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il Punt Fatti, notizie e riflessioni da Masterimpresa.it – Scuola d’Impresa www.masterimpresa.it - www.ilpuntomagazine.net . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 » Il web sociale e il numero di Dunbar Ovvero: quando le dimensioni contano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6 » L’arte del riciclo per Pasqua Il Punto di Fuga . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10 » La dematerializzazione dei documenti nell'università di Roma "Tor Vergata" . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13 » La prossemica: spazio fisico e mentale Il Punto Letterario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16 » La rete Enterprise Europe Network A che Punto è l'Impresa? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18 » Il mercato del vino in Italia Il Punto di Vista . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . MARZO 2015 Anno IX, Numero III Direttore responsabile: Agostino La Bella Redazione: Maria Assunta Barchiesi, Elisa Battistoni, Guendalina Capece, Silvia Ca- stellan, Marco Greco, Antonio Iovanella, Cristina Landi, Federica Lorini, Gianluca Murgia Progetto grafico, copertina e impaginazione: Silvia Castellan

il Puntilpuntomagazine.net/pdf/il-punto33.pdf · «Facebook, Twitter, LinkedIn, Google+, ... Oggi il vero colosso degli SNS è Facebook, che ha surclassato il successo di Myspace

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il Punt

Fatti, notizie e riflessioni da Masterimpresa.it – Scuola d’Impresa

 www.masterimpresa.it - www.ilpuntomagazine.net

                . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 » I l web soc ia le e i l numero d i Dunbar Ovvero: quando le dimensioni contano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

6 » L ’ar te de l r ic ic lo per Pasqua Il Punto di Fuga . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10 » La demater ia l izzaz ione de i document i ne l l 'un ivers i tà d i Roma "Tor Vergata" . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13 » La prossemica : spaz io f is ico e menta le Il Punto Letterario

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16 » La rete Enterpr ise Europe Network

A che Punto è l'Impresa?

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

18 » I l mercato de l v ino in I ta l ia Il Punto di Vista

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . MARZO 2015 Anno IX , Numero I I I Direttore responsabile: Agostino La Bella

Redazione: Maria Assunta Barchiesi, Elisa Battistoni, Guendalina Capece, Silvia Ca-stellan, Marco Greco, Antonio Iovanella, Cristina Landi, Federica Lorini, Gianluca Murgia

Progetto grafico, copertina e impaginazione: Silvia Castellan

   

   

   

   

   

 

il Punto Fisso pagina 2

 

IL WEB SOCIALE E IL NUMERO DI DUNBAR ovvero: quando le d imens ion i contano

i l Punto F isso , d i Agost ino La Be l la

Negli ultimi quindici anni abbiamo assistito a una crescente dipendenza dagli strumenti del cosiddetto “web sociale” sia dal punto di vista della socializzazione ricreativa, sia dal punto di vista della comunicazione aziendale. Fa-cebook, Twitter, LinkedIn, Google+, Flickr, Instagram e altre piattaforme disponibili sul web 2.0 rendono sempre più sfumata la sepa-razione tra il mondo reale e quello virtuale, e sembrano estendere enormemente la nostra capacità di stabilire e mantenere relazioni so-ciali. Le piattaforme social (SNS – Social Network Site) sono definite come servizi web che con-sentono agli individui di: (1) costruire un pro-filo pubblico o semi-pubblico all'interno di un sistema delimitato, (2) articolare una lista di altri utenti con cui condividono una connes-sione, e (3) visualizzare e navigare la propria lista di connessioni e le liste degli altri utenti all'interno del sistema. La chiave per il successo di un SNS a volte

risiede nella sua settorialità. Alcuni esempi: il popolarissimo LinkedIn (2003), specializzato nelle reti di contatti professionali e oggi lea-der in questo settore, nonché uno dei più po-polari SNS in assoluto; Flickr (2004), portale di image hosting attorno al quale si è costruita quella che è stata per anni la più grande com-munity mondiale di appassionati di fotografia, oggi al secondo posto dopo Instagram (2010); oppure Youtube (2005) portale di videosha-

«Facebook, Twi t ter , L inked In, Goog le+, F l i ckr , In-stagram e a l t re p iat ta forme dispon ibi l i su l web 2.0 rendono sempre p iù s fumata la separaz ione tra i l mondo rea le e que l lo v i r tua le , e sembrano estendere enormemente la nos tra capac i tà d i s tab i l i re e mantenere relaz ion i soc ia l i . »

il Punto Fisso pagina 3

 

ring e oggi SNS collegato ai profili Google+; LiveJournal, nato nel 1999 come portale di blogging, ed evolutosi in SNS grazie all'intro-duzione precocissima del sistema di "friend-ship" che ha creato una vera e propria rete so-ciale. Alcuni SNS sono costruiti intorno a in-teressi specifici e trovano il proprio mercato nei pubblici di nicchia, nella cosiddetta "coda lunga": CouchSurfing (2003), è dedicato allo scambio di ospitalità tra viaggiatori; LiveMo-cha (2007), sfrutta le potenzialità delle reti sociali per l'insegnamento reciproco di lingue straniere; deviantART (2000), è una comunità di artisti che condividono le proprie opere; Goodreads (2006) e Anobii (2006), sono de-dicati alla condivisione e recensione dei pro-pri scaffali di libri. Esistono addirittura portali che fanno del proprio essere comunità ad ac-cesso ristretto un punto di forza da ostentare a scopo promozionale, come Beautifulpeople (2002), SNS mirato agli appuntamenti online, che consente l'iscrizione solo a gente di bell'a-spetto (secondo il voto degli altri bellissimi iscritti). Oggi il vero colosso degli SNS è Facebook, che ha surclassato il successo di Myspace ma nasce nel 2004 proprio come SNS di nicchia:

un portale per mettere in contatto gli studenti dell'università di Harvard. Per la loro struttura di following reciproco, sono quasi sempre considerati SNS anche i portali di microblogging. Un microblog è, come suggerisce il nome, un blog in cui ven-gono pubblicati contenuti "piccoli". Lo stesso Facebook viene da molti considerato anche un portale di microblogging: viene usato per pubblicare piccoli contenuti (brevi status, immagini, link, video) che vengono visualiz-zati dagli utenti sulla propria home. Escludendo Facebook, i due maggiori portali di microblogging attualmente esistenti sono Tumblr e Twitter (cfr. figura 1). Il sistema di condivisione dei contatti porta facilmente a creare reti di grandissime dimen-sioni. Ma qual è la reale natura degli scambi che avvengono tramite queste piattaforme? Si determinano veramente nuovi rapporti inter-personali relativamente forti, o prevale quella che abbiamo definito la funzione di micro-blogging con condivisione di contenuti di pic-cola dimensione, quindi quasi sempre man-canti di un reale approfondimento?

                                                                                                               1  gennaio  2015.  

SNS Tipologia Data di lancio Rank Alexa1

Facebook Generale, microblogging febbraio 2004 2 Youtube Video sharing 2005 3 Twitter Microblogging luglio 2006 8 LinkedIn Contatti professionali maggio 2003 14 Instagram Photo sharing ottobre 2010 25 Tumblr Microblogging 2007 30 Flickr Photo sharing febbraio 2004 123 deviantART Art sharing agosto 2000 151 LiveJournal Blogging aprile 1999 175 Goodreads Recensioni di libri dicembre 2006 285 MySpace Generale agosto 2003 1.638 Classmates.com Generale 1995 4.960 CouchSurfing Viaggi e ospitalità 2003 5.027 aNobii Recensioni di libri 2006 29.995 Friendster Generale, social gaming 2002 31.620 LiveMocha Apprendimento di lingue settembre 2007 46.547 Beautifulpeople Appuntamenti 2002 103.626 Google + Generale giugno 2011 N.C.

Figura 1 – SNS ranking (Fonte: S. Castellan)

il Punto Fisso pagina 4

 

Diversi studi hanno dimostrato che anche chi ha migliaia di contatti in rete di fatto riesce a stabilire relazioni interpersonali in numero molto più ridotto. Il primo a studiare l’esistenza di eventuali limiti alla capacità umana di mantenere relazioni interpersonali stabili è stato Robin Dunbar, psicologo e an-tropologo evoluzionista inglese che, nel 1992, ha misurato la correlazione tra il volume della neocorteccia (ovvero quella porzione di cor-teccia cerebrale con sviluppo filogenetico più recente) e la tipica dimensione dei gruppi so-ciali in svariate classi di primati (cfr. figura 2). Estendendo questi risultati all’uomo si ot-tiene un limite biologico che vincola a 150 (numero di Durban) il numero massimo di contatti con cui si può avere un reale rapporto di scambio sociale all’interno di qualunque rete. La coesione sociale nei primati si realizza tramite il “grooming”, attività che però con-suma molto tempo. Nell’uomo la neocorteccia rappresenta il 90% del volume cerebrale ed è la sede delle capacità cognitive superiori, tra cui il linguaggio. Secondo alcuni antropologi, tra cui lo stesso Dunbar, il linguaggio si sa-rebbe evoluto nell’uomo come forma più effi-ciente del grooming per mantenere i contatti sociali. Senza il linguaggio, dice Dunbar, gli esseri umani avrebbero dovuto dedicare quasi metà del loro tempo a qualche forma di social grooming, il che avrebbe reso qualsiasi sforzo cooperativo o produttivo praticamente impos-sibile. La comunicazione verbale ha consenti-to alle società di rimanere coese, riducendo il bisogno di “intimità fisica”. Si potrebbe naturalmente sostenere che gli strumenti oggi disponibili, facilitando al mas-simo le relazioni, possano produrre un mondo

online in cui questi limiti sono rimossi. Per converso, tali strumenti potrebbero essere an-che interpretati come l’analogo di una calco-latrice, che rende più spediti e semplici i cal-coli ma non migliora le nostre capacità cogni-tive per la matematica. In effetti, studi sperimentali hanno dimostrato che un limite biologico esiste realmente anche nel mondo digitale: i risultati, a seconda dell’indagine, oscillano tra i 100 e i 300 con-tatti circa, numeri comunque non troppo di-versi da quello inizialmente proposto da Dunbar. Nessuno può tuttavia escludere che la digitalizzazione dei sistemi relazionali costi-tuisca un nuovo impulso evolutivo su scala filogenetica, verificabile quindi solo in un lontano futuro. Così, anche se avete migliaia di amici sulla vostra pagina Facebook, provate a fare un’onesta verifica sul numero di persone con cui avete stabilito una vera connessione reci-proca e con cui interagite sistematicamente, e

Figura 2 - La relazione di Dunbar

«Senza i l l inguagg io g l i esser i uman i avrebbero do-vuto ded icare quasi metà de l loro tempo a qua lche forma di soc ia l grooming, i l che avrebbe reso qual -s ias i s forzo cooperat ivo o produt t ivo prat icamente impossib i le . La comunicaz ione verba le ha consent i to a l le soc ie tà d i r imanere coese, r iducendo i l b isogno d i “ int imi tà f i s ica”»

il Punto Fisso pagina 5

 

vi accorgerete che sono relativamente pochi. Alcune organizzazioni hanno preso molto sul serio il numero di Durban, utilizzandolo per dimensionare la loro struttura in modo da te-ner conto di questo limite nella comunicazio-ne interpersonale. Tra gli esempi interessanti c’è la W. L. Gore & Associates, titolare del famoso marchio Gore Tex, i cui impianti pre-vedono un numero massimo di addetti pari a 150, al raggiungimento del quale si progetta e costruisce una nuova facility, anche molto prossima a quelle esistenti. Il Dipartimento della Difesa USA ha finanziato molti studi per ottimizzare il dimensionamento dei propri re-parti partendo proprio dal numero di Dunbar. E il governo svedese ha riorganizzato una par-te dell’amministrazione in moduli compatibili con tale limite. Il numero di Dunbar fornisce anche indica-zioni utili per impostare campagne di marke-ting virale, o progettare una campagna eletto-rale o di opinioni. Ad esempio, nel Blog citato tra i riferimenti viene proposta un’idea, pro-vocatoria ma interessante, per riorganizzare su questa base i meccanismi elettorali dei no-stri rappresentanti in parlamento. Gli elettori italiani aventi diritto di voto per la camera so-no 46.459.327, e alle ultime elezioni hanno votato in 28 circoscrizioni plurinominali in 61.446 sezioni. Se raddoppiassimo le sezioni e organizzassimo il voto in modo uninominale in ciascuna di esse, in ognuna si confronte-rebbero circa 370 cittadini, che si raggruppe-

rebbero con ogni probabilità in formazioni i cui partecipanti difficilmente supererebbero il numero di Dunbar: il rapporto tra la base e i candidati sarebbe quindi assolutamente diret-to. I 123.000 eletti dovrebbero confrontarsi in secondo turno sulla base di 350 distretti uni-nominali, eleggendo così 350 parlamentari, che sarebbero legati alla base elettorale da non più di due gradi di separazione. Questa è senza dubbio un’utopia, però può essere utile per ispirare una riflessione su un rinnovamen-to dei sistemi di voto che renda effettivo il collegamento tra i cittadini e i propri rappre-sentanti.

Agostino La Bella Riferimenti: • R. Dunbar (1998) The social brain hy-

pothesis. Evol. Anthrop. 6: 178-190. • S. Castellan (2015) I big data nell’analisi

previsionale: sfide, opportunità e implica-zioni. Tesi di dottorato in Ingegneria dell’Impresa.

• Hernando et Al. (2010) Unravelling the size distribution of social groups with in-formation theory in complex networks, The European Physical Journal B, pp 87-97.

• www.fabiomarinelli.ilcannocchiale.it

«. . .anche se avete migl ia ia d i am ic i sul la vostra pa-g ina Facebook , provate a fare un ’onesta ver i f i ca sul numero d i persone con cui avete stab i l i to una vera connessione rec iproca e con cu i interag i te s is tema-t icamente , e v i accorgerete che sono re la t ivamente poch i . »

il Punto di Fuga pagina 6

 

L’ARTE DEL RIC ICLO PER PASQUA I l Punto d i Fuga, di Guendal ina Capece

Dopo il Natale la Pasqua è una delle feste più importanti dell’anno e la principale festività del cristianesimo. In questo numero de “Il Punto” ci soffermeremo inizialmente sul si-gnificato della Pasqua e delle tradizioni legate a essa, per poi dare dei suggerimenti per un riciclo creativo legato a questa ricorrenza. La “pasqua”, il cui nome deriva dall’ebraico “pesah” ossia “passaggio”, celebra la libera-zione del popolo di Mosè dalla schiavitù in Egitto. A differenza del Natale, non viene ce-lebrata in una data fissa, ma cambia ogni an-no, sebbene rimanga invariata la consuetudine di festeggiarla di domenica. Vediamo il per-ché. Agli albori del Cristianesimo, la resurrezione di Gesù veniva ricordata e celebrata ogni do-menica. Successivamente, la Chiesa cristiana decise di celebrarla soltanto una volta l’anno, ma diverse correnti religiose dibatterono tra di loro per stabilire la data dell’evento. Le con-troversie terminarono con il concilio di Nicea nel 325 d.C., voluto dall’imperatore Costanti-no, in cui venne definita la “Regola di Pa-squa” che stabiliva che essa venisse celebrata

la prima domenica seguente la prima luna piena dopo l’equinozio di primavera, che ri-correva il 21 Marzo (è quindi sempre compre-sa tra il 22 marzo e il 25 aprile inclusi). La lu-na piena nella regola era la luna piena eccle-siastica, intesa come il 14° giorno delle fasi lunari dove il 1° giorno corrispondeva all’ecclesiastica luna nuova. Partendo dalla regola, la Chiesa di Alessandria d’Egitto sta-bilì che la Pasqua dovesse cadere la domenica seguente la prima luna piena di primavera, utilizzando per il computo il meridiano di Ge-rusalemme, luogo della morte e risurrezione di Cristo. Come molte altre festività e ricorrenze reli-giose, la festa si basa su antiche tradizioni pa-gane, poi adottate dalle varie culture religiose. È infatti legata anche al risveglio della natura. L’evento ha sempre avuto risonanze agresti e risale a un’antica celebrazione con cui veniva festeggiato l’arrivo della primavera tramite offerte di ringraziamento, tra cui le primizie dei campi, lo scambio di uova di gallina, veri e propri portafortuna contro pestilenze e care-stie, e sacrifici di agnelli, la cui carne veniva

«La fes ta d i Pasqua r isale a un ’ant ica ce lebraz ione con cui veniva festegg iato l ’ arr ivo de l la pr imavera t rami te of fer te d i r ingraz iamento, t ra cu i le pr imiz ie de i campi , lo scambio d i uova di ga l l ina , ver i e propr i por ta for tu-na contro pest i lenze e carest ie . . . »

il Punto di Fuga pagina 7

 

consumata con un pasto rituale. Oggi, come in passato, in occasione della Pasqua, troviamo sulla tavola le spighe di grano tramutate in pane, le uova e l’agnello, divenuti alimenti ca-ratteristici della Pasqua. L’uovo per la sua forma, la tonalità di colore e la perfezione della struttura, è da sempre stato un elemento fondamentale di miti e tra-dizioni. Ancestrale simbolo di vita, ha infatti percorso i millenni tra le civiltà offrendo fonti d’ispirazione ad artisti e pensatori. È stato un importante simbolo in numerose civiltà primi-tive, incluse quelle indiane ed egiziane. Si credeva, infatti, che l’Universo si fosse svi-luppato da un grande uovo e che le due metà del suo guscio corrispondessero al Cielo e alla Terra. I Romani affermavano «omne vivum ex ovo» ed erano soliti interrare un uovo nei loro campi quale rito propiziatorio per il buon esi-to del raccolto, o nelle fondamenta delle case per tenere lontano il male. L’uovo era anche associato con i riti della fer-tilità del periodo primaverile di molte popola-zioni pre-cristiane e indo-europee. Quindi l’uovo rappresenta dapprima la vita, poi la primavera e dunque la rinascita della Natura, andando poi a delinearsi, con l’avvento del cristianesimo, come simbolo della risurrezio-ne, ovvero della rinascita dell’Uomo. Il gu-scio rappresenta infatti la tomba dalla quale Gesù Cristo uscì vivo. L’usanza di scambiarsi le uova come simbolo di (ri)nascita è antichissimo e pare che i primi a rendere l’uovo protagonista di un gesto ce-rimoniale (e benaugurante) siano stati i Per-siani circa 5000 anni fa. La prima occasione ufficiale di dono delle uova risale al 1176, quando re Luigi VII rientrò a Parigi dopo la II crociata. Per festeggiarlo, il capo dell’Abbazia di St. Germain-des-Près gli donò metà dei prodotti delle sue terre, incluse una grande

quantità di uova, successivamente fatte distri-buire dal re al popolo. L’usanza di donare uova decorate con ele-menti preziosi è molto antica e già presente nei libri contabili di Edoardo I di Inghilterra, dove risulta annotata una spesa per 450 uova rivestite d’oro e decorate da donare come re-galo di Pasqua. Le decorazioni avevano lo scopo di impreziosire e di colorare le uova. Ma da dove deriva questa tradizione? Da una leggenda riguardante Maria Maddalena che narra di come, forte del privilegio di essere stata testimone della morte e della Risurrezio-ne di Gesù, chiese e ottenne un invito a un banchetto dell’imperatore Tiberio. Quando lo incontrò, custodiva un uovo nelle sue mani ed esclamò «Cristo è risorto!». Tiberio rise e dis-se che la resurrezione dalla morte di Gesù Cristo era probabile quanto l’uovo che teneva in mano diventasse rosso. Prima che finisse di parlare, l’uovo diventò rosso (a simboleggiare il sangue di Cristo) e così lei poté continuare a proclamare il Vangelo senza essere ostacolata. Nel XVIII secolo Luigi XIV, il Re Sole, chie-se ai suoi cuochi di svuotare le uova naturali per farle diventare “dolci”. I pasticcieri fran-cesi iniziarono così a riempirle con cioccolato, marzapane o con una mistura dei più diversi ingredienti dolciari. Le uova più preziose furono quelle del mae-stro orafo Peter Carl Fabergé, che nel 1883 ricevette dallo zar Alessandro la commissione per la creazione di un dono speciale per la za-rina Maria. Il primo uovo Fabergé fu realizza-to di platino smaltato bianco, si apriva per ri-velare un uovo d’oro che a sua volta contene-va un piccolo pulcino d’oro e una miniatura della corona imperiale. Gli zar ne furono così entusiasti che ordinarono a Fabergé di prepa-rare tutta una serie di uova da donare tutti gli anni.

« . . . l ’uovo rappresenta dappr ima la v i ta , poi la pr imave-ra e dunque la r inasci ta de l la Natura , andando po i a de l inears i , con l ’avvento de l c r ist ianesimo, come s im-bo lo de l la r isurrez ione, ovvero de l la r inasc i ta de l l ’Uomo.»

il Punto di Fuga pagina 8

 

Dalla fine del XIX secolo le uova di Pasqua non sono più racchiuse nel guscio dell’uovo di gallina, ma sono fatte totalmente di ciocco-lata e sono di diverse misure. Sono poi confe-zionate con incarti colorati e luccicanti. Ma passata la Pasqua e mangiato l’uovo di cioccolato, se vi chiedessi dove si butta l’involucro che ricopre le uova cosa risponde-reste? La risposta non è semplice, perché sembra carta ma non lo è; è scintillante e si potrebbe pensare sia alluminio, ma non è neanche quello; in parte è plastica, ma non del tutto. Questo involucro dalla composizione così complessa che ricopre le uova di Pasqua è un imballaggio non riciclabile, per la preci-sione un poliaccoppiato con uno strato plasti-co di polipropilene e quindi andrebbe buttato nella raccolta indifferenziata. Allora perché non riutilizzarlo in modo creativo? Gli incarti delle uova di cioccolato, così come anche la base di plastica e le capsule delle sorprese (anch’esse il più delle volte non biodegradabi-li né riciclabili a causa della loro composizio-ne mista) possono trovare nuova vita grazie al riciclo creativo. A partire da questi materiali si possono ottenere nuovi oggetti utili che possono essere impiegati più volte. Di seguito presentiamo alcune idee per un riciclo creati-vo delle confezioni delle uova di Pasqua. Ini-ziamo dall’involucro. Aquiloni

Con due bastoncini, colla ecologica e dello spago si può realizzare un personalissimo aquilone praticamente a costo zero che potrete divertirvi a far volare, magari durante la scampagnata di Pasquetta! Sarà sufficiente creare la struttura di base tramite l’incrocio di due bastoncini resistenti, ma il più possibile

sottili: una volta tagliata la carta a misura, si potrà realizzare la nervatura con dello spago teso tra le estremità dei bastoncini, creando il profilo esterno dell’aquilone. Lo spago potrà essere fissato con dei semplici nodi o della colla a caldo, con la quale si fisserà anche la carta dell’uovo lungo tutto il perimetro. Stri-sce rettangolari fini possono essere applicate a un estremo dell’aquilone per donare colore e vivacità. L’aggiunta di un lungo spago legato nel punto d’incrocio dei bastoncini complete-rà la realizzazione e renderà l’aquilone pronto per volare!

Festoni colorati Possono essere realizzati tagliando strisce ret-tangolari di carta dell’uovo di Pasqua, da pie-gare ad anello e da pinzare o incollare in mo-do tale da farne passare una dentro l’altra, creando una lunga catena da utilizzare per ogni occasione di festa. Carta e fiocchi regalo

Se l’incarto dell’uovo ha una fantasia che non rievoca direttamente la Pasqua, essendo colo-rato e resistente, è adatto a essere riutilizzato come confezione regalo. In alternativa si può ritagliare la carta a strisce e con una pinzatrice o della colla a caldo si fanno dei fiocchi o del-le coccarde da utilizzare per rifinire i pacchi

il Punto di Fuga pagina 9

 

regalo. Utilizzando poi entrambi i lati, quello esterno colorato e quello interno argentato, si possono ottenere coccarde diverse. Tovaglia Unendo gli incarti di più uova si possono formare tovaglie di varie forme e dimensioni. Magari da uti-lizzare per coprire il tavolo durante la pappa dei bam-bini più piccoli, oppure du-rante i lavoretti dei più grandi.

Segnalibri colorati Se non siete del tutto tech-nology-addicted e leggete ancora i libri cartacei, un’idea carina da realizza-re con le confezioni delle uova di Pasqua sono dei colorati segnalibri. Taglia-te a strisce larghe l’involucro delle uova e

posizionatele su dei cartoncini delle stesse dimensioni, sovrapponete le varie fantasie e il vostro segnalibro è pronto per essere utilizza-to! Sfere decorative L’involucro del-le uova di Pa-squa può essere utilizzato per realizzare la par-te interna di sfe-re decorative trasparenti da utilizzare per i futuri addobbi dell’albero di Natale o di Pasqua. Basta ta-gliare la carta a strisce più o meno larghe che vanno inserite all’interno di sfere o uova di plastica trasparenti. Rifinendo la sfera con un nastro o con delle strisce della stessa carta, si possono realizzare delle decorazioni originali per le successive festività. E ora delle idee per il riciclo creativo della base e delle capsule di plastica dell’uovo:

Porta candele Con la base delle uova di Pasqua o con le capsule che contengono la sorpresa si possono realizzare dei porta candele. È possibile riem-pire i contenitori di plastica con della cera da sciogliere a bagnomaria o con delle candeline già pronte e, per ottenere un effetto decorativo, si possono successivamente dipingere le basi o le cap-sule a seconda dei vostri gusti e della vostra fanta-sia. Vaso e mini-serra La capsula di plastica che contiene la sorpresa dell’uovo di cioccolato può diventare un sim-patico vaso: basta infatti forarla sul fondo per trasformarla in un vasetto per coltivare le vo-stre piantine. Se poi utilizzate anche il coper-chio della capsula, potete ottenere una deli-ziosa mini-serra.

Maracas Le capsule delle uova di Pasqua sono perfette per realizzare le maracas. Basta riempirle con semi, riso o sassolini e creare i manici con dei legnetti o rocchetti di plastica.

Infine, per auguravi una Buona Pasqua all’insegna del riciclo creativo ho scelto l’imponente “Easter Egg” di Palo Alto in Cali-fornia… Buona Pasqua!

Guendalina Capece

il Punto Scientifico pagina 10

 

LA DEMATERIALIZZAZIONE DEI DOCUMENTI NELL'UNIVERSITÀ DI ROMA "TOR VERGATA" i l Punto Sc ient i f i co , d i A lessandro S i lvestr in i

ll tema della dematerializ-zazione dei documenti pro-dotti nell’ambito dell’attivi-tà della Pubblica Ammini-strazione è centrale all’in-terno dell’azione di Rifor-ma ormai da diverso tempo. Si tratta effettivamente di un esempio notevole di “cambiamento” tecnico e organizzativo, indotto soprattutto dalla dispo-nibilità di nuove tecnologie. Per comprendere la rilevanza dell’argomento, basti pensare alla mole di lavoro inerente la gestione e il tratta-mento di documenti, fascicoli e archivi interni e come questo sia una forma di core business nelle P.A. in termini di processi time consu-ming. Il numero di documenti/anno gestiti nel Pubblico è, infatti, nell’ordine di centinaia di milioni e le risorse umane e finanziarie im-piegate si contano nelle decine di migliaia con un costo di miliardi di Euro. Il primo passo verso un trattamento organico del problema è stato affrontato dallo Stato at-traverso il Codice dell’Amministrazione Digi-

tale (CAD, D.Lgs. n. 82/2005) il quale ha traccia-to il quadro normativo entro cui deve attuarsi la digitaliz-zazione della Pubblica Am-ministrazione. Nello specifi-co l’Art. 42 del CAD sanci-sce che “Le pubbliche am-ministrazioni valutano in termini di rapporto tra costi

e benefici il recupero su supporto informatico dei documenti e degli atti cartacei dei quali sia obbligatoria o opportuna la conservazione e provvedono alla predisposizione dei conse-guenti piani di sostituzione degli archivi car-tacei con archivi informatici, nel rispetto del-le regole tecniche adottate.” Al fine di dare nuovo impulso al CAD nel 2009 è stato varato il Piano e-gov 2012 dal Ministero per la P.A. con lo scopo di definire i settori strategici e un insieme di progetti di innovazione digitale da perseguire entro il termine temporale del 2012. Punto di partenza del progetto consiste nel portare a compimen-to l’applicazione del Codice dell’Amministra-

il Punto Scientifico pagina 11

 

zione Digitale, sia attraverso un miglior uti-lizzo delle dotazioni informatiche già esistenti, sia con nuovi investimenti ICT, per consentire una riduzione importante degli oneri ammini-strativi per i cittadini. Altri interventi importanti sono stati la Finan-ziaria 2008 che ha stabilito che la fatturazione nei confronti dello Stato debba avvenire esclusivamente in forma elettronica (il D.M. n. 55/2013 ha fissato la decorrenza degli obbli-ghi di utilizzo) e le Regole Tecniche di fine 2013 che hanno introdotto operativamente le tematiche inerenti sia il sistema di conserva-zione dei documenti che il protocollo infor-matico (D.P.C.M. n. 03/2013). L’Università di Tor Vergata ha da tempo av-viato una serie di iniziative per recepire i vari cambiamenti normativi. Attraverso l’istituzio-ne del “Comitato istruttorio per il controllo di gestione e la dematerializzazione dei docu-menti” sono state intraprese diverse azioni di ammodernamento e razionalizzazione dell’A-teneo. Tra i principali progetti portati avanti dal Co-mitato possiamo annoverare: • Verbalizzazione elettronica; • Manuale di protocollo informatico; • Manuale di conservazione documentale; • Fatturazione elettronica. La verbalizzazione elettronica consiste nel progetto di dematerializzazione della verba-lizzazione degli esami da parte dei docenti. Questo processo ricopre un’importanza stra-tegica per l’Ateneo in quanto automatizza il processo di caricamento degli esami sostenuti, all’interno dell’Anagrafica Nazionale degli Studenti. In base alle ultime riforme in ambito universitario, dalla riforma della l. 240/2010, fino ai D.M. del 4 novembre e 9 dicembre 2014 inerenti l’introduzione ufficiale del co-sto standard all’interno dei criteri di riparti-zione del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) 2014, abbiamo osservato come il con-teggio e la trasmissione sia del numero degli studenti in corso che dei crediti formativi uni-versitari (CFU) erogati, rivesta un ruolo fon-

damentale nel computo dei fondi assegnati all’Ateneo dal MIUR. Il progetto è stato suddiviso in una prima fase di test che ha riguardato i soli dipartimenti di Ingegneria, e in una seconda fase di amplia-mento delle procedure. Da gennaio 2014, con il supporto degli applicativi sviluppati ad hoc dal Centro di Calcolo d’Ateneo, sono stati coinvolti nella sperimentazione 150 docenti e registrati elettronicamente oltre 2400 esami. Inoltre il sistema sviluppato è stato allineato con altri tool utilizzati per la programmazione didattica, come ad esempio l’applicativo GOMP sviluppato da Be Smart, un gestionale web per la composizione dell’offerta formati-va. Al momento il progetto è nella fase di ampliamento a tutto il personale docente dell’Ateneo con l’obiettivo di completare la copertura totale (tranne che per alcune piccole aree esenti) entro luglio 2015. Il Manuale di Protocollo Informatico, svi-luppato per l’adeguamento dei processi interni d’Ateneo ai nuovi dettami della normativa emanata a fine 2013, è un progetto che preve-de, tra le altre cose, la reingegnerizzazione dei processi di gestione dei documenti in entrata e in uscita di tutte e 49 le Aree Organizzative Omogenee (AOO) individuate all’interno dell’Università di Tor Vergata. Il processo di reingegnerizzazione è stato articolato nelle seguenti fasi: 1) fase di analisi dei processi di protocollazione (AS IS); 2) identificazione di possibili alternative per automatizzare il pro-cesso; 3) scelta della soluzione da implemen-tare in base a una matrice costi/benefici; 4) reingegnerizzazione dei processi (TO BE); 5) formazione del personale interno per l’adeguamento alle nuove procedure. Il piano di lavoro è partito con una prima fase di studio dei processi di protocollazione attua-li (AS IS) all’interno dell’amministrazione centrale. A tal scopo di grande utilità è stato il progetto di crowdmapping dei processi interni illustrato nel numero 25 de Il Punto. Grazie a questo lavoro sono stati individuati i task cri-tici da modificare o per esigenze normative o a causa di inefficienze di processo. Nella fase 2 sono state analizzate le varie alternative software da implementare per la gestione do-

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cumentale automatizzata. In seguito a un’analisi dei costi/benefici dei vari tool, nella terza fase è stato individuato come soluzione il software TITULUS prodotto da KION. Questo prodotto, oltre a essere perfettamente compliance con la nuova normativa, offre una gestione integrata delle varie operazioni di protocollazione e gestione documentale trami-te elaborazione in workflow. Inoltre questo strumento permette la classificazione dei do-cumenti tramite il titolario Titulus 97, uno standard elaborato da un gruppo interistitu-zionale e oggi tra i più usati nelle varie uni-versità italiane. Nella quarta fase sono stati coinvolti i vertici d’Ateneo per condividere possibili alternative di razionalizzazione dei processi. Infine nell’ultimo step, a oggi in via di programmazione, verranno formati i vari responsabili operativi delle varie AOO all’implementazione delle nuove procedure. Lo sviluppo del Manuale di conservazione documentale, ha permesso all’Ateneo di ade-guare i propri sistemi e processi interni alle nuove Regole Tecniche 2013 per la conserva-zione dei documenti nelle Pubbliche Ammini-strazioni. Sono state definite all’interno del Manuale le procedure e le tecniche inerenti l’intero ciclo di gestione documentale. Nello specifico, il Manuale descrive le competenze, i ruoli e le responsabilità degli attori coinvolti nel processo, l’implementazione delle opera-zioni di conservazione e gli aspetti gestionali per arrivare alla produzione del dispositivo contenente la documentazione digitale, il pro-cesso di apposizione della firma digitale, della marca temporale e tutti gli aspetti procedurali inerenti la registrazione dei dispositivi sostitu-tivi, le procedure di verifica dei documenti e la gestione delle copie di sicurezza. Il processo di implementazione del nuovo si-stema di conservazione documentale è stato

articolato in due fasi: nella prima l’attività è stata incentrata sullo sviluppo del sistema per l’archiviazione e conservazione dei nuovi do-cumenti digitali; nella seconda, a oggi in via di definizione, le operazioni si concentreranno sull’archiviazione dello storico e la realizza-zione delle procedure di conservazione sosti-tutiva dei documenti. Attraverso l’adeguamento agli standard della nuova normativa l’Università di Tor Vergata ha come obiettivo parallelo la possibilità di ottenere la certificazione AgID come istituto di conservazione documentale per enti terzi. Il progetto per la fatturazione elettronica, infine, si è reso necessario per adeguarsi alla normativa introdotta con la finanziaria 2008 (L. 244/2007) che, insieme a ulteriori norme, ha reso obbligatorio dal 6 giugno 2014 per i fornitori della P.A. l’emissione del documento in modalità elettronica. Anche qui è stato ne-cessario introdurre degli applicativi per l’automazione del processo e corsi di forma-zione del personale per il corretto utilizzo. È evidente come la P.A., attraverso una rapida serie di iniziative normative, abbia voluto ac-celerare per completare il quadro regolamen-tare che garantirà digitalizzazione e semplifi-cazione dell’azione amministrativa. La parola ora passa ai vari enti, tra cui appunto gli Ate-nei, che dovranno adeguarsi quanto prima alle nuove Regole Tecniche tenendo in considera-zione non tanto le tempistiche di recepimento programmate nei vari decreti attuativi del CAD quanto i necessari bisogni di accessibili-tà e fruizione dei servizi informatici per con-seguire appieno l’amministrazione digitale.

Alessandro Silvestrini

« I l numero d i document i /anno gest i t i ne l Pubbl ico è nel l ’ord ine di cent ina ia d i mi l ion i e le r isorse umane e f inanziar ie imp iegate s i contano ne l le decine di mi-g l ia ia con un costo di mi l iard i d i Euro.»

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LA PROSSEMICA: SPAZIO FIS ICO E MENTALE I l Punto Let terar io , d i Feder ica Lor in i

Edward Hall, l’antropologo statunitense che ha coniato il termine prossemica, definisce questa disciplina «lo studio di come l’uomo struttura inconsciamente i microspazi – le di-stanze tra gli uomini mentre conducono le transazioni quotidiane, l’organizzazione dello spazio nella propria casa e negli altri edifici e infine la struttura delle sue città» (La dimen-sione nascosta - Bompiani). Esattamente come succede nel mondo anima-le, anche noi quotidianamente agiamo un no-stro territorio, sia esso lavorativo, domestico, turistico, ludico etc., all'interno del quale ci muoviamo e ci comportiamo secondo regole ben precise e che molto dice di noi e del rap-porto che istauriamo con l'altro. Sostanzialmente la distanza in base alla quale l'uomo regola i rapporti interpersonali è detta spazio prossemico o bolla prossemica. Si trat-ta, naturalmente, di uno spazio mentale che esiste nella nostra mappa del mondo e viene convenzionalmente quantificato in una di-stanza circolare il cui raggio misura, più o meno, dai settanta ai cento centimetri. Ognu-no di noi, nella maggior parte del proprio tempo, adotta comportamenti che consentano di salvaguardare tale spazio vitale (si pensi ad esempio ai comportamenti che adottiamo qua-si inconsapevolmente su un treno o un pull-man volti a dissuadere gli altri a entrare o a sedersi vicino a noi come rimanere in piedi o rovistare nelle cappelliere o ancora dissemina-re i nostri bagagli nei posti rimasti liberi).

In realtà lo spazio prossemico è estremamente variabile e fortemente condizionato da fattori personali e culturali: le popolazioni europee, asiatiche e indiane sono, ad esempio, caratte-rizzate da una cultura della distanza ma lo spazio pubblico può diventare privato, al con-trario nelle popolazioni arabe, sudamericane e latine domina la cultura della vicinanza seb-bene esista una netta differenziazione tra spa-zio pubblico e spazio privato. Gli studiosi di comunicazione sono arrivati a distinguere quattro diverse distanze prossemi-che: • La distanza intima che va da 0 a 45 cen-

timetri circa e che è appunto quella che si istaura, ad esempio, con il partner. A tale distanza si può percepire tutto dell'altro: il calore, l'odore, le sue emozioni, i suoi sguardi. Il tono di voce è caldo ma basso.

• La distanza personale che va da 45 a 70/100 centimetri è quella adottata da amici o comunque da persone che prova-

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no attrazione verso l'altro. La distanza personale permette il contatto fisico, una grande compli-cità di sguardi ma non la sfera più in-tima legata alla pura sensorialità.

• La distanza sociale che va dai 120 ai 200 centimetri vie-ne, invece, adottata negli affari imper-sonali ed è di solito mantenuta negli in-contri occasionali o durante i convenevoli. La distanza sociale all'interno di un grup-po lavorativo può rivelare molte cose: a questa distanza, ad esempio, un dirigente può, rivolgendosi a un suo impiegato, co-municargli tutto il potere che il proprio ruolo gli conferisce solo guardandolo dall'alto in basso.

• Per finire c'è la distanza pubblica che va dai 200 centimetri in su ed è quella che ci inserisce in un vero e proprio ambiente più che a contatto con qualcosa o qualcu-no. È il caso di riunioni formali o eventi ai quali assistiamo come pubblico. In queste occasioni la disposizione dei corpi nello spazio esprime anche il diverso tipo di re-lazione sociale che è in atto di volta in volta. Gli individui, infatti, organizzeran-no lo spazio circostante come spazio so-ciale secondo i diversi status di apparte-nenza, attraverso relazioni di uguaglianza o di disuguaglianza alle quali corrisponde-rà un modo di disporsi simmetrico o asimmetrico, oppure scaturiranno tenden-ze all'avvicinamento o all'allontanamento.

È curioso notare come a ogni distanza corri-sponda una diversa percezione e come tale percezione prossemica si ribalti a seconda dei rapporti con l'altro: se un perfetto sconosciuto, o un collega poco gra-dito si avvicina la cosa ci infastidisce, al con-trario nel rapporto in-timo l'avvicinamento viene vissuto con pia-

cere mentre l'allontanamento non genera sol-lievo bensì sofferenza. La prossemica è chiaramente influenzata da tanti fattori: lo status sociale dell'altro, fattori etnici, comportamentali, stati d'animo e così via. Lo status di colui che abbiamo di fronte, ad esempio, influenza la dimensione della zona personale: tanto più elevata è la posizione so-ciale o lavorativa, tanto più ampia sarà la sua sfera prossemica e la libertà di azione. Ad esempio alti dirigenti o alte cariche dell'eser-cito reputano normale, se non doveroso, vio-lare la distanza intima dei propri subordinati. O ancora una persona particolarmente estro-versa, per carattere, lavoro o cultura, tenderà più facilmente a violare lo spazio prossemico dell'altro il quale a sua volta, potrà rispondere in modo differente. Una persona nervosa mo-strerà di tollerare meno degli altri tale viola-zione, una persona triste o depressa potrebbe non accorgersene neanche, mentre una perso-na serena, felice o semplicemente espansiva troverà tale violazione addirittura piacevole. La distanza che siamo soliti creare tra noi e gli altri è anche influenzata da vissuti perso-nali (una persona che ha subito violenza ten-

«Esat tamente come succede ne l mondo an imale, an-che noi quot id ianamente ag iamo un nostro ter r i to-r io , a l l ' in terno de l qua le c i muov iamo e c i compor-t iamo secondo rego le ben prec ise e che mo lto d ice d i no i e de l rapporto che is taur iamo con l 'a l t ro. »

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derà a essere particolarmente sensibile all'av-vicinamento dell'altro), dal sesso (è scientifi-camente provato che le donne preferiscano un avvicinamento frontale mentre gli uomini quello laterale) o dall'ambiente nel quale ci troviamo ad agire (un ambiente particolar-mente opprimente e minaccioso rende le per-sone più circospette e aggressive). La prosse-mica è infatti molto legata al concetto di terri-torialità intesa come vera e propria area geo-grafica che assume risvolti e significati psico-logici ben precisi nel corso degli scambi co-municativi. Naturalmente esiste un territorio pubblico e un territorio domestico. Nel primo ognuno di noi ha libertà di accesso ma tale accesso è regolato da norme, vincoli ufficiali e vere e proprie sanzioni in caso di trasgres-sione. Nel territorio domestico entriamo in contatto solo con persone che conosciamo be-ne e quindi ci muoveremo con un maggior senso di libertà e senso di agio. Oltre al binomio vicinanza/ distanza sono sta-te riconosciute come dimensioni significative del comportamento spaziale anche altri fattori quali: • l'altezza tra due o più interlocutori (che

può variare stando in piedi, utilizzando scarpe con il tacco, modificando la propria postura);

• l'angolazione con la quale due persone si pongono nello spazio e che denuncia una maggiore o minore intimità ma anche un maggiore o minore grado di interesse;

• il movimento nell'ambiente fisico come succede ad esempio con l'occupazione dei posti a una riunione o a un evento azien-dale oppure nel decidere se rimanere se-duti dietro la scrivania o fare il giro e an-dare incontro agli interlocutori.

Tutti questi dati, queste sfumature, contribui-scono a mettere in crisi la convinzione che si possa far riferimento a una medesima espe-rienza sensoriale e comunicativa che accomu-ni indistintamente tutti gli uomini. Come ab-biamo visto, sebbene brevemente, l'esperienza prossemica vissuta da ciascun individuo è profondamente caratterizzata dalla cultura di appartenenza oltre che dalla lingua e dal vis-suto personale. Chiuderei questo ciclo di articoli dedicati alla comunicazione con una frase di Cesare Pave-se che sento molto mia e che recita così: «Tut-to il problema della vita è dunque questo: co-me rompere la propria solitudine, come co-municare con gli altri!»

Federica Lorini

« È cur ioso notare come a ogn i d istanza corr ispon-da una d iversa percez ione e come ta le percez ione prossemica s i r iba lt i a seconda de i rapport i con l 'a l t ro : se un per fe t to sconosciu to, o un col lega po-co gradi to s i avv ic ina la cosa c i infast id isce , a l con-t rar io ne l rapporto int imo l 'avv ic inamento v iene v is-suto con piacere mentre l 'a l lontanamento non gene-ra sol l ievo bensì so f ferenza.»

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LA RETE ENTERPISE EUROPE NETWORK A che Punto è l ' Impresa? , d i G iovanna Ferraro

 Da gennaio 2015, il Dipartimento di Ingegne-ria dell’Impresa rappresenta l’Università di Tor Vergata come membro della rete europea di trasferimento tecnologico e innovazione, Enterprise Europe Network (EEN). Il network, finanziato dalla Commissione Eu-ropea, agisce come una rete di intermediari (600 organizzazioni presenti in 54 paesi) spe-cializzati su diverse tematiche legate al sup-porto della competitività delle PMI e alla ri-cerca di partner scientifici e tecnologici per i ricercatori. Ogni organizzazione ha competenza a livello regionale. In particolare, si prevedono le seguenti attivi-tà: Visite in azienda e audit tecnologici. Il primo passo è costituito da un incontro con l'impresa - generalmente una breve visita – durante la quale si illustrano i servizi offerti dalla rete, in ambito sia regionale che interna-zionale, mentre l'imprenditore presenta le at-tività e gli aspetti più significativi dell'azienda.

È possibile realizzare anche mini-audit per un esame più approfondito delle tecnologie dell'azienda e dei fabbisogni di innovazione. Indipendentemente dagli sviluppi successivi, c’è l’impegno a mantenere la riservatezza sul-le informazioni raccolte.

« I l network, f inanzia to da l la Commiss ione Europea, agisce come una rete d i in termed iar i (600 organ izza-z ioni present i in 54 paesi) spec ial izzat i su d iverse te-mat iche legate a l supporto de l la compet i t i v i tà de l le PMI e a l la r icerca di par tner sc ient i f i c i e tecnolog ic i per i r i cercator i . »

A che Punto è l'Impresa? pagina 17

 

Identificazione del profilo tecnologico. In questa fase, viene identificata la richiesta e/o l’offerta di tecnologia da promuovere ver-so altre imprese, università e centri di ricerca a livello internazionale e si procede alla valu-tazione dell’ ambito tecnologico e territoriale più appropriato e promettente. Con la richiesta di tecnologia si cerca una so-luzione tecnologica che possa rispondere a una problematica dell’azienda e che permetta di rendere i prodotti più innovativi e competi-tivi. L’offerta riguarda la possibilità di promuove-re una propria tecnologia innovativa al fine di trovare potenziali partner industriali interessa-ti a inserirla nel proprio prodotto o nel proprio mercato. Questo strumento è utile per le im-prese che intendano testare la propria tecno-logia in altri paesi, o che siano alla ricerca di nuovi mercati applicativi. Da questo scambio possono scaturire accordi di licenza dei propri brevetti, accordi di tipo commerciale con assistenza tecnica, accordi di collaborazione tecnologica per l’implementazione di applicazioni industriale e joint venture. Ricerca partner. Una volta individuati i bisogni tecnologici specifici di un'impresa o le sue tecnologie da promuovere e l'ambito tematico e territoriale di riferimento, si cerca di individuare gruppi di ricerca o imprese che possano contribuire alla soluzione del problema o essere interessa-ti alle tecnologie promosse. Nell’ambito delle attività di ricerca partner, c’è anche l’identificazione di potenziali part-ner internazionali per partecipare a bandi eu-ropei.

Assistenza e consulenza. Una volta identificato il partner più opportuno si accompagna l'impresa nella gestione dei primi contatti consigliandola sulla migliore strategia durante i successivi approfondimenti. Organizzazione di “brokerage event” e “company mission”. Le giornate di intermediazione tecnologica o brokerage event sono eventi organizzati in occasione delle principali manifestazioni in-ternazionali di settore dalla rete Enterprise Europe Network per favorire l’incontro tra domanda e offerta di tecnologie e know-how innovativi. Queste giornate si compongono di incontri bi-laterali tra i partecipanti: PMI, centri di ricer-ca, università e offrono una duplice opportu-nità: • promuovere o ricercare tecnologie a livel-

lo europeo; • incontrare potenziali partner tramite in-

contri bilaterali concordati anticipatamen-te con soggetti selezionati sulla base delle offerte/richieste di tecnologia che hanno inserito in catalogo.

Le company o cluster mission sono degli eventi più piccoli ma con le stesse finalità e non meno efficaci dei brokerage event e av-vengono attraverso uno scambio di visite tra i soggetti appartenenti a due determinati di-stretti permettendo una reciproca conoscenza e auspicando l’avvio di collaborazioni tecno-logiche.

Giovanna Ferraro

Maggior i info: Responsabi le de l proget to Prof . V incenzo Tagl ia ferr i Referente de l progetto dr . G iovanna Ferraro Contat t i : een@uniroma2. i t S i to web: h ttp:/ /een.ec .europa.eu  

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IL MERCATO DEL VINO IN ITALIA Sugger iment i per i consumator i i l Punto d i V is ta , d i Ado l fo Lagat to l la

Quello che vi presento è il frutto delle fatiche e delle ricerche di un vecchio informatico amante del vino. Lontano dal voler essere un palato finissimo o un esperto sommelier, es-sendo bensì un semplice consumatore di buon vino, mi sono posto il problema di come tro-vare, e quindi poter assaggiare, i migliori vini nell'ampio per non dire sconfinato mondo del-la produzione vinicola italiana. Dopo i primi timidi tentativi ho abbandonato alcuni classici criteri di ricerca a partire dal «tanto più è caro tanto più è buono» che di-verse delusioni ha arrecato, soprattutto al mio portafoglio, per passare attraverso alcune gui-de o pubblicazioni di esperti famosi, impie-gando molto tempo senza risultati convincenti, e scoprendo che molto spesso le informazioni sulle etichette sono incomplete. Da qui l’idea di costruire un database in cui ho caricato tutte le etichette che almeno una volta erano state citate e valutate dalle varie fonti di informazione utilizzate (una decina), dotandole di tutte le informazioni necessarie, reperite spesso su Internet, e riportando, sem-pre per ogni etichetta, i giudizi formulati dagli esperti e le opinioni e le esperienze di molti produttori. Ho quindi combinato tutti i dati riuscendo a stilare per ogni etichetta introdot-ta una qualifica globale, depurata da qualun-que singola influenza (se un vino compare è perché in tanti lo hanno giudicato positiva-mente). La valutazione globale è espressa in “Araldi”, da un massimo di 7 a un minimo di 1. Ovviamente tanto più numerosi sono i giu-

dizi positivi espressi tanto più alto sarà il pun-teggio in Araldi. Diverse persone hanno interrogato il Database, e le indicazioni ricevute non sono state mai disattese dalla realtà. È quasi superfluo sotto-lineare che tutto questo lavoro non serve per scoprire che il Sassicaia, o il Brunello Biondi Santi, o il Barolo Monfortino di Giacomo Conterno o il Barbaresco Gaja o l’Amarone sono vini eccezionali: questi e diversi altri so-no i fiori all’occhiello della produzione italia-na, non hanno certo bisogno di queste ulterio-ri certificazioni. Tuttavia il database risulta estremamente utile per scovare quelle etichet-te, meno conosciute, che vale la pena di as-saggiare. Nella versione attuale, aggiornata al 2014, il Database contiene circa 12.500 etichette per circa 4.000 produttori, tutti italiani. Non si corre il pericolo di essere smentiti se si affer-ma che con queste dimensioni il database è rappresentativo del mercato italiano: e, come ben si sa, il patrimonio di informazioni conte-nuto e la facilità di interrogarlo forniscono in-dicazioni originali e di sicuro interesse, so-prattutto per i consumatori. Si presentano di seguito i risultati di alcune elaborazioni. Per ogni Regione sono stati cal-colati il prezzo medio di vendita e la valuta-zione media ottenuta per tutte le etichette pre-senti. È stato quindi calcolato un indice com-plessivo dando al prezzo un peso superiore del 25% a quello della valutazione (criterio del tutto arbitrario, ma quasi certamente con-diviso dai consumatori).

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Toscana, Piemonte e Veneto agli ultimi posti! Si tratta di un dato sorprendente! A parte la grande numerosità delle etichette, incidono su questo risultato i prezzi elevati e la presenza di diversi giudizi negativi, maggiori che in al-

tre Regioni, che abbassano naturalmente la media qualitativa. Si è quindi proceduto a porre un limite di 25 Euro, per verificare quanto possa aver inciso la presenza dei su-per-vini Toscani Veneti e Piemontesi. Risulta:

 

 

TUTTI I VINI ROSSI

REGIONE Numero Etichette

Prezzo Medio (Eu)

Valutazione Media

Indice pesato

Molise 13 14 151 560 Calabria 61 13 110 481 Sardegna 166 16 110 472 Basilicata 75 21 117 471 Abruzzo 189 14 93 444 Marche 153 18 98 442 Puglia 322 13 88 437

Trentino Alto Adige 367 17 92 433 Sicilia 387 15 88 431

Umbria 148 19 93 429 Lombardia 273 15 81 417

Lazio 116 12 75 414 Valle d'Aosta 69 15 77 409

Emilia Romagna 203 13 73 407 Campania 215 18 80 406 Toscana 1,421 27 90 399 Liguria 48 16 73 398

Piemonte 1,220 27 88 395 Friuli Venezia Giulia 190 17 67 383

Veneto 639 23 76 383 Totale etichette Vino Rosso 6,275

 

VINI  ROSSI  <25  EURO  

REGIONE  Numero  etichette  

Prezzo  medio  (Eu)  

Valutazione  media  

Indice  pesato  

Molise   11   12   159   582  Calabria   58   12   114   492  Sardegna   141   12   95   454  Basilicata   57   13   93   447  Marche   122   12   89   442  Abruzzo   167   11   85   437  Sicilia   331   11   85   437  Puglia   299   10   81   432  

Trentino  Alto  Adige   313   14   87   432  Toscana   890   14   78   414  

Valle  d'Aosta   66   14   77   412  Umbria   111   14   76   410  Lazio   109   10   69   408  

Lombardia   232   12   72   408  Liguria   43   14   74   406  

Emilia  Romagna   185   11   67   401  Piemonte   738   13   70   401  Campania   160   12   63   390  

Friuli  Venezia  Giulia   158   12   63   390  Veneto   466   11   61   389  

Totale  etichette  Vino  Rosso   4,657          

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Utilizzando la lente di ingrandimento del prezzo il numero delle etichette è diminuito di circa 1600 unità (1200 delle quali piemontesi, toscane e venete). Questo significa che i pro-duttori del nord tendenzialmente puntano a un mercato molto elevato economicamente. Dal-la tabella si evince che Molise e Calabria sono in testa, sebbene con poche etichette tra le quali si consigliano il Tintilia e il Cirò Rosso. La prima Regione del Nord è il Trentino Alto Adige che si attesta per l'elevata qualità a prezzi contenuti. In generale si consiglia di tenere nella massima considerazione la pro-duzione delle regioni del Centro Sud e delle Isole, dove è più facile reperire vini meno co-nosciuti, ma eccellenti e di costo contenuto. Il discorso si inverte se si considerano i dati relativi alla presenza regionale dei vini eccel-lenti (6 o 7 Araldi). In questo caso, infatti, Toscana e Piemonte distaccano largamente le altre Regioni grazie ai grandi vini come il Ba-rolo, il Barbaresco, il Brunello e così via. Ri-mane dunque la regola nota: i grandi vini più sono famosi e più costano ma questo non esclude il fatto che esistano molti vini vera-

mente buoni, dal costo più contenuto, in grado di appagare pienamente palato e portafoglio. Lo stesso studio è stato condotto sui vini bian-bianchi i cui risultati verranno illustrati nel prossimo numero de Il Punto, in pubblicazio-ne a giugno.

Adolfo Lagattolla

«R imane dunque la rego la nota : i grand i v in i p iù sono famosi e p iù costano ma questo non esc lude i l f at to che es istano mol t i v in i veramente buon i, dal costo p iù contenuto, in grado d i appagare p ienamente pa lato e porta fogl io.»

l'Appunto pagina 21

 

L’Appunto IWcee15 – International Workshop on Computational Economics and Econometrics Sessione speciale: “Complex Networks and their applications” Nell’ambito de IWcee15 – International Workshop on Computational Economics and Econometrics organizzato dal CNR-IRCrES e da CNR-ISC, che si terrà a Roma dal 28 al 29 maggio 2015, il Di-partimento di Ingegneria dell’Impresa dell’Università degli studi di Roma “Tor Vergata” organizza una sessione speciale su “Complex Networks and their applications”. La sessione ha l’obiettivo di presentare i lavori dei ricercatori che studiano le reti complesse con applicazioni in differenti settori, considerando i nuovi e più recenti sviluppi teorici e applicativi. Verranno selezionati i contributi nei seguenti settori:

• Modelli di reti complesse • Proprietà strutturali delle reti e loro analisi • Reti complesse ed epidemie • La struttura delle comunità nelle reti • Formazione e generazione di reti complesse • Reti complesse e politiche • Mining delle reti complesse • Dinamica ed evoluzione dei pattern delle reti • Management e reti complesse • Problemi metodologici negli studi delle reti complesse • Reti Multilayer • Reti complesse in natura

Scadenze:

- presentazione abstract esteso: 1 aprile 2015 - notifica di accettazione agli autori: 15 aprile 2015 - invio del lavoro o della presentazione: 15 maggio 2015

Per iscriversi: (http://www.ircres.cnr.it/index.php/it/iwcee15) Call-for-session on: “Complex Networks and their applications” http://www.ircres.cnr.it/index.php/it/iwcee15 I lavori migliori verranno pubblicati in un numero speciale de: International Journal of Computa-tional Economics and Econometrics (IJCEE). Fee di partecipazione: Studenti: 100 euro Scholars: 200 euro

l'Appunto pagina 22

 

il Prossimo Punto pagina  23  

Nel prossimo numero a metà giugno…

• Un nuovo avvincente Editoriale sull’Executive Gate

• L'interessante report sul mercato del vino bianco ne Il punto di vista

• Un nuovo articolo sul linguaggio ne Il punto letterario