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Gli altri rischi (business e strategico) Università Roma Tre – AIFIRM - Almaviva “Costruire il Pillar 2: il ruolo della Vigilanza, del management e dei professional” Roma, 29 gennaio 2008 Intervento di Marco Berlanda Servizio Controllo dei rischi e studi Banco Popolare Rischio com m erciale Rischio di posizionam ento 12 mesi Oltre 12 mesi Rischio strategico + = Rischio com m erciale Rischio di posizionam ento 12 mesi Oltre 12 mesi Rischio strategico + =

Gli altri rischi (business e strategico) Università Roma Tre – AIFIRM - Almaviva Costruire il Pillar 2: il ruolo della Vigilanza, del management e dei

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Gli altri rischi (business e strategico)

Gli altri rischi (business e strategico)

Università Roma Tre – AIFIRM - Almaviva

“Costruire il Pillar 2: il ruolo della Vigilanza, del management e dei professional”

Roma, 29 gennaio 2008

Intervento di Marco BerlandaServizio Controllo dei rischi e studi

Banco Popolare

Rischio commerciale

Rischio di posizionamento

12 mesi Oltre 12 mesi

Rischio strategico

+

=

Rischio commerciale

Rischio di posizionamento

12 mesi Oltre 12 mesi

Rischio strategico

+

=

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Introduzione

Questa presentazione è articolata in tre parti, recanti rispettivamente:

1. un’analisi della definizione di rischio strategico contenuta nell’Allegato A delle Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche;

2. alcuni spunti circa la misurazione del rischio strategico, nella sua duplice componente di rischio a medio-lungo termine e di rischio commerciale di breve periodo;

3. qualche cenno sulle possibili modalità di identificazione di ulteriori rischi rispetto agli “altri rischi” codificati dall’Allegato A.

Grazie in anticipo per l’attenzione.

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1. Il concetto di rischio strategico

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Il rischio di business nel quadro dei rischi

Il prospetto illustra un esempio di risultati Icaap (fonte: Federal Deposit Insurance Corporation, Usa).

Tra i rischi si segnala la presenza del rischio di business.

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Rischio di business o strategico?

Se si bada al significato comune di “business”, il primo concetto sembra più ampio del secondo.

Infatti il rischio di business pare includere, come insieme delle perdite potenziali legate all’esercizio dell’attività di impresa, tutti i rischi in cui può incorrere una banca (credito, operativi ecc.), compresi quelli di natura strategica o di posizionamento sul mercato.

Il rapporto sembra essere quello tra genere e specie.

Rischio di business

Rischio strategico

Rischio strategico

Rischio di business

Rischio strategico

Rischio di business

??

All’opposto, come testimoniato dalla slide precedente, l’espressione rischio di business nell’ambito del risk management tende a riferirsi esclusivamente agli utili a rischio, ad esclusione delle altre categorie di perdite potenziali, es. quelle patrimoniali.

In questo senso il rischio di business si distingue dal rischio strategico. Peraltro a questa stregua resterebbe da definire il contenuto concettuale del rischio strategico, con l’eventualità che i due tipi di rischio in questione finiscano con il sovrapporsi, almeno in parte.

Il rischio è quello che sul rischio di business-strategico si crei una gran confusione concettuale.

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Il dibattito internazionale

Il Secondo pilastro non contiene una definizione di rischio strategico. Il par. 724 si limita a indicare il rischio strategico, insieme a quello di business, come uno degli elementi da considerare ai fini del processo Icaap, senza con ciò contribuire a diradare l’incertezza.

Indeterminatezza del Secondo Pilastro

L'Abi aveva proposto "di eliminare ogni riferimento al rischio strategico e di reputazione […]. Infatti, queste fattispecie di rischio (non event risk) non sembrerebbero ricadere nel perimetro dell’Accordo. Ciò ovviamente non intende diminuire l’importanza gestionale di un loro presidio, bensì sostenere la tesi secondo la quale non è il capitale lo strumento di protezione da tali rischi". Ma il testo definitivo di Basilea II non ha tenuto conto di tali osservazioni.

Obiezioni dell’ABI

Successivamente il Cebs ha accantonato il concetto di business risk e ha privilegiato la locuzione “rischio strategico”, definendolo quale "current or prospective risk to earnings and capital arising from changes in the business environment and from adverse business decisions, improper implementation of decisions or lack of responsiveness to changes in the business environment".

Definizione di rischio strategico del Cebs

Ma Bnp Paribas, tra gli altri, ha osservato che "if this risk is defined as the one resulting from a non-adequate activity mix, it is clearly a risk for the long-term shareholders‛ value. The institution‛s short-term solvency is not at stake; capital is not […] the correct answer“.

Quale rapporto tra rischio a lungo termine e solvibilità a breve?

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Denominazione e definizione di Bankit

Considerata la possibile confusione concettuale, opportunamente Banca d’Italia, nelle Nuove disposizioni:

ha accantonato l’espressione “rischio di business”, ha inserito nell’Allegato A la denominazione di “rischio

strategico” e ha ripreso la relativa definizione proposta dal Cebs,

formulandola come segue.

Rischio strategico

Rischio di business

Rischio strategico:

il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da:

cambiamenti del contesto operativo, decisioni aziendali errate, attuazione inadeguata di decisioni, scarsa reattività a variazioni del contesto competitivo.

Rischio strategico:

il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da:

cambiamenti del contesto operativo, decisioni aziendali errate, attuazione inadeguata di decisioni, scarsa reattività a variazioni del contesto competitivo.

L’orizzonte temporale in cui va considerato il rischio strategico è duplice: quello attuale o corrente, cioè tipicamente 12 mesi a partire dall’ultimo bilancio; e quello dei 12 mesi successivi.

La manifestazione del rischio può essere sia economica che patrimoniale.

Le possibili fonti del rischio sono quattro, sia esterne, sia interne, sia derivanti dalla loro interazione.

N.B.

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Criteri applicativi di Bankit

Le Nuove disposizioni prevedono anche che:

1. le banche effettuino un'analisi "accurata" del rischio strategico, "avuto riguardo alla propria operatività e ai mercati di riferimento", provvedendo a "identificare chiaramente le fonti di generazione" del rischio stesso. Le banche devono essere in grado di documentare le definizioni utilizzate e l'effettiva considerazione del rischio;

Accurata analisi e documentazioneAccurata analisi e documentazione

Esoneri per le banche di classe 3 e 2Esoneri per le banche di classe 3 e 2

2. le banche di classe 2 e 3 siano esonerate dalla stima quantitativa del rischio strategico e dalla corrispondente copertura patrimoniale, mentre resta stabilito che esse “predispong[a]no sistemi di controllo e attenuazione adeguati"; con la precisazione che la Vigilanza fonderà la propria valutazione successiva "sulle informazioni relative ai presidi organizzativi predisposti dalle banche”;

3. le banche di classe 1, relativamente ai rischi di difficile misurazione, “predispongono sistemi di controllo e attenuazione adeguati e valutano l’opportunità di elaborare metodologie, anche di tipo sperimentale e da affinare nel tempo, per la valutazione dell’esposizione ai medesimi”.

Autonomia per le banche di classe 1Autonomia per le banche di classe 1

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Come si manifesta il rischio strategico?

Come nel caso del rischio di liquidità e di reputazione, il rischio strategico si manifesta per lo più in forma di:

• perdite non qualificabili come formalmente strategiche,

• ma da imputare alle ordinarie poste dello stato patrimoniale e del conto economico

(es. svalutazioni di investimenti, minusvalenze su strumenti finanziari, write-off di crediti, minori ricavi o maggiori costi rispetto a quelli attesi ecc.).

Rischio strategico, perdite non strategiche

Quale concetto di

rischio strategico?

Ciò non significa che il rischio strategico non possa essere analizzato ex ante e riscontrato ex post mediante la rilevazione di appropriate evidenze di perdita; ma solo che tale esercizio deve essere condotto sulla base di una specifica individuazione delle perdite pertinenti.

N.B. Il tema pregiudiziale è quello di capire quale concetto di rischio strategico utilizzare, sulla base delle indicazioni regolamentari.

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Quale rischio controllare e/o misurare?

1. cambiamenti inattesi del contesto operativo e impossibilità o incapacità della banca a reagire efficacemente.

Escluso che tali cambiamenti si riferiscano alla volatilità del mercato finanziario (i cui rischi sono misurati a parte) o alla dinamica del ciclo economico (e al relativo impatto sulla rischiosità dei crediti), il contesto di cui si parla sembra riferirsi principalmente al mercato dei servizi e prodotti bancari nonché alle relative variabili endogene (preferenze della clientela, concorrenza di prezzo, qualità dell’offerta, innovazione tecnologica ecc.) ed esogene (tassazione, novità normative ecc.), che ne possono alterare l’andamento atteso;

Mercato servizi bancari Banca

Mercato finanziario

Ciclo economico

Mercato servizi bancari Banca

Mercato finanziario

Ciclo economico

2. decisioni aziendali errate o loro errata attuazione. In questo caso il rischio ha origini interne alla banca, ma l’oggetto è indeterminato, potendosi riferire sia ad azioni di breve termine sul mercato dei servizi, sia al posizionamento complessivo, all’assetto organizzativo, alla governance, a investimenti innovativi ecc.

In entrambe le alternative indicate, occorre mettere a fuoco il concetto di rischio strategico. La definizione proposta da Banca d’Italia collega il rischio strategico a due gruppi di circostanze:

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Un rischio intrattabile?

Il rischio strategico è misurabile? E, prima ancora, è controllabile e mitigabile? Come trattarlo?

Un possibile approccio consiste nel promuovere nella banca: il costante monitoraggio dell’andamento del mercato di

riferimento e della gestione aziendale; l’adozione di un processo di pianificazione strategica

esplicito e rigoroso; l’adozione di regole interne volte a rendere razionale ed

efficiente il processo decisionale.

Approccio baseApproccio base

Si tratta di un approccio necessario, ma insufficiente per le banche di dimensione e complessità più elevata, o comunque inserite in segmenti di mercato particolarmente competitivi, le quali devono:

oltre che rispettare la normativa Bankit, che spinge verso l’adozione graduale di metodi avanzati;

disporre di strumenti evoluti per stimare il capitale assorbito da tutte le attività rischiose, evitando le approssimazioni che non consentono di comprendere in quale settore si crea o distrugge valore.

L’ultimo approccio richiede che il rischio strategico sia quantificato. Ma come?

Approccio evolutoApproccio evoluto

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Una possibile riclassificazione

Una possibile soluzione, coerente con la definizione Bankit e con la prassi delle maggiori banche internazionali, sembra quella di articolare o riclassificare il rischio strategico rispetto al suo orizzonte temporale di manifestazione, cioè in due componenti:

rischio di breve termine, riferibile alla volatilità della redditività dei servizi e prodotti bancari, più agevolmente misurabile;

rischio di perdite, che si manifestano parzialmente nel breve periodo, legate a cambiamenti strutturali del mercato o della banca, stimabili caso per caso.

Il primo rischio può essere definibile come rischio commerciale, il secondo come rischio strategico in senso stretto o di posizionamento.

Fattori di rischio strategico

Orizzonte temporale

Tipo di rischio

Variazioni inattese del contesto operativo-competitivo

Di breve periodo

Risch

ioco

mm

ercia

le

di b

reve p

erio

do

Di medio-lungo periodo

Rischio strategico in senso strettoDecisioni aziendali

errate o loro errata attuazione

Strategico

Operativo-gestionale

Riclassificazione delle componenti del rischio strategico

Rischio commerciale

Rischio di posizionamento

12 mesi Oltre 12 mesi

Rischio strategico

+

=

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Rischio strategico-finanziamento strategie future e rischi prospettici

Due precisazioni. Quando Bankit prevede che le banche detengano capitale in misura adeguata rispetto all’esigenza di far fronte:

1. ai rischi;

2. “a operazioni di carattere strategico (ingresso in nuovi mercati, acquisizioni)” e a obiettivi di mantenimento di “un adeguato standing sui mercati”,

essa non richiede la duplicazione della copertura dei rischi strategici, ma evidenzia un ruolo del capitale diverso da quello prudenziale e riferibile alla sua natura di risorsa finanziaria da utilizzare per investimenti futuri.

Rischi

Capitale

Esigenze strategiche

Rischio strategico

Similmente, quando le Nuove disposizioni richiedono alle banche di effettuare anche una previsione dei rischi relativi all’esercizio successivo a quello corrente, non si riferiscono specificamente ai rischi strategici, ma al complesso dei rischi visti nella loro possibile manifestazione di medio-periodo.

Aprile Un anno da ultima situazione

Ultima situazione

Icaap corrente

Icaap prospettico

Un anno da situazione prospettica

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2. Misure del rischio commerciale e del rischio strategico

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I due rischi strategici

Riassumendo:

• il rischio strategico in senso stretto, o di posizionamento, si riferisce all’insuccesso associato a cambiamenti strutturali, cioè caratterizzati da discontinuità. Il fattore di rischio può essere una nuova strategia aziendale inadeguata (nuovi mercati, nuovi prodotti, nuova clientela, nuovo assetto societario ecc.), o la decisione erronea di persistere nella strategia tradizionale in presenza di forti cambiamenti del mercato. Viceversa, in assenza di fenomeni di break strutturale, il contesto operativo nelle sue linee fondamentali va ipotizzato stabile e quindi non generatore di rischi di spiazzamento;

• il rischio commerciale può essere circoscritto al profilo reddituale di breve termine riferito alla vendita di servizi e prodotti bancari.

Tipologie rischio Fattori di rischio Possibili effetti Contromisure Banche

Rischio strategico in senso stretto o di posizionamento

Sottostima del possibile insuccesso di strategie aziendali innovative di medio-lungo periodo; o inerzia aziendale rispetto a forti tendenze avverse di mercato

Perdite (minori ricavi, maggiori costi, svalutazione investimenti ecc.) da insuccesso

- Monitoraggio delle strategie e del mercato- Copertura patrimoniale

Attività obbligatoria per classi 1, 2 e 3Misura discrezionale per classe 1

Rischio commerciale Previsioni non prudenziali circa l'evoluzione a breve termine delle attività commerciali

Perdite (minori ricavi, maggiori costi, svalutazioni ecc.) da difficoltà commerciali

- Monitoraggio dell'attività commerciale e del mercato- Copertura patrimoniale

Attività obbligatoria per classi 1, 2 e 3

Misura discrezionale per classe 1

Perché non obbligatoria per tutte le banche?

Perché non obbligatoria per tutte le banche?

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La stima del primo di posizionamento

La base della stima è costituita principalmente dalla pianificazione strategica aziendale per le componenti progettuali di dimensione significativa, che presentino innovazioni rispetto a politiche già collaudate e che impattino sulla relazione con i mercati di riferimento.

Componenti innovative del

Piano strategico

Componenti innovative del

Piano strategico

Assessment caso per casoAssessment

caso per caso

Rispetto a progetti innovativi, la banca non dispone di esperienza diretta e di evidenze storiche (volumi, costi, ricavi, stime di rischio ecc.). I rischi strategici sono rischi a bassissima frequenza. Sono peraltro i più tipici rischi imprenditoriali. Essi vanno pertanto valutati, o meglio rivalutati in una logica prudenziale, verificando che le proiezioni progettuali (business plans, piani di progetto ecc.) contengano una dose accettabile di perdite inattese, da verificare sulla base di un processo di assessment caso per caso.

Reciprocamente, come accennato, va valutata la coerenza dei piani industriali aziendali rispetto a eventuali dinamiche di contesto particolarmente avverse.

Piano strategico vs. scenario

esterno

Piano strategico vs. scenario

esterno

Elementi da valutare: prudenzialità dello scenario macroeconomico alla base del piano industriale; conservatività dello scenario bancario e finanziario; attendibilità delle variabili utilizzate per l'elaborazione di progetti innovativi (investimenti, volumi di vendita, redditività, rischi ecc.); proattività gestionale rispetto a tendenze avverse manifestate dal mercato di riferimento.

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La stima del rischio commerciale

Il rischio commerciale può essere definito come l’utile a rischio relativo all’attività con la clientela. Esso deriva da due fattori principali:

1. margine di interesse atteso a rischio (calcolato al netto dei rischi di controparte e di tasso), associato al possibile andamento molto avverso dei volumi commerciali, a una variazione sfavorevole del mix di prodotti collocati, alla inadeguata strategia di pricing, alla pressione della concorrenza, a norme penalizzanti ecc.;

2. margine da servizi atteso a rischio, volatile in ragione di un eventuale forte calo dei volumi di attività, dell’andamento negativo dei mercati finanziari, dall'evoluzione delle preferenze della clientela ecc.

La stima congiunta della volatilità delle componenti di margine di interesse e di margine da servizi assicura una stima del capitale a rischio complessivo, che tiene conto dell’effetto dell’eventuale correlazione che esiste tra le due componenti.

Una metodologia di stima più sofisticata può considerare anche l'evoluzione prospettica dei costi associati alla produzione del predetto reddito commerciale.

Il modello di valutazione di tale rischio è definibile in termini di Earning at Risk. Esso consente di misurare la volatilità degli utili, dato un certo intervallo di confidenza e un determinato holding period.

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3. Individuazione di rischi ulteriori rispetto agli altri rischi

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Un possibile approccio

L'attività di individuazione dei rischi correnti e prospettici rilevanti è un'attività da svolgere in via continuativa.

Essa è finalizzata a verificare la rilevanza dei rischi aziendali già oggetto di valutazione e a cogliere i segnali del manifestarsi di eventuali altri rischi, nell'ambito di categorie di perdita già monitorate o di nuova tipologia. Oggetto dell'attività di individuazione sono anche eventuali relazioni tra rischi non considerate in precedenza. Attenzione particolare va dedicata a rischi associati a strumenti innovativi o che possono manifestarsi in particolari ambiti del Gruppo.

Le strutture preposte all'attività di individuazione dei rischi svolgono attività di ricerca e selezione dei dati gestionali interni ed esterni, sia su base ripetitiva che compiendo approfondimenti ad hoc. L'esito delle attività, anche se non si traduce nella quantificazione di perdite inattese, viene rendicontato ai vertici del Gruppo […].

Le strutture preposte all'attività di individuazione dei rischi possono richiedere la collaborazione di altre unità organizzative aziendali mediante gruppi di lavoro, questionari e riunioni, in ordine a un più completa acquisizione di elementi informativi e valutativi. Esse tengono conto, altresì, di valutazioni espresse da Organi di vigilanza, agenzie di rating, analisti e altri soggetti che svolgono attività di monitoraggio sul profilo di rischio del Gruppo.

Le strutture preposte partecipano a gruppi di lavoro promossi dalle associazioni, si dotano di adeguati strumenti informativi e curano la propria formazione e aggiornamento.

L'eventuale individuazione di un criterio di rilevanza oggettivo dei rischi non potrà essere finalizzato a inibire l'analisi di rischi dal contorno indefinito o di difficile quantificazione, che andrà comunque condotta, ma che dovrà essere orientata, una volta svolta tale analisi e aver avviato un primo dimensionamento dei rischi, a concentrare gli sforzi di misurazione e copertura patrimoniale sulle tipologie di perdita "materiali" per il Gruppo o per le singole società che vi appartengono.

L'identificazione dei rischi deve tradursi in una precisa definizione concettuale, nell'individuazione delle principali determinanti del rischio e nella descrizione delle sue modalità di manifestazione. Particolare precisione è richiesta laddove le definizioni di rischio si discostino da quelle indicate da Banca d'Italia.

Il Gruppo Banco Popolare ha adottato di recente una policy, che qualifica l’individuazione dei rischi come un’attività continuativa e strutturata:

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Alcuni rischi da indagare

Tra i rischi meritevoli di specifica considerazione, ulteriori rispetto a quelli riportati nell’Allegato A, si segnalano i seguenti:

rischi delle società controllate non bancarie o finanziarie; rischi delle società partecipate; rischi immobili; rischi avviamenti.

L’obiettivo, in questi casi, non è necessariamente quello di aggiungere rischi a quelli già considerati, ma anche quello di realizzare stime, se possibile, più accurate rispetto agli accantonamenti previsti dalle disposizioni di vigilanza.

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Grazie