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“…mentre discorrevano Gesù si avvicinò” PERIODICO DELLE PARROCCHIE DI MUSILE DI PIAVE, CHIESANUOVA E MILLEPERTICHE ANNO 3 - N. 3 OTTOBRE 2009 - Piazza Libertà, 2 - 30024 MUSILE DI PIAVE - Tel. e Fax 0421.52308 - E-mail: [email protected] UN “SUSSULTO” DI GRATUITA' UN “SUSSULTO” DI GRATUITA' Cari amici di Musile, Chiesanuova e Millepertiche, riprendiamo il cammino del nuovo anno pastorale, che come la scuola, inizia a settembre… e lo facciamo con grande entusiasmo. Anche questo numero di Emmaus è scoppiettante di iniziative e potrete leg- gere tutta una lunga serie di attività estive che si sono svolte nelle nostre parrocchie. Un immenso gra- zie a tutti coloro che si sono impegnati nelle varie attività e che hanno donato gratuitamente il loro tempo e le loro energie: il grest, i campiscuola, le sagre… quante persone, quanti giovani e adulti, quanti sor- risi… A volte però mi ritrovo a pensare: “Come mai qui tra noi non c’è anche Tizio e Caio? Perché chi si dà da fare è sempre… Sempronio?” In questi mesi andando a visitare le famiglie ho percepito tantissime potenzialità che non sono ancora emerse o che si sono “spente”! E’ per questo che tra i tanti e interessanti articoli di questo numero, troverete anche una pagina impor- tante dal titolo: “…E IO COSA F ACCIO IN P ARROCCHIA???” . Vuole essere una provocazione per chi ha bisogno di una spinta, di una piccola scrollatina per dire: “Ok, mi rimetto in gioco, mi do da fare…”. Essere credenti vuol dire anche sapersi sporcare le mani nella vita e andare al di fuori della “mia” fami- glia, delle “mie” cose, dei “miei” hobby e saper “mettere in circolo l’amore”. Dentro una comunità c’è bisogno di tutti sapendo che il famoso detto è sempre valido: “CHI NON F A NIENTE NON SBAGLIA MAI!” Allora, e sto parlando ai tantissimi di voi che a volte rimpiangono i tempi passati riferendosi ai bravi cappellani di turno…, c’è ancora posto per riprendere il cammino e sentirci una grande famiglia che sa lavorare insieme, senza tirare su muri ma solo ponti: ponti con i più poveri, con i più piccoli, ponti con Dio. Troverete tutto questo anche nel Progetto Pastorale Parrocchiale di Musile allegato a questo nu- mero di Emmaus: è uno strumento prezioso per tutti! Ho titolato questo articolo UN “SUSSUL TO” DI GRA TUIT A perché credo che a Musile, a Chiesanuova e a Millepertiche abbiamo bisogno di aprire un po’ gli occhi verso il sociale, andare un po’ fuori dall’ombra del campanile. Un esempio: a Musile ci sono 52 nazionalità diverse di immigrati … e cosa facciamo come comunità cristiana? Cosa possiamo pensare per convivere e per accogliere anche la ricchezza degli stranieri? Gli esempi sarebbero proprio tanti…Cosa ne pensate? Come vedete qui sotto ci sono le immagini di altre tre chiese “vicine di casa”: Caposile, Passar ella e S. Maria di Piave: dal pr ossimo numer o di Dicembr e Emmaus diventerà ancora più grande… sarà luogo di incontro di sei parrocchie… Continuiamo a credere nella Collaborazione Pastorale come una ricchezza, un tesoro ancora tutto da scoprire. L’incontro dei sei consigli pastorali del 18 Settembre scorso è stato un grande esempio di comunione. Buona lettura! don Saverio

emmaus Settembre 2009

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Collaborazione Pastorale di Musile di Piave - Emmaus Settembre 2009

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“…mentre discorrevano Gesù si avvicinò”PERIODICO DELLE PARROCCHIE DI MUSILE DI PIAVE, CHIESANUOVA E MILLEPERTICHE

ANNO 3 - N. 3 OTTOBRE 2009 - Piazza Libertà, 2 - 30024 MUSILE DI PIAVE - Tel. e Fax 0421.52308 - E-mail: [email protected]

UN “SUSSULTO” DI GRATUITA'UN “SUSSULTO” DI GRATUITA'Cari amici di Musile, Chiesanuova e Millepertiche,riprendiamo il cammino del nuovo anno pastorale, che come la scuola, inizia a settembre… e lo facciamocon grande entusiasmo. Anche questo numero di Emmaus è scoppiettante di iniziative e potrete leg-gere tutta una lunga serie di attività estive che si sono svolte nelle nostre parrocchie. Un immenso gra-zie a tutti coloro che si sono impegnati nelle varie attività e che hanno donato gratuitamente il loro tempoe le loro energie: il grest, i campiscuola, le sagre… quante persone, quanti giovani e adulti, quanti sor-risi… A volte però mi ritrovo a pensare: “Come mai qui tra noi non c’è anche Tizio e Caio? Perché chi si dàda fare è sempre… Sempronio?”In questi mesi andando a visitare le famiglie ho percepito tantissime potenzialità che non sono ancoraemerse o che si sono “spente”!E’ per questo che tra i tanti e interessanti articoli di questo numero, troverete anche una pagina impor-tante dal titolo: “…E IO COSA FACCIO IN PARROCCHIA???”. Vuole essere una provocazione per chiha bisogno di una spinta, di una piccola scrollatina per dire: “Ok, mi rimetto in gioco, mi do da fare…”.Essere credenti vuol dire anche sapersi sporcare le mani nella vita e andare al di fuori della “mia” fami-glia, delle “mie” cose, dei “miei” hobby e saper “mettere in circolo l’amore”.Dentro una comunità c’è bisogno di tutti sapendo che il famoso detto è sempre valido:“CHI NON FA NIENTE NON SBAGLIA MAI!”Allora, e sto parlando ai tantissimi di voi che a volte rimpiangono i tempi passati riferendosi ai bravicappellani di turno…, c’è ancora posto per riprendere il cammino e sentirci una grande famiglia che salavorare insieme, senza tirare su muri ma solo ponti: ponti con i più poveri, con i più piccoli, ponti conDio. Troverete tutto questo anche nel Progetto Pastorale Parrocchiale di Musile allegato a questo nu-mero di Emmaus: è uno strumento prezioso per tutti!Ho titolato questo articolo UN “SUSSULTO” DI GRATUITA’ perché credo che a Musile, a Chiesanuova e a Millepertiche abbiamo bisogno di aprire un po’ gli occhi verso il sociale, andare un po’ fuori dall’ombra del campanile. Un esempio: a Musile ci sono 52 nazionalità diverse di immigrati … ecosa facciamo come comunità cristiana? Cosa possiamo pensare perconvivere e per accogliere anche la ricchezza degli stranieri? Gli esempi sarebbero proprio tanti…Cosa ne pensate?Come vedete qui sotto ci sono le immagini di altre tre chiese “vicine di casa”: Caposile, Passarella e S. Maria di Piave:dal prossimo numero di Dicembre Emmausdiventerà ancora più grande…sarà luogo di incontro di sei parrocchie… Continuiamo a crederenella Collaborazione Pastorale comeuna ricchezza, un tesoro ancoratutto da scoprire. L’incontro dei seiconsigli pastorali del 18 Settembrescorso è stato un grande esempiodi comunione. Buona lettura!

don Saverio

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RISCOPRIRE LA FEDE, OGGI ?Vorremmo offrirvi un momento di sosta nelle giornate ricche

di impegni e di appuntamenti che, a volte, rendono un po' sovraccarica la nostra vita e un po' frettolose le nostre relazioni...

Vorremmo offrirvi un luogo dove poter tornare a guardarci dentro e poter parlare di noi stessi in un clima accogliente e rispettoso, perchè a volte sentiamo di questo

un grande bisogno ma non sappiamo dove rivolgerci...Vorremmo offrirvi una possibilità di ascoltare una Parola nuova, non scontata,

che incroci davvero la nostra vita e ci faccia ri-innamorare di essa, così come è...una Parola che non si limiti a riempirci la testa di nozioni, giudizi o buoni consigli...

Vorremmo farvi conoscere meglio una Buona Notizia che ci aspetta, della quale forse abbiamo già sentito parlare ma che non è ancora

entrata a trasformare veramente noi stessi...Ecco, tutto questo vorremmo: se la cosa vi interessa, giovani o adulti, singoli o coppie...beh,

NOI CI INCONTRIAMO LUNEDÌ 2 NOVEMBRE ALLE 20.30 A MILLEPERTICHE. A presto!!

Per informazioni: don Giorgio 340-6818611

E’ stata un’ amara sorpresa sen-tire, giovedì 20 agosto alle 12 inEpiscopio a Treviso, il nostro Ve-scovo Andrea Bruno Mazzocatoche annunciava il suo trasferi-mento, nell’obbedienza al Papa,all’arcidiocesi di Udine.Umanamente mi viene da dire“non è il momento” “proprioadesso che si iniziava il nuovocammino delle collaborazioni pa-storali e la visita pastorale”…tanti pensieri umani.Mi ha particolarmente colpito lacommozione del Vescovo, il suoessere per noi un fratello mag-giore, l’aver tolto le distanze di un

rapporto “reverenziale” e la suacapacità di essere schietto, sin-cero e vicino… le parole che hapronunciato quel giorno mi fannocapire come l’obbedienza è pos-sibile solo nel nome di Gesù ob-bediente alla croce.Grazie Mons. Andrea Bruno pertutte le energie donate alla nostraDiocesi di Treviso e perché haiavuto coraggio nell’affrontaretemi e problemi davvero essen-ziali. Auguri con tutto il cuore peril tuo nuovo impegno pastorale.Pregheremo per te!

don Saverio

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Una brevissima presentazione del Piano Pastorale che trovate in allegatoa questo numero di Emmaus. Dal 2004 il Consiglio Pastorale di Musile in-sieme a don Mario Salviato e ai vicari parrocchiali presenti, ha lavoratoper poter donare a tutte le famiglie la sintesi delle principale attività e ser-vizi presenti nella nostra comunità. E’ un semplice lavoro mai definitivoche dovrebbe dare lo slancio, lo stimolo ad un impegno ulteriore nei variambiti proposti dal Piano stesso.Augurandovi buona lettura ringraziamo tutti coloro che hanno collaboratoper la riuscita di questa ulteriore tappa della nostra parrocchia.Mercoledì 30 settembre Mons. Livio Buso, nella “liturgia di invio” dell’annopastorale, ha consegnato il Piano Pastorale a tutti gli operatori presenti. Possiamo tutti sentirci chiamati ad un servizio che il Signore stesso sus-surrerà nell’intimo dei nostri cuori. Buona lettura!

PARROCCHIA: CASA SULLA ROCCIAPIANO PASTORALE PARROCCHIALE DI MUSILE

GRAZIE MONS. ANDREA BRUNO!

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E’ stato molto apprezzato l’editoriale dell’ultimo numero di Emmaus che ci faceva riflettere sul senso della morte di cinque persone giovani delle nostre parrocchie.

Ora lasciamo la parola a due testimoni particolari: Gianfranco che ha perso la moglie nel 2002 e Maria Silvia che ha accompagnato Roberto nel cammino d’amore e di sofferenza in quest’ultimo anno.

Leggiamo queste testimonianze “in ginocchio”.

Ripartire…Correre, passare gli anni dando ascolto ai sentimenti, sentirti felice con la famiglia e il lavoro, insommaun correre senza ostacoli e con la certezza che questa è la vita giusta.Ecco che la corsa viene interrotta da una brusca frenata, la malattia della moglie, due anni di sofferenzae vivere assieme a questa sofferenza; ogni viaggio di ritorno dall’ospedale era un carico di domandesenza risposte, con una sola certezza, la dignità come forza nella persona sofferente.Ecco quella dignità che non possiedo. Dopo la morte le prime difficoltà, il figlio che non accetta di averperso la mamma, il lavoro, la casa, ecco gli intoppi e la mancanza di fiducia. Arriva il momento di tro-vare aiuto e certezze, aiuto che ho trovato all’ACAT (Associazione di volontariato per chi è nella soffe-renza) dove ho imparato a non piangermi addosso e nella “Cristoterapia” (un dialogo quotidiano con Dio)per credere e affrontare nuove sfide. Ecco la ripartenza per riprendermi la vita e vivere bene il dolore,dando un significato al quotidiano e nuove motivazioni, accettando come dono tutto ciò che mi vienedato. Ora ho ripreso a correre: la fatica e’ la prova nel relazionarmi in maniera corretta con il figlio everso gli altri, ma soprattutto fare un uso corretto delle regole di vita, per ottenere quei requisiti che mimancano e che mi servono per essere un giorno un privilegiato.Per essere ancora marito e moglie dove per tanti anni della vita abbiamo condiviso gioie e difficoltà, masoprattutto per poterle parlare, scherzare, litigare, condividere la sua presenza, per toccarla e guardarenel fondo dei suoi occhi.

Gianfranco

Tu non ci lasci mai soliCon questa mia testimonianza voglio ricordare la grande prova che tutti noi, prima o poi, siamo chia-mati a vivere.Assieme ai miei figli ho vissuto questa prova con molta pazienza, serenità, fatica, dolore, fino all’ultimoistante di vita di Roberto.Grandi cose mi ha insegnato e adesso che lui non c’è più, ma tutto mi parla di lui, con tanta fatica cer-cherò di continuare a camminare come lui avrebbe voluto. Vorremmo sempre che le cose andasserobene, ma a volte ci aspettano prove difficili. “Prendiamo su le nostre cose e continuiamo a camminarefinchè Dio lo vorrà”: queste sono state le nostre parole quando ci hanno detto come stavano le cose.Abbiamo sempre trovato persone stupende, fra queste i nostri sacerdoti, don Saverio e don Giorgio. Illoro arrivo è coinciso con la malattia di mio marito. Dal primo momento ci hanno accompagnato con lapreghiera, con la loro presenza, con i loro silenzi e i loro abbracci. Grazie.Con Roberto momenti molto intensi: ci siamo raccontati, preoccupati, coccolati, amati, sofferti, tutto inpreparazione del momento del distacco. E’ stato difficile, lo riconosco, ma le cose sussurrate sono statemeravigliose. Tanti anni trascorsi insieme, tanti progetti realizzati, tante vicende grandi e piccole dellavita familiare, sono state ricchezza per ripensarle nei momenti più dolorosi. E quell’attimo quando i suoi occhi si sono spalancati e dopo chiusi dentro ai miei, rimarrà sempre ildolce ricordo dell’amore che lui mi ha donato. Con fatica continuiamo a vivere, ma cercherò di farlo sem-pre, perché credo e crediamo in Te e Tu, Signore, non ci lasci mai soli.Signore quanto è duro l’ultimo capitolo della vita.

Maria Silvia

DA LEGGERE “IN GINOCCHIO”

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Venerdì 18 settembre 2009 a ChiesanuovaParrocchie di Musile, Chiesanuova, Millepertiche, Passarella, S. Maria di Piave, Caposile

PRIMO INCONTRO CON I SEI CONSIGLI PASTORALI

Cari amici, grazie per essere quistasera. E’ la prima volta che seiconsigli pastorali si incontranoinsieme e questo ci riempie digioia: vivere la fraternità si vededalle piccole cose … può sem-brare una piccola cosa anche seporta con sé un grande signifi-cato. Siamo: don Flavio (parrocodi Passarella e Santa Maria eamministratore di Caposile), donGiorgio (collaboratore di Musile,Chiesanuova e Millepertiche),don Vanio (vicario parrocchiale diMusile e Chiesanuova ed io, donSaverio (parroco di Musile, Chie-sanuova e Millepertiche). Sa-rebbe significativo presentarcitutti ma lo faremo dopo nei lavoridi gruppo.Se siamo qui insieme stasera èperché crediamo nella collabora-zione e nella bellezza di non rin-chiuderci dentro le quattro muradella nostra propria parrocchiasenza mai mettere fuori il nasoper capire, per conoscere, percondividere…Faremo con tutti voi stasera unabreve riflessione su alcuni temiimportanti dopo che ci siamoconfrontati tra noi preti in questiultimi mesi e, i primi di luglio,anche con il Vescovo, il VicarioGenerale, don Giuseppe Rizzo, eil Vicario per la pastorale donLivio Buso.

Le collaborazioni pastoraliCome sapete stanno “nascendo”nella nostra diocesi le collabora-zioni pastorali (alcune parrocchieche collaborano insieme) nonpiù, cioè, parrocchie isolate, au-

toreferenziali, ma parrocchie checondividono il cammino pasto-rale assieme a quelle vicine. E’un’idea che nasce, è vero, dauna reale necessità: i preti scar-seggiano…non può più esserciun prete per ogni parrocchia;d’altra parte le parrocchie dellaDiocesi sono 265, di dimensionidiverse: come fare allora perchénessuna parrocchia, neanche lapiù piccola, si senta destinata “amorire” e invece possa fiorire unaforma nuova di collaborazionetra parrocchie, in una dimensionedi reciprocità e di condivisionedelle ricchezze, umane, spirituali,magari anche materiali? Qui da noi questa esperienza ègià iniziata da qualche anno e orasta via via prendendo piede inmodo significativo: già si era ini-ziato tra Musile e Chiesanuova,Passarella e Santa Maria, condon Mario Salviato, don Flavio edon Vanio; ormai da un annoquesta collaborazione si è estesaa Millepertiche con l’ar-rivo di don Saverio edon Giorgio; ora anchea Caposile viene fatta laproposta di entrare inquesto “circuito vir-tuoso”. Ci pare unabella possibilità, unasfida anche, certa-mente, sforziamoci divederla come una grande ric-chezza. Le parrocchie più pic-cole hanno da offrire molto aquelle più grandi, come segno,ad esempio, di vicinanza contro ilrischio dell’anonimato, come spi-rito di familiarità, certamente più

difficile in realtà cittadine; èanche vero, però, che l’essere inpochi porta con sé il rischio del-l’asfissia e respirare aria nuova acontatto con realtà vicine e piùgrandi, può far bene a tutti. Tuttociò comporta, passo dopopasso, un lavoro di “cesello” perimparare preti-preti, preti-laici,laici-laici a lavorare insieme. Per non restare nei discorsiastratti stasera affronteremovarie tematiche (già le abbiamoviste e approfondite nei consiglipastorali di ogni parrocchia) e cidaremo del tempo in gruppo perrispondere ad alcune domande.

Ecco alcuni temi davvero impor-tanti per la Collaborazione Pa-storale:

1. La vita della Parrocchia:La Parrocchia non viene cancel-lata, eliminata, ma alcune cosesarebbe importante viverle in-sieme in collaborazione con le

altre Parrocchie. Possono esseredavvero tante le cose che, anchecon fantasia e con fiducia, si po-trebbero portare avanti insiemeun po’ alla volta, senza pretese.Vorremmo che ci fossero inizia-tive che possano valorizzare le

Riportiamo la relazione preparata dai nostri sacerdoti per questo importante primo incontro.Dopo l’intervento e la lettura iniziale abbiamo formato cinque gruppi per conoscerci e

per riflettere sulle collaborazioni pastorali. Buona lettura!

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caratteristiche di ogni parrocchiae le sue strutture: è bene che nontutte le cose vengano fatte a Mu-sile solo perché è la parrocchiapiù grande.

2. Alcune novità cheriguardano la LITURGIA:Sotto la guida di don Vanio e donSaverio inizieremo tra poco unGRUPPO LITURGICO per le sei

parrocchie (7-8 persone da Mu-sile, 3 persone da Chiesanuova,3 persone da Millepertiche, 4-5persone da Passarella, 2-3 per-sone da S. Maria, 2-3 persone daCaposile).Nel gruppo si tratteranno argo-menti di fondo: il senso della li-turgia, come organizzarla almeglio, “più messa e menomesse”, gli orari e le “differenzeliturgiche di ogni parrocchia”, lacelebrazione dell’Eucaristia e isacramenti: battesimi, confes-sioni, matrimoni, funerali, leprime comunione, cresime e altritemi come: le processioni, itempi forti, il triduo pasquale…tutto questo per avere una lineacomune con le altre parrocchieche ancora non c’è.Si darà anche spazio ai temi ri-guardanti la “struttura” dellachiesa (l’acustica, l’illuminazione,il riscaldamento, la parte più arti-stica… sempre in collegamentocon i CPAE). All’interno delgruppo liturgico, formeremo, gra-datamente, dei sottogruppi piùspecifici: lettori, ministri della co-munione, chierichetti e ancelle, isacrestani, le signore per le puli-zie…Uno spazio particolare ri-

guarderà la musica e il canto af-finché, anche le parrocchie piùpiccole, possano avere delle ce-lebrazioni ben preparate. Pen-sare magari a dei momenti in cuile corali si ritrovano insieme perimparare gli stessi canti…

3. Novità per la CATECHESIdei ragazzi:La formazione comune dei cate-chisti e gli incontri con i genitoriper tutte le parrocchie, aggiun-gendo Caposile, sarà un mo-mento significativo dellacollaborazione. Incontre-remotutti i genitori all’inizio dell’annocatechistico e faremo fare a lorouna domanda di iscrizione doveesprimeranno le motivazioni percui vogliono iscrivere il figlio. Aigenitori si chiederà una quotaannuale per il catechismo e le fo-tocopie (10 euro). Faremo unsemplice esame ai ragazzi cheseguono i percorsi sacramentali(confessione, comunione, cre-sima…).Individueremo per ogni parroc-

chia alcune catechiste dispostea seguire il biennio di formazionedel sabato pomeriggio a Treviso.Questo gruppetto di catechistesarà inviato a spese della parroc-chia e a nome della collabora-zione pastorale.Noi quattro sacerdoti per il pros-simo anno: - don Flavio seguirà tutte le

catechiste delle elementari.- don Vanio seguirà tutte le

catechiste delle medie.- don Saverio seguirà gli

incontri prossimi ai sacramentie farà ai bambini e ai ragazzi

un semplice “esame”.- don Giorgio seguirà gruppi di

genitori (in orari diversi) chevogliono iniziare un percorsodi riscoperta del proprio battesimo.

Alcune date:- La Prima Confessione sarà

celebrata, in ogni parrocchia, come sempre, in quaresima.

- In tutte le sei parrocchie la Prima Comunione sarà celebrata la terza domenica di Pasqua (18 aprile 2010).

- La Cresima sarà celebrata alsabato sera a Musile e la domenica a Chiesanuova, a Passarella, a Millepertiche (1 – 2 maggio 2010).

Ci poniamo seriamente il pro-blema per l’ammissione ai sacra-menti: pensiamo soprattutto albattesimo. Come valutare le mo-tivazioni di fondo? Quale mini-male cammino prevedere erichiedere ai genitori?

4. FORMAZIONE per gli adulti:• Don Saverio seguirà il corso

biblico: dieci incontri sul Librodell’Esodo, al venerdì sera,quindicinale a Chiesanuova danovembre ad aprile.

• Don Flavio, a Passarella, seguirà il cammino per adulti di A.C. e aperto a tutti, una volta al mese (6-7 incontri).

• Organizzeremo una volta almese (il terzo giovedì) unamessa serale alle 20.00 nella chiesa di Caposile per facilitare la partecipazione anche di chi o per lavoro o per

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studio o per altri impegni nonpuò parteciparvi durante il giorno e, soprattutto, comeesperienza di fattiva comunione tra parrocchie vicine… La prima data: Giovedì 15 ottobre.

• Don Giorgio seguirà, a Millepertiche, i genitori e gliadulti che vogliono iniziare unpercorso di riscoperta del proprio battesimo (vedi sopra):Primo incontro lunedì 2 novembre alle 20.30.

• Continuiamo i tempi di Adorazione già previsti in ogniparrocchia.

5. PASTORALE FAMILIARE:Don Flavio seguirà anche que-st’anno il corso di preparazioneal matrimonio. L’ultima verifica ha evidenziato lapositività dell’esperienza nellaquasi totalità delle coppie pre-senti. Positiva anche l’equipe di

coppie che accompagnano ilcorso non come degli esperti macome testimoni.Esistono ad oggi due gruppicoppie: uno a Musile e l’altro aPassarella. Si possono pensare dei momentiin comune con i due gruppi ecoinvolgere anche altre coppiedelle altre parrocchie. Sarebbe importante trovare unacoppia referente per ogni parroc-chia e sviluppare meglio la pa-storale familiare. Per chi è già impegnato singolar-mente in servizi parrocchiali (ca-techista, animatore…) tentiamodi organizzare e vivere alcuni mo-

menti di gratuità con le propriefamiglie.Nel tempo, arrivare ad organiz-zare per tutta la collaborazioneuna settimana estiva per famigliee adulti.

6. PASTORALE GIOVANILE:L’esperienza di Musile e Chiesa-nuova può essere allargata allealtre parrocchie della collabora-zione trovando almeno un gio-vane o una coppia per la

formazione mensile che donVanio propone insieme ad unacoppia di Musile e una coppia diChiesanuova. Vorremmo contattare un educa-tore professionale e, concor-dando un compenso,“assumerlo” per alcune ore set-timanali per “far rinascere” i variOratori (coinvolgendo perl’aspetto economico anche i duecomuni di riferimento: S. Donà eMusile).

7. PASTORALE VOCAZIONALE:Don Vanio segue i gruppi voca-zionali che stanno portandobuoni frutti. La modalità di con-duzione dei gruppi diventa essastessa annuncio vocazionale pertutta la famiglia. L’itinerario per i chierichetti e leancelle è un itinerario vocazio-nale. Riflettiamo su un possibilecampo vocazionale per giovanidai 18 anni in su per l’estateprossima. Da parte di noi preti:donare del tempo per la dire-zione spirituale.

8. CPP e i CPAE:Ci siamo chiesti se vale la penatenere in ogni parrocchia questiorganismi. Ipotizzavamo di avereil CPP nelle parrocchie più grandie in quelle più piccole tenere iCPP ma dare la possibilità (2-3volte l’anno) per le assembleeparrocchiali aperte a tutti gli ope-ratori pastorali. Per quanto ri-guarda i CPAE ci rendiamo contoche devono essere parrocchialima alcune volte e per alcune pro-poste possono incontrarsi in-sieme.

9. La BENEDIZIONE DELLEFAMIGLIE:La benedizione delle famiglie è ri-tenuta importante da tutti noi. Laformula del “tagliando” sta an-dando bene: la famiglia richiedela benedizione e ci si mette d’ac-cordo prima per telefono. Si ri-sparmia tempo e tutti tiaspettano e non perdi tempoprezioso.

10. Le PARROCCHIE PIU’PICCOLE:Come essere presenti nelle par-rocchie più piccole non solo con“servizi e funzioni” ma anche conun tempo adeguato per l’ascoltoe “lo stare con…”?

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Abbiamo stabilito un giorno in-tero o mezza giornata alla setti-mana di presenza “fedele” di unodei sacerdoti nelle parrocchie piùpiccole dove poter ascoltare lepersone, trovare i malati, far sa-pere che siamo presenti.

11. CARITAS e GRUPPO MISSIONARIO:Dobbiamo impegnarci ad am-pliare queste esigenze parroc-chiali aperte ai bisogni degliultimi, facendo attenzione alleforze esistenti. Ci rendiamoconto che diventa indispen-sa-

bile creare un unico gruppo Cari-tas per tutta la collaborazione elo stesso un unico gruppo Mis-sionario. Nel gruppo Caritas partecipe-ranno anche i ministri straordinaridella Comunione.

12. EMMAUS, FOGLIETTO PAR-ROCCHIALE e PELLEGRINAGGI:Il quadrimestrale “Emmaus” perora solo delle parrocchie di Mu-sile, Chiesanuova e Millepertichedal numero di Natale 2009 si al-largherà anche a Caposile, Pas-sarella e Santa Maria. Sarà

consegnato a tutte le sei parroc-chie già il numero di fine settem-bre dove parleremo dellacollaborazione. Teniamo invecedue foglietti parrocchiali distinti:Musile, Chiesanuova, Milleperti-che e Passarella, Santa Maria eCaposile. Insieme proponiamo anche i varipellegrinaggi.

don Saverio, don Giorgio, don Flavio, don Vanio

DAVANTI A GESU’ EUCARISTIA al Piccolo Rifugio“La Chiesa vive dell’Eucaristia. Nella Santissima Eucaristia è rac-chiuso il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostraPasqua e pane vivo che, mediante la sua carne vivificata dallo Spi-rito Santo e vivificante, dà vita agli uomini” (Giovanni Paolo II, Ec-clesia de Eucaristia, n.1)Presso la chiesetta del Piccolo Rifugio, nella Parrocchia delDuomo di S. Donà di Piave in via Dante, da molti anni, viene of-ferta la possibilità dell’Adorazione Eucaristica.Dal lunedì al sabato dalle 15.00 alle 18.00.Inoltre, ogni lunedì dalle 20.30 alle 24.00 e l’ultimo lunedì di ognimese dalle 20.30 alle 8 del mattino, si adora Gesù tutta lanotte. E’ un invito rivolto a tutti, per una breve visita o per un im-pegno più costante… Trascorrere un po’ di tempo o qualcheora in Adorazione è una forma di preghiera che ci illumina, istrui-sce, riscalda, trasforma, conforta e incoraggia. Coltiviamo ilculto eucaristico come linfa vitale, come preziosa Presenza nellavita quotidiana.

Dagli scritti di Lucia Schiavinato (Mamma Lucia): “Noi vogliamo imitare il Cristo, che passava la notte in adorazione. Sen-tiva il bisogno di lasciare i fratelli per trovarsi da solo con il Padre.L’Eucaristia deve essere da noi contemplata, amata, custodita, diffondendo tra i fratelli il culto, la conoscenza del Cri-sto eucaristico”.“Trovate davanti all’Eucaristia, nell’intimità col Cristo, la vostra serenità, la vostra forza di vivere l’ideale. Aprite il taber-nacolo, state con Lui, procurategli questa “letizia”. Egli non ha detto “E’ vostra letizia stare con me”, ma: “E’ mia letiziastare con voi”.

Se ti senti chiamato a donare un’ora del tuo tempo a Gesù Eucaristia puoi metterti in contatto con Elvira al numero 042152583. Grazie!

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Dov’è Dio? Dov’è Dio quandola gente soffre? Dov’è Dioquando i bambini muoiono difame? Dov’è Dio quando l’in-nocente grida per il dolore su-bito? Dov’è Dio nelle catastrofinaturali?

Queste sono le domande chespesso rendono le nostre nottiun po’ movimentate, che offu-scano i nostri pensieri quandofacciamo esperienza del do-lore del mondo, le domande acui non sembriamo in grado didare risposta.Dov’è Dio? E’ questo l’interro-gativo che ha attraversato lamente di molti di noi in quellafredda notte di inizio aprilequando, alle 3,32, a l’Aquila edintorni, la terra ha tremato.Dov’eri Dio?Questa domanda mi è ritor-nata alla mente durante la set-timana di servizio nelle zonedevastate dal terremoto allavista di gente disperata, pa-lazzi crollati, edifici disabitati.Quasi “per caso” mi ritrovo aprestare servizio con giovani diLegambiente e i soprintendentidel Ministero dei Beni culturali

impegnati nel recupero deibeni artistici e di rilevanza cul-turale nelle chiese e nei palazzidell’Aquilano. Che strano!Cosa c’entro io, che di storiadell’arte e beni culturali noncapisco granchè? Ma è vero

che non ci sono coincidenze,ma provvidenze. Così quellamattina giunto ad Onna, la do-manda che mi ronza nelleorecchie in quei giorni si fasempre più pressante. Dov’èDio? Dov’è? Qui ad Onna è ri-masto veramente poco. Mace-rie e silenzio ovunque. Lì inchiesa ci sono le ultime sup-pellettili da recuperare. Tiriamofuori qualche tavolo, il confes-sionale, frammenti interes-santi. Ma non solo. Fin che miaccorgo che i Vigili del fuoco,in quella chiesa sventrata dallaforza del terremoto, sfidanol’altezza delle macerie, cer-cano ancora qualcosa … direiqualcuno. Da quattro mesi eun giorno sta sepolto lì sotto lemacerie: Gecù Eucaristia den-tro il tabernacolo. Quasi non cicredo quando me lo dicono espero e prego che Gesù venga

ritrovato. Così quando ormai ilsole sta per calare la pala delvigile si arresta improvvisa-mente. Chiamano, c’è qual-cosa. E da quelle maceriefredde e informi promana unalito di vita e speranza: è il Cri-sto riposto in quel tabernacoloall’apparenza fragile eppure ri-masto “illeso” dopo la furia delterremoto.Non credevo ai miei occhi eringraziavo Dio di avermi fattotestimone di quel ritrovamento.Non ho avuto neanche iltempo di gioire che nella miamente si è materializzata la ri-sposta a quella domanda cheda tempo mi angosciava.Dov’è Dio? Adesso posso ri-spondere. Eccolo Dio, sepoltosotto le macerie silenziose epesanti. Eccolo il Cristo, anchelui terremotato, condividerefino in fondo la sofferenza dellagente terremotata. Quel Cristoche dopo quattro mesi esceper ultimo è il segno di spe-ranza che tutti aspettiamo. E’ ilsegno di un Dio con noi. E sepure ce ne fosse bisogno, ab-biamo anche le prove in quellemacerie che forse lo hanno na-scosto ai nostri occhi ma nonhanno minato la sua presenzaviva e vera.Adesso il tuo posto diventa latendopoli, insieme alla genteche soffre ….Che il Cristo, terremotatoanche lui, possa sostenere glisforzi di rinascita della gente,possa ridonare speranza a chiha il cuore ferito. Grazie Gesùperché sei vicino a chi soffre.Grazie Gesù, perché sei terre-motato anche tu.

Salvatore Alletto(dall’editoriale di Avvenire

del 12.08.2009)

“QUEL TABERNACOLO INTATTO … LUCE SULLE MACERIE”

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99SETTEMBRE 2009

Alcolisti Anonimi (A.A.) nasce negli USA nel 1935 edè presente in 160 paesi nel mondo con più di cen-tomila Gruppi e milioni di alcolisti recuperati. In Italia è attiva dal 1972 e si è rapidamente diffusasu tutto il territorio nazionale dove oggi conta circa500 Gruppi. Fra i suoi aspetti più originali A.A. ha, inpratica, “inventato” il metodo dei Gruppi di autoa-iuto: in breve l’alcolista che ha smesso di bere man-tiene e consolida la propria sobrietà utilizzando lasua capacità di aiutare un altro alcolista ancora nelproblema.

CHI SIAMO?Siamo uomini e donne che hanno scoperto ed am-messo di non essere più in grado di controllare l’as-sunzione di alcol. Crediamo che l’alcolismo sia unamalattia dell’anima, da curare con un Programmaspirituale, non religioso, perciò abbiamo imparatoche dobbiamo vivere senza l’alcol, un giorno allavolta se vogliamo evitare un nuovo disastro a noistessi e a chi ancora ci sta vicino.

A CHI PUÒ ESSERE UTILE A.A.?A tutti coloro che desiderano smettere di bere,avendo riconosciuto che da soli sono incapaci di ri-solvere questo problema, ma sono decisi a cam-biare vita con l’aiuto di chi l’ha già fatto.

QUANTO COSTA FAR PARTE DI A.A.?Non vi sono quote o tasse da pagare per far partedi A.A. Durante la riunione di Gruppo si fa girare unabusta nella quale ognuno mette quello che si sente.Quanto raccolto serve per pagare l’affitto, il tele-fono, la letteratura, e tutte quelle spese a cui va in-contro il Gruppo. Non vi è obbligo alcuno dicontribuzione.

ANONIMATOL’anonimato è il fondamento spirituale di A.A. Essoinsegna ai suoi membri a dare più importanza aiprincipi che alle personalità. La nostra intenzione èdi far conoscere il nostro Programma di recupero,non gli individui che partecipano a questo Pro-gramma. L’anonimato a livello pubblico è un’assi-curazione per A.A. stessa e per tutti i suoi membri,

e soprattutto, per i nuovi venuti, in quanto la loroappartenenza ad A.A. non sarà rivelata.

COSA NON FA ALCOLISTI ANONIMINon tiene registri di alcun genere, né archivi che ri-guardano i suoi membri. Non si impegna in ricercheo indagini, né le sponsorizza. Non è affiliata ad al-cuna setta, partito, religione, organizzazione o isti-tuzione. Non fa opera di proselitismo, né cerca dicontrollare in alcun modo i suoi membri. Non rila-scia prognosi mediche o psichiatriche, né distribui-sce farmaci, né dà consulti medici o psichiatrici.Non provvede a terapie di disintossicazione, né aservizi di infermeria o di assistenza medica. Nonoffre servizi religiosi. Non provvede ad alloggi, cibo,servizi sociali di assistenza. Non fornisce consu-lenze coniugali o professionali.

IL FINEMantenere la sobrietà dei propri membri attraversoil piano delle 24 ore, e portare un Messaggio di spe-ranza a coloro che ancora vivono il dramma dell’al-colismo attivo e non conoscono il Programmaliberatorio dei Dodici passi per uscire da questa ter-ribile dipendenza.

L’ACCOGLIENZA IN GRUPPO DEL NUOVO VENUTOIl Gruppo è una famiglia dove il nuovo venuto vieneaccolto con la massima cordialità e con grande af-fetto da tutti. La vergogna iniziale scompare, nes-suno lo giudica o lo colpevolizza, anzi vienespronato ad avere più fiducia in se stesso e a ren-dersi conto che non è più solo, e che con l’aiuto deinuovi amici può farcela. Si rende conto di essere fra persone che hanno lostesso problema, e che tutte si danno da fare, attra-verso il Programma dei Dodici Passi, per impararea vivere senza l’alcol, una vita sobria e serena, 24ore alla volta. Scopre, in pratica, la gioia di vivere!

Per informazioni rivolgersi a Gino: tel. 042141527oppure al cellulare 3299861690. Gli incontri sisvolgono ogni Giovedì sera in Oratorio a Musilealle ore 20.00.

A.A. ALCOLISTI ANONIMI

Se vuoi continuare a bere

è affar tuo. Se desideri smettere

di bere e non ce la fai

allora è affar nostro!

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DDaa ccoonnsseeggnnaarree aall ppiiùù pprreessttoo iinn ccaannoonniiccaa oo iinn ssaaccrreessttiiaa.. GGrraazziiee.. ddoonn SSaavveerriioo

IIoo TTEELL..

mmii rreennddoo ddiissppoonniibbiillee ppeerr iill sseerrvviizziioo ddii

nneellllaa mmiiaa ppaarrrroocccchhiiaa ddii

FFaacccciioo aanncchhee qquueessttee nnuuoovvee pprrooppoossttee

SETTEMBRE 20091100

CCaarrii aammiiccii ee ccaarrii lleettttoorrii,, iinn qquueessttoo mmeessee rriipprreennddoonnoo ttuuttttee llee aattttiivviittàà ppaarrrroocccchhiiaallii ee mmii cchhiieeddeevvoo ssee qquuaallccuunnoo ttrraa vvooii vvuuoollee rrii--

mmeetttteerrssii iinn ggiiooccoo,, ““ssppoorrccaarrssii llee mmaannii””,, ddaarrssii ddaa ffaarree iinn qquuaallcchhee aammbbiittoo ddeeii vvaarrii sseerrvviizzii ggiiàà pprreesseennttii nneellllee nnoossttrree ppaarrrroocccchhiiee ee

aanncchhee iinnvveennttaarree,, pprrooppoorrrree qquuaallccoossaa ddii nnuuoovvoo ((ppeerr ii bbaammbbiinnii,, ii ggiioovvaannii,, ggllii aadduullttii,, ll’’aassppeettttoo ssoocciiaallee,, iill tteemmppoo lliibbeerroo…………))!! LLee nnoo--

ssttrree ppaarrrroocccchhiiee,, ccoommee ddiicceevvoo,, hhaannnnoo bbiissooggnnoo ddii uunn ““ssuussssuullttoo”” ddii ggrraattuuiittàà!!

NNeell PPiiaannoo PPaassttoorraallee ddii MMuussiillee cchhee aavveettee rriicceevvuuttoo,, ssoonnoo ssppiieeggaattii ttuuttttii ii vvaarrii sseerrvviizzii mmaa aanncchhee ppeerr CChhiieessaannuuoovvaa ee MMiilllleeppeerr--

ttiicchhee cc’’èè uunn ggrraannddee bbiissooggnnoo ddii ““ffaaccccee nnuuoovvee””……

EEccccoo ddii sseegguuiittoo uunnaa sseemmpplliiccee lliissttaa ddii pprrooppoossttee ee iinn ffoonnddoo uunn ttaagglliiaannddoo ddaa rreeccaappiittaarree iinn ccaannoonniiccaa oo iinn ssaaccrreessttiiaa ssoolloo ppeerr ccoo--

lloorroo cchhee aannccoorraa nnoonn ssoonnoo iimmppeeggnnaattii…… vvii ccoonnttaatttteerreemmoo aall ppiiùù pprreessttoo..

GGrraazziiee ddeellllaa ddiissppoonniibbiilliittàà.. ddoonn SSaavveerriioo

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SETTEMBRE 2009 1111

Dal 28 giugno 2008 al 29 giugno2009 la Chiesa universale ha ce-lebrato uno speciale Anno Pao-

lino, indetto da Benedetto XVIper ricordare il bimillenario dellanascita dell’Apostolo delle genti.Proprio per questo la propostafatta per il pellegrinaggio del2009 è stata la Turchia, un Paesedue volte e mezzo più estesodell’Italia, situato tra l’EuropaSud-Orientale e l’Asia Occiden-tale. Fin dal principio, quellosvoltosi nei primi giorni di giugnosi è rivelato un pellegrinaggioparticolare; innanzitutto per i nu-meri, ci siamo spostati infatti incirca 90 persone provenienti,oltre dalle parrocchie consorelledi Musile e Chiesanuova anchedal trevigiano e, addirittura, daAdis Abeba (Etiopia). Anche lameta – pur tenendo conto del-l’anno speciale indetto dal SantoPadre – è stata per noi parteci-panti causa di qualche rifles-sione; abituati da anni a“pellegrinare” in Paesi dove la re-ligione cristiana fa da “padrone”,è stato, inizialmente, spiazzantepensare ad un pellegrinaggio inuna Terra che ha poco di cri-stiano. Ufficialmente infatti, la

Turchia è uno Stato laico e il 98%della popolazione è compostoda musulmani il 68% dei quali èdi rito sunnita il 30% è di ritosciita. Il restante 2% comprendepiccoli gruppi di ebrei sefarditi,greci e armeno-ortodossi, catto-lici di rito bizantino e armeni pro-testanti.Mi sono domandata, in questigiorni, cosa avrei potuto scriverenelle pagine di Emmaus a ri-cordo di quei 10 giorni in terraturca e sicuramente gli aneddotisu 90 persone che viaggiano in-sieme per la prima volta in unpaese straniero non mancano.Avrei potuto parlare delle migliaiadi chilometri – e quando dico mi-gliaia non esagero - macinategiorno dopo giorno, avrei potutoraccontare le sensazioni provateda noi cristiani cattolici praticantiin un paese musulmanoin cui, a volte si fa fatica,tanta fatica, a trovare unposto per celebrare lasanta messa, avrei potuto“sfogliare” l’album dellefoto di quei giorni pas-sando dalle coloratissimeimmagini del mercatodelle spezie di Istanbul aipaesaggi indescrivibilidella Cappadocia. Avreiperò rischiato di fare unriassunto di quanto vistoannoiando sia quanti vihanno partecipato –ognuno ha il suo personale ri-cordo del viaggio – sia quantinon hanno avuto la fortuna diparteciparvi –certi scorci che tilasciano senza fiato, le sensa-zioni provate, le inevitabili fatichequando si è in tanti sono spessodifficili da descrivere in modoesaustivo.Così ho pensato di estrapolaredal mio diario di viaggio solopoche immagini che però credo

possano aiutarmi a raccontarenon quanto visto bensì quantovissuto in questo viaggio indi-menticabile.

Casa della MadonnaPanaya KapuluOggi il nostro peregrinare ciporta anche a visitare quella cheè indicata come la casa di Mariadurante la sua permanenza inTurchia.A nove km a sud di Efeso circon-data da una folta vegetazionetroviamo una piccola cappellaconosciuta come casa dellaMadre Maria (Meryem Ana). Pre-ceduta da un vestibolo risalenteal VII secolo, la piccola costru-zione termina con un'absidemantenuta nel suo stato primi-tivo (sec. IV). L'interesse archeo-logico di questo luogo risale agli

ultimi anni del secolo scorso.Sulla base di alcune visioni diCaterina Emmerich (1774-1824),una mistica tedesca che de-scrisse al suo confessore mo-menti e luoghi della vita di Maria,si intrapresero delle ricerche la-sciandosi guidare da quanto lasuora tedesca aveva visto e de-scritto.Nel 1891 dei Padri Lazzaristi, re-sidenti a Smirne, trovarono la

PELLEGRINAGGIO IN TURCHIA: VIAGGIO INDIMENTICABILE“Questo paese, che assomiglia alla testa di una giumenta

venuta al galoppo dall'Asia lontana per immergersi nel Mediterraneo, questo paese è il nostro.”Naz›m Hikmet (Poeta Turco)

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SETTEMBRE 20091122

supposta abitazione della Verginein concordanza con la descrizioneofferta dalla Emmerich: la casa inrovina, la sua collocazione sulpendio del monte, ed il mare difronte. Da quel momento la casadella Madonna e' divenuta centrodi pellegrinaggi, tanto di cristianiche di musulmani.Vi arriviamo tutti molto incuriositi,anche perché durante il tragitto incorriera la nostra guida ci ha rac-contato un po’ della storia di que-sto luogo partendo proprio dallavisioni della Emmerich.La costruzione è semplice e ad unocchio poco attento potrebbesembrare una semplice casupolanascosta tra gli alberi. Appena var-cata la soglia, però, sebbene ci sitrovi dinnanzi a due piccole stanzedisadorne, l’emozione è fortis-sima. Personalmente a emozio-narmi non è solo il luogo ma ilsapere che in un mondo in cui

sembra che le differenze religiosesiano insormontabili, cristiani emusulmani si trovino a pregare inuno stesso luogo.

Dervisci rotantiLa stanchezza comincia a farsisentire ma le cose da vedere e leesperienze da fare sono ancoramolte. Oggi pomeriggio siamo a

Konia, situata in posi-zione isolata nella vastasteppa dell'Anatolia, hal'aspetto di un tradizio-nale luogo di sosta dellecarovane. Gran partedella città è stata co-struita negli ultimi ventianni, ma il centro èmolto vecchio ed il fa-scino di Konia sta pro-prio in questa contrap-posizione tra nuovo edantico. Il tardo pomeriggio civede “impegnati” nellavisita di una fabbrica ditappeti e per chi come me non havisto mai da vicino il percorso cheporta il baco da seta a diventare ilfilato che servirà per tessere pre-ziosi tappeti è una visita assai inte-ressante. Terminata la visita ilgruppo si divide: chi vuole prose-gue per l’albergo, chi vuole si reca

a vedere i dervisci. La prima cosache ci viene spiegato dallanostra guida è che non citroveremo davanti ad unospettacolo folcloristico o aqualcosa “costruito” per i turi-sti ma “partecipiamo” ad unmomento di preghiera. Il ri-tuale prevede una danza ro-tatoria dove la mano sinistraè abbassata verso la terramentre la mano destra è gi-rata verso il cielo. La trama contiene due con-cetti dervisci di base: il raggiungimentodell'estasi attra-verso la danza e ilruolo potentissimo

della danza nell'ot-tenimento di questostato. Quando questostato è raggiunto, la mu-sica dei percussionisti,dei cantanti e dei musici-sti si ferma ma i dervisci,nel loro stato di estasi,continuano a roteare nelsilenzio. La voce di unflauto solitario li riporta

lentamente alla realtà. Questedanze, secondo i Dervisci Rotanti,sono il loro modo per allontanare lamente da ogni contatto con le coseterrene e per far sì che le loro animesi allontanino dai corpi così da po-tersi riunire a Dio. In Turchia la tra-dizione dei Dervisci (una parolapersiana che significa "monacoimplorante") Sufi rappresenta unalto sviluppo della particolare artedi comunicare con il divino attra-verso la danza. L'educazione di underviscio è particolarmente arduae consiste in 1001 giorni di peni-tenza e prevede il digiuno e la me-ditazione. Mi reco a questo“incontro” un po’ titubante te-mendo che la stanchezza mi di-stragga o, ancor peggio, il rotarecostante ed inesorabile dei dervi-sci mi causi le vertigini ed invece i50 minuti della cerimonia volano,sembriamo rapiti da quel loro con-tinuo girare e terminato il tutto

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sembra che nessuno di noi vogliaandarsene. Guardiamo le foto,cerchiamo con lo sguardo di co-gliere qualcosa in più, nel nego-zietto all’entrata acquistarequalcosa che ci permetta di “ra-pire” la pace e l‘intensità dei mo-menti vissuti con i dervisci.

FeyzalIl viaggio ormai volge al termine e,oltre ai luoghi, porto a casa anchele tante – e quest’anno sono stateveramente tante – persone cono-sciute in questi giorni in Turchia.

Un pensiero parti-colare non può nonandare alla nostragrande guida Feyzal. Non ci eravamoancora ripresi alfrastuono dell’aero-porto, la confu-sione, i bagagli darecuperare, il ca-pire da che parteuscire e qualefosse il nostro pul-lman che l’ab-biamo incontrata:corporatura tutt’al-

tro che esile, capelli rossi – rossirossi, occhi vispi e sorridenti equalche battuta da toscanacciache cozzava con il nome che nonha nulla d’italiano.Feysal è stato uno dei più bei re-gali che potessimo avere in terraturca: preparatissima, attenta, di-sponibile, sempre pronta ad an-dare oltre al suo ruolo di guida perrendere la nostra permanenza in-dimenticabile.Come scordare i suoi sguardi checercavano di capire il nostro pen-

sare, come dimenticare i 1000modi per renderci meno stancantile ore ore di corriera: mostrandocicome portano i fazzoletti in testale donne turche, raccontandociquesta o quella barzelletta ap-presa da uno dei suoi tanti amicisacerdoti, offrendoci un dolcetto orinfrescandoci le mani con la lo-zione al limone.La cosa che ogni giorno di più misorprendeva di quella grandedonna , e quando dico grande nonmi riferisco alla sua corporatura,era il ricordarmi che fosse unadonna musulmana: noi cristianicattolici praticanti e sottolineiamo,in pellegrinaggio, ogni volta cheFeyzal parlava della nostra reli-gione ci stupivamo per la sua pro-fondità, per la sua preparazione,che non era la profondità studiatasui libri o imparata sui banchi discuola ma è qualche cosa chetrova le sue origini nel cuore.Sicuramente grazie a Feyzal cisiamo sentiti più vicini anche allepersone che non hanno la nostrastessa religione.

Barbara Fornasier

LA CARITAS E IL GRUPPO MISSIONARIO DI MUSILE DI PIAVE ORGANIZZANO:

“L’AMORE DELLA VERITA’”La chiesa in dialogo con il mondo

Gli incontri si svolgeranno nell’aula magna dell’oratorio di Musile alle ore 20.30.- Gli incontri sono aperti a tutti -

Tre serate sui temi fondamentali della Dottrina Sociale della Chiesa

VENERDÌ 16 OTTOBRELA CHIESA SI IMMERGE NEI PROBLEMI SOCIALI (dal 1800 al 1958)

VENERDÌ 23 OTTOBRELA CHIESA IN DIALOGO CON IL MONDO

(Papa Giovanni XXIII e il Concilio Vaticano II)

VENERDÌ 30 OTTOBRELA CHIESA NELLA SOCIETA’ ATTUALE

(Papa Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI)

Relatore:professor Bruno Perissinotto insegnante

di Dottrina Sociale della Chiesa.

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SETTEMBRE 20091144

ENERGIA PULITA E PANNELLI SOLARIL’ORATORIO E LA CANONICA

Due edifici diversi ma egual-mente importanti per la comu-nità di Musile.

L’oratorio è il luogo dove tutti noisiamo cresciuti e a cui sono le-gati i più bei ricordi della nostrainfanzia ed adolescenza, rivissutinuovamente per mezzo i nostri

figli. La casa canonica era consi-derata a pieno titolo la casa delparroco. Il vicario era ospite tem-poraneo. L’arredo era proprietàdel parroco, che l'avrebbe por-tato con sè qualora fosse statotrasferito in altra parrocchia.Molti ricordano che non era cosadi tutti accedervi. A qualcuno lacosa può far sorridere, ma que-sta era l’idea comune di casa ca-nonica. Casa dei sacerdoti, sullaquale nessuno ha nulla da obiet-tare. Così è stato fino al recentepassato.Nel tempo, la canonica è diven-tata luogo di incontri e ricevi-mento di gruppi parrocchiali cheassieme ai sacerdoti svolgonoattività pastorale necessaria perla crescita della comunità, quindila casa canonica è sentita sem-pre più casa della collettività par-rocchiale dove abitano i sacer-doti. Pertanto entrambi gli edifici

sono da considerarsi comeluogo che noi tutti in tempi e fasidiverse della nostra vita pos-siamo usare, quindi a disposi-zione di tutti i parrocchiani.Il restauro della canonica è altresìimportante da un punto di vistaarchitettonico in quanto è unodei pochi edifici storici del nostropaese. Nell’affrontare questoprogetto di restauro la più grossa

difficoltà è stata ed è quella difare le scelte più oculate nel ri-spetto dei vincoli/simboli/costi: ilvincolo architettonico della So-praintendenza dei Beni Culturali(vincoli strutturale e sui mate-riali); l’esigenza di non sfoggiarelusso per l’edificio rappresenta-tivo della chiesa cattolica; il buonuso di soldi della collettività; ladifficoltà di chi nel fare la propriacasa ha la voglia di aggiungerelavori con la ben nota frase …“intanto che sen ndrio”…… con ilrischio di veder crescere i costifinali.Nel progetto di restauro della ca-nonica si era già pensato ad al-cuni lavori da effettuare anchenell’oratorio. Mi riferisco in parti-colare al rifacimento della coper-tura (nel sottotetto c’erano lepentole che raccoglievano laperdite d’acqua, così come nelsottotetto della canonica). Que-

sto è stato dettato dal fatto chenella canonica, che ha un vincolodalla sopraintendenza dei beniculturali, non c’era la possibilitàdi inserire i previsti pannelli foto-voltaici per la produzione del-l’energia elettrica. Ora, vista la necessità dell’inter-vento, si è previsto di predisporrel’alloggiamento anche di un im-pianto per l’oratorio.

PERCHÉ L’IMPIANTOFOTOVOLTAICO:

Analizzando i consumi dell’orato-rio dell’ultimo anno, si è visto chequesti non sono del tutto indiffe-renti, (circa 7.700 KWh anno) chetradotto vale a circa 500,00 Euroal mese di bolletta. Date per note allora le innegabiliqualità sotto i punti di vista del ri-sparmio energetico e del rispettodell'ambiente e dell'energia cheesso ci offre gratuitamente, dalpunto di vista tecnico/econo-mico il pannello fotovoltaicoresta tuttavia una soluzione adoggi poco vantaggiosa: è inne-gabile infatti che se non ci fos-sero gli incentivi statali che“ripagano” l’energia prodotta inmaniera pulita ad un prezzo 3volte superiore a quella prodotta,in Italia, da fonte combustibile, ilritorno economico dell’impiantofotovoltaico avverrebbe in tempidecisamente lunghi e poco ap-petibili, soprattutto per i privati.Se oggi, infatti, in media un im-pianto viene ripagato in 6-8 anni(e la produzione nel tempo rima-nente prima della “morte” tec-nica dello stesso si trasforma in“guadagno”), senza gli incentivi ilsuo payback – time sarebbe dicirca 20 anni, vicino alla vitamedia dell’impianto stesso: unavolta ripagato quindi si dovrebberealizzarne uno nuovo che lo so-stituisca. Questo non toglie il fatto che dalpunto di vista ambientale rimar-rebbe comunque una soluzionebenefica, ma si scontrerebbe con

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SETTEMBRE 2009 1155

Anche quest'anno nelle nostre parrocchie di Musile e Chiesanuova è stato organizzato il cam-poscuola estivo per le classi prima e seconda media, che si è tenuto dal 18 al 25 luglio a Valle di Ca-dore. La scelta di accorpare le due classi, vista la minima differenza d'età, si è rivelata vincente, dato che ilcamposcuola si è svolto senza intoppi e in un clima generale di amicizia e allegria comune. I 42 ragazzi, as-sieme agli 8 animatori, ai cuochi e a Don Vanio, hanno vissuto una settimana giocando e divertendosi, maanche imparando e approfondendo il tema del campo, che quest'anno era “Essere Chiesa”, ovvero unaserie di attività e giochi che focalizzavano l'attenzione sul fatto di essere comunità e di come sia molto im-portante che ogni membro del gruppo porti il proprio talento per una crescita comune. Tra giochi e riflessioni,la camminata, pranzi e momenti di condivisione, la settimana è volata e ha lasciato in tutti noi tanta allegriaper le amicizie e per le esperienze condivise, ma soprattutto la speranza che il prossimo anno questo pe-riodo trascorso insieme possa ripetersi. Ai ringraziamenti di noi animatori ai ragazzi, per tutto quello chehanno saputo donarci, a Don Vanio, ai cuochi e all'equipe di campo, per aver contribuito alla buona riuscita

CAMPISCUOLACAMPISCUOLA

i vincoli economici della maggiorparte degli investitori, renden-dolo quindi appetibile solo aigrandi gruppi di produzione.Ad oggi si firmano contratti ven-tennali con le aziende che “com-prano” l’energia prodotta dainostri pannelli, il cui prezzo è tut-tavia variabile a seconda delmercato e che sono inoltre as-soggettati a particolari vincoli diproduzione: (si deve garantirel’energia prodotta, quindi si devefare la manutenzione dell’im-pianto anche con eventuale so-stituzione di elementi rotti) lescelte quindi fatte per la cano-nica sono quelle di realizzare im-pianti che mantengono un’altaefficienza nel corso degli anni, eche costano quindi più degli im-pianti fotovoltaici tradizionali, eprogettati per far fronte alla solaenergia che l’oratorio e la cano-nica consumeranno. In questo siva sia a preservare l’investimento

di oggi, mirandolo sui consumiodierni, sia ad assicurarsi gli in-centivi per tutta la durata delcontratto con l’ente distributore,in modo che tra 20 anni la comu-nità possa avere ancora un im-pianto che rende e non che va agravare sulla stessa.Se pur importante l’aspetto stret-tamente economico immediato,riteniamo comunque che da que-sto punto di vista si debba ragio-nare sul risparmio “ambientale” acui ognuno di noi deve iniziare acontribuire. Un dubbio che rimarrà per le ge-nerazioni future relativo all’ener-gia fotovoltaica sarà comunquelo smaltimento dei pannelli unavolta che la loro “vita” si saràesaurita: ad oggi le quantità in-fatti di pannelli esausti è scarsis-sima, ma tra 20 anni, con il tassodi aumento della loro installa-zione che c’è oggi in tutta Eu-ropa, il problema non sarà più

trascurabile. Il silicio dei pannelliinfatti deriva comunque da unprocesso industriale di arricchi-mento elettronico di un materialenaturale e quindi non può esserereimmesso in quantità elevatesenza un processo inverso nelciclo ambientale: come è spessoavvenuto nella storia quindi, legenerazioni che verranno si tro-veranno a dover smaltire la“spazzatura” che hanno prodottoi loro avi. Quindi l’entusiamo chenoi tutti abbiamo e che dob-biamo avere in queste nuove tec-nologie che ad oggi limitanol’inquinamento dell’ambiente,deve vivere nella speranza che sisia già pensato al loro smalti-mento e/o riconversione diquanto prodotto una volta termi-nato il loro ciclo produttivo, pernon ripetere gli errori del pas-sato.

Renato CalimanAndrea Venturato

Il dibattito sull’Energia Pulita è aperto e... continua su queste

pagine di Emmaus.Scrivi in Redazione o manda una mail:

[email protected]

“ASSIEME PER IMPARARE LA CHIESA”(Valle di Cadore 18-25 luglio, 2009)

INTERPARROCCHIALIE VICARIALI

INTERPARROCCHIALIE VICARIALI

I° e II°MEDIA

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SETTEMBRE 20091166

del camposcuola, vorremmounire questi due brevi testi, scrittida due degli animati presenti, eche ci sembrano sintetizzare almeglio lo spirito di fratellanzache si è creato in quella magicasettimana a Valle di Cadore.Arrivederci al prossimo anno!

Marco Fantuz

“Io ti dovrei ringraziare di tantecose Gesù, soprattutto perchè mistai accanto e mi aiuti nel mo-mento del bisogno. Ti ringrazioanche per avermi fatto venire almondo, io e la mia famiglia, fa chenon le succeda mai niente dibrutto. Proteggili ti prego, perchèsei tu la nostra salvezza e la nostrasperanza; di te ci possiamo fidaree ti possiamo svelare tutti i segretie le preoccupazioni che occupanola parte più profonda del nostrocuore. Io so che tu mi vuoi bene espero che tu sappia quanto te nevoglio io.Ti ringrazio anche per avermi datola possibilità di fare cose nuove eaffrontare la vita nel verso giusto ;per avermi dato la possibilità di ve-nire a questo camposcuola e peravermi dato dei genitori fantastici,che mi insegnano tante cosenuove e mi ascoltano con tantapazienza e una sorellina con laquale gioco e che come i miei ge-nitori mi vogliono bene e io ne vo-glio a loro.Aiutaci ad amare sia noi che ilprossimo.

Ti ringrazio perchè mi hai saputoascoltare. Per me, la mia famigliasarà sempre al primo posto dopodi Te. Grazie.”

“Grazie Gesù perchè quando tichiamo e ho bisogno di aiuto, tu cisei sempre.Grazie Gesù perchè mi hai dato lapossibilità di avere una bella fami-glia e degli amici che mi voglionobene.Grazie perchè, sei tu, o Gesù chemi dai il coraggio di affrontare lecose e che giorno per giorno miaccompagni nella vita e nel tuocammino.Grazie Gesù perchè tu mi sai per-donare.Grazie Gesù perchè mi hai datodei genitori, degli animatori e deicatechisti che mi stanno inse-gnando ad essere una vera cri-stiana.Fai discendere su di me lo SpiritoSanto perchè voglio continuare adesserti fedele per sempre.Grazie Gesù perchè tu sei tu, il mioamico.”

Chiudo gli occhie rivedo le immagini della

settimana appena passata;sento voci, suoni, risate e can-zoni che ancora riecheggianodentro me. E ancora riecheg-giano dentro me le cose che hoimparato, le emozioni che ho vis-suto, i doni fatti e ricevuti, i sorrisiavuti e quelli che ho fatto na-scere. Ho imparato -di nuovo-che le apparenze ingannano, chela gente cambia e che tu perprimo devi cambiare.Ho imparato che se credi di diffi-dare di qualcuno, è perché tustesso sei il primo a diffidare, eper cambiare le cose, basta fareun passo così piccolo, ma checopre in realtà spazi illimitati.Ho imparato che se c'è un mo-tivo per lasciare il passo all'ama-rezza, ce ne sono altri mille dietrol'angolo per ritornare a sorridere;una miriade di cose più o menopiccole da apprezzare, tante per-

sone che non meritano il tuopessimo umore.Ho imparato che non si finiscemai di conoscere una persona,neanche dopo anni. Che ci sonoocchi che riescono sempre a ve-dere il buono in tutte le personee situazioni, occhi puri e cuorepuro, che apprezzano la vitanelle sue piccole cose e chesanno trovare la forza per sorri-dere in ogni istante.Che dove meno te lo aspetti,puoi trovare un amico fidato, unapersona che ti sappia capirecome non avresti mai creduto,qualcuno che decide che tu me-riti la sua fiducia e qualcun altroche si sente al sicuro quand'ècon te. Ho imparato che bastacosì poco per scaldare un cuore,per alimentare una piccolafiamma che divamperà come unincendio, un giorno.Bastano i piccoli gesti, i sorrisi,le parole giuste dette al mo-

mento giusto, anche se a voltepossono essere rimproveri chesuonano duri come il marmo, mache quando giungono a destina-zione e si sedimentano sul fondodell'anima, diventano la pietraangolare dalla quale partire dinuovo. Basta una canzone, perunire i cuori e le voci in un unico,armonioso coro; un coro di gioiache a volte esplode inaspettata-mente e travolge un po' tutti, dis-sipando ogni amarezza emalinconia. Ho imparato quant'èdifficile parlare d'amore, trovarsia volte disarmati, quando fino adun momento prima si credeva dipoter fare tutto, con le parole.Ma l'amore sfugge ad ogni re-gola, ad ogni limite, ad ogni eti-chetta. L'amore è unico, masiamo noi, ad essere diversi,siamo noi che crescendo e ma-turando lo sentiamo ognuno, edogni volta, in un modo diverso.Ho imparato quant'è arduo il

LEZIONI DI VITA(Valle di Cadore 22-29 agosto, 2009)

III°MEDIA

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compito di indirizzare qualcunoverso la giusta strada, quantocosta, a volte, rispolverare i ri-cordi dei propri errori per evitarlia qualcun altro. Ma ho capitoquant'è gratificante scoprire chei tuoi sforzi non sono vani,quando i messaggi arrivano adestinazione. Ho imparato chevivere insieme non è soltantocondividere spazi e tempi; è farsiattenti anche a spazi e tempi al-trui, è la difficoltà di compren-dere gli stati d'animo di qualcunoe sapere quando è giusto tacere,o parlare, o abbracciare, o en-trambi. E' mettersi in gioco, nonsolo per crescere, ma anche per-ché il farlo implica il non scari-care le responsabilità sempre suchi ti sta accanto; il che, dopo-tutto, è crescere lo stesso. E'aprirsi a modi e pensieri diversidai propri, è imparare ad ascol-tare, ma anche a dire la propria.E' litigare per sostenere la pro-pria posizione, sì, ma è anchechiarirsi con un sorriso e voltarepagina, senza dimenticare chebasta dimenticarsi di ascoltare,per rovinare tutto. Ho imparatoche il progetto che Dio ha inmente per noi, non è semprequello che vorremmo. Non èsempre lineare, scontato. Non èsempre con le persone che vor-remmo accanto, con quelle a cuici siamo abituati e crediamo siafacile averci a che fare. Non èsempre così semplice dire un sìcon un sorriso sulle labbra,quando ci sembra di lasciarci in-

dietro un pezzo d'anima e cuore,che abbiamo contribuito a farcrescere. Ma quando il sì nascedalla nostra bocca, dal nostro ioprofondo, senza quasi che ce nerendiamo conto, significa sol-tanto che c'è un altro pezzo dicuore e anima da prendere, cu-rare e crescere. E tutto quelloche si lascia indietro, non è per-duto, no; è un piccolo seme chegermoglierà a tempo debito, edarà vita a fiori splendidi e im-mortali. Ricordi che non svani-ranno mai, impressi sugli arazzidel tempo, sulla nostra vita checi scorre accanto, col trambustodel presente e il passato che vi-gila, silenzioso.Ho imparato che non si finiscemai di imparare, che ogni giornoha una lezione di vita per noi, pertutti, e che vale la pena di viverlee apprenderle tutte, anche se avolte possono essere dolorose;ma il segno che lasciano porterà

solo del bene. Che ogni giorno èuna sorpresa, che la monotoniaè solo l'errore di chiudere gliocchi di fronte alla Bellezza delCreato. Che l'amore non ha con-fini di spazio o tempo, chel'amore non si impara, non si co-nosce, ma lo si vive, nel modoparticolare e unico che è desti-nato ad ognuno di noi.Ho imparato che avere accantopersone speciali non è cosìscontato, ma è un dono, una for-tuna che in questa settimana miè capitata; un dono che non di-menticherò mai."Che non debba mai dir di no,ma sempre un sì con un sorrisosulle labbra,Fa' che il mio dir di sì sia sempreper la gloria Tua,fa' che abbia sempre sete di Te,Signore".Grazie di cuore.

Elena De Piccoli

E’ difficile riassumere nello spa-zio di una pagina l’intensità e labellezza di quest’esperienza.Un’esperienza di Fede che hadato la possibilità visitare impor-tanti mete di pellegrinaggio,come il santuario di Czesto-chowa, il cui cuore custodisce laMadonna Nera, ma anche di toc-

care con mano uno dei luoghiche hanno fatto –in negativo- laStoria dei nostri tempi; Au-schwitz.Un’esperienza nel segno delPapa che forse ha maggior-mente segnato la Chiesa e laStoria di quest’epoca, che haavuto (ed ha tuttora) bisogno di

personaggi chesappiano imporre la loro per-sonalità, anche se apparente-mente controcorrente.I luoghi visitati dai giovani dellediverse parrocchie del vicariatoche hanno preso parte a questocampo-pellegrinaggio, sono statimolti: Wadowice, paese natale di

SULLE ORME DI GIOVANNI PAOLO II (Polonia 25-31 luglio, 2009)

CAMPOGIOVANI

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Karol Woytila, il santuario di Kal-waria Zebrzydowska (secondameta di pellegrinaggio in Polo-nia), Auschwitz, il santuario diCzestochowa, le miniere di Wie-liczka, il santuario della DivinaMisericordia dedicato a SantaFaustina Kowalska e infine, lacittà di Cracovia.Ogni luogo visitato ha lasciatoimpresso un segno in ognuno dinoi; ogni luogo ha raccontato lapropria testimonianza che cia-

scuno ha saputo ascoltare e ve-dere. Ma forse il duplice cuoredell’esperienza è costituito dallavisita ad Auschwitz e dalla SantaMessa di fronte alla MadonnaNera.La visita ai campi di con-centramento di Auschwitz e Bir-kenau è stata probabilmente lapiù impegnativa, poiché il Dolorealeggia ancora in quei luoghi,presenza oscura e palpabile cheattanaglia i cuori al primo passooltre i cancelli. Ma è stata anchela prova del fatto che anche nelbuio e nella sofferenza più asso-luti, c’è sempre un germoglio disperanza, una piccola luce chespinge ad andare avanti e che di-venta sempre più forte e bril-lante, fino a rivelarsi comel’Amore di Dio. Prova che ab-biamo potuto vedere con i nostriocchi, alla mostra del pittore Ma-rian Kolodziej, deportato numero432 ad Auschwitz e sopravvis-suto a cinque anni di sposta-menti tra i diversi campi esottocampi, il quale ha raccon-tato tramite i suoi dipinti la suaesperienza, che comprendeval’incontro con Padre Kolbe.

Ma questa luce è la stessa che sipuò vedere negli occhi di chi sireca in pellegrinaggio di frontealla Madonna Nera di Czesto-chowa, la luce di chi vive il do-lore, ma non perde la speranza ela fiducia nell’Amore di Dio. Pregare di fronte a un’icona diimportanza, ma soprattutto bel-lezza inestimabili, insieme a tuttiquei fedeli di nazionalità diverse,ha creato una sorta di comu-nione mistica, come di un’unicapreghiera, capace di azzerare lebarriere linguistiche e i confini distato e di farci sentire come untutt’uno, sotto lo sguardo protet-tivo e amorevole di Dio e dellasua Santa Madre.E così anche noi, umili pellegrini,abbiamo potuto provare glistessi sentimenti che ha provatoKarol Woytila a suo tempo, visi-tando e vivendo quei luoghi;quelle stesse emozioni chehanno forse contribuito, som-mandosi alle sue proprie qualitàumane, a fare di lui il grandeuomo che è stato.

Elena De Piccoli

Giovanni, Valerio,Rocco, Lidia, Cinzia,

Rita... e altri abbiamo incontratodurante la settimana trascorsa aRimini presso due comunità: IlBiancospino e La Capanna diBetlemme, dell'associazionePapa Giovanni XXIII con un belgruppo di ragazzi di 3 e 4 supe-riore del nostro vicariato, di cuicinque fanno parte delle nostreparrocchie: Gloria, Elena, Alice,Giada, Veronica.Secondo le indicazioni degli ani-matori, le giornate dovevano es-sere scandite dalla preghiera edal lavoro; mani e piedi si prepa-ravano per essere i protagoni-sti di questa settimana aseconda delle richieste e delleesigenze dei luoghi dove anda-

vamo ad operare. In realtà sonostati le orecchie, la bocca ed ilcuore gli organi che abbiamofatto funzionare di più: l'ascolto,la parola e le emozioni hannoriempito le nostre giornate ric-che di amicizie nuove, di condivi-sione e di scambio di esperienzee vite vissute. Ci siamo dilettatiin qualche lavoretto nel labora-torio “La colla che non molla”presso il centro diurno la coope-rativa “Il biancospino”, cheospita principalmente adulti af-fetti da turbe psichiche , depres-sive, nervosismo, ma ancheex-tossicodipendenti o personeche dovevano scontare qualchedebito con la giustizia, ma cisiamo anche seduti accanto aquesti ospiti che ci intrattene-

vano con le loro storie, battute,risate, con le loro domande ripe-titive e scontate. Valerio si avvi-cina ,silenzioso, due occhitroppo grandi. Ti fissa, sorride, timette una mano sulla spalla edice con un marcato accento ro-magnolo ”Dì, ma io sonomatto?” Io lo guardo, un po' sor-presa, e rispondo:” Nooo!Macosa dici! Non sei matto.” E luise ne va contento, per ritornaredopo poco con la stessa do-manda. Giovanni, con le bracciaspesso incrociate, simpatica-mente non nasconde la pocavoglia di lavorare e dice: “..iosono troppo avanti!”.Altri rac-contano dei loro problemi, dellaloro vita, qualcuno si nasconde ,per timore, per poi riapparire.

LA COMUNITA' PAPA GIOVANNI XXIII(Rimini, 8-15 Agosto, 2009)

III e IV

SUPERIORE

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C'è chi se ne sta per conto suo,assorto nei propri pensieri e fafatica a darti un po' di confi-denza, altri non ce la fanno astare fermi e camminano in con-tinuazione. Presso il Bianco-spino ci sono dei laboratori(ceramica, artistico, di assem-blaggio di piccole parti meccani-che) che danno la possibilità aqueste persone di lavorare in li-

bertà, secondo le proprie capa-cità e attitudini, rispettando itempi ed i ritmi di ciascuno sottolo sguardo vigile di operatori evolontari. Con loro abbiamo con-diviso il pasto, abbiamo cantatol'inno del Biancospino, abbiamopregato prima del pranzo con lemeditazioni di don Oreste. In tuttiè ancora vivo il suo ricordoquando li incontrava e li chia-mava per nome, li abbracciava,li valorizzava per quello che riu-scivano a dare pur nei loro limitiperché, don Oreste, vedeva inloro Gesù Cristo fatto uomo. Inostri ragazzi, con molta dispo-nibilità e apertura, si sono lette-ralmente donati a questepersone, sono stati davverograndi e con solarità e curiositàhanno aperto le loro orecchie masoprattutto il loro cuore al-l'ascolto sempre con il sorriso inbocca, pronti anche a scherzaree giocare quando si presentaval'occasione. Ogni sera, quandoritornavamo con il nostro pul-

mino nella casa che ci acco-glieva per la notte, si condivide-vano queste esperienze ericordavamo con simpatia i volti,gli occhi, le battute, l'umanità diqueste persone che con la “loroanormalità” avevano riempito lanostra giornata e soprattutto ilnostro cuore....“La capanna di Betlemme” sierge sulla cima di una delle col-

line che circondano la ridente Ri-mini . Un posto di prima linea,dicono qui, dove trovano riparoed accoglienza i poveri più po-veri della nostra società, i bar-boni, i senza fissa dimora. Ognisera un pulmino scende per duevolte a valle ed in stazione deltreno carica quanti possono es-sere ospitati presso la capannaper dormire, trovare un pasto de-cente e caldo, lavarsi ed anchecurarsi se è necessario. La ca-panna è un'ampia costruzionerurale circondata da un grandegiardino e da altre costruzioni piùpiccole . All'interno sono stati ri-cavati piccoli alloggi per ospiti dipassaggio ma anche per acco-gliere per periodi più lunghi per-sone che liberamente scelgonoe chiedono di essere aiutate edaccompagnate a cambiare laloro vita. La capanna di Be-tlemme ai nostri occhi si presen-tava “meno sicura”.Apparentemente non sembravaci fossero regole da seguire,e

non era subito chiaro chi fosseroi veri responsabili. Gli ospitipoco aperti e cordiali, spessoappartati tra di loro ti osserva-vano e sicuramente non ti cerca-vano. Ma poi vivendoci,condividendo i momenti dellagiornata con loro , soprattuttoosservando ed ascoltando ipochi che avevano voglia diaprirsi con te , capivi che ciò cheti veniva chiesto era di non giu-dicare, prima di tutto, per ap-portare qualche miglioriaorganizzativa e magari un po' dipulizia in più, ma di vivere e dientrare nel loro vissuto: di cono-scere e di capire. Nella Capannavigevano poche regole e chiare:niente alcool, rispetto e aiuto re-ciproco. Le basi, insomma, peruna civile convivenza che a pocoa poco si può trasformare in fi-ducia e stima, in amicizia. In que-sto luogo ci veniva chiesto difare il primo passo, di allungarela propria mano svuotata dai fa-cili pregiudizi, dal perbenismoper riempirla di miseria, di po-vertà e sofferenza umana edanche spirituale perché dentro aciascuno di questi uomini edonne c'era sicuramente unpiccolo seme di bene che chie-deva solo di essere aiutato a cre-scere fino a divenire fiore, piantao albero. Don Oreste Benzi, luceradiosa di questa nostra chiesa,uomo illuminato dallo SpiritoSanto, ha dedicato tutta la suaesistenza di sacerdote , predi-cando con la bocca ma anchecon le gambe e le braccia il van-gelo dell'incarnazione di Gesù.Amava ed accoglieva tutti indi-stintamente, anzi, li andava acercare per le vie della sua Ri-mini, e non solo e per queste po-vertà e solitudini umane siprodigava affinché potesseroavere una, seppur piccola, pos-sibilità di redimere la loro esi-stenza e di dare dignità alla lorovita, in quanto figli di Dio e fra-telli nostri. “I poveri sono la no-stra ricchezza e le nostre mani si

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riempiono di quanto loro rie-scono a darci”- andava ripe-tendo ai suoi collaboratori ed aquanti lo ascoltavano.Lassù, nella capanna di Be-tlemme, si incarnava il desideriodi questo prete di ridare vita e fi-ducia a chi dalla vita non avevaavuto nulla, o lo aveva perso, re-legandolo ai margini della so-cietà. Ringraziamo don France-sco e Suor Anna perché durante

questa settimana ci hanno gui-dato sapientemente nella pre-ghiera e nell'ascolto della Parolaed in un clima di amicizia cisiamo arricchiti reciprocamentedei carismi che sono propri dellenostre diverse vocazioni: sacer-dotale, religiosa e sponsale. Ringraziamo gli animatori del-l'azione cattolica vicariale: Diana,Laura, Carla e Roberto chehanno organizzato e preparato

questo campo-scuola con se-rietà ed impegno e si sono rive-lati educatori maturi che hanno acuore il bene dei ragazzi a loroaffidati.Ringraziamo infine i ragazzi perla loro grande generosità, simpa-tia, accoglienza nel vivere questaesperienza, dimostrando ric-chezza di valori umani e spirituali.

Adalberta e Maurizio Sternieri

Gli ingredienti damissione impossibile c’erano

tutti: la Punto verde gipiellata diDon Giorgio caricata stile “Librodell’Esodo”, il periodo caliente(dal 9 al 16 agosto), 3 parrocchieguida (il trio Musile-Millepertiche-Chiesanuova con Ormelle ePonte di Piave), oltre 70 personedi età compresa tre i 5 mesi ed i79 anni, la location di Rovere’Veronese a 900 mt d’altezza nelcuore della Valpolicella(di…vino!), 3 sacerdoti fissi(tra cui il nostro don Gior-gio) e 2 special guest (tracui il nostro don Saverio),3 proposte formative cheoccupavano principal-mente le mattine… il tuttoben mescolato ed impa-stato, lasciato riposare peruna settimana in luogo fre-sco ed incontaminato, conuna cucina ottima ed ab-bondante.. così è esplosala prima edizione della SettimanaComunitaria. I dubbi alla par-tenza erano tanti, tanti quanti vene possono essere all’avvio diogni nuova avventura… Ed in-vece i percorsi sono stati avvin-centi e coinvolgenti: don Giorgiocurava il gruppo di approfondi-mento della parola di Dio e con-ciliava la bellezza del luogo aquella della Bibbia. C’era poi ilpercorso sulla scoperta dell’altrosesso, indicato per chi, coppia osingolo, volesse riscoprire il va-lore dell’altro sesso nell’incontrocon Dio.

Infine vi erano le Costellazioni fa-miliari, attività con cui il coordi-natore del gruppo (ilCostellatore), aiutava la personaa superare crisi e blocchi interioriattraverso la drammatizzazionedel problema da parte degli altripartecipanti. In funzione un col-laudato servizio di baby sittingche lasciava i genitori liberi dipartecipare alle varie attività.I pomeriggi e le serate erano al-

l’insegna di uscite e passeggiate(in montagna c’erano muccheovunque…quasi da dire monta-gne di mucche!), di visita alle vi-cine attrazioni turistiche (grotte,cascate, chiesette, rifugi e Gar-daland, distante meno di un’ora),di sagre e feste locali (super lafesta anni ‘80 sul cucuzzolo dellamontagna con un palco da Festi-valbar!!!), oppure semplicementepassate a guardar il cielo a cac-cia di stelle cadenti. E poi le te-stimonianze (tra cui quella delnostro don Saverio sulla suaesperienza missionaria e di Mi-

chele Righetti, direttore dellaCasa del Samaritano della Cari-tas di Verona), una serata ani-mata dai gorgheggi del nostroMirco Zago e dalla decantazionedi alcuni passi della Divina Com-media da parte del nostro donGiorgio… Infine i momenti di preghiera, vis-suti senza alcun obbligo o pre-cetto imposto, pregando neglispazi dedicati e partecipando

alle lodi del mattino,alla Via Crucis o allaMessa quando cele-brata… Infine l’espe-rienza dell’Anforalasciata in Chiesa oveognuno versava, se-condo coscienza ed inbase alle proprie possi-bilità, il costo della set-timana … ilcommercialista lo fa-ceva nostro Signore esi sa che con Lui non si

evade!!!Avete letto quanto sopra e vi èvenuta l’acquolina in bocca edun irrefrenabile desiderio di vi-vere anche voi una settimanacosì?!? Ottimo, avete già lo spi-rito giusto per vivere la settimanacomunitaria in programma ilprossimo anno e per poter direanche voi… missione possibile!!!

Daniela e Nicola Montagner

P.S.: IL PROSSIMO ANNO DAL 8-15 AGOSTO

VI ASPETTIAMO

1ª EDIZIONE DELLA SETTIMANA COMUNITARIA: MISSIONE POSSIBILE

CAMPO

FAMIGLIE

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Vi ricordate l’inizio della storia di Anna, nei numeri scorsi? Un’amica (Elisa Bergamo) ci ha inviato la terza puntata della storia:

…Così al termine della serata Anna si ritrovaubriaca e Filippo, un ragazzo conosciuto inquella notte, la riporta a casa. Il mattino se-guente, Anna, comincia ad avere dei piccoliflash della festa, e tra questi rivede Francescaassieme a Silvio che fumano una canna. Du-rante tutto il giorno, le ragazze si incrocianospesso lungo la loro via, ma non si salutano,suscitando così molti interrogativi nei genitorie nei vicini di casa. Francesca comincia adavere nuove amicizie, Silvio diventa il suo fi-danzato e ogni giorno si fuma almeno duecanne. Anna invece, continua, anche se dirado, ad andare alle feste di Teresa e ad ubria-carsi. Francesca, intanto è diventata l’idolo ditutti. Anna sa che il fumo fa male, ma al tempostesso è gelosa dell’immediato successo del-l’amica, così decide di entrare in azione. Leviene in mente di provare a parlare con Nicola,il fratello di Francesca di due anni più grande,per tentare di portarla fuori dalla brutta com-

3° puntata

pagnia intrapresa. Comincia col cercarlo a casa,ma non lo trova; allora ritenta al parco, maanche qui un’altra delusione. Infine, grazie aTeresa, Anna riesce ad ottenere il suo numerodi cellulare e a rintracciarlo. Vuole parlargli ur-gentemente a quattr’occhi e perciò si danno ap-puntamento al Bar Centrale del paese in unorario tale da non attirare troppo l’attenzionealtrui. Anna spiega la situazione e i suoi pianiper aiutare l’amica Francesca. Nicola sembrastare al gioco ma, in realtà, è un bugiardo per-ché anche lui fa parte della compagnia di Silvioe anche lui, come la sorella, fuma qualchecanna. Così Anna, che vede in Nicola un amicosincero, continua a dargli appuntamenti al so-lito bar, ma in orari diversi. Nonostante i loroincontri siano densi di progetti per aiutareFrancesca, Nicola continua a non rivelare lasua appartenenza alla compagnia di Silvio…

((ccoonnttiinnuuaa ttuu......))

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Il grest è un’espe-rienza, un’opportu-nità, una scelta, un

servizio. E’ un’esperienza perchétutte le proposte passano attra-verso lo stare, il fare e l’imparare.Infatti bambini e ragazzi, mentrecostruiscono e giocano, scopronoe conoscono le loro abilità e capa-cità creative. I laboratori e i giochia squadre sono attività ludiche or-ganizzate, in cui l’animatore è coluiche conduce e aiuta il ragazzo astare dentro i confini delineati dallatecnica creativa stessa o dalle re-gole del gioco. E’ un’opportunità,per le famiglie, per rafforzare nelbambino e nel ragazzo la consa-pevolezza che per crescere e im-

parare, si gioca e ci si diverte, masi deve anche saper ascoltare e di-pendere da un adulto che insegna.E’ per questo che il risultato del-l’attività di laboratorio non è solo ilprodotto finale bensì l’essersi ap-plicati, il saper riconoscere le pro-prie abilità e limiti, l’aver imparatoa condividere strumenti di lavoro,spazi, parole con i coetanei e congli animatori. Ci sono pure mo-menti più liberi in cui, imparare agestire solitudini o il “non sapercosa fare”, fanno parte di quell’ap-prendimento che accresce l’auto-nomia; diventano spessol’occasione per cercare un amicocon il quale inventare un brevegioco o per incontrare un “vec-

chio” compagno di scuola. Si vi-vono inoltre momenti più emozio-nanti e avventurosi, come leuscite; momenti importanti perstare con Gesù, come la preghierae la celebrazione della messa delgiovedì; eventi più impegnativi,come l’incontro con gli operatoriASI che educano al valore del rici-claggio; incontri significativi, comela giornata trascorsa al Piccolo Ri-fugio. E’ una scelta ed un servizio, pergli animatori giovani e adulti, di condi-videre principi e stili educativi, per co-noscere e costruire modi di stareinsieme ai ragazzi, di educare, di inse-gnare e giocare. Adolescenti e gio-vani, mamme e papà, nonni,condividono il servizio dell’educa-

PROGETTO CERNOBYL

GREST E’...BAMBINI, RAGAZZI, GIOVANI E ADULTI...INSIEME

MUSILE DI PIAVE

MMUUSSIILLEE DDII PPIIAAVVEE

GREST

Tutti ricordiamo il gravissimo inci-dente che si verificò alla Centralenucleare di Cernobyl, il 26 aprile1986. A più di 20 anni di distanza,i rischi sanitari per le popolazionipiù vicine al luogo dell’esplosionesono ancora molto alti e dipen-dono, in particolare, dalla continuaassunzione di cibo contaminato.Purtroppo, sono proprio i bambiniad essere esposti al rischio più im-mediato: in seguito alla fuoriuscitadi radioattività dalla Centrale, l’Or-ganizzazione Mondiale della Sa-nità ha riscontrato un aumentoesponenziale di tumori tiroideinella popolazione infantile. Eccoperché il “Progetto Cernobyl” hascelto di occuparsi dei bambiniche vivono nella zona contami-nata: si tratta di una campagnanazionale che prevede, tra le pro-prie linee di intervento, un progettodi accoglienza temporanea dibambini nel periodo estivo. Ancheun solo mese di soggiorno in Italiagarantisce l’opportunità, ad ognibambino, di ottenere un sensibilecalo dei livelli di radioattività pre-senti nell’organismo. Ed è cosìche, da anni, l’Associazione “Pro-getto Cernobyl del Basso Piave”accoglie un gruppo di bambini chevengono ospitati da famiglie del

territorio. Quest’anno, in luglio,dieci ragazzi bielorussi hannotrovato accoglienza in altret-tante famiglie, cinque delle qualidi Musile, grazie anche al soste-gno della Parrocchia che da di-versi anni propone il progettoalla comunità attraverso le pa-gine del foglietto parrocchiale,aiutando così l’associazione atrovare famiglie ospitanti. Èstato un mese molto intenso peri bambini, per il comitato orga-nizzatore e per le famiglie: il pro-gramma, infatti, prevedeva quasiquotidianamente appuntamenti,incontri e attività; grazie alla colla-borazione dell’ASL e di medici pe-diatri e dentisti, i piccoli ospitisono stati sottoposti a cure e adaccertamenti; in seguito hannopreso parte a numerose iniziativepromosse da enti pubblici e pri-vati, tra cui la Proposta Estatedella Parocchia di Mussetta di SanDonà, il Soggiorno marino orga-nizzato dal Comune di San Donàdi Piave presso la colonia al maredi Eraclea e la serata finale delGREST della Parrocchia di Musile:un’esperienza molto forte, checrea nuove e intense relazionianche tra le famiglie. Questi diecibambini, testimoni di valori e di

una cultura non meno ricca dellanostra, probabilmente hanno la-sciato al gruppo molto più diquanto non abbiano ricevuto, gra-zie al loro affetto sincero e incon-dizionato e al loro stile di vitasobrio, non ancora influenzato dal-l’attrazione che il consumismoesercita sul nostro. I bambini sono partiti alla fine di lu-glio, dopo la serata conclusivapresso l’oratorio di questa Parroc-chia, per ritornare alle loro case ealle loro famiglie: già si pensa al-l’anno prossimo, quando altribambini arriveranno a portaregioia e vivacità nelle nostre case.Un ringraziamento sincero va atutti quanti hanno collaborato allariuscita dell’iniziativa.

Famiglie Progetto Cernobyl

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tore/animatore. Cri-stiani con modellieducativi a volte di-versi, con modi di-versi di viverel’emozione e la rela-zione, ma che si in-contrano, si cono-scono e scambianoi propri saperi. E’proprio in questeoccasioni che si as-sapora il valore e labellezza di fare ed

essere comunità in Gesù Cristo:nella gratuità di tutti coloro che de-dicano le proprie vacanze, ferie,tempo, talenti e affetto; nello spi-rito di impegno e di correzione fra-terna di chi ha a cuore la crescitadei bambini e dei ragazzi della no-stra parrocchia; nella vivacità enell’entusiasmo di giovani e ado-lescenti che scelgono l’impegnogratuito al posto di altri diversiviestivi.

Rosanna Rosada

L’appuntamento con “Comunità inFesta” ormai non si può che definiretradizionale: l’evento, svoltosi que-st’anno tra il 29 e il 31 maggio e l’1e il 7 giugno sul campo dell’oratoriodi Musile, giunge alla sua VII edi-zione, trascinandosi dietro tuttaquella tipica dose di allegria econvivialità caratterizzanti lesagre di paese. Ma possiamorealmente parlare di “sagra dipaese” nel caso di “Comunità inFesta”? Spesso, parlandone con gli or-ganizzatori, che già mesi primasi incontrano per discutere lelinee programmatiche del-l’evento, pianificandone l’organizza-zione e tutti i dettagli, si evincecome il termine “sagra” non siaesattamente quello adeguato perdescrivere il fine e lo spirito di que-sta festa. Nell’articolo pubblicatoper “La Vita del Popolo” ebbi modo,attraverso un’intervista fatta a Mo-nica Scarabel (organizzatrice e co-ordinatrice dei gruppi giovani), di

comprendere più a fondo il valore di“Comunità in Festa”, che infatti“non è una semplice sagra paesana,nella quale si mangia, si beve e sicanta insieme. Comunità in Festa sipropone anzitutto come manifesta-

zione dello spirito comunitario, dicollaborazione e di servizio”. Mivenne sottolineato più volte questoconcetto che, alla luce di quanto poiabbiamo avuto modo di constatare,ha avuto perfettamente seguito du-rante la festa, alla quale, oltre all’or-mai nota quantità di persone adulteche puntualmente si prestano in cu-cina, per servire al bar o ai tavoli, si

è vista una buonapartecipazione digiovani che hacertamente inno-vato anche il calendario degli eventidi “Comunità in Festa” che, in que-

sta edizione ha visto l’inseri-mento di eventi quali la “SerataCountry”. Per quanto concerne il futurodella manifestazione non v’è mo-tivo di preoccupazione: i numeridell’evento sono positivi e fannoben sperare anche per il futuro.Tuttavia, per le prossime rasse-gne di “Comunità in Festa”l’obiettivo non è certo quello di

incrementare le quote di partecipa-zione, semmai v’è il desiderio, que-sto sì, di perpetuare la qualità dellaconvivialità, della condivisione dellagioia e dello spirito comunitario, ca-pace di attirare ancora molti parroc-chiani e, a quanto pare, anche igiovani.

Luca Cadamuro

MUSILE DI PIAVE

COMUNITÀ DI FESTA SAGRA

ANNIVERSARI - 31 MAGGIO 2009CRESIMA - 2 MAGGIO 2009

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2244 SETTEMBRE 2009

CHIESANUOVA

CCHHIIEESSAANNUUOOVVAA

Questo che segue è un articolo di Francesca Rosin.Per chi non la conoscesse, Francesca è una ragazza di Chiesanuova, una splendida persona: sensibile e accorta neiconfronti del prossimo, prodiga nel mettersi in gioco per offrire il suo aiuto alla propria comunità come al singolo fra-tello che le sta accanto. Qualcuno la descriverebbe, oltre che come persona eccezionale, come una 'ragazza meno for-tunata'; seppur delicata, questa 'definizione' non sembra corretta: perché 'meno fortunata'? Leggete questo suo articoloe avvertirete, almeno in modo vago, che semplicità e che genuinità la caratterizzino. Coglierete come una persona cosìsia in grado di gustare veramente la vita con naturalezza anche per le cose più semplici ... anche per le più piccole. Credoche persone come lei abbiano molto da insegnarci: ormai noi abbiamo bisogno di emozioni forti per sentirci vivi, forsepotremmo imparare da lei come vivere davvero e apprezzare la vita 'goccia a goccia', istante per istante, riscoprendola straordinarietà della vita anche nel quotidiano, nel piccolo, nel semplice. Grazie Francesca!

Chiesanuova, 16 Maggio 2009Ieri sera sono andata a cena a Fratta di Portogruaro, unpaese vicino a Concordia Saggitaria, sono stata invi-tata a cena dalla direttrice della casa di accoglienza SanGiuseppe Lavoratore di Gainiga. Qui da qualche annovive Amerigo.Siamo partiti con due pulmini della cooperativa “Il Gab-biano Jonathan”, che presta il suo servizio per le per-sone disabili. Sono stata molto contenta, perchè mihanno accolto bene e ringrazio di tutto cuore.E' stata una bellissima esperienza.Il cibo era buonissimo: c'era l'antipasto di affettato con

scaglie di formaggio, polenta con costicine, salsiccia e pollo ai ferri, patatine fritte, il dolce ed il caffè. Cihanno dato anche dei biglietti della lotteria.Ho rivisto anche Suor Maria che una volta era nella parrocchia di Mussetta e che ora è nella parrocchia diPortogruaro. E' stata contenta di vedermi e così anch'io. E adesso vi parlo di un mio amico che si chiamaAmerigo Velludo e che una volta abitava a Chiesanuova e che ora vive a Gainiga nella casa di accoglienzaper disabili. I suoi genitori sono morti, aveva un fratello che si chiamava Dario e che è morto anche lui. Ognitanto io con Viola, Emanuela e Loretta lo andiamo a trovare e lo portiamo con noi a mangiare la pizza, cosìtrascorre una giornata insieme ai suoi amici ed è contento.

Francesca Rosin

UNA BELLISSIMA ESPERIENZA

Ebbene sì! Comequalcuno ha no-

tato passando a Chiesanuova,un bel gruppetto di bimbi ha al-lietato e vivacizzato le mattine diluglio all’ombra degli ippocastanidella scuola dell’Infanzia SanFrancesco di Chiesanuova.Ma andiamo con ordine. Agli inizidi maggio, un gruppo di genitorisi è mosso per vedere se era fat-tibile un’attività estiva per i bam-

bini frequentanti la scuola. Come ogni nuova esperienza, laproposta ha destato dubbi e per-plessità, ma grazie alla disponi-bilità della presidenza, in primisDon Saverio, la volontà e l’inte-resse di alcune mamme che sisono date da fare per organiz-zare la proposta estiva, si è rea-lizzato il Babygrest 2009. Sotto la supervisione di due vo-lenterose educatrici, Jessica e

Cinzia, e accompagnati daPesce Arcobaleno, i bambini sisono divertiti insieme, giocando,disegnando, creando e ascol-tando storie. Il Babygrest si è svolto dal 6 al 31luglio, dal lunedì al venerdì, dalle7.45 alle 12.30 e hanno parteci-pato una ventina bambini dai 3 ai5 anni già frequentanti la scuola,di cui hanno usato il salone el’ombroso giardino. L’ultimo

BABYGREST 2009Un’esperienza di gioco e comunità all’ombra degli ippocastani

della Scuola dell’Infanzia San Francesco

GREST

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Non per esser ripetitivo, ma cisono dei momenti nella vitad'una parrocchia che richiedonoun bilancio consuntivo. Comepotrebbe la sagra non esser unodi questi? Non vorrei cadere nelretorico, con la solita enumera-zione di attrattive ... se propriodovessi analizzare i fatti dellasagra ultima scorsa spererei al-meno di farlo in modo critico ecostruttivo. Premetto che lasagra è andata bene. In tutti isensi. Quest'evento ha avutosuccesso in termini di partecipa-zione collettiva: si è registratocome sia stata catalizzata l'at-

tenzione e l'aggregazione di ungran numero di persone que-st'anno. Ed è in effetti questo ilfine per cui si fa la sagra: tener lepersone assieme. Che poi unmaggior afflusso di persone ad-duca anche un’entità d'introitimaggiore, è certo cosa grade-vole, ma non il motivo chespinge una comunità a far festa.Il successo comunque c'è statoanche dal punto di vista econo-mico. D'altra parte c'erano atti-vità pensate per coprire ogni tipod'interesse: concerti per giovanie meno giovani, orchestre daballo, karaoke, gonfiabili per

bambini, cal-cetto con rela-tivo torneo,tornei di carte,la pesca di beneficenza, il mer-cato equo e solidale oltre chealla cucina e il bar (e prego per-ché nessuno me ne voglia se hodimenticato qualcosa). Era bellovedere le persone comportarsicome elementi d'una stessagrande famiglia ... e non è reto-rica: in certi casi si aveva que-st'impressione davvero. E' statopoi quasi commovente vedere lepersone mobilitate in quest'oc-casione prodigarsi per la buona

riuscita di questa impresa.Non bisogna pensare peròche il loro sia stato solo unsacrificio: Avete mai osser-vato una sagra da dentro lecucine? Oltre al lavoro, allafatica c'è dell'altro: il pia-cere di far qualcosa dibuono e bello per gli altri ...e di farlo assieme. E la fa-tica è un elemento alta-mente coesivo in grado diaccrescere notevolmente ilsentimento di partecipa-zione. Verrebbe da dire che

CHIESANUOVA

SAGRA

giorno è stato festeggiato con giochi d’acqua, unrinfresco e si è verificata l’attività, che ha trovatomolto gradimento da parte dei bambini e delle lorofamiglie. I bambini hanno vissuto con serenità egioia l’esperienza, con attività pensate e strutturatea loro misura, considerando sia la calura estiva chela stanchezza post scuola.Le mamme, tutte, si sono offerte per la gestionedel babygrest: dalle pulizie degli spazi utilizzati, alrecupero di materiale e alla preparazione della me-renda. È stata un’esperienza di comunità, e ci hamolto colpito la disponibilità dei genitori, ognunocon il tempo e le risorse proprie. Pensiamo sia importante tessere relazioni tra fami-glie, creare fili e conoscenze e forse ciò è più fa-cile tra genitori con figli piccoli. Il babygrest hapermesso questo, non solo vivacizzare la nostra

comunità o sollevare i nonni dalla cura dei nipoti. L’esperienza è stata molto positiva, sicuramente da ripe-tere nell’estate 2010, organizzando la proposta con più largo anticipo, magari ampliandola sia nelle attivitàche nella presenza di bambini e famiglie, stante anche le richieste non esaudite di residenti in parrocchie li-mitrofe.

Margherita Botter e Sara Zanchetta

SAGRA CHIESANUOVA

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CHIESANUOVA

vivere la sagra in quel modo siauno dei modi per viverla più ve-ramente, profondamente ... perviverla meglio. Beninteso parlodel servizio in cucina perché nelmio piccolo ho provato questo,ma ogni servizio è intriso di faticae, per converso, di gioia. In basea ciò che ognuno è in grado didare. Ma è sempre l'aggrega-zione, la comunione il filo rossoche tutto lega. Non ci siam forsesentiti uniti alla messa in ricordodi Paolo? Va precisato però chequesta non è stata 'la sagra diPaolo', e non sarebbe stato giu-

sto che lo fosse. Egli stesso nonl'avrebbe gradito: l'abbiam por-tato nel cuore, questo sì, credoche da lassù abbia apprezzato,insieme al fatto di esserci spesiper un fine nobile. Una sagra nonpuò esser d'una persona sola: lasagra è del paese. Ecco: si puòdire che è di Nostra Signora vistoche si festeggia in questa occa-sione la Madonna del Colera. ...Ed ecco forse un aspetto nonproprio nettamente positivo dellanostra sagra: abbiamo tenutomente e cuore a questo fatto? Oce ne siam forse dimenticati?

Abbiamo trascurato questo 'det-taglio' che dettaglio propria-mente non è? La sagra in fondosi fa per questo - ed ecco spie-gato il motivo della messa con laprocessione -: è la devozionedella nostra comunità a Mariaper averci aiutati con l'epidemiadel corpo e per continuare adaiutarci contro l'epidemie dellospirito! Se c'è stata disattenzioneda parte nostra circa que-st'aspetto potremmo dire d'averfallito la sagra nel suo clou.

Federico Contarin

Carissimo don Saveriofinalmente riesco a trovareun po' di tempo per scriverti

queste due righe, anche se dopo tantotempo, per esprimere la mia riconoscenzaal Signore che continua a donare un suoMinistro per il mio piccolo paesetto diChiesanuova; non ci conosciamo di per-sona ma ti e mi sento vicino per il tuo spi-rito missionario che ci accomuna, anchese in ambienti diversi, ma l'obiettivo è co-mune: annunciare Cristo, l'Amore di DioPadre per la crescita del suo Regno.Dove? Come? Nella realtà dove ci tro-viamo, dove Lui ci ha condotto e ci vuole.Con la nostra persona, la nostra gioia diessere suora, parroco, etc... non ci chiedegrandi cose ma di vivere con intensità, generosità il nostro servizio. Grazie perché sento che sei un dono perle comunità a te affidate.Io, come figlia della parrocchia di Chiesanuova, mi sento partecipe e legata infatti nel mio servizio, mi sentoinviata anche a nome del mio paese e sostenuta spiritualmente.Io da sei anni mi trovo qui in Guinea Bissau, si è realizzato un sogno che da tempo custodivo nel mio cuore.I primi tre anni li ho passati al sud della Guinea in mezzo alla foresta Bedanda, senza mezzi di trasporto edi comunicazione, in mezzo a gente povera e priva di tutto ma ricca di valori; vivono coltivando il riso unavolta all'anno per cui, dopo alcuni mesi, il riso finiva perché con il riso facevano la spesa, compravano le me-dicine, così hanno passato quattro, cinque mesi soffrendo la fame e senza nessun aiuto perché lo stato nonha mai fatto niente per aiutarli anzi era un vantaggio tenere questi gruppi etnici ignoranti e senza scuole eaiuti perché avrebbero possibilità di coltivare ma senza trasporto dovevano buttare tutto così si sono sco-raggiati. Il lavoro di più di ventitrè anni di presenza e lavorando con i grandi dei villaggi, con la formazionedella donna nel campo sanitario e con l'educazione, la gente si sta aprendo e cerca nuove strade per uscireda questa grande povertà.Attualmente mi trovo a Ba, periferia di Bissau (vicino all'aeroporto) e come tutte le periferie con tante diffi-

DALLE MISSIONI: SUOR RINA CONTARIN CI SCRIVE DALLA GUINEA BISSAU

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coltà di vita, posso dire peggio della foresta, la gente aumenta sempre più perché dai villaggi si spostanoper la città con la speranza di trovare lavoro, scuole e una vita migliore; ma invece incontrano una grandemiseria, ma non vogliono tornare nei villaggi così aumenta la malavita, droga , uccisioni,furti prostituzionietc... In questi ultimi anni sta galoppando l'A.I.D.S. causando una grande mortalità di donne, specie bam-bini. Nel nostro centro di salute arrivano bambini gravi che vengono salvati proprio agli estremi. Inoltre c'èuna crescita di bambini denutriti che accogliamo e accompagniamo fino al recupero del peso. Io in partico-lare lavoro pur seguendo quest'ultimi nel campo educativo nella scuola dell'infanzia dove accoglie 140 bam-bini dai tre ai sette anni ma quello che fa male è che fuori dal portone ogni giorno ce ne sono altri tanti chenon hanno la possibilità di vivere perché poveri.La famiglia paga al mese 3000 FCA che è pari a 3 euro e mezzo al mese circa e più della metà che frequen-tano sono aiutati e sostenuti da aiuti che ci vengono da amici e in particolare da amici della nostra parroc-chia di Chiesanuova e Musile e Millepertiche.Che di cuore ringrazio anche per la grande offerta ricevuta da voi che mi ha aiutato a sostenere le spese dellascuola. Inoltre sono responsabile della fraternità e di un gruppo di sette giovani che vivono con noi per com-pletare la scuola in liceo e cercano di capire la propria vocazione.Come vedi non mi manca il lavoro nonostante tutto sono contenta perché vedo e tocco con mano le grandicose che il Signore compie in, per, con me per il bene di questi fratelli. Devo solo ringraziare perché è più ilbene che ricevo che quello che faccio.Ti ringrazio del tuo e vostro pensiero che avete avuto per me e sono certa che il Signore non si lascia vin-cere in generosità; da parte mia assicuro la mia preghiera per te e per tutti i parrocchiani.Se tutto va bene ci vediamo il prossimo anno. Ti chiedo di ringraziare gli amici della parrocchia e di conti-nuare a pregare per me.Un fraterno saluto con l'augurio di ogni bene.

suor Rina Contarin

Chi vuole scrivere a suor Rina ecco l’indirizzo e-mail: [email protected]

CHIESANUOVA

ANNIVERSARI DI MATRIMONIO - 30 AGOSTO 2009

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2288 SETTEMBRE 2009

MMIILLLLEEPPEERRTTIICCHHEE

MILLEPERTICHE

Caro sig. parroco, grazie per il ricordo ecomplimenti per il giornalino parroc-chiale. Auguri a lei e ai suoi collaboratoriper tutto il bene che fate per la parroc-

chia. Come lei sa Karak si trova nel sud della Giorda-nia a 200 km dalla capitale Amman; è una tipicacittadina araba, con i suoi mercati, le folle e le sue cin-que moschee da dove, dall’alto dei minareti, il Muezin,chiama i fedeli alla preghiera. Si comincia alle 3,30 delmattino, per ben cinque volte al giorno fino alle 9,30della sera. La prima preghiera chiama i fedeli a sve-gliarsi e a pregare, perché la preghiera vale più delsonno dice il Muezin. La città è costruita su un montecircondato da valli, siamo a 1200m.sul livello del mare.La valle più importante si trova sotto di noi, è molto bella e ha tanti ricordi bibblici. Infondo finisce nel marMorto. Oltre le colline e le valli c’è il deserto di Giuda che è parte israeliana. Il tutto offre un bellissimo e ti-pico panorama che varia secondo le stagioni e le ore della giornata. In particolare il tramonto del sole la seraè unico. Il cielo di notte offre una magnifica visione di stelle e fasi lunari. L’atmosfera è ancora limpida nonci sono fabbriche contaminanti. Sulla cima del monte si trovano i resti del famoso castello costruito ai tempidei crociati per la difesa della città; è una meta turistica molto ambita, poco più in là si trova Petra. Questain breve la descrizione del posto in cui ci troviamo. Sarà il benvenuto qualora desiderasse venire a trovarci.COSA FACCIAMO NOI SUORE MISSIONARIE COLOMBIANE??? Dal 1936 esiste questo primo ospedalenel sud della Giordania, costruito dall’ANSMI (associazione nazionale sostegno missionari italiani) all’estero.Non è molto grande ma comprende tutte le specialità della medicina(le più comuni), abbiamo molto lavoroperché assistiamo tutte le fasce di persone presenti; è un non profit-service e tutti lo sanno. I cristiani sonouna piccola minoranza ci sono molti mussulmani e rifugiati irakeni a cui diamo il nostro aiuto grazie alla ge-nerosità di alcuni benefattori e alla bravura di un eccellente team medico. A tutti, oltre le cure mediche ,cerchiamo di dare conforto, comprensione e tanta carità, lasciando il risultato nelle mani di DIO. La gente èmolto contenta della nostra opera e ci è molto affezionata. Siamo solo sei suore, non tanto giovani, ab-biamo superato l’età della pensione, ma nella vigna del Signore non si va in pensione….esiste però la suaprotezione e il suo aiuto. Ecco in breve qualche cosa di noi dal Karak, di nuovo tanti auguri e pregate ognitanto anche per noi. Grazie

Suor Albina Rosin

DALLE MISSIONI: SUOR ALBINA ROSINCI SCRIVE DALLA GIORDANIA

Ogni anno nelmese di lugliodalle ore 8 alle ore

12 e 30, c’è un appuntamentofisso:è l’appuntamento con ilGREST.Quest’anno si è svolto dal 29 giu-gno al 24 luglio con la presenza diben 84 bambini dai 5 ai 13 anni, 29animatori dai 14 ai 17 anni, la pre-senza di Mauro, un animatoremandato dal comune di Musile e

la preziosa collaborazione di al-cune mamme che hanno aiutato iragazzi nei vari laboratori e si sonoprestate per la pulizia del locali, iltutto sotto l’occhio attento e vigiledi don Giorgio. La giornata apertada un momento di preghiera eraseguita dalle varie attività di labo-ratorio (realizzazione di alcuni la-voretti, cucina, danza, canto eteatro), dalla merenda e da tanti,tanti giochi. I ragazzi quest’anno,

hanno potuto fare una bellissimaesperienza, ospitando per duegiorni un gruppo missionario di 50ragazzi arrivati a cavallo delle pro-prie biciclette e che li hanno diver-titi con giochi e spettacoli vari. IL“PARTI CI PIACE”, come ognianno, si è svolto a Musile con lapresenza delle varie parrocchie eun servizio pulman efficientissimo.Non poteva certo mancare la gita;quest’anno si sono recati a Li-

GREST ESTATE 2009

KARAK, 27 luglio 2009

GREST

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2299SETTEMBRE 2009

MILLEPERTICHE

Dal 12 luglio al 2 agosto, si è svoltanel nostro paese la sagra, checome ogni anno impegna nume-rose persone,richiedendo un la-voro e un sacrificio notevole. Sonoormai alcuni anni che la sagra, cheinizialmente si svolgeva a settem-bre, è stato anticipata per motivi“pratici”, anche se devo dire chemi dispiace un po’ che la festa re-ligiosa della nostra Madonna delleBonifiche, non coincida più conquella mondana. Come dicevo, la

sagra richiede tanto impegno;viene organizzata dal gruppo la“VOCE DEL PAESE”, che iniziacon anticipo il lavoro di prepara-zione per far sì che tutto funzioninel miglior dei modi. Il clima che sirespira è un clima di collabora-zione in cui ognuno fa la propriaparte con un unico obbiettivo cheè quello di garantire alla comunitàun momento e un luogo in cui ri-lassarsi in allegria e spensiera-tezza. Ce n’é per tutti i gusti,

momenti ricrea-tivi per giovani emeno giovani:musica dal vivo,luna park, pesca di benefi-cenza….e uno stand gastrono-mico che ogni sera offriva polentae costa, frittura di pesce, pata-tine…con un servizio efficientis-simo sia in cucina che ai tavolidove i nostri ragazzi con serietà esempre con il sorriso hanno cer-cato di accontentare tutti. Sullapista da ballo sempre super affol-lata abbiamo potuto notare balle-rini provetti e ballerini improvvisati,tutti con la voglia di un sano diver-timento. La comunità e non solo,ha risposto molto bene alle propo-ste fatte, con un notevole afflussodi gente e grazie anche alla gene-rosità di alcune persone, il bilancioè stato più che positivo. La sagrasi è conclusa con un bellissimospettacolo pirotecnico in un piaz-zale pieno; grandi e piccoli tutti colnaso all’insù a fissare il cielo che siriempiva di colori.

Anna Scappatura

gnano al parco dei divertimenti GULIVERLANDIA.Una giornata di divertimento sfrenato in cui anchegli animatori si sono dati alla pazza gioia(qualcunoè tornato a casa ACCIACCATO).La serata finale si è conclusa con un momento dispettacolo simpaticissimo, in cui i ragazzi hannopotuto dimostrare la loro bravura cantando, bal-lando e recitando, seguito dalla cena in sagra. Anome dei responsabili del grest volevo ringraziaretutti i genitori dei bambini iscritti per la fiducia ac-cordata, un grazie particolare a tutti coloro chehanno sostenuto e aiutato e che quindi hanno per-messo la realizzazione e il successo di questogrest.

Anna Scappatura

EmmausPeriodico bimestrale delle parrocchie di Musile di Piave, Chiesanuova e Millepertiche.

Direttore Responsabile: Dino Boffo - Via Amalfi, 41 - TV

Direzione e Redazione: Piazza Libertà, 1 - Musile di Piave - VE

Registrazione al Tribunale di Venezia n. 884 del 21.03.1987

Stampa: Tipografia COLORAMA: San Donà di Piave - VE - Tel. 0421.40225

Hanno collaborato a questo numero di Emmaus:don Saverio, Gianfranco, Maria Silvia, Salvatore Alletto, Andrea Venturato, Barbara Fornasier, Marco Fantuz, Elena De Piccoli, Adalberta e Maurizio Sternieri, Daniela e Nicola Montagner, Elisa Bergamo, Famiglie Progetto

Cernobyl, Rosanna Rosada, Luca Cadamuro, Francesca Rosin, Margherita Botter e Sara Zanchetta, Federico Contarin, suor Rina Contarin,

suor Albina Rosin, Anna Scappatura, Francesco Codispoti, Martina Menazza,Sara, Marina, Laura, Andrea Gasparino, Laura Scabbio, Vittorina Mazzon.

SAGRAARIA DI SAGRA

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3300 SETTEMBRE 2009

MILLEPERTICHE

Quest’estate,come ogni anno,si èsvolto il campo-scuola organiz-zato dall’oratorio Don Bosco diMillepertiche e San Donà. Il giorno 8 agosto 2009 i ragazzi diseconda e terza media alle ore9.00 sono partiti verso Pierabech,vicino a Sappada, dove l’oratorioDon Bosco ha una casa, per tra-scorrere una settimana di diverti-mento, ma allo stesso tempo diserietà, tutti assieme. Tra ragazzi eanimatori erano presenti una qua-rantina di persone e le attività daloro svolte sono state divertentiper la parte dei giochi, e serie edimpegnative per i momenti di pre-ghiera svolti ogni sera e i momentidi riflessione divisi in gruppi didieci,quindici persone l’uno. Ogniestate, per i ragazzi di quest’età,si svolgono due giorni di extra di-vertimento ma anche di extra fa-tica: il campo mobile. In questi duegiorni si dorme in tenda e in un ri-

fugio, si fanno delle ore di lungacamminata alternate da qualchegioco. Dopo le lunghe camminatei nostri ragazzi venivano dissetatida un po’di “ciuccio”: un vinodolce dato da Beppi,un collabora-tore dell’oratorio, che ormai dacinquant’anni è presente in ogniattività dell’ADS. Ogni giorno ilparroco dell’oratorio Don Bosco,Don Alberto, celebrava la santamessa per i nostri ragazzi ed erapronto a dare ogni tipo di consiglioutile.Oltre ai nostri ragazzi e agli anima-tori, erano presenti delle mammepronte a cucinare per tutte quellepersone mettendocela tutta, ed illavoro da loro svolto è stato grati-ficato da tutti.I ragazzi ADS oltre a giocare e acamminare, quasi ogni giorno do-vevano pulire l’intera casa, dallacucina alle camere da letto, dallasala pranzo ai bagni e ogni giornoa turni apparecchiavano la tavolaper tutti e davano una mano a la-vare le stoviglie.Infine il 15 agosto i nostri ragazzisono ripartiti per tornare a casacon un bagaglio pieno di belleesperienze.

Francesco Codispotie Martina Menazza

Cari amici,siamo delle ragazzine di Milleper-tiche.Vogliamo raccontarvi la nostraprima esperienza di campo scuolaa Pierabech, in montagna, dal 25

luglio al1 agosto, con i gruppiKeys Boys e GEN 1 di San Donàdi Piave.È stata un’esperienza positiva inquanto abbiamo fatto nuove ami-cizie,momenti di preghiera, giochie intense camminate!!Il clima lassù era ideale, ma al ri-torno c’è stato un vero sbalzo ditemperatura!!!!!Dobbiamo ammettere che questasettimana è stata più impegnativadel solito!!!

Sara Marina e Laura

CAMPI SCUOLA GEN 2-3CAMPI

SCUOLA

CRESIMA10 MAGGIO 2009

Page 31: emmaus Settembre 2009

BREVI DA EMMAUS - BREVI DA EMMAUS - BREVI DA EMMAUSAAnniimmaattoorrii GGRR..EESSTT..== SSccuuoollaa ddii LLaavvoorroo

CCaammppii SSccuuoollaa== LLaavvoorraarree ddiivveerrtteennddoossii

MMoonnss.. AAnnddrreeaa BBrruunnoo ...... uunn vveessccoovvoo iittiinneerraannttee

3311SETTEMBRE 2009

GIOVANNI MARIA VIANNEY – Curato D’Ars…“Innamorato” di Cristo, e il vero segreto del suo successo pastorale è stato l’amore

che nutriva per il Mistero eucaristico

Benedetto XVI il 16 giugno 2009

Biografia dell’Agenzia FidesGiovanni Maria Vianney nasce aDardilly, presso Lione,in Francia, nel 1786.Fin da piccolo si racconta di luiche amasse la solitudine e fosseparticolarmente timorato di Dio.Sono anni difficili quelli di fineSettecento. La rivoluzione fran-cese non permette a nessuno dipregare Dio in pubblico.

E così i genitori di Giovanni Marialo portano ad ascoltare Messa in un granaio fuori città. La pena per i preti sorpresi a celebrare Messa è la ghigliot-tina. Nonostante il clima anticlericale, nonostante vi fosseropesanti minacce verso i sacerdoti, Giovanni Maria fa proprianel cuore la crescente volontà di dedicarsi interamente a Dionel sacerdozio. Vuole, insomma, diventare prete. A dicias-sette anni riesce per la prima volta ad andare a scuola, dovecon l’aiuto di un prete amico che crede nella sua vocazione,prova a seguire gli studi, seppure con scarsi risultati. Le dif-ficoltà divengono insormontabili quando si tratta di affron-tare, in seminario, gli studi di filosofia e di teologia. MaGiovanni Maria non demorde, accetta ogni umiliazione, e aGrenoble, nel 1815, a ventinove anni, viene finalmente ordi-nato sacerdote. Diviene parroco di Ars, nella diocesi di Bel-ley: per questo motivo viene chiamato il Curato d’Ars.Rimane parroco ad Ars per circa quarantadue anni e il suoascendente è ancora vivo nella parrocchia che ha santificatocon il suo apostolato.Numerose sono le anime che si rivolgono a lui, che trascorreore e ore in confessionale. È ammirabile nella devozione a Maria, al Rosario,all’Eucaristia.Estenuato dalle fatiche, macerato dai digiuni e dalle peni-tenze, nel 1859 termina i suoi giorni nell’abbraccio del Si-gnore. Prima ancora che Pio XI lo iscriva nell’albo dei Santinel 1925 e lo proclami Patrono del clero, Ars è diventatameta di pellegrinaggi. L’esempio che Giovanni Maria lasciaa tutti i preti è quello della possibilità della santità all’internodi un ministero ordinario. Giovanni Maria non fa nulla di ec-cezionale, ma vive ogni istante solo e soltanto come uomo di Dio.

Per concludere queste righe dedicate al Curato d’Ars ab-biamo pensato di regalare a chi legge alcune sue signi-ficative frasi :

Non è il peccatore che ritorna a Dio per chiedergli perdono,è Dio che corre dietro al peccatore e lo fa tornare a Lui.

La comunione produce nell’anima come un colpo di soffiettosu un fuoco che comincia a spegnersi, ma dove ci sono an-cora molte braci!

La preghiera è una dolce amicizia, una familiarità sorpren-dente (…) è un dolce colloquio di un bambino con suo Padre.

Lasciate una parrocchia per vent’anni senza sacerdote: vi siadoreranno le bestie.

Non si entra in una casa senza parlare al portiere! Ebbene, laSanta Vergine è la portiera del Cielo!

BREVI DA EMMAUS - BREVI DA EMMAUS - BREVI DA EMMAUS

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PREGHIERA SACERDOTALE

SIGNORE, DONACI PRETI …..Signore, donaci preti nuovi, plasmati su di Te.Preti adatti al mondo di oggi, che resistano a tutti gli sbandamenti e a tutte le mode. Preti pieni di Spirito Santo, preti innamorati di Te, dell’Eucarestia, della Parola, preti spezzati alla preghiera. Preti che non guardano l’orologio quando stanno davanti a Te, preti capaci di pregare di giorno e di notte, capaci come Gesù di passareanche le notti in preghiera.Preti che insegnano a pregare.Preti appassionati dei giovani, dei poveri, degli ultimi.Preti rotti a tutte le carità, che sanno accogliere il drogato, il carcerato, la ragazza che abortisce, l’omossessuale, la coppia sfasciata, capaci di tenerezza e di misericordia per tutte le disperazioni del mondo d’oggi.Signore, mandaci dei preti da battaglia, umili, senza storie per la testa;umili e fedeli alla Chiesa, che insegnano ad amare la Chiesa, che correggono su se stessi i mali della Chiesa, che si puntano il dito addosso prima di puntarlo sulla Chiesa. Mandaci preti senza storie borghesi, allenati al sacrificio, che sanno parlare ai giovani del sacrificio, che vivono la povertà evangelica, che sanno dividere quello che hanno con il povero.Mandaci preti aggiornati con una teologia dagli scarponi ferrati che sa resistere alle mode di pensiero e ai compromessi mondani. Preti che non si aggiogano al carro di chi la sa più lunga dei Vescovi e del Papa.Mandaci preti di punta, preti creativi, dal cuore grande come il cuore di Cristo, instancabili nell’insegnare, nel guidare, nel formare. Preti costanti, resistenti, tenaci. Mandaci preti profeti, forti e umili, che non si scandalizzano di nessuna miseria umana. Mandaci preti che si sentano peccatori come noi, fedeli e fieri del loro celibato, preti limpidi che portino il Vangelo stampato nella loro vita più che nelle loro parole.Signore, donaci il coraggio di chiedere preti santi e di meritarli un poco, almeno con la preghiera umile, costante e coraggiosa.Maria, Madre dei preti, Madre della Chiesa, aggiungi tu quello che manca a questa preghiera e presentala a Cristo per noi.AMEN

P. Andrea Gasparino

PREGHIERA SACERDOTALEVenerdì 19 giugno 2009, Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, il Santo Padre Benedetto XVI haaperto l’Anno Sacerdotale, nel 150° anniversario della morte di San Giovanni Maria Vianney (il SantoCurato d’Ars). Pubblichiamo, per questa occasione, una bella preghiera portata in redazione da unparrocchiano di Musile e chiediamo una preghiera per i nostri sacerdoti e per tutti i sacerdoti del mondo,soprattutto per coloro che stanno vivendo un tempo di sofferenza, delusione, crisi, solitudine.