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Gatto R. Maiola M. - Medicina Interna Tradizionale Cinese

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Medicina Tradizionale Cinese

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LA STRUTTURA DEL CORPO UMANO

La medicina tradizionale cinese si è sviluppata in epoca pre-scientifica, in un periodo storico in cui le cono-scenze anatomiche non erano così approfondite quanto le attuali. Pervasa quindi da accenti largamente filo-sofici e limitata da condizioni storiche comuni a tutte le scienze naturali, la medicina tradizionale cinese è portatrice di una visione dell’organismo che, a prima vista, può apparire fantasiosa, poetica, se non rozza. È d’altra parte vero che la cultura medica cinese è riuscita ad integrare modelli interpretativi diversi, sia au-toctoni (y%n-y1ng/cinque elementi, sei livelli/quattro strati) sia di provenienza esterna (arabi, indiani, occi-dentali). Chi si rechi in un ospedale cinese vedrà applicata sia la moderna biomedicina che la medicina tradi-zionale cinese e, d’altra parte, i moderni lavori sperimentali cinesi, sia agopunturistici che farmacologici, parlano entrambi i linguaggi. Perché mai, quindi, nonostante i notevoli progressi e l’integrazione dei due pensieri medici, la medicina tra-dizionale cinese non ha reputato necessario modificare la sua concezione della struttura del corpo umano? Semplicemente perché la struttura del corpo umano in medicina tradizionale cinese è prevalentemente fun-zionale e non anatomica. Questa conoscenza fisiologica e fisiopatologica non fu ottenuta attraverso speri-mentazioni di laboratorio condotte su tessuti od organi isolati, bensì attraverso l’osservazione clinica, che portò a comprendere che le funzioni organiche sono strettamente correlate tra loro e che esistono relazioni funzionali che legano ogni specifica parte a formare un tutto. Anche l’evento morboso, d’altra parte, coin-volge tali relazioni e quindi si manifesta a molteplici livelli, attraverso dei quadri sindromici. Un modello in-terpretativo della realtà non è vero o falso, bensì funzionante o meno, e non vi è dubbio che il modello della medicina tradizionale cinese funzioni. Tale modello permette di comprendere una patologia nella sua genesi e nella sua evoluzione in un particolare individuo, considerato come un tutto unico, e riveste un particolare valore predittivo. Secondo tale modello le funzioni di un viscere possono comprendere quelle di più organi della medicina oc-cidentale e, di converso, le attività di un organo occidentale possono essere suddivise tra diversi visceri della medicina tradizionale cinese. La medicina tradizionale cinese, profondamente permeata dal pensiero taoista, si fonda per larga parte, sia da un punto di vista fisiologico che fisiopatologico, sulla teoria degli z3ng f}, che ne costituisce appunto il nu-cleo essenziale. Questa teoria integra nel migliore dei modi l’aspetto strutturale con quello funzionale, la psi-che con il soma, l’interno con la superficie, il microcosmo (l’individuo) con il macrocosmo (l’ambiente), le parti con il tutto, in quanto ordinati dalle medesime leggi, a formare un continuum dove la divisione e l’opposizione sono solo apparenti. Roberto Gatto e Marco Maiola Milano, Ottobre 2000

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CAPITOLO 1

GLI Z#NG F} Con il termine generico di z3ng f} indichiamo l’insieme degli organi interni del corpo umano. Gli z3ng f} sono ulteriormente suddivisi in: 5 z3ng (w} z3ng): cuore, fegato, milza, polmone e rene. 6 f} (li] f}): intestino tenue, vescica biliare, stomaco, grosso intestino, vescica, triplice riscaldatore. visceri curiosi (q^ h5ng zh% f}), o visceri dal comportamento straordinario: cervello, midollo, ossa, m3i, ve-scica biliare, utero. Il cap. 11 del S] W7n afferma:

“I cinque z3ng sono quelli che tesaurizzano le essenze e i soffi senza lasciarli scorrere verso l’esterno. Ecco perché sono detti pieni della pienezza m1n e la pienezza sh^ non conviene lo-ro”

I 5 z3ng svolgono la funzione di produrre, trasformare ed immagazzinare q*, xu7, j%n y7, j%ng innato, j%ng acquisito, sh5n. Essi tesaurizzano unicamente sostanze pure, già sottoposte al processo di raffinazione opera-to dai f} sul cibo. La pienezza m1n, di cui si parla nel testo, è la pienezza fisiologica tipica degli organi, pa-ragonabile a quella dell’acqua che impregna la spugna, una pienezza che è espressione della potenzialità de-gli z3ng di assorbire le essenze. Un’altra classificazione parla di li] z3ng (6 organi), aggiungendosi ai cinque predetti, a seconda degli autori, il ministro del cuore o il m*ng m5n. All’interno dei 5 z3ng, nell’ottica della classificazione y%n-y1ng, si è soliti distinguere altresì: - z3ng di natura y1ng (y1ng z3ng) o z3ng maschili (m} z3ng), con riferimento al cuore ed al fegato, in rela-zione alle loro caratteristiche prevalentemente y1ng; - z3ng di natura y%n (y%n z3ng) o z3ng femminili (p*n z3ng), con riferimento alla milza, al polmone ed al rene, in relazione alle loro caratteristiche prevalentemente y%n. Con riferimento ai 6 f}, il succitato cap. 11 del S] W7n afferma:

“I sei visceri sono prodotti dai soffi del Cielo, i loro soffi rimandano all’immagine del Cielo, ecco perché fanno scorrere verso l’esterno e non tesaurizzano; ricevono i soffi torbidi dei cinque z3ng, il loro nome è f} per le trasmissioni e le trasformazioni. Non possono conserva-re a lungo senza trasmettere, per far scorrere infine verso l’esterno.... I sei f} trasmettono e trasformano senza mai tesaurizzare, sono pieni della pienezza sh^ e la pienezza m1n non con-viene loro”.

I 6 f}, pertanto sono deputati a ricevere, digerire, trasformare gli alimenti, garantendone il transito ed assicu-rando l’espulsione dei residui. Il loro stato di pienezza è del tipo sh^, una pienezza da cui deriva il frutto, ed è propria dei visceri che, essendo cavi e riempiendosi alternativamente, permettono l’estra-zione dei principi nutritivi.

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“Così quando liquidi e cereali penetrano dalla bocca, lo stomaco si riempie mentre gli inte-stini sono vuoti; quando il cibo scende, gli intestini si riempiono, mentre lo stomaco si vuota. Per questo motivo si parla per loro della pienezza sh^ e non della pienezza m1n”.

Come si noterà, la vescica biliare è compresa sia tra i 6 f} che tra i 6 visceri curiosi. In questo suo duplice aspetto essa svolge funzioni sia di viscere ordinario che straordinario. Per esempio, da una parte essa imma-gazzina la bile, liquido puro secondo la tradizione cinese e dall’altra, a differenza degli altri visceri ordinari, non riceve né alimenti, né scarti. Riguardo ancora ai visceri curiosi, sempre al cap. 11 del S] W7n leggiamo:

“Cervello, midollo, ossa, m3i, vescica biliare e utero; questi sei sono prodotti dal soffio della Ter-ra, tesaurizzano lo y%n e rimandano all’immagine della Terra; ecco perché tesaurizzano senza mai far scorrere verso l’esterno. Il loro nome è: f} straordinari”.

Questi visceri, nel mentre sono cavi (f}) funzionano come z3ng (immagazzinano, trattengono). Ognuno di essi accumula una particolare forma di j%ng (midollo, sangue, ecc.) e, globalmente, sono in modo diretto o indiretto connessi con m*ng m5n ed il rene. Da un punto di vista sia fisiologico che fisiopatologico gli z3ng sono più importanti dei f}, in quanto i primi producono ed immagazzinano le sostanze preziose, mentre i secondi si limitano a garantire il passaggio del cibo. Per tale motivo la trattazione che segue dedicherà molto più spazio ai primi che non ai secondi. Vor-remmo comunque sottolineare che organi e visceri, accoppiati all’interno di uno stesso movimento energeti-co, operano in modo sinergico. La distinzione tra organo e viscere accoppiato, sebbene evidente da un punto di vista anatomico e lecita da un punto di vista didattico, talvolta spezza quest’unità funzionale. Nell’affrontare lo studio di un organo, e soprattutto di un viscere, consigliamo quindi di consultare sempre la trattazione inerente l’accoppiato.

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CAPITOLO 2

GLI Z#NG

Il cuore – x%n Il cuore è situato nel ji`o superiore (riscaldatore su-periore), avvolto dal pericardio che lo protegge dal-le aggressioni esterne. La sua collocazione anatomi-ca ed il suo dinamismo lo fanno classificare fra gli z3ng di natura y1ng o maschile (m} z3ng). Quest’organo è considerato il più importante ed è definito “governatore” o “imperatore” degli organi interni, come leggiamo al cap. 71 del L^ng Sh[:

“Il cuore è l’imperatore dei 5 z3ng e dei 6 f} ”.

LA TRADIZIONE TAOISTA Secondo la tradizione, il corpo umano può essere rappresentato secondo lo schema organizzativo del sistema politico dell’antica Cina. In questa raf-figurazione il cuore, considerato primo tra gli z3ng f}, viene assimilato alla figura dell’im-peratore. E-gli è a conoscenza di ciò che accade nelle diverse regioni del suo impero e governa attraverso i suoi ministri.

“Il cuore ha la carica di signore e di ma-estro, emana lo splendore degli spiriti”.

In questa breve frase del cap. 8 del S] W7n ritro-viamo in modo conciso tre aspetti molto importanti che riguardano questo z3ng. Il primo è rappresentato dalla figura del signore, l’imperatore nascosto al centro del suo palazzo, pre-senza profonda e indispensabile per il buon funzio-namento di un governo o di un corpo umano. E-spressione del fuoco imperiale è la personificazione della luce verso cui nessuno osa al-

zare lo sguardo. Al tempo stesso il cuore è il mae-stro che governa, che indica la via, nella sua co-stante comunicazione con il cielo di cui è specchio nell’uomo. Esso infatti alloggia gli spiriti sh5n, che sono il cielo in noi, e per questo deve essere vuoto (x%n x[). È normale che il cuore umano abbia la tendenza a riempirsi di emozioni, di idee, di desideri. L’importante è che non ci sia fissità e che al riem-pimento faccia seguito un armonico lasciar scorrere, al fine di ritrovare, in questa libera e regolare circo-lazione, una condizione ideale di chiarezza e di pa-cificazione. Per quanto riguarda il cuore, vale il motto che “una vita vissuta con pienezza corri-sponde ad uno stato di vuoto”. X%n con la sua apertura rivolta verso l’alto, verso il cielo, esprime questa capacità di accogliere, di custodire sh5n, gli spiriti, in modo che, come dice padre C. Larre, il cielo nell’uomo sia virtù (D7 ) ossia rettitudine, del cuore, nel procedere. J.M. Eyssalet, a sua volta, definisce sh5n nel se-guente modo:

“Sh5n rappresenta l’istanza creatrice che concepisce l’essere, l’individuo, a partire dalle potenze celesti, rivolte verso la Terra (principi creatori), e terrestri, rivolte verso il Cielo (substrati e nutri-menti), cioè la congiunzione cosmica del padre e della madre, dell’innato celeste e dell’acquisito terrestre, dei principi sotti-li e delle forme concrete, con un dialogo che si svolge secondo un asse verticale centrato sull’uomo”.

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Il j%ng paterno e il j%ng materno si uniscono, sh5n appare. Da questa unione del padre e della madre risulta una nuova composizione, una nuova vita: questo è ciò che richiama gli spiriti. Nel passaggio dal mondo delle potenzialità al mondo del manife-sto, nel passaggio dal cielo anteriore al cielo po-steriore, attraverso la porta del destino (m*ng m5n), il cielo penetra e istruisce l’uomo e lo chiama al suo destino. Gli spiriti sono il cielo in noi, sh5n rappresenta il principio vitale. Il suo ideogramma esprime l’espressione alternante delle forze naturali sotto l’autorità delle influenze che vengono dall’alto . È il cuore che tesaurizza gli spiriti, ed è dal cuore che si irradia la loro luminosità. Esso è sia il vuoto che permette agli spiriti di risiedervi, sia l’at-tività che permette loro di circolare. Il cuore infatti è l’imperatore ed il maestro, ed esercita la sua autorità sui m3i, nei quali scorrono il sangue ed i soffi. Nel capitolo 8 del L^ng Sh[ gli spiriti vengono messi in relazione con le essenze j%ng:

“Sangue e rete dell’animazione, rico-struzione e soffi, essenze e spiriti, ecco ciò che i cinque z3ng tesaurizzano”.

In j%ng sh5n ritroviamo la più completa epressione della vitalità e del suo rinnovamento. Ab-biamo ciò che compone l’essere (j%ng), che fa da supporto all’azione degli spiriti (sh5n), in un accoppiamento che richiama i due aspetti dello sh3o y%n : il rene e il cuore, ovvero l’asse della vita. La tradizione cinese è solita definire come h{n l’aspetto y1ng degli spiriti e come p- il loro l’aspetto y%n . Sempre nel cap. 8 del L^ng Sh[ possiamo infatti leggere:

“Ciò che segue fedelmente gli spiriti nel loro andare e venire denota gli h{n. Ciò che si associa alle essenze nel loro uscire ed entrare denota i p- ”.

Analizzando ambedue questi caratteri, possiamo no-tare come in entrambi sia presente l’immagine degli spiriti della terra gui. Essi si contrappongono agli spiriti del cielo sh5n, con i quali costituiscono l’insieme delle anime spirituali. H{n e p- saranno trattati in seguito, nei capitoli riguardanti rispetti-

vamente il fegato ed il polmone, z3ng ai quali essi sono correlati. I sentimenti di allegria e di gioia corrispondono al cuore. Essi sono paragonati al suono dei tamburi, della musica e del canto, che esprimono il senti-mento festoso e la gioia di vivere. Possiamo leggere nel cap. 8 del S] W7n:

“D3n zh8ng ha l’incarico degli agenti in sede ed in missione, emana l’alle-gria e la gioia”.

D3n zh8ng, il centro del petto, emana l’allegria e la gioia che sono espressione di una libera ed equili-brata circolazione del sangue e dei soffi e dell’armonico diffondersi degli spiriti, in un mo-vimento di espansione e di esteriorizzazione che ha come suo punto di riferimento un cuore vuoto. Tutto questo è sano e fisiologico se non diventa di-spersione e dissipazione, così come viene enunciato nel cap. 8 del L^ng Sh[ :

“In stato di allegria e gioia, gli spiriti si spaventano e si disperdono, pertanto non vi è più tesaurizzazione”.

In questo caso, tutto viene spinto all’esterno in mo-do eccessivo e non più controllato, ed il cuore ne è il primo bersaglio. In queste condizioni, gli spiriti si spaventano e si agitano, tanto che l’opera di tesau-rizzazione svolta, non solo dal cuore, ma anche da-gli altri z3ng diventa particolarmente difficile. Co-me dicono padre C. Larre ed E. Rochat de la Vallée “ viene a compromettersi quel dinamico e armonico equilibrio esistente tra gli spiriti, che dirigono la vita e la circolazione dei soffi, e l’io. che mantiene le condizioni per cui gli spiriti possono abitarvi”.

FUNZIONI 1. governa il sangue 2. governa i vasi sanguigni ed energetici (m3i) 3. si manifesta nella carnagione del volto 4. alloggia lo sh5n 5. la sua apertura è nella lingua 6. controlla la parola 7. detesta il calore 8. controlla la traspirazione GOVERNA IL SANGUE Ciò avviene in due modi.

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Il sangue si forma a livello del cuore, dalla com-binazione dell’energia alimentare (g} q* ) con l’a-ria (ti`n q* ), sotto l’azione dell’energia del Polmone. L’energia del cuore spinge il sangue nei vasi e lo distribuisce all’intero organismo per irrorarlo e nu-trirlo. Se il q* del cuore è in vuoto, la circolazione rallenta e gli arti si raffreddano. GOVERNA I VASI SANGUIGNI Se il q* del cuore è abbondante, i vasi sono floridi, il polso è tranquillo e regolare; se il q* del cuore è de-bole il polso è vuoto (x[) e sottile (x* ). SI MANIFESTA NELLA CARNAGIONE DEL VOLTO Dato che il cuore regge i vasi sanguigni e poiché questi ultimi sono abbondanti sul viso, zona di per-tinenza di quest’organo, la forza o la debolezza del cuore si rispecchiano nel colore del-l’incarnato, tan-to che il S] W7n, al cap. 10, afferma: “Il cuore da splendore alla tinta”, mentre il L^ng Sh[, al cap. 33, dice “Quando vi è un esaurimento del sangue, la carnagione è bianca, sbiadita”. Pertanto: • se il sangue è florido ed il cuore vigoroso, la

carnagione è rosea e luminosa; • se il sangue è in vuoto, la carnagione è pallida

ed opaca; • se il sangue ristagna, l’incarnato diventa blua-

stro e porporino; • se il cuore è affetto da calore, la carnagione si

arrossa. ALLOGGIA LO SHEN Aspetto trattato precedentemente, nella parte ine-rente la tradizione taoista. LA SUA APERTURA È NELLA LINGUA Nel Qi`n J%n Y3o F`ng (Ricette che valgono mille ducati), S[n S% Mi2o afferma:

“La lingua è l’agente del cuore, per que-sto il q* del cuore circola fino alla lin-gua… La lingua è il germoglio del cuo-re”

Una ramificazione del meridiano del cuore mette infatti in comunicazione quest’organo con la lingua, facendovi giungere il proprio q* ed il proprio san-gue. Il cuore influenza quindi il colore, la forma e l’aspetto della lingua. Secondo la somatotopia lin-

guale, il cuore, posto nel ji`o superiore, influenzerà in particolare la punta della lingua. Così: • se il q* ed il sangue del cuore sono floridi, la

lingua presenta un colore rosa ed è tonica; • se il sangue del cuore è vuoto, la lingua è pal-

lida e sottile; • se il sangue del cuore ristagna, la lingua assume

una colorazione porpora, presenta ecchimosi o macchie scure;

• se vi è calore nel cuore, la lingua si secca, si ar-rossa, soprattutto alla punta;

• se il calore divampa, possono comparire ulce-razioni linguali;

• se il calore penetra nel pericardio, oppure se le mucosità ostruiscono gli orifizi del cuore, la lingua diventa rigida.

Inoltre, il L^ng Sh[, al cap. 17, afferma:

“Se il cuore è normale, la lingua può di-stinguere i 5 sapori”.

nel senso che il cuore è fondamentale per la per-cezione dei sapori e, aggiungiamo, per la valuta-zione degli stessi. CONTROLLA LA PAROLA Oltre che attraverso la lingua, il cuore, in quanto al-loggia lo sh5n, regge la parola come manifestazione dell’attività psichica. Così, ad esempio: • un fuoco che turba il cuore può manifestarsi con

logorrea, delirio verbale; • le mucosità che ostruiscono gli orifizi del cuore

possono manifestarsi con frasi senza senso, pianto e riso immotivati, ingiurie.

È CORRELATO CON LA TRASPIRAZIONE Il sangue ed i liquidi organici hanno un’origine co-mune ed i j%n y7 forniscono al sangue la parte liqui-da. Data la stretta relazione tra sangue e cuore, quest’ultimo sarà correlato alla sudorazione, come dimostrato da: • sudorazioni spontanee in caso di vuoto del q* e,

ancor più, collasso dello y1ng del cuore; • sudorazioni notturne in caso di vuoto di san-

gue/y%n del cuore.

Al di là del fatto che la sudorazione è per larga parte connessa a w7i q* (che regola l’apertura e la chiusu-ra dei pori), quindi alla superficie/polmone, molte iperidrosi su base emotiva, soprattutto al palmo del-

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le mani, possiedono una evidente relazione con il cuore.

DETESTA IL CALORE

Tra tutte le xi5 q*, il calore è quello più inviso al cuore. In caso di attacco di calore esterno, questo viene deviato verso il pericardio, perché il monarca deve essere protetto e salvaguardato.

Il ministro del cuore - x%n b`o lu-

Il cap. 71 del L^ng Sh[ afferma:

“Il cuore è così forte … che nessuna xi5 q* vi può penetrare. … Se una xi5 q* at-tacca il cuore, viene deviata verso il mi-nistro del cuore”

Nel Hu1ng D* N7i J%ng S] W7n, vengono di nor-ma menzionati 11 z3ng f}: 5 z3ng e 6 f} ed il mini-stro del cuore, inteso come organo, viene considera-to come una dipendenza del cuore. Inteso come me-ridiano, invece, il pericardio gode di una sua indivi-dualità, con un’influenza spiccata sul “centro del torace” ed agopunti di elevato interesse, come n7i gu`n PC6.

Anche la Scuola delle Malattie da Calore, che pur attribuisce molta importanza al ministro del cuore, individua i sintomi di una sua compromissione da parte del calore in ansia, confusione mentale, deli-rio, afasia, febbre molto elevata, quindi tutti sintomi riferibili al cuore come poc’anzi illustrato.

Quindi, da un punto di vista clinico, senza nulla to-gliere all’importanza del suo meridiano, il ministro del cuore inteso come z3ng, appare sfumare come connotazione nelle funzioni che sono proprie del cuore, al pari del ministro che opera per conto dell’imperatore, il quale se ne avvale per comanda-re.

LA TRADIZIONE TAOISTA

Abbiamo visto nel precedente capitolo riguardante il cuore come esso abbia la carica di imperatore j{n e di maestro zh[. In x%n zh[ (ideogramma che definisce il ministro del cuore), questo essere maestro assume un aspetto attivo e funzionale. Se-condo il dizionario di Wieger (lez. 83D) zh[ rappresenta in questo caso l’immagine di una fiac-cola con la fiamma che si innalza. L’idea del mae-stro, che richiama quindi l’aspetto più concreto del potere del cuore, una presa in carica di un compito:

innanzitutto del sangue e della sua circolazione nei m3i. Non quindi la designazione di un organo o di un viscere, ma prettamente di una funzione. Da que-sto possiamo vedere come l’espressione x%n zh[, ministro del cuore, o ancora meglio “ciò attraverso cui il cuore comanda”, esprima un’idea di dinami-smo, di attività e, in ultima istanza, di movimento del q*. Un’altra espressione per esprimere questa funzione è rappresentata da x%n b`o lu-, dove b`o è una sorta di involucro, di matrice (l’etimologia di questo carattere mostra un embrione dentro l’utero), che ha il compito di proteggere e di mantenere, mentre lu-

rappresenta una rete, una trama, una sorta di connessione. B`o lu- sta quindi a significare che il cuore, che deve mantenersi vuoto, necessita non so-lo di protezione ma anche di uno stato di connessio-ne permanente con l’intero organismo. Ciò che viene chiamato involucro del cuore po-trebbe essere anche rappresentato dal pericardio e/o dal miocardio, idea peraltro supportata da alcuni te-sti tradizionali. In ultima analisi reputiamo che non sia tanto indispensabile identificare una funzione con questo o con quel tessuto, quanto sia più impor-tante comprendere la funzione medesima. In rapporto a queste considerazioni, ai termini “ma-estro” o “ministro” del cuore, normalmente ritrovati nei testi, sarebbero forse da preferire le definizioni di “ciò attraverso cui il cuore comada” (x%n zh[), e di “ciò che avvolge il cuore per proteggerlo” (x%n b`o lu-). Qualunque sia la denominazione, questo involucro svolge comunque una funzione di protezione del cuore e gli consente di essere vuoto, cosa che permette a sh5n di andare e venire. Nello stesso tempo è importante che questa protezione non di-venti troppo serrata e coercitiva, perché ciò com-prometterebbe sia la funzione di collegamento che la possibilità di relazionarsi all’esterno e, in ultima istanza, limiterebbe il cuore nell’esercizio del suo potere. È importante comunque ricordare come, nel ca-pitolo 8 del S] W7n, vengano elencati i compiti di ognuno dei dodici visceri ma non quelli del ministro del cuore, che non viene menzionato né come x%n zh[ , né come x%n b`o lu-. Viene descritta in-vece la funzione di d3n zh8ng, mare del q*, loca-lizzato al centro del petto:

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z3ng 9

“ D3n zh8ng ha l’incarico degli agenti in sede ed in missione, emana l’alle-gria e la gioia”.

E ancora nel cap. 33 del L^ng Sh[ si afferma:

“ D3n zh8ng è il palazzo imperiale, ciò di cui si serve il cuore per comandare”.

È D3n zh8ng che si prende carico degli organi, so-stenendoli e portando loro gli ordini e la luce degli spiriti del cuore. Il suo incarico specifico è il rap-porto con l’imperatore, ed è attraverso questo q* che viene assicurato il ritmo respiratorio, la trasmis-sione degli ordini del cuore e la presenza degli spiri-ti nel sangue. Il centro del petto, luogo di passaggio dell’e-nergia ancestrale z8ng che arriva in questo punto da xuli (grande lu- dello stomaco), guida i soffi in tutto il corpo in un ruolo talvolta intrecciato con quello del polmone. È una funzione di protezione, di comuni-cazione e di circolazione del sangue, dei soffi e de-gli spiriti che, fluendo in modo armonico, stimolano l’allegria e la gioia.

La milza – p^ La milza è situata nel ji`o medio (riscaldatore me-dio), in stretta connessione anatomica e funzionale con lo stomaco. È uno z3ng di natura y%n (y%n z3ng) o z3ng femminile (pin z3ng). È considerata l’organo cardine del processo digestivo “il granaio ufficiale, da cui derivano i 5 sapori”. Essendo alla base del processo digestivo ed assimilativo degli a-limenti solidi e liquidi, gioca un ruolo fondamentale nel sostegno dell’energia, tanto che alcune scuole tradizionali, in particolare quella del P^ W7i L]n (Discussione sulla milza e lo stomaco), consideran-dola la “radice del q* del cielo posteriore” ne af-fermano il ruolo fondamentale nel sostegno del q* corretto.

LA TRADIZIONE TAOISTA

L’ideogramma di milza p^ consta di due parti, la prima rappresenta il radicale di carne e indica in questo modo che si tratta di una parte del corpo. La seconda raffigura invece un antico recipiente

utilizzato per bere, con un manico sul lato sinistro. Un tipo di utensile di uso quotidiano, ordinario e comune, non del genere quindi usato per i riti sacri-ficali. Ideogramma che rappresenta quindi, in modo ot-timale, la funzione di questo z3ng mediano, che svolge il suo lavoro ogni giorno, in modo costante e poco appariscente. Un compito certamente comune e ordinario, ma che risulta indispensabile per il mantenimento della vita. Nel cap. 8 del S] W7n è detto:

“La milza e lo stomaco hanno l’inca-rico dei fienili e dei granai, emanano i cinque sapori”.

In questo capitolo, nel quale vengono enunciate le dodici cariche, una per ogni viscere, milza e sto-maco sono gli unici ad essere citati in coppia, oc-cupando in questa elencazione una posizione cen-trale. Questo da una parte esprime il loro essere “centro” e dall’altra la loro stretta sinergia funziona-le all’interno del riscaldatore medio. Il centro presiede alla divisione tra ciò che sale e ciò che scende. Una divisione tra ciò che si assimila e che si espande nell’organismo e ciò che sarà rifiuta-to. Tra il chiaro, che richiama le qualità del cielo, e che è sufficientemente leggero e ricco da potersi diffondere, e il torbido, che è simile alla terra. È a questo livello, nella regione del centro, che avviene questa prima importante separazione. Nonostante fienili e granai siano molto simili nella loro funzione, e nonostante milza e stomaco siano spesso due facce di questa funzione, bisogna ricor-dare sempre che la milza, in qualità di z3ng, risulta più attiva nell’immagazzinamento, nella lavorazio-ne delle essenze e nella loro distribuzione nel corpo, mentre lo stomaco, in qualità di f}, è più attivo nel-la trasformazione, nel trasporto e nell’assicurare il passaggio del suo contenuto verso gli altri visceri. Il movimento che corrisponde loro è quello della Terra, elemento legato, secondo le corrispondenze analogiche, al numero cinque. Cinque simbolizza un insieme, un intero e rappresenta la vita. È questo in-fatti il numero degli z3ng, dei sapori e dei movi-menti attraverso i quali si manifestano i dinamismi della vita medesima. Cinque è il numero dell’organizzazione: un centro e le quattro direzioni

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dello spazio, ed essere al centro significa avere ed essere in grado di esercitare potere. Le proprietà della Terra sono il ricevere e il dare. Essa può ricevere ogni tipo di semenza e dare ogni tipo di prodotti. È in grado di ricevere, accettare, trasformare, assimilare e distribuire, tanto le essenze tratte dagli alimenti, quanto un’idea o un’emozione, questo come centro e come Terra nell’uomo. Possiamo leggere nel cap. 5 del S] W7n:

“La regione centrale genera l’umido, l’umido genera la terra, la terra genera il dolce, il dolce genera la milza, la milza genera le carni, le carni generano il pol-mone, la milza ha autorità sulla bocca”.

Nella tradizione cinese la regione centrale produce l’umidità, un equilibrio tra ciò che è solido e ciò che è liquido, prerogativa questa dovuta alla sua poten-zialità di irrigare il terreno nelle quattro direzioni. Alla fine dell’estate, il calore accu-mulato favorisce la risalita dell’umidità della terra attraverso l’evaporazione. In questo modo si ha la formazione di nuvole che causano pioggia, umidità e rugiada. Questo ciclo rende fertile la terra, che è nelle condi-zioni migliori per ricevere i semi e per poi restituire i frutti. Il sapore dolce è il sapore del centro ed è la somma di tutti i sapori, in armonico equilibrio tra di loro. È il sapore dei cereali che, con le loro caratteristiche, mantengono e rinnovano le funzioni della milza. Le carni, che danno la forma al corpo e nelle quali cir-colano i soffi e il nutrimento, sono espressione di questa funzione. Dalla terra, dal ji`o mediano, le essenze e i soffi salgono al ji`o superiore, permet-tendo al polmone di svolgere il suo compito di pro-pagazione ritmica dei soffi. Più avanti nel testo, nel medesimo paragrafo del S] W7n, possiamo leggere:

“Nei voleri è il pensiero; il pensiero reca danno alla milza”.

Si parla in questo caso dei cinque voleri (w} zh* ) che, a livello mentale o emozionale, sono l’e-spressione della tensione vitale di ognuno dei cin-que z3ng. Il pensiero (s* ) dipende dalla milza e dall’elemento Terra e ha le sue radici nella memoria e nell’organizzazione delle conoscenze. Il suo ideogramma raffigura il cuore posto sotto la scatola cranica , a sottolineare la necessità di

un’armonica corrispondenza tra il cuore e il cervello o, ancora meglio, come dicono padre C. Larre ed E. Rochat de la Vallée: “tra il cuore che permette la fedeltà interiore, e il cervello che consente il buon funzionamento degli orifizi, che permettono di co-municare con l’esterno”. Come la Terra, la milza e lo stomaco digeriscono, assimilano, trasportano e, cosa ancora più importan-te, trasformano ciò che penetra nel corpo, sia su un piano fisico che mentale. L’elaborazione mentale, al pari dei processi digestivi, deve però essere produt-tiva e fluida, al fine di non creare ristagno e quindi rimuginazione.

FUNZIONI 1. Assicura la trasformazione ed il trasporto 2. Fa salire il puro 3. Trattiene il sangue 4. Regge la carne e gli arti 5. Si apre nella bocca e si manifesta nelle labbra 6. Alloggia lo y* ASSICURA LA TRASFORMAZIONE ED IL TRASPORTO La milza trasforma i cibi per estrarne il q* (g} q* ), la cui quota più pura viene poi distribuita ai vari orga-ni. A livello del ji`o superiore il q* estratto dalla milza ed innalzato al polmone, mischiandosi con l’aria (ti`n q* ) formerà l’energia del torace (z8ng q* ), la quale fornirà l’impulso ai movimen-ti del q* del polmone e del cuore (in altri testi la z8ng q* origina dalla parte più pura degli alimenti e sale al torace attraverso xuli, il grande luo dello stoma-co). D’altra parte, il q* degli alimenti, sotto l’impulso di z8ng q*, a livello cardiaco, darà luogo alla formazione del sangue. Si comprende quindi il ruolo fondamentale della milza nella formazione del q* e del sangue: se la milza funziona correttamente essa è in grado di assimilare i cibi, di trasformarli, di trasportarli e distribuirli a tutto l’organismo, che potrà accrescersi e prosperare. Questa azione di trasformazione oltre che sui cibi solidi si esercita anche sui liquidi, che vengono se-parati e trasformati. La quota più pura viene inviata al polmone, il quale la distribuisce alla pelle e la in-dirizza in basso, la quota più impura, grazie allo stomaco, viene inviata agli intestini, ove viene ulte-riormente metabolizzata. FA SALIRE IL PURO I nutrienti solidi e liquidi estratti dalla milza e puri-ficati vengono innalzati al ji`o superiore. La fun-

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z3ng 11

zione di trasformazione e quella di innalzamento sono intimamente collegate, tanto che, in caso di malfunzionamento della milza, comparirà diarrea (un cibo impuro che, non potendo essere innalzato, si muove verso il basso) ed i liquidi ristagneranno sotto forma di umidità/edemi o di mucosità. TRATTIENE IL SANGUE Oltre che giocare un ruolo fondamentale nella for-mazione del sangue, come visto precedentemente, la milza, attraverso il suo q*, mantiene il sangue all’interno dei vasi. Se il q* della milza è valido, il sangue circola normalmente nell’albero vascolare. Se il q* della milza è in vuoto, potranno comparire emorragie, sotto forma di ematuria, metrorragie, en-terorragie, fragilità capillari, ematomi (il tutto asso-ciato a segni di vuoto). REGGE LA CARNE E GLI ARTI Il S] W7n, al cap. 44, afferma:

“La milza regge la carne” ed ancora, al cap. 29, asserisce:

“Gli arti ricevono dallo stomaco il q*, ma questo deve passare per la milza per po-ter raggiungere i meridiani. Se la milza è malata, non può mettere in circolazione gli umori dello stomaco e gli arti sono privati dell’emanazione degli alimenti; il loro soffio si esaurisce giorno per gior-no,… i muscoli, le ossa, le carni, non a-vendo più vitalità, divengono inutilizzabi-li”.

La buona salute della milza è fondamentale quindi per determinare la forza dell’individuo, in particola-re quella dei quattro arti, ed il trofismo della musco-latura, la quale è nutrita da un lato dal q* della milza ed irrorata dall’altro, dal sangue, nella cui produ-zione la milza gioca un ruolo essenziale. SI APRE NELLA BOCCA E SI MANIFESTA NELLE LABBRA Il S] W7n, al cap. 10, afferma

“La milza controlla i muscoli e si manife-sta nelle labbra”.

Ed ancora il L^ng Sh[, al cap. 17 asserisce:

“Il q* della milza passa per la bocca; quando la milza è in salute, la bocca può riconoscere i cinque cereali”.

La masticazione, operata nella bocca, è il primo sta-dio della digestione, e quest’ultima è collegata con la milza. Ecco quindi il nesso tra bocca e milza. D’altra parte, quando il q* della milza è florido, il gusto è normale, le labbra sono rosee ed umide. Se il q* ed il sangue della milza sono in vuoto, le lab-bra sono pallide e secche, o appassite e gialle. Se la milza è affetta da calore, le labbra sono secche, il paziente non percepisce correttamente i sapori ed ogni cibo gli appare dolciastro.

CONTROLLA LA SALITA DEL Q* Y7 Gu*, autore del W4n R7 L]n, afferma

“Il q* della milza va verso l’alto, il q* dello stomaco verso il basso”

Il ji`o medio assicura quindi la salita del puro a mezzo della milza, la discesa dell’impuro grazie al-lo stomaco, l’ascesa dello y1ng puro agli orifizi su-periori, la discesa dello y%n impuro verso gli orifizi del basso. Di questo movimento verso l’alto, impresso al q* da parte della milza, sono partecipi tutti gli organi, i quali rimangono in sede grazie al q* della milza. In caso di vuoto del q* della milza, in particolare di crollo del suo q*, potranno comparire ptosi gastri-che, renali, prolassi uterini, vescicali, anali, ai quali potranno associarsi offuscamenti visivi e vertigini. ALLOGGIA LO Y* L’anima vegetativa associata alla milza è lo y*, tra-ducibile come proposito, idea, opinione. Secondo la Scuola Europea di Agopuntura lo y* è:

“Il proposito che dà forma, dà corpo al pensiero e lo rinnova. La ricostruzione propone mantenimento e nutrizione, rin-nova le forme del corpo. L’uno e l’altra sono l’espressione del movimento natura-le della milza. Tutto l’essere, dalla parte più esterna (quattro arti), alla parte più interna (cinque z3ng) dipende da questo mantenimento nutritivo, da questo per-manente rimodellamento. Il pensiero e le attività della coscienza dipendono dalla nutrizione che parte dalla milza, magaz-zino e granaio dell’essere”.

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Nel pensiero tradizionale cinese non esiste distin-zione tra il piano fisico e quello mentale. Su un pia-no analogico terra, carni, sapore dolce, milza e pro-posito hanno la stessa valenza, perché sottesi da una medesima qualità energetica. È il centro, è la forma del corpo o del pensiero, è il ricevere e il dare, è la capacità di accettare e di trasformare, è la Terra, perno e riferimento mediano di ogni trasformazione.

Il polmone - f7i

LA TRADIZIONE TAOISTA Nel cap. 2 del S] W7n possiamo leggere:

“I tre mesi dell’autunno sono chiamati: sovrabbondare ed equilibrare; i soffi del Cielo si fanno incalzanti, i soffi della Ter-ra mostrano la loro munificenza”.

Alla fase dell’espansione e dell’esteriorizzazione tipiche dell’estate, momento nel quale lo y1ng ha raggiunto il suo massimo, segue il tempo del raccol-to, del rientro dello y1ng nello y%n, tipici della fase autunnale. In questa stagione troviamo un’i-dea di equilibrio e per alcuni versi anche di punizione. Questo infatti è il momento nel quale viene corretto e tagliato tutto ciò che va oltre il limite: i cereali o le teste dei condannati. Allo stesso modo il polmone riceve in udienza al mattino tutti i m3i del corpo, per ripristinare e correggere l’equi-librio energetico e per rilanciarne la circolazione. In questa stagione, i soffi del Cielo sono chiari e si fanno incalzanti. Essi esercitano una pressione, spingendo verso il basso e ritirandosi all’interno, mentre la Terra si presenta ricca di frutti arrivati al massimo della maturazione e che attendono di esse-re colti. Lo y%n è all’esterno e lo y1ng all’in-terno e anche l’uomo, come la natura, deve adeguarsi e ri-spettare questi movimenti, agendo in modo confor-me agli effetti repressivi e limitativi di questa sta-gione. Questo è il periodo nel quale bisogna con-centrare e raccogliere tutta la vitalità all’interno, co-sì come le idee, con calma e quiete, per assecondare le energie dell’autunno. Non facendo questo si avrà un’incapacità a trattenere e a tesaurizzare i soffi e le essenze. Nel cap. 5 del S] W7n è detto:

“Il quadrante occidentale genera il sec-co, il secco genera il metallo, il metallo genera l’acre, l’acre genera il polmone, il polmone genera la pelle e i peli, la pel-le e i peli generano i reni; il polmone ha autorità sul naso”.

L’ovest è la regione del tramonto. Nel suo ideo-gramma troviamo raffigurata l’immagine dell’uc-cello, simbolo del sole nel cielo, che ritorna al nido al termine del giorno con il calare della luminosità. L’ovest è la regione della condensazione e della concentrazione dei soffi e dei vapori, attraverso un movimento attivo, nel quale l’umidità viene tratta dall’aria nel cielo, per ritrovarsi sulla terra sotto forma di nebbia o di rugiada. La qualità energetica dell’autunno si manifesta co-me secchezza nel cielo e come metallo sulla ter-ra. Elemento nascosto in profondità, anch’esso è il risultato di un movimento di condensazione e di concentrazione, con la sua parte più brillante e più risplendente nascosta all’interno. La proprietà del metallo è di “obbedire alla mano dell’arti-giano” e di prendere differenti forme. Esso infatti è più duro dell’acqua e del legno, ma risulta più facile da lavo-rare, nella sua inesauribile capacità di fondere sotto l’azione del fuoco. Il metallo è anche strumento di morte o di punizione e il suo sapore è l’acre. Anche se nella maggior parte dei casi viene utilizzata, a questo riguardo, la parola “piccante”, secondo la Scuola Europea di Agopuntura: “questo è il sapore che avverte colui che ha offeso un superiore e che ha ricevuto la pena adeguata. Per questo motivo, in particolari occasioni, ci sembra più adeguata una traduzione del temine x%n con acre, anziché con piccante. L’essenza di questo sapore nutre e man-tiene i movimenti energetici che ne esprimono la sua stessa qualità da un punto di vista analogico: i movimenti del polmone. La pelle e i peli pongono un limite all’espansione dei soffi così come della forma corporea, trattenen-do la vitalità all’interno e controllando, anche attra-verso la respirazione, ciò che entra e ciò che esce dal corpo. Questo previene la perdita delle essenze e dei soffi e permette la loro tesaurizzazione all’interno del corpo ad opera dei reni, consentendo alla vita di proseguire durante il freddo periodo in-vernale. Possiamo leggere inoltre nel cap. 8 del S] W7n:

“Il polmone ha la carica di ministro e di cancelliere”.

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z3ng 13

e nei cap. 46 del S] W7n e 29 del L^ng Sh[:

“Il polmone è il tetto degli z3ng e dei f}”.

Il polmone f7i è vicino al cuore, così come lo è il cancelliere al suo signore. In qualità di maestro dei soffi esso propaga e diffonde i soffi y%n e y1ng e li fa circolare fino alla pelle ed ai peli in modo e-quilibrato, regolare e ritmico. Esso, come un tetto, copre il resto degli z3ng e attrae gli influssi del cie-lo, trasmettendoli verso il basso attraverso i meri-diani. Il polmone, all’interno del corpo, è assimila-bile al cielo e ne compie le medesime funzioni: rac-coglie, concentra, condensa, fa cadere la pioggia, da impulso alla circolazione e alla propagazione. Questa stessa qualità di movimenti, considerata a livello psichico, viene associata alla tristezza e all’afflizione. L’ideogramma di tristezza bei, secondo la Scuola Europea di Agopuntura, è costituito da una parte in-feriore che rappresenta il cuore e da una parte superiore che indica il rifiuto: è il cuore che si rifiuta, l’opposizione di una persona a se stessa (schiena contro schiena) nel suo cuore. L’accentuazione di un armonico movimento di inte-riorizzazione, proprio del metallo, che ferisce e comprime il cuore e la sua gioia di vivere. Complessa è la psiche di un individuo nel quale i movimenti energetici sottili dei vari organi si bilan-ciano e si compenetrano l’un l’altro. L’asse centra-le, l’asse della vita, orientato tra il fuoco del cuore (sh5n) e l’acqua dei reni (energie ancestrali), pone al centro l’uomo e la terra e i suoi movimenti di e-spansione e contrazione che si svolgono sotto l’egida del legno e del metallo. Una danza di senti-menti che armonicamente si susseguono e si alter-nano tra di loro, coi tempi e i modi propri di ciascun individuo, ma che nello stesso tempo possono ac-quistare carattere di perversione nell’eccessiva in-tensità o nella loro fissità.

FUNZIONI 1. Regge il q* e la respirazione 2. Controlla i meridiani ed i vasi sanguigni 3. Controlla la diffusione 4. Controlla la discesa e l’eliminazione 5. Regola i passaggi dell’acqua 6. Regge la pelle ed i peli 7. Si apre nel naso

8. Alloggia il p- REGGE IL Q* E LA RESPIRAZIONE Analizziamo dapprima il secondo aspetto, la respi-razione. Leggiamo al cap. 5 del S] W7n:

“L’emanazione del cielo si comunica al polmone”.

In tal senso il polmone inala l’aria (d3 q* ), altresì detto il q* celeste (ti`n q* ) o q* puro (q%ng q* ) ed esala il q* impuro (zhu9 q* ). Il costante ricambio-del q* cosmico operato dal polmone garantisce il funzionamento di tutti i processi organici. Infatti il q* inalato dal polmone si combina con l’energia e-stratta dagli alimenti da parte della milza (g} q* ), a formare il q* del torace (z8ng q* ). Questa energia, che si forma nel ji`o superiore, da una parte si diri-ge verso la gola, per sostenere la respirazione, dall’altra verso il cuore, laddove si formerà il san-gue (in altri testi la z8ng q* origina dalla parte più pura degli alimenti nel riscaldatore medio, sale quindi al torace attraverso xuli, il grande lu- dello stomaco). Il torace è quindi definito “mare del q*” (q* h2i) o “mare superiore del q*” (in opposizione al mare inferiore del q*, localizzato sotto l’ombelico). Il dinamismo del polmone, che si manifesta nella ritmicità della respirazione, è quindi alla base del dinamismo del q*, il quale a sua volta fornisce l’impulso alla circolazione del sangue. A tale pro-posito, il cap. 10 del S] W7n recita:

“Ogni tipo di q* si ricollega al polmone”. Se il q* del polmone è in vuoto, l’attività respirato-ria si indebolirà, la produzione di z8ng q* sarà com-promessa, compariranno dispnea e voce fioca, la circolazione sia del q* che del sangue saranno in vuoto, i quattro arti saranno deboli e freddi, gli or-gani ed i tessuti non saranno riforniti di energia e sangue e comparirà astenia. CONTROLLA I MERIDIANI ED I VASI SANGUIGNI In quanto maestro dell’energia, il polmone dà il via alla circolazione nei meridiani, che veicolano il q*; d’altra parte, poiché il q* è il comandante del sangue - in quanto forza propulsiva della circolazione - i vasi sanguigni, benché sotto la diretta dipendenza del cuore, sono indirettamente controllati dal pol-mone.

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Se il polmone è in buona salute, la circolazione del q* e del sangue sarà valida, gli arti saranno caldi e forti; se il polmone è in vuoto, le estremità saranno deboli e fredde. CONTROLLA LA DIFFUSIONE Il cap. 33 del L^ng Sh[ afferma:

“Il q* del ji`o superiore è in relazione con la superficie e si diffonde, dissemina le essenze dei cibi, riscalda la cute, riem-pie il corpo, ed inumidisce i peli come rugiada”.

Il concetto di diffusione, da alcuni tradotto come “dispersione”, si riferisce quindi a due aspetti, tra loro connessi: 1. diffusione del q*, in particolare l’energia difen-

siva (w7i q* ), ai tegumenti; 2. diffusione dei liquidi organici allo spazio tra

pelle e muscoli; Attraverso la diffusione di w7i q* il polmone garan-tisce il riscaldamento della cute e la difesa dell’ambiente interno dai fattori patogeni esterni. Se il polmone è debole, il paziente contrarrà facilmente malattie di origine esterna, in particolare da raffred-damento. Quando una xi5 q* invade la superficie, il polmone non può diffondere w7i q* ai tegumenti ed il paziente avvertirà un senso di intralcio, di ingor-go, consistente in sensazione di bastonatura, timore del freddo, febbre, naso chiuso, tosse, difficoltà re-spiratorie. Se la xi5 q* in causa è il freddo, la sensa-zione di bastonatura ed il timore del freddo saranno più consistenti, se l’energia perversa è il calore, la febbre sarà più elevata; in ogni caso permarranno l’insofferenza ai cambiamenti dell’ambiente esterno (freddo, vento, ecc., perché l’organismo è senza protezione dalle xi5 q* ) e le difficoltà respiratorie (naso chiuso e/o tosse e/o dispnea, perché l’energia del polmone non può circolare). Oltre che di q* il polmone rifornisce i tegumenti di liquidi organici, diffusi alla pelle sotto forma di ru-giada: in tal senso il ji`o superiore (polmone) è pa-ragonato alla “nebbia”. Questa rugiada umidifica, lubrifica e nutre la pelle e viene regolata da w7i q*, la quale regge l’apertura e la chiusura dei pori e l’emissione del sudore. Se la funzione di diffusione esercitata dal polmone tramite w7i q* è intralciata dal freddo di origine esterna, i pori sono bloccati e la sudorazione è assente. Se il vento invade i pori e li lascia beanti, il sudore continua a fuoriuscire, così

come la sudorazione è abbondante in caso di calore che invade la superficie. Si tratta di tre condizioni di pienezza. D’altra parte, anche quando w7i q* sia in deficit, non può assicurare l’apertura/chiusura dei pori e compariranno sudorazioni spontanee o al mi-nimo sforzo. In quest’ultimo caso si tratta di una condizione di vuoto. Come detto, alcuni traduttori parlano di dispersione, in quanto la diffusione è una forma di dispersione. Il concetto è reso evidente da quanto accade in caso di intralcio alla diffusione dei liquidi organici, che si palesa come un accumulo degli stessi, sotto forma di edema sottocutaneo, in particolare, quando è coinvolto il polmone (sorgente superiore delle ac-que), prevalentemente in alto, specie al volto. CONTROLLA LA DISCESA E L’ELIMINAZIONE Il polmone è spesso paragonato al “tetto del carro imperiale” (f7i w5i hu1 g3i ), in quanto situato nel ji`o superiore. Trovandosi in tale posizione, inevi-tabilmente, sarà deputato ad indirizzare il q* verso il basso. Tale azione di controllo della discesa si eser-cita su: 1. discesa dell’aria inspirata fino ai reni; 2. discesa delle feci nel grosso intestino (f} ac-

coppiato del polmone); 3. discesa dei liquidi al ji`o inferiore. Se la discesa dell’aria inspirata è intralciata, il q* ristagnerà nel torace (causando oppressione al petto e dispnea) e potrà risalire controcorrente (provocan-do tosse). Se il q* del polmone non è valido, le feci non pro-grediranno nel grosso intestino, come spesso succe-de negli anziani in stato di vuoto energetico. Se il q* del polmone non discende perché in vuoto, ci potrà essere ritenzione urinaria, come spesso suc-cede negli anziani. Questi ultimi due aspetti, insie-me all’eliminazione dei liquidi attraverso il sudore, rendono conto dell’eliminazione con-trollata dal polmone. Da ultimo, se la diffusione dei liquidi alla cute è in-tralciata perché il polmone è bloccato da una xi5 q* o perché in vuoto, potranno comparire edemi sotto-cutanei, localizzati prevalentemente nella parte su-periore del corpo. REGOLA I PASSAGGI DELL’ACQUA Il cap. 21 del S] W7n afferma:

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“ I liquidi entrano nello stomaco, la par-te pura è inviata alla milza. Il q* della milza la manda in alto al polmone che, poiché regola i passaggi dell’acqua, la ri-manda in basso alla vescica”.

Questa funzione, pertanto, è strettamente connessa a quella precedente ed alla funzione di diffusione, che si inseriscono, con un ruolo di primaria importanza, nel metabolismo dei liquidi, tanto che il polmone è spesso definito “la sorgente superiore delle acque”. Infatti, i liquidi, estratti dalla milza, vengo da quest’ultima innalzati al polmone, il quale • da una parte li nebulizza, li distribuisce alla pel-

le, che ne viene irrorata e lubrificata, e li elimi-na sotto forma di sudore, la cui emissione è re-golata da w7i q*, retta dal polmone. Se questi dinamismi governati dal polmone sono intral-ciati i liquidi possono fuoriuscire in eccesso sot-to forma di sudore, oppure depositarsi tra pelle e muscoli sotto forma di edemi;

• dall’altra vengono indirizzati in basso, al rene ed alla vescica. Il rene, a sua volta, trattiene la parte più pura dei liquidi e li invia nuovamente in alto ad irrorare il polmone, il quale può fa-cilmente soffrire di secchezza. Come detto pre-cedentemente, se il polmone è in vuoto, come spesso avviene negli anziani, può manifestarsi ritenzione urinaria.

Come ben si comprende, questa regolazione dei passaggi dell’acqua è quindi strettamente connessa alle due funzioni, precedentemente descritte, della diffusione e della discesa/eliminazione. REGGE LA PELLE ED I PELI Leggiamo al cap. 38 del S] W7n:

“L’epidermide è associata al polmone”. esso infatti • attraverso la funzione di diffusione rifornisce i

tegumenti di liquidi organici, fornendo alla cute ed ai suoi annessi nutrimento ed umidità

• reggendo w7i q*, che scorre in superficie, prevalen-temente fuori meridiano, assicura la protezione dell’ambiente interno dalle xi5 q*, il riscaldamento della cute, la regolazione della sudorazione attraver-so l’apertura e la chiusura dei pori.

Se il polmone non diffonde il liquidi alla pelle, que-sta sarà secca, ruvida, fissurata, senza splendore, i peli saranno aridi e secchi. Se il polmone è in vuoto, anche w7i q* sarà in defi-cit, ed il paziente suderà spontaneamente o al mini-mo sforzo. Una w7i q* debole non protegge vali-damente l’organismo e le xi5 q* potranno invaderlo, causando alterazioni della sudorazione, sia in ecces-so (vento, vento/calore), che in difetto (ven-to/freddo). Il polmone è quindi doppiamente esposto all’am-biente esterno, sia in quanto connesso con la pelle, sia in quanto unico z3ng in diretto contatto con l’esterno. Questo rapporto diretto con il macrocosmo, d’altra parte alla base delle funzioni fisiologiche del polmone (inspirazione/espirazione dell’e-nergia dell’aria) lo rende un organo particolarmente esposto agli attacchi delle xi5 q*. SI APRE NEL NASO Il L^ng Sh[, al cap. 17, dice:

“Il polmone si apre nel naso; se il pol-mone è in armonia il naso può percepire gli odori”.

Poiché la respirazione avviene attraverso il naso, quest’ultimo rappresenta l’apertura somatica del polmone. Se il polmone è in buona salute, l’aria passa attra-verso il naso senza difficoltà e gli odori sono perce-piti correttamente. Se il vento/freddo invade il polmone, il naso sarà otturato, vi saranno rinorrea di liquido chiaro, ano-smia, starnuti e tosse. Se il vento/calore invade il polmone, vi saranno o-struzione nasale, muco giallo e denso, anosmia, starnuti e tosse. Se la secchezza perversa ferisce il polmone, il naso sarà secco, il muco adeso, vi sarà tosse. Si tratta di condizioni di pienezza di origine esterna che colpiscono il polmone, che si manifestano con segni e sintomi viscerali, fra i quali sono costante-mente presenti disturbi della respirazione nasale. Anche le patologie di origine interna potranno ma-nifestarsi a livello nasale: ad esempio, una pienezza di calore nel polmone potrà manifestarsi con vibra-zioni delle ali del naso ed epistassi.

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ALLOGGIA I P- Nel cap. 8 del L^ng Sh[ è scritto:

“Ciò che si associa alle essenze nel loro uscire ed entrare denota i p-”.

e ancora, nel cap. 9 del S] W7n viene detto:

“Il polmone è la radice dei soffi, la resi-denza dei p-”.

Le anime vegetative dei p- sono legate al polmone. I p- , in numero di sette, rappresentano gli spiriti della terra animati dal movimento del biancore

, e sono in contrapposizione con sh5n che rappre-senta gli spiriti del cielo. I p- hanno un movimento di tipo y%n, di ritorno ver-so la terra e di infossamento. Ad un livello più sotti-le essi richiamano i movimenti tipici dell’au-tunno, di abbassamento, di concentrazione e di rientro. Du-rante la vita i p- si esprimono nei nostri movimenti vitali, negli slanci istintivi, nelle sensazioni, nella vita vegetativa. Da qui la necessità che essi abbiano un radicamento nel jing e nel polmone, che li tesau-rizza e li sostiene attraverso i suoi soffi. Nel cap. 8 del L^ng Sh[, e come già detto nel para-grafo riguardante il cuore, essenze e p- sono asso-ciati nell’espressione di ciò che esce e viene scartato e di ciò che entra e viene accettato, in una dinamica che possiamo ritrovare nell’alimen-tazione, così come nella respirazione, nelle emozioni o a qualsia-si altro livello. I p- sono vicini al suolo e hanno natura y%n, o me-glio sono lo y1ng in seno allo y%n . La loro natura li porta ad infossarsi in profondità e, alla morte, il loro destino sarà quello di ritornare alla terra. Il polmone attraverso i suoi soffi li sostiene, impedendo un loro precoce distacco e il ritorno all’indifferenziato, al senza forma da cui ogni cosa manifesta proviene.

I reni - sh7n LA TRADIZIONE TAOISTA L’ideogramma che designa i reni è sh5n . La par-te inferiore è rappresentata dal radicale di carne, suffisso utilizzato in tutti gli altri dodici organi ad eccezione del cuore, che, essendo l’imperatore, non fa parte del corpo, e per il triplice riscaldatore, che è

al di fuori da ogni classificazione organica. La par-te superiore di sinistra indica invece un dipenden-te o un ministro in posizione prostrata. Infine la par-te destra indica la mano (destra) di chi comanda solidamente e in modo fermo e saggio. Nel corpo i reni svolgono questa stessa funzione, sostenendo ogni aspetto importante della vita, in modo fermo, solido e duraturo. Essi governano ciò che sta in profondità e tesaurizzano tutti gli elementi che servono alla strutturazione e al mantenimento della vita. I reni come z3ng corrispondono all’elemento acqua, che per sua natura è fredda, condensata, ed è carat-terizzata dall’avere una direzionalità verso il basso. Al contempo essi sono anche fuoco. Ed è proprio attraverso questo elemento che l’acqua acquisisce la sua capacità di cambiare di stato, passando dal ghiaccio al vapore, e rendendo in questo modo pos-sibile ogni tipo di trasformazione. Questo essere contemporaneamente acqua e fuoco rappresenta il doppio aspetto dei reni. Nella 36 difficoltà del N1n J%ng possiamo leggere:

“Gli z3ng sono singoli, i reni sono doppi. Perché questo? I reni sono doppi: essi non sono entrambi reni. Quello di sinistra è il rene; quello di destra è m*ng m5n, la por-ta del destino individuale. M*ng m5n è la residenza di sh5n j%ng, spiriti/essenze; è dove il soffio originale, yu1n q*, è attacca-to. L’uomo vi immagazzina le essenze (j%ng, sperma) e la donna vi ancora il b`o ”.

Soffi originali ed essenze, acqua e fuoco, y%n e y1ng: nei reni questi duplici aspetti sono sempre miscelati l’uno con l’altro, ed è da questa compenetrazione del fuoco nei reni, del fuoco nell’acqua che diventa pos-sibile ogni costruzione vitale nel corpo umano. In ba-se a questa prerogativa, per esempio, il fuoco dei reni o di m*ng m5n si fa carico di elevare i vapori umidi al polmone nel ji`o superiore, attraverso le trasfor-mazioni proprie del ji`o inferiore, in un dialogo con-tinuo di innalzamento e di abbassamento tra questi due livelli. È necessario infatti che vi sia acqua nel cielo per avere la pioggia. Ed è così che il polmone, sorgente superiore dei liquidi, che rappresenta il cielo nell’uomo, raccoglie e condensa il vapore, abbas-sandolo in seguito sotto forma di liquidi. D’altra

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z3ng 17

parte è altrettanto indispensabile che vi sia una spin-ta dal basso, dal ji`o inferiore, che faccia salire dal-la terra l’umidità e che quindi vi sia fuoco nella ter-ra. In assenza di questo non ci sarebbe alcuna possi-bilità di vita. Un fertile scambio tra questi due ele-menti risulta indispensabile e, nel corpo umano, es-so trova una rappresentazione nella duplicità, e nel-lo stesso tempo nell’unicità, dei reni. Possiamo leggere nel cap. 8 del S] W7n:

“I reni hanno l’incarico di suscitare la potenza, emanano l’abilità e il saper fa-re”.

I reni, nella parte inferiore del corpo, suscitano la potenza ma anche la sostengono o meglio la tesau-rizzano, per poi restituirla. I reni sono la base della vitalità e della forza dell’uomo. Le sue ossa, il suo cervello e il suo midollo necessitano del-l’energia e delle essenze dei reni per svolgere un lavoro, per vivere a lungo e per procreare. Sempre nel S] W7n, al cap. 2, si afferma:

“I tre mesi dell’inverno sono chiamati: chiudere e tesaurizzare; l’acqua gela, la terra si screpola; nessuno stimolo viene più dallo y1ng.... Si rifugge il freddo, si ricerca il calore, non lasciando sfuggire nulla attraverso gli strati della pelle, per paura di essere pericolosamente sforniti dei propri soffi. Così ci si conforma ai soffi dell’in-verno, via per il mantenimen-to della tesaurizzazione della vita”.

Nella natura l’inverno ha lo stesso movimento che i reni hanno nel corpo umano: chiude e tesaurizza. A differenza di ciò che accade in estate, niente in que-sto periodo deve essere lasciato uscire fuori o perso, per esempio con la sudorazione o con un’eccessiva attività sessuale: né essenze, né soffi. Questa è la forza e il lavoro svolto dai reni che, in primavera, consentirà lo slancio del fegato e del legno. L’inverno è il nord e il nord è il punto del ritorno alle origini e all’unità. Al contempo il nord è il luo-go di separazione tra l’acqua e il suolo che, ghiac-ciati, non comunicano più tra di loro. È il mo-mento nel quale, trattenendo il fuoco all’in-terno, il seme viene protetto e restituito alla germinazione in primavera, quando lo y1ng tornerà a crescere in su-perficie e all’esterno. L’acqua penetrerà allora il ter-reno rendendolo umido e di nuovo fertile.

Nel cap. 5 del S] W7n si parla invece della rela-zione esistente tra i reni e il sentimento della paura kong:

“Nei voleri è la paura, la paura reca danno ai reni”.

L’ideogramma di kong , secondo la Scuola Eu-ropea di Agopuntura, è costituito da tre parti: sotto l’immagine del cuore che batte , in alto a sinistra un’opera d’arte, ottenuta con tocchi ripetuti e picco-li colpi e, in alto a destra, la paura . Nell’insieme è il cuore che batte, sottoposto a colpi ripetuti, come quando si costruisce un’opera d’arte con tocchi ripetuti o con piccoli colpi: paura, essere spaventati, temere. Paura non vuol dire necessariamente avere qualcosa di pauroso davanti. L’aspetto essenziale è che in questa situazione vi è un alterato movimento dei soffi che rimangono bloccati nel riscaldatore supe-riore e in quello inferiore, causando una separazione tra lo y%n in basso e lo y1ng in alto, con un danno alle essenze. Possiamo infatti leggere nel cap. 8 del L^ng Sh[:

“La paura ed il timore attaccano le es-senze”.

O come ricorda il commentatore Zh`ng Zh*-c8ng:

“Le essenze del fuoco fanno gli spiriti; le essenze dell’acqua fanno il volere... h{n e p-, volere e proposito, tutto questo si radica nelle essenze e negli spiriti del cuore e dei reni per essere prodotto. Ap-prensione e ansia, pensieri e preoccupa-zioni portano attacco agli spiriti... paura e timore portano attacco alle essenze. Gli spiriti nascono dalle essenze e le essenze si riferiscono agli spiriti”.

È in questo modo che il sentimento della paura, ba-se della sopravvivenza e della capacità di sfuggire ai pericoli, diventa un movimento alterato, nel quale ogni controllo è perso, e dove risultano compromes-si anche lo slancio del fegato e della vescica biliare, così come l’audacia e il coraggio.

FUNZIONI 1. Immagazzinano il j%ng, reggono la crescita e la

riproduzione

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2. Producono il midollo, riempiono il cervello, governano le ossa

3. Governano l’acqua 4. Assicurano la raccolta del q* 5. Controllano i due orifizi del basso 6. Si aprono nelle orecchie 7. Si manifestano nei capelli 8. Alloggiano lo zh* IMMAGAZZINANO IL J%NG, REGGONO LA CRE-SCITA E LA RIPRODUZIONE Leggiamo al cap. 10 del L^ng Sh[:

“L’uomo nasce ed il jing era già forma-to”.

Ed ancora al cap. 11 del S] W7n:

“Il rene riceve il j%ng dei 5 z3ng e dei 6 f} e lo conserva in deposito”.

Il j%ng è quindi costituito da due porzioni: 1. il j%ng innato o del cielo anteriore (xi`n ti`n

zh% j%ng); 2. il j%ng acquisito o del cielo posteriore (h8u ti`n

zh% j%ng). Il j%ng innato deriva dai genitori, dall’unione dello spermatozoo paterno con l’ovulo materno, nutre il feto durante la gravidanza e determina le caratteristiche somatiche e psichiche dell’individuo, rendendolo uni-co. Se vogliamo, è il patrimonio genetico. Il j%ng acquisito deriva dalla trasformazioni operate sugli alimenti da parte della milza e dello stomaco dopo la nascita dell’individuo. Sebbene strettamente collegato alla milza e allo stomaco, il j%ng acquisito deriva dall’attività metabolica di tutto l’organismo nel suo complesso e tutti gli organi partecipano alla sua produzione. Queste due essenze, o “quintessenze” sono stretta-mente dipendenti e si aiutano vicendevolmente, in quanto, prima della nascita, il j%ng innato prepara la base per accogliere il j%ng acquisito, dopo la nascita il j%ng acquisito nutre, fortifica e sostiene il j%ng in-nato. E. Rochat de la Vallèe e padre C. Larre lo de-finiscono nel seguente modo: “il modello di ogni vita e la base del suo mantenimento. La dotazione originale di ciò che organizza lo sviluppo di una forma corporea e che dirige, lungo tutta la vita, il suo rinnovo sullo stesso modello”. Considerate nella

loro inscindibilità, queste due componenti vengono tesaurizzate a li-vello dei reni. Il j%ng del rene fornisce la base materiale per en-trambe le radici del rene, quella y%n e quella y1ng. Di natura fluida è connesso allo y%n del rene, e mol-te patologie da depauperazione del j%ng renale si manifesteranno con sintomi di vuoto dello y%n del rene D’altra parte, mantiene anche una connotazio-ne y1ng, come dimostrato dai disturbi della sfera sessuale connessi ad un suo decadimento, peraltro correlati alla radice y1ng del rene. L’azione riscaldante/dinamizzante del m*ng m5n (y1ng del rene) esercitata sul j%ng (y%n del rene) è la base per la produzione del q* del rene, tanto che il j%ng del rene è il fondamento del q* del rene. Il ciclo vitale dell’individuo è quindi legato al j%ng del rene, in ogni sua fase, in quanto: • dopo la nascita regge lo sviluppo somatico e

psichico • nella vita adulta la libido e la fertilità • nella vecchiaia il decadimento delle funzioni

fisiche e mentali Una sua insufficienza si paleserà • nell’infanzia con ritardi di ossificazione delle

fontanelle, ritardi di accrescimento somatico, di sviluppo psichico, nella deambulazione

• nella vita adulta con infertilità, aborti ripetuti, frigidità, impotenza, scarsa libido

• nella vecchiaia con deterioramento osteo-articolare, denti malfermi, calvizie, canizie, acu-feni, sordità, vertigini, difficoltà di memoria, di concentrazione, scadimento intellettuale

• in generale con scarsa resistenza alle malattie e debolezza costituzionale.

Il S] W7n, al cap. 1, descrive l’emanazione renale, cioè il j%ng, come retta da cicli di 7 anni nella donna e di 8 nell’uomo:

“Nella femmina di sette anni i soffi dei reni prosperano: la dentizione si rinnova, i capelli si allungano. A due volte sette anni, la fecondità sopraggiunge, il r7n m3i funziona pienamente mentre il poten-te ch8ng m3i prospera: i mestrui scen-dono al loro tempo ed essa ha figli. A tre volte sette anni, i soffi dei reni si manten-

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z3ng 19

gono colmi ed i denti del giudizio spunta-no, vigorosamente. A quattro volte sette anni, muscoli e ossa sono sodi, i capelli al massimo della loro crescita, il corpo è ben sviluppato e robusto. A cinque volte sette anni, la rete di animazione propria dello y1ng m^ng declina: il viso inizia a incartapecorirsi ed i capelli a cadere. A sei volte sette anni, le reti di animazione dei tre y1ng declinano a partire dall’alto: tutto il viso si incartapecorisce ed i capelli cominciano ad incanutire. A sette volte sette anni, il r7n m3i si vuota, il potente ch8ng m3i declina e si riduce: la fecondità è esaurita, la Via della Terra non libera più i suoi passaggi, il corpo deperisce ed essa non ha più figli”. “Nel maschio di otto anni i soffi dei reni fruttificano: i capelli si allungano, la dentizione si rinnova. A due volte otto anni i soffi dei reni prosperano e la fe-condità sopraggiunge: le essenze/soffi la-sciano fluire la loro sovrabbondanza in modo che con il congiungimento dello y%n e dello y1ng esso ha la potenza di avere figli. A tre volte otto anni, i soffi dei reni si mantengono colmi, muscoli ed os-sa sono forti e solidi: i denti del giudizio spuntano allora, vigorosamente. A quat-tro volte otto anni, muscoli ed ossa sono magnificamente sviluppati, le carni sono piene e robuste. A cinque volte otto anni, i soffi dei reni declinano: i capelli cadono ed i denti seccano. A sei volte otto anni, i soffi y1ng declinano e si esauriscono a partire dall’alto: il viso si incartapecori-sce, capelli e basette si incanutiscono, qua e là. A sette volte otto anni, i soffi del fegato declinano: i muscoli sono senza forza per muoversi. A otto volte otto anni, la fecondità si esaurisce, lo sperma di-viene raro, la tesaurizzazione dei reni declina, l’insieme del corpo giunge al suo termine: denti e capelli se ne vanno”.

PRODUCONO IL MIDOLLO, RIEMPIONO IL CERVELLO, GOVERNANO LE OSSA Il S] W7n, al cap. 5, afferma:

“I reni generano le ossa ed il midollo”.

Questo aspetto ci ricollega al j%ng, che abbiamo ap-pena trattato, in quanto il midollo è considerato una manifestazione del j%ng. In Medicina Tradizionale Cinese con il termine midol-lo (su& ) si indicano sia il midollo emopoietico, che il midollo spinale, che il cervello (n2o) altresì detto mare dei midolli (su& h2i). Il concetto che ne deriva è che il rene, attraverso il suo j%ng, produce i midolli, i quali, a loro volta, nutrono le ossa. Se il j%ng del rene è forte, genera il midollo spinale e riempie il cervello, tanto che la memoria, la capa-cità di concentrazione, la vista e l’udito sono acuti. Se il j%ng del rene è debole, lo sviluppo psichico sa-rà ritardato, lo scadimento delle facoltà mentali e dell’acuità sensoriale a causa dell’in-vecchiamento anticipato. Se il j%ng del rene è valido, le ossa saranno corret-tamente nutrite, solide, ed i denti, considerati una propaggine delle ossa, saranno saldi. Se il j%ng del rene è debole, le ossa si svilupperanno con ritardo, oppure, nell’età adulta, diverranno fragili, i denti diventeranno malfermi. GOVERNANO L’ACQUA Ciò avviene in vari modi. Regolazione dell’apertura e della chiusura. Al pari di un cancello che si apra e si chiuda, i reni e-liminano i liquidi in eccesso e trattengono quelli ne-cessari. Un corretto funzionamento di questo mec-canismo presuppone un equilibrio tra lo y%n e lo y1ng dei reni. Se lo y1ng è in vuoto, il cancello ri-mane aperto e le urine fuoriescono abbondanti e chiare. Se lo y%n è in vuoto, il cancello rimane chiuso e le urine sono scarse ed ipercromiche. Chia-ramente l’attenzione è posta sulla manifestazione, in quanto, in caso di vuoto di y1ng lo y%n è sovrab-bondante, e la poliuria manifesterà un’incapacità a trattenere lo y%n, oppure un tentativo per eliminarne l’eccesso; in caso di vuoto di y%n l’oliguria testi-monierà di un tentativo di trattenere lo y%n . Si con-sideri che il binomio vuoto di y1ng = urine abbon-danti e chiare non è costantemente vero poiché, in caso di deficit cronico e consistente di y1ng, il rene può perdere la capacità di metabolizzare i liquidi organici, i quali non vengono più espulsi, con con-trazione della diuresi, ma tendono a spandersi in tut-to l’organismo e causano edemi. Produzione dell’energia per separare i liquidi puri da quelli impuri. Come sappiamo, il metabo-

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lismo dei liquidi è frutto di successive distillazioni dei liquidi di provenienza alimentare, operate dallo stomaco, dalla milza, dall’intestino tenue e dal gros-so intestino. Fisiologicamente, queste separazioni sono operabili a patto che i reni forniscano l’energia/calore necessari. I reni ricevono i liquidi indirizzati dal polmone ver-so il basso. Su questi liquidi così ricevuti i reni ope-rano un’ulteriore distillazione, rinviando la parte più pura verso il polmone, al fine di mantenerlo umido, ed inoltrando quelli impuri ed in eccesso verso la vescica, dove, sotto l’azione del q* dei reni, verran-no trasformati in urina e correttamente trattenuti o eliminati. Non vi è quindi una fase del metabolismo idrico, in tutti e tre i riscaldatori, che non sia sotto l’influenza diretta o indiretta dei reni. ASSICURANO LA RACCOLTA DEL Q* Il fenomeno della respirazione è frutto della colla-borazione del polmone, che inala il q* e lo indirizza verso il basso, e dei reni, che devono captarlo, ac-coglierlo e trattenerlo. Se i reni sono in vuoto e non riescono ad accogliere e trattenere il q*, questo si ribella verso l’alto, provocando oppressione toraci-ca, dispnea, asma. CONTROLLANO I DUE ORIFIZI DEL BASSO I due orifizi del basso sono l’uretra e l’ano. Attra-verso l’uretra passano le urine e, nel maschio, lo sperma. Se il q* del rene non è solido, non può trat-tenere le urine e si manifesterà incontinenza urinaria o enuresi. Nel maschio, un vuoto del q* del rene o un vuoto del suo j%ng potranno manifestarsi con spermatorrea, polluzioni notturne o ejaculazione precoce. Per quanto concerne l’orifizio posteriore, sotto le dipendenze del grosso intestino, si consideri che molte patologie del transito intestinale, soprattutto la diarrea, sono inquadrate nella sfera della milza. Quest’ultima, per il rifornimento di y1ng /q* dipen-de dallo y1ng /q* dei reni, cosicché, il vuoto di que-sta polarità renale potrà trasmettersi alla milza e provocare la comparsa di diarrea o prolassi anali. In ultimo, se lo y%n dei reni è vuoto, le feci saranno secche, dure e scarse. SI APRONO NELLE ORECCHIE Il capitolo 17 del L^ng Sh[ afferma:

“Il q* dei reni va alle orecchie; quando i reni sono in armonia, le orecchie posso-no udire i 5 suoni”.

Quando il j%ng dei reni, durante la vecchiaia, si im-poverisce, compaiono acufeni e cali uditivi. SI MANIFESTANO NEI CAPELLI Al cap. 10 del S] W7n leggiamo:

“I reni si congiungono con le ossa, il loro splendore è nei capelli”.

Quindi, se i reni sono in buon salute i capelli sono folti, lucidi, crescono rapidamente. Se i reni sono in vuoto, i capelli cadono, sono fragili, secchi, spezza-ti, si imbiancano. Questi aspetti inerenti la capiglia-tura sono in particolare connessi con lo stato del j%ng dei reni. ALLOGGIANO LO ZH* Il carattere zh* presenta nella parte inferiore l’immagine del cuore e, nella parte superiore, una pianta che comincia ad innalzarsi dal suolo

. È l’asse della vita che permette alla pianta di svilupparsi, di elevarsi e di tendere alla vita. È l’asse dello sh3o y%n che comprende l’uomo tra il cielo e la terra, tra gli spiriti e le essenze, tra l’acqua e il fuoco. La Scuola Europea di Agopuntura tradu-ce questo termine con: volere, volontà, disegno, scopo, tensione verso un fine, aspirazione. Il volere è la forza profonda, forte e sicura, che permette di tendere verso un obiettivo, e il primo obiettivo e sicuramente quello di voler vivere. È quell’energia fondamentale che permette il raggiun-gimento di un traguardo, la realizzazione di un pia-no, è il potere che sostiene la tensione del vivere. I reni per tutto l’essere sono la base della potenza e il radicamento di questo volere.

Il m*ng m5n Il concetto di m*ng m5n è strettamente connesso ai reni. Un concetto che è andato formandosi nel corso dei secoli e che venne espresso per la prima volta nel I secolo A.C. nel N1n J%ng, dove, nella 36° dif-ficoltà, leggiamo:

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z3ng 21

“ I reni sono due, ma essi non sono tutti e due reni, quello di sinistra è il rene, quel-lo di destra è il m*ng m5n. Il m*ng m5n alloggia lo sh5n ed è connesso a yu1n q*; l’uomo vi accumula il j%ng, la donna vi ancora il b`o ”

M*ng m5n è la fonte dalla quale proviene il potere per creare una nuova vita. A questo livello l’uomo immagazzina le sue essenze, in questo caso lo sperma, mentre la donna ancora gli organi riprodut-tivi. Esso rappresenta inoltre il luogo ideale per permettere all’embrione di svilupparsi, grazie all’azione di trasformazione svolta dal fuoco sulle essenze medesime. Il medesimo testo, nella 39° difficoltà, afferma:

“Perché i classici affermano che ci sono 5 organi y1ng e 6 organi y%n ? La ragio-ne per la quale si riconoscono 6 y%n è che vi sono due reni. Il rene sinistro è il vero rene, mentre il destro è il m*ng m5n”.

Nei secoli a seguire il m*ng m5n venne considerata una funzione inerente ai reni e connessa con il loro q*. Con l’inizio della dinastia Ming, il concetto espres-so nel N1n J%ng venne sottoposto a critiche, in quanto le affermazioni contenute in quel testo stri-devano con l’evidenza anatomica, che non rivelava differenze strutturali tra i due organi. Nel 1515 Y{ Tu`n nel Y% Xu5 Zh7ng Tu`n afferma che non si può considerare solo il rene destro come m*ng m5n e propone di considerare entrambi i reni come m*ng m5n. Nel 1624 Zh`ng Ji7-b%n, nel suo J&ng Yu7 Qu1n Sh[, afferma:

“ Vi sono due reni … il m*ng m5n è si-tuato fra di loro. Il m*ng m5n è la radice di yu1n q*, è la dimora dell’ac-qua e del fuoco, senza m*ng m5n lo y1ng q* dei 5 z3ng non può crescere, senza m*ng m5n lo y%n q* dei 5 z3ng non può svilupparsi”

nel 1687 Zh3o Xi3n-k6, nel suo Y% Gu3n localizza il m*ng m5n tra i due reni, ad 1 c]n e 5 f4n da cia-scuno di essi, a livello della XIV vertebra. Il libro è dedicato agli aspetti fisiologici e patologici del m*ng m5n, denominato anche “fuoco vero” o “fuo-co ministro” (così come il ministro del cuore). In tal senso il m*ng m5n è l’incarnazione del fuoco dei

reni, fonte del fuoco fisiologico per tutte le funzioni organiche. Benché ogni organo contenga una polari-tà y1ng ed una y%n, queste nature opposte e com-plementari trovano piena estrinsecazione a livello dei reni, fonti dell’acqua e del fuoco, del vero y%n e del vero y1ng. Nella tradizione taoista m*ng m5n rappresenta la porta della vita, la porta del destino . Nel suo dizionario etimologico Wieger lo definisce nel se-guente modo:

“Nel linguaggio filosofico m*ng m5n rappresenta l’ordine per mezzo del quale il cielo chiama l’uomo all’esi-stenza e at-traverso il quale fissa a lui un destino”.

M*ng m5n è il luogo simbolico di passaggio dal cie-lo anteriore al cielo posteriore, ed assume una con-notazione più di tipo temporale che di tipo spaziale, rendendo in questo modo difficile una sua sicura localizzazione all’interno del corpo umano. Nell’alchimia interna taoista m*ng m5n corrisponde al campo di cinabro inferiore, localizzato tre distan-ze al di sotto dell’ombelico. A partire da m*ng m5n inizia il mistero della vita, con la fusione dei tre tesori: q*, j%ng e sh5n. Un mi-stero in continuo rinnovamento che fa della tra-sformazione (hu3) la sua parola chiave, nel diveni-re dell’essere nel cielo posteriore.

FUNZIONI 1. È la radice di yu1n q* 2. È la fonte del fuoco di tutti gli z3ng f} 3. Riscalda il ji`o superiore 4. Riscalda il ji`o medio 5. Riscalda il ji`o inferiore 6. Riscalda il j%ng e l’utero, armonizzando la fun-

zione sessuale 7. Aiuta il rene ad accogliere il q* È LA RADICE DI YU1N Q* Questa forma di energia è la scintilla mobilizzatrice, l’innesco di ogni trasmutazione di ogni forma di q* in un’altra. Essa stessa, dinamizzata dal calore del rene y1ng, necessita di calore per innescare le tra-sformazioni alle quali presiede (alimenti, q*, xu7, j%n y7, ecc.) È LA FONTE DEL FUOCO DI TUTTI GLI Z#NG F} Sostiene l’attività funzionale di tutti gli z3ng f}. Se il fuoco di m*ng m5n declina compaiono freddolo-sità, letargia, il metabolismo rallenta.

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RISCALDA IL JI`O SUPERIORE Nel senso che fornisce al cuore il calore necessario per espletare le sue funzioni. Se il fuoco di m*ng m5n è vuoto, il paziente sarà poco vitale, de-motivato, depresso. RISCALDA IL JI`O MEDIO Fornisce alla milza ed allo stomaco il calore per svolgere le loro funzioni di separazione, trasforma-zione e trasporto. Se il fuoco di m*ng m5n è vuoto, la produzione di energia del cielo posteriore è scar-sa, il paziente è astenico, anoressico, gli arti sono deboli, l’umidità ristagna e compare diarrea. RISCALDA IL JI`O INFERIORE Fornisce alla vescica il calore necessario per meta-bolizzare i liquidi ed espellerli. Se il fuoco di m*ng m5n è vuoto, i liquidi si accumulano e provo-cano edemi. RISCALDA IL J%NG E L’UTERO, ARMONIZZANDO LA FUNZIONE SESSUALE Sostiene la libido e la fertilità. Se il fuoco di m*ng m5n è vuoto, l’uomo può accusare cali di de-siderio, impotenza, polluzioni, spermatorrea, in-fertilità; la donna, frigidità, leucorrea, amenorrea, infertilità, incapacità a condurre a termine le gravi-danze. AIUTA IL RENE AD ACCOGLIERE IL Q* La capacità del rene di accogliere il q* è un fenomeno dinamico (tanto che si parla di “afferrare il q*”), con-nesso con il rene y1ng / fuoco di m*ng m5n. Se il fuo-co di m*ng m5n declina, potranno comparire una di-spnea ed un asma croniche. In ultima analisi, tutto si gioca tra calore (fuoco di m*ng m5n) e yu1n q* (la forma di energia più vici-na allo y1ng). Questi due aspetti sono alla radice di ogni riscaldamento e di ogni dinamizzazione (δυναµισ = energia) all’interno dell’organismo: senza di essi tutto rallenta, ristagna, si raffredda e, in ultima analisi, muore.

Il fegato – g`n

LA TRADIZIONE TAOISTA Secondo la Scuola Europea di Agopuntura, “il fega-to gan in un corpo di carne, è un pestello diritto

pronto ad attaccare, ma anche a sostenere, op-pure uno scudo conficcato nel terreno davanti a sé, che difende e protegge”. È il movimento primave-rile del legno, con il suo slancio vitale che ancora le sue radici nella profondità dell’acqua, dell’inverno e dei reni. Nel S] W7n al cap. 2 possiamo leggere:

“I tre mesi della primavera sono chiama-ti: zampillare e spiegare; cielo e terra in-sieme producono la vita, i diecimila esse-ri ne risplendono”.

Questo è il movimento esplosivo della primavera, un movimento di elevazione e di espansione, che durante l’estate verrà conservato e stabilizzato. Il q*, in questo periodo, può andare liberamente all’esterno prima di ritrovare, dopo il massimo esti-vo, la sua via verso il rientro e la concentrazione. È un soffio primaverile che rompe la fredda rigidità dell’inverno, ed è il momento nel quale il cielo e la terra si incontrano di nuovo per produrre la vita. Il vento è il messaggero di questo incontro, è il pri-mo movimento, l’inizio, che corrisponde ad una sorta di agitazione e di eccitazione. I suoi soffi sono vento nel cielo e legno sulla terra, ed è questo che lo mette in relazione con la messa in moto e il dispie-gamento delle energie vitali, traendo beneficio e po-tenza dalla tesaurizzazione invernale. Il fegato è manifestazione di forza e d’impulso alla vita, una forza che, come già detto, prende origine dai reni. In molti contesti possiamo ritrovare questo tipo di re-lazione, per esempio nel cap. 1 del S] W7n, oppure ancora nel rapporto che intercorre tra ossa e muscoli nella fisiologia del movimento. Nel cap. 4 del S] W7n è scritto:

“L’aspetto verde naturale del quadrante orientale compenetra il fegato, apre il suo orifizio all’occhio, tesaurizza le sue essenze nel fegato..... il suo sapore è l’acido”.

e ancora nel cap. 5:

“Il quadrante orientale genera il vento, il vento genera il legno, il legno genera l’acido, l’acido genera il fegato, il fegato genera la forza muscolare, la forza mu-scolare genera il cuore, il fegato ha auto-

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z3ng 23

rità sull’occhio.... nei voleri è la collera, la collera reca danno al fegato”.

Il vento esprime il suo potere nelle 8 direzioni, libe-ramente e senza blocchi, generato dal quadrante o-rientale che saluta il sorgere del sole. L’occhio rap-presenta il suo orifizio. È quello collocato più in al-to, legato in modo intimo con il cervello. Attraverso gli occhi l’essere umano può “vedere” molto lonta-no, in un movimento di continuità con il fegato che, in questo modo, lo rapporta al mondo esterno. Esso si costituisce e si mantiene attraverso ciò che risuona delle sue medesime frequenze energetiche: il verde, il legno, il vento o, ancora per esempio, il sapore acido. Si esprime nel corpo attraverso la for-za e il movimento muscolare, dando impulso al q* al fine di ottenere una buona circolazione e un buon nutrimento del sangue. È questa medesima forza che mette in rapporto il fegato con il cuore, sia attraverso il ciclo di generazione, sia attraverso la contrattilità del muscolo cardiaco. La collera corrisponde al fegato. Il suo ideogramma

nu presenta il carattere di cuore nella parte inferiore, nella parte in alto a sinistra una donna (ridotta in schiavitù) e, in alto a destra, una mano (che trascina). Secondo padre Larre ed E. Rochat de la Vallèe la collera è: “sia quella che scoppia che quella che resta ritirata. Quando la pressione ac-cumulata esplode, sangue e soffi sono spinti verso l’alto... quando è trattenuta si generano blocchi non risolvibili... Quando essa esprime la normalità dell’elemento legno, è l’impetuosità stessa della vi-ta, soprattutto nella potenza degli inizi. La collere del cielo è il vento. La collera patologica è la per-versione del movimento legno. Quest’ultimo è la forza che origina i movimenti e li spinge fino al loro punto estremo, lo slancio per l’elevazione, l’impetuosità che fa andare avanti. Quando rompe i suoi ormeggi, abbandona le sue radici, perde il controllo: è l’impeto d’ira, la rabbia irragionevo-le”. Una tensione, uno slancio che, se eccessivi, possono portare ad una perversione del suo movimento e delle sue funzioni nel corpo che, nel cap. 8 del S] W7n, vengono paragonate a quelle di un comandan-te dell’esercito:

“Il fegato ha l’incarico di comandante dell’esercito, emana l’analisi della situa-zione e la progettazione dei piani”.

Il fegato, all’interno del corpo umano, ricopre la ca-rica di generale delle forze armate. Un generale sal-

do, corretto, deciso e coraggioso, che analizza e concepisce i piani e le strategie, che prevede il futu-ro e che appronta i mezzi per raggiungere un obiet-tivo o per organizzare la difesa. Sono del fegato i movimenti di espansione, di elevazione e della libe-ra circolazione. A livello mentale questo può essere visto come l’elaborazione di piani e di strategie. A livello del corpo, questo può essere evidenziato dal-la potenza e dalla motilità muscolare, oppure dal ruolo che questo z3ng ricopre nella circolazione del sangue e dei soffi.

FUNZIONI 1. Agevola ed assicura la regolazione 2. Contiene e conserva il sangue 3. Controlla i tendini 4. Si manifesta nelle unghie 5. Si apre negli occhi 6. Alloggia lo h{n AGEVOLA ED ASSICURA LA REGOLAZIONE Questa funzione si esercita attraverso la promozione dell’armonico fluire del q* e nel sostegno alle sue trasformazioni, con ciò garantendosi l’at-tività fisio-logica di tutti gli z3ng f}. In particolare questo aspetto della fisiologica attività del fegato riguarda: 1. le emozioni, 2. la funzione digestiva, 3. la secrezione biliare, 4. la circolazione del sangue, 5. la messa in moto di s`n ji`o e della sua attività

nei confronti della via delle acque. Le emozioni. Sebbene l’attività mentale/affettiva nella sua globalità sia di pertinenza dello sh5n, quindi correlata al cuore, ciononostante il fegato è largamente coinvolto nell’affettività ed è forse l’organo che più facilmente si squilibra per motivi psicologici. Se il q* del fegato non circola in maniera armonica e ristagna, oltre ai sintomi fisici (dolore agli ipocon-dri, gonfiori addominali, oppressione toracica di-stensiva, tensione mammaria, globo isterico) com-pariranno tristezza, facilità al pianto, umore cupo, mutevolezza di umore, depressione. Se il q* del fe-gato è agitato e tende a risalire verso l’alto sotto forma di liberazione dello y1ng del fegato, oltre ai sintomi fisici (cefalea, sensazione di stordimento, disturbi visivi, acufeni e sordità improvvisi), com-pariranno insonnia, iperonirismo, nervosismo, irri-tabilità, collericità.

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D’altro canto, il perdurare di situazioni che induco-no un accumulo inespresso di emozioni, soprattutto frustrazione e collera, danneggiano il fegato e com-promettono l’armonico fluire del suo q*. Questa e-venienza è molto comune nella vita odierna e le pa-tologie da ristagno del q* del fegato sono di fre-quente riscontro nella pratica clinica, soprattutto nel sesso femminile. La funzione digestiva. Questa azione si esercita mediante una facilitazione dei movimenti fisiologici del q* del ji`o medio, tali per cui il q* di milza deve fluire verso l’alto, trasportando il j%ng degli alimenti solidi e liquidi, mentre il q* di stomaco deve scende-re verso il basso, indirizzando la quota impura deri-vante dalla prima estrazione verso gli intestini. Se il q* del fegato ristagna (e, talvolta, se la milza e lo stomaco sono in uno stato di vuoto), il fegato/legno può inibire la milza/terra, con comparsa di gonfiori addominali, diarrea, e/o lo stomaco/terra, con mani-festazioni quali eruttazioni acide, nausea, vomito. La secrezione biliare. Fisiologicamente, il q* del fegato eccedente va a formare la bile, che aiuta la milza e lo stomaco nelle loro funzioni digestive. Se il q* del fegato è stagnante, anche il flusso della bile è intralciato e potranno comparire eruttazioni, dolori agli ipocondri, sapore amaro in bocca, ittero. La circolazione del sangue. Il sangue circola in quanto il q* lo sospinge. Se il q* non fluisce armo-niosamente anche il sangue tende a ristagnare. L’intralcio alla circolazione del q* e del sangue fino alla stasi è la causa più comune di dolore. Essendo il fegato l’organo che garantisce il libero fluire del q*, non stupisce che molte patologie del fegato si manifestino con dolore, in particolare nelle regioni attraversate dal meridiano di fegato: regione mam-maria, regione costale laterale, ipocondri, addome laterale, fosse inguinali. Messa in moto del s`n ji`o. La funzione del fegato di agevolare ed assicurare le regolazione mette in moto le attività del triplice riscaldatore ed attiva la via delle acque. Se il q* non circola nei meridiani e nei vasi, la via delle acque potrà ostruirsi, con comparsa di edemi ed asciti, come affermato da Zh`ng Zh-ng-j^ng nel J%n Ku* Y3o Lu7:

“Colui che soffre di acqua del fegato in-grossa nel ventre, non può girarsi sul fianco, ha dolori agli ipocondri”.

CONTIENE E CONSERVA IL SANGUE Contenere e conservare il sangue significa che il fe-gato ha la funzione di immagazzinare il sangue, mettendolo a disposizione in funzione delle necessi-tà fisiche. Durante il riposo fisico, ed ancor più du-rante il sonno, il sangue necessario al-l’organismo è poco e quindi viene immagaz-zinato nel fegato. Du-rante la veglia, ed ancor più durante l’attività fisica, il sangue viene messo in circolo per supplire alle aumentate richieste. Questo è il significato di quan-to affermato al cap. 62 del S] W7n, dove leggiamo:

“Il fegato accumula il sangue”, concetto ripreso ed esteso da W1ng B%ng il quale, commentando il capitolo 10 del S] W7n, afferma-va:

“Il fegato conserva il sangue, il cuore lo fa circolare; quando l’uomo è in attività il sangue passa nei vasi, quando è in ri-poso ritorna al fegato, è così che il fegato comanda il mare del sangue”.

Il succitato capitolo 10 del S] W7n afferma inoltre:

“ Il fegato riceve il sangue e si può vede-re, il piede riceve il sangue e si può camminare, il palmo riceve il sangue e si può stringere, la mano riceve il sangue e si può afferrare”.

questo a testimoniare il ruolo svolto dal sangue nel nutrire i muscoli ed i tessuti, garantendo il necessa-rio substrato energetico. Se il sangue del fegato è in vuoto la persona si stancherà facilmente. Come detto ripetutamente, il q* è il comandante del sangue, in quanto lo sospinge nei vasi. Dato che il fegato assicura l’armonico fluire del q* in tutto l’organismo, le patologie del q* del fegato, essen-zialmente il ristagno o la risalita sotto forma di y1ng/fuoco del fegato, saranno frequentemente as-sociate a disturbi del sangue. Così: • se il q* del fegato ristagna, anche il sangue ri-

stagna, con comparsa di dismenorrea con coa-guli, masse addominali associate a gonfiori e dolori;

• se il q* del fegato si libera verso l’alto, compari-ranno rossore al viso, ma anche, in casi gravi, emorragie come emottisi, ematemesi, epistassi.

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Da ultimo l’immagazzinamento del sangue da parte del fegato gioca un ruolo importante nella distribu-zione del sangue a livello del piccolo bacino e nelle mestruazioni. Molte patologie mestruali dipendono da un malfunzionamento del fegato, spesse volte su base psicologica. Così: • se il sangue del fegato è in vuoto, compariranno

oligomenorrea o amenorrea; • se il q* del fegato ristagna, anche il sangue ri-

stagna, con comparsa di algomenorrea, irregola-rità mestruali, coaguli ematici, tensione preme-struale, masse addominali.

CONTROLLA I TENDINI Il S] W7n, al cap. 44, afferma:

“Il fegato comanda i tendini e le guaine muscolari”.

ed ancora, al cap. 21, leggiamo:

“Il q* del cibo entra nello stomaco, l’essenza raffinata estratta dai cibi va al fegato ed il q* in eccesso dal fegato va ai tendini”.

La possibilità dei tendini di contrarsi e rilassarsi e di assicurare quindi i movimento delle articolazioni dipende dal trofismo degli stessi, e que-st’ultimo è garantito dal sangue del fegato, che li nutre ed umi-difica. Se il sangue del fegato è in vuoto, si manife-steranno crampi, contratture, spasmi, rigidità, intor-pidimento, tremori, tetania. Anche l’agitazione interna del vento del fegato, conseguente o ad un vuoto di sangue o a un depau-peramento dei liquidi e del sangue da calore, si ma-nifesta con contrazioni, crampi, movimenti convul-sivi degli arti, trisma, opistotono. Il fegato quindi, per quanto concerne i muscoli, è deputato alla fun-zione contrattile, mentre il trofismo, lo ricordiamo, è di pertinenza della milza. SI MANIFESTA NELLE UNGHIE

Il già citato cap. 10 del S] W7n afferma:

“Il fegato si congiunge con i muscoli, il suo splendore è nelle unghie”.

Queste ultime sono considerate come un “prolun-gamento” dei tendini. Se il fegato è in buona salute ed il suo sangue è florido, le unghie sono resistenti, lucide ed elastiche. Se il sangue del fegato è vuoto,

le unghie saranno secche e pallide, sottili, fragili, molli, deformate o striate.

SI APRE NEGLI OCCHI

Il S] W7n, al cap. 10, afferma:

“Il fegato riceve il sangue e pertanto si può vedere”.

ed al cap. 17 del L^ng Sh[ possiamo leggere:

“Il q* del fegato va fino agli occhi; quando il fegato è in buona salute si pos-sono distinguere i 5 colori”.

La funzione e l’acuità visiva sono quindi stretta-mente connesse con il fegato. • Se il fegato è in vuoto di sangue/y%n, gli occhi

saranno secchi, ci saranno fotofobia, fosfeni, vi-sta torbida, nictalopia, cecità per i colori.

• Se si libera lo y1ng del fegato, compaiono offusca-menti visivi, fosfeni, iniezione congiuntivale.

• Se si libera il vento interno del fegato, gli occhi possono essere deviati.

• Se il meridiano del fegato è colpito dal ven-to/calore, gli occhi sono pruriginosi o brucianti, iniettati e dolenti.

Molti altri organi, oltre al fegato, mantengono dei rapporti con gli occhi, tanto che il L^ng Sh[, al cap. 80, afferma

“Il j%ng scorre verso l’alto dai 5 z3ng e dai 6 f} per irrigare gli occhi”

Due organi in particolare sono però collegati agli occhi: il rene, il cui j%ng nutre gli occhi (liquidi oculari, sia in-traoculari che extra, parte nervosa, acuità visiva) ed il cuore, che manifesta l’acutezza e la buona salute dello sh5n proprio attraverso lo sguardo.

ALLOGGIA GLI H{N

Nel cap. 8 del L^ng Sh[ è scritto:

“Ciò che segue fedelmente gli spiriti nel loro andare e venire denota gli h{n”.

e ancora nel cap. 9 del S] W7n: “Il fegato è la radice della capacità di arresto al punto estremo, è la dimora degli h{n”.

Gli h{n, in numero di tre, rappresentano gli spiriti della terra gui, animati dal movimento delle nubi . Al contrario dei p-, gli h{n hanno tendenza ad elevarsi, ad andare e venire e, alla morte, essi ritorne-ranno al cielo. Durante la vita essi si esprimono sotto forma di spiritualità, immaginazio-ne, intelligenza, sensibilità, conoscenza, sogno.

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Da qui la necessità che il loro andare e venire sia radicato nello y%n , in modo che essi abbiano la pos-sibilità di andare lontano e che, nello stesso tempo, abbiano la possibilità di tornare. Per questo motivo sono tesaurizzati nel fegato che, da una parte, è uno z3ng maschile che apre all’e-sterno, esteriorizza e slancia la vita, ma che dall’altra viene moderato e stabilizzato in questi suoi movimenti sia dall’acqua dei reni, z3ng femminile radice dello y%n , sia dal sangue, di cui il fegato è custode. In questo modo l’andare e il venire degli spiriti, scortati dagli h{n, può avvenire con calma e serenità.

Essi infatti mettono la persona in contatto con la grande e profonda realtà della vita, cosa resa possi-bile dalla loro stretta connessione con sh5n, di cui sono ministri e ausiliari. Questo, sia durante lo stato di veglia che durante il sonno o il sogno, momento nel quale il fegato ricopre un ruolo molto importan-te, nel quale si è in contatto con la parte più profon-da del proprio essere.

La morte avviene quando gli h{n sono impossibili-tati nel loro naturale movimento di andare e venire, nel momento in cui non esiste più nulla di sufficien-temente concentrato per riportarli indietro e per an-corarli all’essere. In queste condizioni h{n e p- tendono a separarsi e il rischio è la morte. La forza di concentrazione, data dall’acqua dei reni, dalla vo-lontà di vivere e dal sangue nel quale essi trovano alloggiamento, non ha più sufficiente coesione per richiamarli.

È così che l’essere umano, risultato dalla condensa-zione e dalla coagulazione dei soffi, va incontro alla separazione e alla dispersione, così come ha scritto Zhuang zi:

“La vita è concentrazione di soffi, quando i soffi si concentrano allora c’è la vita, quando si disperdono allora c’è la morte”.

Quando h{n e p-, anime spirituali e anime vegetative, si uniscono è la vita, quando si separano è la morte.

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CAPITOLO 3

I F}

Intestino tenue – xi2o ch1ng

LA TRADIZIONE TAOISTA L’intestino tenue, xi2o ch1ng, provvede alla sepa-razione del chiaro dal torbido. Esso svolge questa funzione su un piano alimentare ma forse anche su piani più sottili. Il suo compito infatti è di differen-ziare e di scegliere se accettare o lasciar proseguire verso il grosso intestino, in una funzione che per qualche verso ricorda quella del cuore. Possiamo leggere nel cap. 3 dello Huainan zi:

“... il chiaro si fa tenue, si libera ed è il cielo; il pesante torbido s’agglomera e si condensa ed è la terra...”.

Il chiaro q%ng è in generale ciò che va verso l’alto, che si eleva e si diffonde grazie alla sua sottigliezza e leggerezza. È rappresentato da sostanze, liquidi e soffi sottoposti nel corpo ad un movimento di diffu-sione ed elevazione, in ragione della loro purezza. Il torbido zhu9 è invece ciò che va verso il basso, che si concentra e che finisce per essere evacuato. È o-gni sostanza che nel corpo subisca un movimento di condensazione e di abbassamento. Chiaro e torbido si separano ad opera dell’intestino tenue, attraverso una nuova trasformazione, che fa seguito a quella svolta dalla terra nel ji`o mediano.

FUNZIONI Secondo il cap. 8 del S] W7n:

“L’intestino tenue ha l’incarico di rice-vere e far prosperare, emana le sostanze trasformate”.

Le sue funzioni sono quindi, al pari degli altri f}, quelle di garantire il transito e la trasformazione. In particolare l’intestino tenue assicura 1. La ricezione e la trasformazione dei cibi 2. La separazione dei liquidi LA RICEZIONE E LA TRASFORMAZIONE DEI CIBI Nel cap. 35 del L^ng Sh[ è scritto:

“Lo stomaco è il granaio, l’intestino te-nue la via per la quale sono indirizzate le materie nutritizie”.

L’intestino tenue riceve i cibi solidi e liquidi che sono già stati sottoposti ad un processo digestivo da parte dello stomaco. L’intestino tenue opera un’ulteriore separazione del puro dall’impuro, di-stribuendo il primo a tutto l’organismo per mezzo della milza, inviando il secondo al grosso intestino ed alla vescica. In particolare la frazione impura so-lida viene trasmessa al grosso intestino che la espel-le sotto forma di feci, la quota impura liquida alla vescica, che la elimina sotto forma di urine. Si consideri che, nell’ottica della Medicina Tradi-zionale Cinese, molti aspetti fisiologici e patologici legati al transito intestinale sono riferiti alla milza, alla quale si rimanda. Più definita invece la funzio-ne che segue. LA SEPARAZIONE DEI LIQUIDI I liquidi impuri trasmessi dallo stomaco all’in-testino tenue vengo sottoposti ad un’ulteriore purifi-cazione. La quota più pura verrà inviata al grosso intestino, dove verrà riassorbita, la parte impura

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verrà trasmessa alla vescica, che la eliminerà sotto forma di urine. Da un punto di vista dei quadri pato-logici della Medicina Tradizionale Cinese, il ruolo più importante dell’intestino tenue si gioca nel rias-sorbimento e nella separazione dei liquidi. Questo è possibile solo grazie all’e-nergia/calore fornita dal m*ng m5n. Le patologie dell’intestino tenue si ma-nifesteranno quindi soprattutto come affezioni del sistema urinario, nelle quali le urine possono essere più o meno abbondanti, di facile o difficile emissio-ne, a seconda che prevalga il freddo (in genere vuo-to) o il calore (in genere pienezza).

Triplice riscaldatore – s`n ji`o

LA TRADIZIONE TAOISTA Il triplice riscaldatore è s`n ji`o. Tre è il numero dell’uomo compreso tra il cielo e la terra e indica tutti i cambiamenti che si verificano nello spazio mediano. Il carattere ji`o presenta nella sua parte inferiore il radicale di fuoco e, nella sua parte supe-riore, un uccello senza la coda, che viene sottoposto all’azione delle fiamme (Wieger lez.126A). Secon-do padre C. Larre il significato di ji`o è che tutti gli elementi del corpo sono ben collegati tra di loro e che, nello stesso tempo, il fuoco fornisce loro il ca-lore necessario per tutte le trasformazioni vitali dell’uomo. S`n ji`o è uno dei sei f} ed accompagna tutte le possibili trasformazioni del q*.. È il grande agente della circolazione energetica nel corpo e, attraverso il q*, assicura la circolazione dei liquidi fino alla lo-ro eliminazione. Esso è la forza concentrata dello sh3o y1ng, che gli permette di passare attraverso gli ostacoli e di aprire ogni via, cosa che consente di mantenere il q* in movimento e di avere una circo-lazione armonica nel corpo e nei meridiani. Secondo J.M. Kespi il triplice riscaldatore “protegge e rinforza” l’organizzazione del sistema nutritivo. Esso rappresenta la funzione che coordina tutte le attività, e che assicura un armonico ed equilibrato rapporto tra il sangue ed i soffi, da una parte, e le energie ereditarie dall’altra.

S`n ji`o è connesso ai reni. Alcuni commentatori indicano il rene sinistro come collegato funzional-mente alla vescica, mentre il rene destro lo sarebbe con il triplice riscaldatore. Questo in base alla 36 difficoltà del N1n J%ng, dove il rene sinistro viene messo in relazione con l’acqua, la vescica e i mo-vimenti dei liquidi nel corpo. Il rene destro sembre-rebbe invece collegato con il m*ng m5n, in relazio-ne quindi con il fuoco dei reni. Scrive Zh`ng Ji7-b%n, grande medico del XVII se-colo:

“Il triplice riscaldatore, benché sia il f} incaricato del drenaggio e delle irriga-zioni del centro, è anche quello che rac-coglie insieme e protegge tutti gli y1ng ”.

Esso non ha sotto il suo controllo solo la regolazio-ne dei liquidi, ma anche la regolazione dello y1ng e questo in virtù del suo essere fuoco ministro. S`n ji`o è anche il f} del fuoco all’interno dell’acqua, modo per indicare che il fuoco è com-preso all’interno dei reni; in altre parole, è il fuoco di m*ng m5n tra i due reni. L’interpretazione di Zh`ng Ji7-b%n sottende l’idea che s`n ji`o abbia un potere y%n, quando ha un movimento discendente che lo connette con l’acqua dei reni, che svolga in-vece una funzione y1ng nel momento in cui eleva e prende connessione con x%n b`o lu-, la rete di con-nessione del cuore, e con il fuoco del cuore. Sh3o y1ng è il giovane y1ng, che nasce al centro dell’acqua e dell’inverno e che trasporta l’energia del fuoco primitivo. È il fuoco ministro legato a m*ng m5n, al triplice riscaldatore e alla rete di con-nessione del cuore (x%n b`o lu-). È il modo attra-verso il quale il fuoco appare e circola all’interno dell’essere, al fine di permettere ad ogni organo di funzionare. Sh3ng ji`o, comprende le funzioni del riscaldatore superiore, ha tra i suoi compiti principali quello di collegare il cuore e il suo ritmico pulsare con il polmone e la sua funzione respiratoria e con il mare del q*. Esso è in sintesi la funzione che si occupa di tutto ciò che fa circolare e pulsare ritmicamente il q*. Zh8ng ji`o, il riscaldatore mediano, è associato con il centro dello stomaco, mare dei liquidi e dei cerea-li. Esso assicura la digestione e la trasformazione e possiede la capacità di estrarre dal cibo tutto ciò che costituisce il corpo umano. È a questo livello che

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inizia il tragitto interno del meridiano del polmone, nella dialettica funzionale con il riscaldatore supe-riore, che contribuisce tra l’altro alla formazione del sangue. Il sangue, rispetto agli altri liquidi, necessita di questo passaggio nel riscaldatore superiore per acquisire quelle che sono le sue caratteristiche e le sue specificità. Xi3 ji`o, il riscaldatore inferiore, ha il compito di canale di drenaggio, di recupero e di eliminazione. Come detto in precedenza, anche a questo livello è necessaria la presenza di un fuoco che permetta a tutto ciò che può essere ancora utilizzato dal corpo di risalire verso l’alto. Un fuoco inferiore che stimo-la questo movimento ascendente, che si associa ad un fuoco al centro del torace per governare il mo-vimento di diffusione. Da tutto questo possiamo vedere come il triplice ri-scaldatore propaghi il q* in ogni direzione, e come sia responsabile della distribuzione del q* originale, che proviene da m*ng m5n, nel corpo. È così che possiamo infatti leggere, nel cap. 66 del N7i J%ng:

“Il triplice riscaldatore è la via maestra della diffusione della yu1n q*”.

Quindi, riassumendo, s`n ji`o governa nel corpo i meccanismi dell’alimentazione, i liquidi organici e le funzioni di assunzione, di elaborazione e di eli-minazione. O ancora meglio, come scrive un autore vissuto durante la dinastia Han:

“I riscaldatori uniscono sotto il loro pro-prio dominio i 5 z3ng e i 6 f}, l’energia y^ng, w7i, j%ng, i lu-, l’inter-no e l’esterno, la sinistra e la destra, l’alto e il basso... tutti questi soffi”.

FUNZIONI Il triplice riscaldatore costituisce un argomento con-troverso della Medicina Tradizionale Cinese, dibat-tuto per secoli, senza che si raggiungesse una visio-ne univoca riguardo alla sua materiali-tà/immaterialità ed alle sue funzioni. Il primo aspetto, materialità/immaterialità si basa su due citazioni, la prima della sessantaseiesima diffi-coltà del N1n J%ng:

“Il triplice riscaldatore ha un nome, ma non ha una forma”;

la seconda del S] W7n, cap. 8:

“Il triplice riscaldatore ha l’incarico di aprire i passaggi e di canalizzare, emana il comando dei liquidi”.

citandolo nel contesto di una lista che elenca tutti gli altri organi dotati di una forma fisica. Come affermato ripetutamente, la visione della Me-dicina Tradizionale Cinese è poco organi-ca/anatomica, bensì prevalentemente funzionale. Il problema della materialità/immaterialità, pertanto, potrebbe essere agevolmente accantonato per dedi-carsi a quello funzionale. Anche in questo caso, però, i pareri non sono uni-voci, e si possono indicare almeno due concezioni principali: 1. il triplice riscaldatore come via di yu1n q*, 2. il triplice riscaldatore come suddivisione del

corpo. IL TRIPLICE RISCALDATORE COME VIA DI YU1N Q* Questa visione deriva dal N1n J%ng. Alla trentotte-sima difficoltà infatti leggiamo:

“Il triplice riscaldatore è un ramo di yu1n q*, esso comanda l’insieme del q*”.

Ed ancora, alla sessantaseiesima difficoltà:

“Il triplice riscaldatore è la via maestra di diffusione della yu1n q*. Esso ha il compito di far circolare e comunicare i tre q* (z8ng q*, y^ng q* e w7i q* ), attra-verso i 5 z3ng ed i 6 f}”.

Yu1n q*, secondo il testo, risiede tra i reni ed è la forza motrice che attiva tutte le funzioni e le tra-sformazioni dell’organismo, fornendo il calore ne-cessario per la digestione. Yu1n q* raggiunge tutti gli z3ng f} attraverso il triplice riscaldatore, per en-trare nei 12 meridiani ed emergere ai punti yu1n. La stretta dipendenza tra triplice riscaldatore e dige-stione è ripresa nella trentunesima difficoltà del N1n J%ng, dove leggiamo:

“Il triplice riscaldatore è la via del cibo e delle bevande, l’inizio e la fine del q*”.

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In quest’ottica e sotto l’azione dinamizzante di yu1n q*, il ji`o superiore controlla la ricezione, il ji`o medio la frammentazione e l’omogeneiz-zazione, il ji`o inferiore l’espulsione. In tal senso, quindi, il triplice riscaldatore è incari-cato di sovrintendere alla regolazione dei processi di assimilazione, distribuzione ed eliminazione dei cibi solidi e liquidi. In ultima analisi, anche la visione del S] W7n, al di là della strutturazione anatomica del viscere, non è lontana da questa concezione, quando afferma che una compromissione del triplice riscaldatore provo-ca un blocco del q* (w7i q*, y^ng q* ) o dei liquidi nei tre livelli. IL TRIPLICE RISCALDATORE COME SUDDIVISIONE DEL CORPO Questa concezione deriva sia dal L^ng Sh[, cap. 18, che dal N1n J%ng, trentunesima difficoltà, ed è ben sintetizzata in epoca posteriore (1624) da Zh`ng Ji7-b%n nel suo L7i J%ng:

“All’interno del corpo [il triplice riscal-datore] ingloba tutti gli organi interni, è il grande viscere della cavità addomina-le/toracica”.

I piani di separazione sono costituiti dal diaframma e da quello passante per l’ombelico, cosicché • Il riscaldatore superiore si trova sopra il dia-

framma ed include cuore, polmone e ministro del cuore

• Il riscaldatore medio si trova tra diaframma ed ombelico ed include milza, stomaco e vescica biliare.

• Il riscaldatore inferiore si trova sotto l’ombe-lico ed include fegato, reni, intestini e ve-scica.

Il riscaldatore superiore. Nel cap. 30 del L^ng Sh[ leggiamo:

“Il ji`o superiore si apre all’esterno, sparge i 5 sapori delle essenze dei cibi, si diffonde nella pelle, riempie il corpo, u-midifica la pelle ed è come la nebbia”.

Nel mentre la nebbia richiama il polmone (si apre all’esterno, si diffonde alla pelle) e la sua attività di diffusione, il riempire il corpo si riferisce alla circo-

lazione di q* e sangue sostenuta dal polmone e dal cuore. Il riscaldatore medio Nel cap. 18 del L^ng Sh[ leggiamo:

“Il riscaldatore medio è situato nello stomaco … riceve il q*, espelle i rifiuti, vaporizza i liquidi corporei, trasforma le essenze raffinate dei cibi e si connette in alto con il polmone”.

L’azione fisiologica del ji`o medio, paragonato ad un calderone che bolle, che fermenta, è quindi quel-la di decomporre gli alimenti per trasformarli in so-stanze nutritive e trasportare queste ultime in tutte le parti dell’organismo. Il riscaldatore inferiore Nel cap. 18 del L^ng Sh[ leggiamo:

“I cibi e le bevande prima entrano nello stomaco; gli scarti vanno al grosso inte-stino nel ji`o inferiore che li fa colare verso il basso, espelle i liquidi e li tra-smette alla vescica”.

L’azione fisiologica del ji`o inferiore, paragonato ad un canale di scolo, è quella di operare un’ulte-riore separazione del puro dall’impuro ed eliminare gli scarti. Come detto altrove, tale azione si esercita sia sui solidi (feci) che sui liquidi (urine), ma, dato che larga parte delle funzioni intestinali sono rette dalla milza, riguarda soprattutto i liquidi organici.

Stomaco – w7i È certamente il più importante dei f}, in quanto, in-sieme alla milza, costituisce la base dell’acqui-sito. A tale proposito, nel cap. 18 del S] W7n leggiamo:

“Nel soggetto sano, il q* è continuamente alimentato dallo stomaco. L’e-manazione dello stomaco è un elemento costitutivo (per i 2/3) del soggetto sano”.

Come ribadito dallo Zh`ng Zh-ng-j^ng, che affer-ma:

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“Quando il q* dello stomaco è vigoroso, i 5 z3ng ed i 6 f} sono vigorosi”.

Nel 1624 Zh`ng Ji7-b%n, nel suo J&ng Yu7 Qu1n Sh[, affermava:

“Il medico che vuole sostenere la vita de-ve tonificare la milza e lo stomaco”.

I testi classici sono ricchi di affermazioni di questo tenore, tanto che, nella storia della Medicina Tradi-zionale Cinese, si annovera una scuola di pensiero che attribuì una primaria importanza al sostegno del q* dello stomaco come prerequisito ad ogni inter-vento terapeutico: tale scuola ebbe il suo maggiore esponente in L& D8ng-yu1n, autore del famoso P^ W7i L]n (Discussione sulla milza e sullo stomaco) del 1249.

LA TRADIZIONE TAOISTA Lo stomaco w7i è nel corpo il luogo nel quale viene ricevuto il cibo . Questo è lo stomaco con la sua funzione di granaio e di ricettacolo degli ali-menti. Esso viene chiamato mare dei cinque z3ng e dei sei f}, mare dei liquidi e dei cereali, mare dei soffi, e la sua funzione, come detto in precedenza, è molto vicina se non inseparabile da quella del suo z3ng accoppiato, la milza. Nel cap. 44 del L^ng Sh[ è scritto:

“Lo stomaco è il mare, l’oceano dei cin-que z3ng e dei sei f}, è lui che alimenta i muscoli e che irrora tutto l’organismo”.

Ciò di cui si necessita per sostenere la vita in un or-ganismo dipende dallo stomaco. Da esso infatti traggono vita i meridiani, gli z3ng f} e i soffi. Lo stomaco è indispensabile produttore e fornitore di tutte le forme di energia: per il rinnovamento degli z3ng nella forma dei cinque sapori, per il rinnova-mento dei f}, per la produzione e per il man-tenimento dei liquidi corporei, per i soffi nutritivi e di difesa. Come fienili e granai, stomaco e milza sono in gra-do di ricevere, per poi elaborare, trasformare e di-stribuire a tutto l’organismo. È a questo livello che si svolge la prima tappa di estrazione delle essenze: è lo stomaco infatti che si incarica di distruggere la forma di un alimento per ricavarne le essenze, che saranno utilizzate per ricostruire giorno per giorno

l’essere. Milza e stomaco sono i due aspetti com-plementari della funzione svolta dal centro, dalla terra nell’uomo: innalzamento e discesa, ricezione e distribuzione, secchezza e umidità e così via. Possiamo leggere nel cap. 29 del S] W7n:

“T3i y%n e y1ng m^ng sono in una rela-zione bi2o l&”.

Nel corpo, milza e stomaco rappresentano il proto-tipo dell’alternanza, della successione e della com-plementarità dei movimenti ascendenti e discenden-ti dello y%n e dello y1ng. Essi hanno il controllo sulle quattro stagioni e sui flussi energetici dei tre y%n e dei tre y1ng, così come sui quattro arti che, nel corpo umano, sono assimilabili alle quattro sta-gioni dell’anno. La terra governa i 18 giorni di passaggio tra una stagione e l’altra. Essa infatti non ne ha una comple-tamente sotto il suo regno. È il movimento che assi-cura il passaggio armonico tra una qualità di soffi e un’altra, tra una stagione e l’altra, tra uno z3ng e l’altro ma, da solo, non possiede la capacità di go-vernare una stagione per intero. La caratteristica pe-culiare della terra è di governare il tempo del pas-saggio e della trasmissione. Concetto d’altra parte valido anche se consideriamo la terra come quinta stagione o come fine estate, cioè comunque come tempo di passaggio tra una stagione y1ng (estate) e una stagione y%n (autunno). In ogni caso la terra, e nel corpo la milza e lo sto-maco, governa i tempi di cambiamento, di trasfor-mazione e di passaggio. Essi sono nell’essere l’esatta immagine e riproduzione delle interazioni che vi sono tra il cielo e la terra: innalzamento e di-scesa, diffusione e concentrazione, nonché ogni tipo di separazione tra il chiaro e il torbido.

FUNZIONI 1. Decompone ed omogeneizza il cibo 2. Trasporta il j%ng dei cibi 3. Fa discendere il q* 4. È l’origine dei liquidi organici 5. Mare del nutrimento DECOMPONE ED OMOGENEIZZA IL CIBO Il ji`o medio è paragonato ad una camera di fer-mentazione, un calderone in ebollizione nel quale gli alimenti vengono decomposti, frantumati e resi omogenei, per permettere alla milza di operare la

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prima separazione tra impuro e puro ed innalzare quest’ultimo al ji`o superiore. TRASPORTA IL J%NG DEI CIBI In associazione con la milza, lo stomaco trasporta le essenze del cibo all’intero organismo, in particolare ai quattro arti. Se il q* dello stomaco è florido, il soggetto è stenico, se è in vuoto, i quattro arti e tutte le funzioni organiche sono deboli. FA DISCENDERE IL Q* Il cibo oggetto della fermentazione effettuata dallo stomaco, dopo la prima separazione operata dalla milza, viene avviato verso l’intestino tenue, per es-sere sottoposto ad ulteriori processi di separazione ed assorbimento. Come detto, lo stomaco lavora in accoppiata con la milza e, mentre quest’ultima im-prime un movimento ascensionale ai prodotti della prima digestione, lo stomaco è incaricato di inviare in basso i suoi residui. Questi processi di innalza-mento ed abbassamento sono coadiuvati dal fegato, che lavora in stretto contatto con il ji`o medio nel processo digestivo. Se lo stomaco è incapace di far discendere il suo q*, e con esso i cibi solidi e liquidi, questi ristagnano, generando gonfiori e sensazione di replezione ga-strica. Se il ristagno perdura, il q* dello stomaco si muoverà controcorrente, verso l’alto, provocando singhiozzo, eruttazioni, nausea, vomito. Anche il q* del fegato, che normalmente coopera con lo stomaco ad inviare in basso il frutto della di-gestione, se ristagna nello stomaco, può provocare i sintomi suddetti. È L’ORIGINE DEI LIQUIDI ORGANICI Se, da una parte, il processo di decomposizione del cibo porta all’estrazione dei liquidi, tale processo deve svolgersi in ambiente umido, sotto l’influenza del calore, come in un vero e proprio calderone. Questo è il motivo per il quale si usa dire che lo stomaco “ama l’umidità e detesta la secchezza”. Se i liquidi dello stomaco sono abbondanti, la digestio-ne è valida, se invece sono in vuoto sarà cattiva. D’altra parte, l’alimentazione, o meglio lo stomaco, è la fonte del continuo rinnovo dei liquidi organici. Un’insufficiente apporto di liquidi tenderà a riflet-tersi a livello generale, determinando sintomi da vuoto di y%n (soprattutto di rene e/o di polmone) e sintomi di secchezza interna (polmone e/o grosso intestino).

MARE DEL NUTRIMENTO Secondo il L^ng Sh[, al cap. 33, lo stomaco riceve tutti gli alimenti e, dopo averli trasformati, ne libera i componenti che risultano assimilabili, che si vola-tilizzano ovunque nel corpo. Altri mari sono: tan zh8ng (mare dei soffi), il cervello (mare dei midolli) e ch8ng m3i (mare del sangue).

VARIE STOMACO E POLSO Possiamo leggere nel cap. 15 del S] W7n:

“Il polso più importante è quello di sto-maco. I visceri dipendono tutti da quello che lo stomaco fornisce ad ognuno di lo-ro: Questa vitalità comandata all’interno del petto si esprime in periferia con i pol-si”.

e ancora al cap. 18:

“L’energia che si apprezza al polso nell’uomo che sta bene corrisponde all’energia di stomaco. Se egli è sprov- visto di questa energia, questo è un segno di grande gravità che può condurre alla morte”.

Il polso radiale, per essere fisiologico, deve presen-tare delle “caratteristiche stomaco”, in tal caso non è né debole, né forte, con un battito regolare e tran-quillo. Se il polso è ruvido e duro, si dice che man-chi delle “caratteristiche stomaco”. STOMACO E LINGUA L’umidità “sporca”, residuata dall’azione digestiva dello stomaco, sale alla lingua a formare l’induito. Un induito sottile e bianco depone per un corretto funzionamento dello stomaco, un induito scarso e secco per un vuoto dei liquidi dello stomaco, un in-duito bianco e spesso per un freddo/umidità, un in-duito giallo e spesso per un calore/umidità.

Grosso intestino – d3 ch1ng Dice il S] W7n al cap. 8:

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f} 33

“Il grosso intestino ha l’incarico del transito, emana i residui delle trasforma-zioni”.

Le funzioni del grosso intestino, benché importanti, sono piuttosto essenziali nell’ottica della Medicina Tradizionale Cinese, in quanto molto di ciò che la Medicina Occidentale attribuisce a questo viscere, viene invece ascritto alla milza che, con le sue atti-vità di trasformazione e trasporto, ingloba buona parte delle funzioni sia del piccolo che del grosso intestino.

LA TRADIZIONE TAOISTA Il grosso intestino porta a termine il lavoro di sele-zione sul materiale alimentare cominciato nel ri-scaldatore medio e proseguito poi nell’intestino te-nue. Esso, infatti, svolge un’ulteriore azione di tra-sformazione degli alimenti, per presiedere infine all’eliminazione dei rifiuti solidi e liquidi. Nulla di prezioso deve andare perso con questi scarti, la pre-senza infatti di diarree lienteriche indica un malfun-zionamento dei processi digestivi a vario livello, sia per quanto riguarda il metabolismo dei solidi che dei liquidi.

FUNZIONI Il grosso intestino, ricevuti gli alimenti dall’in-testino tenue, opera un recupero dei liquidi e garan-tisce l’espulsione delle feci. Questa funzione di rias-sorbimento dei liquidi è retta da s`n ji`o /yu1n q* che, come visto, mantengono connessioni con lo y1ng di rene/m*ng m5n, fornitori del calore/energia necessari. La progressione del contenuto intestinale è invece garantita dal q* del polmone, organo ac-coppiato.

Vescica – p1ng gu`ng Il cap. 8 del S] W7n afferma:

“La vescica ha l’incarico dei territori e delle città, tesaurizza i liquidi corporei, sotto l’effetto delle trasformazioni effet-tuate dai soffi, emana la potenza delle uscite”.

La vescica svolge quindi una duplice funzione, da una parte operando l’ultima trasformazione sui li-

quidi impuri ricevuti dal intestino tenue, dall’al-tra regolando l’immagazzinamento e l’elimina-zione delle urine.

LA TRADIZIONE TAOISTA La vescica svolge funzioni di trasformazione, recu-pero ed eliminazione. Essa mantiene la giusta rela-zione tra la terraferma e i corsi d’acqua, tra il suolo e i liquidi, evitando in egual modo la comparsa di secchezza e il verificarsi di inondazioni. In basso, nel ji`o inferiore, la vescica controlla tutti i movi-menti dei liquidi, sia recuperandoli, sia eliminandoli attraverso la formazione delle urine. La vescica ha l’incarico dei territori e delle città: se non c’è acqua non si può avere una città. Si tratta allora di separare bene l’acqua dal suolo, ma non di separarle a tal punto che non possano essere più uti-li l’uno all’altra. Infatti, quando si ha la giusta sud-divisione tra il suolo, saldo e fermo, e l’acqua vitale, allora si ha la stabilità dei territori e degli insedia-menti umani. FUNZIONI 1. Trasforma i liquidi 2. Accumula ed espelle l’urina TRASFORMA I LIQUIDI Nel cap. 12 del Ling Shu è scritto:

“Il meridiano dello z{ t3i y1ng attinge l’acqua limpida dal di fuori e la ricondu-ce alla vescica sotto forma di urina”.

Altresì detta “trasformazione del q*” (q* hu3), con-siste appunto nell’ultima separazione del puro dall’impuro operata sui liquidi provenienti dal-l’intestino tenue. Intestino tenue e vescica, costi-tuenti il livello t3i y1ng, lavorano in stretta sintonia per muovere e separare i liquidi organici nel ji`o inferiore. Molte patologie urinarie, nelle quali la se-parazione del puro dall’impuro è intralciata, e che si manifestano con disuria, stranguria, ematuria, di-pendono da un calore/pienezza nel-l’intestino tenue, spesso proveniente dal cuore. L’energia per la tra-sformazione dei liquidi operata dalla vescica deriva dal rene y1ng/m*ng m5n. ACCUMULA ED ESPELLE L’URINA Anche questa funzione è correlata al rene, il quale regge gli orifizi del basso e, come un cancello, li a-

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pre e li chiude. D’altra parte, i sintomi di un vuo-to/freddo della vescica (urine abbondanti e chiare, incontinenza, enuresi), sono sovrapponibili a quelli di un vuoto dello y1ng del rene. L’eliminazione dell’urina costituisce la fase termi-nale delle trasformazioni dei liquidi, con un ulterio-re recupero di energia.

Vescica biliare – d2n La vescica biliare si differenzia dagli altri f} per due motivi: 1. non riceve alimenti o scarti 2. le viene attribuita un’attività mentale, come fos-

se uno z3ng Per questi e per altri motivi che analizzeremo in se-guito la vescica biliare viene annoverata anche tra i q^ h5ng zh% f}, o visceri straordinari.

LA TRADIZIONE TAOISTA L’incarico attribuito alla vescica biliare è quello della correttezza zh7ng e della giustizia zh8ng, che è anche l’idea del centro, del mediano. Infatti nel cap. 8 del S] W7n possiamo leggere:

“La vescica biliare ha l’incarico del giu-sto e dell’esatto, emana determinazione e decisione”.

La vescica biliare spesso viene chiamata “il f} delle essenze che sono nel centro, nel mediano” o anche “il f} di ciò che è chiaro e nel mezzo”. L’idea del giusto, del mediano è espressa dall’i-deogramma zh8ng . Esso raffigura un centro, un bersaglio, attraversato nel mezzo da una freccia e significa: essere al centro di noi stessi, essere giusti e corretti, anche rispetto agli altri. Tutto questo sta a sottolineare come essa non sia so-lo un f} di tipo ordinario, ma anche di tipo straordi-nario, insieme a cervello, midollo, ossa, m3i, vesci-ca biliare appunto e, in ultima posizione, l’utero. Essa quindi è l’unica tra questi sei visceri ad avere una duplice funzione: ordinaria e straordinaria. La colecisti ha a che fare con tutto ciò che è chiaro e puro (la bile è considerata come liquido puro), ed opera in modo centrale ed esatto. Essa lavora

dall’interno e, a differenza degli altri f} interessati ai processi digestivi, non ha contatto con l’esterno. Inoltre non ha rapporti diretti con gli alimenti. Il suo compito è legato alla messa in movimento, essa rappresenta l’aspetto y1ng del legno, prende le decisioni e fa sì che esse siano applicate senza osta-coli. Questo viene reso possibile dalla forza del q* di sh3o y1ng e dalla rettitudine che, applicata sin dal principio, assicura che sia percorsa e mantenuta la retta via. È per questo motivo che nel cap. 9 del S] W7n viene detto:

“Gli undici z3ng prendono le decisioni tramite la vescica biliare”.

Il comportamento degli organi e dei visceri dipende da quello della vescica biliare. Essi la consultano per la sua capacità di dare giudizi corretti e questo ha un’influenza sul corpo intero e sulla sua vitalità. Grande è l’energia del legno all’inizio della pri-mavera, ma, in questo sorgere ed innalzarsi del q*, qualcosa può facilmente uscire dal controllo: la buona direzione e l’equilibrio vengono garantiti dal-la vescica biliare. In qualità di viscere ordinario, invece, la colecisti svolge la funzione di facilitare la digestione e l’assorbimento dei liquidi e dei cereali con l’emissione della bile. La perdita di tale funzione, avrà ripercussioni sulla digestione medesima, sullo stomaco e sulla milza.

FUNZIONI 1. Accumula e secerne la bile 2. Controlla i tendini 3. Regge la capacità di prendere decisioni ACCUMULA E SECERNE LA BILE Il L^ng Sh[ definisce la vescica biliare “dimora del j%ng mediano”. Essa racchiude la bile o j%ng, che de-riva dalla quantità eccedente del q* del fegato. L’escrezione della bile, che avviene per facilitare la digestione, può essere ricondotta alla funzione di “agevolare ed assicurare la regolazione” svolta dal fegato. La funzione digestiva della vescica biliare è sottolineata dal fatto che, nonostan-te la contiguità anatomica con il fegato, d2n è collo-cata nel ji`o medio (a funzioni prevalentemente di-gestive), e non nel ji`o inferiore, insieme al fegato. Comunque, la vescica biliare mantiene uno strettissimo rapporto con il fegato e la maggior parte delle patologie

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coinvolge entrambi. Così, in caso di ristagno del q* del fegato, la bile non viene secreta agevolmente e le fun-zioni del ji`o medio ne risentono. Sarà in particolare colpito lo stomaco, affetto da un ristagno che sfocia in un controcorrente, testimoniato da eruttazioni, nausea e vomito biliare. CONTROLLA I TENDINI La funzione è analoga a quella svolta dal fegato,

salvo che, mentre il fegato nutre i tendini con il suo sangue, la vescica biliare assicura la contrattilità tendinea a mezzo del suo q*. A tale proposito si rammenti come il punto hu* dei tendini (34 GB – y1ng l^ng qu1n) appartenga al meridiano di vescica biliare. REGGE LA CAPACITÀ DI PRENDERE DECISIONI Argomento già trattato precedentemente.

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CAPITOLO 4

I visceri straordinari – q^ h5ng zh% f}

Nel cap. 11 del S] W7n leggiamo:

“Cervello, midollo, ossa, m3i, vescica biliare e utero, questi sei sono prodotti dal soffio della terra; tesaurizzano lo y%n e rimandano all’immagine della terra; ecco perché tesaurizzano senza mai fare scorrere verso l’esterno. Il loro nome è: f} straordinari”

Il cap. 10 del L^ng Sh[ li descrive invece nel seguente modo:

“Quando l’essere umano comincia a vivere, prima le essenze (j%ng) si compongono perfetta-mente. Quando le essenze sono perfettamente composte, cervello e midollo (n2o su& ) sono prodotti, le ossa (g}) fanno l’armatura, i vasi (m3i ) nutrono, i muscoli (j%n) fanno il duro, le carni (r-u) fanno le pareti, gli strati cutanei (p^ f}) sono sodi e peli e capelli (m1o f3) cre-scono, i cereali entrano nello stomaco, le vie dell’animazione (m3i d3o) stabiliscono la libera circolazione, allora sangue e soffi (xu7 q* ) circolano”

Cervello, midollo, ossa, m3i, vescica biliare e utero, citati sempre in quest’ordine, vengono definiti dai testi tradizionali come f} straordinari. Il loro nome è q^ h5ng zh% f}. Q^ è il medesimo carattere che indica gli otto meridiani “curiosi” ma, più che curioso, questo termine ha il significato di straordinario, di meravi-glioso. H5ng designa qualche cosa che dura a lungo, di permanente, che ha un carattere di perennità. Zh%

è una particella grammaticale, mentre f} designa un ricettacolo dove si raccolgono documenti o cose preziose ed utili: è questo il medesimo carattere che indica i f} ordinari. In sintesi, quindi, si tratta sempre di f}, ma straordinari, che sono in relazione con la perennità dell’essere. Questi sei visceri sono caratterizzati da alcune peculiarità che talvolta sembrano contraddittorie: sono dei f} e quindi cavi, ma viene detto che tesaurizzano il j%ng, richiamando in questo modo la funzione degli z3ng. Sono in numero di sei, numero che corrisponde ai soffi celesti, ma il S] W7n sottolinea la loro appartenenza alla terra. Inoltre, essi non sono sottoposti al sistema dei cinque elementi, non hanno quindi cicli stagionali, non sono accoppiati con alcun organo, e non hanno una prevalenza y%n/y1ng. Infine sono sprovvisti di vie energetiche, nel senso che non hanno rapporti esclusivi con i corrispondenti q^ m3i (meridiani straordinari), così come invece gli z3ng f} li hanno con i loro meridiani. Quindi, in sintesi, possiamo dire che i visceri straordinari hanno l’appellativo di f} (visceri), ma hanno un ruolo che richiama quello degli z3ng (organi), in quanto contengono e tesaurizzano il j%ng e, attraverso que-sto, sono ancorati al cielo anteriore. Inoltre, attraverso il carattere h5ng, si mettono in relazione con la peren-nità dell’essere. Come dice J. M. Kespi:

“I visceri curiosi, f} straordinari, precedono nell’embrione la comparsa degli z3ng e dei f}, nel medesimo modo nel quale i q^ m3i (meridiani straordinari) precedono l’apparizione dei meridiani principali. Essi svolgono inoltre un ruolo nel passaggio dalla vita informale alla vi-ta formale, dal senza forma (cielo anteriore) all’avente forma (cielo posteriore). Questi f}

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q^ h5ng zh% f} 37

hanno quindi importanza nella trasmissione della vita, all’interno della perennità, sia su un piano collettivo che individuale... e sono implicati a livello individuale nel processo di lunga vita e di immortalità”.

Oltre che rappresentare la materia fondamentale, in relazione sia con il cielo anteriore che con il cielo poste-riore, secondo i criteri del pensiero taoista, j%ng sono anche i liquidi più preziosi, la saliva e la bile, e soprat-tutto i gameti, ossia l’ovulo e lo spermatozoo. Questi f} straordinari, implicati nel passaggio dal senza forma alla forma, dal non manifesto al manifesto e viceversa, sono quindi intimamente legati al concetto di j%ng e, come già detto, lo tesaurizzano. Dice Zhuang zi:

“La vita è concentrazione di soffi, quando i soffi si concentrano allora c’è la vita, quando si di-sperdono allora c’è la morte”.

Lo scopo principale del taoismo è la descrizione delle regole materiali e spirituali che permettono di creare e di far nascere un “embrione di immortalità” o “embrione taoista”. Questo percorso dell’uomo dalla moltepli-cità verso l’unità, attraverso la “pratica” che consente di trasformare ciò che è spesso in sottile, trova un’ideale punto di inizio nell’utero (n| z& b`o, involucro intimo della gestazione) e il suo punto di arrivo nel cervello (n2o) dove, a livello della sommità del capo, vi sarà la liberazione dell’embrione d’immortalità. In conclusione cervello e b`o, primo e ultimo termine della sequenza dei sei f} straordinari, sono luoghi di creazione, sia di un embrione di carne, che di un embrione di immortalità. Una condensazione di soffi, un movimento del cielo verso la terra, dello y1ng verso lo y%n, delle essenze del padre che, provenienti dall’esterno, incontrano quelle della madre, che nutre e mantiene la vita, ed ecco la forma. Una sublimazione dei soffi, la terra che risponde al cielo in un movimento dello y%n verso lo y1ng, ed ecco il ritorno alla vacui-tà, alla potenzialità, al senza forma. I tre campi di cinabro rappresentano la condizione indispensabile perché avvenga una qualsiasi iniziazione e creazione a livello spirituale. Una divisione per tre che richiama la funzione nel corpo del triplice riscaldatore che, attraverso i suoi tre fuochi, sostiene le trasformazioni metaboliche necessarie al mantenimento della vita e che, nell’alchimia interna, si riferisce invece ai campi di cinabro inferiore, medio e superiore che Maspero definisce come “porte di comando di ciascuna di queste sezioni”. Il campo di cinabro inferiore è localizzato nel ventre, in una zona localizzata tre pollici sotto l’ombelico, con-tiene l’organo della gestazione (b`o) e raccoglie le essenze j%ng. Il campo di cinabro medio è situato nel cen-tro del torace, ripara il cuore e contiene i soffi q*. Il campo di cinabro superiore è localizzato nella testa, fra i due occhi, contiene il cervello e tesaurizza lo spirito sh5n.

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CERVELLO – N2O Il primo posto nell’elenco dei sei f} straordinari è occupato dal cervello Il suo ideogramma è formato dal radicale di carne e dalla fonetica xin che rappresenta la sommità del cranio con la sua fontanella , coperta dai capelli . Cranio e capel-li ambedue espressione energetica della potenza re-nale. Il cervello localizzato in alto, nel capo, riceve le es-senze più pure e, in questo modo, è in grado di pre-siedere alle funzioni superiori nell’uomo: il pensiero e gli organi di senso. Esso infatti è in relazione con il cielo e si associa alle virtù del cielo, ricevendo es-senze pure che saranno elaborate dai soffi sotto l’ispirazione degli spiriti. Possiamo leggere nel cap. 10 del S] W7n:

“Tutta la rete di animazione dipende dall’occhio”.

e nel cap. 30 del L^ng Sh[:

“Tutti i meridiani si concentrano negli occhi, si collegano al cervello”.

e infine nel cap. 62 del medesimo libro:

“Tutti i soffi salgono al cervello e circo-lano fuori dai meridiani, attraverso lo stomaco, il polmone, la radice della lin-gua, l’occhio, il cervello”.

L’occhio è il luogo di riunione dei m3i. Esso, da una parte è in diretta connessione con il cervello, e dall’altra lo è con il cuore, maestro dei m3i mede-simi ed alloggio degli spiriti. Cervello che quindi, in ogni istante, riceve informazioni dal-l’intero organi-smo sia dall’interno, ossia da tutti i visceri e dalle loro dipendenze anatomiche e fisiologiche, così come dall’esterno, attraverso gli organi di senso, che mettono l’uomo in relazione con il mondo cir-costante. Il cervello quindi appare come un centro di integra-zione e di equilibrio, che riceve informazioni, le e-labora e poi le restituisce. Questo su ogni piano, dal più fisico, al più sottile, attraverso le relazioni che intrattiene in primo luogo con il cuore ed i m3i. Come dice padre C. Larre:

“La buona relazione del cuore (e degli spiriti che vi risiedono) con il cervello permette lo sviluppo del pensiero..... Il cuore permette la fedeltà interiore e il cervello permette il buon funzionamento degli orifizi di comunicazione con l’esterno”.

L’ideogramma di pensiero si, raffigura il cuore

sotto la scatola cranica , contenente il cervel-lo. Lo psichismo e l’attività neurologica sono il frut-to dell’interrelazione lungo l’asse shao y%n ac-qua/fuoco, rene/cuore, j%ng /sangue. È così che se il j%ng ed il sangue sono floridi, la mente è calma, gli orecchi possono udire, gli occhi possono vedere e che invece se il j%ng ed il sangue sono in vuoto, la mente è ansiosa, la capacità di attenzione scarsa, la memoria modesta, l’udito e la vista poco acuti. Il cervello può svolgere tutte queste sue funzioni solo in associazione con il midollo. Cervello e mi-dollo rappresentano infatti una coppia inscindibile, in una relazione y%n/ y1ng, nella quale il cervello si riferisce al cielo ed il midollo alla terra. MIDOLLO – SU& Il cap. 5 del S] W7n afferma:

“I reni generano le ossa ed il midollo”. Cervello e midollo dipendono dai reni e quindi sono in relazione con l’acqua. Essi sono costituiti da ac-qua, sono immersi nell’acqua e contengono acqua, così come sostiene Zao Bichen che dice: “L’energia spirituale del cielo anteriore si situa al centro del bulbo rachideo” dove si trova l’acqua primordiale, protetta da due visceri straordinari, il midollo e l’osso, e dalla quale emerge ogni forma di vita. Come detto nel paragrafo precedente, cervello e mi-dollo sono una coppia inscindibile, legati in una re-lazione dove il cervello ricopre l’aspetto più y1ng, legato al cielo che dà gli ordini, e dove il midollo è più legato invece allo y%n , alla terra, che ne rende possibile l’esecuzione. Ritroviamo questo legame nel cap. 10 del S] W7n dove è scritto:

“Tutto ciò che è midollo dipende dal cer-vello”.

e ancora nel cap. 33 del L^ng Sh[ dove si legge:

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“Il cervello è il mare del midollo”. Il midollo su&, è formato dal radicale di osso g} (nella parte inferiore del quale ritroviamo il radicale di carne ), e dalla fonetica , formata da , che sottende un’idea di movimento, e da che significa seguire, conformarsi. In particolare, viene detto che il midollo dipende dal cervello così come i fiumi dipendono dal mare. Cervello e midollo sono inti-mamente uniti ma, in questo caso, troviamo citato un altro legame molto stretto, esistente tra altri due visceri straordinari: il midollo e l’osso. Attraverso il midollo e le ossa ritroviamo il duplice aspetto dei reni e il loro essere acqua e fuoco. En-trambi questi f} straordinari sono infatti costituiti dalle essenze e dai soffi che provengono dai reni. Dalla qualità di queste essenze e di questi soffi l’osso riceve la sua qualità di essere diritto, mentre il midollo ottiene la ricchezza che gli permette di sostenere la vita e il sangue. Yvonne Mollard, trattando il midollo e le ossa, si rifà alla dialettica del duro e del molle (gan rou) parlandone nel seguente modo:

“Il duro, forte e resistente, protegge il molle che, a sua volta, lo genera e lo nu-tre. Le ossa, dure, solide e protettrici, formano una coppia con il midollo, gras-so e prezioso succo di vita. Esso si con-centra al riparo, nella parte più profonda del corpo, protetto dall’osso, così come la mandorla, capace di generare tutta la pianta, è conservata nel cuore del noc-ciolo duro..... Da un lato la durezza dell’osso evoca il freddo e l’acqua, men-tre dall’altro il midollo, che genera il sangue, evoca il fuoco”.

OSSA – G} Ossa e midollo sono quindi uniti nella dialettica gan rou, del duro e del molle. In effetti l’osso è il tessu-to più duro e resistente del corpo umano ed è quello che, anche dopo la morte, sopravvive più a lungo, dando riparo nel suo ritorno alla terra alle anime vegetative dei p-. L’osso è in relazione con i reni, che gli conferiscono la sua solidità e la sua dirittura, solidità necessaria

da una parte per dare appoggio alla forza e alla po-tenza muscolare del fegato, dall’altra per sostenere la forma delle carni della milza. È questo essere rene, condensazione della sua ener-gia, che permette alle ossa di durare a lungo nel tempo. Questo loro essere luogo di riparo per i p-, anime vegetative legate alla terra, prime e ultime manifestazioni di vita e di morte, che permette all’osso di trovare una collocazione tra i f} straor-dinari, a protezione di cervello e midollo, presie-dendo infine con i m3i alla strutturazione materiale ed energetica del corpo. VASI – M#I In medicina tradizionale cinese il termine m3i de-signa le vie di circolazione del sangue e dei soffi, determinati dal cuore e dagli spiriti. Y. Mollard li paragona alle correnti marine, che seguono dei tra-gitti precisi, ma senza essere contenuti in canali. Acqua che scorre nell’acqua, flussi pre-ferenziali di energia che si muovono all’interno dell’energia. Es-si contengono q* (in particolare y^ng q*, la forma di energia più vicina al sangue) e sangue, che circola-no in tutto l’organismo per nutrirlo. Zh`ng Ji7-b%n, nella sua opera J&ng Yu7 Qu1n Sh[, afferma:

“Esiste un rapporto tra q* e vasi come tra un fiume ed il suo alveo: essi sono in-separabili”.

Anche l’ideogramma di m3i si rifà a questa idea di fiume; esso rappresenta infatti delle correnti d’acqua e il loro flusso continuo e perpetuo che ri-chiama la perennità dei f} straordinari. Essi sono l’armatura immateriale ed energetica del corpo, al pari dell’osso, che svolge lo stesso ruolo su un pia-no più materiale. Nel corpo umano, i m3i rappresentano la rete di a-nimazione: sono le vie dei meridiani, ricchi in misu-ra variabile di sangue e di soffi. Nell’al-chimia in-terna taoista, essi rappresentano invece le vie che mettono in comunicazione i campi di cinabro tra di loro, rendendo possibile la trasformazione di ciò che è spesso in sottile. VESCICA BILIARE - D2N La funzione ordinaria, e parte di quella straordina-ria, della vescica biliare, che spesso tendono a con-

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fondersi e ad intrecciarsi l’una con l’altra, sono già state trattate nel paragrafo relativo ai f}. In questo contesto cercheremo di completarne il quadro, trat-tando i suoi rapporti con il cosmo, il suo essere fuo-co, la sua relazione con l’utero e con la bile. Nel cap. 9 del S] W7n viene detto:

“Gli undici z3ng prendono le decisioni tramite la vescica biliare”.

e ancora nel cap. 58 dello stesso libro:

“Tutte le energie hanno la loro importan-za, però è la vescica biliare che prende l’ultima decisione, questo perché essa regge tutta l’energia che comincia a pro-dursi”.

La grande importanza della vescica biliare può esse-re spiegata anche attraverso la relazione che essa ha con il cosmo, e negli scambi energetici che si intrat-tengono tra il cielo e la terra attraverso l’uomo. Nel-la sistematica dei dieci tronchi celesti e dei dodici rami terrestri, la vescica biliare è in relazione con il primo tronco celeste jia, che raffigura un seme che giace nella terra in relazione con il legno y1ng, e con il primo ramo terrestre zi, che rappresenta un bambino, figlio del cielo e della terra, che nasce nel cuore dell’inverno, in relazione con il soffio del-lo sh3o y1ng. È la spinta energetica della vescica biliare, attraver-so lo slancio dello sh3o y1ng, del giovane y1ng, a dare il principio e l’impulso ad ogni inizio. Come dice Y. Mollard: “La vescica biliare e sh3o y1ng sono al principio di ogni cosa nel cielo, sulla terra e nell’uomo. Essi definiscono la nozione di tempo, attraverso il ciclo jia zi. L’utero ha invece la fun-zione di elaborare una forma e, sotto questo aspet-to, è più in rapporto con lo spazio”. La vescica biliare rappresenta uno dei fuochi del corpo. Essa è l’espressione del fuoco ministro, del fuoco che lavora e, nello stesso tempo, è legata al vento per il suo essere aspetto y1ng del legno. Que-sto spiega il suo grande dinamismo energetico e la forza delle sue manifestazioni, che possono essere anche molto violente. Essa contiene la bile, chiamata anche “fuoco che circola”, considerata nella tradizione cinese come essenza pura e chiara e, come simbolo di vita, di na-

scita e di rinascita Nei processi di immortalità, se-condo Y. Mollard, la vescica biliare rappresentereb-be l’organo sessuale maschile, mentre la bile lo sperma. Essa ordinerebbe l’avvento di una nuova nascita, inseminando il proprio “utero” con lo “sperma/bile” per ottenere l’embrione di lunga vita. Una vescica biliare ed un utero simbolici, al di là della forma corporea, che possiamo ritrovare tanto nell’uomo quanto nella donna. La vescica biliare è coraggio, audacia, è correttezza zh7ng, giustizia zh8ng, è il f} mediano di ciò che è chiaro nel mezzo. Inoltre è l’inizio di ogni movi-mento, è fuoco e vento e contiene la bile, liquido chiaro e puro. Tutto ciò rende conto del suo essere inclusa nell’elenco dei q^ h5ng zh% f}, visceri in rapporto con la perennità dell’essere e con la forma-zione dell’embrione di lunga vita, cosa che rende questi f} meravigliosi e straordinari. UTERO – N| Z& B`O Con la vescica biliare, l’utero forma una coppia de-voluta alla trasmissione della vita ed al suo mante-nimento, sui piani materiale, spirituale ed energeti-co. Nella tradizione cinese si parla di n| z& b`o, gli involucri della vita, gli involucri della gestazione, dove il termine b`o significa avvolgere, conte-nere. Secondo Wieger, questo carattere rappresenta l’immagine di un embrione contenuto nell’addome della donna. Nella 36° difficoltà del N1n J%ng è scritto:

“ M*ng m5n è la residenza delle essenze-spiriti (j%ng-sh5n); là si connettono i soffi originali (yu1n q* ). L’uomo vi tesaurizza le proprie essenze (j%ng -sperma), la don-na vi ancora il b`o (organi della gesta-zione)”.

Secondo Y. Mollard, la relazione tra m*ng m5n e b`o fa sì che quest’ultimo sia in rapporto con tutti i m3i del corpo, per realizzare una creazione materia-le. M*ng m5n rappresenta il mezzo attraverso il quale essa si compie, mentre b`o è il luogo di que-sta realizzazione, dove si riuniranno il sangue, vei-colo di sh5n, e le essenze, espressione della vitalità, per creare un bambino o per portare a termine una creatura spirituale. Nel cap. 1 del S] W7n, l’utero è chiamato la “via della terra”, dal quale ciascun essere umano provie-

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q^ h5ng zh% f} 41

ne. Nella tradizione taoista questa terra è il luogo di trasformazione dei soffi più spessi in soffi più sotti-li, con il fine di arrivare alla trasformazione ultima che sono gli spiriti: sh5n. Nella terra sono imma-gazzinate le essenze (j%ng) che provengono dall’alimentazione e dalla respirazione, che devono essere raffinate e trasformate in soffi, che si elevano sino al cuore. A questo livello, come dice E. Rochat de la Vallée, “ sh5n associato alle essenze più pure, realizzerà il compimento delle funzioni superiori dell’uomo: il pensiero e la funzionalità degli organi di senso”. Dall’utero prende inizio la rivoluzione celeste, at-traverso i sei f} straordinari e il lavoro che si com-pie nei tre campi di cinabro, che porta alla realizza-zione dell’embrione di immortalità. Secondo Zao Bichen, questa trasformazione si svolge in tre tappe. La prima è rappresentata dalla sublimazione dell’essenza (j%ng) e dalla sua trasformazione in sof-fio (q* ). La seconda è ancora una sublimazione del soffio (q* ) e la sua trasformazione in energia spiri-tuale (sh5n). La terza e ultima tappa è la sublima-zione dell’energia spirituale (sh5n) e il suo ritorno alla vacuità. Una via energetica è messa in relazione con l’utero e si tratta di b`o m3i. Nel cap.33 del S] W7n pos-siamo infatti leggere:

“ b`o m3i è il vaso che ha una relazione di dipendenza con il cuore e che è legato al centro degli organi della gestazione”.

È a partire da b`o m3i che r7n m3i, d[ m3i e ch8ng m3i si dividono per compiere, in associazio-ne con d3i m3i, la loro opera di strutturazione e di organizzazione del corpo. È sempre attraverso b`o m3i che sono in comunicazione tra di loro due zone di concentrazione del sangue. Una situata nel torace, in rapporto con il cuore e con sh5n, rappre-sentata da x%n b`o, ossia l’involucro del cuore.

L’altra, localizzata nella pelvi, in rapporto con i reni e con il loro j%ng, ossia n| z& b`o. Un rapportarsi che permette l’unione lungo l’asse sh3o y%n tra il cuore e il rene, tra sh5n e j%ng, tra il fuoco e l’acqua, base di ogni trasformazione e di ogni creazione. L’utero, altresì denominato b`o g8ng o z& g8ng o zi z3ng o b`o z3ng assolve, su un piano più fisico e materiale, al ruolo di governare le mestruazioni, il concepimento e la gravidanza. Questo attraverso i suoi rapporti con i reni e con i meridiani straordina-ri, in particolare ch8ng m3i e r7n m3i. Se il j%ng del rene è florido, il sangue ed il q* di ch8ng m3i e r7n m3i sono abbondanti, è possibile concepire, portare a termine la gravidanza e le me-struazioni sono regolari. Se il j%ng del rene è debole, ch8ng m3i e r7n m3i sono vuoti, i mestrui sono irregolari, possono mani-festarsi amenorrea e sterilità. Al di là di queste connessioni e dipendenze, l’utero deve contare su di un adeguato e costante apporto di sangue, e gli organi che presiedono alla formazione ed alla distribuzione del sangue manifestano uno stretto rapporto con n| z& b`o. Pertanto, il cuore, che governa il sangue, il fegato, che lo accumula e lo distribuisce, la milza, che lo produce e lo trattiene nei vasi, sono fisiologicamente correlati all’utero. Infatti: • se il sangue del cuore e/o della milza e/o del fe-

gato è in vuoto, i mestrui potranno essere scarsi, ritardati o assenti;

• se la milza è in vuoto e non trattiene il sangue, potranno verificarsi emorragie uterine (con ca-ratteri di vuoto);

• se il calore agita il sangue del fegato, po-tranno verificarsi anticipi mestruali o me-no/metrorragie (con caratteri di pienezza);

• se il q* ed il sangue del fegato ristagnano, le mestruazioni possono essere irregolari e doloro-se, associate a coaguli e/o a masse addominali.

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CAPITOLO 5

RAPPORTI TRA GLI Z#NG

Lo stato di salute di un individuo dipende da un equilibrio dinamico tra le varie funzioni organiche, come ben evidenziato dalle leggi fisiologiche che reggono i 5 Elementi. La produzione di q*, sangue, liquidi orga-nici, così come la loro circolazione dipendono non solo e non tanto dalle azioni svolte dai singoli organi, quanto dalle loro interazioni, che valgono a mantenere l’equilibrio y%n-y1ng. CUORE E POLMONE Entrambi questi z3ng risiedono nel ji`o superiore e formano un’unità funzionale per larga parte inscin-dibile. Il cuore governa il sangue, il polmone regge il q*: i rapporti che legano cuore e polmone sono quindi quelli intercorrenti tra q* e sangue. Questi ultimi dipendono l’uno dall’altro, come affermato dalla massima “il q* è il comandante del sangue, il sangue è la madre del q* ”, nel senso che il sangue, per circolare, necessita della forza propulsiva del q*, mentre il q* ha le sue basi materiali nel sangue. Il cuore, capitale del sangue e dei vasi sanguigni, di-pende dal q* del polmone affinché il suo sangue possa circolare nell’albero vascolare, il polmone di-pende dal sangue del cuore per il suo nutrimento. Se il q* del polmone è in vuoto, il q* del cuore ten-derà a ristagnare, il che provocherà una stasi del sangue del cuore, che si manifesterà con palpitazio-ni, dolori precordiali, incarnato bluastro, lingua purpurea. Se il q* del cuore è in vuoto ed il sangue scorre con difficoltà, la funzione di diffusione e di discesa del polmone è intralciata, e potranno comparire tosse, dispnea, asma, oppressione al petto. Una pienezza del fuoco del cuore potrà disseccare i liquidi del polmone, provocando tosse secca, naso asciutto e sete. Di fondamentale importanza per i rapporti cuore polmone e z8ng q*, l’energia del torace, che nutre entrambi questi organi e presiede alla formazione del sangue. Se z8ng q* è in vuoto, la voce sarà fio-ca, il respiro difficoltoso, le estremità, soprattutto quelle superiori, fredde. CUORE E MILZA I rapporti tra cuore e milza riguardano soprattutto la fisiologia del sangue. Il cuore infatti regge il san-gue, che si forma al suo livello, dalla combinazione dell’energia respiratoria con la quota più pura degli

alimenti estratti dalla milza ed innalzati da quest’ultima al ji`o superiore. D’altro canto, mentre il cuore provvede a reggere la circolazione del sangue, la milza lo trattiene nei va-si. Se il q* della milza è in vuoto, non verrà prodotto abbastanza sangue ed il sangue del cuore sarà vuo-to, con comparsa di palpitazioni, difficoltà di con-centrazione, ansia, insonnia. CUORE E FEGATO I rapporti tra cuore e fegato si fondano da una parte sulla fisiologia del sangue, dall’altra sul ruolo che entrambi gli organi giocano nella sfera psichica. Il cuore governa il sangue, mentre il fegato lo im-magazzina, mettendolo a disposizione dell’or-ganismo in funzione delle richieste. Se il sangue del cuore è in vuoto, anche quello del fegato sarà carente e potranno comparire xe-roftalmia, vertigini, iperonirismo, ipo-amenorrea. Se il sangue del fegato è in vuoto, anche quello del cuore sarà in deficit e potranno comparire palpita-zioni, ansia, insonnia. A livello mentale il cuore è la sede dello sh5n, men-tre il fegato presiede alle funzioni di drenaggio, che si esercitano anche sui sentimenti. In tal senso, un indebolimento dello sh5n del cuore potrà produrre depressione ed ansia, mentre i sentimenti trattenuti che provochino un ristagno del q* del fegato posso-no esaurire lo sh5n. CUORE E RENI I rapporti tra cuore e reni sono fondamentali, e comprendono due aspetti: 1. i rapporti tra fuoco ed acqua, 2. l’interrelazione tra j%ng, sangue e sh5n. RAPPORTI TRA FUOCO ED ACQUA Questa visione è riferita alla teoria dei 5 elementi, secondo la quale il fuoco è connesso al cuore e

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Rapporti tra gli z3ng 43

l’acqua ai reni, non considerandosi la doppia radice rene y%n / rene y1ng. D’altra parte, l’a-derenza alla teoria dei 5 elementi è solo parziale in quanto que-sto rapporto fisiologico che lega cuore e reni è rife-ribile al controllo (inibizione) dell’acqua sul fuoco, mentre il rapporto inverso costituirebbe una ribel-lione. In quest’ottica il cuore è posto nel ji`o superiore, la sua essenza è il fuoco, di natura y1ng, calda e dina-mizzante, mentre i reni sono situati nel ji`o inferio-re, la loro essenza è l’acqua, di natura y%n, fredda, tendente a rallentare e calmare. I rapporti tra cuore e rene sono quindi quelli fondamentali fra freddo e calore, tra y%n e y1ng, che si esplicano lungo l’asse sh3o y%n, il più profondo ed essenziale dell’organismo. In quest’ottica il fuoco del cuore deve discendere a riscaldare e dinamizzare l’acqua del rene, mentre l’acqua del rene deve salire a raf-freddare e nutrire il fuoco del cuore. Tale rapporto di interdipendenza viene denominato “sostegno re-ciproco del cuore e del rene”. Se lo y1ng (fuoco) del cuore è debole, non potrà scendere a riscaldare lo y1ng dei reni, i liquidi non verranno trasformati e potranno traboccare verso l’alto, causando edemi, palpitazioni, panico. In tal caso si parlerà di “q* dell’acqua che insulta (gela) il cuore”. Se lo y%n (acqua) dei reni è in vuoto, lo y%n del cuo-re sarà debole ed il suo y1ng, incontrollato, diverrà iperattivo, causando ansia, insonnia, palpitazioni, sudorazioni notturne. In tal caso, si parlerà di rene e cuore non hanno scambi”. INTERRELAZIONE TRA J%NG, SANGUE E SH7N Il cuore regge il sangue, i reni accumulano il j%ng. Il j%ng del rene genera il midollo, che produce il san-gue, il sangue nutre il j%ng. A sua volta il sangue, prodotto dal j%ng ancora lo sh5n. Il j%ng dei reni produce il midollo delle ossa e del cervello, dimora dello sh5n originale (yu1n sh5n). Il j%ng è la sostan-za preziosa che nutre e costituisce il fondamento dello sh5n, che ne costituisce a sua volta la manife-stazione esteriore. Anche in questo caso si ripropo-ne il problema della localizzazione dello sh5n a li-vello del cuore e/o del cervello, comunque quanto appena detto evidenzia la relazione tra j%ng e sh5n (reni e cuore) vuoi diretta, vuoi mediata dal sangue. Se il j%ng è in deficit, lo sh5n è depresso, manca di vitalità e di volitività. Se lo sh5n è alterato da di-sturbi emozionali, anche il j%ng si impoverirà. Se il j%ng è in vuoto, il sangue non verrà generato ed il sangue di cuore sarà in deficit, con comparsa di pal-pitazioni, difficoltà di concentrazione, insonnia.

MILZA E POLMONE I rapporti tra milza e polmone riguardano 1. la produzione dell’energia 2. il metabolismo dei liquidi organici LA PRODUZIONE DELL’ENERGIA la milza è la “base dell’acquisito”, il polmone regge il q*. La milza estrae la parte più pura dell’energia degli alimenti e la innalza al ji`o superiore dove, mescolandosi con l’energia respiratoria, forma z8ng q*. Abbiamo visto, parlando della milza, come la quota energetica di derivazione alimentare sia fon-damentale nel rinnovamento dell’energia dell’organismo. Se la milza è in vuoto, non estrarrà abbastanza energia ed il rifornimento energetico al polmone sarà insufficiente, tanto che compariranno astenia e dispnea. D’altra parte, se la funzione di diffusione/discesa del q* retta dal polmone è defici-taria, anche le funzioni di trasporto/trasformazione della milza ne risentiranno, con comparsa di anores-sia, feci molli, diarrea, gonfiori addominali, edemi. IL METABOLISMO DEI LIQUIDI ORGANICI La milza regge la trasformazione ed il trasporto, il polmone la diffusione e la discesa. La milza è la sorgente dei liquidi organici estratti dagli alimenti, il polmone la sorgente superiore dei liquidi, spinti verso il basso e la superficie dai movimenti del q* del polmone. Se il q* della milza è vuoto, i liquidi organici non vengono metabolizzati e tendono a ri-stagnare, addensandosi in mucosità. Tali mucosità tenderanno a depositarsi nel polmone, in forza del detto “ la milza è la sorgente delle mucosità, il pol-mone il vaso che le contiene”, con comparsa di di-spnea, tosse, catarro abbondante. D’altra parte, se la funzione di abbassamento dei liquidi retta dal pol-mone è deficitaria, anche le funzioni di traspor-to/trasformazione della milza ne risentiranno, con comparsa di feci molli, diarrea, edemi. MILZA E RENI La milza è il fondamento dell’energia del cielo po-steriore, i reni la base dell’energia del cielo anterio-re: queste energie si sostengono vicendevolmente. Il q* acquisito (milza) rifornisce e sostiene quotidia-namente; il q* innato (reni) attraverso l’energia e-stratta dagli alimenti, il q* innato (reni/m*ng m5n) fornisce il calore necessario per digerire e trasfor-mare gli alimenti alla base del q* acquisito (milza). Se il q* della milza è in vuoto, il j%ng del rene si impoverisce e compaiono acufeni, vertigini, testa vuota, lombalgie. Se lo y1ng dei reni (fuoco del m*ng m5n) è in vuo-to, lo y1ng della milza è in deficit e compaiono

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diarrea con alimenti indigeriti, diarrea della quinta ora (mattutina), dolori addominali calmati dal calo-re, freddolosità generalizzata e più pronunciata all’addome. D’altra parte, entrambi gli organi giocano un ruolo fondamentale nel metabolismo dei liquidi. Se la milza è in vuoto, i j%n y7 non verranno correttamen-te metabolizzati e l’umidità che si accumulerà potrà compromettere le funzioni dei reni, così come un deficit dello y1ng dei reni potrà provocare comparsa di umidità od edemi a causa dell’incapacità della milza a metabolizzare i liquidi. MILZA E FEGATO Il fegato comanda il drenaggio, l’armonico fluire del q*, ivi compresi i movimenti dell’energia della milza verso l’alto e quelli dell’energia dello stoma-co verso il basso. Inoltre, il fegato assicura il libero fluire della bile, che sostiene la digestione. Se il q* del fegato ristagna, ciò compromette le capacità di trasformazione del ji`o medio, con comparsa di a-noressia, gonfiori addominali, eruttazioni, inquadra-ti nelle sindromi disarmonia fegato/milza” e “di-sarmonia fegato/stomaco”. D’al-tra parte, se la mil-za è in deficit e le sue funzioni di trasformazione-trasporto sono insufficienti, i cibi possono ristagna-re nel ji`o medio, con ciò intralciando l’armonico fluire del q* del fegato, con comparsa di dolori agli ipocondri, distensione addominale, irritabilità. La milza estrae l’essenza degli alimenti, che servirà a produrre il sangue, il fegato immagazzina il san-gue. Se la milza è in vuoto, la formazione del san-gue ed il suo mantenimento all’interno dei vasi sa-ranno compromessi, ed il sangue del fegato potrà essere insufficiente, con comparsa di xe-roftalmia, disturbi visivi, crampi, ipo-amenorrea, irritabilità, iperonirismo. Se la milza è in vuoto, l’umidità non verrà metabo-lizzata e, alla lunga, tenderà a trasformarsi in umidi-tà-calore, con ripercussioni sul fegato e sulla vesci-ca biliare e comparsa di ittero. FEGATO E RENI Il fegato immagazzina il sangue, i reni accumulano il j%ng. I rapporti tra fegato e reni sono quindi es-senzialmente quelli tra j%ng e sangue. Il sangue del fegato rifornisce, nutre e sostiene il j%ng dei reni, il quale, a sua volta, nutre i midolli, che producono il sangue. Questo interscambio è alla base dell’aforisma “ j%ng e sangue hanno la medesima origine, i reni ed il fegato hanno la medesima origi-ne”. Se il sangue del fegato è in deficit, può provo-care vuoto del j%ng dei reni, con comparsa di sordi-tà, acufeni, lombalgia, polluzioni notturne. Se il j%ng

dei reni è in vuoto, può provocare un vuoto del san-gue del fegato, con comparsa di xeroftalmia, distur-bi visivi, crampi, ipo-amenorrea, irritabilità, ipero-nirismo. In ultimo, lo y%n dei reni nutre lo y%n del fegato. Se lo y%n dei reni è vuoto, lo y%n del fegato è danneg-giato e non riuscirà a trattenerne lo y1ng, che si agi-terà in alto, con comparsa di cefalea, irritabilità, vertigini, acufeni, disturbi visivi. D’altra parte, un fuoco del fegato in eccesso può consumare lo y%n dei reni, con comparsa di lombalgie, sudorazioni notturne, calore ai 5 cuori. FEGATO E POLMONE Le relazioni tra fegato e polmone interessano la sfe-ra del q*. Il polmone, maestro del q*, si trova nel ji`o superiore, è lo z3ng y%n nello y1ng e provvede a diffondere ed indirizzare il q* verso il basso. Il fegato provvede all’armonico fluire del q*, si trova nel ji`o inferiore, è lo z3ng y1ng nello y%n e, sebbe-ne diffonda il q* in tutte le direzioni, la sua energia possiede un tropismo verso l’alto. Se il q* del polmone è in vuoto, oltre all’astenia ed alla tosse, potranno manifestarsi dolori distensivi agli ipocondri irradiati al torace, depressione e mu-tevolezza di umore e si parla di “metallo che non controlla il legno”. Se il q* del fegato ristagna, il q* del polmone, intral-ciato nel suo movimento verso il basso, può rista-gnare nel torace e risalire controcorrente, provocan-do dispnea, tosse ed asma. Se il ristagno del q* del fegato si trasforma in fuoco, questo può seguire il meridiano del fegato, che at-traversa il diaframma e si getta nel polmone, bru-ciandolo e danneggiandone i liquidi organici, con comparsa di tosse, dolori al torace, emottisi, emftoe, oltre che dolori agli ipocondri. In tal caso si parlerà di un “fuoco di fegato che insulta il metallo”. POLMONE E RENI I rapporti tra polmone e reni riguardano il q* ed i liquidi organici. Per quanto concerne il q*, il polmone deve indiriz-zare verso il basso l’energia respiratoria, o, se vo-gliamo, z8ng q* (energia del ji`o superiore), mentre i reni debbono afferrarlo e trattenerlo, contempora-neamente inviando yu1n q* (energia del ji`o infe-riore) verso il torace, per promuovere la formazione di z8ng q* e di sangue a partire dall’energia respira-toria e da quella alimentare. Se questo meccanismo di abbassamento, ricezione e trattenimento del q* è deficitario, sia per un vuoto del polmone che per un deficit dei reni, si manifesteranno dispnea asmati-forme e tosse aggravate dallo sforzo.

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Rapporti tra gli z3ng 45

Per quanto concerne i liquidi organici, i reni reggo-no l’acqua ed il polmone è la sorgente superiore delle acque. In questo rapporto, il polmone abbassa i liquidi ricevuti dalla milza verso il rene, il quale li vaporizza e ne rinvia una parte al polmone, per mantenerlo umido. Questi due processi richiedono una validità del q* del polmone e dello y1ng dei re-ni. Se il q* del polmone è vuoto, non comunica con i reni, e possono comparire in alto edemi superficiali al volto, in basso incontinenza o ritenzione urinaria. Anche le situazioni di pienezza del polmone, con intralcio all’abbas-samento del suo q* e dei liquidi,

possono provocare comparsa di edemi alla parte su-periore dell’organismo. Se lo y1ng dei reni è in de-ficit, il liquidi organici non saranno trasformati ed espulsi, con comparsa di edemi alla parte inferiore del corpo che possono diffondersi ed intralciare le funzioni del polmone, con comparsa di dispnea. Lo y%n del rene è yu1n y%n, lo y%n originale, ed un suo vuoto lo renderà incapace di salire ad inumidire il polmone, con comparsa di gola secca, tosse secca, afonia, sudorazione notturna, calore ai cinque cuori, pomelli arrossati.

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CAPITOLO 6

RAPPORTI TRA I F}

Il cap. 47 del L^ng Sh[ afferma:

“I 6 visceri trasformano gli alimenti e li fanno circolare sotto forma di liquidi. La raccolta – digestione – espulsione, dove vuoto e pieno si alternano, necessita di un preciso coordina-mento tra i visceri”

Come precedentemente illustrato, gli alimenti vengono sottoposti a successivi processi di decomposizione e separazione del puro dall’impuro. Il primo processo avviene nello stomaco, che invia il puro alla milza e l’impuro all’intestino tenue, il quale opera una separazione tra i liquidi ed i solidi, inviando i liquidi alla ve-scica ed i solidi al grosso intestino. I solidi, dopo un ulteriore riassorbimento dei liquidi, verranno espulsi dal grosso intestino sotto forma di feci; i liquidi, sottoposti all’attività trasformatrice del q* della vescica, ver-ranno eliminati sotto forma di urine. Questo processo digestivo si avvale dell’ausilio dei rimanenti visceri, in quanto la vescica biliare aiuta la di-gestione per mezzo della bile, mentre il triplice riscaldatore fornisce l’energia necessaria per il processo di-gestivo. Il sistema dei visceri costituisce quindi una catena che, da un punto di vista occidentale, comprende sia il si-stema digerente che quello urinario. Un’alterazione del processo di transito e trasformazione tenderà a river-berarsi sia a monte che a valle, con maggiore o minore intensità. Pertanto: • un calore pienezza di stomaco consuma i j%n y7, che non giungono ad irrorare gli intestini, i quali non

possono assorbire i liquidi, provocando feci dure, secche, stipsi, urine scarse e concentrate; • un calore pienezza che ostruisce il grosso intestino provocando stipsi, intralcia la funzione di discesa del-

lo stomaco, con comparsa di nausea e vomito; • un calore pienezza trasmesso all’intestino tenue dal cuore secondo la relazione bi2o l&, consuma i liquidi,

che non vengono inviati alla vescica, con comparsa di urine scarse ed ipercromiche; • l’umidità/calore nella vescica biliare può aggredire lo stomaco ed intralciarne i movimenti verso il basso,

con comparsa di un controcorrente che si manifesta con nausea e vomito Si rammenti che le patologie del transito intestinale intese in senso occidentale sono, nell’ottica della Medi-cina Tradizionale Cinese, per larga parte attribuite alla milza ed allo stomaco, così come le patologie da calo-re pienezza dell’intestino tenue inteso in senso cinese si manifestano soprattutto con sintomi urinari. Il transito intestinale e l’assorbimento paiono distinguibili in un aspetto funzionale ed uno materiale. L’aspetto funzionale riguarderebbe l’assorbimento, l’aspetto materiale riguarderebbe la comparsa delle feci e l’evacuazione. L’intestino tenue appare più legato all’aspetto funzionale, il grosso intestino a quello materia-le. I quadri di vuoto/freddo (intestino tenue freddo e vuoto – collasso del grosso intestino, grosso intestino freddo) sono più funzionali e maggiormente sovrapponibili a quelli di milza/stomaco. I quadri di pienezza sono più materiali. I quadri dell’intestino tenue hanno due tipi di pienezza, uno da ostruzione fino all’annodamento del q*, dove la stipsi è presente, ma il quadro è dominato dal dolore addominale, l’altro da calore, trasmessogli dal cuore, e che si manifesta soprattutto con sintomi urinari. Questa trasmissione di un’energia perversa dall’intestino tenue alla vescica sembra limitata al solo calore, infatti le urine sono scarse e scure, magari ematiche, ma senza pus e renella (umidità); questi ultimi sintomi sono classificati come umi-dità calore nella vescica e nelle eziologie non si parla di una trasmissione dall’intestino tenue. Stranamente, tra i quadri patologici dell’intestino tenue non vi è quello da umidità calore, che colpisce invece il grosso in-testino.

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Rapporti tra gli z3ng ed i f} 47

CAPITOLO 7

RAPPORTI TRA GLI Z#NG ED I F}

Ogni organo è collegato ad un viscere da un rapporto esterno – interno (bi2o l& ) tale per cui ogni organo y%n (z3ng) è in relazione funzionale ed anatomica (a mezzo dei meridiani) con un viscere y1ng (f} ). Tale con-nessione è stretta ed evidente per alcune coppie, ad esempio milza/stomaco, o fegato/vescica biliare, meno per altre, ad esempio cuore/intestino tenue, o triplice riscaldatore/ministro del cuore. CUORE – INTESTINO TENUE Il q* del cuore sostiene la funzione di separazione del puro dall’impuro svolta dall’intestino tenue, con ciò adombrandosi l’azione del fuoco fisiologico at-tribuibile al cuore secondo la teoria dei 5 movimenti ed al m*ng m5n – yu1n q* secondo un’altra visione precedentemente illustrata. Da un punto di vista psicologico, la capacità di a-dottare decisioni in base a giudizi formulati chiara-mente, attribuita all’intestino tenue, è riferibile al cuore – sh5n. La relazione tra cuore ed intestino tenue si manife-sta con maggior evidenza a livello patologico, so-prattutto nei confronti del calore. Infatti, quando il fuoco del cuore (ansietà, bocca amara, sete, ulcera-zioni della lingua) si trasmette all’intestino tenue, intralcia le funzioni svolte dal viscere sui liquidi or-ganici, li consuma, e le urine saranno scarse, scure, ematiche, la minzione dolorosa. MILZA – STOMACO La loro relazione è molto stretta, tanto che questa coppia, sebbene distinta da un punto di vista anato-mico, può essere considerata un’unità da un punto di vista funzionale, nella quale allo stomaco vengo-no attribuiti gli aspetti y1ng ed alla milza quelli y%n. Infatti: lo stomaco, y1ng ama l’umidità (y%n) e detesta la secchezza (y1ng); è più facilmente colpito dal calore (y1ng) e tende a soffrire di vuoto di y%n; più facilmente accusa patologie da pienezza. La milza, y%n ama la secchezza (y1ng) e detesta l’umidità (y%n); è più facilmente colpita dal freddo (y%n) e tende a soffrire di vuoto di y1ng; più facilmente accusa patologie da vuoto.

Posta nel ji`o medio, in una posizione di centralità questa coppia lavora in stretto contatto: lo stomaco riceve e contiene, frammenta ed omoge-neizza, la milza separa, trasporta e trasforma, lo stomaco regge la discesa dell’impuro, la milza la salita del puro, lo stomaco è l’origine dei liquidi e fa affidamento sulla milza per separarli e trasportarli, la milza trasporta le essenze dei cibi giovandosi del q* dello stomaco. Se, a causa di un accumulo di umidità, la milza non svolge la sua funzione di trasporto trasformazione ed innalzamento del q*, la funzione di raccolta dello stomaco sarà compromessa, il cibo ristagnerà cau-sando replezione gastrica e gonfiori, che sfoceranno in un controcorrente che si manifesterà come rigurgi-ti, eruttazioni, nausea e vomito. Di converso, se il cibo ristagna nello stomaco, il q* impuro dello stomaco non potrà scendere, il q* puro della milza non potrà salire e comparirà diarrea. POLMONE – GROSSO INTESTINO Il q*, indirizzato verso il basso dal polmone, aiuta il grosso intestino a far progredire il contenuto intesti-nale e l’abbassamento dei liquidi operato dal pol-mone mantiene lubrificato ed umido il grosso inte-stino. Se il polmone è in vuoto di q*, come spesso succede negli anziani, anche la progressione delle fe-ci è ral-lentata e si manifesta stipsi. D’altro canto, se il cibo ristagna nel grosso intestino, questo può interferire con le funzioni di abbassamento del polmone, pro-vocando distensione al petto, dispnea e tosse. RENI – VESCICA Il q* dei reni ed il m*ng m5n aiutano la vescica a trasformare i liquidi e ne regolano l’apertura e la chiusura.

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Se il q* dei reni è instabile, l’apertura e la chiusura della vescica sono difettose e si manifesteranno po-liuria, pollachiuria, enuresi, incontinenza. Se lo y1ng del rene è in vuoto, le urine non verranno e-screte (oliguria) e l’acqua si spanderà depositandosi nell’organismo (edemi). FEGATO – VESCICA BILIARE L’eccedenza del q* del fegato si trasforma in bile, che viene immagazzinata nella vescica biliare per

essere periodicamente secreta, al fine di aiutare la digestione. La funzione di immagazzinamento e se-crezione della vescica biliare dipendono dal-l’armonico fluire del q* del fegato. Da un punto di vista patologico questa coppia viene frequentemente coinvolta nel suo insieme, come indicato dai quadri di “il fuoco di fegato e vescica biliare infiamma l’alto” ed “umidità-calore nel fegato e nella vescica biliare”

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Sindromi semplici e complesse degli z3ng f} 49

SINDROMI SEMPLICI E COMPLESSE

DEGLI Z#NG F}

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CAPITOLO 8

SINDROMI DEL CUORE E DELL’ INTESTINO TENUE

Il cuore alloggia lo sh5n e governa il sangue ed i vasi sanguigni. L’intestino tenue assimila le essenze degli alimenti ed elimina gli scarti. Poiché la milza controlla l’intero processo digestivo, le sindromi dell’intestino tenue contrassegnate da sintomi digestivi sono spesso considerate quadri patologici di pertinenza della milza.

SEGNI E SINTOMI DA INCAPACITÀ AD ALLOGGIARE LO SH5N Il corpo è vigoroso e la mente libera e calma quando la funzione di alloggiare lo sh5n da parte del cuore è normale. Se questa funzione è alterata compariran-no sintomi psichici o disturbi dello stato di coscien-za. Tale funzione può essere alterata per molti mo-tivi. Ad esempio, il q* ed il sangue del cuore forni-scono l’energia ed il substrato materiale per allog-giare lo sh5n: se il q* e/o il sangue sono in vuoto, lo sh5n non avrà un luogo in cui risiedere e vagherà, come sperduto. Il paziente accuserà difficoltà di concentrazione, sarà distratto, presenterà vuoti di memoria, palpitazioni ed irrequietezza durante il giorno, insonnia o sonno disturbato da troppi sogni durante la notte.

Anche i fattori patogeni, in particolare il fuoco ed il flemma, possono alterare le funzioni del cuore. Il fuoco impedisce allo sh5n di alloggiare in pace nel cuore e lo costringe a vagare senza riposo: le mani-festazioni psichiche sono simili a quelle appena il-lustrate. Si rammenti, comunque, che mentre le ma-nifestazioni da fuoco sono pressoché esclusivamen-te di tipo pienezza, quelle da deficit di q* e sangue sono esclusivamente di tipo vuoto. Il flemma può annebbiare il cuore, intralciando lo stato di coscienza e causando sonnolenza, anneb-biamento del sensorio e coma. Se il fuoco/flemma aggredisce il cuore le manifestazioni saranno sia un obnubilazione dello stato di coscienza che un’agitazione mentale, come accade nella follia agi-tata con delirio verbale ed agitazione maniacale.

TABELLA 1. SEGNI E SINTOMI DA INCAPACITÀ DEL CUORE AD ALLOGGIARE LO SH5N

QUADRO SINTOMI Incapacità di alloggiare lo sh5n Vuoto di q*

Vuoto di sangue Fuoco di cuore

La mente vaga senza riposo (insonnia, iperonirismo, difficoltà di concentra-zione, ecc.)

Ostruzione degli orifizi del cuore Fuoco/flemma Flemma o umidità/flemma

Follia agitata (agitazione maniacale, de-lirio verbale, ecc) Follia calma (sonnolenza, obnubi-lazione del sensorio, coma)

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Sindromi semplici e complesse degli z3ng f} 51

SEGNI E SINTOMI DA INCAPACITÀ A CONTROLLARE IL SANGUE ED I VASI Il q* del cuore imprime al sangue la forza necessa-ria per circolare nei vasi. Se il q* del cuore è in vuoto compariranno palpitazioni, fiato corto, polso vuoto (x[). Talvolta il vuoto del q* del cuore può alterare il ritmo cardiaco, causando aritmie, tenden-zialmente delle bradiaritmie. Il vuoto del q* del cuo-re può complicarsi ulteriormente con un ristagno di sangue. Il ristagno di sangue nei vasi del cuore pro-voca in genere dolore precordiale o epigastrico, transitorio e modesto nei casi meno gravi, persisten-te, intenso nei casi gravi con stasi, accompagnati da cianosi, lingua di color violaceo in toto o settorial-mente. Sia il vuoto del q* del cuore che il vuoto del san-

gue del cuore danneggiano il rifornimento di san gue all’intero organismo, il che si manifesta inva-riabilmente, fra i tanti sintomi possibili, con pallore, sia a livello dell’incarnato che della lingua. Sebbene ogni patologia organica si manifesti a livello della lingua, si rammenti che il cuore ha la sua apertura somatica nella lingua, pertanto: una lingua pallida indica un vuoto del q* e/o del sangue del cuore una lingua violacea indica un ristagno del sangue fino alla stasi una lingua arrossata, in particolare alla punta, e so-prattutto se ulcerata, indica un’iperattività del fuoco del cuore una lingua pallida indica un vuoto del q* e/o del sangue del cuore.

TAVOLA 2 – SEGNI E SINTOMI DA INCAPACITÀ A CONTROLLARE IL SANGUE ED I VASI

QUADRO FISIOPATOLOGIA SINTOMI Vuoto del q* del cuore Carente attività funzionale

Attività funzionale irregolare Ristagno di q* e xu7 nei vasi del cuore

Palpitazioni, fiato corto, lingua pallida Aritmie Dolori precordiali, cianosi, lingua vio-lacea

Vuoto del sangue del cuore Apporto di sangue carente Pallore cutaneo, lingua pallida, capo-giri

SINTOMI COMUNI NELLE AFFEZIONI DEL CUORE A) PALPITAZIONI. Sono un sintomo aspecifico di coinvolgimento del cuore. I sintomi accompagnatori chiarificano il qua-dro: 1. affezioni del cuore/sh5n da fattori emoziona-

li: il paziente si spaventa facilmente e, general-mente, si associa insonnia;

2. vuoto del q* del cuore: di solito compaiono di giorno, sotto sforzo e recedono a riposo, spesso sono accompagnate da fiato corto, astenia, ca-pogiri e sudorazioni spontanee;

3. vuoto del sangue del cuore: di solito compaio-no di notte, indipendentemente dallo sforzo fisi-co, il paziente presenta un incarnato pallido, spesso si associano disturbi dello sh5n quali an-sia, insonnia, iperonirismo;

4. vuoto dello y%n del cuore e pienezza relativa del fuoco del cuore: spesso si associano irrita-bilità irrequietezza, capogiri, insonnia, sudora-zioni notturne e calore ai 5 cuori;

5. esaurimento dello y1ng del cuore: si associano dispnea, arti freddi, edemi, contrazione della diuresi.

B) INSONNIA. Di norma lo sh5n /cuore controlla il ritmo sonno – veglia. Quando lo y1ng (attività fisica e mentale) muta dal movimento al riposo, sopravviene il son-no, e quando trapassa dal riposo al movimento ci si sveglia. La normalità del sonno è fondata sulla natu-rale alternanza tra lo y%n e lo y1ng e l’insonnia rap-presenta una rottura di questo equilibrio. Sebbene l’incapacità del cuore di alloggiare lo sh5n sia la causa più frequente di insonnia, anche le affezioni di altri z3ng -f} possono alterare queste alternanze tra lo y%n e lo y1ng. L’insonnia, infatti, è un sinto-mo comune anche nelle seguenti sindromi. Vuoto del q* e del sangue del cuore e della milza: contraddistinto da insonnia, molti sogni che distur-bano il sonno, palpitazioni, smemoratezza, difficoltà di concentrazione, stanchezza, anoressia, pallore. Vuoto dello y%n ed eccesso del fuoco

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del cuore o del fegato o di entrambi: contraddistinto da irrequietezza, insonnia, capogiri, acufeni, xero-stomia, calore ai 5 cuori, lingua arrossata, polso ra-pido (shu-); possono associarsi polluzioni notturne, smemoratezza, palpitazioni e lombalgie. Il fuoco e le mucosità perturbano il cuore: contrad-distinto da oppressione soffocante al torace, testa pesante, bocca amara, capogiri, induito linguale giallo e grasso, polso scivoloso (hu1) e rapido (shu-)

DIFFERENZIAZIONE DELLE SINDROMI Le sindromi dell’organo cuore possono essere sud-divise in quadri da vuoto e quadri da pienezza. QUADRI DA VUOTO I quadri da vuoto del cuore sono quattro: vuoto del q*, dello y1ng, del sangue e dello y%n. Il q* appar-tiene allo y1ng, così come il sangue appartiene allo y%n, pertanto i quadri da vuoto del cuore possono essere raggruppati in due grandi categorie: vuoto del sangue e dello y%n oppure vuoto del q* e dello y1ng. Il primo è contraddistinto da sintomi psicolo-gici (riferibili ai quadri occidentali delle nevrosi), in quanto il deficit del substrato materiale rende il cuo-re incapace di alloggiare lo sh5n. Il secondo si ma-nifesta sotto forma di un’insufficienza cardiovasco-lare, come risultato di un impoverimento della forza che assicura la circolazione del sangue. Sia il vuoto del sangue che il vuoto dello y%n del cuore causano un’agitazione dello sh5n, che vaga senza dimora, che si manifesta come irrequietezza, insonnia ed iperonirismo. I sintomi di accompa-gnamento valgono a differenziare i due quadri: il vuoto del sangue del cuore è contraddistinto da pal-lore dell’incarnato, lingua pallida, associati ai segni generici di un vuoto del sangue, mentre il vuoto del-lo y%n del cuore è associato a segni di calore endo-geno o calore vuoto (x[ r7) . Se i segni di calore en-dogeno sono pronunciati, si parlerà di vuoto dello y%n del cuore con esuberanza di calore o fuoco en-dogeni, essendo la differenza quantitativa e non qualitativa. Il carattere distintivo che contraddistingue sia il vuoto del q* che il vuoto dello y1ng del cuore è la diminuzione dell’attività funzionale del cuore. La differenza tra i due quadri consiste nella presenza di segni di freddo nel vuoto dello y1ng del cuore, as-senti nel vuoto del q* del cuore. In altri termini, il vuoto dello y1ng del cuore non è altro che un vuoto

del q* del cuore al quale si sovrapponga un freddo endogeno. Se il vuoto dello y1ng del cuore si in-staura improvvisamente o raggiunge gradi estremi, può manifestarsi con i quadri di collasso o shock cardiocircolatorio della medicina occidentale. QUADRI DA PIENEZZA Il fuoco, il flemma ed il sangue stagnante, i quali nella maggior parte dei casi sono di origine endoge-na, possono colpire il cuore. Il calore patogeno di origine esterna può anch’esso provocare iperpiressia elevata e disturbi del sensorio fino al coma, ma si è soliti parlare di un attacco al ministro del cuore da calore esterno. L’eccesso del fuoco del cuore può dare origine a tre gruppi di sintomi: 1. sintomi legati al divampare del fuoco nel cuore,

quali irrequietezza, sensazione febbrile, inson-nia, agitazione

2. sintomi legati al divampare verso l’alto del fuo-co del cuore con dolore ed ulcerazioni del cavo orale

3. sintomi legati al divampare del fuoco del cuore trasmesso all’intestino tenue secondo la relazio-ne bi2o l&, consistenti in stranguria, bruciori u-rinari, ematuria.

Tutti e tre questi gruppi di sintomi possono compa-rire isolatamente o associarsi. Le perturbazioni del cuore da parte del flemma o del fuoco e del flemma associati provocano altera-zioni dello stato mentale. Il flemma di per sé in ge-nere provoca sintomi inibitori, quali introversione, obnubilazione del sensorio, fino al coma. Il fuoco in associazione al flemma causa in genere ipereccita-zione, deliri verbali, comportamenti maniacali, co-me rilevabili nelle psicosi e nella schizofrenia. Il ristagno di sangue localizzato nei vasi del cuore è causato da un rallentamento del sangue fino alla sta-si. Sebbene la sindrome debba essere classificata nei quadri da pienezza, nella maggior parte dei casi viene provocata da un vuoto del q* e dello y1ng, tanto da essere una sindrome complessa. I casi lievi sono riferibili alle insufficienze coronariche della medicina occidentale, mentre i casi gravi agli infarti miocardici. EZIOLOGIA GENERALE DEL CUORE ENERGIE PERVERSE ESTERNE Il L^ng Sh[, al cap. 71, afferma:

“Se le energie perverse esterne attaccano il cuore, penetrano nel pericardio”.

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Sindromi semplici e complesse degli z3ng f} 53

Il monarca deve essere preservato, quindi verrà di-feso dall’attacco delle energie cosmopatogene, le quali non possono raggiungerlo e verranno deviate al ministro del cuore. Questo tentato attacco viene in genere operato dal calore, che si dice essere dete-stato dal cuore, e che costituisce l’unica energia perversa esterna il cui attacco al ministro del cuore venga descritto nella classificazione nosografica ci-nese. Si tratta di una patologia acuta, nella quale il calore penetra rapidamente fino a y^ng f7n, provo-cando febbre elevata, sete, agitazione ansiosa, in-sonnia, nei casi gravi confusione mentale fino al de-lirio, eruzioni cutanee. Al di là delle differenze clas-sificative e semantiche, non sfuggirà come molti di questi sintomi possano essere ricondotti al cuore, così come illustrato finora. EMOZIONI Il S] W7n, al cap. 39, afferma

“La gioia rende lo sh5n tranquillo e ri-lassato, giova a y^ng q* ed a w7i q* ”.

ed ancora, al cap. 2

“Il cuore … controlla la gioia, la gioia danneggia il cuore”.

Se una gioia pacata, volendo una serenità d’animo gioiosa, giova al cuore ed allo sh5n, una “gioia ec-cessiva”, con ciò intendendosi una continua eccita-zione mentale ancorché appagante, può danneggiare il cuore, provocando, nel lungo periodo, vuoto del sangue/y%n del cuore, che può trasformarsi in un fuoco del cuore. Sebbene di pertinenza del polmone secondo la ta-bella delle affinità analogiche, anche la tristezza può danneggiare il cuore, in quanto colpisce il polmone e ne consuma il q*. Il vuoto del q* del polmone, monarca dell’energia, provoca un vuoto di z8ng q* ed il cuore, anch’esso posto nel ji`o superiore, ne sarà danneggiato. Il conseguente vuoto del q* del cuore provoca palpitazioni, sudorazioni e, alla lun-ga, può indurre un ristagno di sangue, con comparsa di precordialgie. Da ultimo, benché la collera sia di pertinenza del fegato, sentimenti di frustrazione, risentimento, ran-core ed in genere emozioni durevolmente trattenute, possono danneggiare anche il cuore. Queste situa-zioni psicologiche, genericamente definite collera, infatti possono indurre una risalita dello y1ng

/fuoco del fegato, che può facilmente trasmettersi al cuore, provocando un fuoco di cuore in eccesso. Per quanto concerne l’intestino tenue, la tristezza interferisce con la capacità di giudizio che a quest’organo è demandata. DIETA Sebbene i testi classici, in osservanza delle affinità analogiche, ci indichino le azioni svolte dai vari sa-pori sul cuore, nella pratica clinica, al contrario ad esempio di milza o fegato, la dieta viene scarsamen-te presa in considerazione come causa di malattia del cuore. Per quanto concerne l’intestino tenue, il consumo eccessivo di cibi freddi e crudi può provocare la formazione di freddo, mentre quello di cibi caldi può causare la formazione di calore. Anche in que-sto caso le funzioni digestive dell’intestino tenue sono, nell’ottica della Medicina Cinese, da ricon-dursi alla coppia milza/stomaco.

FORME CLINICHE Verranno trattate le seguenti forme cliniche: A) Forme da vuoto del cuore 1) VUOTO DEL SANGUE DEL CUORE 2) VUOTO DELLO Y%N DEL CUORE 3) VUOTO DEL Q* DEL CUORE 4) VUOTO DELLO Y!NG DEL CUORE 5) COLLASSO DELLO Y!NG DEL CUORE B) forme da pienezza del cuore 6) IPERATTIVITÀ DEL FUOCO DEL CUORE 7) RISTAGNO DEL SANGUE NEL CUORE 8) IL FUOCO E LE MUCOSITÀ PERTURBANO IL CUO-

RE 9) LE MUCOSITÀ OSTRUISCONO GLI ORIFIZI DEL

CUORE C) forme da vuoto dell’intestino tenue 10) FREDDO-VUOTO NELL’ INTESTINO TENUE D) forme da pienezza dell’intestino tenue 11) FREDDO PIENEZZA NELL’INTESTINO TENUE 12) ANNODAMENTO DEL Q* DELL’INTESTINO TENUE 13) PIENEZZA DI CALORE NELL’INTESTINO TENUE

Roberto Gatto
Roberto Gatto
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Roberto Gatto
Roberto Gatto
Roberto Gatto
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Roberto Gatto
Roberto Gatto
Roberto Gatto
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VUOTO DEL SANGUE DEL CUORE SINTOMATOLOGIA Palpitazioni, insonnia, iperonirismo, scarsità di memoria e difficoltà di concentrazione, capogiri, ansia, facilità a spaventarsi, incarnato pallido e pri-vo di lucentezza, labbra e mucose orali pallide. Lingua: pallida, sottile, talvolta lievemente secca. Polso: sottile (x* ), debole (ru-), rugoso (s7) PATOLOGIA Se il sangue del cuore è in vuoto, il cuore non può alloggiare lo sh5n, e si manifesteranno ansia, facili-tà a spaventarsi, insonnia, iperonirismo. Se il sangue è in vuoto, non nutre il mare dei midol-li, e si manifesteranno capogiri, scarsità di memoria, difficoltà di concentrazione. Se il sangue è in vuoto, non nutre il cuore ed il suo q*, e si manifesteranno palpitazioni. Il sangue non nutre la cute e le mucose, e la carna-gione sarà pallida e priva di lucentezza, le mucose pallide1. La lingua è il germoglio del cuore. Se il sangue è in vuoto, è incapace di salire fino alla lingua, che sarà pallida. Se il vuoto di sangue è cronico, la lingua si impoverisce e diventa sottile. Il sangue è connesso ai liquidi organici: se il sangue è in vuoto anche i j%n y7 saranno alla lunga danneggiati e la lingua sa-rà lievemente secca 2. EZIOLOGIA Una dieta poco nutriente o ristretta può danneggiare il q* dell milza. Se il q* della milza è debole, il ci-bo, già scarso, non viene trasformato e trasportato, il sangue in generale è in vuoto ed il sangue del cuore cadrà in uno stato di deficit. Spesso il fonda-mento del vuoto del sangue del cuore va ricercato in un vuoto del q* della milza Un sentimento che agisca cronicamente sullo sh5n danneggia il cuore, che non è più in grado di gover-nare il sangue. Una perdita acuta o cronica di sangue provoca un vuoto di sangue. Poiché il cuore è la capitale del sangue, ne verrà danneggiato3. I liquidi organici sono correlati con il sangue. Una malattia febbrile che danneggi i liquidi organici, o

1 Anche nel vuoto di yang la carnagione è pallida, ma brillante, mentre nel vuoto di sangue è spenta ed opaca. 2 Anche nel vuoto di yang la lingua è pallida, ma umida e gonfia, mentre nel vuoto di sangue è tendenzialmente secca e sottile. 3 Secondo la Medicina Tradizionale Cinese la depressio-ne del post parto è dovuta alle perdite ematiche del tra-vaglio, che ledono il sangue del cuore e danneggiano lo sh5n.

una malattia cronica che li consumi, potranno cau-sare un vuoto del sangue del cuore. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Indebolimenti secondari ad emorragie acute o cro-niche, anemie, nevrosi, ipertiroidismo, cardiopatie in genere. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Nutrire il sangue, tonificare il cuore, calmare lo sh5n.

VUOTO DELLO Y%N DEL CUORE SINTOMATOLOGIA Palpitazioni, insonnia, iperonirismo, scarsità di memoria e difficoltà di concentrazione, facilità a spaventarsi, ansia, agitazione, irrequietezza, sudora-zione notturna, calore ai 5 cuori, bocca e gola sec-che, sensazione di aver la febbre o febbricole, sudo-razioni notturne, pomelli arrossati. Lingua: rossa, secca, senza induito, punta arrossata, talvolta con punteggiature rosse. Polso: sottile (x* ), rapido (shu-), talvolta galleg-giante (f{) e vuoto (x[). PATOLOGIA Lo y%n comprende il sangue e così un quadro di vuoto dello y%n del cuore manifesterà anche i segni di un vuoto del sangue del cuore (insonnia, ansia, facilità a spaventarsi, difficoltà di concentrazione). Un carattere distintivo tra l’insonnia da vuoto di sangue e quella da vuoto di y%n è che la prima è pre-valentemente una difficoltà all’addor-mentamento, la seconda una difficoltà all’indu-zione con risvegli plurimi. I caratteri distintivi rispetto al vuoto di sangue sono i sintomi di calore vuoto (x[ r7), talvolta presenti anche nel vuoto di sangue, ma più sfumati. Questo falso calore, spesso originato da un vuoto dello y%n dei reni, si manifesta con una sensazione di irre-quietezza indefinita ed immotivata, sensazione di calore al precordio, al palmo delle mani ed alla pianta dei piedi (calore ai 5 cuori – w} x%n f1n r7), sudorazione notturna, rossore ai pomelli. Se lo y%n dei reni è in vuoto, non può salire a raffreddare il fuoco del cuore ed il calore-vuoto del cuore divam-pa. La lingua è rossa e secca perché lo y%n, che com-prende i liquidi organici, non può salire a raffred-darla, rossa alla punta (talvolta con punteggiature), poiché il calore vuoto divampa nel cuore.

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Il polso sottile manifesta il vuoto dello y%n, la rapi-dità è una caratteristica del calore; può essere gal-leggiante perché il calore vuoto tende a trasparire verso l’alto e la superficie, rimane comunque vuoto per il deficit dello y%n. In alcuni casi il calore, an-corché vuoto, è talmente florido che il polso si fa debordante (h9ng). EZIOLOGIA Un sentimento che perduri trattenuto per lungo tempo, una vita emozionale stressante ed iperattiva. Un indebolimento dello y%n dell’organismo, come parafisiologicamente avviene nella terza età, soprat-tutto femminile, in particolar modo in persone an-siose e stressate emozionalmente. A seguito di una malattia da calore esterno che ab-bia impoverito i liquidi organici. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Malattie consuntive, ipertiroidismo, nevrosi ansiose, iperpiressie funzionali, tachiaritmie. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Nutrire lo y%n del cuore, calmare lo sh5n.

VUOTO DEL Q* DEL CUORE SINTOMATOLOGIA Palpitazioni e dispnea aggravate dallo sforzo, sudo-razioni spontanee, viso livido, astenia psichica e fi-sica. Lingua: pallida o di colore normale, induito linguale bianco. Polso: vuoto (x[), debole (ru-), in alcuni casi leg-germente debordante (h9ng) al pollice sinistro, ma vuoto (x[); talvolta il polso è irregolare (da^ ) o an-nodato (ji5).4 PATOLOGIA Questo quadro include segni aspecifici di vuoto di q* (astenia psicofisica, dispnea) e sintomi più speci-fici connessi al cuore. L’impulso del sangue è debole, la circolazione defi-citaria, il sangue non sale al viso e l’incarnato è li-vido, non raggiunge la lingua, che è pallida; il pol-so, senza energia, è vuoto e debole. Il q* del cuore, in vuoto, non riesce a controllare la sudorazione e la regolarità del polso. 4 Sia il polso da^ che il polso ji5 che quello eccitato (c]) sono aritmici, tuttavia i polsi c] e ji5 presentano arresti irregolari ma brevi, mentre il polso da^ (altresì detto pe-riodico) ha degli arresti regolari e più lunghi. Infine, seb-bene accomunati dalla irregolarità delle extrasistoli, il polso da^ è più lento, il polso c] più rapido.

EZIOLOGIA Malattie acute e gravi, o croniche e debilitanti, con particolare riguardo alle perdite di sangue gravi e/o prolungate, in quanto viene a mancare il nutrimento del q* (il sangue è la madre del q* ) Vecchiaia. Debolezza costituzionale. La tristezza protratta, che indebolisce il polmone e z8ng q*, nuoce anche al cuore. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Insufficienze cardiache croniche, bradiaritmie, ne-vrosi ansiose. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Tonificare il q* del cuore. VUOTO DELLO Y!NG DEL CUORE SINTOMATOLOGIA Palpitazioni e dispnea aggravate dallo sforzo, sudo-razioni spontanee, viso livido, astenia psichica e fi-sica, oppressione dolorosa al precordio, freddolosità migliorata dal calore, arti freddi (soprattutto le ma-ni) viso pallido, brillante. Lingua: pallida, bagnata, gonfia e tenera. Polso: profondo (ch5n), debole (ru-), tenue (w4i) o annodato (ji5). PATOLOGIA Alcuni sintomi sono comuni a quelli del vuoto del q* del cuore (palpitazioni, dispnea, astenia, sudora-zioni e pallore) in quanto il vuoto dello y1ng del cuore non è altro che un vuoto del q* del cuore ag-gravatosi, nel quale compaiono anche sintomi di freddo interno. La freddolosità, più pronunciata alle estremità, spe-cie a quelle superiori, è causata dal vuoto dello y1ng del cuore che non trasporta w7i q* alla periferia. Le precordialgie sono dovute ad un ristagno di q* nel torace, intorpidito dalla mancanza dello y1ng/calore fisiologico del cuore. Il viso pallido e brillante permette di distinguere il vuoto dello y1ng del cuore dal vuoto del sangue del cuore, dove l’incarnato è pallido ed opaco. La lingua è pallida perché il q* del cuore non riesce a veicolarvi il sangue, gonfia, tenera e bagnata per-ché lo y1ng del cuore in vuoto non riesce a dina-mizzare i liquidi che si accumulano. Il polso è profondo, debole e tenue per la carenza di y1ng, irregolare perché lo y1ng ed il q* non riesco-no a controllare il battito cardiaco.

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EZIOLOGIA In genere deriva da un vuoto cronico del q* del cuo-re. Un vuoto dello y1ng dei reni, lo y1ng originario, può complicarsi con un vuoto dello y1ng del cuore. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Cardiopatie croniche, scompensi cardiaci. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Riscaldare e tonificare lo y1ng del cuore.

COLLASSO DELLO Y!NG DEL CUORE SINTOMATOLOGIA Palpitazioni, dispnea, respiro superficiale, sudora-zione profusa ed inarrestabile, corpo freddo, labbra cianotiche, sensorio obnubilato fino al coma. Lingua: pallida o bluastra. Polso: nascosto (f{), annodato (ji5), tenue (w4i) fi-no ad essere impercettibile. PATOLOGIA Si tratta di un aggravamento critico del vuoto dello y1ng del cuore precedentemente descritto. Lo y1ng in vuoto non muove più il sangue e le lab-bra diventano cianotiche, la lingua può diventare bluastra. Lo y1ng in vuoto non è in grado di regolarizzare il polso (aritmie) che tende a sprofondare e scompari-re (il polso nascosto è un polso talmente profondo e sottile da essere impercettibile). EZIOLOGIA Vuoto dello y1ng del cuore che si aggravi critica-mente. Collasso dell’energia dei reni, a carico sia della ra-dice y%n che di quella y1ng, che entrano in vuoto critico congiunto a causa della loro interdipendenza. L’evenienza più frequente sono le perdite acute di liquidi organici consecutive a malattie febbrili con sudorazione profusa, a vomiti o diarree inarrestabili. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Rallentamenti metabolici in corso di gravi malattie croniche, scompensi cardiaci, collassi, disidratazio-ni acute consecutive ad ipertermia con sudorazione profusa, vomiti incoercibili, diarree inarrestabili. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Sollevare lo y1ng, ripristinare la coscienza, arrestare la sudorazione.

IPERATTIVITÀ DEL FUOCO DEL CUO-RE SINTOMATOLOGIA

Agitazione, irrequietezza mentale, eccitazione, in-sonnia, risvegli plurimi, iperonirismo, sensazione di calore, sete, volto arrossato, urine scarse e scure, talvolta con presenza di sangue, bruciori urinari, bocca amara, ulcerazioni orali molto dolenti. Lingua: arrossata, soprattutto alla punta, talvolta con punteggiature rosse, induito giallo, o assente nei casi gravi. Polso: rapido (shu-), pieno (sh^ ), talvolta debordan-te (h9ng), talvolta eccitato (c]) (rapido ed irregola-re). PATOLOGIA Alcuni sintomi richiamano quelli del vuoto dello y%n del cuore, in cui è presente un calore vuoto, ma in questo caso siamo di fronte ad un calore pienezza che divampa. Si consideri comunque che chi soffre di un vuoto dello y%n del cuore, più facilmente potrà sviluppare un’iperattività del fuoco del cuore, con viraggio della sintomatologia da un calore vuoto ad un calore pienezza. La lingua non solo è arrossata (come nel vuoto dello y%n del cuore), ma anche ulcerata (calore pienezza distruttivo). Il volto è arrossato, non solo in regione zigomatica (come nel vuoto dello y%n del cuore), ma in toto (abbondanza di calore pienezza). Il paziente è agitato, tende a scoprirsi perché ha cal-do, è insofferente e reattivo molto più che nel calo-re vuoto. Il paziente accusa difficoltà a dormire, non solo ad addormentarsi (come nel vuoto dello y%n), ma tende a risvegliarsi ripetutamente (il calore pienezza non permette allo y1ng di rientrare nello y%n).

Le urine sono scarse e concentrate, talvolta emati-che, la minzione dolorosa, perché il calore del cuore può trasmettersi in basso all’accopiato intestino te-nue, dal quale passa, lungo il meridiano t3i y1ng, alla vescica. Qui il calore concentrerà le urine è po-trà agitare il sangue danneggiando i vasi. La bocca è amara perché la pienezza di calore di-sturba il gusto e la lingua, entrambi di pertinenza del cuore 5. EZIOLOGIA Problemi emozionali, quali ansia cronica, frustrazione, preoccupazioni costanti, tristezza protratta, possono

5 Il sapore amaro in bocca più frequentemente compare nelle patologie da calore del fegato e della vescica bilia-re, in tal caso perdura nell’arco della giornata. Il carattere distintivo di quello riferibile al calore di cuore è che si presenta solo al mattino, soprattutto dopo una notte in-sonne.

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provocare un ristagno del q* del cuore che, alla lunga, può trasformarsi in fuoco del cuore. Spesso il fuoco del cuore è trasmesso o innescato da un fuoco del fegato che si innalza ed infiamma l’alto. In tal senso anche le cause alimentari, come una dieta troppo ricca in alimenti piccanti e riscal-danti, può essere un fattore predisponente o inne-scante. Nell’ottica dei rapporti fegato/cuore ed al fine dell’insorgenza di fenomeni di fuoco trasmessi dal fegato al cuore, si consideri come la genesi del ri-stagno del q* del cuore su base psicologica (tristez-za, frustrazione, ecc.) sia una commistione di rista-gno (pienezza) e di vuoto (ad esempio la tristezza consuma il q* ). Il viraggio da questo stato di vuo-to/pienezza ad una pienezza di calore vera e propria è spesso innescato dal fegato che, sulla scorta di una collera improvvisa, libera verso l’alto il suo fuoco che si trasmette al cuore. Ecco che un paziente in precedenza depresso vira verso uno stato di agita-zione ed iperattività. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Nevrosi ansiose. Gengivostomatiti, glossiti, uretriti, cistiti. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Rinfrescare il cuore, purificare il calore, calmare lo sh5n

RISTAGNO DI SANGUE NEL CUORE SINTOMATOLOGIA Palpitazioni, dolori precordiali, di intensità variabi-le, da punture di spillo ad un’oppressione dolorosa, irradiata a tutto il torace o verso la parte interna del braccio sinistro. Lingua: violacea, spesso con punteggiature più scu-re. Polso: sottile (x* ), rugoso (s7), annodato (ji5), irre-golare (da^ ). Se la malattia si aggrava ed il ristagno si trasforma in stasi, il dolore diventa intenso, brutale, a pugnala-ta, il paziente teme per la propria vita. Gli arti di-ventano freddi, le labbra e le unghie violacee, si può avere perdita di coscienza, il polso diventa tenue (w4i), fino a scomparire. PATOLOGIA Questa sindrome rappresenta l’esito finale di un quadro patologico che abbia indotto un rallentamen-to del sangue a livello del cuore. Una stasi di sangue a livello cardiaco può conseguire a diverse cause:

• vuoto di q*/y1ng del cuore (il sangue non circola perché manca di energia/calore)

• vuoto del sangue del cuore (il sangue in vuoto non ha la capacità di muoversi)

• fuoco del cuore (il fuoco concentra il san-gue e ne impedisce i movimenti).

Se il quadro è causato da vuoto di q*/y1ng del cuore o vuoto del sangue del cuore, i sintomi di ristagno (pienezza) si assoceranno a quelli di vuoto, dando origine ad una sindrome complessa. Se il quadro è causato da fuoco del cuore, la sindrome sarà da pie-nezza. Nella maggior parte dei casi la sindrome è da ricol-legare ad un vuoto di q*/y1ng del cuore, di per sé presente anche nel vuoto di sangue del cuore, data la stretta interdipendenza tra q* e sangue. Il dolore è provocato dal ristagno/stasi di sangue, aggravato dallo sforzo fisico che consuma il q*, o dal freddo, che consuma lo y1ng. Il dolore segue la faccia mediale del braccio, percorsa dal meridiano del cuore. Il sangue statico non circola, le labbra e le unghie diventano cianotiche. Il sangue statico intralcia la formazione e la circola-zione di z8ng q*, che non può diffondersi, e gli arti diventano freddi. Il sangue statico non può raggiungere la lingua, che diventa violacea. Il colore tenderà al bluastro se predomina il freddo (vuoto di q*/y1ng), al rossastro se predomina il calore (fuoco di cuore). Il sangue statico impedisce la corretta formazione del battito ed il polso sarà aritmico. EZIOLOGIA Essendo il momento eziologico è un ristagno di sangue nel torace, qualunque causa di rallentamento sanguigno potrà provocare questa sindrome. In par-ticolare:

• emozioni represse che si accumulino nel torace/cuore/sh5n

• vuoto di q*/y1ng del cuore • vuoto di sangue/q* del cuore • mucosità che velano il cuore • fuoco del cuore.

Il quadro patologico può essere precipitato, virando dal ristagno alla stasi, sulla scorta di un evento criti-co, quale: esposizione al freddo, sforzo fisico (soprattutto nei vuoti di q*/y1ng del cuore) eccesso incontrollato di un’emozione che si libera sotto forma di fuoco (fuoco di cuore, fuoco e muco-sità).

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CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Insufficienza coronarica, infarto miocardico. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Regolare il sangue, far circolare il sangue, calmare lo sh5n e, nel caso, riscaldare lo y1ng del cuore.

IL FUOCO E LE MUCOSITÀ PERTUR-BANO IL CUORE SINTOMATOLOGIA Agitazione o depressione, ottusità, insonnia, ipero-nirismo, irrequietezza mentale, palpitazioni, bocca amara, sete, stipsi, oliguria. Se la situazione si ag-grava, compaiono confusione mentale, delirio ver-bale, soliloquio, agitazione maniacale, riso o pianto incontrollabili, comportamenti violenti e, in casi cri-tici, perdita di coscienza fino al coma. Lingua: rossa con induito giallo e grasso, punta ar-rossata o punteggiata di rosso. Polso: pieno (sh^ ), rapido (shu-) e scivoloso (hu1), oppure rapido (shu-), debordante (h9ng) e scivoloso (hu1), oppure pieno (sh^ ), rapido (shu-) a fil di fer-ro (xi1n). PATOLOGIA Si tratta di una sindrome da pienezza, dove il fuoco agita il cuore ed il flemma ne ostruisce gli orifizi. I momenti eziologici, fuoco e flemma, sebbene em-bricati, possono essere distinti. Il flemma è una pro-duzione patologica derivante da un’alterazione del metabolismo dei liquidi organici, causato da un vuoto del q* della milza. Il flemma, addensandosi e ristagnando, tende a produrre calore, il quale lo concentrerà ulteriormente. Sia le cause alimentari (un’alimentazione troppo ricca di cibi dolci e gras-si), che quelle psicologiche (una rimuginazione ec-cessiva) possono portare ad una formazione di flemma. D’altra parte, sia il calore/fuoco del cuore, che quello del fegato (spesso a genesi menta-le/emozionale) tendono a concentrare il flemma, che di per sé nasce con connotazioni di fred-do/vuoto. Il flemma, quindi, vela gli orifizi del cuore e deter-mina un quadro da pienezza. Il flemma, di per sé, è una forma di umidità, quindi pesante e torpida, che tende a rallentare. In presenza di scarsi segni di fuoco/calore, il flemma darà origi-ne a quadri sì di pienezza, ma con inebetimento ed introversione del paziente (paziente depresso, che borbotta tra sé e sé oppure è muto, che non si ali-menta, agitato internamente, poco reattivo all’esterno) ad originare i quadri di “follia calma” (dian) della Medicina Cinese. Se il flemma si tra-

sforma in fuoco, il paziente si agita, ride e piange in maniera incontrollata, grida, diventa violento, ad originare i quadri di “follia agitata” (kuang) della Medicina Cinese. Follia calma e follia agitata spes-so trapassano l’una nell’altra, vuoi per il viraggio patologico spontaneo del ristagno di flemma verso il calore, vuoi per la sovrapposizione del calore, spesso generato dall’e-splosione di un sentimento. Nei casi gravi, l’ostruzione degli orifizi del cuore può causare perdita di coscienza e coma. Questa forma di coma è di tipo pienezza, in contrapposizio-ne a quella da collasso dello y1ng, di tipo vuoto. La lingua arrossata indica la presenza di calore, l’induito giallo e grasso quella di umidità/calore. Il polso scivoloso testimonia la presenza di flemma, la rapidità indica il calore, la pienezza segnala l’eccesso. EZIOLOGIA Il flemma, originatosi come sopra illustrato, si de-posita sugli orifizi del cuore. Il calore, derivante dal ristagno prolungato di flemma, o da problemi emo-zionali, si trasforma in fuoco ed agita lo sh5n. Una patologia da calore esterno che invada il mini-stro del cuore, può dare quadri analoghi, con minor evidenza dei sintomi psichici. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Malattie mentali, sindromi maniacali, epilessia. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Eliminare il fuoco del cuore, calmare lo sh5n, dis-solvere il flemma.

LE MUCOSITÀ OSTRUISCONO GLI O-RIFIZI DEL CUORE SINTOMATOLOGIA Inebetimento, incapacità di riconoscere le persone, soliloquio, confusione mentale, sguardo fisso, afa-sia, rantoli, vomito. Nei casi gravi, perdita di co-scienza, respiro stertoroso. Lingua: gonfia, con induito bianco, grasso e spesso. Polso: scivoloso (hu1), profondo (ch5n). PATOLOGIA Questa sindrome, da pienezza, è molto simile alla precedente, salvo che per l’assenza di fuoco. Come detto, il flemma è una produzione patologica dell’umidità. Quest’ultima, di per sé, è pesante e tende a scendere. La possibilità di salire a velare gli orifizi del cuore le è garantita o dal fuoco, in questo caso assente, o da qualcosa che la mobilizzi verso l’alto, nella fattispecie il vento interno.

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Questo quadro patologico si manifesta infatti in pa-zienti affetti da incidenti cerebrovascolari, nei quali il vento associato al flemma, provochi afasia, para-lisi e coma. La mancanza di fuoco rende conto dell’assenza dei sintomi quali agitazione, ansia, comportamenti violenti, ecc.. Questo quadro può presentarsi anche nei bambini, con ritardo mentale e difficoltà di parola. In tal caso l’immaturità della milza, parafisiologica nell’infanzia, è talmente accentuata da provocare un accumulo massivo di umidità, che deborda in tutto l’organismo fino a raggiungere gli orifizi del cuore. Lo stato stuporoso, la confusione mentale e l’in-coscienza sono causati dal flemma che vela gli ori-fizi del cuore. I rantoli e la nausea sono provocati dal flemma che si accumula nello stomaco e nel polmone. Il cuore, ostruito dal flemma, non può comandare la lingua, e la parola è inceppata, lo sh5n torpido. La lingua gonfia, con un induito spesso e grasso, testimonia dell’umidità/flemma che si accumula. L’induito è bianco e non giallo. ad indicare l’as-senza di calore. Il polso scivoloso e profondo indica la presenza di umidità nell’interno. EZIOPATOGENESI Nei bambini costituzionale. Negli adulti la rimuginazione ed in genere un sen-timento che perduri a lungo, aggravati da errori die-tetici (eccesso di cibi grassi, freddi e crudi) CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Ictus, epilessia, ritardi di sviluppo nei bambini, de-menze senili. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Aprire gli orifizi del cuore, dissolvere il flemma. SINDROMI DEL MERIDIANO DEL CUORE a) Vento/freddo/umidità ostruiscono il meridiano Dolori crampiformi lungo il tragitto del meridiano. b) Il calore perverso segue il meridiano a turbare

l’alto Gola secca, sclere gialle ed iniettate, palmo delle mani caldo, dolori precordiali, gengivostomatiti, ul-cerazioni linguali, lingua arrossata e rigida.

FREDDO-VUOTO NELL’INTESTINO TENUE SINTOMATOLOGIA

Dolori addominali migliorati dalla pressione e dal calore, desiderio di bevande calde, borborigmi, diar-rea, urine abbondanti e chiare, pollachiuria senza sintomi infiammatori. Lingua: pallida, con induito bianco. Polso: profondo (ch5n), lento (ch^ ). PATOLOGIA La sindrome può essere inquadrata in due modi di-versi. Il primo: si tratta di un vero e proprio vuoto di y1ng/calore negli intestini, con compromissione delle funzioni digestive. Il secondo: il quadro è as-similabile ad un vuoto dello y1ng della milza. La contraddizione è solo apparente, in quanto lo y1ng /calore dei reni/m*ng m5n giunge agli intestini per sostenere la funzione digestiva attraverso la milza. Si tratta quindi di una differenza semantica. Salvo i borborigmi, di pertinenza dell’intestino te-nue, tutti gli altri sintomi sono riconducibili al vuoto dello y1ng della milza. Così il desideri di bevande calde, la ricerca del calore, il gradimento del mas-saggio sono un tentativo di recuperare calore/y1ng, la cui carenza si manifesta con diarrea, urine ab-bondanti e chiare, polso lento. La lingua è pallida perché lo y1ng è in vuoto. Il polso è profondo perché il freddo è interno. EZIOLOGIA Consumo eccessivo di cibi freddi e crudi. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Enterite cronica, dissenteria cronica. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Riscaldare e tonificare intestino tenue e milza.

FREDDO PIENEZZA NELL’INTESTINO TENUE SINONIMI: (OSTRUZIONE DEL QI NELL’INTESTINO TE-NUE) SINTOMATOLOGIA Dolore con sensazione di torsione all’addome infe-riore, che può diffondersi verso lo scroto e/o alla schiena, addome gonfio con intolleranza alla pres-sione, borborigmi, flatulenza, l’emissione di gas migliora i dolori, gonfiori scrotali. Lingua: pallida, induito bianco e sottile. Polso: profondo (ch5n), a fil di ferro (xi1n), talvolta teso (j&n). PATOLOGIA La sintomatologia è strettamente imparentata a quella del quadro “il freddo ristagna nel meridiano

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del fegato”, dalla quale è difficilmente distinguibile. In effetti il momento eziologico, una stasi di q*, in-teressa sia l’intestino tenue che il fegato. Può essere un quadro acuto, in tal caso si tratta di una pienezza di freddo nell’intestino tenue, o cro-nico, in tal caso si parla di una pienezza del q* del fegato (ristagno di q* ) sovrapposta ad un vuoto del q* della milza. Il quadro è comunque dominato dal ristagno del q*, con dolori distensivi, associati a gonfiori, aggravati dalla pressione, migliorati dall’emissione di gas; quest’ultimo aspetto, assente nella sindrome “il freddo ristagna nel meridiano del fegato”, varrebbe a corroborare l’attribuzione all’intestino. La lingua pallida e l’induito bianco testimoniano del freddo. Il polso profondo e a fil di ferro indica l’ostru-zione, il polso teso riflette il dolore. EZIOLOGIA Consumo eccessivo di cibi freddi e crudi (freddo di origine alimentare). Freddo di origine esterna. Qualunque fattore che provochi un ristagno del q* del fegato predisporrà all’insorgenza di questo qua-dro patologico. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Coliche intestinali, ernie inguino-scrotali, torsione del funicolo spermatico, torsione testicolare, varico-cele. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Far circolare il q* nel ji`o inferiore, armonizzare il fegato. ANNODAMENTO DEL Q* DELL’INTESTINO TENUE SINTOMATOLOGIA

Dolori violenti all’addome, gonfiore addominale con intolleranza alla pressione, borborigmi, stipsi, nausea, vomito. Lingua: induito spesso e bianco. Polso: profondo (ch5n), a fil di ferro (xi1n), talvolta teso (j&n). PATOLOGIA La sindrome è molto simile a quella appena illustra-ta, salvo che riveste costantemente un carattere di acuzie. L’intestino è bloccato ed i dolori sono molto intensi, esacerbati dalla pressione. I movimenti a monte dell’ostruzione provocano borborigmi. L’alvo e inizialmente pervio ai gas ma non alle feci, poi anche la flatulenza scompare e l’addome si gon-fia sempre più.

L’ostruzione degli intestini interferisce con le fun-zioni di abbassamento dello stomaco e possono comparire nausea e vomito. Il polso profondo e a fil di ferro indica l’ostru-zione, il polso teso riflette il dolore. EZIOLOGIA L’ostruzione del q* dell’intestino tenue può aggra-varsi è dar luogo ad un annodamento. Tutti i fattori che generano l’ostruzione giocano un ruolo favoren-te all’annodamento. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Torsioni intestinali, ernie inguinali strozzate. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Far circolare il q* nel ji`o inferiore eliminando l’ostruzione, mobilizzare il q* dell’intestino tenue.

PIENEZZA DI CALORE NELL’INTESTINO TENUE SINTOMATOLOGIA

Inquietudine, agitazione, viso arrossato, sordità, gengivostomatiti, dolore all’addome, bruciori ure-trali, bruciori urinari, urine scarse ed ipercromiche, talvolta sangue nelle urine, sensazione di calore fa-stidioso al petto. Possono comparire ansia, insonnia, viso arrossato. Lingua: arrossata, specie alla punta, induito giallo. Polso: rapido (shu-), talvolta scivoloso (hu1), tal-volta debordante (h9ng). PATOLOGIA Si tratta di una sindrome da calore pienezza localiz-zato all’interno, nella quale il fuoco di cuore si tra-smette all’accoppiato intestino tenue, dal quale si propaga anche alla vescica, facente parte del meri-diano t3i y1ng. Il calore nell’intestino tenue brucia i liquidi che non giungono più alla vescica, cosicché le urine si fanno scarse e concentrate. Il calore pro-voca dolori alla minzione e, se intenso, può danneg-giare i vasi, con comparsa di sangue nelle urine. Il calore/fuoco, che si origina nel cuore, può mani-festarsi anche a questo livello con ansia, insonnia, viso arrossato. Il meridiano dell’intestino tenue penetra nel-l’orecchio e, se il calore lo segue, può insorgere sordità. La lingua rossa riflette la presenza di calore, loca-lizzato nel cuore (punta arrossata) e la frequente as-sociazione di umidità (induito giallo).

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Il polso è rapido per la presenza del calore, debor-dante a causa della pienezza, scivoloso per l’eventuale umidità. EZIOLOGIA Problemi emozionali, quali ansia cronica, frustra-zione, preoccupazioni costanti, tristezza protratta, possono provocare un ristagno del q* del cuore che, alla lunga, può trasformarsi in fuoco del cuore che si trasmette all’intestino tenue. Spesso il fuoco del cuore è trasmesso o innescato da un fuoco del fegato che si innalza ed infiamma l’alto. In tal senso anche le cause alimentari, come una dieta troppo ricca in alimenti piccanti e riscal-danti, può essere un fattore predisponente o inne-scante. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE

Cistiti, uretriti, cistopieliti. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Purificare il calore del cuore e dell’intestino tenue.

SINDROMI DEL MERIDIANO DELL’INTESTINO TENUE a) Vento/freddo/umidità ostruiscono il meridiano Torcicollo, dolori lungo la faccia posteriore del braccio e della spalla. Dolori e gonfiori alla mandi-bola. b) Il calore perverso ristagna nel meridiano e lo

segue a turbare l’alto Faringodiania, sordità, occhi gialli.

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CAPITOLO 9

SINDROMI DELLA MILZA E DELLO STOMACO

La milza e lo stomaco costituiscono il sistema digerente e forniscono le basi materiali per l’energia del cielo posteriore. La milza digerisce il cibo, trasporta, distribuisce e trasforma le essenze dei cibi e reintegra il q*. Queste fun-zioni promuovono il metabolismo dei liquidi organici e valgono a mantenere il sangue nei vasi e gli organi in sede. La milza invia verso l’alto l’essenza dei cibi fino al polmone ed al cuore, garantendo il movimento del q* verso l’alto. Lo stomaco riceve i cibi, li decompone ed invia il frutto della prima digestione in basso verso gli intestini. La milza e lo stomaco sono in rapporto bi2o l&, ma il termine p^ /w7i contiene un’integrazione perfetta e pro-fonda che non ha riscontro in nessun’altra coppia z3ng f}, tanto che la milza e lo stomaco vengono spesso considerati insieme, soprattutto da un punto di vista digestivo, essendo lo stomaco l’aspetto y1ng e la milza quello y%n della coppia.

SEGNI E SINTOMI DA ALTERAZIONE DELLE FUNZIONI DI TRASPORTO E TRASFORMAZIONE L’alterazione delle funzioni digestive in genere in-duce i sintomi di un’indigestione, contrassegnata da anoressia, distensione addominale e diarrea. L’alterazione delle funzioni di trasporto, distribu-zione e trasformazione dell’energia estratta dagli alimenti provoca astenia, emaciazione ed incarnato esangue. Il sostegno del q* a mezzo del suo conti-nuo rinnovamento è strettamente correlato con il trasporto, la distribuzione e la trasformazione degli alimenti, pertanto una milza in vuoto sarà una delle cause principali di un vuoto generico di q*, che si manifesta con torpore, mancanza di forza, fiato cor-to e polso debole.

SEGNI E SINTOMI DA ALTERATO ME-TABOLISMO DEI LIQUIDI L’alterazione delle funzioni della milza di distribui-re i liquidi organici e promuovere il metabolismo dell’acqua provoca una ritenzione di umidità nell’organismo. Questo evento causa quadri diffe-renti in funzione della localizzazione dell’accu-mulo di umidità: • quando l’umidità è trattenuta nel torace e nella

regione epigastrica, si manifestano oppres-sione toracica con nausea e vomito;

• quando l’umidità e trattenuta negli intestini, si manifesta diarrea;

• quando l’umidità e trattenuta nella cavità pleu-rica, o addominale si manifestano idrotorace o ascite;

• quando l’umidità e trattenuta a livello sottocu-taneo, si manifestano edemi;

• quando l’umidità e trattenuta negli arti, si mani-festano astenia con sensazione di pesantezza;

• quando l’umidità e trattenuta nel polmone, si condensa in flemma, il quale a sua volta provo-ca tosse ed asma.

La Medicina Cinse usa pertanto affermare che l’umidità interna e le ritenzioni di liquidi sono con-nesse alla milza.

SEGNI E SINTOMI DA ALTERATO CONTROLLO DEL SANGUE Se la milza è incapace di mantenere il sangue all’interno dei vasi sanguigni, si manifesteranno emorragie con carattere di cronicità, quali sangui-namenti uterini, proctorragie, ematurie. SEGNI E SINTOMI MA MANCATO SOSTEGNO Nei casi cronici di vuoto del q* della milza, i quadri assumono una particolare connotazione di “caduta”, il q*, incapace di salire, cadrà verso il basso, mani-festandosi, oltre che con diarrea

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cronica, con prolassi (uterini, rettali) e ptosi organi-che (gastriche, renali). SEGNI E SINTOMI DA ALTERAZIONI DELLO STOMACO Un deficit delle capacità dello stomaco di accogliere il cibo provoca perdita di appetito, facile sazietà e riduzione dell’apporto alimentare. Al contrario, in caso di fuoco di stomaco, che induce un’iperattività funzionale dello stomaco, spesso compare polifagia. Il fuoco vuoto di stomaco, da vuoto di y%n, determi-na invece una sensazione di languore di stomaco, non una vera e propria fame. La direzionalità del q* dello stomaco è verso il basso. Una risalita patolo-gica del q* dello stomaco causa nausea, vomito, e-ruttazioni, singhiozzo. SINTOMI COMUNI NELLE AFFEZIONI DELLA MILZA E DELLO STOMACO Vomito. Può essere suddiviso in due categorie: da pienezza e da vuoto. Il vomito da pienezza ha un esordio acuto ed una durata breve ed è provocato principalmente da: • ristagno di alimenti indigeriti a causa di stravizi

alimentari; • accumulo di flemma o liquidi nello stomaco; • attacco trasverso allo stomaco da parte del q*

del fegato. Il vomito da vuoto presenta un esordio graduale, tende a protrarsi nel tempo ed è causato da uno sca-dimento delle funzioni digestive e di trasporto della milza e dello stomaco. Le caratteristiche del vomito forniscono indizi ag-giuntivi: • un vomito di sapore acido indica un attacco del

fegato sullo stomaco; • un vomito di sapore amaro indica calore nel fe-

gato e nella vescica biliare che intralcia la dige-stione;

• un vomito mucoso e liquido indica freddo nello stomaco con ritenzione di liquidi;

• un vomito subito dopo l’assunzione del cibo in-dica un calore pienezza dello stomaco;

• ripetuti conati di vomito con vomito scarso o assente indicano un vuoto dello y%n dello sto-maco.

Singhiozzo. Il singhiozzo deriva da un controcor-rente del q* dello stomaco. Nella maggior parte dei casi si tratta di un disturbo transitorio, non necessita di terapia e riveste scarso significato clinico. In al-cuni casi, invece, persiste ed indica una patologia, soprattutto se si manifesta in associazione ad altri

sintomi. Il singhiozzo può essere classificato in base alle regole vuoto/pieno e caldo/freddo. Il singhiozzo da pienezza di freddo ha un suono basso e può essere calmato dal calore, a testimo-nianza di un freddo di stomaco. Il singhiozzo da pienezza di calore ha un suono intenso, è continuo ed è accompagnato da alitosi e stipsi, ad indicare la presenza di un fuoco di stomaco. Il singhiozzo da freddo/vuoto è debole e di suono basso, disconti-nuo, spesso accompagnato da freddolosità e debo-lezza generalizzata, ad indicare un vuoto dello y1ng della milza. Il singhiozzo da calore/vuoto è discon-tinuo, generalmente associato a sete e bocca e gola secca, ad indicare un deficit dello y%n dello stoma-co. Rigurgiti acidi. Le cause principali di rigurgiti aci-di sono la disarmonia fegato stomaco (un attacco trasverso del q* del fegato stagnante allo stomaco) ed un freddo/vuoto di milza e stomaco. Il primo quadro ha caratteristiche di calore, essendo associa-to ad irritabilità, bocca amara e polso rapido (shu-) e a fil di ferro (xi1n), il secondo quadro ha caratteri-stiche di freddo/vuoto, essendo accompagnato da distensione epigastrica, eruttazioni, induito bianco, polso ritardato (hu2n) e debole (ru-). Dolori gastrici. Il dolore gastrico riconosce le me-desime cause di qualunque altro dolore: l’impedimento alla circolazione del q* e del sangue. Può essere provocato da energie perverse esterne (in particolare il freddo), pasti irregolari, stravizi ali-mentari, cause psichiche e surmenage fisico. I sin-tomi accompagnatori valgono a chiarire la diagnosi eziologica. • Le gastralgie da freddo perverso sono contrad-

distinte da esordio acuto, dolori intensi e dal fat-to di essere migliorata dall’appli-cazione di ca-lore;

• le gastralgie da ristagno di cibo sono associate ad eruttazioni di cattivo sapore, alitosi, rigurgiti acidi, induito spesso e grasso, e sono alleviate dal vomito;

• le gastralgie da disarmonia fegato/stomaco che insorgono a seguito di un attacco di rabbia, sono contraddistinte da un dolore distensivo, irradia-to agli ipocondri ed accompagnato da eruttazio-ni frequenti;

• le gastralgie che si manifestano nelle sindromi da freddo/vuoto della milza e dello stoma-

• co sono modeste ma persistenti e sono alleviate dalla pressione e dal calore

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• le gastralgie da stasi del sangue, caratterizzate da un dolore trafittivo a localizzazione fissa, sono spesso accompagnate da ematemesi e/o melena.

Eruttazioni. Le eruttazioni si manifestano al-l’interno dei seguenti quadri sindromici: • ristagno di cibo nello stomaco, conseguente a

stravizi alimentari, associato ad eruttazioni aci-de e di sapore sgradevole, talvolta con nausea e vomito ed un induito spesso e grasso;

• accumulo di flemma/calore nello stomaco da errori dietetici: le eruttazioni sono associate ad una sensazione di distensione oppressiva al to-race, da un induito giallo e grasso e, talvolta, da vomito di mucosità;

• disarmonia fegato/stomaco: le eruttazioni sono spesso associate a distensione addominale e scatenate da un attacco di rabbia;

• vuoto freddo di milza e stomaco: le eruttazioni vanno e vengono, sono accompagnate da debo-lezza generale, arti freddi, incarnato opaco e ri-gurgiti di liquidi acquosi.

Diarrea. La diarrea di pertinenza delle affezioni della milza e dello stomaco si manifesta con ripetute defecazioni di feci molli, che possono contenere ci-bi indigeriti, ma non sangue o pus. La diarrea frammista a sangue o pus è generalmente provocata da un attacco da umidità/calore al grosso intestino (dissenteria). La diarrea può manifestarsi in forma acuta o croni-ca. Le forme acute sono da ricondurre ad energie perverse esterne (in particolare il freddo / umidità ed il calore/umidità che intralciano le funzioni della milza e dello stomaco), e a stravizi alimentari. Le diarree croniche sono da ricondursi a vuoto del q* della milza e dello stomaco, vuoto dello y1ng dei reni, disarmonia fegato/milza. Nelle diarree acute: • la diarrea da freddo/umidità è caratterizzata da

feci molli o addirittura acquose, dolori addomi-nali, induito bianco e grasso ed è spesso asso-ciata a malattie da raffreddamento (naso ottura-to, cefalea, brividi e febbre poco elevata);

• la diarrea da calore umidità è causata da cibi guasti ed è contraddistinta da feci acquose, do-lori addominali, bruciori anali, sete, induito giallo e grasso;

• la diarrea da stravizi alimentari è contraddistinta da feci di odore nauseabondo, distensione e do-lori addominali alleviati dall’eva-cuazione, erut-tazioni acide e di odore sgradevole, induito grasso e spesso.

Nelle diarree croniche: • la diarrea da vuoto del q* della milza e dello

stomaco è contraddistinta dalla periodicità, dal fatto che le feci contengono cibi indigeriti, dall’essere aggravata da pasti pesanti, accom-pagnata da anoressia, distensione post-prandiale e sazietà, incarnato pallido e opaco, lingua pal-lida con induito bianco;

• la diarrea da vuoto dello y1ng dei reni, si palesa con scariche che si manifestano al mattino pre-sto, associate a borborigmi e dolori colici pe-riombelicali alleviati dall’evacuazione, arti freddi, freddolosità generalizzata, ma in partico-lare all’addome;

• la diarrea da disarmonia fegato/milza si manife-sta dopo stimoli emotivi che ostacolino l’armonico fluire del q* del fegato, è associata a sensazione di distensione dolorosa agli ipocon-dri irradiata al torace, eruttazioni, anoressia e dolori addominali.

DIFFERENZIAZIONE DELLE SINDROMI Le sindromi della milza e dello stomaco possono essere suddivise in quadri da vuoto e quadri da pie-nezza. QUADRI DA VUOTO La condizione fondamentale di vari quadri da vuoto della milza è il deficit del suo q*, che provoca una diminuzione delle capacità della milza di assicurare la digestione e l’assimilazione. Se questo stato per-siste per un tempo prolungato, la forza e la vitalità di un individuo ne saranno compromesse. Il vuoto del q* della milza è alla base delle sindromi caren-ziali di molti altri z3ng. Se il vuoto del q* della mil-za è associato a sintomi di freddo, quali ad esempio avversione al freddo e/o dolore addominale aggra-vato dal freddo, si parla di vuoto dello y1ng della milza. Se il vuoto del q* della milza è accompagnato da sintomi che testimoniano una ritenzione di umi-dità (diarrea, leucorrea con perdite liquide abbon-danti, edemi ed un induito spesso e grasso) si parla di vuoto della milza con ritenzione di umidità. Se il vuoto del q* della milza è contraddistinto da un in-capacità ad innalzare il q* e le sostanze nutritizie, che si manifesta con lienteria cronica e ptosi o pro-lassi viscerali, si parla di crollo del q* della milza. Il mantenimento del sangue all’interno dell’albero vascolare dipende dal q* della milza, tanto che un suo deficit potrà manifestarsi con fenomeni emorra-gici. Le emorragie da vuoto del q* della milza sono caratterizzate dalla cronicità e dal fatto di manife-

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starsi nella parte inferiore dell’organismo, come av-viene in alcuni tipi di metrorragia, alcuni sanguina-menti emorroidari e nelle ematurie protratte. La produzione di q* e sangue è strettamente con-nessa alla milza, che estrae gli elementi essenziali per la loro produzione. Pertanto, se la milza è in vuoto, sarà carente non solo la produzione del q*, come indicato dalla stanchezza e dall’affati-cabilità, ma anche quella del sangue. Comunque, poiché la milza non è un bacino di riserva del sangue (a diffe-renza del fegato che lo contiene e del cuore che lo regge), non viene classificato un quadro patologico da vuoto del sangue della milza, con sintomi speci-fici. Infine, non si è soliti parlare di un vuoto dello y%n della milza, facendo risalire un quadro da deficit dei liquidi organici digestivi allo stomaco. I quadri da vuoto dello stomaco includono il deficit del q*, dello y1ng e dello y%n. Il vuoto del q* dello stomaco si manifesta con una perdita di appetito ed una ridotta assunzione di cibo. È difficile differen-ziare il vuoto del q* dello stomaco da quello della milza, dato che entrambi comportano un intralcio alle funzioni digestive. Al vuoto del q* dello stoma-co alcuni riferiscono le manifestazioni superiori, quali dolore epigastrico, eruttazioni, rigurgiti, nau-sea e vomito, mentre a quello della milza si attribui-scono quelle inferiori, quali dolori addominali, feci poco formate, più sintomi generali quali stanchezza, debolezza muscolare ed emaciazione. Il vuoto dello y1ng dello stomaco può essere defini-to come un vuoto di q* con sovrapposizione di se-gni di freddo. Pertanto, la gastralgia da vuoto del q* dello stomaco sarà alleviata dalla pressione o dall’assunzione di cibo, mentre quella da vuoto del-lo y1ng dall’applicazione di calore. Anche in questo caso è piuttosto difficile discernere tra lo y1ng della milza e quello dello stomaco, tanto che il quadro da vuoto dello y1ng dello stomaco è raramente riporta-to. Il vuoto dello y%n dello stomaco è una sindrome di frequente riscontro, caratterizzata da un deficit di liquidi organici nel sistema digerente, che si mani-festa con segni di secchezza quali sete e stipsi. Co-me detto precedentemente, il quadro viene riferito al solo stomaco e, generalmente, si considera che la milza non sia coinvolta. QUADRI DA PIENEZZA L’umidità è l’energia perversa che più facilmente attacca la milza. Essa può provenire dall’esterno, come xi5 q*, oppure prodursi all’interno dell’or-ganismo. L’umidità/freddo spesso attacca la mil-za dopo esposizione alla pioggia, dopo prolungate

permanenze in ambienti umidi, oppure per una dieta troppo ricca in alimenti crudi e/o freddi. L’umidità/freddo di origine esterna può provocare una sindrome molto simile al vuoto del q* della milza con accumulo di umidità, poiché intralcia le funzioni di trasformazione e trasporto. Per distin-guere i due quadri, si rammenti che quello da umidi-tà/freddo è una sindrome da pienezza, in genere con un’anamnesi positiva per un’esposizione alla xi5 q* o ad uno squilibrio alimentare, che si manifesta con caratteri di acuzie, mentre il vuoto del q* della milza con ristagno di umidità è una sindrome da vuoto, appunto, generalmente con caratteri di cronicità, nei quali i sintomi di ipofunzione della milza (anores-sia, astenia, ecc.) in genere precedono le manifesta-zioni di umidità. Quando l’umidità/calore invade la milza, provoca manifestazioni non dissimili da quelle dell’u-midità/calore nel fegato e nella vescica biliare. En-trambe le sindromi sono inquadrabili nelle epatiti itteriche acute e nelle colecistiti della medicina oc-cidentale. In genere, comunque, l’umi-dità/calore nel fegato e nella vescica biliare si caratterizza per il dolore agli ipocondri ed una scarsità relativa di sin-tomi digestivi, mentre l’umi-dità/calore nella milza è contrassegnata da una preminenza di sintomi di-gestivi e da un’assenza di dolori agli ipocondri. Per quanto concerne lo stomaco, la differenziazione tra pienezza di freddo e pienezza di calore è agevo-le, in quanto nel primo caso la sete è assente ed il paziente ricerca il calore per calmare i dolori, nel secondo caso succede il contrario. In entrambi i quadri, al di là della penetrazione di una xi5 q* e di errori alimentari, il vuoto o la potenza dello y1ng dello stomaco predisporrà a contrarre patologie da freddo o da fuoco/calore. EZIOLOGIA GENERALE ENERGIE PERVERSE ESTERNE Tra tutte le energie perverse esterne, l’umidità è quella che più facilmente attacca la milza, che è par-ticolarmente sensibile all’umidità ambientale (climi, ambienti umidi, vestiti bagnati, ecc.). Come detto, l’umidità esterna tenderà a colpire la milza provo-cando forme acute, che tanto più potranno vittorio-samente attaccare l’organismo quanto più la milza sia affetta da un’umidità endogena cronica. Lo stomaco, nonostante il suo aspetto y1ng, e nono-stante detesti la secchezza1 (un’energia y1ng), viene 1 La secchezza detestata dallo stomaco non è di origine cosmopatogena, bensì è riferibile alla qualità degli ali-menti.

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più facilmente colpito dal freddo, che lo può attac-care direttamente, gelando il suo q*, impedendogli di discendere, provocando dolori e controcorrente dell’energia. EMOZIONI La milza, oltre che dalla rimuginazione costante ed ossessiva, può essere danneggiata dall’attività men-tale troppo intensa e prolungata, che consuma il suo q*. Analogamente, lo stomaco verrà colpito dalle preoccupazioni e dall’eccessivo pensare, che cause-ranno un ristagno del suo q*, che potrà risalire con-trocorrente e, in tempi lunghi, esaurirsi. Dati gli stretti rapporti esistenti tra la funzione digestiva ed il fegato, le emozioni che danneggiano questo orga-no (collera, frustrazione, rancore) potranno danneg-giare le funzioni digestive, attraverso un ristagno del q* del fegato che potrà sfociare in un invasione dello stomaco. DIETA Non vi è dubbio che la coppia milza/stomaco si tro-vi in “prima linea” nei confronti del cibo, che dovrà essere disgregato, trasformato e trasportato in tutto l’organismo. La milza, che di questa coppia rappre-senta gli aspetti y%n, ama il calore e la secchezza. Un’alimentazione troppo fredda, sia come tempera-tura, che come natura dei cibi (verdure, frutta, for-maggi freschi, bevande fredde) indebolirà il q* e lo y1ng della milza, generando freddo ed umidità. Lo stomaco, che di questa coppia rappresenta gli aspetti y1ng, ama l’umido. Un’alimentazione troppo calda (cibi piccanti, carni rosse, alcolici) tenderà a riscaldare lo stomaco e a ledere i suoi liquidi, così come i cibi troppo secchi, generando fenomeni di fuoco e secchezza di stomaco, mentre una dieta troppo fredda, potrà consumare il q* e lo y1ng dello stomaco, con formazione di freddo. Il cap. 47 del L^ng Sh[ afferma:

“I 6 visceri trasformano gli alimen-ti … La raccolta – digestione – e-spulsione, dove vuoto e pieno si al-ternano, necessita di un preciso co-ordinamento tra i visceri”.

Dato che i visceri hanno una ciclicità di funziona-mento, tale per cui se uno è pieno, l’altro deve esse-re vuoto e viceversa, la regolarità dell’as-sunzione di cibo è un aspetto importante: il cibo che riempie lo stomaco passa all’intestino tenue e lo stomaco si svuota, poi passa al grosso intestino, e l’intestino tenue si svuota, mentre lo stomaco si riempie nuo-vamente. Mangiare troppo spesso impedisce allo

stomaco di digerire il cibo ed altera questi meccani-smi di riempimento e svuotamento ciclici, inducen-do un ristagno di cibo. Mangiare tardi la sera, quan-do l’energia y1ng è in calo, impoverisce il q* dello stomaco. Mangiare troppo induce un ristagno di ci-bo, mangiare troppo poco, impoverisce il q* dello stomaco. Le alterazioni quantitative della dieta e l’assunzione di cibo in orari inappropriati o irrego-lari induce un vuoto del q* dello stomaco, vuoi di-rettamente, vuoi attraverso un ristagno ripetuto di q*. Da ultimo, il tempo del pasto dovrebbe essere dedi-cato al pasto stesso, evitando le discussioni fonte di rabbia o frustrazione (perché il q* del fegato in tal caso può aggredire lo stomaco), di dedicarsi ad atti-vità mentali impegnative (perché indeboliscono la milza), cercando di essere sereni e rilassati (perché la preoccupazione e l’ansia inducono un ristagno del q* dello stomaco).

FORME CLINICHE Verranno trattate le seguenti forme cliniche:

A) forme da vuoto di milza

1) VUOTO DEL Q* DELLA MILZA 2) VUOTO DELLA MILZA CON RISTAGNO DI UMIDITÀ 3) VUOTO DELLO Y!NG DELLA MILZA (MILZA

VUOTA E FREDDA) 4) CROLLO DEL Q* DELLA MILZA 5) LA MILZA NON CONTROLLA IL SANGUE

B) forme da pienezza di milza

6) IL FREDDO UMIDITÀ INVADE LA MILZA 7) IL CALORE UMIDITÀ INVADE LA MILZA

C) forme da vuoto di stomaco

8) VUOTO DEL QI DELLO STOMACO 9) FREDDO VUOTO NELLO STOMACO 10) VUOTO DELLO Y%N DELLO STOMACO D) forme da pienezza di stomaco 11) FUOCO NELLO STOMACO 12) FREDDO CHE INVADE LO STOMACO 13) RISTAGNO DI ALIMENTI NELLO STOMACO 14) QI DI STOMACO CHE SI RIBELLA 15) RISTAGNO DI SANGUE NELLO STOMACO

VUOTO DEL Q* DELLA MILZA SINTOMATOLOGIA Perdita dell’appetito, ventre gonfio dopo il pasto, feci poco formate fino alla diarrea, arti affaticati,

Roberto Gatto
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astenia generalizzata, dimagramento, carnagione giallastra e smorta. Lingua: pallida, induito linguale bianco. Polso: vuoto (x[), tendenzialmente debole (ru-) e ritardato (hu2n). PATOLOGIA È la sindrome cardine della milza, in quanto tutte le altre ne discendono, costituendone delle varianti o degli aggravamenti. L’insufficienza delle funzioni di trasformazione e trasporto causa la comparsa dei sintomi digestivi e si manifestano anoressia, gonfiori addominali, feci poco formate. Il q* della milza trasporta l’energia a tutto l’organismo, se è debole il paziente sarà astenico, in particolare saranno deboli i quattro arti, la cui mu-scolatura è nutrita dal q* della milza. La mancanza di nutrimento indurrà un dimagrimento. La lingua è pallida perché il q* ed il sangue sono in vuoto, l’induito è bianco perché tende a svilupparsi un freddo interno e l’umidità è scarsamente metabo-lizzata. Il polso è vuoto e debole perché il q* è in deficit, tende ad essere ritardato per il vuoto di milza che induce un accumulo di umidità. EZIOLOGIA Dieta impropria da eccesso di cibi “freddi” (crudi, freddi, verdure, frutta, formaggi freschi) e carenza di cibi tiepidi/riscaldanti (cibi cotti, serviti caldi, carni rosse, ecc.), troppo ricca in zuccheri raffinati, grassi. Pasti frettolosi, mancato rispetto della pausa del pranzo. Eccessivo affaticamento fisico, impegno mentale eccessivo o protratto. Malattie croniche di qualunque natura. Vomiti o diarree cronici 2 CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Affezioni funzionali gastrointestinali, ulcera peptica cronica, gastrite cronica, gastroenterite cronica, co-lite cronica, epatite cronica. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Tonificare il q*, tonificare la milza. VUOTO DELLA MILZA CON RISTAGNO DI UMIDITÀ SINTOMATOLOGIA

2 Se, da una parte, il vomito e la diarrea sono due sintomi di un’affezione del ji`o medio, al contempo ne impoveri-scono il q*.

Ai sintomi descritti nel quadro precedente (anores-sia, gonfiori addominali, diarrea, ecc.) si associano nausea, sensazione di oppressione al petto e all’epigastrio, sensazione di pesantezza generalizza-ta, sensazione di testa pesante ed ovattata, arti ede-matosi, perdite vaginali bianche e liquide. Lingua: pallida, piuttosto gonfia, spesso con im-pronte dentarie, con induito bianco e via via più spesso. Polso: scivoloso (hu1), ritardato (hu2n). PATOLOGIA L’umidità è un’energia pesante ed appiccicosa, che appesantisce e rallenta. L’umidità che ristagna nello stomaco impedisce al suo q* di discendere e compare nausea. L’umidità ostruisce l’epigastrio ed il torace e com-pare sensazione di oppressione. L’umidità, di natura pesante, si deposita nei muscoli ed intralcia la salita dello y1ng puro alla testa, pro-vocando sensazione di pesantezza agli arti ed al ca-po. L’umidità si deposita tra cute e muscoli e gli arti di-ventano edematosi. L’umidità, pesante, tende a scendere verso il basso e compaiono perdite vaginali bianche e filanti. EZIOLOGIA Tutte quelle citate nel quadro precedente, aggravate dalla permanenza prolungata in ambienti umidi. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Gastrite cronica, gastroenterite cronica, colite croni-ca, epatite cronica, edemi cronici, leucorree. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Rimuovere l’umidità e tonificare la milza. VUOTO DELLO Y!NG DELLA MILZA SINONIMI: (MILZA VUOTA E FREDDA) SINTOMATOLOGIA Mancanza di appetito, ventre gonfio, dolori addo-minali migliorati dal massaggio e dall’ap-plicazione di calore, mancanza di sete o desiderio di bevande calde, feci non formate fino ad essere liquide, aste-nia, membra deboli e fredde, fred-dolosità genera-lizzata, carnagione giallastra ed opaca o pallida e brillante; nelle donne perdite vaginali abbondanti, fluide, di colore bianco; arti e corpo edematosi, da una modesta succulenza, fino alla formazione di e-demi franchi; in tal caso si associa contrazione della diuresi. Lingua: pallida, gonfia, con impronte dentarie, umi-da.

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Polso: debole (ru-), lento (ch^ ), profondo (ch5n). PATOLOGIA Il quadro costituisce un aggravamento di quello da vuoto del q* della milza con comparsa di segni e sintomi di freddo interno. Lo y1ng della milza in vuoto non può riscaldare il corpo e compaiono freddolosità generalizzata, arti freddi, i dolori addominali sono migliorati dal calo-re e dalle bevande calde (la sete è assente, ma il pa-ziente accetta di bere bevande, purché calde). Le funzioni di trasporto e trasformazione degli ali-menti sono ancor più compromesse che nel vuoto del q* della milza, perché non solo manca l’energia, ma anche il calore, ed i sintomi da deficit di q* (ano-ressia, astenia, diarrea, ecc.) saranno ancor più pro-nunciati. Le funzioni di trasporto e trasformazione dei liquidi sono ancor più compromesse che nel vuoto del q* della milza con ristagno di umidità, perché non solo manca l’energia, ma anche il calore, ed i sintomi da ristagno di liquidi, saranno ancor più pronunciati. Se y1ng q* è gravemente compromesso, anche l’apertura/chiusura della vescica sarà danneggiata, le urine diverranno scarse e l’ac-qua deborderà nell’organismo. La carnagione è pallida ed opaca perché la milza non produce il sangue a causa del vuoto del suo q*, ma se il deficit dello y1ng predomina, compaiono segni di freddo quali il pallore associato a lucentez-za della cute. La lingua è pallida per il vuoto di y1ng, gonfia ed umida perché i liquidi non metabolizzati si accumu-lano nella lingua. Il polso lento e debole indica il vuoto di y1ng, la sua profondità testimonia della localizzazione interna dell’affezione. EZIOLOGIA La medesima del quadro da vuoto del q* della mil-za. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Gastrite cronica, gastroenterite cronica, colite croni-ca, epatite cronica, cirrosi epatica, edemi cronici, leucorree. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Tonificare e riscaldare lo y1ng della milza.

CROLLO DEL Q* DELLA MILZA SINTOMATOLOGIA Anoressia, gonfiori postprandiali, vertigini, offu-scamenti visivi, voce debole, respiro corto, sudora-

zioni spontanee o al minimo sforzo, diarrea cronica, sensazione di trazione viscerale verso il basso, ptosi gastrica, ptosi renale, prolasso rettale, prolasso ve-scicale, prolasso uterino. Talvolta emorroidi (senza sintomi infiammatori) con eventuale semplice ge-mizio ematico, vene varicose. Lingua: pallida, induito linguale bianco. Polso: vuoto (x[), debole (ru-), spesso sottile (x* ) o ritardato (hu2n). PATOLOGIA Si tratta di un quadro particolare di vuoto del q* del-la milza, nel quale, ai sintomi dipendenti dal vuoto di q*, si somma l’incapacità della milza a trattenere i visceri nella propria sede, strettamente dipendente dalla direzionalità fisiologica ascendente del suo q*. I sintomi digestivi dipendono dall’intralcio alle fun-zioni di trasporto trasformazione. Il q* degli alimenti non viene innalzato al polmone e compaiono voce debole, respiro corto, sudorazioni spontanee. Il q* puro non raggiunge il capo e compaiono verti-gini ed offuscamenti visivi. Il q* della milza non sale e non può trattenere in se-de gli organi: compaiono ptosi, prolassi, emorroidi. La milza non riesce a mantenere il tono della parete venosa, il sangue pesa in basso e compaiono varici. La lingua è pallida perché il q* ed il sangue sono in vuoto, l’induito è bianco perché tende a svilupparsi un freddo interno e l’umidità è scarsamente metabo-lizzata. Il polso è vuoto e debole perché il q* è in deficit, tende ad essere ritardato per il vuoto di milza che induce un accumulo di umidità. EZIOLOGIA La medesima del quadro da vuoto del q* della mil-za, aggravata dal rimanere in piedi a lungo. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Ptosi e prolassi viscerali. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Sollevare il q*, tonificare il q* della milza.

LA MILZA NON CONTROLLA IL SANGUE SINTOMATOLOGIA Ematuria, menorragie, metrorragie, proctorragie, ematomi, ecchimosi, associati ai sintomi di vuoto del q* e/o dello y1ng della milza (anoressia, gonfio-ri addominali, diarrea, ecc.), carnagione giallastra ed opaca. Lingua: pallida.

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Polso: sottile (x* ). PATOLOGIA La milza, in vuoto di q*, è incapace di trattenere il sangue nei vasi. Si tratta quindi di una forma parti-colare di deficit del q* della milza, che si manifesta sul versante del sangue. Se vogliamo è anche una forma di crollo del q* della milza, tanto che il san-gue tende non solo a stravasare, ma anche a compa-rire in basso. Si tratta di patologie croniche, prive dei caratteri di acuzie/pienezza delle forme da calo-re, riferibili ai quadri infiammatori e settici della Medicina Occidentale. EZIOLOGIA La stessa del vuoto del q* della milza. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Menometrorragie funzionali, sanguinamenti emor-roidari (senza sintomi infiammatori), porpora trom-bocitopenica, anemia aplastica. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Tonificare il q* della milza, arrestare il sanguina-mento.

IL FREDDO UMIDITÀ INVADE LA MILZA SINTOMATOLOGIA Dolori addominali migliorati dall’applicazione di calore, anoressia, nausea, sensazione di oppressione al petto e all’epigastrio, assenza di sete, sapore dol-ciastro in bocca o perdita del gusto, feci non forma-te fino alla diarrea acquosa, sensazione di pesantez-za diffusa, in particolare alla testa, astenia, talvolta perdite vaginali bianche e fluide. Lingua: induito grasso, spesso e bianco. Polso: scivoloso (hu1) ritardato (hu2n). PATOLOGIA Si tratta di una pienezza di freddo ed umidità che invade la milza. L’umidità blocca le attività di trasporto/tra-sformazione della milza, compaiono anoressia, a-stenia, diarrea. Il freddo congela il q* del ji`o medio, l’umidità ne impedisce i movimenti, compaiono dolori e nausea, sensazione di oppressione al torace e al-l’epigastrio. L’umidità impedisce allo y1ng puro di raggiungere la testa: compare sensazione di pesantezza al capo. La milza si apre nella bocca. Se il freddo/umidità invade la milza il gusto è alterato.

L’umidità è un’energia pesante che tende a scende-re, e, nella donna, potrà manifestarsi con perdite va-ginali. La lingua, con induito spesso, ed il polso scivoloso indicano la presenza di umidità. Il colore bianco dell’induito testimonia del freddo. Si consideri che la manifestazione sintomatologica di questo quadro acuto da pienezza ricalca in larga parte i quadri cronici da vuoto, nei quali l’umidità è di origine interna e deriva dall’inca-pacità della milza a metabolizzarla. Va sotto-lineato che chi sof-fre di vuoto di milza ed accumulo di umidità più fa-cilmente sarà soggetto agli attacchi dell’umidità e-sterna. I caratteri distintivi dei due quadri sono:

• quadri acuti da pienezza: anamnesi positiva per esposizione al freddo/umidità, induito linguale spesso e grasso;

• quadri cronici da vuoto: mancanza di espo-sizione al freddo/umidità all’ana-mnesi, in-duito sottile.

EZIOLOGIA Bevande troppo fredde, eccessivo consumo di cibi crudi e freddi. Soggiorni prolungati in ambienti umidi, esposizione alla pioggia. Per quanto concerne le cause alimentari, queste pre-valgono nella stagione calda, dato il frequente abuso di bevande e cibi freddi. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Gastrite acuta, colite acuta, enterite acuta, malattie da raffreddamento con sintomi intestinali. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Riscaldare e trasformare il freddo e l’umidità, ar-monizzare lo stomaco, rafforzare la milza.

IL CALORE UMIDITÀ INVADE LA MIL-ZA SINTOMATOLOGIA Sensazione di pienezza soffocante all’epigastrio e all’addome, talvolta associata a percezione di masse tondeggianti (pi kuai) nell’addome, repulsione per gli alimenti, specie quelli grassi, nausea, vomito, bocca impastata, sete senza desiderio di bere, dolori addominali, feci poco formate dal-l’odore sgradevo-le, bruciori anali, urine scarse e concentrate, febbri-cola, cefalea. Possono manifestarsi ittero cutaneo e sclerale (di colore giallo brillante). Può manifestarsi xantorrea.

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Lingua: induito linguale giallo e grasso. Polso: scivoloso (hu1) e rapido (shu-). PATOLOGIA Il calore/umidità provoca un intralcio alle funzioni di trasformazione e trasporto, salita e discesa del ji`o medio e compaiono replezione e dolori addo-minali, nausea, vomito, disgusto per gli alimenti, diarrea. Il calore provoca febbre, bruciori anali, urine con-centrate. La febbre è bassa perché il calore (y1ng) è associato all’umidità (y%n). Diversamente dalla febbre da ca-lore/vuoto, che compare alla sera, questa iperpires-sia da calore/umidità permane per tutta la giornata. Il calore (y1ng) produce la sete, ma l’umidità (y%n) ne contrasta il desiderio. Il calore e l’umidità corrompono le feci, che avran-no un odore sgradevole; possono anche comparire sotto forma di perdite vaginali. L’induito linguale grasso ed il polso scivoloso sono segni di umidità, il polso rapido di calore. Il calore/umidità della milza si trasmette al fegato ed alla vescica biliare, interferendo con la loro fun-zione di drenaggio/decongestione e con la secrezio-ne della bile. La pelle e le sclere diventano itteriche. EZIOLOGIA Calore/umidità di origine esterna. Eccessi alimentari. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Epatite infettiva, colecistite acuta, necrosi epatiche acute o subacute. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Drenare l’umidità, purificare il calore.

SINDROMI DEL MERIDIANO DELLA MILZA a) Vento/freddo/umidità ostruiscono il meridiano Sensazione di corpo pesante, gonfiori, dolori e sen-sazione di freddo alla parte interna dell’arto inferio-re, dolori alla mobilizzazione dell’alluce. b) Il calore perverso ristagna nel meridiano e lo

segue a turbare l’alto Dolori epigastrici, gonfiori addominali, eruttazioni, vomito, rigidità linguale.

VUOTO DEL Q* DELLO STOMACO SINTOMATOLOGIA Sensazione di disagio doloroso all’epigastrio calma-ta dal massaggio, anoressia, se la fame è presente, si è subito sazi, perdita del gusto, lieve nausea, possi-

bili eruttazioni e rigurgiti insapori, astenia, soprat-tutto al mattino. Lingua: pallida. Polso: vuoto (x[). PATOLOGIA Lo stomaco accoglie i cibi e li decompone per tra-smetterli alla milza. Se il q* dello stomaco è vuoto, anche quello della milza cadrà in deficit, e così tutti gli altri organi. L’astenia si manifesta soprattutto di primo mattino, perché il maximum energetico dello stomaco è tra le 7 e le 9. I dolori epigastrici sono modesti, perché da vuoto, calmati dal massaggio, che apporta energia. Il q* dello stomaco in vuoto non può decomporre gli alimenti e anche poco cibo basta ad indurre sa-zietà. Il q* in vuoto può ristagnare e risalire controcorren-te, con comparsa di nausea, eruttazioni e rigurgiti. Data la stretta interdipendenza tra stomaco e milza, come detto, è difficile operare delle distinzioni sin-tomatologiche nette, perché, se lo stomaco è in vuo-to, anche la milza cadrà in deficit, con comparsa di diarrea, gonfiori addominali, ecc.. EZIOLOGIA Dieta inappropriata, carente quantitativamente e qualitativamente. Malattie croniche. Si ricordi che, secondo la Medicina Cinese, finché lo stomaco è prospero ed il suo polso valido, qua-lunque malattia è suscettibile di guarigione. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Gastroduodeniti croniche, coliti croniche. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Tonificare il q* dello stomaco.

FREDDO VUOTO NELLO STOMACO SINTOMATOLOGIA Malessere doloroso all’epigastrio, che peggiora con l’esposizione al freddo e migliora con il massaggio, l’assunzione di cibo e, soprattutto, l’ap-plicazione di calore; anoressia, sete assente, ma desiderio di be-vande o cibi caldi, nausea, vomito di liquido chiaro, astenia, soprattutto di primo mattino, feci poco for-mate. Lingua pallida e gonfia, induito bianco e sottile. Polso: profondo (ch5n), debole (ru-). PATOLOGIA Questo quadro è essenzialmente analogo a quello precedente, con una sovrapposizione di segni e sin-

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tomi di freddo interno. Quasi costantemente si asso-cia un quadro da vuoto dello y1ng della milza. Tutti i sintomi sono improntati ad una presenza di freddo/vuoto (dolori migliorati dal calore e dal cibo, sfumati, mentre nel freddo pienezza sono violenti), sia a carico dello stomaco che della milza. Anche le caratteristiche della lingua (induito bianco e sottile, non spesso) e del polso (profondo, ma non teso) valgono a differenziare questo freddo vuoto da un freddo pienezza. EZIOLOGIA La medesima del quadro da vuoto del q* dello sto-maco, oppure quella di un vuoto dello y1ng della milza che coinvolga lo stomaco. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Gastroduodeniti croniche, coliti croniche. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Tonificare e riscaldare stomaco e milza.

VUOTO DELLO Y%N DELLO STOMACO SINTOMATOLOGIA Bocca e lingua secche, mancanza di appetito o fame senza desiderio di mangiare, sensazione di pienezza dopo aver mangiato, sete senza desiderio di bere, vomito, sensazione di masse nello stomaco, agita-zione ansiosa, sensazione di calore fastidioso allo stomaco, febbre o sensazione di avere la febbre, so-prattutto al pomeriggio, scibale, oliguria. Lingua: rossa, senza induito o con induito a chiazze, secca, spesso fissurata o spellata al centro. Polso: sottile (x* ), rapido (shu-). PATOLOGIA Lo stomaco è la sorgente dei liquidi dell’or-ganismo, se il suo y%n è in vuoto, compaiono sinto-mi di secchezza, quali bocca secca, lingua secca, feci secche. Il calore non è di tipo pienezza, pertanto non vi so-no sete e fame vere, bensì sete e fame senza deside-rio di bere e di mangiare. La febbre è presente al pomeriggio, essendo provo-cata dal calore vuoto. La lingua è patognomonica, sia per il rossore e la spellatura, che compaiono al centro, zona riferibile allo stomaco, sia, soprattutto, per l’induito. Questo compare a chiazze ed è facilmente asportabile, tanto che si parla di “induito senza radice”. L’induito na-sce dal surplus di energia (definito “umidità sporca” dello stomaco) derivante dall’attività di frammenta-zione e separazione dei cibi, inviato alla lingua. Lo stomaco in vuoto di y%n non possiede umidità da in-

viare alla lingua, non si forma nuovo induito e quel-lo vecchio si stacca facilmente. EZIOLOGIA Errate abitudini alimentari con eccessivo consumo di cibi secchi o disseccanti. Fase terminale delle malattie febbrili di origine e-sterna. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Gastroduodeniti croniche, ulcera peptica, dispepsia. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Nutrire lo y%n dello stomaco, nutrire i liquidi orga-nici.

FUOCO NELLO STOMACO SINTOMATOLOGIA Bruciori e dolori all’epigastrio, sete intensa di be-vande fredde, fame costante ma tendenza a dimagri-re, rigurgiti acidi, nausea, vomito subito dopo i pa-sti, alito fetido, gengive rosse, gonfie, dolenti, san-guinanti, stipsi. Se il fuoco si unisce al flemma: oppressione doloro-sa all’epigastrio, minor sete, presenza di muco nelle feci, agitazione mentale, insonnia. Lingua: rossa e secca, induito spesso, giallo e secco. Se flemma/fuoco, induito spesso, giallo e grasso. Polso: pieno (sh^ ), rapido (shu-), se si associa flemma, anche scivoloso (hu1). PATOLOGIA Siamo di fronte ad una pienezza di calore nello stomaco. Il calore consuma i liquidi organici e pro-voca sete intensa di bevande fredde, stipsi e lingua secca. Il calore consuma lo y%n ed il paziente dima-grisce. Il calore pienezza intralcia le funzioni di discesa dello stomaco e ne provoca un controcorrente che si manifesta con rigurgiti, nausea, vomito. I rigurgiti sono maleodoranti ed è presente alitosi perché il ca-lore, oltre che consumare, corrompe i liquidi dello stomaco. Il calore divampa nel meridiano di stomaco e ne a-gita il sangue, provocando l’infiammazione e le emorragie gengivali. Se il fuoco si unisce al flemma, si manifesta oppres-sione epigastrica, la sete si riduce (il flemma è una forma di y%n, ancorché patologica), lo sh5n può es-sere disturbato e possono comparire ansia ed inson-nia. Il polso pieno indica la virulenza dell’energia per-versa, la rapidità il calore, l’eventuale scivolosità l’associazione di umidità.

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EZIOLOGIA Eccesso di alimenti piccanti e caldi, di bevande al-coliche. Se flemma/fuoco, eccesso di cibi grassi, soprattutto fritti. Anche il fumo, in quanto caldo, può contribuire. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Ulcera peptica. Parodontopatie, afosi, diabete melli-to. periodo iperpiretico delle malattie feb-brili. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Purificare il calore dello stomaco.

FREDDO CHE INVADE LO STOMACO SINTOMATOLOGIA Dolori intensi all’epigastrio, aggravati dal freddo o dall’ingestione di cibi o bevande freddi, migliorati dall’applicazione di calore o dall’ingestione di cibi e bevande caldi, sensazione di freddo, soprattutto all’addome, nausea, vomito di liquido chiaro, bor-borigmi intestinali. Lingua: pallida, induito spesso e bianco. Polso: profondo (ch5n), lento (ch^ ), teso (j&n). PATOLOGIA Si tratta di un attacco acuto allo stomaco da parte del freddo di origine esterna. A tal fine si consideri che lo stomaco, così come gli intestini e l’utero, è sottoposto agli attacchi diretti del freddo di origine esterna. Anche la dieta può provocare un quadro di questo tipo. Il freddo gela il q* dello stomaco, causando dolore (ristagno) e vomito (controcorrente). Il freddo danneggia lo y1ng dello stomaco e della milza e compaiono i sintomi di freddo. EZIOLOGIA Esposizione al freddo o assunzione di cibi e bevan-de freddi. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Gastrite acuta. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Cacciare il freddo, riscaldare lo stomaco, farne di-scendere il q*.

RISTAGNO DI ALIMENTI NELLO STO-MACO SINTOMATOLOGIA Addome gonfio e dolente, dolori epigastrici alleviati dal vomito, eruttazioni, rigurgiti acidi e di odore

nauseabondo, alitosi, nausea, vomito acido, diarrea, talvolta stipsi. Lingua: induito grasso e spesso (giallo se si associa calore, bianco se si associa freddo). Polso: scivoloso (hu1), pieno (sh^ ). PATOLOGIA Si tratta di una pienezza di origine alimentare, che può manifestarsi con segni di calore/umidità, in tal caso l’induito sarà spesso e giallo, oppure di fred-do/umidità, nel qual caso l’induito sarà spesso e bianco. In ogni caso è presente umidità, come testimoniato dall’induito comunque spesso, e dal polso scivolo-so. Tutti gli altri sintomi sono provocati dal ristagno di cibo che intralcerà le funzioni di abbassamento del q* dello stomaco, il che provocherà un ristagno (gonfiori, dolori) ed un controcorrente di stomaco (rigurgiti, eruttazioni, nausea, vomito), che potrà interferire sulla milza (diarrea). L’umidità, soprattutto se associata al calore, cor-rompe i cibi che ristagnano nello stomaco, tanto che le eruttazioni, i rigurgiti e l’alito avranno odore nau-seabondo. Il polso pieno indica l’eccesso. EZIOLOGIA Stravizi alimentari, pasti frettolosi. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Indigestione, dispepsia acuta. gastroenterite acuta. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Rimuovere il ristagno di cibo, stimolare la discesa del q* dello stomaco.

Q* DELLO STOMACO CHE SI RIBELLA SINTOMATOLOGIA Nausea, vomito, singhiozzo, eruttazioni, rigurgiti. Lingua e polso non sono indicativi, salvo che delle condizioni patologiche che determinano il contro-corrente. PATOLOGIA Più che di una sindrome si tratta di una serie di sin-tomi, riconducibili all’incapacità del q* dello stoma-co di discendere, con conseguente risalita contro-corrente. Tali sintomi sono di più frequente riscon-tro nei quadri da pienezza dello stomaco (freddo nello stomaco, calore nello stomaco, ristagno di a-limenti), ma possono presentarsi anche in quelle da vuoto (vuoto dello y%n, vuoto del q* ). Anche il fega-

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to, quando invade lo stomaco, può causare una ri-bellione del suo q*. EZIOLOGIA Qualunque evento causi un’intralcio alla discesa del q* dello stomaco, può determinarne un controcor-rente, ivi comprese energie perverse esterne, squili-bri alimentari, fattori emozionali, spesso, questi ul-timi, ad impronta fegato. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Dispepsia. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Sottomettere il q* ribelle. Favorire la discesa del q* dello stomaco.

RISTAGNO DI SANGUE NELLO STOMACO SINTOMATOLOGIA Dolore da puntorio a terebrante all’epigastrio, che peggiora con il calore, la pressione e l’assunzione di cibo, vomito di sangue scuro, sangue scuro nelle fe-ci. Lingua: violacea, con macchie viola più scuro, spe-cie al centro. Polso: a fil di ferro (xi1n), rugoso (s7). PATOLOGIA Tutto ciò che non circola causa dolore. Tra tutti i ristagni, quello di sangue provoca i dolori compara-tivamente più intensi. La stasi di sangue provoca la comparsa di coaguli di colore rosso, che si manifestano nel vomito.

Il sangue transita lungo gli intestini e compare nelle feci. Il colore violaceo della lingua, così come le caratte-ristiche del polso riflettono il ristagno di sangue. EZIOLOGIA Il ristagno di sangue può accompagnare o consegui-re a varie sindromi dello stomaco, in particolare il fuoco dello stomaco. Qualunque ristagno prolunga-to di q* può indurre un ristagno di sangue, ed in tal senso il ristagno del q* del fegato è l’evento più fre-quente, che può causare sanguinamento gastrico at-traverso un attacco trasverso allo stomaco. In genere si tratta di una patologia cronica, dove la genesi psi-cologica riveste particolare importanza. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Ulcera peptica. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Rimuovere il ristagno, muovere il sangue.

SINDROMI DEL MERIDIANO DELLO STOMACO a) Vento/freddo/umidità ostruiscono il meridiano Dolori lungo il tragitto del meridiano, in particolare al terzo dito e al dorso del piede, alla gamba ed alla coscia, associati a difficoltà di movimento. b) Il calore perverso ristagna nel meridiano e lo

segue a turbare l’alto Corpo caldo, sudorazione intensa, bocca e labbra secche, collo gonfio, gola gonfia.

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CAPITOLO 10

SINDROMI DEL POLMONE E DEL

GROSSO INTESTINO Il polmone controlla la respirazione, regge il q* ed è la sorgente superiore delle acque. Tutte queste funzioni presentano un aspetto comune: la diffusione/dispersione e la discesa (diffondere il q* in tutto l’organismo, far scendere l’aria ed i liquidi verso il basso). Il polmone, rifornito dall’energia trasmessagli dalla milza, assume il comando dei q* acquisito ed è strettamente connesso con la resistenza dell’organismo all’ambiente esterno, con il quale è, unico z3ng, in contatto, sia anatomicamente sia energeticamente, attraverso la pelle. Questa duplice esposizione all’ambiente esterno lo rende particolarmente suscettibile agli attacchi delle energie per-verse esterne. Il grosso intestino opera un ultimo riassorbimento sui liquidi trasmessigli dall’intestino tenue ed espelle le feci. La relazione bi2o l& con il grosso intestino spiega come molte patologie da pienezza del polmone pos-sano essere efficacemente trattate con i catartici, che agiscono a livello del grosso intestino.

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SEGNI E SINTOMI DA INTRALCIO AL-LA RESPIRAZIONE Tosse ed asma sono i sintomi più frequenti quando la funzione di diffusione/dispersione e quella di ab-bassamento sono intralciate o compromesse. Ener-gie perverse esterne, quali il vento, associato al ca-lore o al freddo, oppure fattori patogeni interni, co-me il flemma, prodotto da un vuoto di milza, o il fuoco che si libera dal fegato, possono alterare il meccanismo della respirazione e far sì che i sintomi suddetti si manifestino. Il catarro è un altro sintomo frequente di affezioni polmonari. Le caratteristiche del catarro offrono una chiave per interpretarne l’origine, in quanto vari a-genti patogeni ed alterazioni patologiche possono produrre flemma. • Il catarro bianco e liquido, filante, suggerisce la

presenza di freddo. • Il catarro colloso e/o giallo, indica la presenza

di calore. • Il catarro abbondante rimanda all’umidità. • Il catarro scarso, secco, difficile da espettorare,

implica secchezza.

SEGNI E SINTOMI DA INCAPACITÀ A GOVERNARE IL Q* I sintomi da incapacità del polmone a governare il q* sono suddivisibili in tre gruppi: 1) fiato corto, voce fioca, tosse sorda, riferibili a

vuoto del q* del polmone in senso stretto; 2) stanchezza e debolezza generalizzata, da deficit

di q* nell’intero organismo; 3) sudorazioni spontanee e facilità a contrarre ma-

lattie da raffreddamento, da vuoto della superfi-cie.

Il primo gruppo di sintomi è più strettamente legato ai quadri patologici del polmone, mentre il secondo ed il terzo hanno meno valore al fine di porre una diagnosi differenziale, poiché possono presentarsi anche in quadri sindromici riferibili ad altri z3ng - fu. Ad esempio, la stanchezza generalizzata e la de-bolezza possono manifestarsi anche nei quadri di vuoto del q* della milza; le sudorazioni spontanee possono manifestarsi anche in caso di vuoto del q* del cuore. SEGNI E SINTOMI DA INCAPACITÀ E REG-GERE LA VIA DELLE ACQUE Le energie perverse esterne che invadono il polmo-ne possono provocare edemi, ad esempio quelli che

appaiono nelle nefropatie croniche in corso di infe-zioni respiratorie. Secondo la Medicina Cinese, in tali casi la patogenesi dell’edema risiede in un in-tralcio della funzione di regolazione della via delle acque svolta dal polmone, il che impedisce ai liqui-di organici di scorrere in basso verso il rene, e di qui alla vescica, con accumulo conseguente di liquidi nella parte alta dell’organismo (edemi palpebrali, al volto) ed oliguria. L’ipotesi patogenetica è confer-mata dalla frequente efficacia del trattamento dello z3ng polmone a mezzo di diaforetici, con aumento dell’output urinario e regressione dell’edema.

ALTRI SEGNI E SINTOMI Tosse. Esistono due tipi di tosse, quella da cause esterne e quella da cause interne. Nelle patologie di origine esterna, la tosse ha un e-sordio acuto. Nella maggior parte de casi si presenta come un sintomo di malattie da raffreddamento (at-tacchi di vento freddo), ma anche altre energie per-verse esterne possono provocare tosse. • La tosse da vento/freddo è in genere associata

ad ostruzione nasale con scolo nasale acquoso, starnuti, catarro bianco e filante, cefalea, dolori muscolari e febbre poco elevata.

• La tosse da vento/calore è associata a catarro denso e giallo, o purulento, nonché ad altri sin-tomi di calore quali febbre piuttosto elevata, se-te, induito linguale giallo e polso rapido (shu-).

• La tosse da secchezza in genere è associata a segni di secchezza, quali naso, gola, bocca e labbra secche.

Nella maggior parte dei casi la tosse da cause inter-ne presenta un esordio graduale e manifesta un de-corso cronico. La tosse da cause interne si presenta nelle seguenti sindromi: • vuoto di q* e/o y%n del polmone; • accumulo di flemma/umidità o di flemma/calore

nel polmone; • il fuoco del fegato aggredisce il polmone. Questi tipi di tosse possono essere quindi da vuoto o da pieno e la loro origine può risalire ad un vuoto di altri z3ng. Così, il flemma che si accumula nei pol-moni può essere prodotto da una milza in vuoto, quindi incapace di trasformare e trasportare i liqui-di, cosicché l’eccedenza si trasforma in flemma. Il vuoto di y%n provoca una tosse secca, con catarro scarso o assente, difficile da espettorare. Possono associarsi altri segni di secchezza da vuoto di y%n,

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come secchezza della bocca e delle labbra, lingua arrossata con induito scarso, polso rapido (shu-). Nel vuoto di q* la tosse è debole, poco sonora, ac-compagnata da fiato corto, catarro fluido, stanchez-za, sudorazioni spontanee e facilità a contrarre ma-lattie da raffreddamento. La tosse da accumulo di flemma/umidità e flem-ma/calore è associata a catarro abbondante, fluido e biancastro nel primo caso, colloso e giallastro nel secondo.

Dispnea. Anche la dispnea può essere da vuoto o da pienezza. Il vento, il freddo, il calore, l’umi-dità ed il flemma inducono una dispnea da pienezza. La diagnosi differenziale tra i fattori patogeni si fonda sulle condizioni generali del paziente, sui sintomi di accompagnamento, sulla quantità e sull’aspetto del catarro, come appena illustrato. La dispnea da vuoto si presenta sia nel vuoto del q* del polmone, sia nell’incapacità del rene ad afferrare il q*. La dispnea da vuoto del q* del polmone è accompagnata da mancanza di forze ed energia, voce fioca, facilità a contrarre malattie da raffreddamento e sudorazioni spontanee. La dispnea da incapacità del rene ad af-ferrare il q* è contrassegnata dal fatto di peggiorare sotto sforzo e dai sintomi accompagnatori indicativi di un vuoto dei reni (lombalgie, nicturia, edemi, ecc.).

DIFFERENZIAZIONE DELLE SINDROMI

QUADRI DA VUOTO I quadri da deficit del polmone sono costituiti dal vuoto di q* e dal vuoto di y%n. Entrambi sono carat-terizzati da un esordio graduale e da un decorso cronico. Il quadro da vuoto di y%n manifesta sintomi di secchezza (tosse secca e catarro difficile da espet-torare) e segni di un’abbondanza relativa di y1ng o calore endogeno (quindi un’ap-parente pienezza), mentre il quadro da vuoto di q* si palesa con man-canza di forza ed energia (tosse fioca, fiato corto, stanchezza). Inoltre, poiché il vuoto di q* comporta l’incapacità a diffondere i liquidi, questa situazione patologica provoca una ritenzione di liquidi che si trasformano in flemma, che si manifesta come ca-tarro abbondante e filante. Se il catarro è associato ad anoressia, distensione addominale e diarrea, il flemma trae origine da un vuoto di milza, e la dia-gnosi e la terapia dovranno tenerne conto.

QUADRI DA PIENEZZA Il polmone è un organo delicato e vulnerabile all’attacco di vari agenti patogeni esterni. Per di più, assolvendo al compito di garantire le difese superfi-ciali dell’organismo, è spesso il primo ad essere

coinvolto nelle affezioni da energie perverse ester-ne. I sintomi di tali attacchi coinvolgono tipicamen-te le vie aeree superiori. Se il quadro patologico in-clude brividi e febbre, ma i sintomi respiratori so-no scarsi, la sindrome del bi2o interessa il polmone da un punto di vista energetico, ma non anatomico. Se i sintomi respiratori sono invece cospicui (tosse, asma, catarro, ecc.), e sono associati a sintomi di superficie, si parla di una sindrome del polmone, inteso in senso anatomico, ad esempio invasione del polmone da vento/ freddo, vento/calore o ven-to/secchezza. In questo caso il termine vento pos-siede una duplice connotazione: da una parte indica l’insorgenza acuta e la breve durata della patologia, dall’altra sottolinea la presenza di segni e sintomi del bi2o. Se il polmone manifesta sintomi di sicuro coinvolgimento, ma sono assenti segni di partecipa-zione del bi2o (in particolare brividi e polso galleg-giante-f{), la diagnosi deve essere limitata al pol-mone, omettendo il termine vento, ad esempio qua-dro da calore o secchezza nel polmone. Va sottoli-neato che la differenziazione degli agenti patogeni dipende più dalle manifestazioni cliniche che dai cambiamenti climatici. Il quadro clinico delle sindromi da eccesso del pol-mone comprende manifestazioni come febbre, polso rapido (shu-), lingua arrossata ed induito giallo, a-specifiche in quanto comuni ad affezioni di altri z3ng, e segni specifici, quali tosse e catarro. Tra i segni specifici, in genere le caratteristiche del catar-ro sono quelle più significative. EZIOLOGIA GENERALE ENERGIE PERVERSE ESTERNE Come detto, il polmone si trova doppiamente espo-sto all’ambiente esterno, sia come organo, deputato ad inalare l’energia cosmica dell’aria, sia come z3ng incaricato di reggere la superficie e le sue di-fese. Non stupisce quindi che il polmone venga spesso vittoriosamente attaccato dalle xi5 q* vento, freddo, calore, umidità e secchezza. In realtà le energie perverse più frequentemente coinvolte sono il freddo ed il calore, associate al vento che le veicola ed imprime loro virulenza. L’umidità di per sé è più frequentemente legata a sindromi carenziali di origine interna, mentre nei quadri esogeni si trova associata al freddo o al calo-re. Anche la secchezza, detestata dal polmone, nella pratica clinica è più frequentemente di origine in-terna.

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Gli attacchi delle energie perverse esterne daranno luogo a sintomi di superficie che si possono associa-re o meno a sintomi polmonari organici (tosse, ca-tarro, dispnea). Solo nel secondo caso si potrà parla-re di attacco vero e proprio al polmone inteso come organo. La sonorità della tosse e, soprattutto, le ca-ratteristiche del catarro varranno a porre una dia-gnosi differenziale tra le varie energie perverse in causa. EMOZIONI Due sono i sentimenti che nuocciono direttamente al polmone: la tristezza e la preoccupazione. La prima, se persistente, consuma il q* del polmone, dando luogo a quadri di vuoto del polmone. La se-conda, se dura a lungo, intralcia la circolazione del q* del polmone, provocandone un ristagno. DIETA Il polmone può essere danneggiato da un’ali-mentazione eccessivamente ricca in cibi piccanti ed in cibi grassi e freddi. Il piccante in modica quanti-tà, facendo circolare l’energia, giova alle funzioni di diffusione/dispersione del q*, in eccesso ne disper-derà l’energia. L’uso eccessivo del piccante sarà quindi controindicato nel vuoto del q* del polmone, in particolare nel vuoto della superficie che si mani-festi con sudorazioni spontanee, in quanto il piccan-te è diaforetico e con la sudorazione vanno persi sia liquidi che q*. Intuitivamente, il piccante sarà con-troindicato anche nei quadri da secchezza del pol-mone, soprattutto se associata a vuoto di q*. Un’alimentazione troppo ricca in cibi freddi, crudi, grassi nuoce indirettamente al polmone, in quanto tende ad indurre un’accumulo di umidità che la mil-za non è in grado di metabolizzare. Tale umidità, prodotta dalla milza, tenderà ad accumularsi nel polmone e a trasformarsi in flemma. Questa eve-nienza è parafisiologica in molti bambini, data l’immaturità della milza, il che rende conto delle frequenti affezioni respiratorie in età pediatrica1.

FORME CLINICHE Verranno trattate le seguenti forme cliniche: A) forme da vuoto di polmone 1) VUOTO DEL Q* DEL POLMONE 1 È interessante osservare come l’antica Scuola Salerni-tana addirittura vietasse l’uso della frutta nei bambini, perché in età pediatrica questi alimenti producono catar-ro.

2) VUOTO DELLO Y%N DEL POLMONE B) forme da pienezza di polmone 3) IL VENTO-FREDDO AGGREDISCE IL POLMONE 4) IL VENTO-CALORE AGGREDISCE IL POLMONE 5) IL VENTO-ACQUA INVADE IL POLMONE 6) LA SECCHEZZA PERVERSA LEDE IL POLMONE 7) LE MUCOSITÀ E L’UMIDITÀ SI ACCUMULANO

NEL POLMONE 8) LE MUCOSITÀ FLUIDE OSTRUISCONO IL POLMONE 9) LE MUCOSITÀ CALORE SI ACCUMULANO NEL

POLMONE C) forme da vuoto di grosso intestino 10) VUTO DI LIQUIDI DEL GROSSO INTESTINO 11) COLLASSO DEL GROSSO INTESTINO 12) GROSSO INTESTINO FREDDO D) forme da pienezza di grosso intestino 13) FREDDO CHE INVADE IL GROSSO INTESTINO 14) IL GROSSO INTESTINO E’ COLPITO

DALL’UMIDITÀ CALORE 15) CALORE NEL GROSSO INTESTINO 16) CALORE CHE OSTRUISCE IL GROSSO INTESTINO

VUOTO DEL Q* DEL POLMONE SINTOMATOLOGIA Respiro corto, dispnea da sforzo, tosse fioca; se il catarro è presente, ha consistenza acquosa; sudora-zione spontanea diurna, sudorazione al minimo sforzo, voce debole, disagio per il freddo e le cor-renti d’aria, facilità a contrarre malattie da raffred-damento, astenia, apatia, il parlare ed il muoversi costano fatica. Incarnato pallido e lucente. Lingua: pallida o di colore normale. Polso: vuoto (x[), debole (ru-). PATOLOGIA Il polmone regge la respirazione, se il suo q* è de-bole, il respiro è corto e non potrà sostenere lo sfor-zo fisico2. Il polmone invia l’energia verso il basso. Se il q* del polmone è vuoto, non riuscirà a scendere, ristagnerà e risalirà controcorrente sotto forma di tosse. Se il q* del polmone è vuoto, non riuscirà ad inviare ver-so il basso i liquidi, che ristagneranno nel polmone e si manifesteranno come catarro liquido, bianco, filante. Il polmone regge la superficie e controlla w7i q*. Se il polmone è in vuoto, w7i q* non viene distribuita, i pori non si chiudono quando necessario ed il sudore fuoriesce. Se w7i q* è in vuoto, il paziente si sentirà senza difese nei confronti delle energie perverse e-

2 La dispnea in questo caso è modesta e recede subito dopo lo sforzo, non come quella dell’asma, che è più in-tensa e persiste anche a riposo.

Roberto Gatto
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sterne, avvertite come una minaccia. Poiché w7i q* serve a riscaldare e proteggere il bi2o, si contrar-ranno facilmente malattie da raffreddamento. Il polmone regge la gola e z8ng q*, che imprime forza alla voce. Se il polmone è vuoto, la voce sarà debole. Il polmone regge l’energia. Se il polmone è in vuo-to, il paziente ha poca energia per muoversi e parla-re. Il q* appartiene allo y1ng. Se il q* del polmone è vuoto, anche il calore fisiologico sarà scarso e la pelle sarà pallida e lucente3. La lingua pallida ed il polso vuoto rispecchiano il deficit di q*. EZIOLOGIA Deficit costituzionale. Permanenza di energie perverse nel polmone sotto forma di energie perverse latenti che ne ostacolino le funzioni. Tosse cronica, qualunque ne sia l’origine, perché se da una parte la tosse è un sintomo di affezione pol-monare, dall’altra ne indebolisce il q*. Il rimanere a lungo curvi, seduti, perché interferisce con la ventilazione polmonare. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Bronchite cronica, enfisema polmonare. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Tonificare il q* di polmone.

VUOTO DELLO Y%N DEL POLMONE SINTOMATOLOGIA Tosse secca o scarsamente produttiva. Il catarro, se presente, è scarso, secco, difficile da espettorare, talvolta frammisto a sangue, gola e bocca secche, afonia, febbricole pomeridiane, sudorazioni nottur-ne, insonnia, pomelli rossi, calore ai 5 cuori, sensa-zione di calore al torace, dimagramento. Lingua: rossa, secca, talvolta disepitelizzata.

3 La carnagione pallida e lucente è un sintomo di vuoto di y1ng, mentre il vuoto di q* le conferisce solo il pallore, il vuoto di sangue pallore opacità. Si consideri che, se da una parte non esiste un quadro da vuoto dello y1ng del polmone, dall’altra il vuoto del q* del polmone manifesta un chiaro sintomo di deficit di y1ng, quale la freddolosi-tà. In realtà la quota y1ng del vuoto del q* del polmone è sostenuta dal deficit di w7i q*, una forma di energia retta dal polmone, definita rapida, feroce, che riscalda i tegu-menti. Tutte queste sono caratteristiche y1ng. Ecco per-ché nel vuoto del q* del polmone la carnagione non è so-lo pallida, ma anche lucente.

Polso: rapido (shu-), sottile (x* ) o vuoto (x[). PATOLOGIA Tutti i sintomi sono da riferire ad un vuoto di y%n che, da una parte, si manifesta con segni di secchez-za, dall’altra con sintomi di calore vuoto. I sintomi di secchezza sono: catarro secco, gola e bocca secche, afonia (il polmone ama essere umido). I sintomi di calore vuoto sono: febbricole pomeri-diane, calore ai 5 cuori, pomelli arrossati, sensazio-ne di calore al torace, sudorazioni notturne, inson-nia. Il calore consuma lo y%n /materia e il paziente tende a dimagrire. Il calore, se agisce per lungo tempo e si intensifica, potrà ledere i vasi e l’escreato si strierà di sangue. La lingua è rossa e secca per il calore e per il deficit di liquidi organici. Alla lunga tenderà a disepiteliz-zarsi. Il polso è sottile e vuoto perché manca lo y%n, rapi-do per il calore. EZIOLOGIA Varie cause: • un vuoto cronico del q* del polmone che, a cau-

sa di una tosse cronica e/o sudorazioni prolunga-te, danneggi anche lo y%n del polmone.

• Una secchezza di origine esterna che permanga indefinitamente nel polmone.

• Un vuoto dello y%n dei reni, in cui il rene non possieda più liquidi che, vaporizzati, possano umidificare il polmone.

• Un vuoto dello y%n dello stomaco, in quanto lo stomaco è la sorgente dei liquidi corporei.

CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Bronchite cronica, laringotracheiti croniche, conva-lescenza da malattie iperpiretiche, tubercolosi pol-monare. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Nutrire lo y%n, umidificare il polmone, purificare il calore/vuoto.

IL VENTO-FREDDO AGGREDISCE IL POLMONE SINTOMATOLOGIA Tosse, catarro fluido e bianco, naso chiuso, rinorrea acquosa, starnuti, cefalea occipitale, dolori muscola-ri al collo e alle spalle, sensazione di bastonatura diffusa, timore del freddo, brividi, febbre poco ele-vata. Lingua: induito sottile e bianco.

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Polso: galleggiante (f{). PATOLOGIA In realtà si tratta di due diverse sindromi, l’una da interessamento della superficie, con scarsità di segni di interessamento del polmone in quanto organo (sono assenti o mancano tosse, catarro, dispnea), l’altra con coinvolgimento dello z3ng polmone (presenza di tosse, catarro, dispnea). In entrambi i casi è presente il freddo, secondo alcuni si può par-lare appropriatamente di vento/freddo solo nella sindrome esterna. Le due sindromi sono: “il vento/freddo intralcia la superficie” Corrisponde alla sindrome t3i y1ng secondo la Sh`ng h1n l]n ed i sintomi sono da ricondursi pre-valentemente all’ostacolo da parte del freddo alla diffusione di w7i q* in superficie (timore del fred-do, brividi intensi non alleviati dal calore, cefalea, dolori muscolari diffusi, prevalenti al collo ed alle spalle). La febbre in genere sarà poco elevata o ad-dirittura assente, sia per la noxa patogena in causa, sia per la scarsa virulenza della xi5 q*, che per la ri-sposta torpida di w7i q*. La rinorrea acquosa e/o l’ostruzione nasale rappresentano un interessamento solo energetico del polmone, in quanto ne colpisco-no solo una dipendenza periferica. In genere man-cano tosse, catarro e dispnea. Il freddo ha scarsa tendenza a colpire l’alto del-l’organismo e vi può pervenire solo se veicolato dal vento. D’altra parte, essendo il vento una xi5 q* mobile e rapida, si parla di vento/freddo a sottolineare la rapidità di insor-genza dell’affezione e, in genere, la velocità di riso-luzione. “Il vento/freddo aggredisce il polmone” (secondo alcuni il termine vento dovrebbe essere omesso). Tutti i sintomi precedenti sono presenti, ma associa-ti a quelli di un interessamento dell’organo polmo-ne. La compromissione delle funzioni di discesa comportano l’insorgenza di tosse (discesa del q* ) e catarro (discesa dei liquidi); la compromissione del-la funzione di diffusione provoca l’insorgenza di starnuti. Il coinvolgimento del freddo è chiaramente indicato dalle caratteristiche del muco bronchiale (bianco e fluido) e dello scolo nasale (acquoso). Le caratteristiche della lingua di solito non fanno in tempo a modificarsi, tuttalpiù essendo presente un induito sottile e bianco (freddo). Il polso galleggiante indica che la lotta tra l’energia corretta dell’organismo e la xi5 q* avviene in su-perficie.

EZIOLOGIA Attacchi da vento/freddo di origine esterna. Benché nella maggior parte dei casi l’anamnesi ri-levi l’esposizione ad un vento/freddo atmosferici, come detto precedentemente, la diagnosi è posta più in funzione dei sintomi che delle cause climatiche. L’origine esterna ci ricollega a quanto detto riguar-do al vento, ad indicare la subitaneità del-l’attacco (quindi l’acuzie della patologia) e le sue caratteristi-che di pienezza. Non si tratta di un quadro cronico, da vuoto, benché il vuoto cronico del q* del polmo-ne predisponga all’attacco del vento/freddo. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Malattie da raffreddamento (riniti comuni, influen-za, tracheobronchiti acute o riacutizzate). ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Liberare la superficie, disperdere il freddo, stimolare le funzioni di diffusione e discesa del polmone.

IL VENTO-CALORE AGGREDISCE IL POLMONE SINTOMATOLOGIA Febbre, sudorazione, avversione al freddo, naso chiuso o rinorrea di muco giallo, mal di gola, tonsil-le gonfie, cefalea, sete. Tosse, catarro giallo e spes-so. Possono manifestarsi stipsi ed oliguria. Lingua: arrossata, induito sottile, che può essere bianco o giallo. Polso: galleggiante (f{) e rapido (shu-). PATOLOGIA La sindrome è molto simile a quella precedente, salvo che il posto del freddo è occupato dal calore. Anche in questo caso possono distinguersi due sin-dromi, l’una da interessamento della superficie, l’altra da coinvolgimento dell’organo polmone. “Il vento/calore intralcia la superficie” corrisponde alla sindrome di w7i f7n secondo il W4n r7 l]n, ed i sintomi cefalea, avversione al freddo ed al vento sono, anche i questo caso, da ricondursi all’intralcio alla circolazione di w7i q* nella superficie. L’avversione al freddo, apparen-temente strana, è spiegabile da un lato con l’incapacità di w7i q*, bloccata, di riscaldare fisio-logicamente la superficie (il calore cutaneo presente è un calore patologico), dall’altra perché il paziente si sente “come nudo” in quanto non protetto dall’energia difensiva, e l’intolleranza è riferibile a qualunque cambiamento climatico, tanto che anche

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il vento è sgradito. Inoltre, il calore dilata i pori ed il sudore esce copioso, il calore pienezza in lotta con w7i q* eleva la temperatura, ed il paziente tenta di estinguerlo bevendo (ma la sete non è tormentosa come nel calore dello stomaco). La gola ed il naso sono le dipendenze periferiche del polmone, che per prime e più frequentemente verranno attaccate dalle energie perverse esterne. Il muco nasale è giallo a causa del calore, il quale dis-secca la gola che diventa bruciante e dolente. “Il vento/calore aggredisce il polmone” (secondo alcuni il termine vento dovrebbe essere omesso). Tutti i sintomi precedenti sono presenti, ma associa-ti a quelli di un interessamento dell’organo polmo-ne. La compromissione delle funzioni di discesa comporta l’insorgenza di tosse (discesa del q* ) e ca-tarro (discesa dei liquidi). Il coinvolgimento del ca-lore è indicato dalle caratteristiche del muco bron-chiale (giallo, spesso, colloso). Se il calore perdura può consumare i liquidi dell’accoppiato grosso inte-stino, con comparsa di stipsi. Il danneggiamento dei liquidi potrà provocare contrazione della diuresi. Spesso, data la subitaneità dell’attacco, l’induito linguale non ha il tempo di modificarsi e rimane sottile e bianco. Se la situazione perdura, virerà al giallo, diventando secco o spesso a seconda del pre-valere della secchezza o dell’umidità. Il polso rapido testimonia il calore, la sua superfi-cialità indica che la lotta tra l’energia corretta e l’energia perversa si svolge nel bi2o. EZIOLOGIA Attacchi da vento/calore di origine esterna. Il vuoto di y%n o una presenza di umidità/calore pre-esistenti favoriscono l’insorgenza della sindrome in oggetto. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Influenza, rinite allergica, tracheobronchiti acute, fasi iniziali delle polmoniti. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Liberare l’esterno disperdendo il calore, stimolare le funzioni di diffusione e discesa del polmone. IL VENTO-ACQUA INVADE IL POLMONE

SINTOMATOLOGIA Edemi alla palpebre ed al volto che compaiono im-provvisamente e si estendo gradualmente al corpo, avversione al freddo ed al vento, febbre, tosse, di-spnea, contrazione della diuresi, incarnato pallido e lucente. Lingua: pallida, con induito bianco e grasso.

Polso: galleggiante (f{) e scivoloso (hu1). PATOLOGIA Si tratta di una sindrome da pienezza esterna da vento/freddo/umidità. Le energie perverse associate intralciano la funzione del polmone di abbassamento e diffusione dei liqui-di, la diuresi si contrae ed i liquidi si accumulano tra pelle e muscoli. Anche la funzione di abbassamento del q* è com-promessa, e compaiono tosse e dispnea. W7i q* non diffonde e compaiono avversione al freddo e all’umidità. La febbre, come nel caso del vento freddo, è presen-te, ma non elevata, e testimonia la lotta tra il corret-to ed il perverso. L’incarnato è pallido e lucente perché le energie perverse, di natura prevalentemente y%n, danneggia-no lo y1ng dell’organismo. L’induito linguale e la scivolosità del polso testi-moniano la presenza di umidità. Il polso galleggian-te indica la localizzazione esterna della malattia. EZIOLOGIA Esposizione a vento/freddo/umidità ambientali. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Affezioni respiratorie in corso di nefropatie acute o croniche. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Liberare la superficie, disperdere il freddo, elimina-re l’umidità, aprire la via delle acque, ripristinare la funzione di discesa del polmone.

LA SECCHEZZA LEDE IL POLMONE SINTOMATOLOGIA Tosse secca (se intensa accompagnata da dolori to-racici), il catarro, se presente, è colloso e dif-ficile da espettorare, naso, bocca, gola secche, sete, voce roca. Lingua: secca, induito sottile e secco. Polso: sottile (x* ) o vuoto (x[). PATOLOGIA Si tratta di uno stato di secchezza del polmone con deficit dei suoi liquidi. Tutti i sintomi sono impron-tati alla secchezza. EZIOLOGIA L’attribuzione alle sindromi da vuoto o da pieno è problematica in quanto si possono riconoscere tre eziologie:

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• secchezza esterna che attacca il polmone impo-verendone i liquidi (forma da pienezza);

• vento calore che permanga nel polmone dissec-candone i liquidi (forma da pienezza);

in tali casi, soprattutto nel primo, si accompagne-ranno segni di superficie quali febbre, cefalea, timo-re del freddo, del vento, ecc. • secchezza interna con vuoto dei liquidi corporei

(forma da vuoto). In quest’ultima forma sono assenti i sintomi di su-perficie e non sono ancora presenti in maniera con-clamata quelli da vuoto di y%n (zigomi rossi, calore ai 5 cuori, sudorazioni notturne, ecc.). Si tratta di una forma, se non cronica, subacuta, spesso causata da un vuoto dello y%n dello stomaco, che, alla lunga, conduce ad un vuoto dello y%n del polmone. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Laringotracheiti croniche, bronchiti croniche, pleu-riti secche. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Umidificare il polmone, rinfrescarlo, nutrire i liqui-di organici. LE MUCOSITÀ E L’UMIDITÀ SI ACCUMULANO NEL POLMONE

SINTOMATOLOGIA Tosse cronica, con catarro abbondante, bianco, flui-do, facile da espettorare, oppressione al petto, ranto-li in gola e al torace, dispnea che rende difficile ri-manere supini, carnagione pallida e lucida. Lingua: pallida, induito bianco, spesso e grasso. Polso: scivoloso (hu1) o molle (r{). PATOLOGIA Si tratta di una sindrome complessa. Dove vuoto e pienezza coesistono. La pienezza si riferisce all’accumulo di flem-ma/umidità nel polmone con caratteristiche di fred-do. Il vuoto è, generalmente, all’origine della sin-drome e va ricercato in un deficit cronico del q* del-la milza, con incapacità di quest’organo a trasfor-mare e trasportare i liquidi, che si raccolgono nel polmone, addensandosi in flemma. La pienezza di flemma è indicata dal catarro abbon-dante (fluido e bianco perché di natura fredda), dal-la difficoltà a restare supini (perché la posizione sdraiata aggrava la pienezza). Il flemma ingombra il polmone e ne impedisce la funzione di abbassamen-to, tanto che compaiono tosse ed asma. La carnagione pallida e lucida indica un vuoto di y1ng.

L’induito grasso e spesso indica la presenza di umi-dità, il colore bianco quella di freddo. Se il q* del paziente è ancora valido, il polso sarà scivoloso, se il suo stato decade, diventerà molle (debole e superficiale). EZIOLOGIA Soprattutto un vuoto cronico di q*/y1ng della milza. Attacchi ripetuti di vento/freddo/umidità in un pol-mone in vuoto di q*. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Enfisema cronico, asma bronchiale. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Dissolvere il flemma, disseccare l’umidità, favorire le funzioni di discesa del polmone. LE MUCOSITÀ FLUIDE OSTRUISCONO IL POLMONE SINTOMATOLOGIA Tosse, dispnea, rantoli umidi in gola e nel torace, vomito di muco chiaro, liquido, schiumoso, freddo-losità. Lingua: pallida, induito bianco e vischioso. Polso: sottile (x* ) e scivoloso (hu1), o molle (r{). PATOLOGIA È una condizione geriatrica, non dissimile dal qua-dro precedente, nel quale il flemma è molto liquido, quasi acquoso, generato da un vuoto cronico dello y1ng della milza. EZIOLOGIA Qualunque causa di indebolimento dello y1ng della milza che perduri per molto tempo. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Enfisema cronico, asma bronchiale. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Dissolvere il flemma, disseccare l’umidità, favorire le funzioni di discesa del polmone, riscaldare l’interno. LE MUCOSITÀ CALORE SI ACCUMULANO NEL POLMONE SINTOMATOLOGIA Tosse produttiva, catarro abbondante, giallo o verde scuro, purulento o striato di sangue, di odore nause-abondo, dispnea, asma, dolori toracici, febbre, sete, urine concentrate, talvolta stipsi. Lingua: rossa, con induito giallo, grasso e spesso.

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Polso: scivoloso (hu1) e rapido (shu-). PATOLOGIA È simile al quadro da flemma/umidità, dal quale può derivare, ma con una connotazione di calore più o me-no intenso. Se il calore è forte, compariranno febbre, sete, urine ipercromiche, stipsi, se meno intenso questi sintomi saranno sfumati o assenti. EZIOLOGIA Un accumulo protratto di flemma/umidità potrà condurre di per sé alla formazione di calore, che, d’altra parte, provenendo dall’esterno, potrà so-vrapporsi ad un flemma/umidità interno. Tutte le cause di produzione di flemma, dove la milza gioca un ruolo fondamentale, possono essere alla base della patologia. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Bronchiti acute, esacerbazioni di bronchiti croniche, bronchiettasie con infezioni sovrapposte, polmoniti, asma o enfisema bronchiale complicati. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Dissolvere il flemma, purificare il calore, favorire le funzioni di discesa del polmone.

SINDROMI DEL MERIDIANO DEL POLMONE a) Vento/freddo/umidità ostruiscono il meridiano Dolori e contratture lungo il decorso del meridiano, al braccio, alla spalla, al cavo sovraclaveare. b) Il calore perverso ristagna nel meridiano e lo

segue a turbare l’alto. Gola gonfia e dolente, calore al palmo delle mani. VUOTO DI LIQUIDI DEL GROSSO INTESTINO

SINTOMATOLOGIA Feci secche, difficili da evacuare, bocca e gola sec-che. Lingua: secca, senza induito. Può essere sia pallida che arrossata. Polso: sottile (x* ). PATOLOGIA Si tratta di un vuoto dei liquidi corporei del grosso intestino, con comparsa di sintomi di secchezza in-testinale (stipsi) e generale (gola, bocca, lingua sec-che). La lingua è pallida se l’origine della sindrome risie-de in un vuoto di sangue, arrossata se dipende da un vuoto di y%n.

EZIOLOGIA Questo quadro difficilmente si presenta in maniera isolata, bensì associato ad un vuoto di sangue o di y%n. Il quadro legato ad un vuoto di sangue è conseguen-te ad emorragie, croniche o acute, quali quelle del parto. Tra i quadri da vuoto di y%n, predomina quello di stomaco, accoppiato al grosso intestino in y1ng m^ng. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Disidratazioni postemorragiche. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Nutrire i liquidi del grosso intestino, umidificare la secchezza.

COLLASSO DEL GROSSO INTESTINO SINTOMATOLOGIA Diarrea cronica, astenia, anoressia, desiderio di be-vande calde e di massaggiarsi l’addome, prolasso anale, emorroidi. Lingua: pallida. Polso: sottile (x* ), debole (ru-), profondo (ch5n). PATOLOGIA Il quadro può essere classificato come un crollo del q* della milza, ma in questo caso si pone l’accento sulla funzione intestinale. L’astenia, l’anoressia, la diarrea cronica, il desiderio di bevande calde e di massaggio sono tutti sintomi di vuoto di q*/y1ng di milza/stomaco. Il prolasso anale e le emorroidi sono sintomi di crollo del q* della milza. EZIOLOGIA Qualunque causa di vuoto del q* della milza. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Colite cronica, prolassi anali, emorroidi. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Tonificare stomaco e milza, sollevare il q*.

GROSSO INTESTINO FREDDO SINTOMATOLOGIA Feci poco formate, con alimenti indigeriti, diarrea franca, dolori addominali migliorati dal calore, bor-borigmi, urine abbondanti e chiare, freddolosità agli arti e generalizzata. Lingua: pallida. Polso: sottile (x* ), profondo (ch5n). PATOLOGIA Nuovamente la sindrome è riferibile alla milza, in questo caso affetta da un vuoto di y1ng.

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EZIOLOGIA Tutte le cause che impoveriscono lo y1ng della mil-za. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Gastroenterite cronica, colite cronica. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Tonificare e riscaldare la milza.

FREDDO CHE INVADE IL GROSSO IN-TESTINO SINTOMATOLOGIA Dolori colici improvvisi all’addome, migliorati dal calore, diarrea, freddolosità generalizzata ed in par-ticolare all’addome. Lingua: induito spesso e bianco. Polso: profondo (ch5n), a fil di ferro (xi1n). PATOLOGIA Si tratta di una sindrome acuta da pienezza di fred-do nel grosso intestino. Quest’ultimo, così come lo stomaco e l’utero, può essere invaso direttamente dal freddo esterno. Il freddo gela i movimenti del q* nel ji`o inferiore, e compariranno dolore crampiforme migliorato dal calore, desiderio di calore all’addome. Il freddo blocca l’assorbimento dell’acqua da parte del grosso intestino e comparirà diarrea. L’induito bianco riflette il freddo. Il polso profondo indica la localizzazioni della ma-lattia. EZIOLOGIA Penetrazione diretta di freddo di origine esterna nel grosso intestino. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Colite acuta, gastroenterite acuta. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Espellere il freddo dal grosso intestino, riscaldare il ji`o inferiore.

IL GROSSO INTESTINO È COLPITO DALL’UMIDITÀ CALORE SINTOMATOLOGIA Dolori addominali, diarrea, muco, pus e sangue frammisti alle feci, feci di odore nauseabondo, pre-miti e tenesmo, bruciori anali, sete senza desiderio di bere, oppressione soffocante al petto e

all’epigastrio. Talvolta la temperatura si eleva e compaiono febbre , sete, bocca secca, oliguria. Lingua; rossa, induito giallo e grasso. Polso: scivoloso (hu1), rapido (shu-). PATOLOGIA Si tratta di un’associazione di umidità e calore nel grosso intestino che interferisce con le sue funzioni di assorbimento dei liquidi ed espulsione delle feci. La diarrea, il muco, la sete senza desiderio di bere, l’oppressione soffocante al petto e all’epi-gastrio sono segni di umidità. I dolori addominali, il sangue nelle feci, i premiti, il tenesmo, i bruciori anali sono sintomi di calore pie-nezza. Il pus e le feci di odore nauseabondo sono segni di corruzione da umidità/calore. Se il calore è intenso, comparirà la febbre. In tal ca-so i liquidi organici, già impoveriti dalla diarrea, verranno disseccati e compariranno sete, bocca sec-ca, urine scarse e concentrate. È possibile anche una sovrapposizione di energie perverse esterne, in tal caso comparirà sudorazione che non fa recedere la febbre, brividi e freddo alter-ni, avversione per il freddo. Lingua e polso indicano la presenza di umidità. EZIOLOGIA Malattie stagionali dell’umidità canicolare. Eccessi alimentari (cibi grassi e di natura calda). Alimenti infetti. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Gastroenteriti acute, dissenteria bacillare, dissente-ria amebica, salmonellosi. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Purificare il calore, dissolvere l’umidità, arrestare la diarrea.

CALORE NEL GROSSO INTESTINO SINTOMATOLOGIA Stipsi con feci secche, di difficile evacuazione, bru-ciori e gonfiori anali, bocca secca, urine scarse e scure. Lingua: secca, induito secco, spesso, giallo o mar-rone. Polso: pieno (sh^ ), rapido (shu-). PATOLOGIA Si tratta di una pienezza di calore nel grosso intesti-no che ne consuma i liquidi e produce secchezza.

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I bruciori ed i gonfiori anali sono sintomi di calore nel grosso intestino, la stipsi di secchezza. Il calore si trasmette in y1ng m^ng, fino a raggiun-gere lo stomaco: la lingua e l’induito si fanno sec-chi. I liquidi diventano scarsi a livello del ji`o inferiore e le urine diventano scarse e di colore scuro. Lingua e polso esprimono la pienezza di secchezza e di calore. EZIOLOGIA Consumo eccessivo e protratto di cibi disseccanti e riscaldanti. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Stipsi cronica, stipsi da errori dietetici (eccesso di alimenti secchi e piccanti). ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Purificare il calore nel grosso intestino e nello sto-maco, accrescere i liquidi organici.

CALORE CHE OSTRUISCE IL GROSSO INTESTINO SINTOMATOLOGIA Stipsi, bruciori anali, addome gonfio e dolente, vo-mito, febbre elevata, sudorazione intensa, sete, deli-rio. Lingua: rossa, induito spesso, secco, giallo o marro-ne. Polso: profondo (ch5n), pieno (sh^ ), grande (d3).

PATOLOGIA La sindrome ricalca quella precedente, differen-ziandosene per l’acuzie. In questo caso il calore in pienezza estrema induce sudorazione intensa, febbre elevata, vomito (trasmissione allo stomaco lungo y1ng m^ng) e delirio (disturbo dello sh5n). Gli altri sintomi sono spiegabili in base a quanto discusso nel quadro precedente. EZIOLOGIA Malattie da vento/freddo penetrate fino a livello or-ganico nello y1ng m^ng, secondo la classificazione dei 6 livelli dello Sh`ng h1n l]n. Malattie da calore penetrato in q* f7n secondo la classificazione del W4n r7 l]n. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Complicazioni di malattie iperpiretiche. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Drenare il calore dal grosso intestino e dallo stoma-co.

SINDROMI DEL MERIDIANO DEL GROSSO INTESTINO a) Vento/freddo/umidità ostruiscono il meridiano. Dolori alla parte laterale del braccio e della spalla. Impaccio all’estensione dell’arto superiore. b) Il calore perverso ristagna nel meridiano e lo

segue a turbare l’alto. Collo gonfio, gola gonfia e dolente, occhi gialli, bocca secca, odontalgia, rinorrea, epistassi.

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CAPITOLO 11

SINDROMI DEL RENE E DELLA VESCICA I reni immagazzinano il j%ng, governano la riproduzione, la crescita, nutrono le ossa attraverso i midolli, re-golano il metabolismo dei liquidi, aiutano il polmone nella respirazione, forniscono il calore fisiologico a tut-to l’organismo. La vescica trasforma i liquidi organici in urina e, assistita dai reni, immagazzina e scarica le urine. Il j%ng, immagazzinato nei reni, è responsabile della riproduzione, della crescita, dell’invecchiamento, del nu-trimento dei midolli, delle ossa. È la base dello y%n del rene. Il m*ng m5n, attraverso il suo fuoco, sostiene lo y1ng di tutto l’organismo, fornendo il fuoco fisiologico per l’attività di tutti gli organi interni, assicurando, a livello renale, il controllo dell’acqua, la ricezione del q*, l’apertura e la chiusura degli orifizi del basso.

SEGNI E SINTOMI DA DEFICIT DEL J%NG Sono riassunti nella tabella 3.

TABELLA 3 – SEGNI E SINTOMI DA VUOTO DEL J%NG DEL RENE

DANNEGGIAMENTO DI NEL BAMBINO NELL’ADULTO Crescita e sviluppo Ritardi di crescita Senescenza precoce, canizie precoce, calvizie Cervello/midolli Ritardato sviluppo mentale Scadimento intellettuale, capogiri, vertigini, torpore Riproduzione Ritardato sviluppo sessuale Sterilità, cali della libidine Ossa Ritardata saldatura della fontanella Lombalgie, gambe deboli, fragilità ossea Denti Ritardata eruzione Denti malfermi

SEGNI E SINTOMI DA DEFICIT DELLO Y!NG Sono riassunti nella tabella 4.

TABELLA 4 – SEGNI E SINTOMI DA DEFICIT DELLO Y!NG

INCAPACITÀ A SEGNI E SINTOMI Riscaldare il corpo Freddolosità, intolleranza al freddo, arti freddi Riscaldare la milza Feci con alimenti indigeriti o diarrea franca all’alba Accogliere e trattenere il q* Dispnea o asma Regolare il metabolismo dei liquidi Poliuria con edemi sfumati, edemi importanti con oliguria Assistere la vescica Disuria, incontinenza urinaria Dare l’impulso alla sessualità Impotenza, cali di libido ALTRI SEGNI E SINTOMI

Dolori lombari. Le affezioni dei reni spesso si ma-nifestano con dolore lombare. Le energie perverse esterne che invadono i meridiani ed i collaterali, co-sì come il ristagno di sangue e q* da strappi musco-lari o traumatismi provocano dolori lombari da pie-

nezza. La condotta terapeutica sarà rivolta all’eliminazione della noxa patogena, ma dovrà prevedere comunque un sostegno dei reni. La lom-balgia da freddo/umidità si manifesterà con dolore associato a sensazione di freddo, sarà aggravata dal freddo e dall’umidità. La lombalgia da calo-re/umidità è associata a sensazione di calore. La

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lombalgia da ristagno di sangue e q* è in genere as-sociata ad un traumatismo, il dolore ha localizza-zione fissa, spesso c’è gonfiore, la difficoltà alla flesso-estensione ed alla torsione è pronunciata. La lingua potrà essere di aiuto, in quanto sarà violacea nel ristagno di sangue, avrà un induito giallo e gras-so nel calore/umidità, bianco e grasso nel fred-do/umidità. La lombalgia da vuoto è associata a sensazione di debolezza ai lombi e agli arti inferiori, sarà peggiorata dall’attività fisica ed alleviata dal riposo. I sintomi di accompagnamento valgono a distinguere quale delle due radici del rene sia in de-ficit, in quanto la lombalgie di per sé è un sintomo aspecifico di vuoto dei reni. Perdite seminali. Sia quelle associate a sogni, che quelle che si verificano in loro assenza, vanno rife-rite al rene, in quanto connesso con il j%ng. Nel vuo-to dello y%n del rene, ed ancor più nel fuoco vuoto di rene, spesso associato ad un fuoco vuoto di cuore, le perdite seminali avvengono solo di notte e sono as-sociate a sogni erotici, aumento del desiderio sessua-le, ejaculazione precoce ed insonnia. Nel vuoto dello y1ng del rene, ed in quella sua forma particolare che si manifesta con incapacità a trattenere urine e j%ng, le perdite seminali avvengono senza sogni, possono manifestarsi anche da svegli, e sono associate a stan-chezza, lombi freddi e dolenti, capogiri, freddolosità. Impotenza. Nella maggior parte dei casi l’impotenza è un sintomo di vuoto dello y1ng del rene conseguente ad eccessi sessuali, ma può mani-festarsi anche per un invasione del ji`o inferiore da calore/umidità (forma pienezza). I sintomi associati permetteranno di porre una diagnosi differenziale: nel primo caso si assocerà a carnagione pallida e lu-cente, debolezza ai lombi ed alle ginocchia, freddo-losità, urine abbondanti e chiare, nel secondo ad uri-ne concentrate, disturbi urinari, induito linguale spesso e grasso, polso rapido, ecc.. Edemi. Siccome il metabolismo dei liquidi è retto dal rene, dalla milza e dal polmone, un’affezione di uno qualunque di questi organi potrà causare l’insorgenza di edemi. Edemi da vuoto dello y1ng del rene. Sono prevalen-ti alla metà inferiore dell’organismo, accompagnati da dolori/debolezza ai lombi e alle ginocchia, da u-rine che, dapprima abbondanti e chiare, si riducono di volume ma rimangono chiare, freddolosità mi-gliorata dal calore, arti freddi, pallore, induito bian-co e lucido. Edemi da vuoto dello y1ng della milza. Sono preva-lenti agli arti e alla parte centrale dell’orga-nismo,

associati ad anoressia, distensione addo-minale, diarrea, arti freddi, induito bianco e gras-so. Dato che lo y1ng della milza proviene dallo y1ng del re-ne, questi due quadri presentano vari punti in co-mune. Edemi da intralcio del polmone. Fattori patogeni esterni (si parla di edema/vento) possono invadere il polmone ed intralciare le sue funzioni di diffusione ed abbassamento dei liquidi. In genere compaiono alle palpebre ed al volto, per poi estendersi verso il basso, associati a sintomi di superficie (febbre, av-versione al vento/freddo, cefalea) e del polmone or-gano (tosse, catarro).

DIFFERENZIAZIONE DELLE SINDROMI Non si riconoscono quadri da pienezza di rene ed i sintomi di freddo o calore saranno un freddo ed un calore vuoto. QUADRI DA VUOTO DEL RENE Y%N Il costituente principale dello y%n del rene è il j%ng, che in quest’organo è conservato. Il vuoto dello y%n del rene si manifesta invariabilmente con sintomi di deficit del j%ng. Se lo y%n del rene è debole, lo y1ng si palesa con un calore, ma tale calore è solo appa-rente, tanto da essere definito calore vuoto. Se lo y%n è carente, anche i liquidi organici si impoveri-scono, e compaiono sintomi di secchezza. Il calore vuoto induce sudorazione e consuma i j%n y7, e lo y%n si impoverisce ulteriormente. QUADRI DA VUOTO DEL RENE Y!NG Lo y1ng del rene svolge varie funzioni, in particola-re riscalda l’organismo e gli organi interni. Se lo y1ng è debole, assisteremo alla comparsa di segni di freddo, quali freddolosità, avversione al freddo, arti freddi, pallore cutaneo, lingua pallida ed umida. Quando, oltre a questi sintomi di freddo interno (o freddo vuoto) si manifestano segni quali dolori e/o debolezza ai lombi, agli arti inferiori e cali di libidi-ne, si parla di vuoto dello y1ng del rene. Se altre funzioni specifiche sono compromesse si parlerà di • Vuoto dello y1ng del rene, l’acqua si spande, se

la funzione di governo dei liquidi è danneggiata e compaiono edemi;

• Vuoto dello y1ng del rene con diarrea, se il rene non riscalda la milza e compare diarrea;

• Il rene è incapace di afferrare il q*, se il rene non afferra e trattiene il q* e appare dispnea.

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Dato che lo y1ng del rene è yu1n y1ng, lo y1ng primordiale, e fornisce il calore fisiologico a tutto l’organismo, in alcuni quadri è difficile porre un li-mite netto tra il deficit del rene e quello di altri or-gani. Ad esempio, nel succitato quadro di vuoto del-lo y1ng del rene con diarrea, si è soliti confinare la diagnosi ad un vuoto dello y1ng del rene se la diar-rea si manifesta solo al mattino presto, nonostante la presenza di altri segni e sintomi di milza (anoressia, gonfiori addominali, ecc.). Se questi ultimi sono consistenti e la diarrea si manifesta anche in altri orari, si dovrebbe porre diagnosi di vuoto associato dello y1ng della milza e del rene. I due quadri tra-passano l’uno nell’altro, riconoscono una radice comune, tanto che si tratta di sottili differenze clas-sificative.

FORME CLINICHE Verranno trattate le seguenti forme cliniche: A) forme da vuoto di rene 1) VUOTO DI J%NG DEL RENE 2) VUOTO DELLO Y%N DEL RENE 3) VUOTO DELLO Y%N DEL RENE IL FUOCO

VUOTO DIVAMPA 4) VUOTO DELLO Y!NG DEL RENE 5) VUOTO DELLO Y!NG DEL RENE, L’ACQUA SI

SPANDE 6) VUOTO DELLO Y!NG DEL RENE CON DIARREA 7) IL RENE È INCAPACE DI AFFERRARE IL Q* 8) IL RENE È INCAPACE DI CONTROLLARE LE URINE C) forme da vuoto di vescica 9) VESCICA FREDDA E VUOTA D) forme da pienezza di vescica 10) UMIDITÀ-CALORE NELLA VESCICA 11) UMIDITÀ FREDDO NELLA VESCICA

VUOTO DI J%NG DEL RENE SINTOMATOLOGIA Nei bambini: ritardo di sviluppo fisico e mentale, ottusità, ritardo nella chiusura delle fontanelle, denti che stentano a comparire, sviluppo sessuale ritarda-to. Negli adulti: sterilità, cali di libido, lombalgie. Negli anziani: senescenza precoce, scadimento in-tellettuale, difficoltà di memoria e di concentrazio-ne, capogiri, acufeni, calvizie, canizie precoce, lombalgia, debolezza delle ginocchia, fragilità osse-a, perdita dei denti.

Lingua: rossa e spellata. Polso: galleggiante (f{), vuoto (x[). PATOLOGIA Il j%ng, immagazzinato nei reni, benché più diretta-mente connesso con lo y%n, è il fondamento di en-trambe le radici, tanto che una sua insufficienza si manifesterà con un vuoto globale dei reni. Va sotto-lineato, quindi, che sia il quadri da vuoto di y%n che da vuoto di y1ng dei reni manifesteranno sintomi da deficit del j%ng. Il j%ng regge la crescita, la riprodu-zione, la formazione del midollo, il nutrimento delle ossa e del cervello, l’invec-chiamento. Se il j%ng del rene è debole, i midolli non saranno nutriti: nei bambini si manifesteranno ritardi menta-li, negli adulti difficoltà di memoria, di concentra-zione, capogiri, acufeni, scadimento intellettuale. Se il j%ng del rene è debole, le ossa non saranno nu-trite dai midolli: nei bambini si manifesteranno ri-tardata chiusura delle fontanelle, ritardato svi-luppo somatico, negli adulti e negli anziani lom-balgie, fragilità ossea, debolezza delle ginocchia, perdita dei denti. Se il j%ng del rene è debole non nutre i capelli, che cadranno e diventeranno bianchi. Se il j%ng del rene è debole non sostiene la sessuali-tà: nei bambini si manifesterà ritardo nello sviluppo sessuale, negli adulti cali di libidine ed infertilità. La lingua è rossa e spellata se è colpita soprattutto la radice y%n del rene, pallida se è colpita soprattutto quella y1ng. Il polso è galleggiante e vuoto se è colpita soprattutto la radice y%n del rene, profondo (ch5n) e debole (ru-) se è colpita soprattutto quella y1ng. EZIOLOGIA Nei bambini è costituzionale, negli adulti la sindro-me è causata da un’attività sessuale ecces-siva, ne-gli anziani è parafisiologica. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Ritardi di sviluppo nei bambini, sterilità, senescen-za. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Nutrire il j%ng.

VUOTO DELLO Y%N DEL RENE

SINTOMATOLOGIA Sensazione di stordimento, vertigini, acufeni, dimi-nuzione del visus e dell’udito, difficoltà di con-centrazione e di memoria, debolezza alla regione lombare e alle ginocchia, nelle donne ipomenorrea o amenorrea. Gola e bocca secche, insonnia, calore al

Roberto Gatto
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precordio, al palmo delle mani, alla pianta dei piedi, sete, sudorazioni, febbre o sensazione di avere la febbre, zigomi arrossati, polluzioni notturne. Questi sintomi sono più pronunciati o presenti alla sera o di notte. Stipsi, urine scarse e scure. Lingua: arrossata, con induito scarso e secco, talvol-ta assente. Polso: sottile (x* ), rapido (shu-), oppure galleggiate (f{) e vuoto (x[). PATOLOGIA Il j%ng del rene è la base dello y%n del rene. Lo y%n del rene è il fondamento dei liquidi organici. Lo y%n e lo y1ng del rene si controllano e bilanciano vicen-devolmente. In caso di vuoto dello y%n del rene, i sintomi sono pertanto suddivisibili in: sintomi di vuoto di j%ng: stordimento, vertigini, acu-feni, cali del visus e dell’udito, difficoltà di concen-trazione e di memoria (il j%ng non nutre più il mare dei midolli), debolezza alla regione lombare e alle ginocchia (il j%ng non nutre più le ossa). Ipomenor-rea, amenorrea (il j%ng non nutre più il sangue). Sintomi di secchezza: sete, gola e bocca secche, stipsi, urine scarse e scure. Sintomi da y%n che non controlla più lo y1ng (svi-luppo di calore vuoto): insonnia, calore al precor-dio, al palmo delle mani, alla pianta dei piedi, sudo-razioni, febbre o sensazione di avere la febbre, zi-gomi arrossati. Tutti questi sintomi, patognomoni-camente, sono presenti di sera e di notte. Il calore vuoto agita il j%ng, già in deficit, e compaiono pol-luzioni notturne, che impoveriscono ulteriormente il j%ng. Lo y%n in vuoto non è in grado di controllare lo y1ng (in questo caso w7i q* ), che spinge i i liquidi fuori dal corpo sotto forma di sudore, con ulteriore depauperamento dello y%n. La lingua arrossata e secca testimonia del calore e del deficit di liquidi organici. Il polso rapido indica il calore, il polso sottile e vuo-to il deficit di y%n. Può diventare galleggiante per-ché il calore si muove verso la superficie. EZIOLOGIA Malattie croniche. Eccessi sessuali che esauriscano il j%ng, gravidanze ripetute. Perdite ematiche, che impoveriscano il sangue e lo y%n del fegato, che nasce dallo y%n dei reni. Deficit cronico dei liquidi corporei, per una calore di origine esterna che permanga nell’orga-nismo, o per un calore di origine interna causato da ristagno e compressione dei sentimenti.

Uso improprio di rimedi che tonificano lo y1ng del rene (frequente in Cina negli uomini all’ap-prossimarsi della terza età). CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Sindrome climaterica, convalescenza da malattie gravi e debilitanti, diabete mellito, diabete insipido, febbri funzionali, nevrosi, nefrite cronica, i-po/azoospermie, sterilità. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Fortificare e nutrire lo y%n dei reni.

VUOTO DELLO Y%N DEL RENE, IL FUOCO VUOTO DIVAMPA SINTOMATOLOGIA Sensazione di calore avvertita in profondità, come nelle ossa, sudorazioni notturne importanti, calore ai cinque cuori, pomelli arrossati, difficoltà a prendere sonno e risvegli notturni plurimi, ansia, agitazione, irrequietezza, urine scarse, scure, bruciori urinari, sangue nelle urine, sete di bevande fredde, stipsi con feci secche, polluzioni notturne associate a so-gni. PATOLOGIA Si tratta di un aggravamento del quadro più sopra illustrato, dove il calore vuoto si trasforma in fuoco vuoto, con esacerbazione dei sintomi precedente-mente descritti, e viraggio verso la pienezza (agita-zione, bruciori urinari, sangue nelle urine). L’insonnia consiste in un’incapacità a prendere sonno (presente anche nel vuoto di sangue) ed in risvegli plurimi (assenti nel vuoto di sangue). Lingua: rossa, spellata, punta arrossata. Polso: galleggiante (f{), vuoto (x[), rapido (shu-). EZIOLOGIA La stessa del vuoto dello y%n dei reni. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Le stesse del vuoto dello y%n del rene. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Fortificare e nutrire lo y%n dei reni, purificare il ca-lore/fuoco/vuoto, calmare lo sh5n. VUOTO DELLO Y!NG DEL RENE

SINTOMATOLOGIA Timore del freddo migliorato dal calore, corpo ed arti freddi, astenia, apatia, sensazione di debolezza e/o dolori alla colonna lombare e/o alle ginocchia, urine abbondanti e chiare, tendenza a sviluppare e-

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demi, feci poco formate, nell’uomo ejaculazione precoce, astenospermia, cali di libido, impotenza; nelle donne sterilità, frigidità. Carnagione pallida e lucente. Lingua: pallida, gonfia, induito linguale trasparente. Polso: profondo (ch5n), debole (ru-), lento (ch^ ). PATOLOGIA La sindrome è contraddistinta da segni di ipofun-zione e di freddo interno. Se lo y1ng dei reni è in vuoto, il corpo è freddo e vi sono brividi (il freddo è interno, quindi migliorato dal calore, al contrario di quello esterno, dove il ca-lore non mitiga la freddolosità ed i brividi). Se lo y1ng dei reni è in vuoto non riscalda il j%ng, la schiena e le ginocchia sono deboli, il j%ng non è trat-tenuto (ejaculazione precoce) è senza forza (asteno-spermia), in vuoto (sterilità), la sessualità è spenta (impotenza, frigidità). Se lo y1ng dei reni è in vuoto, i liquidi non vengono tra-sformati, tendono a depositarsi nei tessuti provocando edemi, le urine sono abbondanti e chiare. Se lo y1ng dei reni è in vuoto la milza non riceve calore e la funzione digestiva ne risente, con com-parsa di diarrea. Il q* degli alimenti non viene tra-sportato ai quattro arti, che si indeboliranno. La mancanza di calore rallenta tutto l’organismo ed il paziente diventa apatico, torpido, privo di volontà. La lingua è pallida perché manca lo y1ng, gonfia perché i liquidi ristagnano, l’induito ha le caratteri-stiche del freddo (vuoto). Il polso indica la profondità dell’affezione, lo stato di vuoto e la presenza di freddo/vuoto. EZIOLOGIA Debolezza congenita. Malattie croniche e defedanti. Andropausa. Eccessi sessuali. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Iposurrenalismi, ipotiroidismi, malattie croniche. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Riscaldare e tonificare lo y1ng dei reni (m*ng m5n). I tre quadri che seguono non sono altro che un vuo-to dello y1ng dei reni, con compromissione preva-lente rispettivamente di: • metabolismo dei liquidi; • funzioni di sostegno alla digestione; • funzione di accogliere e trattenere il q*. ognuno dei quadri, come ripeteremo di volta in vol-ta, si palesa costantemente con altri sintomi di vuoto dello y1ng dei reni.

VUOTO DELLO Y!NG DEI RENI, L’ACQUA SI SPANDE SINONIMI: VUOTO DELLO Y!NG DEI RENI, ACQUA DEBORDANTE SINTOMATOLOGIA Edemi, più pronunciati alle gambe e alle caviglie, urine scarse e chiare, freddolosità, regione lombare e ginocchia fredde, deboli e dolenti. Si associano gli altri sintomi di vuoto dello y1ng dei reni. • Se l’acqua deborda e gela il cuore compaiono

palpitazioni, oppressione dolorosa al precordio, dispnea, arti freddi (soprattutto le mani) viso li-vido.

• Se l’acqua deborda ed invade il polmone com-paiono tosse, asma, dispnea da sforzo, catarro abbondante, bianco, fluido, schiumoso.

Lingua: pallida, gonfia, induito bianco e lucido. Polso: profondo (ch5n), debole (ru-), lento (ch^ ). PATOLOGIA Si tratta di un quadro complesso di vuoto (di y1ng) e di pienezza (liquidi). Lo y1ng dei reni, in vuoto, non è in grado di gover-nare i liquidi: i liquidi si depositano nell’or-ganismo sotto forma di edemi declivi; le urine, precedente-mente abbondanti e chiare, si riducono di volume (perché invadono i tessuti), ma rimangono chiare. Se i liquidi debordano verso l’alto e gelano il cuore, ne danneggiano lo y1ng e compaiono palpitazioni, oppressione al precordio, mani fredde. Se i liquidi debordano verso l’alto e si depositano sotto forma di mucosità fluide nel polmone, ne in-tralciano la discesa del q* e compaiono tosse, asma, dispnea da sforzo. La respirazione è doppiamente danneggiata: • per il vuoto dello y1ng dei reni, che compro-

mette la capacità di accogliere il soffio • per il danneggiamento della discesa del q* del

polmone. Lingua e polso riflettono il quadro di vuoto dello y1ng dei reni. EZIOLOGIA Vuoto dello y1ng dei reni complicato. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Nefriti croniche, insufficienza cardiaca cronica scompensata, insufficienze respiratorie croniche scompensate, edema polmonare acuto. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Riscaldare e tonificare lo y1ng dei reni, far circolare l’acqua.

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VUOTO DELLO Y!NG DEI RENI CON DIARREA SINONIMI: VUOTO DELLO Y!NG DEI RENI E DEL-LA MILZA SINTOMATOLOGIA Sintomi di vuoto dello y1ng dei reni associati a sin-tomi digestivi da ipofunzionamento della milza. Si rimanda alle sindromi associate di più organi.

IL RENE È INCAPACE DI AFFERRARE IL Q* SINTOMATOLOGIA Dispnea aggravata dallo sforzo, respiro corto, po-lipnea, tosse, asma, sudorazioni spontanee e al mi-nimo sforzo, viso gonfio, magrezza, freddolosità, urine abbondanti e chiare, soprattutto dopo un attac-co di asma, astenia, apatia, regione lombare e gi-nocchia deboli e/o dolenti. Lingua: pallida, induito bianco e lucido. Polso: profondo (ch5n), teso (j&n) debole (ru-). PATOLOGIA Si tratta di un quadro di vuoto dello y1ng dei reni, che sono incapaci di accogliere e trattenere il q* del polmone. Il vuoto dello y1ng dei reni determina la freddolosi-tà, le urine abbondanti e chiare, i dolori ai lombi e alle ginocchia, l’apatia. I reni non possono accogliere in basso il q*, che ri-stagnerà in alto, causando tosse, asma, respiro corto. Il q* non può scendere, e la dispnea sarà soprattutto inspiratoria. Se i reni ed il polmone perdono la loro comunica-zione, i liquidi ristagnano in alto e si formeranno edemi al volto. Il q* appartiene allo y1ng, se lo y1ng è in vuoto il q* in genere è in deficit (il paziente è astenico), w7i q* è debole, ed il sudore scorre senza essere trattenuto. EZIOLOGIA Debolezza costituzionale del polmone e dei reni, malattie croniche che danneggino i due organi. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Asma cronico, enfisema polmonare cronico, cuore polmonare cronico. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Tonificare e riscaldare i reni, rendendoli capaci di afferrare il q*, promuovere la funzione di discesa del polmone.

I RENI SONO INCAPACI DI CONTROLLARE LE URINE SINONIMI: QI DEI RENI INSTABILE – DEBOLEZZA DEL Q* DEI RENI – YU1N Q* INFERIORE INSTABI-LE SINTOMATOLOGIA Minzioni frequenti con urine di colore chiaro, getto debole, sgocciolamento postminzionale, enuresi, nicturia, incontinenza urinaria. Negli uomini spermatorrea, ejaculazioni notturne senza sogni, ejaculazione precoce; nelle donne leu-correa cronica, minaccia di aborto. I sintomi appena indicati sono associati a psicaste-nia, lombi e ginocchia deboli e dolenti. Lingua: pallida. Polso: profondo (ch5n), debole (ru-). PATOLOGIA Il m*ng m5n è ipofunzionante e yu1n q* è in vuoto. Il q* dei reni regge gli orifizi del basso, che non so-no più in grado di trattenere le urine ed il j%ng. Se il q* dei reni è debole, l’apertura/chiusura della vescica è sregolata, il cancello rimane aperto e le urine fuoriescono senza forza (mitto debole) ma con frequenza (pollchiuria, sgocciolamento, incontinen-za), soprattutto la notte, quando il q* /y1ng non rie-sce a controllare lo y%n. Questa pollachiuria non è associata a sintomi infiammatori. Se il q* dei reni è debole, non riuscirà a trattenere il j%ng (spermatorrea, ejaculazioni notturne, ejacula-zione precoce, leucorrea, minaccia di aborto). Le polluzioni notturne non sono associate a sogni, co-me invece accade nel fuoco vuoto dei reni, dove il fuoco agita lo sperma, portandolo all’esterno, e turba lo sh5n, generando sogni erotici. La leucorrea può essere considerata anche come un vuoto dello y1ng dei reni che non nutre la milza. Se la milza è in deficit, si formerà umidità. In linea con questa interpretazione, alcuni inseriscono tra i sin-tomi anche il prolasso uterino. EZIOLOGIA Il q* dei reni è indebolito per la vecchiaia, per ec-cessi sessuali, per gravidanze ripetute. Nei giovani si parla di un’immaturità del q* dei reni. Sebbene riferibile ad un vuoto del m*ng m5n, questo quadro manca di segni di freddo ed è contrassegnato dal de-ficit dell’energia. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Incontinenza urinaria negli anziani, enuresi infanti-le, vescica neurologica, diabete insipido.

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Sindromi semplici e complesse degli z3ng f} 91

ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Rafforzare e stabilizzare il q* del rene.

SINDROMI DEL MERIDIANO DEL RENE a) Vento/freddo/umidità ostruiscono il meridiano Dolori al dorso ed ai lombi, dolori alla faccia inter-na della coscia, perdita di forza fino alla paralisi dell’arto inferiore. b) Il calore perverso ristagna nel meridiano e lo

segue a turbare l’alto Calore alla pianta dei piedi, dolori precordiali, gola secca e dolente, lingua secca, stomatite.

VESCICA FREDDA E VUOTA SINTOMATOLOGIA Urine abbondanti e chiare, pollachiuria, incontinen-za urinaria, enuresi notturna, lombalgia. Lingua: pallida e umida. Polso: profondo (ch5n), debole (ru-). PATOLOGIA Essenzialmente sovrapponibile al quadro “i reni so-no incapaci di controllare le urine”, quindi si tratta di un quadro di vuoto di q*, freddo in quanto il vuo-to dello y1ng dei reni/m*ng m5n rende incapace la vescica di regolare l’apertura chiusura dell’orifizio del basso. EZIOLOGIA Il q* dei reni è indebolito per la vecchiaia, per ec-cessi sessuali, per gravidanze ripetute. Sebbene rife-ribile ad un vuoto del m*ng m5n, questo quadro manca di segni di freddo ed è contrassegnato dal de-ficit dell’energia. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Incontinenza urinaria negli anziani, enuresi infanti-le, vescica neurologica, diabete insipido. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Tonificare e riscaldare la vescica e lo y1ng dei reni.

UMIDITÀ-CALORE NELLA VESCICA SINTOMATOLOGIA Mitto imperioso e frequente, stranguria, difficoltà alla minzione (arresto del flusso a metà del mitto), urine scure, torbide, ematuria, talvolta contenenti renella, talvolta si associano febbre e dolore lomba-re.

Lingua: rossa, induito giallo, spesso e grasso. Polso: rapido (shu-) scivoloso (hu1).

PATOLOGIA L’umidità ed il calore di origine esterna si concen-trano nella vescica, dando origine ad una sindrome da pienezza interna. L’umidità contamina le urine, che diventano torbi-de. Sotto l’azione del calore le urine possono tra-sformarsi in renella e calcoli. Il calore produce dolore alla minzione, pollachiuria, concentra le urine, può farvi comparire del sangue. Calore ed umidità possono intralciare la minzione ed interromperla. La lingua rossa ed il polso rapido indicano il calore, l’induito giallo e grasso ed il polso scivoloso testi-moniano la presenza di umidità.

EZIOLOGIA Umidità/calore di origine esterna penetrata in vesci-ca. Umidità freddo che ristagni per lungo tempo in vescica e si trasformi in calore. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Cistiti acute e croniche, cistopieliti, calcolosi urina-ria, prostatiti. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Purificare il calore, drenare l’umidità, promuovere la diuresi combattere la disuria (la sindrome lin). UMIDITÀ FREDDO NELLA VESCICA

SINTOMATOLOGIA Mitto imperioso e frequente, difficoltà alla minzio-ne (arresto del flusso a metà del mitto), urine pallide e torbide, sensazione di pesantezza all’i-pogastrio e all’uretra. Lingua: induito bianco e grasso. Polso: scivoloso (hu1), lento (ch^ ). PATOLOGIA Il freddo contrae, l’umidità appesantisce. La pienez-za di queste due energie perverse nella vescica in-terferisce con le sue trasformazioni del q* ed intral-cia la minzione, causando sensazione di pesantezza dolorosa all’ipogastrio. L’induito ed il polso indicano umidità e freddo. EZIOLOGIA Esposizione a freddo ed umidità esterni. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Cistiti acute. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Drenare l’umidità, espellere il freddo, promuovere la diuresi.

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SINDROMI DEL MERIDIANO DELLA VESCICA a) Vento/freddo/umidità ostruiscono il meridiano Dolori al collo, al dorso, ai lombi, alla faccia poste-riore dell’arto inferiore, fino al quinto dito del pie-de, associati a difficoltà di movimento.

b) Il calore perverso ristagna nel meridiano e lo segue a turbare l’alto

Cefalea, occhi gialli, lacrimazione, epistassi, emor-roidi.

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Sindromi semplici e complesse degli z3ng f} 93

CAPITOLO 12

SINDROMI DEL FEGATO E DELLA VESCICA BILIARE

Il fegato immagazzina il sangue, rende fluida e regolarizza la circolazione del q* e del sangue, regge i tendi-ni. La vescica biliare immagazzina la bile. Data la loro stretta relazione funzionale ed anatomica, le patologie della vescica biliare sono spesso riferite al fegato.

SEGNI E SINTOMI DA INSUFFICIENTE IMMAGAZZINAMENTO DI SANGUE NEL FEGATO

Il L^ng Sh[, riguardo alla funzione dei immagazzi-namento del sangue svolta dal fegato, afferma:

“Si può vedere con gli occhi, camminare con i piedi, afferrare con le mani, tratte-nere con le dita solo quando occhi, piedi, mani e dita sono rifornite di sangue dal fegato; quando, di notte, si va a letto, una parte del sangue circolante va al fegato”.

In altri termini, l’attività fisica (il movimento degli arti e delle articolazioni sono considerati una fun-zione dei tendini) e la visione necessitano del san-gue del fegato. Se il sangue immagazzinato nel fe-gato è insufficiente, si manifesteranno disturbi visi-vi, secchezza oculare, spasmi dei tendini e dei mu-scoli, parestesie agli arti. Inoltre, siccome il fegato regge la distribuzione del sangue a livello del picco-lo bacino, nella donna potranno comparire altera-zioni del ciclo mestruale. Infine, quando il fuoco del fegato (ad esempio a seguito di uno scoppio d’ira) ne compromette la capacità di immagazzinare il sangue, potranno verificarsi fenomeni emorragici, quali ematemesi o sanguinamenti uterini massivi.

SEGNI E SINTOMI DAL ALTERATA REGOLAZIONE DELLA CIRCOLAZIO-NE DI Q* E SANGUE Il garantire l’armonico fluire del q* implica diversi aspetti: • mantenere un individuo in uno stato di armonia; • mantenere il libero fluire del q* del fegato; lun-

go il suo meridiano;

• mantenere il flusso della bile; • regolare le funzioni della milza e dello stomaco. Se la funzione di regolare l’armonico fluire del q* è alterata, insorgerà un ristagno, contrassegnato da irritabilità, irascibilità, dolori distensivi nelle regioni attraversate dal meridiano del fegato (ipocondri, re-gione pettorale, mammaria, addome laterale, regio-ne inguinale), disturbi digestivi (anoressia, erutta-zioni, rigurgiti, vomito, distensione addominale, diarrea) e, in alcuni casi, ittero. Siccome il q* è la forza motrice del sangue, un ri-stagno prolungato di q* causerà un ristagno di san-gue, che produrrà dolori fissi e trafittivi con forma-zione di masse palpabili, quali epatosplenomegalia e neoformazioni tumorali. Un ristagno importante e prolungato del q* del fega-to si trasformerà quasi invariabilmente in un fuoco del fegato, che si manifesterà con cefalea, capogiri, irascibilità estrema, acufeni, disturbi dell’udito ed iniezione congiuntivale. Il fuoco del fegato può, a sua volta, trasformarsi in vento, che potrà provocare vertigini, tremori e convulsioni.

SEGNI E SINTOMI DA ALTERATA FUN-ZIONE DELLA VESCICA BILIARE Le manifestazioni più frequenti delle patologie della vescica biliare sono dolori all’ipocondrio destro (sede anatomica del viscere), bocca amara, vomito di liquidi amari ed ittero. ALTRI SEGNI E SINTOMI Cefalea. La cefalea è un sintomo frequente nelle patologie del fegato con una risalita dello y1ng, sia da eccesso (fuoco del fegato) sia da vuoto (risalita dello y1ng del fegato da vuoto dello y%n del fegato).

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Spesso è accompagnata da capogiri, irrequietezza ed irascibilità, innescata o aggravata da fattori emo-tivi. Quanto appena detto non deve indurre a pensa-re che tutte le cefalee dipendano da patologie del fegato, riconoscendosi invece sia altre cause interne che esterne. Capogiri. La causa più frequente di capogiri è la risalita dello y1ng del fegato, sebbene i capogiri possano dipendere anche da un apporto insufficiente di j%ng, sangue e q* al cervello, nonché da flemma che ostruisce gli orifizi del cuore. I capogiri da risa-lita dello y1ng del fegato possono essere da pienez-za o da vuoto. I primi sono caratterizzati da un e-sordio acuto ed accompagnati da altre manifestazio-ni di fuoco del fegato (cefalea distensiva, irritabilità, irascibilità, volto arrossato, iperonirismo, polso a fil di ferro-xi1n); i secondi si manifestano solitamente nei casi cronici, nei quali la risalita dello y1ng del fegato è secondaria ad un vuoto del suo y%n. Dolore agli ipocondri. In genere è collegato a pato-logie del fegato. Può essere provocato da: • ristagno del q* del fegato; • ristagno del sangue del fegato; • accumulo di umidità/calore nel fegato e nella

vescica biliare. I dolori ipocondriali da ristagno del q* del fegato hanno carattere distensivo e sono spesso precipitati o aggravati da uno scoppio d’ira. I dolori ipocondriali da ristagno del sangue del fega-to hanno carattere trafittivo, sono di localizzazione fissa e possono essere associati ad epatosplenome-galia. I dolori ipocondriali da accumulo di umidità/calore nel fegato e nella vescica biliare sono in genere as-sociati a bocca amara, anoressia, nausea, vomito e, talvolta, ittero. Gonfiori. Sia il ristagno di q* che quello di sangue causati da un’alterazione del fegato possono provo-care la formazione di masse. I gonfiori da ristagno di q* in genere non hanno una forma definita, sono mobili, compaiono e scom-paiono rapidamente ed imprevedibilmente ed il do-lore non ha localizzazione fissa. Un esempio sono i dolori delle coliche intestinali. I gonfiori da ristagno di sangue hanno in genere una forma definita, sono fissi ed inducono un dolore a sede costante. Un esempio sono le epatosplenome-galie ed i tumori ginecologici. Ittero. Secondo la Medicina Cinese l’ittero si mani-festa quando la secrezione della bile è ostacolata. Se

ne riconoscono due tipi: ittero y1ng ed ittero y%n. Nell’ittero y%n un freddo/umidità prodotto da un’affezione della milza e dello stomaco impedisce la secrezione della bile. Nell’ittero y1ng un calore umidità provocato da un agente patogeno esterno, oppure da cibi avariati o grandi quantità di alcol provocano un’affezione da calore/umidità della mil-za che si trasmette al fegato ed alla vescica biliare e ne compromette la secrezione. L’ittero y1ng è una patologia contrassegnata da un colore giallo brillan-te a livello della cute e delle sclere, di breve durata. L’ittero y%n è una patologia cronica, caratterizzata da un colore giallo opaco e più scuro a livello cuta-neo e sclerale. Siccome milza e stomaco sono coin-volti nella patologia, vuoi direttamente, vuoi per le perturbazioni delle funzioni digestive sorrette dal fegato e della milza, si assoceranno costantemente sintomi digestivi. Tremori. Sono in genere un sintomo di vento ed interessano le parti distali degli arti. Nella maggior parte dei casi sono provocati da un vuoto dello y%n del fegato, associato o meno ad un deficit dello y%n del rene, che impediscono un adeguato nutrimento della muscolatura distale degli arti, con comparsa di scuotimenti e tremori involontari. Questo quadro è particolarmente frequente negli anziani. Tra le altre cause di tremori, citiamo il vuoto di q* e sangue, che impedisce un corretto apporto di energia e xu7 alle estremità. Convulsioni. Anche le convulsioni, caratterizzate da contrazioni muscolari violente ed involontarie, sono un sintomo di vento. Le convulsioni ricono-scono varie eziologie. Ad esempio: • una pienezza di calore libera il vento del fegato,

consumando i liquidi organici e penetrando nel ministro del cuore

• un vuoto critico di sangue, conseguente ad e-morragie massicce, libera il vento

• l’umidità torbida ostruisce i canali ed i collate-rali.

Pertanto, sebbene sintomo di vento, non tutte le convulsioni sono connesse con il fegato. DIFFERENZIAZIONE DELLE SINDROMI QUADRI DA VUOTO I quadri da vuoto del fegato comprendono il deficit di sangue e quello dello y%n. Quando il sangue immagazzinato nel fegato è insuf-ficiente, compaiono pallore, capogiri, vista offusca-

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Sindromi semplici e complesse degli z3ng f} 95

ta, secchezza oculare, tremori, spasmi o parestesie agli arti, irregolarità mestruali. Quando sono in vuoto lo y%n o i liquidi del fegato, si manifestano capogiri, vista offuscata, secchezza de-gli occhi e della bocca. Possono comparire anche tremori, spasmi o parestesie. Chiaramente vi sono molti punti di contatto tra que-sti due quadri. Negli uomini di incarnato pallido e con una lingua pallida, così come nelle donne con flusso mestruale scarso, si dovrebbe porre diagnosi di vuoto del san-gue del fegato. Se i pazienti non presentano un incarnato pallido, le loro lingue invece che pallide sono arrossate, se i sintomi di secchezza sono pronunciati e, soprattutto, se sono presenti sintomi di sovrabbondanza dello y1ng, si dovrebbe porre diagnosi di vuoto dello y%n. Se i sintomi di sovrabbondanza dello y1ng sono co-spicui, si dovrebbe formulare la diagnosi di vuoto dello y%n del fegato con eccesso dello y1ng. Quando compaiono simultaneamente sintomi di vuoto dello y%n del fegato e vuoto del sangue del fegato, si parla di deficit dello y%n e del sangue del fegato. Il vuoto del q* del fegato raramente si presenta di per sé, ed in genere si associa con un vuoto di san-gue. I suoi sintomi principali sono mancanza di for-ze, acufeni, cali uditivi e facilità a spaventarsi. Il vuoto dello y1ng del fegato, sebbene raramente, può anch’esso manifestarsi. I suoi sintomi sono de-pressione, vigliaccheria ed arti freddi. Questi ultimi due quadri sono di raro riscontro cli-nico, tanto che la maggior parte degli autori non li cita nemmeno e non verranno illustrati nella presen-te trattazione. QUADRI DA PIENEZZA I quadri da pienezza del fegato sono provocati da sovraccarichi emozionali (soprattutto se repentini) o da fattori endogeni, ad esempio l’umidi-tà/calore. I fattori emozionali trattenuti, repressi, possono provocare un ristagno del q* del fegato. Questo si manifesta con irritabilità, irascibilità e dolore di-stensivo nelle regioni anatomiche attraversate dal meridiano del fegato. Spesso il paziente si lamenta di un intralcio alla deglutizione. Quando il ristagno del q* si associa con il flemma, l’intralcio si accen-tua e si parla di “nocciolo di prugna” (globo isteri-co). Nelle donne il ristagno del q* spesso provoca alterazioni del ciclo mestruale. Se il q* stagnante aggredisce la milza e lo stomaco, compariranno sin-tomi digestivi quali anoressia, eruttazioni, rigurgiti, feci poco formate e distensione addominale. Da un punto di vista digestivo si parla di ristagno del q* del fegato solo se i sintomi a carico dell’apparato

digerente sono modesti, in caso contrario si parlerà di disarmonia fegato/milza, fegato/stomaco o di en-trambe. Il ristagno del q* del fegato si manifesta con maggior frequenza nel sesso femminile, assumendo una connotazione ginecologica (irregolarità me-struali) e psicologica (ansia, mutevolezza di umore, ecc.). Un ristagno del q* del fegato importante e/o prolun-gato facilmente si trasforma in fuoco, che in genere divampa lungo i meridiani di fegato e vescica bilia-re, raggiungendo il capo, gli orecchi, gli occhi, pro-vocando cefalea, capogiri, acufeni, cali uditivi ed iniezione congiuntivale. Dato che questi sintomi si manifestano anche in quadri di vuoto come il deficit dello y%n del fegato e dei reni, si rende necessaria una diagnosi differenziale. Il fuoco del fegato ha sempre una connotazione di pienezza, ma in un caso si tratta di una pienezza vera e propria, nell’altro di una pienezza che origina da un vuoto. La pienezza vera si manifesta acutamente ed è in genere scatena-ta da fattori emotivi, mentre la pienezza da deficit si manifesta invariabilmente a seguito di un vuoto del-lo y%n, generalmente cronico, che da altri segni di sé con altri sintomi (falso calore, secchezza, ecc.) che andranno a sommarsi a quelli del fuoco del fegato. Un fuoco del fegato da pienezza estrema può causa-re la liberazione del vento, che si manifesta con convulsioni, perdita improvvisa di coscienza ed e-miplegia. Anche il vuoto di sangue può causare la liberazione del vento, in genere associato a tremori. Anche in questo caso il carattere di acuzie del fuoco del fegato ci permette di porre una diagnosi diffe-renziale, in quanto la liberazione del vento da vuoto di sangue (eccetto quella da emorragie massicce) si sovrappone in genere ad un quadro di cronicità. EZIOLOGIA GENERALE ENERGIE PERVERSE ESTERNE Le energie perverse esterne (fatto salvo il caso del freddo, che comunque attacca il meridiano del fega-to e non lo z3ng) non sono in grado di colpire il fe-gato. Ciononostante possono sommarsi a quadri pa-tologici interni, aggravandoli o precipitandoli. È questo il caso del vento, dell’umidità e del calore. Un organismo dove il fegato sia in vuoto di sangue cronico, sarà maggiormente esposto agli attacchi del vento, e le parestesie ed i tremori fini degli arti, po-tranno trasformarsi in contrazioni tonico-cloniche. Se, nello stesso paziente, il vento si associa al calo-re, più facilmente potranno manifestarsi eruzioni cutanee improvvise e migranti. Un’umidità esterna che intralci la milza ed interferi-sca con le funzioni digestive, soprattutto se associa-

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ta a calore, potrà danneggiare il fegato e la vescica biliare, con comparsa di ittero. Un calore esterno (ma anche il vento), in un pazien-te affetto da risalita dello y1ng del fegato, potrà esa-cerbare questa risalita patologica, con aumento della cefalea, delle vertigini, degli acufeni. EMOZIONI Come sappiamo, in Medicina Cinese il rapporto tra un’emozione e l’organo di pertinenza è biunivoco. Per quanto riguarda il fegato, la collera è al contem-po una manifestazione di una patologia del fegato (in particolare del ristagno del suo q* e, ancor più, di una risalita della sua energia sotto forma di y1ng e/o di fuoco) ed una causa di malattia dell’organo. Sebbene si sia soliti parlare di collera, il termine de-ve essere inteso in senso più ampio. Siccome il fe-gato presiede all’armonico fluire del q* e del sangue e detesta essere costretto, qualunque sentimento trattenuto, represso e frustrato può essere identifica-to con la “collera” che nuoce al fegato. Pertanto possono trasformarsi in collera la frustrazione, il ri-sentimento, la depressione, la tristezza, addirittura la paura. Si pensi ad un animale che, vistasi preclu-sa ogni possibilità di fuga (il suo spazio vitale è “compresso”), si rivolta e attacca con furore. Se il q* del fegato non circola liberamente e rista-gna, il paziente sarà tendenzialmente depresso. Si tratta di una depressione diversa da quella del vuoto del q* del cuore, della milza o dello y1ng del rene, dove il paziente è apatico. Il paziente affetto da ri-stagno del q* del fegato è depresso in quanto non riesce, meglio, non può esprimere i propri sentimen-ti e farli valere, perché deve trattenersi. Questi sen-timenti tendono ad esprimersi quando non possono essere più repressi, e si manifestano in maniera im-provvisa, a prima vista immotivata, dove la reazione appare sproporzionata alla sollecitazione: ecco che questo paziente viene tacciato di mutevolezza di umore, sottolineando la differenza tra la depressione di base e lo scatto di nervi. Il perdurare dello stato di ristagno e compressione dei sentimenti/energia del fegato condurrà ad una liberazione critica dello y1ng e/o del fuoco del fega-to, ed il paziente diverrà sempre più suscettibile e collerico, fino alla violenza verbale e fisica. L’associarsi di mucosità, tanto più probabile quanto più il quadro assume connotazioni di calore (il calo-re consuma e concentra i liquidi, già stagnanti per il ristagno di q*, e li condensa in flemma) e la loro ri-salita verso l’alto potranno dare origine a sindromi da t1n/calore che velano gli orifizi del cuore, con quadri di follia agitata o sindromi neurologiche.

DIETA Un consumo eccessivo di cibi caldi, piccanti, di frit-ti e di alcol può generare quadri da calore del fega-to, in genere sempre associato ad umidità.

FORME CLINICHE Verranno trattate le seguenti forme cliniche: A) forme da vuoto del fegato 12) VUOTO DEL SANGUE DEL FEGATO 13) VUOTO DELLO Y%N DEL FEGATO E RISALITA

DELLO Y!NG DEL FEGATO B) forme da pienezza del fegato 14) RISTAGNO DEL Q* DEL FEGATO 15) RISTAGNO DEL SANGUE DEL FEGATO 16) IL FUOCO DEL FEGATO INFIAMMA LA PARTE SU-

PERIORE DEL CORPO 17) AGITAZIONE DEL VENTO DEL FEGATO 18) UMIDITÀ-CALORE NEL FEGATO E NELLA VESCI-

CA BILIARE 19) IL FREDDO RISTAGNA NEL MERIDIANO DEL FE-

GATO C) forme da vuoto della vescica biliare 20) VUOTO DELLA VESCICA BILIARE D) forme da pienezza di vescica biliare 21) UMIDITÀ CALORE NELLA VESCICA BILIARE

VUOTO DEL SANGUE DEL FEGATO SINTOMATOLOGIA Incarnato pallido e smorto, opaco, labbra pallide, capogiri, acufeni (come frinire di cicale), insonnia, iperonirismo, occhi secchi, senza lucentezza, vista confusa, fosfeni, emeralopia, parestesie agli arti, crampi muscolari, mioclonie, tremori fini che ini-ziano dalle mani, unghie opache, secche, fragili, pelle secca, capelli secchi. Ipomenorrea, amenorrea. Lingua: pallida. Polso: sottile (x* ), rugoso (s7). PATOLOGIA Qualsiasi vuoto di sangue si ripercuoterà sul fegato, che è incaricato di immagazzinarlo. In questo quadro si manifestano quindi dei segni generici di vuoto di sangue: incarnato pallido, opa-co, labbra pallide, pelle secca, capelli fragili (azione trofica del sangue in generale) capogiri ed acufeni (il sangue in vuoto non riesce a salire al capo e a nutrire il mare dei midolli). Il sangue in vuoto non riesce a nutrire ed irrorare le dipendenze periferiche del fegato: occhi secchi, vi-

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sta confusa, emeralopia, fosfeni (occhio/vista), pa-restesie agli arti, crampi muscolari, mioclonie, tre-mori fini (il sangue del fegato non nutre i muscoli; i tremori iniziano dalle mani perché il vuoto di san-gue inizia dalle zone più distali), unghie opache, secche, fragili (le unghie dipendono dal fegato in quanto nascono dai tendini). R7n m3i e ch8ng m3i sono riforniti di sangue dal fegato. Se il sangue del fegato è in vuoto, le me-struazioni sono scarse o assenti. La lingua è pallida perché manca il sangue. Il polso sottile e rugoso indica il vuoto. EZIOLOGIA Qualsiasi causa di scarsa produzione di sangue (vuoto del q* della milza, in genere da alimentazio-ne insufficiente o errata, vuoto di j%ng del rene, co-stituzionale o da depauperamento, ecc.) o da perdita dello stesso (emorragie acute e gravi, o croniche an-che se modeste). CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Anemie, nevrosi, irregolarità mestruali, epatiti cro-niche, malattie oculari da ipovitaminosi A. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Nutrire il sangue del fegato.

VUOTO DELLO Y%N DEL FEGATO E RI-SALITA DELLO Y!NG DEL FEGATO SINONIMI: VUOTO DI Y%N, Y!NG IPERATTIVO – VUOTO DI Y%N, FEGATO RISCALDATO – FUGA DELLO Y!NG DEL FEGATO. SINTOMATOLOGIA Cefalea bitemporale, perioculare, emicrania, capo-giri, acufeni, cali repentini dell’udito, volto arrossa-to, iniezione congiuntivale, insonnia, iperonirismo, fini tremori delle estremità, irascibilità, collericità, palpitazioni, bocca e gola secche. Lingua: rosso scarlatto, specie ai lati. Polso: a fil di ferro (xi1n), rapido (shu-), eventual-mente sottile (x* ). PATOLOGIA È una patologia complicata, i cui sintomi derivano da una commistione di deficit ed eccesso. Innanzi tutto, dato che il sangue appartiene allo y%n, molti segni accomunano questa sindrome alla pre-cedente da vuoto di sangue (eccetto la lingua e l’incarnato pallidi, perché in questo caso prevale il calore), tanto che possono essere presenti, ed in ef-fetti spesso lo sono: capogiri, acufeni, occhi secchi, vista confusa, fosfeni, fini tremori alle estremità. Sia

il sangue che lo y%n condividono una funzione trofi-ca e di raffreddamento, la prima più spiccata nel sangue, la seconda nello y%n, quindi non ci deve stupire la somiglianza dei sintomi. Da una parte, pe-rò, nelle sindromi da vuoto di sangue tenderà a pre-valere il mancato trofismo (nutrimento del mare dei midolli, degli occhi, dei muscoli, delle unghie, della pelle, di ch8ng m3i e r7n m3i ), dall’altra, in quelle da vuoto di y%n, tenderà a prevalere il mancato raf-freddamento (sintomi di calore/vuoto che, data la natura “ impulsiva” del fegato tenderà ad assumere caratteri di quasi pienezza). La sec-chezza da vuoto di y%n, non è altro che una carenza dei liquidi orga-nici, ai quali è ascrivibile l’aspetto trofico dello y%n. Lo y%n del fegato, in vuoto, non riuscirà a trattenere il suo y1ng, che, seguendo la sua naturale tendenza, si innalzerà, manifestandosi soprattutto a livello dell’estremo cefalico, provocando cefalea, emicra-nia, capogiri, acufeni, irascibilità, collericità, bocca e gola secche. La lingua ed il polso riflettono la presenza di calore. Esiste una certa disparità di vedute tra i vari autori circa i sintomi di calore/secchezza (bocca e gola secche) e l’iniezione congiuntivale. Alcuni infatti affermano che il calore presente nella risalita di y1ng è un calore vuoto, incapace di provocare i sin-tomi di vera secchezza e l’iniezione congiuntivale. Altri esprimono un’opinione diversa, ed affermano che comunque la secchezza ed il calore sono pre-senti (il che distinguerebbe il quadro da quello del semplice vuoto di sangue) e che l’iniezione con-giuntivale da fuoco di fegato è associata a dolore oculare, mentre quella da risalita di y1ng no, il che permetterebbe di istituire una diagnosi differenziale. In realtà la differenza tra la liberazione di y1ng e quella del fuoco è quantitativa più che qualitativa, le due forma possono trapassare l’una nell’altra, così come la loro sintomatologia. EZIOLOGIA Vuoto dello y%n del fegato e/o dei reni (quest’ultimo associato o meno ad un vuoto dello y1ng dei reni). Problemi emozionali che, dopo aver indotto un ri-stagno del q* del fegato, in seguito ad un emozione violenta si liberino verso l’alto in maniera critica. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Nevrosi, ipertensione arteriosa (soprattutto iperten-sione arteriosa labile essenziale e puntate ipertensi-ve), oftalmopatie. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Nutrire lo y%n del fegato, sottomettere lo y1ng del fegato.

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RISTAGNO DEL Q* DEL FEGATO SINONIMI: STASI DEL Q* DEL FEGATO – AMMAS-SO DEL Q* DEL FEGATO. SINTOMATOLOGIA Depressione, malinconia, umore alterno, irritabilità, sensazione di gonfiore doloroso agli ipocondri, ai lati del torace, al seno, ai lati dell’addome, alle fosse iliache, sospiri frequenti, sensazione di nodo in go-la, con difficoltà a deglutire, mestruazioni irregolari, algomenorrea, spesso nausea, dolori epigastrici, a-noressia, eruttazioni e rigurgiti acidi, gonfiori e do-lori addominali, borborigmi, feci poco formate. Lingua: in genere di colore normale, induito sottile e bianco. Polso: a fil di ferro (xi1n). PATOLOGIA Questo quadro costituisce l’affezione più frequente del fegato, dalla quale le altre prendono origine. La genesi, come più avanti si vedrà, è soprattutto psico-logica. Se il q* del fegato non circola, compariranno altera-zioni psicologiche, dapprima improntate a segni di iporeattività (depressione, malinconia), in seguito alternate a segni di iperreattività (umore alterno), infine di iperrattività franca, se il ristagno sfocia in una risalita di y1ng o liberazione del fuoco, contras-segnate da ipereattività (irritabilità, collericità). Come detto altrove, il paziente non è depresso per-ché apatico, bensì perché non può esprimere i pro-pri sentimenti. Questa costrizione comporterà una compressione dello psichismo che, alla lunga, ge-nererà calore. Si può ben capire come la vita mo-derna, con i suoi ritmi accelerati, ed i rapporto so-ciali, dove raramente si può dire e fare ciò che si vorrebbe, facciano sì che ognuno di noi, in varia misura, sia affetto da questa sindrome, considerata da molti autori come quella di più frequente ri-scontro nei pazienti occidentali. Il q* che non circola liberamente provoca una sen-sazione di gonfiore doloroso lungo il decorso del meridiano (ipocondri, seno, fosse inguinali, ecc.). Poiché è il q* a ristagnare, i dolori non saranno in-tensi, compariranno e scompariranno rapidamente, avranno carattere distensivo. Se il q* del fegato ri-stagna nel torace, comparirà una sensazione di di-stensione al petto, che il paziente cercherà di elimi-nare con i sospiri. Se ristagna in gola, il paziente ac-cuserà difficoltà a deglutire, come se la gola fosse annodata. Se il ristagno del q* del fegato in gola si associa a ristagno di mucosità, è come se si avesse un nocciolo in gola (“nocciolo di prugna”), con grandi difficoltà a deglutire e sputare.

Se il q* del fegato non circola, non può sostenere il processo digestivo, e compariranno nausea, dolori epigastrici, anoressia, eruttazioni e rigurgiti acidi, gonfiori e dolori addominali, borborigmi, feci poco formate. Se i sintomi si aggravano, la nausea sfocia in un vomito, i dolori epigastrici si fanno intensi, le eruttazioni ed i rigurgiti diventano continui, si parle-rà di disarmonia fegato /stomaco. Se i gonfiori ed i dolori addominali diventano forti e compare diarrea, si parlerà di disarmonia fegato/milza. Infine, se il q* del fegato ristagna, il sangue non viene distribuito correttamente al piccolo bacino, ch8ng m3i e r7n m3i non verranno adeguatamente nutriti e compariranno algomenorrea ed alterazioni del ciclo. EZIOLOGIA I sentimenti trattenuti, in particolare la collera. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Nevrosi, globo isterico, epatiti croniche, discinesie biliari, colecistiti croniche, disturbi mestruali su ba-se funzionale, algomenorrea. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Far circolare il ristagno del q* del fegato. RISTAGNO DEL SANGUE DEL FEGATO SINONIMI: STASI DEL SANGUE DEL FEGATO. SINTOMATOLOGIA Algomenorrea, irregolarità mestruali, flusso me-struale con sangue scuro e coaguli, gonfiori addo-minali fissi, palpabili, dolenti, carnagione, labbra ed unghie violacee. Lingua: violacea, in toto o settorialmente. Polso: a fil di ferro (xi1n). PATOLOGIA Questo quadro deriva da un ristagno del q* del fega-to. Il ristagno di sangue danneggia ulteriormente il q* e si genera un circolo vizioso. Il ristagno di sangue si manifesta con il colore vio-laceo dell’incarnato, delle labbra e delle unghie. Se il ristagno danneggia il sangue, la pelle può diventa-re secca e scagliosa. Il ristagno di sangue intralcia il nutrimento di ch8ng m3i e r7n m3i, ed il flusso diventa irregolare. Il sangue stagnante compare sotto forma di sangue scuro e coagulato nel flusso mestruale. Tutto ciò che non circola provoca dolore, e comparirà algo-menorrea. I dolori in genere precedono o accompa-gnano la comparsa del flusso, migliorano con l’espulsione dei coaguli (le algomenorree da vuoto

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di sangue si presentano invece nella seconda parte del flusso). Se il ristagno perdura, si potranno formare delle masse fisse, localizzate, palpabili, intensamente do-lenti spontaneamente e alla palpazione (il ristagno di q* da gonfiori mobili, che vanno e vengono, scar-samente dolenti, limitati nel tempo). La lingua indica il ristagno di sangue, il polso la sua causa (ristagno di q* ). EZIOLOGIA La medesima del ristagno di q*. In genere il ristagno di sangue insorge dopo un prolungato ristagno di q*. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Epatosplenomegalie, cirrosi epatica, tumori della cavità addominale, in particolare neoformazioni di pertinenza ginecologica. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Far circolare il sangue, far circolare il q* del fegato.

IL FUOCO DI FEGATO INFIAMMA LA PARTE SUPERIORE DEL CORPO SINONIMI: RISALITA DELL’ECCESSO DEL FEGATO – RISALITA DEL FUOCO DEL FEGATO CHE DIVAM-PA – PIENEZZA DELLA VESCICA BILIARE – PIE-NEZZA DI FUOCO NEL MERIDIANO DEL FEGATO SINTOMATOLOGIA Cefalea, emicrania, capogiri, acufeni intensi, sordità improvvisa, viso arrossato, orecchi arrossati, inie-zione congiuntivale intensa, dolori oculari, sete con desiderio di bere, bocca amara, stipsi con feci sec-che, urine scarse ed ipercromiche, insonnia, iperoni-rismo, incubi, irritabilità, nervosismo, collericità estrema, che può sfociare in attacchi di follia. Fe-nomeni emorragici nella parte alta del-l’organismo, quali ematemesi, epistassi, emoftoe. Lingua: rossa, induito giallo, secco. Polso: pieno (sh^ ), a fil di ferro (xi1n), rapido (shu-). PATOLOGIA Si tratta di una sindrome da pienezza di calore nel fegato. Il calore segue la sua naturale tendenza ver-so l’alto e la maggior parte dei sintomi si manifeste-rà all’estremo cefalico. Il fuoco del fegato si libera criticamente verso l’alto e compaiono cefalea, emicrania, acufeni, sordità improvvisa, vertigini, iniezione congiuntivale, volto arrossato, orecchi arrossati. Il fuoco del fegato turba lo sh5n e compaiono ansia, agitazione, irritabilità, insonnia, iperonirismo, incu-bi. Questo fuoco che si innalza verso lo sh5n può

trasportare del flemma, che, a sua volta, può ostrui-re gli orifizi del cuore, provocando un attacco di fol-lia improvvisa e/o sintomi neurologici. Il fuoco tende a consumare i liquidi organici e com-pariranno sete con desiderio di bere, stipsi con feci secche, urine scarse ed ipercromiche, bocca amara. Si dice che la bocca amara da fuoco del fegato duri tutto il giorno, mentre quella da fuoco del cuore si presenti solo al mattino. Infine, il fuoco del fegato agiterà il sangue, trasci-nandolo verso l’alto, con manifestazioni emorragi-che, quali ematemesi, epistassi ed emoftoe (in que-sti ultimi due casi il fuoco del fegato si trasmette al polmone). La lingua rossa rispecchia la presenza di calore. Il polso pieno indica la pienezza, quello rapido il calore, il polso a fil di ferro rimanda al fegato. EZIOLOGIA Una situazione di perdurante ristagno del q* del fe-gato, precipitata da un sentimento improvviso e vio-lento. Il consumo eccessivo di alcol, cibi caldi e ri-scaldanti, di fritti ha azione predisponente. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Ipertensione arteriosa (soprattutto puntate ipertensi-ve), sindrome di Menière, necrosi epatiche acute, colecistiti acute, pancreatiti acute, congiuntiviti acu-te, emorragie delle vie digestive superiori, ipertiroi-dismo, psicosi maniacali. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Disperdere il fuoco del fegato, calmare il fegato.

AGITAZIONE DEL VENTO DEL FEGATO SINONIMI: AGITAZIONE INTERNA DEL VENTO DEL FEGATO – VENTO DEL FEGATO La manifestazione essenziale dell’agitazione del vento del fegato consiste in movimenti involontari degli arti, come fossero agitati e scossi dal vento, dai movimenti più fini, a quelli più intensi e dram-matici. I fattori che possono innescare questi movi-menti imprimono a questa sindrome degli aspetti particolari, tanto che si è soliti distinguere tre qua-dri: 1) lo y1ng del fegato si trasforma in vento; 2) il fuoco al suo culmine produce il vento; 3) il vuoto di sangue crea il vento. LO Y!NG DEL FEGATO SI TRASFORMA IN VENTO SINTOMATOLOGIA Vertigini, perdita di equilibrio, perdita di coscienza improvvisa, convulsioni, occhi rovesciati, bocca de-viata, emiplegia, afasia.

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Lingua: rossa, deviata. Polso: a fil di ferro (xi1n) rapido (shu-). PATOLOGIA Tutti i sintomi compaiono in alto, laddove si dirige lo y1ng del fegato che si libera in maniera critica, perché non più trattenuto dallo y%n in vuoto. L’esordio è improvviso ed il paziente cade a terra. Il vento che si libera agita le membra e compaiono convulsioni. EZIOLOGIA Un vuoto consistente di y%n sul quale si sovrappon-ga uno stimolo improvviso che determini la separa-zione tra y%n e y1ng. Tale stimolo è, di solito, una collera improvvisa. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Vasculopatie cerebrali acute. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Estinguere il vento, calmare il fegato, nutrire lo y%n del fegato. IL FUOCO AL SUO CULMINE PRODUCE IL VENTO SINTOMATOLOGIA Ipertermia, agitazione, convulsioni, rigidità nucale, opistotono, occhi rovesciati, fino al coma. Lingua: rossa, rigida, induito spesso e giallo. Polso: a fil di ferro (xi1n), rapido (shu-), pieno (sh^ ). PATOLOGIA Si tratta di un calore al suo culmine che, in corso di malattie iperpiretiche, sprigiona del vento, che agita gli arti e rovescia gli occhi. Il calore ed il vento impediscono al fegato di nutrire ed umidificare tendini e muscoli, e compaiono rigi-dità nucale ed opistotono. Secondo la teoria dei 4 strati del W4n r7 l]n, il calo-re perverso di origine esterna penetra in xu7 f7n, inducendo febbre molto elevata, agitazione, convul-sioni. Può essere considerato anche un calore perverso nel ministro del cuore, con ostruzione degli orifizi del cuore. Il quadro si manifesta più frequentemente in età pe-diatrica, quale complicazione di malattie iperpireti-che. EZIOLOGIA Siamo al confine tra due impostazioni, l’una è quel-la delle malattie febbrili da calore del Wen re lun, dove il calore è considerato di origine esterna, pene-

trato fino a xu7 f7n, l’altra quella degli z3ng f}, do-ve il fuoco del fegato deriva da una trasformazione critica del ristagno del qi del fegato, quindi interna. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Convulsioni associate alle ipertermie in corso di malattie infettive, quali meningite, encefalite, scar-lattina, morbillo. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Purificare il calore, disperdere il fegato, sedare il vento. IL VUOTO DI SANGUE CREA IL VENTO SINTOMATOLOGIA Vertigini, intorpidimento e parestesie degli arti, tremori delle estremità, tic, tremore del capo, verti-gini, diminuzioni del visus, carnagione pallida ed opaca. Lingua: pallida, induito scarso. Polso: a fil di ferro (xi1n), sottile (x* ). PATOLOGIA I tremori, provocati da un vuoto (di sangue) sono cronici e sfumati, spesso interessano solo le parti distali (mani e capo). Non manifestano l’intensità e l’acuzie dei quadri da pienezza. Il mare dei midolli, gli occhi, il viso non sono ade-guatamente irrorati, compaiono vertigini, calo del visus, pallore. Il sangue del fegato in vuoto non può nutrire i mu-scoli ed i tendini e si manifestano parestesie ed in-torpidimento degli arti. La lingua pallida ed il polso sottile indicano il vuoto di sangue, il polso a fil di ferro indica la sofferenza del fegato. EZIOLOGIA Qualunque patologia che induca un vuoto cronico del sangue del fegato. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Tic, mioclonie, fascicolazioni e fibrillazioni delle patologie neurologiche, corea, atetosi, esiti di ence-falite. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Nutrire il sangue del fegato, estinguere il vento.

UMIDITÀ-CALORE NEL FEGATO E NELLA VESCICA BILIARE SINONIMI: CALORE UMIDITÀ NEL MERIDIANO DI FEGATO SINTOMATOLOGIA Ipocondri e petto dolenti e gonfi, ittero, bocca ama-ra, astenia, anoressia, nausea, vomito, gonfiori e do-

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lori addominali, irregolarità dell’alvo, febbre, urine scarse e concentrate. Talvolta si manifestano brividi e febbre alternati; nell’uomo testicoli gonfi, caldi e dolenti, pruriti scrotali, nella donna xantorrea di o-dore nauseabondo, pruriti vulvari. Lingua: rossa, induito giallo, spesso e grasso. Polso: scivoloso (hu1), a fil di ferro (xi1n), rapido (shu-). PATOLOGIA Questa sindrome rappresenta una complicazione de “il calore umidità invade la milza”, che a sua volta origina da un vuoto della milza incapace di metabo-lizzare i liquidi, che si trasformano in umidità. A sua volta l’accumulo di umidità ostacola le funzioni di drenaggio/decongestione del fegato e della vesci-ca biliare. I sintomi possono pertanto essere suddi-visi in: alterazione delle funzioni di trasporto/tra-sformazione del ji`o medio: astenia, anoressia, nausea, vomito, gonfiori e dolori addominali (non sono presenti fin qui dolori distensivi agli ipocondri irradiati al torace). alterazione delle funzioni di drenaggio/de-congestione del fegato e della vescica biliare: bri-vidi e febbre alternati, bocca amara, dolori distensi-vi agli ipocondri irradiati al torace. L’intensità del calore determinerà una maggiore o minore concentrazione dell’umidità (diarrea o stip-si) e dei liquidi organici (urine più o meno scarse e scure). La febbre in genere non è molto elevata e si estende per tutto l’arco della giornata. L’umidità che impedisce il libero fluire della bile determina la comparsa di ittero. Il calore umidità può scendere in basso fino alla re-gione genitale, contornata dal meridiano del fegato. In tal caso compariranno testicoli gonfi, caldi e do-lenti, pruriti scrotali, xantorrea di odore nauseabon-do, pruriti vulvari. L’induito giallo e grasso, così come il polso scivo-loso, indicano la presenza di umidità, la lingua rossa ed il polso rapido testimoniano del calore, il polso a fil di ferro rimanda al fegato. EZIOLOGIA Un vuoto della milza con accumulo di umidità, che vira verso il calore per fattori dietetici o ambientali. L’innesco del calore può essere determinato anche da un ristagno del q* del fegato che si trasforma in calore. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Epatiti, colecistiti, colelitiasi, orchiti, vaginiti, cer-viciti, eczemi dei genitali esterni.

ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Purificare il calore del fegato e della vescica biliare, disperdere il fegato e la vescica biliare. IL FREDDO RISTAGNA NEL MERIDIANO DEL FEGATO SINONIMI: ACCUMULO DI FREDDO NEL MERIDIA-NO DEL FEGATO SINTOMATOLOGIA Dolori e gonfiori ipogastrici, irradiati allo scroto e ai testicoli, associati a sensazione di tensione ai te-sticoli e scroto retratto. Nelle donne possono pre-sentarsi contrazioni vaginali. I dolori sono scatenati o esacerbati dal freddo e calmati dal-l’applicazione di calore. Il corpo e gli arti sono freddi. Lingua: pallida, induito bianco. Polso: profondo (ch5n), a fil di ferro (xi1n), rallen-tato (ch^ ). PATOLOGIA Si tratta di un’aggressione del freddo perverso di origine esterna a carico del meridiano del fegato, il quale contorna i genitali e passa nel basso ventre, il che spiega la localizzazione del dolore. Il freddo rallenta e contrae, il q* ed il sangue non circolano, il basso ventre diventa dolente, lo scroto si contrae. Se il q* ed il sangue non circolano si manifestano gonfiori. La lingua pallida e l’induito bianco, nonché le carat-teristiche del polso indicano la presenza di freddo. EZIOLOGIA Freddo di origine esterna penetrato nel meridiano del fegato. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Varicocele, ernie inguino-scrotali, alcune forme di dismenorrea. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Calmare il dolore, disperdere il freddo.

SINDROMI DEL MERIDIANO DEL FE-GATO a) Il freddo ristagna nel meridiano del fegato. Basso ventre e scroto gonfi e dolenti, scroto retratto, dolori esacerbati dal freddo e calmati dal calore. Corpo ed arti freddi. b) Umidità/calore nel fegato e nella vescica bilia-

re (alias umidità/calore nel meridiano del fega-to).

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Fianchi e regioni costali gonfi e dolenti. Astenia, anoressia, nausea, vomito, bocca amara, addome gonfio, alvo irregolare, urine scarse e scure. Talvolta sclere e cute itteriche, brividi e febbre al-terni, testicoli gonfi, caldi, dolenti, pruriti ai genitali esterni, xantorrea. Lingua con induito spesso e giallo. Polso a corda (xi1n) e rapido (shu-).

VUOTO DELLA VESCICA BILIARE SINONIMI: LE MUCOSITÀ TURBANO LA VESCICA BILIARE IN VUOTO1 SINTOMATOLOGIA Vertigini, visione offuscata, palpitazioni cardiache da spaventi, sospiri, nervosismo, insonnia, timidez-za, mancanza di coraggio, lingua: pallida o normale. polso: debole (ru-). PATOLOGIA La Medicina Cinese attribuisce alla vescica biliare la capacità di prendere decisioni ed il coraggio, tan-to che un codardo è definito “uomo con una piccola vescica biliare”. La vescica biliare, accoppiata con il fegato, ne rappresenta l’aspetto y1ng. Siccome si sostiene che lo y1ng del fegato può essere solo in pienezza e mai in vuoto, il deficit dello y1ng del fe-gato è attribuito alla vescica biliare. Più che di un quadro patologico, possiamo parlare quindi di un’inclinazione costituzionale alla timidezza ed alla pusillanimità. EZIOLOGIA Costituzionale. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Nevrosi ansiose. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Tonificare e riscaldare la vescica biliare.

1 Alcuni autori attribuiscono a questo quadro un maggior presenza di flemma (induito grasso, polso scivoloso, nau-sea, vomito), con una connotazione di calore (induito giallo, bocca amara, irritabilità, insonnia). Le vertigini e gli offuscamenti visivi sarebbero quindi da pienezza, per un flemma che risale nel meridiano. Coerentemente, data la presenza di calore, la condotta terapeutica è “rinfresca-re il calore e le mucosità” e la ricetta è huang lian wen dan tang. Si tratterebbe pertanto di un quadro di umidità calore in vescica biliare, che presenta comunque gli a-spetti psicologici di quello più sotto illustrato

UMIDITÀ CALORE NELLA VESCICA BILIARE Essenzialmente sovrapponibile, come sintomatolo-gia e patogenesi, al quadro di umidità calore nel fe-gato e nella vescica biliare, salvo essere maggior-mente riferito alla calcolosi biliare, per cui l’orientamento terapeutico agopunturistico e farma-cologico è lievemente differente. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Colelitiasi, colecistite. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Purificare l’umidità calore nella vescica biliare, promuovere il libero fluire del q* del fegato.

SINDROMI DEL MERIDIANO DELLA VESCICA BILIARE a) Il calore perverso ristagna nel meridiano e lo

ostruisce. Dolori e disturbi motori lungo il tragitto del meri-diano: faccia esterna della coscia, del ginocchio, del polpaccio, della caviglia, fino al quarto dito del pie-de. b) Il calore perverso ristagna nel meridiano e lo

ostruisce Dolori ai fianchi, sordità, bocca amara, sospiri fre-quenti.

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Sindromi da interessamento di più organi 103

CAPITOLO 13

SINDROMI DA INTERESSAMENTO

DI PIÙ ORGANI

VUOTO DELLO Y%N DEL FEGATO E DEI RENI Il fegato ed i reni hanno la medesima origine, nel senso che lo y%n del fegato e quello dei reni si nu-trono a vicenda, tanto che il vuoto dell’uno provoca il deficit dell’altro. A sua volta lo y%n dei reni trova il suo fondamento nel j%ng dei reni. Il vuoto dello y%n del fegato ne compromette il sangue. Se lo y%n è debole lo y1ng si manifesta sotto forma di calore vuoto. SINTOMATOLOGIA Vertigini, offuscamenti visivi, xeroftalmia, acufeni, cefalea, insonnia, ipeonirismo, irritabilità, dolori ai fianchi, lombi e ginocchia deboli e dolenti, calore ai 5 cuori, pomelli arrossati, sudorazioni notturne, sen-sazione febbrile, gola secca, stipsi con feci secche, spermatorrea, ejaculazioni notturne, oligomenorrea, amenorrea, sterilità. Lingua: rossa, secca, spesso spellata. Polso: sottile (x* ), rapido (shu-), oppure galleggian-te (f{) e vuoto (x[). PATOLOGIA Lo y%n del fegato è debole e non umidifica gli oc-chi, causando xeroftalmia. Lo y1ng del fegato si in-nalza e causa cefalea, offuscamenti visivi, vertigini, insonnia, iperonirismo, irritabilità. Se lo y%n del fegato è debole, anche il sangue del fegato sarà in deficit, e compariranno oligo e ame-norrea, occhi secchi. Il vuoto dello y%n dei reni provoca calore vuoto, che si manifesta con insonnia, iperonirismo, sete, gola secca, stipsi con feci secche, sudorazioni notturne, sensazione febbrile, pomelli arrossati. Il vuoto del j%ng dei reni provoca lombi e ginocchia deboli e dolenti, spermatorrea, amenorrea, sterilità. Come si noterà, molti sintomi sono comuni ai mo-menti eziologici (vuoto dello y%n e del sangue del fegato, vuoto dello y%n dei reni e vuoto del j%ng), in particolare vertigini, acufeni, disturbi visivi, inson-nia, amenorrea. L’impronta fegato conferirà una

connotazione di maggior acuzie, quella rene/j%ng caratteristiche di maggior cronicità. La lingua manifesta il calore vuoto che si associa alla secchezza, il polso il deficit dello y%n (x* o x[), la presenza di calore (shu-) e la sua tendenza ad emergere (f{). EZIOLOGIA Azione protratta delle sette emozioni trattenute Malattie croniche che ledano il j%ng ed il sangue Malattie croniche che danneggino lo y%n del fegato e dei reni. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Ipertensione arteriosa, sindrome climaterica, epatiti croniche, nevrosi ansiose, sindrome di Menière, a-nemie. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Nutrire il fegato ed i reni.

VUOTO DELLO Y%N DEL POLMONE E DEI RENI Lo y%n dei reni è yu1n y%n, la sorgente di tutti i li-quidi. I reni vaporizzano i liquidi e li inviano al polmone per mantenerlo umido. D’altra parte, il polmone è la sorgente superiore delle acque, che scendono verso il basso grazie alla sua funzione di abbassamento del q* e dei liquidi organici. Lo y%n del polmone e quello dei reni si aiutano quindi a vi-cenda. SINTOMATOLOGIA Tosse secca o con catarro molto scarso, talvolta striato di sangue, afonia, dispnea da sforzo, bocca e gola secche, lombi ed arti inferiori deboli e/o do-lenti, febbre o sensazione di calore al pomeriggio, sudorazione notturna, pomelli arrossati, calore ai 5 cuori, agitazione ansiosa, insonnia. Nell’uomo polluzioni notturne, nella donna ipome-norrea, fino all’amenorrea. Dimagrimento. Lingua: rossa, secca, spellata.

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Polso: sottile (x* ), rapido (shu-), oppure galleggian-te (f{) e vuoto (x[). PATOLOGIA Una tosse cronica, che abbia indebolito il q* del polmone, rende quest’organo incapace di comanda-re la discesa dei liquidi organici fino ad alimentare il rene. Un rene in vuoto di y%n non può vaporizzare i liquidi ed il polmone, non più umi-dificato, si dis-secca. Il polmone inaridito non riesce ad assicurare la dif-fusione del q*, compaiono tosse secca, dispnea. La secchezza del polmone provoca afonia, gola secca. Il vuoto dello y%n dei reni provoca sintomi di calore vuoto, quali febbre, sudorazione notturna, pomelli arrossati, calore ai 5 cuori, ansia, insonnia, e di sec-chezza, come bocca secca. Se il calore si trasforma in fuoco, può ledere i vasi del polmone e l’escreato sarà striato di sangue. La sofferenza del j%ng provoca dolori ai lombi ed alle ginocchia, polluzioni notturne, disturbi del ciclo. Questa sindrome consuntiva induce dimagramento. La lingua manifesta il calore vuoto che si associa alla secchezza, il polso il deficit dello y%n (x* o x[), la presenza di calore (shu-) e la sua tendenza ad emergere (f{). EZIOLOGIA Patologie croniche del polmone, che ne danneggino il q* ed i liquidi. Patologie croniche del rene, che ne impoveriscano lo y%n. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Tubercolosi polmonare, malattie polmonari consun-tive. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Nutrire lo y%n del polmone e dei reni, accrescere i liquidi corporei.

VUOTO DELLO Y!NG DEL CUORE E DEI RENI Lo y1ng del cuore e dei reni si sostengono vicende-volmente per riscaldare gli organi, sostenere la cir-colazione del sangue e le azioni dinamizzanti del q* sul metabolismo dei liquidi organici. Se lo y1ng del cuore e dei reni è debole assisteremo al- la comparsa di: • segni di freddo; • ristagno della circolazione del sangue; • accumulo di liquidi organici.

Questa sindrome è largamente sovrapponibile a quella “vuoto dello y1ng dei reni, l’acqua si span-de”, data la presenza in entrambi i quadri di sintomi riferibili ad un decadimento delle tre funzioni sud-dette. Nella seconda sindrome, però, l’accento viene posto sull’accumulo di liquidi. SINTOMATOLOGIA Corpo ed arti freddi, freddolosità, oppressione al petto, palpitazioni, labbra ed unghie cianotiche, uri-ne scarse e chiare, edemi generalizzati che esordi-scono dalle caviglie e risalgono. Lingua: pallida o di color porpora chiaro, induito bianco e lucido. Polso: profondo (ch5n), debole (ru-), lento (ch^ ). PATOLOGIA Un vuoto prolungato del q* del cuore, che si sia tra-sformato in un vuoto dello y1ng del cuore, oppure un vuoto dello y1ng del rene, con un accumulo di liquidi che salgono a gelare il cuore, comporteranno la presenza di: sintomi di freddo interno (freddolosità, corpo ed arti freddi); ristagno della circolazione del sangue (labbra ed unghie cianotiche); accumulo di liquidi organici (edemi, urine scarse). Il vuoto dello y1ng del cuore (al quale è sempre as-sociato un vuoto di q* ) provocherà oppressione al petto e palpitazioni. Se il sangue del cuore tende a ristagnare, l’oppressione al petto si trasformerà in dolori. Potranno essere presenti altri sintomi di vuoto dello y1ng dei reni, quali lombalgie, dolori alle ginocchia, ecc.. EZIOLOGIA Tutte le cause di deficit dello y1ng dei reni e del cuore. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Cardiopatie croniche, insufficienza cardiaca cronica scompensata, nefriti croniche, edema polmo-nare acuto. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Riscaldare e tonificare cuore e reni. VUOTO DELLO Y!NG DELLA MILZA E DEI RENI

I reni sono la base dell’innato, la milza è il fonda-mento dell’acquisito. Le loro energie y1ng collabo-rano nel trasporto e nella trasformazione dei liquidi,

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Sindromi da interessamento di più organi 105

degli alimenti e, più in generale, nella termogenesi dell’organismo. Quando lo y1ng di questi due organi è debole, i liquidi non vengono metabolizzati e trasportati, gli alimenti non vengono assimilati, l’organismo manca di calore.

SINTOMATOLOGIA Avversione al freddo, soprattutto all’addome, arti freddi e deboli, incarnato pallido e lucente, astenia, poca voglia di parlare e di muoversi, dispnea, gon-fiori addominali, anoressia, borborigmi, feci poco formate fino alla diarrea, che si presenta soprattutto nelle prime ore del mattino, edemi, pronunciati so-prattutto all’addome ed alle cosce, urine abbondanti o scarse, comunque chiare. Lingua: pallida, gonfia. Polso: profondo (ch5n), debole (ru-), lento (ch^ ).

PATOLOGIA La debolezza del calore fisiologico causa la comparsa di sintomi di freddo quali freddolosità, arti freddi. Il q* appartiene allo y1ng, se lo y1ng è debole, lo sarà anche il q*, come indicato dalla astenia, dalla dispnea, dalla poca voglia di parlare e muoversi. Il deficit di y1ng e di q* compromette le funzioni di tra-sporto e trasformazione del cibo (anoressia, feci poco formate, diarrea, gonfiori addominali) e dei liquidi (uri-ne abbondanti che possono diventare scarse, ma sempre chiare, edemi). Si tratta di un quadro cronico dove, la predominanza dei sintomi legati al rene (freddolosità generalizzata, dolen-zia lombare, diarrea soprattutto al mattino presto, ecc.) ci fa porre diagnosi di “vuoto dello y1ng del rene con diarrea”, la presenza di sintomi di milza ci indirizza ver-so il quadro in oggetto.

EZIOLOGIA Un vuoto cronico dello y1ng della milza o un deficit dello y1ng dei reni prolungato.

CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Enteriti croniche, coliti croniche, nefriti croniche, asciti.

ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Riscaldare e tonificare la milza e lo y1ng dei reni.

VUOTO DEL Q* DEI RENI E DEL POLMONE SINTOMATOLOGIA Si rimanda al quadro il rene è incapace di afferrare il q*. VUOTO DEL Q* DEL CUORE E DEL POLMONE Il cuore è il maestro del sangue, il polmone è il ma-estro del q*, il sangue è la madre del q*, il q* è il

comandante del sangue. Se il q* del cuore è debole, la circolazione del sangue non è fluida e le funzioni di diffusione e discesa del polmone sono compro-messe. Se il q* del polmone è debole, la formazione di z8ng q* è compromessa, ed il sangue circolerà con difficoltà. SINTOMATOLOGIA Palpitazioni, incarnato pallido, dispnea da sforzo, tosse asmatiforme, sudorazioni spontanee o al mi-nimo sforzo, astenia, voce fioca, facilità a contrarre malattie da raffreddamento. Lingua: normale o leggermente pallida. Polso: vuoto (x[), debole (ru-). PATOLOGIA Si tratta di un vuoto del q* del ji`o superiore. Il q* del cuore debole causa palpitazioni ed incarna-to pallido (non sospinge il sangue fino al volto). Il q* del polmone debole provoca dispnea, voce fio-ca, facilità a contrarre malattie da raffreddamento. Se il q* del polmone non circola, si manifesta di-spnea con tosse asmatiforme. La sudorazione, retta dal polmone (w7i q* ) e dal cuore (sudore) è alterata. La debolezza del q* è indicata dall’astenia e dal pol-so debole e vuoto. EZIOLOGIA Tosse cronica che impoverisca il q* del polmone. Tristezza ed afflizione croniche che consumino il q* del petto (z8ng q* ). CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Nevrosi cardiaca, aritmie cardiache su base ansiosa, malattie cardiopolmonari. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Tonificare il q* del polmone e del cuore.

VUOTO DEL Q* DELLA MILZA E DEL POLMONE La milza è la fonte dell’acquisito, il polmone è il maestro del q*. Se la milza è in vuoto non potrà e-strarre l’energia dei cibi ed innalzarla al ji`o supe-riore. Se il polmone è in vuoto non potrà accogliere questa energia inviatagli dalla milza e combinarla con l’aria inalata: il q* di tutto l’organismo ne ri-sentirà. D’altra parte, se le funzioni di diffu-sione e abbassamento del polmone sono compro-messe, la milza sarà bloccata. SINTOMATOLOGIA Anoressia, astenia, gonfiori addominali, feci poco formate fino alla diarrea, lieve dispnea, facilità a

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contrarre malattie da raffreddamento, voce fioca, incarnato pallido e lucente. Se il quadro si protrae nel tempo e si aggrava, possono comparire diarrea franca, edemi sottocutanei, sensazione di pesantezza generalizzata, catarro abbondante e fluido, tosse asmatiforme. Lingua: pallida. Polso: vuoto (x[). PATOLOGIA Il vuoto del q* della milza è testimoniato dalla ano-ressia e dalle feci poco formate. Il vuoto del q* del polmone è indicato dalla dispnea, dalla facilità a contrarre malattie da raffreddamento, dalla voce fioca. Il vuoto del q* in generale è indicato dall’astenia e dal polso vuoto. Siccome il q* appartiene allo y1ng, l’incarnato sarà pallido e lucente. L’aggravamento del quadro è determinato da una mancata metabolizzazione dell’umidità, che si ac-cumula nel sistema digerente, nella cute e nel pol-mone. In tal caso la lingua presenterà induito bianco e grasso, il polso si farà scivoloso (hu1). EZIOLOGIA Tutte le cause di vuoto del q* della milza e di deficit del q* del polmone. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Bronchite cronica, asma bronchiale. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Tonificare il q* del polmone e della milza.

VUOTO DEL Q* E DEL SANGUE DEL CUORE E DELLA MILZA SINONIMI: VUOTO DI SANGUE DI CUORE E MILZA, CUORE E MILZA ENTRAMBI IN VUOTO La milza è la radice del cielo posteriore, essenziale per la produzione del q* e del sangue, il cuore è la capitale del sangue; se il sangue ed il q* non sono prodotti a sufficienza il cuore sarà colpito. SINTOMATOLOGIA Palpitazioni, insonnia, sonno disturbato da sogni, difficoltà di concentrazione e di memoria, ansia, fa-cilità ad impressionarsi, carnagione pallida e spenta, astenia, anoressia, addome gonfio, feci poco forma-te, arti deboli, mestruazioni scarse, assenti, talvolta metrorragie. Lingua: pallida e sottile. Polso: rugoso (s7), sottile (x* ), debole (ru-).

PATOLOGIA Alcuni classificano questo quadro come “vuoto di sangue di cuore e milza”, in realtà la sintomatologia deriva da un vuoto del sangue del cuore, conseguen-te ad una scarsa formazione di sangue da parte della milza, provocata da un vuoto del suo q*, tanto che i sintomi possono essere raggruppati come segue: sintomi da vuoto del q* della milza: astenia, ano-ressia, addome gonfio, feci poco formate, arti deboli; sintomi da vuoto del sangue del cuore, che non alloggia lo sh5n: insonnia, molti sogni, difficoltà di concentrazione e di memoria, ansia, facilità ad im-pressionarsi, carnagione pallida, palpitazioni. Se il sangue non viene prodotto, le mestruazioni sa-ranno scarse o assenti,; se il q* della milza è debole, potrà essere incapace di trattenere il sangue, che fluirà senza sosta. Polso e lingua riflettono il vuoto di sangue. EZIOLOGIA Alimentazione insufficiente. Sentimenti (rimuginazione, tristezza, afflizione) che danneggino milza e cuore. Perdite croniche di sangue. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Nevrosi cardiache, anemie, metrorragie funzionali. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Tonificare il cuore e la milza, nutrire il sangue, calmare lo sh5n.

FEGATO E MILZA IN DISSONANZA SINONIMI: FEGATO CHE INVADE LA MILZA Il fegato, attraverso la sua funzione di drenaggio, assicura l’armonico fluire del q* e, con esso, sostie-ne la digestione; la milza è responsabile del traspor-to e della trasformazione. Se il q* del fegato rista-gna, le funzioni della milza sono intralciate; se l’energia della milza è debole, l’umidità ristagna ed il fegato ne è compromesso. SINTOMATOLOGIA Irritabilità, mutevolezza di umore, depressione, di-stensione dolorosa agli ipocondri, sospiri frequenti, anoressia, alternanza di stipsi e diarrea, gonfiori addominali, borborigmi, flatulenza, astenia. Lingua: pallida, eventualmente arrossata ai lati. Polso: a fil di ferro (xi1n). PATOLOGIA In questo quadro sono presenti sia una pienezza che un vuoto. La pienezza è riconducibile al ristagno del

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q* del fegato, il vuoto al deficit della milza. Il defi-cit della milza può essere indotto dalla pienezza del fegato, ma può essere primitivo, tanto che la pienezza del fegato è relativa: in tal caso si dovreb-be porre diagnosi di “milza in vuoto, invasione del fegato”. Si rammenta che anche nel semplice rista-gno del q* del fegato sono presenti sintomi digesti-vi, ma solo se questi ultimi sono importanti e coin-volgono le funzioni della milza, si potrà parlare di “fegato e milza in dissonanza”. Il ristagno del q* del fegato provoca irritabilità, mu-tevolezza di umore, depressione, distensione dolo-rosa agli ipocondri, sospiri frequenti. La compromissione delle funzioni di trasporto e tra-sformazione della milza causa anoressia, gonfiori addominali, borborigmi, flatulenza, astenia. Se prevale il vuoto di milza, si manifesterà diarrea e la lingua sarà pallida in toto. Se prevale il ristagno del q* del fegato, si manifeste-rà stipsi e la lingua sarà arrossata ai lati. Le caratteristiche del polso indicano l’interes-samento del fegato. EZIOLOGIA Errate abitudini alimentari o cause psichiche che in-deboliscano la milza. Sentimenti trattenuti e compressi che intralcino l’armonico fluire del q* del fegato. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Malattie grastro-enteriche su base funzionale, epatiti protratte. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Far circolare il q* del fegato, tonificare la milza.

FEGATO E STOMACO IN DISSONANZA SINONIMI: FEGATO CHE INVADE LO STOMACO Il fegato, attraverso le sue funzioni di drenaggio, assicura l’armonico fluire del q* e, con esso, sostie-ne la digestione; lo stomaco svolge le funzioni di raccolta e di discesa. Se il q* del fegato ristagna, le funzioni di raccolta e discesa sono intralciate. SINTOMATOLOGIA Gonfiori e dolori epigastrici e agli ipocondri, rigur-giti acidi, singhiozzo, eruttazioni, nausea, vomito, borborigmi, talvolta sensazione di fame e dolori calmati dall’assunzione di cibo. Irritabilità. Lingua: pallida o arrossata i lati. Polso: a fil di ferro (xi1n). PATOLOGIA Siamo in presenza di un quadro analogo a quello illustrato precedentemente. La distinzione tra questo

ed il quadro precedente è operata in base alla sinto-matologia a manifestazione verso l’alto (nausea, vomito, eruttazioni) nella dissonanza fega-to/stomaco, verso il basso (diarrea) nella dissonanza fegato/milza. Spesso i due quadri coesistono e tra-passano, nei periodi di minor acuzie, in quello da ristagno del q* del fegato. I gonfiori, l’irradiazione del dolore agli ipocondri e l’irritabilità, sono da ricondursi al ristagno del q* del fegato. I rigurgiti, le eruttazioni, il singhiozzo, la nausea, il vomito, indicano un controcorrente del q* dello stomaco, conseguente ad un ristagno della sua ener-gia, provocato da un ristagno del q* del fegato. Spesso questo ristagno del q* può assumere conno-tazioni di calore e provocare sensazione di fame. In tal caso si manifesterà un induito giallastro, più o meno spesso, a seconda del grado di umidità pre-sente. EZIOLOGIA Sentimenti repressi, soprattutto in pazienti con abitu-dini alimentari errate (pasti irregolari, frettolosi, ecc.). CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Gastrite cronica, ulcera peptica. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Far circolare il q* del fegato, armonizzare fegato e stomaco, tonificare lo stomaco.

CUORE E RENI NON HANNO SCAMBI SINONIMI: DISARMONIA TRA RENE E CUORE Il fuoco (y1ng) del cuore deve scendere ai reni per riscaldarli, l’acqua (y%n) dei reni deve salire al cuore per rinfrescarlo. Se lo y%n dei reni è debole, non può salire a rinfrescare il cuore, che diventa comparati-vamente troppo forte. Alle volte i fuoco del cuore è troppo forte, fiammeggia in alto, e non riesce a scendere per mettersi in contatto con i reni. L’asse shao y%n è interrotto, cuore e reni perdono la loro comunicazione. SINTOMATOLOGIA Palpitazioni, ansia, insonnia, irrequietezza mentale, apprensione, facilità a spaventarsi, difficoltà di con-centrazione e di memoria, acufeni, vertigini, sordità, lombi e ginocchia deboli e/o dolenti, polluzioni not-turne, febbre o sensazione febbrile, sudorazioni not-turne, calore ai 5 cuori, sete, urine scarse e concen-trate. Lingua: rossa, secca, spellata, con punta particolar-mente arrossata. Polso: galleggiante (f{), rapido (shu-) vuoto (x[).

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PATOLOGIA Lo y%n dei reni non sale a rinfrescare il fuoco di cuore, che si agiterà provocando palpitazioni, ansia, insonnia, irrequietezza. Lo y%n dei reni è connesso al j%ng che, se debole, non nutrirà i midolli, tanto che si manifesteranno difficoltà di concentrazione e di memoria, acufeni, vertigini, sordità, ginocchia deboli e dolenti. Il deficit dello y%n si manifesterà con segni di calore vuoto, quali febbre o sensazione febbrile, sudora-zioni notturne, calore ai 5 cuori. Il calore vuoto consumerà i liquidi organici, compa-riranno sete ed urine scarse e scure. Durante il sonno il calore vuoto potrà agitare la ca-mera del j%ng, e potranno manifestarsi polluzioni notturne (associate a sogni erotici). Lingua e polso indicano il vuoto di y%n e la presenza di calore. EZIOLOGIA Un vuoto dello y%n dei reni e/o di quello del cuore di lunga durata, spesso aggravato da squilibri emo-tivi di recente insorgenza. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Sindromi ansiose. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Nutrire lo y%n dei reni e del cuore, purificare il calo-re vuoto.

IL FUOCO DEL FEGATO LEDE IL POL-MONE Il fegato assicura il drenaggio dell’energia, se il q* del fegato ristagna, anche la diffusione e la discesa dell’energia, rette dal polmone, possono essere compromesse. SINTOMATOLOGIA Dolori urenti al petto e ai fianchi, irritabilità, bocca amara, occhi iniettati, volto arrossato, cefalea, verti-gini, tosse ad accessi, con catarro giallo, più o meno secco e striato di sangue, dispnea, urine scarse e scure, stipsi. Lingua: rossa, induito giallo. Polso: a fil di ferro (xi1n), rapido (shu-) scivoloso (hu1). PATOLOGIA Se il q* del fegato ristagna cronicamente, può, so-prattutto sulla scorta di uno scoppio d’ira, trasfor-marsi in fuoco. Il fuoco segue la sua tendenza verso l’alto e sale verso il polmone, i cui movimenti di

diffusione e discesa erano già intralciati dal ristagno del q* del fegato. I dolori urenti, l’irritabilità, la bocca amara, il volto arrossato, la cefalea e le vertigini sono riferibili al ristagno del q* del fegato che si libera criticamente sotto forma di fuoco. Questo calore può ledere i vasi del polmone e provocare emoftoe ed emottisi. Il polmone, già intralciato dal ristagno del q*, sarà ancor più disturbato dal fuoco del fegato, e la di-spnea e la tosse si aggraveranno. Il catarro sarà più o meno abbondante e più o meno secco a seconda del perdurare del fuoco che lo condensa. L’azione del fuoco all’interno dell’organismo con-suma i liquidi: le urine si fanno scarse e concentrate, le feci si disseccano. La lingua rossa indica il calore, così come la rapidi-tà del polso. Il polso sarà più o meno scivoloso e l’induito più o meno giallo o secco a seconda della quota di umidità presente. Il polso a fil di ferro indi-ca l’affezione del fegato. EZIOLOGIA Ristagno del q* del fegato protratto che, per una colle-ra improvvisa, si trasforma in fuoco del fegato. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Bronchiti acute, bronchiettasie, tubercolosi polmo-nare. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Purificare il fuoco del fegato, stimolare la discesa del q* del polmone.

VUOTO DEL SANGUE DEL CUORE E DEL FEGATO Il cuore governa il sangue, il fegato lo immagazzi-na. Se il sangue del fegato è in vuoto, non può nutri-re il sangue del cuore. Se il sangue del cuore è de-bole tutto il sangue dell’organismo sarà in deficit, e qualsiasi vuoto di sangue si ripercuote sul fegato. SINTOMATOLOGIA Palpitazioni, insonnia, sonno disturbato da troppi sogni, difficoltà di concentrazione e di memoria, fa-cili spaventi, ansia, disturbi visivi, occhi secchi, crampi muscolari, mestruazioni scarse fino all’amenorrea, unghie fragili e secche, incarnato pallido ed opaco. Lingua: pallida, sottile. Polso: sottile (x* ), rugoso (s7). PATOLOGIA Se il sangue del cuore è debole, non può più allog-giare lo sh5n e compaiono insonnia, troppi sogni,

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difficoltà di memoria e di concentrazione, ansia, palpitazioni. Se il sangue del fegato è debole non può più nutrire gli occhi, i muscoli, le unghie, e compaiono, occhi secchi, disturbi visivi, crampi muscolari, unghie fragili e secche. Se il sangue del fegato è in vuoto non può nutrire ch8ng m3i e r7n m3i, ed il ciclo si fa irregolare, fi-no a scomparire. Se il sangue è in vuoto, la carnagione diventa palli-da ed opaca. La lingua ed i polso rispecchiano il vuoto di sangue. EZIOLOGIA Dieta insufficiente, che indebolisce la milza, la qua-le produce poco sangue e poco q*. Questo vuoto e-nergetico lede il sangue del cuore e del fegato. Un’emorragia grave lede la funzione del fegato di immagazzinare il sangue. Anche il cuore ne risente. Tristezza ed afflizione protratte indeboliscono il q* ed il sangue del cuore. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Sindromi ansioso depressive, anemie. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Nutrire il sangue, calmare lo sh5n, tonificare il cuo-re ed il fegato.

VUOTO DEL SANGUE DELLA MILZA E DEL FEGATO La milza produce il sangue, il fegato lo immagazzi-na. Se la milza è debole e produce poco sangue, il fegato sarà colpito. SINTOMATOLOGIA Astenia, anoressia, feci poco formate, gonfiori ad-dominali, visione offuscata, parestesie agli arti, crampi muscolari, irregolarità mestruali, carnagione pallida ed opaca. Lingua : pallida. Polso: rugoso (s7). PATOLOGIA Se la milza è debole le funzioni digestive saranno intralciate e compariranno anoressia, feci poco for-mate, gonfiori addominali. Se la milza è debole, vengono prodotti poca energia e poco sangue, cosicché il paziente sarà astenico ed avrà una carnagione pallida ed opaca. Se il sangue è debole, il sangue del fegato è in defi-cit, non potrà nutrire gli occhi, i muscoli, ch8ng m3i e m3i, cosicché compariranno disturbi del vi-sus, parestesie e crampi, irregolarità mestruali. Il polso e la lingua rispecchiano il vuoto del sangue.

EZIOLOGIA Errori alimentari che indeboliscano la milza. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Anemie. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Tonificare il q* della milza affinché produca il san-gue, tonificare il sangue del fegato.

UMIDITÀ DELLA MILZA E RISTAGNO DEL QI DEL FEGATO I movimenti di salita e discesa del ji`o medio ne-cessitano dell’aiuto del q* del fegato. Se la milza è in vuoto, non riesce a metabolizzare l’umidità, la quale, ristagnando nel ji`o medio, può intralciare il q* del fegato, facendolo ristagnare. Il ristagno dell’umidità associato a quello del q* del fegato può trasformarsi in umidità calore. SINTOMATOLOGIA Sensazione di oppressione al petto e all’epigastrio, sensazione di pesantezza generalizzata, anoressia, gonfiori addominali, nausea, vomito, diarrea, dolori agli ipocondri, ittero, bocca amara. Lingua: induito grasso e giallo. Polso: scivoloso (hu1) a fil di ferro (xi1n). PATOLOGIA I segni di umidità che intralcia le funzioni del ji`o medio sono costituiti da sensazione di pesantezza al petto e all’epigastrio, sensazione di pesantezza ge-neralizzata, anoressia, gonfiori addominali, nausea, vomito, diarrea. L’umidità intralcia la circolazione del q* del fegato ed insorgono dolori agli ipocondri. L’umidità intralcia il flusso della bile, che si spande nell’organismo e genera ittero. La tendenza verso il calore è indicata dal colore giallo dell’induito e dalla bocca amara. L’induito grasso e la scivolosità del polso testimo-niano la presenza di umidità. Il polso a fil di ferro indica la compromissione del fe-gato. EZIOLOGIA Consumo eccessivo di cibi grassi e di fritti che generano un’umidità che tende a virare verso il calore. CORRISPONDENZE IN MEDICINA OCCIDENTALE Epatiti acute e croniche. ORIENTAMENTO TERAPEUTICO Sostenere la milza per eliminare l’umidità, far circo-lare il q* del fegato, purificare il calore.