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Flusso sanguigno anormale nella regione … (2000), 123, 1838-1844 Flusso sanguigno anormale nella regione cerebrale nel bambino autistico Takashi Ohnishi1, Hiroshi Matsuda1, Toshiaki

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Brain (2000), 123, 1838-1844

Flusso sanguigno anormale nella regione cerebrale nel bambino autistico

Takashi Ohnishi1, Hiroshi Matsuda

1, Toshiaki Hashimoto

3, Toshiyuki Kunihiro

1, Masami Nishikawa

1,

Takeshi Uema2 and Masayuki Sasaki

3

1 Departments of Radiology,

2 Psychiatry and

3 Child Neurology, National Center Hospital of Mental,

Nervous, and Muscular Disorders, National Center of Neurology and Psychiatry, Kodaira City, Tokyo,

Japan

Contatti: Takashi Ohnishi, Department of Radiology, 4-1-1 Ogawa higashi, Kodaira City, Tokyo, Japan

187-0031 E-mail: [email protected]

Studi di neuroimmagini dell’autismo hanno mostrato anomalie nel listema limbico e nei circuiti

cerebellari e altre localizzazioni. Questi risultati tuttavia non sono specifici o abbastanza consistenti da

consentire di formulare una teoria sull’origine e la natura dell’anormalità cerebrale nei pazienti

autistici. Sono stati esaminati controlli effettuati su 23 bambini affetti da autismo infantile e 26 non-

autistici selezionati in base al QI e all’età tramite tomografia con dimer technetium-99 etilcisteinate. In

soggetti autistici abbiamo valutato la relazione tra irrorazione sanguigna nella regione cerebrale (rCBF)

e sintomi. Le immagini sono state anatomicamente normalizzate, e sono state eseguite analisi voxel per

voxel. Diminuzioni del rCBF sono state riscontrate in soggetti autistici rispetto al gruppo di controllo

nell’insula bilaterale, i giri temporali superiori e le cortecce prefrontali sinistre. Analisi della

correlazione tra risultati della sindrome e rCBF hanno rivelato che ogni sindrome è associata a un

pattern specifico di irrorazione nel sistema limbico e nella corteccia mediale prefrontale. I risultati

hanno confermato l’associazione di (i) deficit della comunicazione e dell’interazione sociale che si

pensa siano legate a deficit nella teoria della mente (ToM) con un’alterata irrorazione nella corteccia

mediale prefrontale e il giro cingolato anteriore, e (ii) il desiderio ossessivo per la ripetizione con

un’alterata irrorazione nel lobo temporale mediale destro. L’anormalità dell’irrorazione sembra essere

collegata alle disfunzioni cognitive osservate nell’autismo, quali deficit in ToM, risposte anormali a

stimoli sensoriali, e il desiderio ossessivo per la ripetizione. I pattern di irrorazione suggeriscono

possibili localizzazioni delle anormalità della funzione cerebrale che sono alla base di comportamenti

anormali in individui autistici.

Parole chiave: autismo; teoria della mente; flusso sanguigno della regione cerebrale (rCBF); tomografia

calcolata a emissione di singolo fotone (SPECT)

Abbreviazioni: BA = area di Brodman; DQ = quoziente di sviluppo; fMRI = MRI funzionale; rCBF =

flusso sanguigno della regione cerebrale; SPECT = tomografia calcolata a emissione di singolo fotone;

SPM = mapping statistico parametrico; 99 Tc-99m ECD = dimer cisteiunato technetium-99m ethyl;

ToM = teoria della mente

Introduzione

L’autismo, definito come disturbo psichiatrico dalla comparsa precoce con danno qualitativo

dell’interazione sociale e della comunicazione verbale e non-verbale e un reportorio anormale di

comportamenti è una grave malattia dello sviluppo. L’autismo è di particolare interesse per i

neuroscienziati perché la maggior parte dei deficit dell’autismo risiede nelle relazioni sociali con gli

altri. La ricerca sull’autismo ha inoltre stimolato il dibattito filosofico sulla coscienza di sè, perché

forniscono un esempio di insuccesso che si ripercuote sullo stato mentale (Frith, 1977).

Negli ultimi vent’anni molti studi sull’autismo hanno distrutto la classica immagine del bambino

autistico, il bambino in una campana di vetro. Nonostante il generale accordo che l’autismo abbia una

base biologica piuttosto che essere un disturbo psicologico, lo studio biologico delle anormalità e il

meccanismo genetico ha ricevuto poca attenzione (Bauman e altri, 1994). Studi neuropatologici hanno

rivelato anormalità nel sistema limbico e nei circuiti cerebellari (Bauman e altri, 1994). Studi di

neuroimmagini in vivo hanno anche dimostrato un numero di pattern anormali della struttura e della

funzione in queste sedi e in altre (George e altri, 1992; Hashimoto e altri, 1995; Mountz e altri, 1995;

Saito e altri, 1995; Haznedar e altri, 1997; Filipek , 1999). Questi risultati non sono comunque

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sufficientemente specifici o in linea tra loro per consentire la costruzione di una teoria coerente

dell’origine e della natura dell’anormalità cerebrale nei pazienti autistici.

In questo studio abbiamo utilizzato la tomografia a emissione di singolo protone (SPECT) con dimer

technetiom-99m etilcisteinate (Tc-99m ECD) per misurare il flusso sanguigno nella regione cerebrale

(rCBF) in pazienti con autismo infantile e in un gruppo di controllo di bambini non-autistici associati

per età, sesso e QI. Per chiarire quali regioni del cervello contribuiscono al comportamento autistico,

abbiamo anche studiato la relazione tra le variazioni di rCBF e i sintomi nei pazienti autistici.

Metodi

Allo studio hanno partecipato 23 bambini (19 maschi e 4 femmine) con autismo infantile e 26 bambini

(21 maschi e 5 femmine) non-autistici con ritardo mentale. L’autismo infantile è stato diagnosticato

secondo i criteri del DSM-IV (American Psychiatric Association, 1994). Abbiamo escluso i soggetti

con le seguenti caratteristiche: (i) MRI anormale; (ii) attacchi persistenti; e (iii) malattie infettive,

metaboliche o cromosomiche note. I pazienti non-autistici con ritardo mentale non avevano ricevuto

una diagnosi e la causa della loro malattia non era conosciuta. L’età media di bambini autistici e non-

autistici erano 6.5 anni (SD = 2.4, range 2.6-13) e 8.7 anni (SD = 3.2, range 3.4 – 12), rispettivamente.

Il QI medio (misurato secondo il test Stanford-Binet) o quoziente di sviluppo (DQ) era 48 (SD=19.5)

nel gruppo autistico e 57 (SD = 17.52) nel gruppo di controllo. L’età media e il QI o DQ del gruppo di

controllo tendeva ad essere piú elevato rispetto al gruppo autistico. Comunque, un t-test a due-esempi

non ha rivelato differenza di gruppo significativa (P = 0.01). E’ stato ottenuto il consenso scritto da tutti

i genitori o tutori degli individui secondo la Dichiarazione di Helsinki. Lo studio è stato approvato dal

Ethical Committee of the National Center of Neurology, Tokyo, Japan.

Prima dello scanning SPECT, tutti i soggetti hanno ricevuto un endovena mentre erano sdraiaiti. A ogni

soggetto è stata somministrata un’iniezione endovena di Tc-99m ECD, che attraversa la barriera

sangue-cervello come primo passo, viene rapidamente assorbita dalle cellule neuronali, ed è distribuita

in modo proporzionale alla perfusion regionale cerebrale. Dato che rimane fissa nelle cellule dopo

l’assorbimento, la sua distribuzione fornisce un’immagine dell’irrorazione del cervello

immediatamente successiva alla somministrazione. Quindi, l’effetto della sedazione sul rCBF dovrebbe

essere trascurabile. La dose di Tc-99m è stata calcolata con la formula [(età + 1)/(età + 7)] X 740 MBq.

Comunque la dose massima è stata regolata in modo da non superare 11 MBq/kg del peso corporeo o

555 MBq. Cinque minuti dopo la somministrazione di Tc-99m ECD, l’individuo veniva sedato

(~3mg/kg di pentobarbital) per evitare movimenti durante lo scanning. Dieci minuti dopo l’iniezione di

Tc-99m ECD, lo SPECT scanning veniva eseguito con un sistema SPECT a tre testine (Multispect3,

Siemens) attrezzato con una collimatore sonda a elica ad alta risoluzione (larghezza a metà massimo,

7.6 mm). Per la proiezione dei dati, abbiamo usato il formato 128x128 per 24 angoli di 120º per ogni

videocamera con 50s per angolo. Un filtro Shepp and Logan Hamming è stato usato per la

ricostruzione dell’immagine SPECT a 0.75 cicli/cm. Una correzione di attenuazione è stata eseguita

usando il metodo di Chang.

I valori dei sintomi dei pazienti autistici sono stati ottenuti dall’analisi di fattori dei valori di

comportamento. I valori di comportamento sono stati ottenuti da informazioni (soprattutto dalle madri

dei pazienti) in un colloquio standardizzato e tramite osservazione clinica. Il sistema usato per il valore

di comportamento è simile a quello del Childhood Autism Rating Scale (Schopler e altri, 1980). Due

neurologisti pediatrici hanno valutato il comportamento dei pazienti, e l’affidabilità tra valori si è

rivelata buona (valore κ Cohen 0.86). A causa del basso numero di individui è stato necessario limitare

il numero dei comportamento a 9 nell’analisi fattoriale, elencati di seguito: ecolalia; prosodiua

anormale; costruzione grammaticale anormale; intercambiabilità nel trattare le persone; nessun gioco

simbolico; non indicare col dito; fascino di certi oggetti; insistenza sulla ripetitività; comportamento

stereotipato. Abbiamo eliminato le caratteristiche collegate a una esplorazione sensoriale bizzarra e

difficoltà motorie, perché la nosologia attuale (DSM-IV) suggerisce che i sintomi del deficit sociale

sono critici nella definizione del disturbo autistico (Charman e altri, 1997). I valori sono come segue: 1

= anormalità grave; 2 = anormalità moderata; 3 = anormalità leggera; 4 = nella norma. L’analisi dei

fattori è stata compiuta usando l’SPSS (Statistical Package for the Social Sciences). Il metodo dei

fattori principali è stato usato per estrarre i fattori iniziali, è stata eseguita una rotazione varimax, e i

valori di fattore sono stati calcolati.

Le immagini sono state analizzate col software di mapping statistico parametrico SPM99 e SPM96

(Wellcome Department of Cognitive Neurology, UK). I dati SPECT sono stati trasformati in spazio

standard stereopico (Talairach e Tournoux, 1988). Dato che la distribuzione di Tc-99m ECD nel

cervello è differente da quella di H₂O¹⁵, che è utilizzata come template PET nel programma SPM,

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abbiamo fatto un Tc-99m ECD template per la normalizzazione spaziale. Il template ECD è stato

realizzato attraverso la media delle immagini Tc-99m ECD 14 di giovani volontari normali,

normalizzate spazialmente usando i parametri da co-registred T1 volume MRIs. La coregistrazione di

immagini SPECT e T1-MRI e la normalizzazione spaziale del template ECD sono state realizzate con

SPM99. La normalizzazione spaziale default del SPM99 usa trasformazioni lineari e non-lineari. Un

filtro gaussiano (12mm di ampiezza piena a meta’ massimo) è stata usato per appianare ogni immagine,

per accomodare differenze tra i soggetti nell’anatomia morfologica e funzionale e per sopprimere il

rumore ad alta frequenza nelle immagini. L’effetto delle differenze globali nel CBF tra gli scan è stata

rimossa da scaling proporzionale. Il soggetto e gli effetti covariati sono stati stimati con il modello

lineare generale ad ogni cella volumetrica (voxel). Per testare l’ipotesi di effetti regionali di

popolazione, le stime sono state confrontate usando composti lineari o contrasti. L’insieme di valori t

risultanti costituisce le mappe parametriche statistiche (SPM{t}). Le SPM{t} sono state trasformate in

distribuzione normale unitaria (SPM{Z}) e limitate a P < 0.001.

Tabella 1 Analisi dei fattori dei valori di comportamento

Tabella 2 Correlazione tra valore per ogni fattore ed età, sesso e QI

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Per correggere i confronti multipli non-indipendenti inerenti a questa analisi, i focolai risultanti sono

stati caratterizzati in termini del loro limite spaziale (k). Questa caratterizzazione è in termini di

probabilità che una regione con il numero di voxel osservato o maggiore possa occorrere per caso

sull’intero volume analizzato (correzione di Bonferroni, P < 0.05). Analisi di correlazione sono state

svolte per studiare la relazione tra cambiamenti di rCBF e profilo dei sintomi. Per identificare

correlazioni dipendenti dalla regione tra i soggetti , è stata realizzata una regressione lineare pixel-per-

pixel della regione a partire dal CBF globale per rimuovere l’effetto di confusione delle differenze nel

CBF globale. Le correlazioni tra i risultati di fattore e CBF sono stati calcolati su una base pixel-per-

pixel con l’analisi di covarianza. Sesso e età sono stati considerati come variabili di disturbo.

Risultati

Profilo sintomatico in pazienti autistici

L’analisi dei fattori dei valori di comportamento hanno generato due fattori con autovalori maggiori

dell’unità, che rispondono per l’88.3% della varianza nei punteggi di comportamento (Tabella 1). Il

primo fattore influiva pesantemente sui seguenti elementi: trattare la persone in modo intercambiabile;

non indicare; costruzione grammaticale anormale; prosodia anormale; ecolalia; nessun gioco simbolico.

Questo gruppo di comportamenti è stato identificato col termine “deterioramento dell’interazione

sociale e della comunicazione”.

Il secondo fattore influiva maggiormente sul comportamento stereotipato, insistenza sulla ripetizione, e

fascino per certi oggetti. Questo gruppo di sintomi è stato denominato “desiderio ossessivo per la

ripetizione”. Per ogni fattore valori bassi significano comportamenti gravemente anormali. La stessa

struttura di fattori è stata ottenuta considerando l’età come covariata. Non c’è stata prova evidente di

correlazione tra punteggi di fattori e età, QI o DQ (Tabella 2).

Variazioni di rCBF in pazienti autistici

Nella Tabella 3 si possono osservare picchi di cambiamenti significativi di rCBF ottenuti in questo

studio, insieme alla loro localizzazione anatomica. L’area di Brodmann (BA), le coordinate di

Tailarach e Tournoux (Tailarach e Tournoux, 1988) e i valori Z corrispondenti. La figura 1 mostra

l’SPM in formato standard come proiezione a massima intensità vista dalla destra, dietro e sopra il

cervello. Lo spazio anatomico corrisponde all’atlante di Tailarach e Tournoux (Tailarach e Tournoux,

1988). Diminuzioni di rCBF in pazienti autistici confrontata con il gruppo di controllo sono stati

identificati nell’isola bilaterale, nei giri superiori temporali (BA 22), nel giro inferiore frontale sinistro

(BA 45) e nel giro medio frontale sinistro (BA 9) (Tabella 3 e riga in alto della Figura 1). Non ci sono

regioni di maggiore rCBF nel gruppo autistico. Nell’analisi di correlazione è stata osservata

correlazione positiva tra i valori per il fattore 1 e l’rCBF nella corteccia media prefrontale (BA 9/10) e

il giro cingolato anteriore nei pazienti autistici (Tabella 3 e riga mediana della Figura 1). E’ stata

riscontrata una correlazione positiva tra i valori per il fattore 2 e rCBF nell’ippocampo destro e

l’amigdala (Tabella 3 e riga in basso della Figura 1). Non è stata riscontrata alcuna correlazione

negativa tra rCBF e i valori per i fattori 1 o 2 in nessuna regione.

Discussione

Si sa che l’autismo ha un’origina biologica, e la comprensione dei meccanismi cerebrali che sottendono

a tale grave disturbo è un compito considerevole per la ricerca nell’immagine neuronale funzionale.

Ciononostante, come ricordato in precedenza, studi SPECT e PET su numero limitato di soggetti hanno

prodotto i risultati piú inconsistenti di tutti i metodi di neuroimmagine usati per l’autismo (George e

altri, 1992; Bauman e altri, 1994; Mountz e altri, 1995; Frith, 1997; Haznedar e altri, 1997; Filipek,

1999). Vi sono numerose ragioni a spiegare tale inconsistenza. Primo, l’autismo è definito solo in base

al comportamento, cosa che spesso contribuisce all’eterogeneità di studi. Secondo, fattori quali età,

sesso, QI e tratti del comportamento spesso divergono considerevolmente, con assortimento non-

uniforme dei controlli. I problemi di quali soggetti dovrebbero essere studiati e dei criteri di confronto

confondono l’interpretazione dei risultati di studi di neuroimmagini (Filipek, 1999). Perció abbiamo

utilizzato bambini assortiti per QI o DQ (ritardati di controllo) non solo per ragioni etiche ma per

evitare questo problema.

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Figura 1

Tabella 3 Localizzazione e picchi di aree rCBF anormali nell’autismo

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In questo studio i bambini autistici hanno rCBF anormale nell’isola bilaterale, nel giro superiore

temporale e nella corteccia prefrontale sinistra (BA 9/45) confrontata con i bambini di controllo non-

autistici. Noi pensiamo che queste aree anormali siano collegate al deficit cognitivo osservato nei

bambini autistici, come il deficit del linguaggio, funzioni esecutive danneggiate e risposta anormale a

stimoli sensoriali. Si è spesso osservato in pazienti autistici un turbambento nella percezione e nella

modulazione dell’informazione sensoriale (Ornitz, 1983). Numerosi studi suggeriscono che la corteccia

insulare debba essere collegata a una molteplicità di sistemi paralimbici e ad aree di associazione

eteromodale che sono importanti nel processare l’informazione sensoriale complessa (Mesulan e altri,

1984; Augustine, 1996). Disfunzioni in quest’area potrebbero provocare risposte anormali a stimoli

sensoriali a causa dell’integrazione anormale degli stimoli sensoriali. Le anormalità frontale e

temporale nell’autismo sono state anche dimostrate in studi EEG e altri studi SPECT (George e altri,

1992; Dawson e altri, 1995; Mountz e altri, 1995). Dawson e colleghi hanno riferito che soggetti

autistici hanno ridotto potere EEG nelle regioni frontale e temporale (Dawson e altri, 1995). Alcuni

studi SPECT che hanno fatto uso di Tc-99m HM-PAO (exametile propilene ammino oxime) hanno

anche rivelato irrorazione anormale nelle cortecce frontale e temporale (George e altri, 1992; Mountz e

altri, 1995). Per quanto riguarda lo SPECT Tc-99m HM-PAO SPECT, lo SPECT con Tc-99m ECD

puó essere realizzato sotto anestesia o calmante senza influenzare i risultati.

La relazione tra rCBF e il profilo sintomatico nei bambini autistici fornisce un nuova percezione del

comportamento autistico. L’analisi dei fattori ha rivelato che il comportamento dei pazienti puó essere

classificato in due gruppi di sindrome: (i) deficit nella comunicazione e nell’interazione sociale; e (ii)

desiderio ossessivo per la ripetizione. Il fattore 1 è stato associato con rCBF alterato nelle regioni

prefrontali medie sinistre, incluso il giro anteriore cingolato (BA 9/10, BA 32). Studi di attivazione che

fanno uso di compiti della teoria della mente (ToM) hanno rivelato che la corteccia mediale prefrontale

sinistra è una componente cruciale del sistema cerebrale che è alla base per la comprensione della

mente altrui (Fletcher e altri, 1995; Goel e altri, 1995; Happe e altri, 1996; Gallagher e altri, 2000). Il

risultato presente, che mostra rCBF alterato nella corteccia mediale prefrontale sinistra associata a

deficit della comunicazione e dell’interazione sociale, è in accordo con i risultati di questi studi PET e

di MRI funzionali (fMRI).

Il deficit nella ToM è una delle spiegazioni piú ampiamente accettate del disturbo cognitivo, quali

comunicazione verbale e non-verbale e handicap della socializzazione e dell’immaginazione negli

individui autistici (Baron-Cohen e altri, 1985; Happe, 1993; Frith e Happe, 1994; Fletcher e altri, 1995;

Goel e altri, 1995; Happe e altri, 1996; Frith e altri, 1997). La ToM fa riferimento alla nostra capacità

di spiegare e prevedere il comportamento degli altri in termini del loro stato mentale, quali idee, amor

proprio e desideri. Il compito piú usato per studiare le capacità di ToM è il cosiddetto compito di false-

belief (Wimmer e Perner, 1983). Baron-Cohen e Frith e i loro collaboratori hanno mostrato in una serie

di studi che la maggior parte dei soggetti autistici non superano tale compito della ToM, e hanno

concluso che il deficit nella ToM costituisce un deficit cognitivo di centrale importanza nell’autismo

(Baron-Cohen e altri, 1985; Happe, 1993; Frith e Happe, 1994; Fletcher e altri, 1995; Goel e altri,

1995; Happe e altri, 1996; Frith e altri, 1997). Come abbiamo già ricordato, gli studi di neuroimmagini

hanno rivelato che la capacità di attribuire stati mentali è mediato dalla corteccia mediale prefrontale

(Fletcher e altri, 1995; Goel e altri, 1995; Happe e altri, 1996; Gallagher e altri, 2000). Inoltre un

recente studio fMRI suggeriva che tale neuroanatomia funzionale dovrebbe essere indipendente dalla

modalità (domini verbale e non-verbale). (Gallagher e altri, 2000). In questo contesto il presente studio

vorrebbe sostenere l’ipotesi che il deficit nella ToM è un deficit cognitivo centrale nell’autismo, e

fornisce una certa importanza funzionale per studi di PET e di attivazione fMRI che usa il compito

ToM.

Anche il giro cingolato anteriore sinistro è stato associato con deficit nella comunicazione e

nell’interazione sociale. Supponiamo che il cingolato anteriore sinistro (BA 32) potrebbe anche essere

un componente cruciale del sistema cerebrale che è alla base della ToM. L’area BA 32, che riceve

afferenti da BA 9, dal polo temporale e dalla corteccia orbitofrontale, è implicata nella funzione

cognitiva piú alta e nell’espressione e il riconoscimento dell’affetto, funzioni che sono compromesse

nell’autismo (Pandya e Yeterian, 1985). Il giro cingolato anteriore è la sola parte della corteccia

cerebrale che mostra anormalità citoarchitettoniche (Bauman e altri, 1994). Haznedar e colleghi hanno

riportato che il metabolismo del glucosio e il volume del giro nel giro cingolato anteriore destro (BA

24) sono ridotti nell’adulto autistico (Haznedar e altri, 1997). Pensiamo che le discrepanze tra lo studio

di Haznedar e il nostro possa essere spiegato tramite le differenze nella popolazione di pazienti e nei

metodi usati per l’analisi dei dati (Haznedar e colleghi hanno usato un campione di dimensioni ridotte,

di pazienti adulti e il metodo della regione di interesse).

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Un’altra possibile regione cerebrale associata alla ToM è la corteccia orbitofrontale e l’amigdala

(Baron-Cohen e altri, 1994, 1999). Negli studi di Baron-Cohen e colleghi, che hanno usato compiti

verbali e visivi, non c’è stato coinvolgimento dell’area mediana prefrontale, ma piuttosto

un’indicazione che la corteccia orbitofrontale e l’amigdala sono siti della capacità di attribuire stati

mentali. E’ plausibile che l’amigdala sia strettamente associata alla socializzazione, perché i pazienti

con lesioni all’amigdala hanno deficit nell’interpretazione sociale e l’unico modello animale

dell’autismo coinvolge l’amigdala (Bachevalier, 1991; Young e altri, 1996). Comunque non siamo stati

in grado di trovare alcuna associazione tra variazioni di rCBF nell’amigdala e il fattore 1. Ulteriori

studi sono necessari per chiarire se l’irrorazione anormale nell’amigdala sia associata con il deficit

nell’interazione sociale.Un deficit specifico nella ToM non puó spiegare da solo l’intero quadro clinico

dell’autismo (Frith e Happe, 1994; Frith, 1997). Questo è particolarmente vero per le caratteristiche

dell’autismo che sono nel gruppo del desiderio ossessivo per la ripetizione. Nel presente studio il

desiderio ossessivo per la ripetizione (fattore 2) è stato separato dal deficit nella ToM (fattore 1) tramite

l’analisi dei fattori. Abbiamo fatto l’ipotesi il desiderio ossessivo per la ripetizione sia un tipo di

perseveration. Perció potrebbe essere associato con rCBF alterato nella corteccia prefrontale. Lo

svolgimento con scarso successo in molti compiti funzionali esecutivi, come organizzazione, controllo

degli impulsi, memoria , e il monitoraggio dell’azione è stata documentata nell’autismo (Ozonoff,

1996). Il rendimento scarso in questi compiti è spesso osservato in pazienti con danno frontale ed è

direttamente collegato ai comportamenti stereotipati e rigidi nella vita quotidiana. Comunque abbiamo

riscontrato un’inaspettata correlazione tra i valori per il fattore 2 e il rCBF alterato nel lobo temporale

mediano destro senza alcuna anormalità prefrontale. Una possibile spiegazione è che il desiderio

ossessivo per la ripetizione nell’autismo sia collegato al deficit nel rivolgersi alla novità piuttosto che

alla ripetizione. Gli individui autistici non sembrano dirigersi verso l’informazione originale in modo

normale (Courchesne e altri, 1984; Bauman e altri, 1994). Questa idea è sostenuta da prove

elettrofisiologiche (Courchesne e altri, 1984; Bauman e altri, 1994). La capacità di rispondere a stimoli

inaspettati (orientamento della risposta) è una caratteristica fondamentale del comportamento dei

mammiferi ed è critica sia per la sopravvivenza che per la normale funzione mnemonica. Knight ha

riferito che la regione dell’ippocampo, oltre al suo conosciuto ruolo nella formazione della memoria, è

un componente essenziale della rete distribuita limbico-corticale che identifica e risponde agli stimoli

nuovi (Knight, 1996). Comunque non possiamo escludere la possibilità che il desiderio ossessivo per la

ripetizione nei soggetti autistici sia provocata da una disfunzione prefrontale. Ulteriori studi chiariranno

questo aspetto.

In conclusione abbiamo trovato danni dell’irrorazione nell’isola, nella corteccia temporale, nella

corteccia mediale prefrontale, nel giro cingolato anteriore e nell’ippocampo nei pazienti con autismo

infantile. Queste anormalità sembrano collegate alla disfunzione cognitiva osservata nell’autismo, quali

deficit nella ToM, risposte anormali agli stimoli sensoriali, e il desiderio ossessivo per la ripetizione.

Le immagini dell’irrorazione suggeriscono possibili localizzazioni per le anormalità cerebrali che sono

alla base del comportamento anormale negli individui autistici.

Ringraziamenti

Desideriamo ringraziare Akira Uno (PhD) per le utili discussioni e suggerimenti. Questo studio è stato

sostenuto dal Research Grant for Nervous and Mental Disorders (10-1) del Ministero della Sanità e

degli Affari sociali, Giappone.

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