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- - 71 I DISTRIBUZIONE E FREQUENZA DEI TEMPORALI NELL'ITALIA SETTENTR1ONALE di MAmo BOSSOLASCO (*) Riassunto -- Merc~ le osservazioni sui temporali raccolte in oltre duecento stazioni dell'Italia settentrionale~ durante periodi del sessantennio 1875-1935, ~ stata compilata una cartina della frequenza annua media dei temporali~ qui riprodotta ed illustrata. Successi- vamente viene pure esaminato l'andamento stagionale dell'attivit~ temporalesca ; infine si indica come tale attivit~ subisca delle alterazioni da un anno alraltro che costituiscono la eosidetta variazione secolare. Zusammenfassung -- Stfitzend auf die Angaben yon mehr als 200 meteor. Stationen~ wird in der vorliegenden Untersuchung die Gewitterh/iufigkeit in Ober-ltalien behandelt. Die benutzten Beobachtungen beziehen sich auf Perioden des Zeitraums 1875 his 1935, v~n mindestens 5 Jahren. Die betreffenden Ergebnisse sind graphisch dargestellt. Daraus lassen sich einige Eigentfimlichkeiten der Gewitter-Verteilung erklfiren. Nachher folgen cinige Betrachtungen fiber den j~hrlichen Gang uud die sekul~re Variation der Gewit- terh~ufigkeit. Fra le varie manifestazioni dell'attivith meteorica i fenomeni tempo- raleschi sono particolarmente meritevoli di venir indagati attentamente, ~ia per la loro importanza pratica, come per l'interesse scientifico proprio di queste forme di agitazione delle condizioni atmosferiche e dei numerosi problemi che ad esse si collegano. Sotto quest'ultimo aspetto sono ad esempio da segnalare le questioni inerenti alle eventuali correlazioni che l~ossono intercedere fra le variazioni secolari della frequenza dei temporali e le variazioni della circolazione generale dell'atmosfera, questioni il cui studio appare di alto interesse per numerose indagini meteorologiche e climato- logiche, pur essendo subordinato alla necessit~ di avere a disposizione lun- ghe ed omogenee serie di osservazioni. In Italia, la frequenza media dei temporali nelle diverse localith va soggetta ad ample variazioni in dipendenza della rilevante estensione in Jatitudine della nostra penisola e so~pratutto della sua configurazione oro- grafica, assai varia ed accidentata. Appare pertanto di non dubbio interesse (*) Direttore delr Istituto Geofisico Italiano di Milano.

Distribuzione e frequenza dei temporali nell'Italia Settentrionale

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DISTRIBUZIONE E FREQUENZA DEI TEMPORALI

NELL'ITALIA SETTENTR1ONALE

di MAmo BOSSOLASCO (*)

R i a s s u n t o - - Merc~ le osservazioni sui temporali raccolte in oltre duecento stazioni dell'Italia settentrionale~ durante periodi del sessantennio 1875-1935, ~ stata compilata una cartina della frequenza annua media dei temporali~ qui riprodotta ed illustrata. Successi- vamente viene pure esaminato l'andamento stagionale dell'attivit~ temporalesca ; infine si indica come tale attivit~ subisca delle alterazioni da un anno alraltro che costituiscono la eosidetta variazione secolare.

Z u s a m m e n f a s s u n g - - Stfitzend auf die Angaben yon mehr als 200 meteor. Stationen~ wird in der vorliegenden Untersuchung die Gewitterh/iufigkeit in Ober-ltalien behandelt. Die benutzten Beobachtungen beziehen sich auf Perioden des Zeitraums 1875 his 1935, v~n mindestens 5 Jahren. Die betreffenden Ergebnisse sind graphisch dargestellt. Daraus lassen sich einige Eigentfimlichkeiten der Gewitter-Verteilung erklfiren. Nachher folgen cinige Betrachtungen fiber den j~hrlichen Gang uud die sekul~re Variation der Gewit- terh~ufigkeit.

Fra le varie manifestazioni dell 'attivith meteorica i fenomeni tempo- raleschi sono part icolarmente meritevoli di venir indagati attentamente, ~ia per la loro importanza pratica, come per l ' interesse scientifico propr io di queste forme di agitazione delle condizioni atmosferiche e dei numerosi problemi che ad esse si collegano. Sotto quest 'ul t imo aspetto sono ad esempio da segnalare le questioni inerenti alle eventuali correlazioni che l~ossono intercedere fra le variazioni secolari della frequenza dei temporali e le variazioni della circolazione generale dell 'atmosfera, questioni il cui studio appare di alto interesse per numerose indagini meteorologiche e climato- logiche, pur essendo subordinato alla necessit~ di avere a disposizione lun- ghe ed omogenee serie di osservazioni.

In Italia, la frequenza media dei temporali nelle diverse localith va soggetta ad ample variazioni in dipendenza della rilevante estensione in Jatitudine della nostra penisola e so~pratutto della sua configurazione oro- grafica, assai varia ed accidentata. Appare pertanto di non dubbio interesse

(*) Direttore delr Istituto Geofisico Italiano di Milano.

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cercare di conoscere qual 'b la distribuzione geografica media della frequenza dei temporal i nelle nostre regioni, tanto pih che una simile indagine sin- tetica non mi consta sia stata fatta sinora in Italia, pu t disponendosi da molti decenni di osservazioni del genere, le quali, almeno per alcune re- gioni, gih da tempo potevano apparire adatte alia caratterizzazione delle medesime.

La presente memoria si riferisce all ' I tal ia settentrionale sohanto, assu- mendo per essa il l imite a Sud definito approssimativamente dal parallelo di lat i tudine 43~ ci6 a seguito di alcuni aspetti di maggior interesse che riveste la distribuzione dei temporal i in questa parte d ' I tal ia nei confronti di quanto si verifica nelle regioni pih meridionali , mentre , d 'a l t ro lato, sc~rpo di questo lavoro fornire quegli elementi che possono integrate e com- pletare la nostra conoscenza sulla frequenza dei temporal i nelle Alpi, argo- mento trattato qualche anno addietro dal Dr. E. Ekhar t ( Innsbruck) per tutte le ahre regioni delle Alpi esterne al confine politico del nostro paese (1).

L 'e lemento posto a base della presente ricerca ~ la ]requenza media dei giorni temporaleschi in un determinato periodo: anno, mese o stagione. In tendendo per giornate temporalesche giorni in cui nella localith si ~ avuto almeno un tuono net tamente percepito, quindi temporale anche non aceom- pagnato da precipitazioni sulla stessa localith. La natura alquanto soggettiva del concet to di tem~porale sconsiglia, infatti, di tenet conto isolatamente de~ temporal i che possono aver luogo a pih r iprese in uno stesso giorno, poich~ anche ad un meteorologo accorto pu6 riuscire difficile discernere il carattere continuativo o quello distintivo di un fenomeno del tipo in esame da una analoga manifestazione avvenuta poco tempo ~prima. Per questa ed altre ragioni - - come la classificazione per provincie, ossia da un punto di vista amministrativo, anzich~ geografico o, meglio, geofisico - - l 'esteso lavoro statistico compiuto dal Dr. V. Monti sulle condizioni temporalesche avutesi in tut ta Italia nel per iodo 1880-1888 (2) non ha potuto fornire risultat~ adeguati al numero delle stazioni impiegate, mentre non ha svelato le carat- teristiehe dominanti della distribuzione dei temporal i nelle varie regioni d ' I tal ia in funzione della loro natura orografica o di altri fattori. Per queste ragioni ed a seguito anche della evidente necessith di riferirsi ad osserva- zioni pih recenti ed a periodi p ih lunghi pe~ cercare di rendere poco sen- sibile l 'effetto dell 'eventuale variazione secolare, in quanto segue si b fatto totale astrazione dei risuhati raccolti da V. Monti nella memoria citata: ad essa, per6, si rinvia il lettore desideroso di formarsi un ' idea sulla fre- quenza dei temporal i grandiniferi r ispetto alla totalith dei temporal i in genere, argomento che di principio non viene indagato nel presente lavoro.

Sebbene l 'annotazione dei soli giorni temporalesehi rappresent i uoa semplificazione notevole rispetto agli altri criteri a t t i a consentire la dedu- zione della frequenza dci tem~porali in una determinata regione, si deve tuttavia notate che possono permanere serie dittlcolth quando si vuol accor- dare le osservazioni sui temporal i fatte in diverse stazioni secondo un'unica

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e comune unit~ di misura e ci8 prescindendo dall 'eventuale trascuranza da par~e dell 'osservatore nel l 'annotazione dei fenomeni che, come i temporat i , possono svolgersi fra due ore termini successive senza lasciare alcuna traccia atta a r ichiamare diret tamente l 'a t tenzlone: il che rende non di rado J| numero dei giorni temporaleschi annotati in un dato periodo inferiore a quelto effettivo. Ma le cause intrinseche dellr difficolt~ predet te risiedono pal ' t icolarmente nel!a mancanza di comuni norme sufllcientemente precise per la sicura caratterizzazione dei temporal i , deficienza che presso di noi

acuita per la dipendenza delle varie stazioni meteorologiche da diversi enti centrali aventi indirizzi e finalith differenti e che porta anche, ~;~. talune di queste stazioni, a non annotate Sistematicamente i fenomeni tern. poraleschi.

Nella ricerca qui intrapresa si ~ pertanto dovuto procedere con moha cautela nella valorizzazione dei dati raccohi nelle slngole localith al fine di ,pervenire a risultati degni di affidamento per gli scopi da raggiungere. Fra i pr incipal i criteri discriminanti seguiti va rilcvato, innanzitutto, che non si ~ tenuto conto dei dati di quelle localith per le quali si disponeva soltanto di una serie di osservazioni relativa ad un periodo minore di c inqt te

anni completi , mentre in generale sono stati scartati quegli anni nei quali mancavano per qualche mese le osservazionl sul co~rispondente numero dei giorni temporaleschi . Inoltre, pur tenendo conto che alcune stazioni pos- sono presentare condizioni orograf iche locali capacl di favori te la genesi dei temporal i o di rendere, per contro, pih digicile la percezione delle lore manifestazioni, vennero seartate integralmente quelle serie di osservazioni che conducevano a dei valori della frequenza dei giorni temporaleschi t roppo diversi dagli analoghi valori relativi a stazioni vicine. A1 riguardo aggiun. gerb, infine, che in nessun caso si ~ tentato di far uso di un processo qual- siasi di r iduzione (metodo delle differenze o quello dei quozienti) per inte- grare i dati incomplet i o t roppo scarsi di una stazione con quelli di un 'a l t ra stazione vicina, perch~ procedimenti del genere sono ovviamente non ap- plicabili a dei fenomeni cos~ influenzabili dalle condizioni locali come sono i temporal i e come, del resto, ha confermato il Dr. Ekhar t nella sua me- moria citata servendosi di alcuni esernpi relativi a stazioni anche molto prossime fra Ioro.

M a t e r i a l e u t i l i z za to - - Siccome il materiale per la presente rieerca venne raccoho qualche anno addietro (1936), cosl si deve innanzitutto pre- cisare che esso si riferisce ai risultati delle osservazioni compiute non oltre il 1935.

Circa la fonte dalla quale sono stati desunti i dati qui raccohi va notato the, per gli uh imi decenni dello scorso secolo e per varie stazioni essi yen- nero prevalentemente ricavati dai riassunti delle osservazioni annessi al r Bollett ino mensuale ~ubblicato per cura dell 'Osservatorio Centrale del R. Collegio Carlo Alberto in Moncalieri ~; dopo la morte del P. F. Denza (1894), che aveva organizzato in modo insuperabile la pih fitta e razionale

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fete di stazioni meteorologiche esistente in Europa verso il 1880, la pub- blicazione dei predetti riassunti divenne gradualmente meno regolare e meno accurata, cosicch~ ho ritenuto opportuno limitare l'utilizzazione di tale fonte al 1902. Per le osservazioni posteriori e per le altre stazioni non contenute nei riassunti di cui sogra o di pih recente istituzione mi sono procurato gli elementi necessari, rivolgendomi direttamente ai Direttori delle medesime, i quali in generale hanno cortesemente corrisposto alla mia richiesta ed ai quali pertanto rinnovo anche q u i i l mio ringraziamento. Infine, ho usufruito delle pubblicazioni periodiche degli Enti centrali da~ quali dipendono parte delle stazioni meteoriche esistenti, come il r162 Bollet- tino mensile dell'Uflicio ldrografico del Magistrato delle Acque di Venezia )~, nonch~ delle memorie contenenti dati sui temporali che saranno citate in appresso e fra le quali sono particolarmente da segnalare quelle relative ai territori ex-austriaci.

L'inconveniente principale che presenta il materiale utilizzato ed al quale occorre accennare ~ quello che deriva dall'impiego di varie Serie di osservazioni relative a periodi differenti fra loro. Tuttavia, ~ bene avver- tire subito che si tratta di un inconveniente inevitabile, poich~ da un lato diverse stazioni meteoriche, specie di alta e media montagna, hanno avuto un'esistenza limitata ad una serie d'anni degli ultimi decenni dello scorso seeolo, mentre ahre stazioni hanno iniziato da poco la loro attivith od anche presentano interruzioni semplici o multiple, sia per mancanza parziale o totale delle osservazioni, come pure per evidente trascuratezza nell'anno- tazione dei fenomeni temporaleschi. In altri termini, se si fosse cercato d~ sopperire all'inconveniente in parola, utilizzando soltanto stazioni ~ aventi pressapoco 1o stesso periodo di attivit~, la rap~presentazione della frequenza dei temporali che ne sarebbe risultata poteva riuscire esauriente soltanto per alcune regioni dell'Italia settentrionale, il che, come nel caso del Pie- monte, avrebbe condotto a dover utilizzare sohanto le osservazioni del~o scorso secolo, poich~ relative ad una fete molto pih fitta e razionale di quella attuale.

D'altra parte, con l'in~piego pressochb completo di tutti i dati dispo- n ibili e seriamente valorizzabili relativi al periodo che va dall'istituzione delle prime reti di stazioni meteorologiche (1870-80) a questi ultimi ann~, il numero elevato e la densit~ abbastanza omogenea dell'insieme delle sta- zioni utilizzate, congiunti alle ampiezze dei periodi di osservazione, sono elementi che assicurano una certa compensazione delle irregolarith dei sin- goli risultati ed anche una discreta indipendenza dalla variazione secolare.

Da questi brevi cenni appare quindi lecito affermare ehe l'insieme de~ risuhati raccolti pub essere considerato ~ppropriato a fornire un'immagine abbastanza fedele dell'effettiva distribuzione della frequenza dei temporali avutesi in media nell'Italia settentrionale durante l'ultimo sessantennio terminato al 1935.

Passo ora ad eleneare le stazioni meteorologiche delle quall ho ela-

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borato le singole osservazioni mensili ad annuali, limitandom~ - - per ra- gioni di spazio --- a fornire nell 'ordine i seguenti dati ad esse relativi: media N del numero dei giorni temporaleschi che si verificano in un anne, valore desunto operando su un numero di annate che figura indicato dl fianco, fra parentesi; segue l ' indicazione dei singoli periodi annuali uti- lizzati.

Alassio: N = 11,5 (39); 1893; 1895-902; 1906-35. Alba: N = 6,2? (10); 1926-35. Alessandria: N = 19,6 (20); 1872-87; 1890-93. Aosta: N = 11,5 (20); 1916-35. Asiago: N = 14,4 (10); 1877-86. Asti: _N = 26,5 (12); 1888-89; 1891-93; 1929-35. Aviano: ~ = 24,3 (14); 1906-07; 1909-16; 1931-34. Auronzo: N = 13,5 (6); 1876-81. Bagnone: N = 16,5 (36); 1890-91; 1893; 1895; 1900-01; ]906-35. Balme d 'Ala: N = 2,4 (15); 1877-91. Bardonecchia: N = 3,3 (7); 1895-98; 1900-02. Bargone: N = 19,2 (22); 1886-93; 1895-902; 1930-35. Bassano: N = 22,2 (8); 1893; 1895-901. Bedonia: N = 10,9 (10); 1878-79; 1881; 1883-87; 1889-90. Belforte Monferrato: N = 19,1 (30); 1906-35. Bellano: N = 28,3 (21); 1915-35. Belluno: N = 24,2 (9); 1927-35. Bergamo: N = 29,3 (43); 1877-93; 1902-04; 1907-09; 1912-19; 1924-35. Biella: N = 19,0 (21); 1871-75; 1881-91; 1931-35. Bologna: N = 13,8 (25); 1882-93; 1895-98; 1919-27. Borgomanero: N = 23,7 (16); 1886-89; 1924-35. Borgo S. Siro: N = 13,8 (22); 1914-35. Bormio: N = 3,5 (18); 1877-93. Boves: N = 13,3 (22); 1877-80; 1882-89; 1891-93; 1895-97; 1899-902. Bra: N = 22,9 (63); 1873-1935. Breno: N = 29,1? (14); 1922-35. Brescia: N = 33,0 (13); 1917-29. Cannobio: N = 14,4 (7); 1880-86. Casale Monferrato: N = 10,8 (40); 1871-84; 1906-19; 1922-35. Casalmaggiore: N = 8 ,1 (25); 1907-22; 1925-30; 1932-35. Cassine: N = 14,7 (8) 1886-93. Castelclelfino: N = 3,1 (6); 1873-78. Castellamonte: N = 39,4 (14); 1886.93; 1895-97; 1899-902. Castelnuovo Garfagmana: N = 18,8 (5); 1886-87; 1892-93; 1898. Castiglion de Pepoli: N = 13,1 (9); 1884-87; 1889-92; 1900. Cavazuccherina: N = 18,7 (10); 1882-83; 1885; 1887-93. Ceresole Reale: N = 4,5 (6); 1877-82. Chiavari: N = 30,7 (30); 1906-35.

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Chivasso: N = 24,6 (21); 1913-16; 1919-35. Cogne: N = 9,0 (18); 1872-89. Colle di Valdobbia: N = 5,8 (30); 1872-93; 1895-902. Como: N = 26,1 (35); 1882-93; 1896.97; 1906-26. Crissolo: N = 3,9 (17); 1875-76; 1878-85; 1887-93. Cuasso al Monte: N = 27,6 (5); 1931-35, D'Ejola (Gressoney): N = 10,0 (9); 1927-35. Faedis: N = 17,5 (8); 1927-35. Ficarolo: N = 12,9 (12); 1924-35. Firenze: Y~ = 14,0 (61); ]873-80; 1882-83; 1886-1918; 1920-35. Firenzuola: N = 12,0 (11); 1882-83; 1889; 1891-92; 1929-30; 1932-35. Garessio: N = 16,4 (16); 1886-93; 1895-902. Genova: N = 30,1 (39); 1886-89; 1897-901; 1906-35. Gran San Bernardo: N = 3,6 (17); 1871-87. Gorizia: N = 32,5 (45); 1873-913; 1927-30. Ivrea: iN = 21,8 (36); 1871-78; 1914-21; 1923-35. Lanzo Torinese: N = 15,0 (5); 1921.25. Levo: iN = 12,8 (16); 1874-89. Ligonchio: N = 8 , t (8); 1928-35. Lodi : N = 24,3 (7); 1871-77. Marola: N = 15,I (48); 1886-918; 1921-35. Memmo: N = 25,2 (12); 1909-15; 1917-20; 1928. Merate: N = 38,7 (30); 1906-35. Milano: N = 26,4 (49); 1882-93; 1895-901; 1906-35. Modena: N = 16,8 (37); 1899-935. ~Ioncalieri: N = 21,8 (70); 1866-1935. Moncalvo: N = 30,0 (9); 1889-92; 1895-97; 1900-01. Mondovi: N = 28,7 (19); t871-82; 1888-90; 1892-93; 1895; 1899. Moncenisio: N = 0,7 (7); 1882-85; 1889-91. Molveno: N = 15,2 (8); 1886-93. Monte Penna: N = 9,5 (8); 1879-86. Monte Spluga: N = 14,6 (5); 1886-90. Montezemolo: N = 34,1 (23); 1913-35. Novara: N = 16,2 (27); 1906-19; 1923-35. Novi Ligure: N = 12,3 (50); 1886-1935. Ornavasso: N = 12,3 (7); 1880-86. Oropa: ~ = 15,6 (18); 1875-80; I920-31. Padova: N = 25,7 (17); 1889-93; 1895-96; 1901; 1927-35. Pallanza: N = 12,6 (26); 1875-80; 1883-92; 1926-35o Parma: N = 14,1 (52); 1877-92; 1900-1935. Pavia: N = 26,6 (34); 1902-35. Peio: iN = 9,6 (8); 1886-93. Pesaro: N = 19,6 (30); 1906-35. Piacenza: N = 24,2 (29); 1872-93; 1895-901.

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Piccolo S. Bernardo: N = 1,0 (14); !884-93; 1895-97. Pieve del Cairo: N = 21,7 (30); 1906-35. Pisa: N = 18,1 (30); 1906-35. Pisino: N = 11,8? (7); 1928-34. Possagno: N = 35,1 (8); 1914-16; 1926; 1929; 1933-35. Porret ta: N = 7,0 (9); 1906-10; 1912-15. Porto Maurizio: N = 22,8 (11); 1925-35. Prato: N = 14,1 (30); 1906-35. Riva (Garda): .iN = 25,4 (17); 1879-93; 1895-96. Rovereto: N = 16,4 (32); 1888-93; 1895-901; 1910-13; 1920-24; 1926-35~ Saonara: N = 33,3 (6); 1887-92. Sacra S. Michele: N = 7,3 (30); 1868-97. Sal5: N = 30,9 (11); 1899-908; 1916. Saluzzo: N = 10,5 (22); 187503; 1896; 1898-99. S. Giovanni Canavese: N = 32,0 (5); 1893; 1895-98. Sarzana: N = 21,8 (6); 1895-900. Sondrio: N = 13,6 (14); 1888-93; 1895-902. Savona: N = 17,0 (21); 1880-82; 1884-85; 1891-93; 1895; 1896006;

1912-13. Spezia: N = 25,7 (7); 1929-35. Stelvio: N = 9,0 (12); 1874-85. Tenda: N = 16,0 (7); 1889-93; 1895-96. Tortona: N = 19,1 (41); 1895-935. Treviso: N = 26,1 (43); 1879-93; 1895001; 1914-17; t919-35. Trieste: N = 26,9 (93); 1841-1934. Urbino: N = 9,5 (15); 1920-31; 1933-35. Vallombrosa: N = 9,9 (16); 1920-35. Varalto: N = 14,0 (29); 1875-901. Varese: N = 13,1? (18); 1876-80; 1882-92; 1901-02. Varese Ligure: N = 18,5 (6); 1890-93; 1895-96. Viadana: N = 14,6? (22); 1914-35. Vicenza: N = 29,7 (64); 1863-1914; 1924-35. Vercelli: N = 16,0 (30); 1871-92; 1895-902. Vigevano: N = 19,4 (62); 1870-1916; 1921-35. Vittorio Veneto: N = 25,2 (5); 1931-35. Volpeglino: N = 21,6 (19); 1875-93.

Ohre queste 117 stazioni, le cui osservazioni sono state appositamente esaminate per le deduzioni che seguono, si b fatto ricorso ad un cent inaio circa di altre distinguibili come segue: 1) stazioni dei territori ex-austriaci per le quali sono state utilizzate le pubblicazioni sulla climatografia del- l 'Alto Adige e del Trent~no (3), oltre le osservazioni del dopo-guerra; ~ 2) stazioni per le quali esistono monografie dettagliate sulle relative Con: dlzloni climatiehe ed in ,particolare sulla f requenza dei temporali ; tall sono

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ad esempio quelle sul clima di Brescia (4), Chiavari (5), Salb (6), Venezia (7), Milano, Vigevano, Voghera, Cuneo, e c c . ; 3) stazioni delle quali non ci stato possibile consultare i singoli r isuhati mensili ed annuali, col conse- guente obbligo di far ricorso a valori medi gi~ ahrove r iprodot t i : allu- diamo sopratutto ai valori raccohi nella r Climatologia dell ' I talia ~ del Roster (a), i quail sono tuttavia da valorizzare con discernimento, poich~ non pochi di essi si riferiscono ai soli giorni temporaleschi accompagnati da precipitazione. Per diverse stazioni di ques t 'uhima classe mancano poi gli anni ai quali le rispettive medie si riferiscono. Ad ogni modo, sia per questi come per ahr i dati, alIorquando si avevano a disposizione due risul- tati diversi si ~ in generale data la preferenza a quello maggiore, in quanto l 'analisi dettagliata delle osservazioni di tal genere p rova che ~ molto pih frequente veder limitata la segnalazione ai soli giorni temporaleschi con precipitazione che non annotate un numero maggiore di quelli realmente verificatosi anche senza precipitazioni di sorta. Persino in stazioni ore le osservazioni si raccolgono con moha cura pub infatti succedere che si limiti la caratterizzazione dei giorni temporaleschi a quei soli giorni nei quali tali fenomeni sono stati accompagnati da precipitazioni: caso che si riscontra ad es. per Salb, ove i dati raccolti ed elaborati da P. Bettoni sono altri. ment i molto accurati (9)~

Frequenza annuale Utilizzando tutti i dati precedenti sono state tracciate su di una carta a l l ' l 1.000.000 le curve congiungenti i punti di egual numero annuale di giorni tem~poraleschi, curve che sono state com- pensate con opportuna cautela per ottenere una distribuzi0ne delle varie zone conforme alle condizioni medie avutesi nell ' I talia settentrionale du- rante il sessantennio considerato. Previa adeguata r iduzione si ~ cosJ otte- nuta la cartina qui r iprodot ta (Fig. 1), la quale deve riguardarsi come un model lo di prima approssimazione della frequenza annuale dei fenomeni temporaleschi nel l ' I tal ia superiore.

L 'esame della cartina mostra innanzitutto come il numero annuaie de~ giorni temporaleschi risulti minimo (spesso minore di einque giorni) lungo quasi tutta la catena delle Alpi Occidentali, mentre i massimi sono distri- buit i part icolarmente helle regioni orientali e sopratutto sulle Venezie. Risultato questo gih indicato dal Dr. Ekhar t e che viene pertanto con- fermato e generalizzato nel senso che risuha accertata una intensificazione dell 'attivit~ temporalesca da W a E, intensificazione dipendente dalla distri- bnzione delle correnti superiori dominanti e dal conseguente spostamento delle masse d 'ar ia interessanti l ' I tal ia settentrionale; cib che qui viene par- t icolarmente messo in luce dall 'azione delle masse d 'ar ia mediterranee, in quanto queste uh ime per gli ostacoli orografici che incontrano hanno un' in- fluenza ridotta nel settore occidentale, mentre ~ notevole in quello orien- tale. Allo stesso andamento dominante delle correnti s~periori ~ da ascri- vere la maggior frequenza dei temporal i (N > 30) che si constata netta- mente lungo le ]ascie marginal i distribuite ai pledi delle Alpi e distinguibili

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in tre nuclei consecutivi: il primo, di limitata estensione, interessa essen- ziMmente le zone del Canavese e del Biellese; il secondo nucleo, assai pifi cospicuo, si protende dalla zona meridionale del Lago di Como verso E sino a raggiungere il Lago di Garda. Ad oriente di questo si ha una zona d i minor attivit~ temporalesca che si incunea da N verso S (zona gih indi- cata dal Dr. Ekhart) con l'effetto di limitare alquanto la frequenza dei temporali nel Veronese. II terzo nucleo marginale, con N > 30, interessa buona parte del Veneto, da Vicenza verso NE sino a Udine. I massimi asso- luti di iN, talvolta com~presi fra 35 e 40, si riscontrano in prossimith delte Alpi Giulie e precisamente nella zona di Gorizia-Tal~dsio, mentre la parte meridionale dell'Istria rivela valori di N > 30, anche qui dal versante oregrafico non colpito dalle correnti dominanti di maggior azione tempo- ralesca, in quanto le masse d'aria marittime ivi stagnanti vengono non di rado poste a contatto repentinamente con le correnti fredde provenienti da W che hanno superato l'ostacolo orografico costitnito dalla penisola dell'Istria.

Anche nel Cuneese e nel Monferrato eentrale si riscontrano zone iso- late di maggiore attivith tel~poralesea, con valori di N maggiori di 25 g., ma normalmente non superiori a 30.

Da notare che l'effetto marginale delle Alpi si estende poi verso Sud per la maggior parte delia Pianura Padana, ove all'approssimarsi degli Ap- pennini la diminuzione di N conthlua verso Sud sino a raggiungere valori minimi, anche inferiori a 10 g., nella parte ~ih elevata della stessa Catena, dal Monte Penna alla Garfagnana.

Interessante ~ la distribuzione di N nella zona costiera della Liguria, in quanto si ha un comportamento abbastanza diverso fra le due Riviere: le giornate temporalesche risultan0 infatti annualmente pih frequenti lungo la Riviera di Levante fra Genova e Spezia (25 < N < 30), mentre lungo quella di Ponente si nora sohanto una zona di accrescimento per N, con valori fra 20 e 25 g., ehe va da Imperia a oltre il confine francese.

Altre particolarit~ della distrib~izione di N risultano chiaramente dalla eartlna. Sebbene gih nel tracciamento di questa si sia proeeduto prescin- dendo dalle .peeuliarith minute, le quali d'altra parte potevano anche ri- specchiare soltanto l'ineompletezza e l'erroneit~ dei dati d'osservazione, va notato come le caratteristiche di dettaglio della cartina non debbono inter- pretarsi come assolute nel senso che osservazioni pih dettagliate e precise potrebbero modificarle, beninteso nell'ipotesi che non intervenga la varia- zione secolare.

Invece, conformemente allo scopo fissatoci, la cartina fornisce nel suo insieme le caratteristiche generall della distribuzione media di N in tutta l 'Italia settentrionale, caratteristiche ehe per i fattori da cui dipendono possono essere ritenute valide anche per gli anni venturi.

Dai risuhati generali cosi ottenuti si traggono le deduzioni seguenti: 1) come gih ~ stato detto, nella regione Alpina e per una larga estensione

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attorno ades sa la frequenza dei temporali aumenta di solito nettamente nel senso da W verso E; 2) zone di massimo per tale frequenza sona loca. lizzate lungo la fascia marginale ai piedi delle Alpi, che si estende dal Piemonte al Veneto; 3)nelle regioni pih elevate delle Alpi e degli Appen- nini si riscontrano i valori minimi di 1~; 1per contro, nelle Alpi Giulie - - per l'azione combinata dell'elevazione modesta e dell'influenzamento delle masse marittime dell'Adriatico, di cui anche il eorrelativo effetto di longitudine la frequenza dei temporali (come delle precipitazioni) rag- giunge valori elevati che in talune parti sono i massimi registrabili in tutta ] 'Italia settentrionale; 4) alle latitudini inferiori, dall'Appennino ligure in gih manca ogni aumento di N nel senso delle longitudini sulle regioni con- tinentali, mentre per le due riviere liguri la distribuzione dei valori di N riesce anzi opposta a quella che si sarebbe dovuta aspettare in una zona

:marginale o adiacente alle Alpi, senza la presenza del mare. Prescindendo, per ora almeno, da spiegazioni esaurienti in merito a

-queste ed altre deduzioni che risuhano dalla cartina riprodotta - - dacchb in tal caso dovremmo necessariamente considerare i singoli processi che :regolano la genesi dei temporali - - rileviamo sohanto come, da quanto precede, consegue la fondamentale importanza dei fattori orografici sulla ,distribuzione di ~ . I1 che, in b.reve, b da ascriversi alle correnti aeree che, sviluppandosi lungo i pendii pongono a contatto masse d'aria differenti e sopratutto aventi diverse caratteristiche termiche.

In proposito va notato conic, a nostro avviso, la scarsith dei temporali helle parti elevate delle AIpi b appunto da ascriversi essenzialmente alla mancanza di squilibrii termici sufficienti per originare i fenomeni elettrici proprii dei temporali. Ne consegue che nelle Alpi e pih in generale nelle regioni elevate con orografia accidentata i fenomeni temporaleschi sono pih che altrove localizzati laddove si hanno speciali condizioni orografiche, le quali hanno talvolta un grado di efficaeia tale da poter riguardarsi come centri generatori di temporali, mentre in ahre localith per condizioni op. poste, sempre essenzialmente di natura orografica, si possono osservare ,aree ore b moho minore, anzi quasi precluso lo sviluppo dei temporali, a differenza di tutte le localit~ adiacenti.

A n d a m e n t o s t a g i o n a l e - - Per l'esame dell'andamento annuale della frequenza dei giorni tem~poraleschi si b~ proceduto al calcolo delle percen. -tuali stagionali, al cui riguardo, per brevith, tralasciamo di ricorrere a rappresentazioni gx'afiche od a tabelle numeriche.

hmanzitutto g superfluo rilevare come gli stessi fattori determinanti i fenomeni temporaleschi rendono coneentrati nei soli mesi estivi quei poch i -temporali che si manifestano nelle parti elevate delle Alpi. Per contro, sugli Appennini, anehe dove questa catena raggiunge le maggiori ",dtezze,

]'influenzamento delle masse d'aria marittime facilita la genesi del tem. ~porali anche helle altre stagioni, compresa talvoha quella inverna!e, le

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maggiori percentuali durante l'anno verificandosi sempre d'estate, ~egult~ subito dopo da quelle primaverili.

L'azione delle masse d'aria marittime differenzia poi in modo parti-. eolarmente marcato l 'andamento stagionale della Riviera ligure da quello- delle altre regioni dell'Italia settentrionale: infatti, le medie delle osser-, vazioni raceolte in dieei stazioni del versante tirrenico, e eio~ sopratutto, della Liguria, hanno portato alle seguenti percentuali stagionali (Inverno:, I)icembre-Febbraio; ecc.):

Inverno: 6,6; Primavera : 21~3; Estate: 42,3; Autunno : 29,9; le qual[ dimostrano come i temporali autunnali siano col'~ di solito nettamente pih, frequenti di quelli primaverili, mentre non rari risultano quelli che si, verifieano durante l'inverno.

Ben diverso ~ l'andamento stagionale dei giorni temporaleschi che si ha sulle regioni continenta]i: per es., riferendoei alla fascia marginale perle- montana de1 Veneto~ con la media delle osservazioni di sei stazioni si sono0 ottenuti i seguenti val0ri percentuali:

Inverno: 0,7; Primavera: 30,1; Estate: 58,2; Autunno, 10,9. Meno marcata risulta ia prevalenza della percentuale primaverile su~

quella autunnale fuori dei nuclei marginali subalpini di massima attivith temporalesca; cosi ad es. lungo la fascia della pianura emiliana e lombarda adiacente agli Appennini si ha una distribuzione stagionale dei temporall nelle proporzioni seguenti:

Inverno: 0,9; Primavera: 25,7; Estate: 57,3; Autunno: 16,1. Lungo le coste dell'Adriatico e nelle parti meno elevate dell'Appennino~

sia Emiliano come Toscano l'attivith temporalesca invernale ~ maggiore, aggirandosi in media sul oJ 3/o, in ogni caso risultando quindi nettamente minore di quella riscontrabile di solito sul versante della Liguria e lungo. le coste della Toscana. Nell'un caso come nell 'ahro, per il minor grado d~ continentalith tutte queste regioni rivelano una pereentuale autunnale sen-- sibilmente pih aha di quella primaverile, il divario pih marcato essendo. tuttavia sempre caratteristico della Liguria.

Da questi risultati si pub affermare che, mentre risulta confermat~ per le regioni continentali dell'Italia settentrionale la conclusione del- l 'Ekhart secondo la quale tanto maggiore ~ l'attivith temporalesca di una_ regione, tanto prima questa si manifesta nell'annata (percentuale prima- verile maggiore di quella autunnale), eib non ha luogo per i versanti ma- rittimi, del Tirreno e dell'Adriatico, nondl~ per la regione appenninica,~ dove l'influenza termica del mare sp0sta la distribuzione annuale dei f e n o - meni temporaleschi, rltardandola rispetto quanto si verifica nelle zone d i maggiore continentalith.

V a r i a z i o n e s e c o ! a r e - - Gih ~ stato notato come l'attivith temporalesca. subisca delle variazioni nel tempo, rendendo assai diverso da un anno al , l 'ahro il numero totale delle giornate temporalesche, cosi da aumentare le ~ diflqcolth di precisazione delle condizioni medie delle singole localith, s o -

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il~ratutto quando non ~ possibile riferirci a lunghe ed omogenee serie di ~sservazioni. Su ci5 ~ bone richiamare l'attenzione onde fissare i limiti di validith d i alcune deduzioni precedentemente esposte.

Per iUustrare questa variabilith nel tempo dell'attivit~ temporalesca - ~ alla quale si pub attribuire il nome di variazione secolare - - riprodu- .eiamo nella Fig. 2 l 'andamento di ~q, previamente Iivellato per eliminate le irregolarit~ pi~ minute (periodi di qualche anno), per le stazioni di 'Cuneo, Monealieri, Vigevano (~) e Trieste, che sono da annoverare fra ~luelle ove le osservazioni raccolte interessano periodi pih lunghi.

4 ~ ' ~ .............. ~ ........ ~ ~ a ..... ~- ~ .............. ~ a ~ ~ ~ ~, ~~

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Fig. 2

I due andamenti di ~ per Cuneo e Moncalieri mauifestano un certo ~parallelismo, almeno per le annate comuni, put mostrando degli sposta- menti di fase in taluni periodi, spostamenti i quali, a cagione della iden- tith dei metodi di riduzione impiegati offrono una discreta garanzia sulla ]oro realth.

Delle quattro stazioni considerate, mentre le due del Piemonte mo- strano un certo parallelismo fra dl loro, il confronto con Ie altre due di- mestra che in generale la variazione del1'attivith temporalesca avviene in ~modo diverso da regione a regione. Invero ~ da osservare come le due stazioni di Cuneo e Moncalieri s~ano ubicate in mla medesima zona perle- montana, con stretta analogia delte condizioni oro~afiche delle due loca- ]ith; per contro,~]a stazione di Vigcvano ~ caratterist.ica della parte centrale -della pianura padana, mentre Trieste rispecehia soltanto parzialmente le

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condizioni del litorale adriatico, essendo per tale localith assai sensibile l'influenzamento dei processi meteorici che si sviluppano nell'adiacentc: retroterra.

Comunque, il confronto del comportamento dell'attivit~ temporalesca nelle quattro stagioni, di cui la Fig. 2, mostra che ~ in grosso modo con- fermata la simultaneith - - intesa in senso lato - - dei periodi di massima e minima frequenza annuale dei temporali. Per5 tale corrispondenza o corre!azione p~5 essere tanto positiva quanto negativa, a seconda delle stazioni e ciob delle regioni, nel senso che ad un minimo pub corrispondere, in determinati casi un massimo, in altr~ pure un minimo e viceversa.

Queste semplici deduzioni che per ora non sono suscettibili di venir affinate e generalizzate alla stregua dei dati disponib~ili dimostrano l ' im. portanza delle osservazioni sui fenomeni temporaleschi e la necessith di procedere alla loro raccolta con criteri razionali ed uniformi. Come t'atti- vith geomagnetica b stata da tempo caratterizzata con valori numerici in base ai dati che veugono raccolti negli osservatori ma~,metici, cosi quella elettrica dell'atmosfera - - ossia anche quella temporalesea - - pub venir precisata in modo analogo per essere seguita nel tempo e quindi indagata con gli altri elementi concomitanti o dipendenti. La realizzazione di ci8 urta contro difficolth ben maggiori di quelle che si hanno nello studio deI campo geomag~letico, poichb i fenomeni di elettricith atmosferica risultano fortemente variabili da luogo a luogo, cosicchb la caratterizzazione di una zona di determinate coudizioni orografiche potrh avvenire soltanto inte- grando le osservazioni raccolte in diverse localith della stessa zona con metodi e procedimenti comuni. In tal modo sarh possibile approfondire f processi che determinano i fenomeni temporaleschi, deducendo fra l ' ahro quali sono i fattori responsabili delle loro variazioni nello spazio e nel tempo. E, come per gli altri elementi climatici hanno potuto venir pre- cisati alcuni caratteri delle rispettlve oscillazioni periodiche (i~), cosl inten- sificando e sviluppando sistematicamente le osservazioni sui temporali sf riuscirh aceertare la natura delle analoghe periodieit~ cui vanno soggette questi uhimi e stabilire quindi Ie cause che le determinano.

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N O T E B I B L I O G R A F I C H E

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