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2  3 OBIETTIVO SU... Testi di Daniele Aureli AntonioContardi Federica Marano Valerio Modesti Maria Rita Palombo Foto Franco Pierini Disegni Stefano Maugeri I MONTI DELLA TOLFA PRIMA DI HOMO SAPIENS Questo appartato microcosmo di alture vulcaniche reduce da una secolare fama europea per le ricche miniere di allume è ora al centro di importanti ricerche  per lo studio de l popolamento umano nella regione S iamo nel Lazio al margine settentrionale della pro-  vincia di Roma, a br eve di- stanza dalla costa tirrenica, tra  Tarquinia, Civitavecchia e il ter- ritorio di Cerveteri. Il paesaggio è quello dei Monti della Tolfa, più colline che monti (altitudi- ne massima al monte Maggiore, 633 metri di quota), tra cui ri- saltano alcuni rilievi più aspri, i domi*, prodotti di un’attività  vulcan ica databil e tra due e quattro milioni di anni da oggi, la più antica del Lazio. A questa origine si deve la straordinaria ricchezza di materie prime che in passato ha fatto di questo ter- ritorio un importante distretto minerario. Soprattutto l’alunite (minerale da cui si ricava l’allu- me*), presente in quantità enormi, in epoca moderna ha rappresentato un’impresa eco- nomica di portata assoluta, ri- cordata come la più grande atti-  vità indus trial e europe a de l’ancient regime”. Le testimo- nianze di questi trascorsi mine- rari, con i segni delle molte cave a cielo aperto, sono oggi ricon- quistate dalla vegetazione e of- frono suggestivi scenari tra na- tura e archeologia industriale, mentre i due piccoli centri che insistono sui Monti della Tolfa (il paese di Allumiere e quello di Tolfa) mantengono inaltera- to il fascino di una centralità so- pita. L’eco delle visite papali ri- echeggia, proprio ad Allumiere, nel Palazzo della Reverenda Ca- mera apostolica, a ricordo del tempo in cui, fra Cinquecento e Settecento, i Medici, Agostino Chigi e le più importanti fami- glie genovesi si susseguivano nel controllo dei traffici dell’al- lume di Roma in tutta Europa. UN GIGANTE NELLA PREISTORIA Elefante antico (o elefante dalle “zanne diritte”). Palaeo- loxodon antiquus è una delle specie animali più comuni nel Pleistocene medio e superiore italiano. Compare in Eu- ropa e in Italia alla ne del Pleistocene inferiore, poco più di 800 mila anni fa. La specie, già considerata tipica di foresta e indicatrice di condizioni climatiche calde, se pur abbondante durante i periodi interglaciali, persiste anche durante fasi climatiche più fredde. L’elefante antico predili- geva ambienti di foresta aperta o prateria arborata, dove si cibava di erbe tenere nella stagione umida e di foglie e rami in quella secca. Probabilmente è il più grande tra tutti gli elefanti fossili europei: nei maschi adulti l’altezza alla spalla poteva superare i quattro metri ed il peso le dieci tonnellate, mentre le difese, lunghe e poco ricurve – hanno valso alla specie il nome di “straight-tusked elephant ” – po- tevano raggiungere i quattro metri di lunghezza. PLEISTOCENE MEDIO La valle del fiume Mignone, ai limiti settentrionali dei Monti della Tolfa, in una ricostruzione paleoambientale del Pleistocene medio. Insieme all’Elefante antico, sono rappresentate alcune delle specie animali documentate dalle indagini paleontologiche come l’uro e il cervo. Chi sono gli autori:  D. Au- reli, Dipartimento di Scien- ze Ambientali “G. Sarfat- ti”, Università di Siena; A. Contardi , direttore del Mu- seo Civico “Adolfo Klitsche De La Grange” di Allumie- re; F. Marano, Dipartimen- to di Scienze della Terra, Università di Roma “La Sa- pienza”; V. Modesti, Sezio- ne Preistorica e Protostori- ca, Museo Civico “Adolfo Klitsche De La Grange”;  M.R. Palomb o, professore di Paleoecologia e Paleon- tologia del Quaternario, Università di Roma “La Sa- pienza”, ricercatore asso- ciato all’Istituto di Geolo- gia ambientale e Geoinge- gneria del Cnr.  Alle ricerche presentate nell’articolohannoparte- cipato: Daniele Aureli, Marco Bonanno, Antonio Contardi, Biagio Giaccio, Federica Marano, Valerio Modesti, Maria Rita Pa- lombo, Roxane Rocca, Ro- berto Rozzi, Alberto Scip- pa, Andrea Sposato, Flavia  Trucco, Boris Villier .

I Monti Della Tolfa Prima Di Homo Sapiens

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5/16/2018 I Monti Della Tolfa Prima Di Homo Sapiens - slidepdf.com

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OBIETTIVO SU...

Testi di Daniele Aurel

Antonio Contard

Federica Marano

Valerio Modest

Maria Rita Palombo

Foto Franco Pierin

Disegni Stefano Mauger

I MONTI DELLA TOLFAPRIMA DI HOMO SAPIENS

Questo appartato microcosmo di alture vulcaniche reduceda una secolare fama europea per le ricche miniere

di allume è ora al centro di importanti ricerche per lo studio del popolamento umano nella regione

Siamo nel Lazio al marginesettentrionale della pro- vincia di Roma, a breve di-

stanza dalla costa tirrenica, tra Tarquinia, Civitavecchia e il ter-ritorio di Cerveteri. Il paesaggioè quello dei Monti della Tolfa,più colline che monti (altitudi-ne massima al monte Maggiore,

633 metri di quota), tra cui ri-saltano alcuni rilievi più aspri, idomi*, prodotti di un’attività vulcan ica databil e tra due equattro milioni di anni da oggi,la più antica del Lazio. A questaorigine si deve la straordinariaricchezza di materie prime chein passato ha fatto di questo ter-ritorio un importante distrettominerario. Soprattutto l’alunite(minerale da cui si ricava l’allu-me*), presente in quantità

enormi, in epoca moderna harappresentato un’impresa eco-nomica di portata assoluta, ri-cordata come la più grande atti- vità indus trial e europe a de“l’ancient regime”. Le testimo-nianze di questi trascorsi mine-rari, con i segni delle molte cavea cielo aperto, sono oggi ricon-quistate dalla vegetazione e of-frono suggestivi scenari tra na-tura e archeologia industriale,mentre i due piccoli centri cheinsistono sui Monti della Tolfa(il paese di Allumiere e quellodi Tolfa) mantengono inaltera-to il fascino di una centralità so-

pita. L’eco delle visite papali ri-echeggia, proprio ad Allumiere,nel Palazzo della Reverenda Ca-mera apostolica, a ricordo deltempo in cui, fra Cinquecento eSettecento, i Medici, AgostinoChigi e le più importanti fami-glie genovesi si susseguivanonel controllo dei traffici dell’al-lume di Roma in tutta Europa.

UN GIGANTE NELLA PREISTORIA

Eleante antico (o eleante dalle “zanne diritte”). Palaeo- loxodon antiquus è una delle specie animali più comuninel Pleistocene medio e superiore italiano. Compare in Eu-ropa e in Italia alla ne del Pleistocene ineriore, poco più

di 800 mila anni a. La specie, già considerata tipica dioresta e indicatrice di condizioni climatiche calde, se purabbondante durante i periodi interglaciali, persiste anchedurante asi climatiche più redde. L’eleante antico predili-geva ambienti di oresta aperta o prateria arborata, dovesi cibava di erbe tenere nella stagione umida e di oglie erami in quella secca. Probabilmente è il più grande tra tuttigli eleanti ossili europei: nei maschi adulti l’altezza allaspalla poteva superare i quattro metri ed il peso le diecitonnellate, mentre le diese, lunghe e poco ricurve – hannovalso alla specie il nome di “straight-tusked elephant ” – po-tevano raggiungere i quattro metri di lunghezza.

PLEISTOCENE MEDIOLa valle del fiume Mignone,ai limiti settentrionalidei Monti della Tolfa, in unaricostruzione paleoambientaledel Pleistocene medio.Insieme all’Elefante antico,sono rappresentate alcunedelle specie animali documentatedalle indagini paleontologichecome l’uro e il cervo.

Chi sono gli autori: D. Au-reli, Dipartimento di Scien-ze Ambientali “G. Sarfat-ti”, Università di Siena; AContardi , direttore del Mu-seo Civico “Adolfo KlitscheDe La Grange” di Allumie-re; F. Marano, Dipartimen-to di Scienze della Terra,Università di Roma “La Sa-pienza”; V. Modesti, Sezio-ne Preistorica e Protostori-ca, Museo Civico “AdolfoKlitsche De La Grange”;

 M.R. Palomb o, professoredi Paleoecologia e Paleon-tologia del Quaternario,Università di Roma “La Sa-pienza”, ricercatore asso-ciato all’Istituto di Geolo-gia ambientale e Geoinge-

gneria del Cnr. Alle ricerche presentatenell’articolo hanno parte-cipato: Daniele Aureli,Marco Bonanno, AntonioContardi, Biagio Giaccio,Federica Marano, ValerioModesti, Maria Rita Pa-lombo, Roxane Rocca, Ro-berto Rozzi, Alberto Scip-pa, Andrea Sposato, Flavia Trucco, Boris Villier.

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nelle due foto VALLE PREISTORICA La valle del Mignonein località Ficoncellaalle falde dei Montidella Tolfa.Gli scavi stannorestituendo restidi animali preistoricie di manufattidei gruppi umanidel Paleoliticoche frequentaronola zona.

Grandi mammiferi e uominidel Paleolitico. I Monti della Tolfa conservano preziose testi-monianze delle fasi iniziali delpopolamento del Lazio e, piùin generale, dell’intera Peniso-la, per cui il Museo “Adolfo

Klitsche De La Grange” di Allu-miere, di concerto con la So-printendenza per i Beni archeo-logici per l’Etruria meridionale

e in collaborazione con Uni- versità di Roma “La Sapienza” eIstituto di Geologia ambientalee Geoingegneria del Cnr, ha direcente avviato un progetto diricerca. I dati preliminari sotto-lineano lo straordinario poten-

ziale di informazioni sullapreistoria di questo territorio.Di grande importanza per il Pa-leolitico inferiore* è il sito del-

la Ficoncella, nella bassa valledel Mignone, vicino a Tarqui-nia. La presenza di mammiferifossili in questa zona era notagià dagli scorsi anni Ottantagrazie al casuale rinvenimentodi una parte di difesa e di un

frammento di scapola di Palae-oloxodon antiquus, il grande ele-fante estinto dalle zanne lun-ghe e poco arcuate. Così, dal

2009 sono state avviate campa-gne d’indagine tese all’indivi-duazione dei livelli fossiliferi,alla valutazione dell’entità deldeposito e alla sua salvaguar-dia. Lo scavo alla Ficoncella haconsentito il ritrovamento diresti dello scheletro disarticola-to di un elefante adulto, proba-bilmente un maschio (sonostati messi in luce il cranio,danneggiato, ma di cui sonoconservati il ventaglio e le

difese,e alcune vertebre). Altriresti scheletrici indicano la pre-senza dell’uro (Bos primige-nius), del cervo nobile (Cervus

elaphus) e del cavallo (Equus sp.). È stato ritrovato anche ungrosso coprolite* riferibile auna iena. Il sito della Ficoncellaha poi restituito numerosi ma-nufatti in selce e calcare, le te-stimonianze più antiche lascia-te dall’uomo nei Monti della Tolfa. La presenza di un livello vulcanico databile a circ a 450mila anni fa al tetto della se-quenza sedimentaria, indicainfatti che i livelli con resti di

fauna e industria* della Ficon-cella si sono deposti in epoca dipoco precedente, forse intornoa 500 mila anni fa, durante un

intervallo temperato-caldo delPleistocene* medio-inferiore.L’area aveva allora un aspettomolto diverso dall’attuale: la valle del Mignone era meno in-cisa, percorsa da corsi d’acqualenti che, non lontano dal ma-

re, divagavano nella pianura al-luvionale popolata da grandierbivori, mentre ai margini del-le zone prative si estendevano

nelle tre fotoELEFANTE ANTICO

Nel sito di Ficoncella(valle del Mignone):momenti di scavo di

 vertebre, difese e altriparti di scheletro di

 Palaeoloxodon antiquusritrovato in un livellofossilifero depostosi

presumibilmente circa500 mila anni

fa (Pleistocenemedio inferiore).

boschi a caducifoglie. Scenarinaturali che costituirono losfondo del primo popolamen-to dei Monti della Tolfa. Ora letracce restituite dal sito della Fi-concella potranno aiutarci ameglio comprendere le dina-

miche comportamentali diquei primi gruppi umani delPaleolitico inferiore e le lorostrategie di sussistenza.

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 ALLUMIEREIl Palazzo della

reverenda cameraapostolica (XVI sec.),

ora sede del Museoarcheologico-naturalistico-mineralogico

“Adolfo Klitschede La Grange”.

qui a latoPALEOLITICOINFERIOREScheggia in selcee scheggia in calcarericomposta, fra ledecine di manufattiritrovati nel sitodi Ficoncella, lasciatidagli uomini chedurante il Paleoliticoinferiore, intornoa 500mila anni fa,frequentaronola valle del Mignone.

p. a fronte e in questaPALEOLITICO MEDIO

La rupe trachiticadi Ripa del Maiale sui

 versanti settentrionalidei Monti della Tolfache guardano la valle

del Mignone. È questauna delle zone con lemaggiori concentrazionidi manufatti lasciati dai

gruppi neandertalianidurante il Paleolitico

medio. Presso il Museodi Allumiere vediamo

una ricostruzionein scala reale dineandertaliano

e uno dei nucleischeggiati con tecnica

Levallois* dal sitodi Ripa del maiale.

*NON TUTTI SANNO CHE...

 Allume.  Uno dei prodotti più commercializzati nel medioevo eno all’età moderna. Era ottenuto, tramite lavorazione in orni,dall’alunite (solato di alluminio e potassio) e impiegato nell’indu-stria tessile per ssare i colori ai tessuti, nella lavorazione dellalana e delle pelli, nella produzione del vetro e in medicina comeemostatico.

Coprolite. Escremento ossile, utile per eettuare ricostruzioni paleo-ambientali: può inatti conservare all’interno pollini e resti vegetali.

Domi. Piccoli rilievi originatisi a seguito del veloce rareddamentodi materiale lavico che, a causa dell’elevata viscosità, non riescea defuire e a espandere il proprio volume allontanandosi dallabocca del vulcano.

Industria litica.  In Preistoria un insieme di manuatti realizzati inpietra.

Levallois (tecnica). Metodo di scheggiatura della pietra diuso apartire da 300 mila anni a; implica una preparazione specica

del nucleo, grazie alla quale è possibile ottenere prodotti di ormapredeterminata.

Paleolitico ineriore. Il periodo più antico della storia umana, carat-terizzato in particolare dalle prime attività di manipolazione dellapietra per la realizzazione di strumenti; attualmente i siti più antichi

sono localizzati in Arica, mentre a partire da 1,8 milioni di anni ale prime specie iniziano a disperdersi in Eurasia.

Paleolitico medio. Periodo che ha inizio intorno ai 300 mila anni acon la diusione di alcuni metodi di scheggiatura della pietra ca-ratterizzati da un elevato grado di predeterminazione del supportoottenuto. Sempre in questo periodo si dionde in Europa e nel Vici-no Oriente la cultura musteriana, propria dell’Uomo di Neandertal.

Pleistocene. Epoca geologica tra 2,58 milioni e 11.700 anni a.Suddiviso in Ineriore (da 2,58 milioni a 781.000 anni a), Me-dio (da 781.000 a 128.000 anni a), Superiore (da 126.000 a11.700 anni a).

Sito di superfcie. Luogo in cui vengono rinvenuti manuatti di inte-resse archeologico senza necessità di eettuare interventi di scavo.Tale enomeno è dovuto all’azione di agenti naturali e antropiciche modicano le condizioni di giacitura originarie dei reperti.

Homo neanderthalensis. Specie ossile tipicamente europea che si

sviluppa tra la seconda parte del Pleistocene medio e buona partedel Pleistocene superiore (no a circa 30 mila anni a). Caratteriz-zata da tratti anatomici molto tipici e sensibilmente diversi rispettoai nostri, ra cui: ronte bassa e suggente, gambe e braccia cortee corporatura massiccia.

 VISITA AL MUSEO DI ALLUMIERE

Geologia e storia dei Monti della Tola. Il Museo archeo-logico-naturalistico-mineralogico “Adolo Klitsche de LaGrange” ha sede ad Allumiere (Rm) nel prestigioso Pa-lazzo della Reverenda Camera Apostolica, atto costruireintorno al 1580 da papa Gregorio XIII per ospitare gliuci e il personale dell’amministrazione delle miniere diallume e la stessa corte ponticia quando andava in visitaalle attività estrattive. L’attuale percorso museale illustra letrasormazioni geoambientali del comprensorio dei Mon-ti della Tola e il suo popolamento dalla preistoria all’etàmoderna, tramite una ricca documentazione archeologica,paleontologica, aunistica, foreale e mineralogica. Ognianno, con il progetto “Un museo tutto da scoprire”, vie-ne rinnovato l’appuntamento con i laboratori didattici: unpercorso ormativo che dà la possibilità a scuole e studentidi approondire le caratteristi-che più aascinanti dell’ar-cheologia e del mondonaturale della Tola.Info: 0766.967793digilander.libero.it/ museoallumiere/ 

Neandertaliani sui Montidella Tolfa. Alle attività di sca- vo è stato a ffiancat o un rileva-mento geo-archeologico conl’obiettivo di verificare la pre-senza umana nel territorio del-la Tolfa anche in epoca più re-cente, durante il Paleoliticomedio*. È stata quindi indaga-ta tutta quell’area che, dal sitodove sarebbe sorta l’antica cittàlaziale di Centumcellae (Civita-

 vecc hia) , proce dendo versonord, arriva al monte Palano,passando per Ripa Maiale. Daun punto di vista geologico, sitratta della fascia di contatto trala zona vulcanica dei Montidella Tolfa e quella sedimenta-ria relativa alla valle del Migno-ne. In questa porzione di terri-torio si ritrova la più alta con-centrazione di evidenze prei-storiche di tutta l’area in esame

materie prime locali di qualitànon elevata e mostra elementitecnologici riconducibili alla variabilità tecnica propria delPaleolitico medio. A questi sitidi superficie va aggiunto anchequello del terrazzo sommitale*della Ficoncella, con caratteri-stiche non dissimili per sceltadelle materie prime e per solu-zioni tecniche impiegate. Lafrequenza dei ritrovamenti,

per le comunità neandertalia-ne*. La prosecuzione delle ri-cerche ci aiuterà a ricostruirel’evoluzione dei paleoambientie a migliorare la nostra cono-scenza del popolamento deiMonti della Tolfa prima dell’ar-rivo di Homo sapiens.

Daniele Aureli Antonio ContardiFederica Marano Valerio Modesti

 Maria Rita Palombo

(il sito di superficie* di RipaMaiale, quello del Deserto equello di Palano) con migliaiadi manufatti rinvenuti. Granparte di essi è stata realizzata su

considerata anche la ristrettaarea geografica interessata dal-le ricerche, ci fornisce una testi-monianza importante sul ruo-lo che questo territorio ebbe