodi di studio e di lavoro, sotto la responsabilità dell’istituzione scolastica o formativa, sulla base di convenzioni con imprese o con le rispettive associazioni di rappresentanza o con le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, o con enti pubblici e privati ivi inclusi quelli del terzo settore, disponibili ad accogliere gli studenti per periodi di tirocinio che non costituiscono rapporto individuale di lavoro». 18 Da questo punto di vista, l’introduzione delle tecnologie innovative, in quanto consente un utilizzo efficiente degli strumenti informatici – fino alla previsione di economie di scala – ottempera al principio di efficienza già espresso nell’art. 21, co. 8 della L. 59/1997 laddove si dice che «l’autonomia organizzativa è finalizzata …all’integrazione e al miglior utilizzo delle risorse e delle strutture».