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- Enciclopedia degli Autori Italiani - Enciclopedia degli Autori Italiani - Enciclopedia degli Autori Italiani - - Enciclopedia degli Autori Italiani - Enciclopedia degli Autori Italiani - - E n c i c l o p e d i a d e g l i A u t o r i I t a l i a n i - E n c i c l o p e d i a d e g l i A u t o r i I t a l i a n i - E n c i c l o p e d i a d e g l i A u t o r i I t a l i a n i - - INDICE - A.L.I. Penna d’Autore © All rights reserved BANDELLO MATTEO (Castelnuovo Scrivia [AL] 1485-Agen 1561). Entrò nell’ordine domeni- cano, ma ben presto abban- donò la vita religiosa, attrat- to da quella di corte. Preso al servizio di Cesare Fre- goso, luogotenente di Fran- cesco I re di Francia, rimase nell’incarico fino al 1541, quando si trasferì in Francia dove, grazie all’intervento del re, divenne vescovo di Agen. Alcune sue composi- zioni, come i «Canti XI delle lodi della signora Lucrezia Gonzaga» (1536-1538), riflettono quell’omaggio ai potenti e quella frequentazione degli ambienti di corte che contraddistinsero la vita del Bandello. Ma sono i «Quat- tro libri delle Novelle» (i primi tre del 1554, il quarto del 1577) l’opera alla quale è legata la sua fama e che fa di lui uno dei maggiori novellieri del Rinascimento. Sottraen- dosi alla struttura del Boccaccio, che aveva iscritto le sue novelle entro una cornice cronologica, narrativa e tema- tica ben definita, il Bandello creò un’opera dall’architet- tura meno rigorosa, che propone una straordinaria va- rietà di ambienti, situazioni e personaggi. Alcune volte lo spunto è storico, altre volte è attinto dalla quotidianità; a tratti lo scenario è classico o medievale, a tratti è contem- poraneo. Il tono della narrazione, che asseconda duttil- mente la varietà degli argomenti, passa dal comico al tra- gico, dall’osceno al fiabesco, in una lingua che sa abban- donare i vezzi della corte per assumere il colore, l’imme- diatezza e la vivacità della parlata popolare. L’influenza del Bandello in Europa fu grandissima: ai suoi intrecci si ispirarono infatti William Shakespeare, Stendhal, George Byron e Alfred de Musset. BANFI ANTONIO (Vi- mercate 1886-Milano 1957) - Profondamente le- gato al pensiero filosofico europeo, ebbe il merito di rielaborare con forte origi- nalità gli spunti della filo- sofia di Simmel e di Hus- serl. Il suo «razionalismo critico» propugna un sa- pere che non sia statica re- alizzazione di un mondo definito e compiuto, ma piuttosto responsabile e chiara consapevolezza degli infiniti compiti che sul pia- no politico, sociale, scientifico, etico ed economico l’uo- mo deve realizzare; in questa tensione all’infinito la filo- sofia ha il dovere di non rinchiudersi in un compiaciuto isolamento intellettualistico, ma, al contrario, «di ricostru- ire il senso unitario della cultura come coscienza reale che vita e storia hanno di se medesime». Questa visione dinamica delle funzioni del sapere ricondusse il Banfi a posizioni etico-politiche coincidenti con il marxismo e diede a tutta la sua opera un significato di aperta rottura con l’idealismo italiano del Croce e del Gentile. Nel 1925 fu tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifa- scisti. Docente di storia della filosofia nell’Università di Milano succeduto a Piero Martinetti nel 1931, divenne senatore dopo la seconda guerra mondiale. Opere prin- cipali: «L’uomo copernicano» (1920), «Princìpi di una sto- ria della ragione» (1926), «Pestalozzi» (1929), «Vita di G. Galilei» (1930), «Socrate» (1943), «Storia del materiali- smo» (1952-1953), «La filosofia del Settecento» (1953), «La filosofia critica di Kant» (1955) e «La filosofia degli ulti- mi cinquant'anni» (1957). Ha diretto inoltre dal 1940 al 1950 la rivista «Studi filosofici». BANTI ANNA (pseudonimo di Lucia Lon- ghi Lopresti) (Firenze 1895-Ronchi [MS] 1985) - Il tema centrale della sua opera narra- tiva è sempre stato quello della condizione femminile, in ogni epoca della storia. Per que- sto possiamo trovare nei suoi romanzi e nei suoi racconti personaggi che appartengono al passato come la pittrice Artemisia Gentileschi, di cui ricostruisce la tragica vicenda nel ro- manzo considerato il suo capolavoro, «Arte- misia» (1947), oppure al presente come l’em- blematica protagonista di «Un grido laceran- te» (1981). Attorno a questo tema è nata una delle opere più interessanti del Novecento, articolata attorno a rac- conti e prose («Itinerario di Paolina», 1937; «Il coraggio delle donne», 1940; «Le donne muoiono», 1952; «Le mo- nache cantano», 1953; «Je vous écris d’un pays lointain», 1971; «Da un paese vicino», 1975) e romanzi di ampio respiro sep-pure, in alcuni casi, di diseguale resa («Sette lune», 1940; «Al- larme sul lago», 1954; «Le mosche d’oro», 1962; «Noi credevamo», 1967; «La camicia bruciata», 1973). Come racconta in «Un grido lacerante», la Banti era partita dalla critica d’arte e a quel primitivo interesse si devono le biogra- fie di «Lorenzo Lotto» (1953) e di «Giovanni da San Giovanni» (1978), oltre ai ritratti di pittrici raccolti in «Quando le donne si misero a di- pingere» (1983). Altre sue opere sono i saggi raccolti in «Opinioni» (1961) e la biografia di «Matilde Serao» (1965). È stata redattrice della sezione letteraria della rivista «Pa- ragone», fondata e diretta dal marito Roberto Longhi. BANDIERA ALESSANDRO MARIA (Siena, 1699-1770) - Nei «Pregiudizi delle umane lettere» (1755) ripropose Boccaccio quale modello di stile, suscitando la reazione del Parini. Imitò stile e strut- tura del Decameron nel suo «Gerotricamerone» (1745), raccolta di novelle edificanti narrate da dieci giovani in tre giornate. Tradusse Cornelio Nepote e Cicerone. Del «Decameron» pubblicò un’edizio- ne purgata (1754). BANDINI FERNANDO (Vicenza, 1931-2013) - Ha insegnato stilistica e metrica presso l’Università di Padova. È autore di saggi e articoli sul linguaggio della poesia dialettale del Cinquecento e sulla poesia novecentesca. Ha scritto anche poesie in neolatino, per le quali ha rice- vuto importanti riconoscimenti internazionali. L’aspetto più rimarche- vole dell’esperienza poetica di Bandini è stata la liberissima ricerca di una personale lingua poetica che coniuga sperimentalismo e tradizione:

Enciclopedia degli Autori Italiani - Enciclopedia degli Autori Italiani · 2018-11-10 · gico, dall’osceno al fiabesco, in una lingua che sa abban-donare i vezzi della corte per

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BANDELLO MATTEO(Castelnuovo Scrivia [AL]1485-Agen 1561).Entrò nell’ordine domeni-cano, ma ben presto abban-donò la vita religiosa, attrat-to da quella di corte. Presoal servizio di Cesare Fre-goso, luogotenente di Fran-cesco I re di Francia, rimasenell’incarico fino al 1541,quando si trasferì in Franciadove, grazie all’intervento

del re, divenne vescovo di Agen. Alcune sue composi-zioni, come i «Canti XI delle lodi della signora LucreziaGonzaga» (1536-1538), riflettono quell’omaggio ai potentie quella frequentazione degli ambienti di corte checontraddistinsero la vita del Bandello. Ma sono i «Quat-tro libri delle Novelle» (i primi tre del 1554, il quarto del1577) l’opera alla quale è legata la sua fama e che fa di luiuno dei maggiori novellieri del Rinascimento. Sottraen-dosi alla struttura del Boccaccio, che aveva iscritto le suenovelle entro una cornice cronologica, narrativa e tema-tica ben definita, il Bandello creò un’opera dall’architet-tura meno rigorosa, che propone una straordinaria va-rietà di ambienti, situazioni e personaggi. Alcune voltelo spunto è storico, altre volte è attinto dalla quotidianità;a tratti lo scenario è classico o medievale, a tratti è contem-poraneo. Il tono della narrazione, che asseconda duttil-mente la varietà degli argomenti, passa dal comico al tra-gico, dall’osceno al fiabesco, in una lingua che sa abban-donare i vezzi della corte per assumere il colore, l’imme-diatezza e la vivacità della parlata popolare. L’influenzadel Bandello in Europa fu grandissima: ai suoi intrecci siispirarono infatti William Shakespeare, Stendhal, GeorgeByron e Alfred de Musset.

BANFI ANTONIO (Vi-mercate 1886-Milano1957) - Profondamente le-gato al pensiero filosoficoeuropeo, ebbe il merito dirielaborare con forte origi-nalità gli spunti della filo-sofia di Simmel e di Hus-serl. Il suo «razionalismocritico» propugna un sa-pere che non sia statica re-alizzazione di un mondodefinito e compiuto, mapiuttosto responsabile e

chiara consapevolezza degli infiniti compiti che sul pia-no politico, sociale, scientifico, etico ed economico l’uo-mo deve realizzare; in questa tensione all’infinito la filo-sofia ha il dovere di non rinchiudersi in un compiaciutoisolamento intellettualistico, ma, al contrario, «di ricostru-ire il senso unitario della cultura come coscienza realeche vita e storia hanno di se medesime». Questa visionedinamica delle funzioni del sapere ricondusse il Banfi aposizioni etico-politiche coincidenti con il marxismo ediede a tutta la sua opera un significato di aperta rotturacon l’idealismo italiano del Croce e del Gentile. Nel 1925fu tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifa-scisti. Docente di storia della filosofia nell’Università diMilano succeduto a Piero Martinetti nel 1931, divennesenatore dopo la seconda guerra mondiale. Opere prin-cipali: «L’uomo copernicano» (1920), «Princìpi di una sto-ria della ragione» (1926), «Pestalozzi» (1929), «Vita di G.Galilei» (1930), «Socrate» (1943), «Storia del materiali-smo» (1952-1953), «La filosofia del Settecento» (1953), «Lafilosofia critica di Kant» (1955) e «La filosofia degli ulti-mi cinquant'anni» (1957). Ha diretto inoltre dal 1940 al1950 la rivista «Studi filosofici».

BANTI ANNA (pseudonimo di Lucia Lon-ghi Lopresti) (Firenze 1895-Ronchi [MS]1985) - Il tema centrale della sua opera narra-tiva è sempre stato quello della condizionefemminile, in ogni epoca della storia. Per que-sto possiamo trovare nei suoi romanzi e neisuoi racconti personaggi che appartengono alpassato come la pittrice Artemisia Gentileschi,di cui ricostruisce la tragica vicenda nel ro-manzo considerato il suo capolavoro, «Arte-misia» (1947), oppure al presente come l’em-blematica protagonista di «Un grido laceran-te» (1981). Attorno a questo tema è nata una delle operepiù interessanti del Novecento, articolata attorno a rac-conti e prose («Itinerario di Paolina», 1937; «Il coraggiodelle donne», 1940; «Le donne muoiono», 1952; «Le mo-

nache cantano», 1953; «Je vous écris d’un payslointain», 1971; «Da un paese vicino», 1975) eromanzi di ampio respiro sep-pure, in alcunicasi, di diseguale resa («Sette lune», 1940; «Al-larme sul lago», 1954; «Le mosche d’oro»,1962; «Noi credevamo», 1967; «La camiciabruciata», 1973). Come racconta in «Un gridolacerante», la Banti era partita dalla critica d’artee a quel primitivo interesse si devono le biogra-fie di «Lorenzo Lotto» (1953) e di «Giovanni daSan Giovanni» (1978), oltre ai ritratti di pittriciraccolti in «Quando le donne si misero a di-

pingere» (1983). Altre sue opere sono i saggi raccolti in«Opinioni» (1961) e la biografia di «Matilde Serao» (1965).È stata redattrice della sezione letteraria della rivista «Pa-ragone», fondata e diretta dal marito Roberto Longhi.

BANDIERA ALESSANDRO MARIA (Siena, 1699-1770) - Nei«Pregiudizi delle umane lettere» (1755) ripropose Boccaccio qualemodello di stile, suscitando la reazione del Parini. Imitò stile e strut-tura del Decameron nel suo «Gerotricamerone» (1745), raccolta dinovelle edificanti narrate da dieci giovani in tre giornate. TradusseCornelio Nepote e Cicerone. Del «Decameron» pubblicò un’edizio-ne purgata (1754).

BANDINI FERNANDO (Vicenza, 1931-2013) - Ha insegnato stilisticae metrica presso l’Università di Padova. È autore di saggi e articoli sullinguaggio della poesia dialettale del Cinquecento e sulla poesianovecentesca. Ha scritto anche poesie in neolatino, per le quali ha rice-vuto importanti riconoscimenti internazionali. L’aspetto più rimarche-vole dell’esperienza poetica di Bandini è stata la liberissima ricerca diuna personale lingua poetica che coniuga sperimentalismo e tradizione: