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Melodia in Bianco e Nero progetto Fuoriclasse Regione Lazio 2016/2017 IC VIA PADRE SEMERIA www.melodiainbiancoenero.it MELODIA IN BIANCO E NERO 1

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Melodia in Bianco e Nero progetto Fuoriclasse Regione Lazio 2016/2017

IC VIA PADRE SEMERIA www.melodiainbiancoenero.it

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IntroduzioneLe azioni progettuali previste nel progetto "Melodia in Bianco e Nero" sono volte ad individuare formule di intervento innovative per gli studenti a maggior rischio di esclusione sociale, qualificando l'offerta scolastica.  La dispers ione scolast ica non è l imitata solo nel momento dell'allontanamento dalla scuola, bensì comprende tutti quegli atteggiamenti che denotano una disaffezione nell'apprendimento e un disimpegno emotivo: il progetto "Melodia in Bianco e Nero" intende agire sulla "dispersione della motivazione". La base di partenza è il linguaggio musicale in quanto ambito formativo privilegiato anche per gli alunni con difficoltà e a rischio di esclusione sociale, grazie alla sua capacità di unire  gli aspetti cognitivi, operativi, emozionali e affettivi, la dimensione del piacere con quella dell'impegno, la conoscenza di sé e la costruzione di competenze sociali. 

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Lo spettacolo/concerto, dal punto di vista didattico, affronta in maniera "antologica" l'esposizione del concetto di MUSICA POP, intesa nella sua accezione più sostanziale di MUSICA POPOLARE, scardinando le barriere imposte dalle classificazioni accademiche e storiografiche. L'esecuzione, apparentemente disordinata, giustappone per famiglie ritmiche, melodiche e armoniche, in rapida successione, modelli di composizione estratti dall'intero panorama musicale, partendo da Vivaldi fino al Pop/rock di fine Novecento, svelando meccanismi compositivi, richiami in forma di citazione, allusioni e contaminazioni e palesandone la trasversalità diacronica e l'efficacia espressiva. Strumento divulgativo, non è la frontalità dell'esposizione, ma il coinvolgimento conoscitivo del repertorio che manifesta la riconoscibilità dei brani eseguiti da parte dell'ascoltatore, la continua "cantabilità" corale delle scritture proposte, anche sfruttando il meccanismo comico dell'ironia, del "gioco di parole" musicale, della recitazione mimica, del non-sense, della citazione cinematografica e teatrale. L'esperienza conoscitiva è improntata sul coinvolgimento emotivo in un percorso di ascolto/visione che si articola in tre parti/fasi della rappresentazione:

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1) Lo scardinamento degli stereotipi strutturali della composizione musicale attraverso la proposizione di giocolerìe esecutive e di missaggi inaspettati (spesso volutamente dissacrante) di brani in apparenza non congruenti. L'obiettivo è il reset dell'atteggiamento consueto dell'ascolto musicale, per favorire la predisposizione ad una lettura alternativa e trasversale delle partiture e più in generale di ogni scrittura artistica. 2) La concretizzazione scenica (per lo più ironica) di elementi narrativi presenti nei brani proposti, come nel caso della Gazza Ladra, di Cosi Parlò Zarathustra, che interagiscono in maniera suggestiva o umoristica con gli esecutori stessi. L'obiettivo è l'epifania del potere evocativo della musica che è affidato ad elementi emozionali ed irrazionali di risonanza interiore e che sfuggono sia alla catalogazione per genere sia all'analisi tecnica della partitura. 3) La proposizione repentina ed imprevedibile di brani "popolari", ossia appartenenti profondamente alla stratificazione culturale collettiva, giustapposti o "intrecciati" in forma rapsodica. L'obiettivo è svelare le attinenze, le sonorità, le soluzioni compositive comuni e trasversali per generare un'immedesimazione positiva nella presenza musicale. Il passaggio è lo stesso che si provoca dallo stupore per il gioco di prestigio alla consapevolezza divertita del trucco svelato. Questi tre passaggi costituiscono la struttura portante di un metodo operativo: si parte dall'ascolto disincantato, spontaneo ed emotivo (studio) del brano (testo), si procede con la raccolta di elementi individualmente riconoscibili e assimilabili in quella che potremmo definire un'elementare "poetica" (in senso binniano), si giunge all'invenzione di un nuovo testo attraverso la rielaborazione eterodossa dei messaggi raccolti. La fruizione del concerto è agevolata da un esile, ma ingombrante elemento diegetico umoristico che è centrato sullo svolgimento di un concerto destinato a mettere in luce fisime, gelosie, impacci e nevrosi dei musici in scena, in eterna competizione per la conquista della ribalta, ma inevitabilmente condannati a piegare i loro ego alla "sovranità" del brano da eseguire. Di seguito sono illustrate le parti del concerto con la relativa sequenza di brani e alcune schede di approfondimento.

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1. IL TEMPO La lezione concerto inizia in modo didascalico con una lavagna…ma subito, attraverso il contrasto tra i due personaggi, l’insegnante e l’ “addetta alle pulizie”, gli orchestrali manifestano la loro insofferenza verso la “teoria” musicale. Gli orchestrali, marionette della “scrittura musicale”, interpretano la parodia del musicista troppo legato allo spartito. Nella teoria musicale il simbolo del tempo definisce il numero ed il tipo di note che una battuta può contenere. Si trova sempre, senza eccezioni, all' inizio del rigo o della partitura musicale. Il concerto si apre quindi con un gioco sulle variazioni di tempo che continua ad essere cambiato sulla lavagna. APPROFONDIMENTO: Take Five

SEQUENZA BRANI:

Take Fiveautore: Paul Desmondsuonata da: The Dave Brubeck Quartetmusica JazzTake Five è un classico della musica jazz, scritto da Paul Desmond e suonata dal The Dave Brubeck Quartet nell'album Time Out, del 1959.Take Five fu composta da Paul Desmond, il sassofonista del gruppo, sulla base di un tempo in 5/4 del batterista Joe Morello. Il pezzo è divenuto celebre proprio per il suo caratteristico, sinuoso assolo di sassofono e per l’uso di un atipico ed irregolare tempo quintuplo in 5 beat. Il brano è uno dei pochissimi pezzi

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take five 5/4mission impossible 5/4take five 5/4mission impossible 5/4take five 5/4valzer dei fiori 3/4hit the road, Jack 2/4take five 5/4valzer dei fiori 3/4take five 5/4quadri in esposizione 5+6/4take five 5/4Marcia alla turca 4/4take five velocità doppiaPopeye

jazz ad avere l’inusuale tempo di 5/4, da cui il doppio gioco del titolo, che in inglese significa “prendersi cinque minuti di pausa”.

Oltre ad essere un brano musicale ben riuscito, Take Five è una dimostrazione di come funziona il tempo di 5/4. Grazie alla chiarezza dell’accompagnamento pianistico e alle frasi misurate e precise del sax, l’ascoltatore non ha difficoltà a contare fino a cinque e seguire così il ritmo del pezzo. A partire dal titolo, il brano svela il suo segreto all’ascoltatore e renderlo partecipe. E’ forse questa la spiegazione di un successo straordinario, assai superiore alle attese degli autori.

2.VARIAZIONI LINGUISTICHEMy Sharona dei The Knack apre (spartito al contrario Anorashyam) e chiude questa sezione, facendo emergere l’anima rock di Beethoven: moderno, capace di rompere gli schemi formali e di usare l’orchestra come strumento ritmico. Le variazioni dell’Inno alla Gioia di Beethoven, in diverse lingue compreso il “dialetto napoletano” sono un’interpretazione non ortodossa del concetto di internazionalità! Il tutto inframmezzato da richiami comici (Maple Leaf Rag), assonanze ritmiche (nella Vecchia Fattoria) e intrusioni contemporanee. APPROFONDIMENTO: Inno alla Gioia

SEQUENZA BRANI:

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AnorashyamMy SharonaInno alla Gioia Inno alla Gioia variazione 1Inno alla Gioia variazione 2Inno alla Gioia variazione 3Lucia di Lammermoor - la pazziaInno alla Gioia variazione 4Giochi senza frontiereInno alla gioia variazione 5Inno alla gioia variazione 6Maple Leaf Rag Inno alla gioia variazione 7Inno alla gioia variazione 8AlbachiaraMy SharonaNessun Dorma

Inno alla Gioiaopera: 9° Sinfoniacompositore: Beethoventesto poetico: Friedrich von Schiller

Inno alla Gioia: l’Inno alla Gioia è l'adattamento del quarto ed ultimo movimento della Nona Sinfonia di Ludwig van Beethoven . E’ una marcia di gioia, festante, scintillante di colori argentini, che accompagna l'uomo che percorre il cammino gioioso della vita ma è soprattutto un grandissimo messaggio di pace e di fratellanza; con tale composizione Beethoven volle formulare un aperto invito alla fratellanza universale e proprio per rendere tale messaggio il più chiaro possibile, egli decise di far cantare nel finale un testo del poeta tedesco a lui contemporaneo, Friedrich von Schiller: l'Inno alla Gioia. L'ode è una lirica nella quale la gioia è intesa non come semplice spensieratezza e allegria, ma come risultato a cui l'uomo giunge quando si libera dal male, dall'odio e dalla cattiveria. Proprio per questa esortazione alla fraterna amicizia, la melodia su cui viene intonato questo Inno alla Gioia è stata adottata come "Inno europeo" dal Consiglio d'Europa nel 1972 e viene utilizzato dall'Unione europea dal 1986. Come inno è volutamente rimasto privo di testo ed utilizza il linguaggio universale della musica, riuscendo ad esprimere gli ideali di libertà, pace e solidarietà perseguiti dall’Europa.

Opera: La Sinfonia n. 9 in re minore con voci e coro finale Op. 125, nota anche solo come Nona sinfonia o Sinfonia corale, è l'ultima sinfonia di Ludwig van Beethoven. Fu completata nel 1824, quando Beethoven era, ormai, completamente sordo. La prima assoluta avvenne venerdì 7 maggio 1824 al Theater am Kärntnertor di Vienna, con il contralto Caroline Unger ed il tenore Anton Haizinger.[1] È una delle opere più note di tutta la musica classica ed è considerata uno dei più grandi capolavori di Beethoven, se non la più grandiosa composizione musicale mai scritta.[3]

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Nel 2001 spartito e testo sono stati dichiarati dall'UNESCO Memoria del mondo, attribuendoli alla Germania.

Beethoven: Figura cruciale della musica colta occidentale, fu l'ultimo rappresentante di rilievo del classicismo viennese. Considerato uno dei più grandi compositori di tutti i tempi, è annoverato tra i più grandi geni della storia della musica. Nonostante la sordità (ipoacusia) che lo colpì prima ancora d'aver compiuto i trent'anni, egli continuò a comporre, condurre e suonare, anche dopo aver perso completamente l'udito. Beethoven ha lasciato una produzione musicale fondamentale, straordinaria per forza espressiva e per la capacità di evocare emozioni.Schiller: Johann Christoph Friedrich Schiller, poeta annoverato fra i massimi esponenti dello Sturm und Drang, nasce nel 1759 a Marbach e nella sua formazione culturale si ispira alle speculazioni di Kant, con cui ha in comune la formazione pietistica, ma non le vicende giovanili, che lo vedono come medico militare nell’esercito del ducato (1780). L’autore distingue tra poesia ingenua e poesia sentimentale, dove con la prima si intende lo stato primitivo di armonia tra l’uomo e la natura,e con la seconda la moderna condizione della ricerca dell’armonia perduta come ideale irraggiungibile.

Inno Alla gioia di Friedrich Schiller « Gioia, splendente scintilla divina, figlia dell'Elisio, noi entriamo ebbri e frementi, o celeste, nel tuo tempio. Il tuo incanto rende unito ciò che la moda (qui intesa però come l'uomo) rigidamente separò, i mendichi diventano fratelli dei principi dove c'è la tua dolce ala. Coro Abbracciatevi, moltitudini! Questo bacio vada al mondo intero! Fratelli, sopra il cielo stellato deve abitare un padre affettuoso. »

« Freude, schöner Götterfunken Tochter aus Elysium, Wir betreten feuertrunken, Himmlische, dein Heiligtum! Deine Zauber binden wieder Was der Mode streng geteilt; Bettler werden Fürstenbrüder, Wo dein sanfter Flügel weilt. Chor Seid umschlungen, Millionen! Diesen Kuß der ganzen Welt! Brüder, über'm Sternenzelt Muß ein lieber Vater wohnen. »

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Inno Alla gioia versione di Arrigo Boito

Gioia figlia della luce, Dea dei carmi, Dea dei fior! Il tuo genio ci conduce per sentieri di splendor. Il tuo raggio asciuga il pianto, sperde l'ira e fugge il duol! Vien! sorridi a noi d'accanto Primogenita del Sol! Qual nell'arnia armoniosa già s'inserte il suono al suon, e la voce della sposa già s'unisce alla canzon. Ma da noi ritorca al viso chi la gioia in cor non ha, l'uom che mai non ha sorriso certo in Ciel non salirà. Dea dei palpiti giocondi gioia sacra ed immortal, tu sei l'anima dei mondi, sei l'ebbrezza celestial: sei la pace e la speranza, sei dei pampini l'umor, sul tuo metro eterna danza move il mar e l'astro d'or.

3. ESSERE O FARE?: L’Habanera, celebre aria della Carmen, viene “disturbata” da una serie di intrusioni musicali. La cantante, nonostante le molteplici interruzioni e i dispetti degli orchestrali, conduce con ostinazione il tema principale. L’ego dei musicisti cerca di prendere il sopravvento sulla musica: la musica o il musicista? L’essere o il fare? Il “voler essere” del musicista si scontra con “la musica” che dalla sua stessa esecuzione è generata. APPROFONDIMENTO: Habanera

SEQUENZA BRANI:

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Habaneramazza la vecchia!habaneraSingin'in the rainHabaneraZorba il grecoBach Minuetto n.1Zorba il grecoRoll over BeethovenBesame MuchoHabaneraHabaneraHabaneraAmami AlfredoHabaneraBella CiaoBella Ciao SwingKatiushaHabaneraSulle OndeCircus MusicRomagna Mia

Habanera opera: Carmen compositore: Bizet

Habanera: Caratteristici sono nell'opera i brani che si ispirano alle forme e ai colori della tradizione popolare spagnola, come la famosa habanera, una danza simile al tango sul cui ritmo Carmen intona l'aria L'amore è un uccello ribelle.

Carmen: Bizet compose la Carmen, tratta da una novella di Prosper Mérimée, in forma di opéra-comique, genere francese di carattere popolare, molto diffuso all'epoca, in cui parti cantate si alternano a dialoghi recitati. La vicenda si svolge a Siviglia, in Spagna, e ha come protagonista una bella e provocante zingara, Carmen, di cui si innamora perdutamente Don José, un brigadiere del corpo di guardia, il quale viene meno ai propri doveri di soldato per seguirla, arrivando perfino a unirsi a una banda di contrabbandieri. Ma la capricciosa zingara si stanca presto e rivolge le sue attenzioni all'affascinante torero Escamillo. Impazzito per la gelosia, mentre la folla della corrida applaude il vittorioso Escamillo, Don José uccide Carmen e poi si costituisce ai gendarmi. La scabrosità del soggetto, che contravveniva alle convenzioni teatrali dell'opéra-comique, e il realismo con cui erano presentati i personaggi sulla scena non piacquero inizialmente e il compositore fu accusato di immoralità. Qualche anno più tardi il giudizio mutò e la Carmen divenne una delle opere più rappresentate nel mondo. Il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche, che l'apprezzava molto, ne esaltò il carattere solare e mediterraneo che esprimeva, a suo dire, "un ritorno alla natura, alla gaiezza, alla giovinezza e alla virtù”. Bizet: Compositore francese dell'Ottocento, Georges Bizet si dedicò soprattutto al teatro musicale. Il suo nome è legato all'opera Carmen, la cui storia è ambientata in Spagna tra zingari, briganti e toreador. Inizialmente poco apprezzata, Carmen fu poi rivalutata ed è tuttora popolare per il forte realismo psicologico dei protagonisti e per la fantasia melodica della musica.

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Habanera testo

L'amour est un oiseau rebelle Que nul ne peut apprivoiser Et c'est bien en vain qu'on l'appelle S'il lui convient de refuser Rien n'y fait, menaces ou prières L'un parle bien, l'autre se tait : Et c'est l'autre que je préfère Il n'a rien dit mais il me plaît L'amour ! L'amour ! L'amour ! L'amour ! L'amour est enfant de Bohême Il n'a jamais, jamais connu de loi Si tu ne m'aimes pas, je t'aime Si je t'aime, prends garde à toi ! Si tu ne m’aimes pas Si tu ne m’aimes pas, je t’aime ! Mais, si je t’aime Si je t’aime, prends garde à toi ! L'oiseau que tu croyais surprendre Battit de l'aile et s'envola ... L'amour est loin, tu peux l'attendre Tu ne l'attends plus, il est là ! Tout autour de toi, vite, vite Il vient, s'en va, puis il revient... Tu crois le tenir, il t'évite Tu crois l'éviter, il te tient L'amour ! L'amour ! L'amour ! L'amour ! L'amour est enfant de Bohême Il n'a jamais, jamais connu de loi Si tu ne m'aimes pas, je t'aime Si je t'aime, prends garde à toi ! Si tu ne m’aimes pas Si tu ne m’aimes pas, je t’aime ! Mais, si je t’aime Si je t’aime, prends garde à toi !

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L'amore è un uccello ribelle che in gabbia mai sta ed è davvero inutile chiamarlo se gli conviene sottrarsi. Niente lo smuove, minaccia o preghiera uno parla bene, l'altro tace ed è l'altro che preferisco Non dice niente, ma mi piace.

L'amore è un piccolo zingaro, Non ha mai, mai conosciuto legge, se tu non mi ami, io ti amo se io ti amo, attento a te! L'uccello che credevi di catturare con un colpo d'ali è volato via...

4. DARTH PIANO: Intermezzo divertente in cui vengono eseguiti al pianoforte i seguenti brani: BRAHMAS - RHAPSODY IN G MINORE, HONKY TONK TRAIN BLUES, MARCIA ALLA TURCA, CHATTANOOGA CHU CHU, PER ELISA, MAPLE LEAF RAG, CHOPIN - POLACCA, LA DANZA DELLE ORE, MARCIA DARTH VADER - STAR WARS, IN THE MOOD - RITMOMANIA, CHOPIN - IMPROVVISO, “QUESTO L’HO GIA’ FATTO”, “NO! MI RIFIUTO”, PICCOLO GRANDE AMORE

5. DESTRUTTURAZIONI ARMONICHE: In questa sezione i musicisti, partendo dalla “Toccata e fuga in re minore di Bach”, danno libero sfogo al loro virtuosismo, eseguendo variazioni sulla stessa progressione armonica, sul I°, IV°, V° grado della scala. I richiami ritmici e le associazioni armoniche avvengono per sovrapposizione e per contrasto, con elementi comici e giochi di prestigio. In un crescendo che si conclude con “La Gazza Ladra” che, in “fuga”, porta via lo spartito. APPROFONDIMENTO: Quel mazzolin di fiori

SEQUENZA BRANI:

Quel mazzolin di fiori

Quel mazzolin di fiori è un canto popolare italiano, composto da un autore anonimo nel 1904. Il testo, parzialmente in lombardo ed in italiano, è composto da sei quartine. Questa canzone, nonostante non avesse alcuna relazione con la guerra, fu la più cantata dagli alpini durante la prima guerra mondiale e da allora divenne famosa in tutt'Italia. Il brano fu inserito nell'album di Gigliola Cinquetti del 1972 Su e giù per le montagne e fu inciso anche nel 1974 in Topo Gigio a Canzonissima, album di Topo Gigio.

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Toccata e fuga in re minoreJarabe tapatioIl valzer del moscerinolibiamo/la donna è mobile mixLa marcia di RadetzkyQuel mazzolin di fioriQuel mazzolin di fiori swingOh when the saints go Marchin'inOh when the saints go Marchin'in/quel mazzolin di fiori (mix)La gazza ladra (overture)

Quel mazzolin di fiori - testo

Quel mazzolin di fiori che vien dalla montagna. Quel mazzolin di fiori che vien dalla montagna e vada ben che non si bagna che lo voglio regalar e vada ben che non si bagna che lo voglio regalar. Lo voglio regalare Perché l'è un bel mazzetto. Lo voglio dare al mio moretto questa sera quando vien. Lo voglio dare al mio moretto questa sera quando vien. Stasera quando viene sarà una brutta sera. Stasera quando viene sarà una brutta sera E ma perché sabato sera lui non è venuto a me. E ma perché sabato sera lui non è venuto a me. No l'è veniù da me, l'è andà dalla Rosina. No l'è veniù da me, l'è andà dalla Rosina. E ma perché son poverina mi fa pianger e sospirar. E ma perché son poverina mi fa pianger e sospirar. Mi fa piangere e sospirare sul letto dei lamenti. Mi fa piangere e sospirare sul letto dei lamenti. Che cosa mai diran le genti, cosa mai diran di me. Che cosa mai diran le genti, cosa mai diran di me. Diran che son tradita, tradita nell'amore. Diran che son tradita, tradita nell'amore. E ma perché chi piange il cuore, sempre sempre piangerà. E ma perché chi piange il cuore, sempre sempre piangerà.

6. IL MONOLITO : Sulle note di “Così parlò Zarathustra” di Richard Strauss, arriva sul palco di “Melodia in Bianco e Nero” il misterioso monolito di 2001 Odissea nello Spazio. Dal Monolito di Kubrick, entità divina aliena, simbolo della ragione e della conoscenza, scende il maestro Igor Stokansky che dovrebbe riportare ordine tra i musicisti. Il direttore d’orchestra si rivela in realtà un cialtrone, con un ego smisurato.

7. IL DIRETTORE D’ORCHESTA: Quello che fa un direttore d’orchestra durante il concerto è solo la punta dell’iceberg di un lavoro che comincia dal primo giorno di prove. La sera del concerto, il ruolo del direttore è solo formale e assume su di sé la responsabilità di essere una figura di riferimento per i musicisti, ad esempio per quanto

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riguarda gli attacchi e il tempo. Igor Stokansky è invece solo “egocentrica apparenza”, pretende di dirigere gli orchestrali, ma questi si ribellano dando vita ad un ridicolo caos musicale. In questa sezione della lezione concerto vengono proposti una serie di brani protagonisti di famose serie o caroselli televisivi, facilmente orecchiabili e riconoscibili. Interazione tra immaginario e musica. La musica come citazione cinematografica, televisiva e teatrale, autocelebrativa per gli orchestrali ribelli.

APPROFONDIMENTO: Manà Manà

SEQUENZA BRANI

Mah Nà Mah Nàautore: Piero UmilianiMah Nà Mah Nà (o Manàmanà, o come lo conoscete), lo stacchetto musicale d i v e n t a t o f a m o s o c o n i Muppets e poi riproposto in m i l l e a l t r e v e r s i o n i e o c c a s i o n i . L a c a n z o n e divenne nota con la prima puntata dei Muppets andata in onda negli Stati Uniti nel n o v e m b r e d e l 1 9 6 9 all’interno del programma televisivo americano per bambini Sesame Street, ma Slate spiega che la melodia era stata composta da un musicista italiano, Piero Umiliani, autore soprattutto di colonne sonore di film, e fu usata per la prima volta nel 1968 in una scena di un documentario sulla sessualità in Svezia: “Svezia: Inferno e Paradiso”, girato da Luigi Scattini.

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La famiglia AdamsCaroselloCuckoo Theme MusicGuardo gli asini che volano nel cielGuardo gli asini che volano nel cielPippo non lo saEternallyThe Muppet Show ThemeBrava BravaBecauseManà manà

Quando la colonna sonora del film sbarca in America alla Marks Music, diventa il brano guida del film. Resta però un problema. Non si può certo mantenere quel titolo così brutto (Sauna Svedese). Bisogna rinominare il brano, con un titolo che sia canticchiabile in tutto il mondo e facile da ricordare. Basta un altro ascolto al ritornello del tema per assegnare lì, al n. 136 West della 52 strada di New York City, i l nuovo titolo al pezzo, quell'indimenticabile e ritmato nonsense che è Mah-Nà Mah-Nà.

8. IL CAOS: Gli orchestrali, ormai senza freni, litigano per chi dovrà eseguire il prossimo pezzo: l’ouverture del Guglielmo Tell diventa la conta “Ponte ponente pontepì”. Il Maestro Igor Stokansky torna in scena, cerca di imporre l’ordine facendo suonare agli orchestrali K525 di Mozart e a questo punto il caos è totale…

APPROFONDIMENTO: Mozart, Serenata in sol maggiore K525

SEQUENZA BRANI:

Serenata in sol maggiore K525Eine kleine Nachtmusik (piccola serenata)compositore: MozartLa Piccola Serenata Notturna K. 525, che ha in sè lo spirito leggiadro e soave dell’antico Divertimento, risale all’agosto 1787. L’evocazione delle atmosfere notturne viene affidata ai sottili equilibri timbrici di una compagine di soli cinque archi: tutto appare semplice, felicemente ispirato e melodicamente fresco, ma si tratta di una semplicità conquistata con una sofisticatissima tecnica strumentale e per mezzo di un’abilità artistica mostruosa. La composizione si sviluppa nei t e m p i A l l e g r o , R o m a n z a , Minuetto, Rondò per una durata di circa 15 minuti,

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Guglielmo tell (ouverture)Ponte ponente pontepìK 525K 525Marcia alla Turca (reprise)K 525

Mozart: Wolfgang Amadeus Mozart è nato a Salisburgo il 27 gennaio 1791. E' stato un bambino prodigio: a 3 anni ha messo le manine sulla tastiera di un clavicembalo e sulle corde di un piccolo violino e a 6 anni ha iniziato a comporre (un minuetto per clavicembalo, il KV6) e a 7 sapeva già suonare benissimo entrambi gli strumenti.

In famiglia, del resto, il papà Leopold era un bravo musicista (suonava e insegnava

violino) e la sorella maggiore Nannerl era brava al clavicembalo. Il papà era anche il loro maestro per quanto riguarda le materie che oggi tutti i bambini imparano a scuola. Wolfgang però non era un bimbo serio serio, anzi... era piuttosto vivace. Aveva un cagnolino di nome Pimperl con cui giocava spesso e nelle lettere che scriveva (al padre, alla madre, alla sorella, ad alcuni amici...) amava fare battute e scherzi. Mozart era anche dotato di una memoria fuori dal comune: a 14 anni a Roma ascoltò un pezzo che veniva eseguito una sola volta all'anno al buio, il Miserere di Allegri, la cui partitura era custodita sotto chiave come fosse un segreto. Mozart lo ascoltò e riuscì a riscriverlo perfettamente.  Eseguiva brani alla perfezione dopo averli "studiati" solo una mezzoretta. Improvvisava su temi suggeriti dal pubblico, suonava bendato o con la tastiera coperta da un panno. Accompagnato dal padre e con la sorella, Mozart ancora bambino girò per tutta Europa e fece concerti davanti a uomini importantissimi, come l'Imperatore (a Vienna), il Re di Francia (a Versailles) e la famiglia reale d'Inghilterra (a Londra). Poi fece un lungo viaggio anche in Italia, fermandosi in alcune delle più importanti città come Milano, Torino, Roma, Parma, Bologna.Dopo un po' di anni passati in giro a viaggiare si fermò stabile a Vienna e compose tantissime musiche: concerti per vari strumenti (ben 23 per pianoforte poi flauto, flauto e arpa, corno, clarinetto, fagotto...), ben 52 sinfonie (tra le quali la Jupiter...), sonate, fantasie, opere liriche (Le Nozze di Figaro, Così fan tutte, Don Giovanni, Il Flauto magico...), musica sacra (le Messe, il Requiem...) e tante altre composizioni. A Vienna quando aveva 26 anni si sposò con Constanze. Il padre Leopold morì sessantasettenne nel 1787 e nonostante il rapporto complicato a Mozart il padre mancò molto fin da subito. Inoltre, poco dopo la morte del padre, anche la sua salute cominciò a vacillare e per lui iniziò un periodo davvero complicato. Era ossessionato dal sospetto che qualcuno volesse avvelenarlo.

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Il povero Mozart morì malato a soli 35 anni, nel dicembre del 1791. Una vita breve, ma molto intensa e che ha lasciato a tutti noi tanta musica meravigliosa che non morirà mai. La sua morte, come del resto la sua vita, è avvolta nel mistero e molto si è raccontato a proposito della Messa da Requiem lasciata incompiuta. Pare che gli fosse stata commissionata da un ricco signore, un certo conte Walsegg, che voleva rimanere nell'anonimato e forse, una volta ottenuta l'opera manoscritta di Mozart, spacciarla per opera sua e farla suonare alla messa in memoria della povera sua moglie, morta l'anno prima. Nel 1800 girò la falsa leggenda per cui la morte di Mozart fu causata da avvelenamento volontario da parte del musicista-rivale Antonio Salieri, invidioso del talento di Mozart... fantasie! Sta di fatto che Salieri morì in manicomio tormentato dalle accuse di essere l'avvelenatore di Mozart. I funerali di Mozart furono miseri e il suo corpo è stato sepolto nelle fosse comuni.

9. LA MELODIA: Ma l’ordine non si impone, gli orchestrali devono ritrovare da soli la “melodia”. Dal virtuosismo armonico, dal gioco ritmico, buffo, dispettoso, dissacrante alla melodia. Il percorso degli orchestrali rappresenta la vita stessa: la sperimentazione, la caricatura, la conflittualità, la voglia di apparire, la giustapposizione tra “essere e fare”, l’incessante ricerca di equilibrio. Nell’ultimo brano proposto, “Non Potho Reposare”, cantato a cappella, senza strumenti, gli orchestrali stessi sono “la musica”. Dopo tanto virtuosismo tutto sembra tornare al suo posto, lo spettatore è “spiazzato” per l’ultima volta nel momento finale: “in fin dei conti, fintanto che alla base riconosciamo una pulsazione su cui sincronizzare il nostro corpo e le nostre emozioni, tutto è musica.”

Non Potho Reposarecanzone tradizionale sardaNon potho reposare amore e coropensende a tie soe donzi momentu.No istes in tristura prenda e oroné in dispiacere o pessamentu.T’assicuro ch’a tie solu bramo,ca t’amo forte t’amo, t’amo, t’amo.

Non posso riposare, amore e cuore,sto pensando a te ogni momento.Non essere triste gioiello d’oro,né in dispiacere o in pensiero.Ti assicuro che bramo solo te,che t’amo forte t’amo, t’amo, t’amo.

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Amore meu prenda de istimares’affettu meu a tie solu est dau;s’are iuttu sas alas a bolare,milli bortas a s’ora ippo bolau;pro benner nessi pro ti saludare,s’attera cosa non a t’abbissare.

Amore mio, gioiello da stimare,il mio affetto a te solo e’ dato;se avessi avuto le ali per volare,mille volte all’ora avrei volato;per venire almeno a salutarti,o solamente per vederti.

Si m’esseret possibile d’anghelud’ispiritu invisibile piccabosas formas; che furabo dae chelusu sole e sos isteddos e formabounu mundu bellissimu pro tene,pro poder dispensare cada bene.

Se mi fosse possibile d’angelodi spirito invisibile prendereile forme; ruberei dal cieloil sole e le stelle e formereiun mondo bellissimo per te,per poter dispensare ogni bene.

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Il lavoro didattico sviluppato sulle idee progettuali di “Melodia in Bianco e Nero” ha coinvolto classi di primaria e di secondaria di primo grado dell’IC Via Padre Semeria. Il progetto è ancora in corso (e rimarrà in corso per tutti i docenti che vorranno documentare e condividere un loro contributo didattico). Le unità vengono aggiornate sul sito www.melodiainbiancoenero.it

L’IDEA DI “MELODIA IN BIANCO E NERO”METTERSI IN GIOCO

di Tiberio Pandimiglio

Un insegnante deve mettersi in gioco in prima persona; per essere convincente e coinvolgente deve diventare operativo nel dimostrare l'efficacia di ciò che sostiene. Perciò la cosa migliore che può fare è attingere al proprio vissuto e ai propri interessi per realizzare una personalizzata dimostrazione della sinergia effettiva tra realtà individuale e realtà collettiva. Che poi, in soldoni, significa portare un pezzo di vita vera a scuola. Io, nel mio orizzonte personale, riservo alla musica uno spazio speciale ed ingombrante dato che la pratico da ormai quarant'anni, e non riesco proprio ad evitare di riferirmi a lei come ad un modello non solo operativo, ma anche di comportamento sociale. Perché è un territorio neutro dove tutto è possibile: intraprendere le sfide più dure nel tentativo di primeggiare su tutti e vivere nel nome della competitività più sfrenata, rinchiudersi nel proprio giardino dell'eden e contemplare la beatitudine di un rifugio aureo, condividere generosamente le energie con altri per realizzare un'esecuzione e un ascolto che sia benessere comune. Credo che la maggior parte delle persone che hanno praticato con una certa intensità la musica abbiano sperimentato tutte queste ed altre varianti. Ed è un po' come aver interpretato o essersi adeguati a tanti ruoli sociali diversi, sperimentandone benefici, svantaggi e frustrazioni. A me piace pensare che la classe sia una Band. Non la mia band: l'insegnante è solo quello che suona da più tempo, che conosce la musica degli anni sessanta e settanta ed ha voglia di sentire dai giovani musicisti un po' di buona musica nuova mai ascoltata prima. Così nasce Melodia in Bianco e Nero, un testo musicale elaborato dalla scomposizione di un repertorio trasversale nei generi e nel tempo. Perché la musica è un continuo travaso di formulari ed espressioni tonali e matematiche che non ammettono barriere e pretendono di essere reinventate continuando a somigliarsi e a riecheggiare l'un l'altro. I temi - da quelli di Vivaldi fino a quelli dei Queen - sono stati scomposti e ricomposti inseguendo il buon umore, irridendo con affetto i protagonisti ed omaggiandone la grandezza, lasciando galleggiare e svolazzare le citazioni di tutto ciò che è cantabile o suonabile: dalla filastrocca al sinfonico, dalla suoneria del cellulare al classico del rock, una passerella caotica di tutto ciò abbiamo nelle orecchie, che appartiene alla memoria individuale, ma che si scopre collettiva. Nasce un testo nuovo che è raccolta disordinata di testi abituali e familiari, perché sulla tessitura musicale si scatena il potere evocativo della musica, il potere di rendere essenziale e rassicurante lo sforzo di un ascolto e di un'esecuzione fatta tutti insieme, si scopre la capacità di provare e suscitare la stessa emozione, la stessa risata e la stessa partecipazione personale. La musica, spogliata dei suoi orpelli

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storico-accademici, si mostra nuda e popolare, linguaggio dinamico da maneggiare con destrezza, ma senza paura, fatta di tanti mattoncini di lego pronti a raccontare le nostre espressioni emotive. In Melodia in Bianco e Nero, alunni e non, possono riconoscere l'impegno del fare senza paura di sbagliare, la voglia di prendere in giro sé stessi mentre si è indaffarati a districare una complessa partitura-mosaico buffa e seducente che racconta e rende fruibile in modo confuso, ma coinvolgente, la storia della musica e le emozioni che racconta. SVELARE I TRUCCHI

L'esecuzione delle musiche eseguite all'interno di Melodia in Bianco e Nero utilizza dei meccanismi precisi per suscitare il coinvolgimento emotivo dell'ascoltatore: - la dissacrazione dei protagonisti: da subito i musicisti si rivelano un po' cialtroni, un po' imbranati, un po' bambinoni. Nessun timore reverenziale, quindi, perché sul palco sostanzialmente si gioca. Perfino la comparsa del direttore d'orchestra non fa che diminuire la credibilità degli esecutori. - il contrasto ritmico: l'alternanza repentina dei tempi e dei ritmi impedisce l'assopimento dell'ascolto che è quindi sempre favorevolmente predisposto alla variazione. L'inversione e lo scambio dei tempi tra temi resi attigui, genera l'apprezzamento di una divertita e divertente giocolerìa che assimila famiglie di frasi musicali apparentemente eterogenee; un effetto analogo si ottiene talvolta anche rendendo fluidi temi con ritmi e tempi dissimili attraverso il dimezzamento della velocità di esecuzione, come avviene per il passaggio "morphing" da Take five a Popeye.

- le variazioni su tema: avvengono per "sconvolgimento" geo-storico e garantiscono sempre l'efficacia espressiva del tema. Il maltrattamento dell'Inno alla gioia in otto lingue e in otto generi musicali diversi, da un lato chiarisce la cristallina trasparenza delle definizioni etniche di un luogo attraverso l'identità musicale, dall'altro garantisce l'inattaccabile tenacia di un tema musicale che spicca per semplicità armonica e grandiosità espressiva. Uno dei monumenti incrollabile della musica di tutti i tempi, svela la sua natura: un canto melodico e lineare adagiato su una struttura armonica semplice e ordinata. L'elegante potere della semplicità: il coro dell'Inno alla gioia funziona esattamente come Imagine di John Lennon. - la frammentazione:

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le cesure tra i brani avvengono molto spesso in maniera irregolare, spezzando le misure in microunità di difficile esecuzione che non vengono percepite come virtuosismi, bensì come agguati sonori. I brani prendono alle spalle l'ascoltatore che è piacevolmente coinvolto dalla comparsa improvvisa di un brano ben noto in veste bizzarra: l'esecuzione dei brani proposti alla "lavagna" ne è l'esempio più convulso. - le citazioni: I richiami ad altre forme espressive (il cinema, il teatro, la pittura, i fumetti) incoraggiano sistematicamente la suggestione; l'esile trama dello spettacolo - citazione essa stessa dell'ingenua comicità del cinema muto - procede con un continuo manifestarsi sul palco di personaggi e "contenuti" richiamati dal brano eseguito. La realtà del concerto raccontato si confonde con le intrusioni surreali delle "epifanie" sceniche cancellandone il confine: la musica rende tutto possibile! - i dispetti musicali: le conflittualità trai brani, apparentemente clownistiche, nascondono, in realtà, un efficace processo dialettico votato non solo al divertissement, ma anche alla "consacrazione" dei topoi compositivi: il mix intrecciato quasi spontaneo tra l'aria "la donna è mobile" e il "libiamo ne' lieti calici" ci racconta una breve e ridicola lotta per la conquista del proscenio tra un tronfio tenore e un soprano alticcio, e nel contempo ci suggerisce molto chiaramente alcuni punti fermi dei procedimenti compositivi del loro autore. Esiste poi un gioco dispettoso più mirata all'individuazione degli schemi armonici ricorrenti e delle metriche melodiche multiformi: la sovrapposizione dei brani e l'interscambiabilità dei testi, come avviene per due brani popolari dalla genesi completamente distinta, ossia "Oh when the Saints go marchin'in" e "Quel mazzolin di fiori", che sono perfettamente sovrapponibili, previo adeguato adattamento ritmico, tanto da formare una composizione a canone incerto, e "disponibili" a scambiarsi il testo. È forse il meccanismo che meglio degli altri dimostra come lo smontaggio libero e il ricomponimento fantasioso di parti eterogenee o opposte, produce un risultato completamente diverso rispetto al punto di partenza. - Le caricature: riguardano, innanzi tutto, la gestualità, i tic, i luoghi comuni, le fisime degli interpreti della musica; ma sono da intendersi, in seconda battuta, come l'esasperazione del mondo dei suoni e dei rumori da inglobare scherzosamente nel mondo della musica compita: l'esecuzione di un brano al contrario, l'esecuzione di un brano a velocità doppia con intonazione alzata come se fosse un nastro registrato ed alterato, l'esecuzione di brani a singhiozzo come fossero riprodotti da un vecchio giradischi difettoso, l'imitazione di rumori inaspettati attraverso l'uso degli strumenti. In fin dei conti, fintanto che alla base riconosciamo una pulsazione su cui sincronizzare il nostro corpo e le nostre emozioni, tutto è musica.

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