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16 LUGLIO-AGOSTO 2017 LA CONNESSIONE CON L’ALTRO « La nostra vita mentale è frutto di co-creazione, di un dialogo continuo con le menti degli altri, che costituisce la nostra ma- trice intersoggettiva» (Stern, 2005). Queste parole dello psichiatra Da- niel Stern descrivono perfettamente la nostra naturale predisposizione all’essere in connessione gli uni con gli altri, dal primo all’ultimo respiro. Infatti, già durante i primi 6 mesi di vita è evidente il disagio del bambi- no quando il suo bisogno relazio- nale viene frustrato, seppur tem- poraneamente, come dimostrano gli esperimenti condotti attraver- so il paradigma “still-face” (fac- cia-immobile) da Edward Tronick et al. (1978). Il neonato è attivo du- rante le interazioni ed è co-respon- sabile del tono affettivo dell’intera- zione. Nel corso della procedura sperimentale messa a punto da Elena Pattini Giacomo Rizzolatti IL MODO IN CUI UN INDIVIDUO PROVA, ESPRIME E REGOLA LE PROPRIE EMOZIONI HA UN RUOLO PARTICOLARMENTE IMPORTANTE NEI RAPPORTI SOCIALI: I SOGGETTI CHE RIESCONO A REGOLARE IN MANIERA FUNZIONALE LE LORO EMOZIONI SONO QUELLI PIÙ EMPATICI E PIÙ PROPENSI A COMPORTAMENTI SOCIALMENTE POSITIVI

Elena Pattini - empaticalab.com · continuo con le menti degli altri, ... accanto ai neuroni specchio dal comportamento clas- ... to nella codifica degli obiettivi e

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16 LUGLIO-AGOSTO 2017

LA CONNESSIONE CON L’ALTRO

«La nostra vita mentale è frutto

di co-creazione, di un dialogo

continuo con le menti degli

altri, che costituisce la nostra ma-

trice intersoggettiva» (Stern, 2005).

Queste parole dello psichiatra Da-

niel Stern descrivono perfettamente

la nostra naturale predisposizione

all’essere in connessione gli uni con

gli altri, dal primo all’ultimo respiro.

Infatti, già durante i primi 6 mesi di

vita è evidente il disagio del bambi-

no quando il suo bisogno relazio-

nale viene frustrato, seppur tem-

poraneamente, come dimostrano

gli esperimenti condotti attraver-

so il paradigma “still-face” (fac-

cia-immobile) da Edward Tronick

et al. (1978). Il neonato è attivo du-

rante le interazioni ed è co-respon-

sabile del tono affettivo dell’intera-

zione. Nel corso della procedura

sperimentale messa a punto da

Elena PattiniGiacomo Rizzolatti

IL MODO IN CUI

UN INDIVIDUO PROVA,

ESPRIME E REGOLA LE PROPRIE

EMOZIONI HA UN RUOLO

PARTICOLARMENTE IMPORTANTE

NEI RAPPORTI SOCIALI: I SOGGETTI

CHE RIESCONO A REGOLARE IN

MANIERA FUNZIONALE LE LORO

EMOZIONI SONO QUELLI PIÙ EMPATICI

E PIÙ PROPENSI A COMPORTAMENTI

SOCIALMENTE POSITIVI

17PSICOLOGIA CONTEMPORANEA

Tronick e colleghi, la madre, do-

po un breve periodo di gioco con il

bambino, diventa improvvisamente

inespressiva e non risponde più alle

richieste relazionali del piccolo, in-

terrompendo il flusso comunicativo

e affettivo. Il bambino mette in atto

numerosi tentativi di auto-consola-

zione seguiti da altri per recuperare

la relazione con la madre e lo scam-

bio emotivo, manifestando, se la si-

tuazione non si modifica, segni di

disagio che spesso terminano in un

pianto disperato, salvo poi ritorna-

re rapidamente a uno stato emotivo

più sereno, non appena la madre

torna a essere responsiva e recu-

pera la sintonizzazione affettiva.

La comunicazione non è un pro-

cesso che avviene a senso unico,

anche quando il piccolo è un neo-

nato, e la regolazione emotiva che

la accompagna è un processo in-

tersoggettivo. Il nucleo fondan-

te dell’intersoggettività è costitui-

to dalla percezione dell’emozione

dell’altro, dal riconoscimento della

stessa e dalla conseguente rispo-

sta appropriata, fenomeni che so-

no alla base dei processi empatici.

Il concetto di intersoggettività trova

nella scoperta dei neuroni specchio

il rispettivo fondamento neurofisio-

logico, gettando le basi per una sua

concezione come originaria condi-

zione pre-verbale e pre-razionale

che permette una connessione di-

retta e automatica con le azioni, le

emozioni e le sensazioni altrui.

I neuroni specchio hanno la stra-

ordinaria proprietà di attivarsi sia

quando eseguiamo un’azione, sia

quando osserviamo la medesi-

ma azione eseguita da un altro, un

meccanismo che vale anche per

gli stati emotivi. Per esempio, l’e-

sperienza del disgusto vissuta in

prima persona e la vista di un’e-

spressione facciale disgustata ne-

gli altri attivano la medesima area

cerebrale, in tal caso l’insula ante-

riore. Questo processo non si ser-

ve di rappresentazioni mentali, ma

è radicato nel corpo ed è alla base

dell’imitazione, della capacità di ca-

pire l’altro e dell’empatia (Rizzolat-

ti e Sinigaglia, 2006). Ovviamente,

se questa condizione di risonanza

non ci consentisse di distinguere

ciò che proviamo noi da quello che

provano le altre persone, vivremmo

in un perenne stato di agitazione,

allerta e allagamento emotivo, ma

i neuroni specchio sono capaci di

discriminare tra noi e l’altro e non

ci condannano a un mondo con-

fuso e speculare: si attivano, infat-

ti, in maggiore misura per le azio-

ni che riguardano il sé, rispetto alle

azioni che riguardano gli altri (Iaco-

boni, 2008). Inoltre, nel fascio cor-

tico-spinale, accanto ai neuroni

specchio dal comportamento clas-

sico, esistono dei neuroni che si at-

❝Il nucleo dell’intersoggettività è costituito dall’emozione

dell’altro: ciò trova nei neuroni specchio il relativo fondamento

neurofisiologico❞

18 LUGLIO-AGOSTO 2017

tivano quando la scimmia compie

una determinata azione, ma che si

inibiscono quando la scimmia os-

serva la stessa azione. La scoperta

del sistema specchio ha fornito una

prova neurofisiologica della nostra

naturale predisposizione a essere

in relazione, un substrato neura-

le comune che costituisce un mo-

dello biologico elegante e attendi-

bile delle relazioni intersoggettive e

dell’empatia.

IL CIRCUITO DELL’EMPATIA

Grazie agli studi di neuroima-

ging e in particolare alla riso-

nanza magnetica funziona-

le (functional Magnetic Resonance

Imaging, fMRI), i neuroscienziati

hanno individuato le aree cerebra-

li che hanno un ruolo centrale nei

processi empatici. Nel dettaglio,

esse sono:

• la corteccia prefrontale media-

le, un centro per l’elaborazione

dell’informazione sociale che si

attiva quando confrontiamo il no-

stro punto di vista con quello di

qualcun altro e che nel corso di

un’azione ne memorizza la valen-

za emotiva;

• la corteccia orbito-frontale, il cui

danno porta le persone a perde-

re la capacità di giudizio sociale,

rendendole socialmente disinibi-

te;

• l’opercolo frontale, che è coinvol-

to nella codifica degli obiettivi e

delle intenzioni degli altri;

• il giro frontale inferiore, il cui dan-

no rende difficoltoso il riconosci-

mento delle emozioni;

• l’opercolo frontale e il giro frontale

inferiore, collegati al lobulo parie-

tale inferiore e facenti tutti parte

del sistema dei neuroni specchio

che si attiva quando si esegue

un’azione e quando si osserva la

stessa azione eseguita da qual-

cun altro.

Fanno parte del circuito dell’em-

patia anche:

• la corteccia cingolata anteriore,

che viene attivata quando pro-

❝Grazie agli studi di neuroimagingi neuroscienziati hanno identificato

le aree del cervello dotate di un ruolo centrale nei processi empatici❞

Amigdala

Corteccia

prefrontale

Corteccia prefrontale

orbitofrontale

Corteccia prefrontale

mediale

19PSICOLOGIA CONTEMPORANEA

viamo dolore e quando lo osser-viamo negli altri;

• l’insula anteriore, fornita di un ruo-lo negli aspetti corporei della con-sapevolezza di sé e coinvolta, per esempio, nell’esperienza emotiva del disgusto;

• la giunzione temporo-parietale, fondamentale per la distinzione sé-altro e rispondente quando giudichiamo le intenzioni e le cre-denze di un’altra persona;

• il solco temporale superiore, che è coinvolto quando stiamo moni-torando la direzione dello sguar-do altrui;

• la corteccia somatosensoria-le, che si attiva durante l’espe-rienza tattile, ma anche quando osserviamo qualcuno che vie-ne toccato, per esempio quan-do osserviamo un ago che pun-ge la mano di un altro individuo: infatti, quando ci identifichiamo

con il disagio di qualcun altro lo facciamo in modo decisamen-te sensoriale e non ci dobbiamo stupire dell’involontario sussulto che avvertiamo quando vediamo qualcuno farsi male, né del fatto che, se è danneggiata, la nostra capacità di riconoscere le emo-zioni altrui è notevolmente ridot-ta; l’esperienza, tuttavia, modula la sua attività e non tutti avran-no questa potente risposta em-patica: paradigmatico l’esempio dei medici agopunturisti che mo-strano un’attività della corteccia somatosensoriale ridotta nell’os-servare un ago che penetra in va-ri punti del corpo;

• infine l’amigdala, situata sotto la corteccia, nel sistema limbico, e coinvolta nella regolazione delle emozioni e nell’apprendimento emotivo; essa ci indirizza a os-servare gli occhi, che ci danno in-dizi fondamentali circa i pensieri e le emozioni delle altre perso-ne. Una famosa paziente neuro-logica, S. M., che aveva subito danni ben localizzati in entrambe le amigdale, pur avendo capa-cità cognitive intatte, non era in grado di riconoscere le emozioni di paura sul volto degli altri (Ba-ron-Cohen, 2012).

Come anticipato, tutte queste aree non sono collegate in modo semplice e lineare, ma attraverso una complessa serie di connes-sioni; e l’attività, in tali regioni, può variare nei diversi individui produ-cendo comportamenti differenti, come se l’empatia fosse un impor-tante dispositivo di modulazione tra la nostra predisposizione gene-tica, i fattori psicologici e l’ambiente esterno.

LA MODULAZIONE DELLA RISPOSTA EMPATICA

La sola percezione del com-portamento e dell’emozione dell’altro attiva in noi i corri-

spondenti circuiti neurali: gli studi di neuroimaging hanno infatti dimo-strato come addirittura la percezio-ne del dolore degli altri attivi in noi le medesime aree cerebrali coinvolte nella nostra personale esperienza dolorosa. Tuttavia, esistono prove che questa risposta empatica in-volontaria possa essere modulata da una serie di variabili situazionali e disposizionali. Le ricerche in psi-cologia sociale hanno identifica-to alcuni di questi fattori, come la relazione esistente tra i soggetti, le disposizioni personali e il contesto in cui ha luogo l’interazione. Di con-seguenza, se osservare il disagio di qualcuno a noi legato affettivamen-te esita in una preoccupazione em-patica e in un comportamento di aiuto o in un atteggiamento di ritiro dalla situazione, ciò dipende dalla complessa interazione fra tutti que-sti fattori.

La regolazione emotiva sembra avere un ruolo particolarmente im-portante nell’interazione sociale e ha una chiara valenza adattiva sia per l’individuo che per la specie. È stato dimostrato che i soggetti che riescono a regolare più effica-cemente le loro emozioni riescono più facilmente a essere empatici e ad attuare maggiori comportamen-ti prosociali (Decety e Ickes, 2011). Gli individui che esperiscono in mo-do più intenso le emozioni, in par-ticolare quelle negative, sono mag-giormente predisposti allo stress e a una reazione emotiva avversa (per esempio, ansia o disagio) quando

❝L’empatia è una sorta di dispositivo che modula e

coordina il nostro corredo genetico, i fattori psicologici e l’ambiente esterno❞

20 LUGLIO-AGOSTO 2017

sono esposti alla percezione e al ri-

conoscimento dell’emozione altrui.

Nel caso della percezione del do-

lore degli altri, l’abilità di regolare le

proprie emozioni diventa di partico-

llare rilevanza quando il discomfort

eespresso dall’altro rischia di diven-

ttare soverchiante. Per esempio,

uuna madre allarmata dal pianto del

pproprio bambino di notte, deve far

ffronte e saper gestire il suo perso-

nnale disagio con l’obiettivo di prov-

vvedere adeguatamente alla cura

ddella prole. Un ulteriore fattore in-

ttrapersonale che può influenzare la

risposta empatica è il background

emozionale dell’osservatore. Per

esempio, un umore depresso può

condizionare il modo in cui perce-

piamo l’espressione delle emozioni

negli altri. In modo simile, pazienti

con una fobia sociale generalizza-con una fobia sociale generalizza-

ta hanno una maggiore attivazione ta hanno una maggiore attivazione

dell’amigdala quando sono esposti dell’amigdala quando sono esposti

a volti che esprimono rabbia o sde-a volti che esprimono rabbia o sde-

gno (Decety e Ickes, 2011). Inoltre,

la risposta empatica viene modu-

lata dalla valutazione del compor-

tamento sociale altrui e dal genere

dell’osservatore. Gli studi di Tania

Singer et al. presso il laboratorio di

Neuroanatomia funzionale dell’U-

niversità di Londra (2006) hanno

ben illustrato questo meccanismo:

i risultati mostrano che la risposta

neurale al dolore dell’altro dipende-

va da quanto la persona sofferen-

te si era comportata correttamente

durante un’interazione preceden-

te con il soggetto sperimentale, e e,te con il soggetto sperimentale, e e

la reazione variava a seconda del della reazione variava a seconda del

genere del soggetto. Nel detta-genere del soggetto. Nel detta-ta-genere del soggetto. Nel detta-

glio, sia nelle donne che negli uo-glio, sia nelle donne che negli uo-uo-glio, sia nelle donne che negli uo-

mini, quando venivano avvertiti che mini, quando venivano avvertiti che chemini, quando venivano avvertiti che

a ricevere lo stimolo doloroso era a ricevere lo stimolo doloroso era eraa ricevere lo stimolo doloroso era

la persona comportatasi corretta-la persona comportatasi corretta-ta-la persona comportatasi corretta-

mente, si osservava un’attivazione mente, si osservava un’attivazione onemente, si osservava un’attivazione

di aree affettive come l’insula, il giro di aree affettive come l’insula, il giro girodi aree affettive come l’insula, il giro

frontale inferiore e la corteccia cin-frontale inferiore e la corteccia cin-cin-frontale inferiore e la corteccia cin-

golata anteriore. L’attivazione nei golata anteriore. L’attivazione nei neigolata anteriore. L’attivazione nei

confronti della persona sofferente confronti della persona sofferente nteconfronti della persona sofferente

comportatasi scorrettamente era comportatasi scorrettamente era eracomportatasi scorrettamente era

invece ridotta; ma mentre nei sog-invece ridotta; ma mentre nei sog-og-invece ridotta; ma mentre nei sog-

getti femminili la riduzione della ri-getti femminili la riduzione della ri-ri-

sposta era modesta, in quelli ma-ma-sposta era modesta, in quelli ma-

schili si notava una vera assenza di schili si notava una vera assenza di aschili si notava una vera assenza di di

risposta.

Inoltre, a livello neurale, i sogget-Inoltre, a livello neurale, i sogget-et-

ti maschili reclutano la giunzione oneti maschili reclutano la giunzione

temporoparietale (area che pos-temporoparietale (area che pos-os-temporoparietale (area che pos-

siede un ruolo fondamentale nella siede un ruolo fondamentale nella ellasiede un ruolo fondamentale nella

distinzione sé-altro e nel separare distinzione sé-altro e nel separare aredistinzione sé-altro e nel separare

la nostra prospettiva da quella di la nostra prospettiva da quella di ala nostra prospettiva da quella di di

un’altra persona) più intensamen-en-un’altra persona) più intensamen-

❝Un umore depresso condiziona il modo in cui percepiamo

le emozioni negli altri. L’empatia, insomma, dipende anche da come ci sentiamo❞

21PSICOLOGIA CONTEMPORANEA

te delle femmine quando devono

valutare le loro emozioni in risposta

a un’espressione emotiva di un’al-

tra persona. Ciò supporta la teoria

che gli uomini abbiano la tenden-

za a mostrare in misura minore una

condivisione emotiva rispetto alle

donne. In altre parole, i maschi rie-

scono a sopprimere più facilmente,

in confronto alle donne, la reazio-

ne automatica di rispecchiamento

emotivo (per esempio il dolore) se

considerano inappropriata l’empa-

tia nei confronti di un individuo che

considerano scorretto. Queste dif-

ferenze di genere sono in accordo

con i dati per i quali alcune malattie

psichiatriche, come i disturbi dello

spettro dell’autismo, il disturbo di

personalità antisociale e i disordini

della condotta, caratterizzate da un

deficit empatico, sono più comuni

tra le persone di sesso maschile

(Baron-Cohen, 2012).

Tra i fattori che influenzano

le condotte empatiche, al di

là degli aspetti automatici o

volontari, vi è senza dubbio il con-

testo culturale di riferimento, che

può favorire o inibire la tendenza

ad attuare comportamenti proso-

ciali, resi possibili dai meccanismi

neurofisiologici che abbiamo de-

scritto sopra.

Il contesto attuale, l’uso mas-

siccio della tecnologia e l’influen-

za dei mass media possono far

sentire l’individuo estremamente

solo, seppure in connessione con

tutto il resto del mondo davanti a

una tastiera. Lungi dal demonizza-

re il progresso tecnologico e l’uso

dei social network, accanto ai ritmi

frenetici cui siamo sottoposti nella

nostra società liquida – come di-

rebbe Zygmunt Bauman – è però

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Elena Pattini, dottore di ricerca in psicologia, psicologa Elena Pattini, dottore di ricerca in psicologia, psicologa e psicoterapeuta, si occupa di verificare la scientificità dei e psicoterapeuta, si occupa di verificare la scientificità dei contenuti delle attività di Empaticalab, coordinandone il co-contenuti delle attività di Empaticalab, coordinandone il co-mitato scientifico. Ha una consolidata esperienza in proget-mitato scientifico. Ha una consolidata esperienza in proget-ti di ricerca nell’ambito dell’autismo e dello stress familiare ti di ricerca nell’ambito dell’autismo e dello stress familiare dal punto di vista psicobiologico. www.empaticalab.comdal punto di vista psicobiologico. www.empaticalab.com

Giacomo Rizzolatti è un neuroscienziato di fama inter-Giacomo Rizzolatti è un neuroscienziato di fama inter-nazionale, professore emerito nell’Università di Parma. È nazionale, professore emerito nell’Università di Parma. È stato coordinatore del gruppo di scienziati che nel 1992 ha stato coordinatore del gruppo di scienziati che nel 1992 ha scoperto i neuroni specchio. Ha ricevuto numerosi ricono-scoperto i neuroni specchio. Ha ricevuto numerosi ricono-scimenti prestigiosi, fra cui nel 2011 il premio Principe del-scimenti prestigiosi, fra cui nel 2011 il premio Principe del-le Asturie per la ricerca scientifica e nel 2014 il Brain Prize.le Asturie per la ricerca scientifica e nel 2014 il Brain Prize.

sempre più importante occuparsi

della relazione vis-à-vis tra le per-

sone, come contesto privilegiato

di prossimità per la comprensione

e il sostegno dell’altro accanto a

noi. Negli ambiti lavorativi, in parti-

colare, spesso le persone han-

no la sensazione di avvertirsi una

minima parte di un meccanismo

produttivo complesso a cui è ri-

chiesta efficienza assoluta e in cui

il benessere relazionale del singolo

passa in secondo piano. I costi del

disengagement (disimpegno) sul

lavoro, come effetto della solitu-

dine relazionale, sono altissimi, in

termini sia di efficienza aziendale

che di salute psicofisica delle per-

sone.

Empaticalab nasce come rispo-

sta a questo bisogno di relazio-

nalità frustrato nei contesti pro-

fessionali, ma non solo, e le sue

promotrici – le dottoresse Silvia

Castrogiovanni e Alessandra Ran-

cati – hanno ideato un metodo

con il proposito di coniugare gli

aspetti scientifici a quelli più appli-

cativi per migliorare il benessere

personale e le relazioni nei conte-

sti organizzativi. Per quello che ci

riguarda, siamo stati coinvolti per

dare validità e rigore scientifico a

queste iniziative e progetti di ricer-

ca volti al miglioramento dell’em-

patia nei contesti professionali e

personali.

Tutto ciò è reso possibile dal-

la partecipazione di Giunti O.S.

Psychometrics, che consente

l’approntamento e l’utilizzo di nuo-

vi strumenti per misurare e ana-

lizzare i comportamenti empatici.

L’essere umano è “programmato”

per entrare in relazione con gli altri

e l’empatia è lo strumento princi-

pe per orientare il comportamen-

to umano in modo che la qualità

delle nostre interazioni si affini e

migliori, fino a diventare il contesto

privilegiato di benessere psicofisi-

co e soddisfazione personale.

❝La connessione online oggi così diffusa non risolve la solitudine

di chi, confinandosi nel web, rinuncia a incontri e rapporti vis-à-vis❞