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Poesia d'impegno
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Giusy Di Fato
Giovanna
Giusy Di Fato
Giovanna
"Giovanna"di Giusy Di FatoProprietà letteraria riservatauna produzione de "le vie poetiche"Catania 2010
in copertinaMilla Jovovich in "Joanne D'Arc"di Luc Besson
Tutte le foto sono dal film di Luc Besson"Joanne D'Arc"
Presentazione
Con questo lavoro, Giusy Di Fato, consacra ancora una volta questo personaggio già beatificato dalla storia e dal cattolicesimo. Parlare di Giovanna D'Arco, non è semplicese vogliamo scavare nel di dentro più profondo di questa incredibile donna, estrema in tutto, nella passione, nella fede, nella ricerca in se della propria sconosciuta forza!Giusy Di Fato, aiuta in questa ricerca il lettore ma anche se stessa, sia nella corporeità che la storia presenta e rappresenta, che nella essenza poetica sviluppata per creare, attraverso oggetti metaforici, immagini ed analogie, quel pathos che ci avvicina al personaggio, e all'autrice che lo descrive mirabilmente. La Di Fato, appoggia tutta la struttura su mappature diversificate nel linguaggio e nelle significanze riuscendo a dare, cosi, un ritmo con cadenze asimmetriche e polifoniche. Ci sono differenti stati d'animo egregiamente descritti, senza cadere mai nell'appiattimento o, peggio, nello scontato e che danno spessore variabile a tutta l'opera. La lettura scorre, anch'essa a velocità variabile e questo dà a tutto il contesto un movimento che rende in bellezza poetica e in rigorosità storica. Una lettura interessante questa di Giusy Di Fato, che è la prima parte di una mini sillogedove si racconta di donne speciali
Le vie poetiche
Giovanna Catania 2010
le vie poetiche Catania 2010
La missione
Il senso disumano delle foglie
ricuce agli occhi il passo nelle pieghedelle transumanze
una voce
dice: " Ti ucciderò, infineprima che il rosso dei papaveri
ricordi alle mani le ragioni
e di sera, prima di ogni volo si veste la battaglia
in solitudine
una coronaé il destino delle zolle, in equilibrio
sulle fessure, un calice mescevapore d'acqua ed acini di pelle
a inseminare il vento
mi inchinerò a raccoglierti, Signoree mi darai il perdono uno
ché ero fanciulla per cogliere l'insieme
***
(Giovanna ha montato un cavallonella sete della campagna, odorava di ferro il crespuscolodi fieno i giorni dell'attesa, le colavano le spighe dalla boccamentre contava i chicchi nei buchi del cemento)
le voci
Non indurite il cuore - afferrano le mani lacerate - come a Meribacome nel lampo del lupo e della rosa sul ciglio della spadatra le anse della veglia s’apre la gerla del granocustode della risacca in fiore - Non mi tentate nello stormire dei boccioli che tracima il male e scuote il benetra le cosce spalancate come bocche offese, a cui nient’altro s’offrese non la sofferenza del ricordo e della vendetta
***
(Il frinire degli zoccoli, ci violenta il ventre, sorella miala sabbia ritaglia il sangue delle orbite in ellissi sbilencheche si allacciano alla guaina del cuore come trecce di bambolenella lontananza di un pegno, scavato nel velluto delle stelle Ora, che l’assenzio ha ceduto alla carezza dei trafitti, lascio i giochie nella partorienza dei semi porto le voci tra le ferite dei capelli)
la battaglia - Ho montato un cavallo senza note senza sottana al credo del ventosi inchina la parola che nella roccia mi eleva a diaframma della rosa -E si innesta nella mente come tamburo il messaggio, che mi fa logo della sua vittoriaDalla gonna all’armatura il suo stendardo riapre il fianco dell’agnello mio io che fascio la bocca all’avvoltoio nello stupore del pianto di chi cadenon vedo sfumature nelle ragioni del sangue Solo linee di piani e intersezionidi chi ingoia la vergogna della gloria e mastica, il martirio del fiele nel baratto
***
(Chi sono io, davanti al mio Signore?Acqua di sale e macchia sulla stolaché l’olio sacro era fermento d'aceto quando ti colsi nel segno del peccato)
La cattura
e dalla grondaia della sera nella sua gola si scivola nell’abbandonodella china e lungo la radice nel frattale della rotondità dell’eco, non sapevoNon sapevo neanche andare a cavallo, ma aveva scelto me! spiga prontanella mattanza dell’erba sotto il cielo, come olio che matura nelle volute della Geenna“prima della gloria, l’umiltà”, e alle locuste consacrò gli occhi del deserto prima! che Rachele si cavasse il petto tra i ginocchi nell'agonia di ogni infiorescenza
***
(…Così è del vento quando soffia, così é dell’acquacircolare alla salvezza nella stasi dell’orlo, fuori da ogni tempoe da ogni luogo, così è dell’ordito nell’assenza del confineLe maniche lasciano scoperti i polsi e l’anima non sa dove posare il capoanche del figlio dell’uomo é così, e di ogni randagio simile a lui)
Il processo “ chi sei tu? Non sai che abbiamo il potere di salvarti? Parla …”
confessa, in quale potatura il sole perde il suo sapore e la paroladiventa come pula sulla lingua e una virgola una solaè quella che separa la puttana dalla donna perché tu?scalza uno col niente abbandono della noce alla tempestaignara dell’odore della rotta, saresti stata l’aratro che riportava a casala memoria della pioggia nel canneto? E se ancora messaggerasupponi l'argano che sospende il sistema delle chiuse nelle pienericonoscendo, nella povertà del bene la verità del male che ci fa specchidello stesso ostaggio, non sei forse tu! incolta e femmina germoglio demoniaco
una strega?
*** (questo accade al legno verde ogni volta che la fogliaè intima alla polvere nel tralcio e torna vigna alla luceche la espande come seme e l'avvita, nel vortice del seno tra il fiato del rovo e la condensa delle stelle in cima al monte)
La condanna
" Quale autorità avresti, dimmi, se non ti fosse data da chi sta sopra di te? " Perché io? tu mi parlavi ed io ascoltavo soltanto il silenzio degli appesiche davanti alle impazienze del tramonto, ci rimboccava sempre eancora i sogni nelle sconfitte E negli spazi della mietiturareggevi il peso sopra la zizzania e mi chiamavi giunco, dentro al vuotodella tua persona Ti cerco ancora, sai nel Te absolvo che mi condannaad essere rugiada spampinata e senza roccia, riconosco il prezzo del demonio
***
rifiutarti nella dimenticanza in cui mi lasci tra la scure affumicata della iena e
la vergogna di chi ci guardahanno legato le mie mani, posso contare tutte le ossa
divoro il cielo dietro la carne che implora all’acqua il delta
che smosse la montagna echino il capo nella bestemmia
dei tendini asciugati sull’altare nel cerchio della mano
estranea ad ogni forma “Eloì, Eloì lemà Sabactàni”
e rivedersi cenere
" Shemà verrà una donna dalla Lorena, a liberarti e monterà un cavallo ti laverà da tutte le tue colpe e tu me la offrirai, ché mi sia sposa "
Indice
la missioneLe vociLa battagliaLa catturaIl processoLa condanna
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