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1 Facoltà di Lettere e Filosofia Corso di laurea di primo livello in Lettere Moderne: Studi Italiani Tesi di Laurea: Il Lettore Modello di Umberto Eco ed Anna Karenina di Lev Tolstoj: come un romanzo può attraversare le epoche. Relatore: Prof.ssa Sgambati Emanuela Candidato Cipollari Martina Matricola 1388236 Anno Accademico 2012/2013

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Facoltà di Lettere e Filosofia

Corso di laurea di primo livello in Lettere Moderne: Studi Italiani

Tesi di Laurea:

Il Lettore Modello di Umberto Eco ed Anna Karenina di Lev Tolstoj: come un romanzo può attraversare le

epoche.

Relatore: Prof.ssa Sgambati Emanuela

Candidato

Cipollari Martina

Matricola 1388236

Anno Accademico 2012/2013

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Indice Ringraziamenti

pag. 4 Introduzione

pag. 5 Capitolo I Caratteristiche di quello che Eco definisce “Lettore modello” nel saggio del 1979.

pag. 7 1.1La collaborazione testo-lettore

pag. 7 1.2 Analisi dei livelli di codice

pag. 8 1.3 Ipercodifica retorica e stilistica: i Frames

pag. 9 1.4 Target e testo chiuso

pag. 10 1.5 Il testo aperto

pag. 11 1.6 Il testo prevede un lettore tipo? Se questo non corrisponde il sistema va in blocco?

pag. 11 1.7 La selezione delle conoscenze enciclopediche

pag. 12 1.8 La coerenza interpretativa

pag. 12 1.9 Sintetizzazione e scelta del mondo interpretativo

pag. 15 1.10 Evoluzione del lettore tipo

pag. 16 Capitolo II Il romanzo Russo: presentazione dei luoghi, dei temi e degli eroi che lo hanno reso celebre

pag. 17 2.1 La Russia dell'Ottocento: politica e storia

pag. 17

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2.2 L'attività rivoluzionaria russa: il fiorente dibattito filosofico-religioso. pag. 21

2.3 Il romanzo russo pag. 25

Capitolo III Anna Karenina: presentazione di Lev Tolstoj, analisi dell'opera

pag. 28 3.1 Lev Nicolàevič Tolstòj

pag. 28 3.2 Anna Karènina

pag. 31 3.3 I temi e i personaggi

pag. 37 Capitolo IV La critica: accoglienza del romanzo dalla sua pubblicazione ai giorni nostri ed analisi del lettore nelle varie epoche

pag. 42 4.1 Critica agli esordi

pag. 42 4.2 L'opinione della rete: i lettori del XXI secolo

pag. 45 4.3 Critiche illustri

pag. 48 Conclusioni

pag. 51 Bibliografia

pag. 52

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Ringraziamenti

Anche se non è facile citare e ringraziare, in poche righe, tutte le persone che hanno contribuito alla nascita e allo sviluppo di questa tesi di laurea, proverò a farlo.

Ringrazio anzitutto la professoressa Emanuela Sgambati, relatrice, che ha saputo, attraverso il suo corso di Letteratura russa, coltivare ed accrescere il mio già profondo interesse per la materia: è grazie al suo supporto e alla sua guida sapiente che questa tesi è nata. Proseguo con il personale della Biblioteca di Villa Mirafiori che ha saputo ascoltare ed interpretare le mie esigenze, facilitando le mie ricerche. Un ringraziamento particolare va ai colleghi ed amici del “Ristorante Fiorò” che week-end dopo week-end ascoltavano le mirabolanti novità riguardo la mia vita universitaria e mi facevano distrarre e divertire. Grazie agli amici, in particolare a Daniele, Riccardo, Samuele e Andrea perché loro c'erano, ci sono stati sempre in particolar modo all'inizio di questo triennio, quando riuscire a farcela sembrava un'impresa impossibile. Grazie a Matteo che ha speso parte del proprio tempo per leggere, discutere con me le bozze del lavoro, sollevare tutte le domande, possibili ed impossibili, affinché non mi trovassi spiazzata di fronte alla commissione. Grazie a lui perché ha creduto in me più di quanto non l'abbia fatto io stessa. Vorrei infine ringraziare tutte le persone a me più care ed in particolare la mia famiglia: papà Roberto, mamma Carla, mia sorella Michela... e anche Lolly, il mio gatto. Grazie, perchè io sono il frutto dei loro insegnamenti; devo a loro la possibilità e lo stimolo di studiare, e cosa non meno importante, la gioia di tornare a casa e sapere di trovare l'abbraccio di una famiglia meravigliosa. Spero di rendervi orgogliosi di me, oggi e sempre.

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Introduzione A partire dagli anni '70 la semiotica opera un salto di qualità spostando la propria attenzione dal singolo segno alla generazione dei testi. Una delle opere fondamentali di questa nuova direzione di ricerca è il “Lector in fabula” 1 di Umberto Eco2, nella quale lo studioso traccia l'identikit del “Lettore modello” e ci fornisce gli strumenti per cercare di comprendere analizzare ed avvicinarci il più possibile alla volontà dell'autore. Scopo di questo nostro lavoro sarà quello di riuscire ad individuare gli elementi che hanno permesso ad un'opera di attraversare i secoli, conservando elementi di interesse anche per chi oggi si cimenta nella sua lettura nonostante le evidenti differenze mediatiche e culturali rispetto al contesto della prima stesura.

Per comprendere approfonditamente ciò che l'opera in questione contiene è comunque necessario rimanere dentro il testo, analizzare ciò che esprime di per sé, indipendentemente dalle intenzioni di chi lo ha prodotto o di chi lo legge.

A tal fine abbiamo scelto il romanzo di Lev Nikolàevič Tolstòj “Anna Karènina”3 particolarmente adatto a essere sottoposto a questa analisi proprio

1 L'opera ebbe una grande fortuna e venne tradotta in molte lingue. Riportiamo qui le varie traduzioni: Lector in

fabula, Milano, Bompiani ("Studi Bompiani" n. 22), 1979; 19832; 1985 ("Tascabili Bompiani" n. 379);

19933("Studi"); 2002 ("Saggi Tascabili" n. 27) (ES)Lector in fabula, Barcelona: Lumen, 1981 (PT)Leitura do texto literario, Lisboa: Presença, 1983; São Paulo: Perspectiva, 1986 (FR)Lector in fabula, ou la cooperation interpretavive dans les textes narratifs, trad. di Myriem Bouzaher, Paris:

Grasset, 1985; Le Livre de poche 1989 (DE)Lector in fabula: die Mitarbeit der Interpretation in erzahlenden Texten, München: Hanser, 1987; DTV, 1998 (NL )Lector in fabula, Amsterdam: Bert Bakker, 1989 (RO)Lector in fabula, Bucarest: Univers, 1991 (JA)Monogatari ni okeru dokusha, Tokyo: Seidosha, 1993 (PL)Lector in fabula, Warszawa: Panstwowy Instytut Wydawniczy, 1994 (KO )Sosol sokui Dogja, Seoul: The Open Books, 1996 (RU)Pol' citatelja, Moskva: Symposium, 2005 2 Nato ad Alessandria nel 1932, noto filosofo, semiologo, scrittore e dal 2008 professore emerito della Scuola

Superiore di Studi Umanistici dell'università di Bologna 3 L'opera ebbe uno straordinario successo in Italia come ci testimoniano le numerose traduzioni che riportiamo qui

di seguito:

Trad. di Eugenio Venceslao Foulques, Napoli, S. Romano, 1901, 2 voll. pp.288 e pp.261.

Trad. di Ugo Ricci Mascarillo, Napoli, Bideri, 2 voll. pp.252 e pp.156, 1913.

Trad. di Luigi D'Agesilao, Sesto San Giovanni, ed. A. Barion, 1929, 2 voll. pp.524 e pp.430, 1929.

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perchè è ancora in grado di attrarre un vasto pubblico di lettori. Una volta raggiunto questo primo obbiettivo, si cercherà di confrontare la volontà dell'autore (o presunta tale) con la percezione, l'idea e la critica che ci è nota, grazie alla nostra esperienza o grazie a documentazioni di diversa natura come testi critici, recensioni e colloqui orali.

Trad. di Leone Ginzburg, Torino, Slavia, 1929, 4 voll. pp.323, pp.340, pp.318 e pp.324. Trad. di Leone Ginzburg, prefazione diNatalia Ginzburg, collana "Gli Struzzi", Torino, Einaudi, 1974, 2 voll. Trad. di Franco Invernizzi e Buby Petrovitch, Milano, Edizioni Aurora, 1935, pp.317.

Trad. di Ossip Felyne, introduzione di Cesare Giardini, Milano, "Biblioteca romantica" n. 42, Mondadori, 1936, 2

voll.

Trad. di Enrichetta Carafa duchessa d'Andria, Torino, "I grandi scrittori stranieri" nn. 101-102, Utet, 2 voll. pp.553

e pp.429, 1941. Trad. di Nice Contieri, Roma, "I grandi maestri" n. 31, Casini, 1957, pp.927. Trad. di Enrico Mercatali, Roma, "I classici azzurri" n. 42 e n. 43, Cremonese, 1957, 2 voll. pp.474 e pp.464.

Eridano Bazzarelli(a cura di), Milano, Mursia, 1963. Trad. di Pietro Antonio Zveteremich, introduzione di Serena Vitale, Milano, Garzanti, 1966, 2 voll. Trad. di Giacinta De Dominicis Jorio, Milano, "Grandi della letteratura" nn. 49-51, Fabbri, 1969, 3 voll. pp.330,

pp.390 e pp.324.

Leone Pacini Savoj e Maria Bianca Luporini (a cura di), Firenze, "Le betulle", Sansoni, 1982, pp.1391.

Trad. di Annelisa Alleva, Milano, "I classici" n. 52, Frassinelli, 1997, pp.1066.

Trad. di Laura Salmon, introduzione di Pier Cesare Bori, Roma, "Ottocento" n. 38, La biblioteca di Repubblica,

2004, pp.972.

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CAPITOLO I Caratteristiche di quello che Eco definisce “Lettore modello” nel saggio del 1979. 1.1 La collaborazione testo-lettore Secondo i dettami della semiosi4 il testo va visto come un insieme di congiunture; il suo atto generativo prevede di per se un atto interpretativo e quindi la presenza di un soggetto che possa decodificarlo. La persona in questione (che può essere chiunque) talvolta “sbaglia” il processo di decodifica e proietta nel testo qualcosa che non esiste, basandosi sui propri desideri, o ancora, può accadere che l'autore stesso non riesca a far coincidere le proprie intenzioni con ciò che sta scrivendo; questo ci invita a guardare con occhio molto critico i testi (saggi, autobiografie o testi autocritici) in cui egli ci svela i suoi progetti. Ma qual è la posizione del lettore? Il testo è un elemento lacunoso che, fine a se stesso, riuscirebbe a comunicarci poco, pertanto si attende da chi legge delle aggiunte che possano rimediare al non detto. Per comprendere meglio proponiamo un esempio per dimostrare questa semplice e preliminare affermazione. Leggiamo in Anna Karènina5 -“Tutto era in scompiglio in casa Oblonskij. La moglie aveva saputo che il marito intratteneva una relazione con la governante francese che era stata in casa loro e aveva dichiarato al marito di non poter più vivere nella stessa casa con lui”. Siamo all'inizio del libro, la famiglia Oblonskij ci verrà presentata solo in seguito, ma sappiamo che in questa casa si è consumato un tradimento. Possiamo già dedurre una serie di fatti pur non sapendo ancora nulla del romanzo: -Siamo in presenza di un uomo libertino, che non solo tradisce la moglie ma lo

4 Studio del processo per cui un'espressione (acustica, visiva...) assume un valore di segno. 5Tolstòj L. N.,Anna Karènina, Parte prima, ed. Garzanti 1983 pp.5

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fa all'interno del contesto famigliare: dentro la sua stessa casa, con una persona di fiducia che è in contatto ogni giorno con la moglie e con il resto della famiglia. -Nella cultura descritta nel romanzo è auspicabile la fedeltà al coniuge: il tradimento per la moglie è infatti inaccettabile e motivo di grande sofferenza. -Possiamo immaginare che la donna tradita prova dei sentimenti per suo marito e non può accettare di rimanere nella stessa casa con quell'uomo. Già questo piccolo esempio ci dimostra che il lettore deve svolgere attivamente il proprio compito per fare in modo che la lettura risulti più piacevole possibile; anche perché una semplice presa di coscienza “Il marito tradisce la moglie e la moglie ha intenzione di andarsene” lascia aperte infinite possibilità che lo renderebbero insoddisfatto. È come se si verificasse un continuo interscambio tra testo e lettore il quale ne attualizza la realtà in base alla propria, in luogo fisico ma anche mentale. 1.2 Analisi dei livelli di codice6 Condizione necessaria per l'attualizzazione di un testo è certamente la conoscenza della lingua utilizzata, attraverso la quale si viene posti davanti ad una serie di rimandi alla tradizione culturale da cui è stata originata; si richiede pertanto una competenza encilopedica di base. Vogliamo dunque approcciare concretamente lo studio del testo proponendo una serie di esempi relativi all'interpretazione del termine “Principessa”7: -Nel saggio di Eco il termine indica una donna, quindi un essere vivente, umano, femmina, invesitita da un titolo nobiliare; -In Italia ci si rifà ad una tradizione perlopiù fiabesca e che quindi ci porta alla mente un tipo di donna facoltosa, presumibilmente bella, di cuore e di discendenza nobile e rara ma può essere anche un nomignolo con cui un padre amorevole chiama la propria bambina; - Può venire alla nostra mente qualche rampollo di case nobiliari di cui oggi si sente parlare per gossip, sappiamo pertanto che Kate Middelton, esponente borghese ha sposato l'erede al trono d'Inghilterra diventando principessa quindi donna giovane e ricca si, ma più simile ad una VIP che altro; -In Anna Karènina troviamo invece una situazione totalmente diversa; l'unicità della condizione di principessa è infatti compromessa dalla presenza di molte case nobiliari, alcune delle quali cadute perfino in disgrazia. La principessa

6E' l'insieme di segni con una lingua , in cui possiamo distinguere due piani: il piano dei significanti o

"piano dell'espressione", e il piano dei significati o "piano del contenuto". 7Lector in fabula, cap.4, par.4.6.1 pag.77.

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Dolly8, donna tradita, invecchiata precocemente a causa dei tanti parti e dai problemi che giorno dopo giorno il marito dissennato le crea, è una testimonianza di questa differenza di orizzonti. Da questo esempio possiamo dedurre l'importanza di documentarci sulla cultura che ha originato l'opera o su quella in cui l'autore intende ambientarla. 1.3 Ipercodifica retorica e stilistica: i Frames Il frame è un insieme di dati che riassumono un'espressione stereotipata che per sua natura suggerisce una situazione o una serie di azioni sulle quali focalizzare l'attenzione; un esempio frequente e comune è l'espressione “Andare a prendere un caffè”, che può suggerire le seguenti implicazioni; − recarsi in un luogo pubblico, generalmente un bar; − una conversazione non troppo impegnativa e generalmente breve; − una serie di movenze dei due o più partecipati che lascino intuire chi pagherà; − un incontro amichevole o comunque volto alla soluzione di un qualche problema. Questo in una visione generale ma entrando nello specifico del caso narrativo cosa posso riconoscere come frame? Sono frame: − Le “espressioni fatte”: portano con sè una situazione tipo e che sono generalmente riportate dalla tradizione retorica. Prendiamo ad esempio il “C'era una volta”: sappiamo che l'autore vuole proporci una storia fantastica, in un contesto generalmente non identificabile nel mondo reale, con personaggi presumibilmente inventati, o magari storici ma estremamente romanzati, o resi accessibili ad un pubblico di persone molto giovani, in un'epoca storica indefinita, raccontata con il solo fine di far divertire il lettore; − Il titolo : se ben scelto preannuncia ciò che verrà esplicitato ed approfondito all'interno del capitolo e quindi porta alla mente del lettore la situazione possibile o il ventaglio di argomenti che egli può aspettarsi leggendo; − La “situazione tipo”: è una stuazione-contenitore all'interno della quale le azioni possono essere fraintese un gesto può infatti assumere un significato piuttosto che un altro senza determinate specificazioni. La “scena” può essere

8Dar'ja Aleksandrovna, moglie di Stepan Arkadevič Oblonskij (fratello di Anna) detto "Stiva".

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guardata da diversi punti di vista ed assumere un diverso valore per chi la osserva e per chi la vive. Prendiamo ad esempio il caso della rapina in banca 9: vista con occhi abituati ai telefilm è una semplice successione di azioni stereotipate, ma come spesso ci viene confermato dalle cronache la messa in pratica si presenta molto più complessa: spesso il criminale inesperto si lascia influenzare dalle proprie conoscenze cinematografiche e la rapine fallisce. Questo è un emblematico caso di come il proprio sapere personale può influenzare negativamente una situazione. 1.4 Target e “testo chiuso” Fino a che punto siamo dunque liberi di applicare al romanzo una chiave di lettura basata sulle nostre personali conoscenze ed influenze? Dietro ogni testo che ci proponiamo di leggere c'è l'intenzione e la sfida dell'autore, che ci indirizza (più o meno volontariamente) entro determinati limiti “interpretativi”. L'autore può darci delle anticipazioni, con affermazioni che possono lasciare perplesso il lettore, dandogli la sensazione di essere parzialmente informato sulla realtà delle vicende e rendendo di conseguenza difficoltosa la comprensione. Torniamo all'esempio tratto da Anna Karènina: pur non sapendo chi sia la famiglia Oblonskij possiamo continuare tranquillamente a leggere, con la certezza che quell'informazione, se necessaria, verrà certamente rivelata più avanti nel romanzo. Durante la stesura l'autore individua passo passo il suo lettore, e lo fa con ogni singola scelta linguistica, di termini e di stile. Così facendo egli individua un ambito e un target (testo chiuso10). Il rapporto tra il target e la collaborazione del lettore è inversamente proporzionale: più è ferma e diretta la scelta dell'autore, più il testo è chiuso e necessita pertanto di un numero minore di interventi da parte di chi legge. La scelta dell'autore non pregiudica comunque la possibilità di leggere qualcosa che va al di fuori delle nostre competenze; in questo caso la sensibilità del lettore può dar luogo a significati ed interpretazioni che si distaccano completamente da quelle che erano le intenzioni dello scrittore: il testo chiuso teneva in se un lettore modello involontario che risultava essere assai diverso da quello che invece si era cercato di definire durante la stesura. 9Tratto da Lector in fabula, cap.4, par. 4.6.6, pag. 84. 10Tratto da Lector in Fabula, in contrapposizione al testo aperto, potenzialmente destinato ad ogni

tipo di lettore, cap.3, par. 3.3, pp.56-59.

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In conclusione possiamo affermare che l'autore, scrivendo, mette in gioco un insieme di universi: la propria visione, quella del lettore, i livelli di codice. E' quindi fondamentale accostarsi il più possibile alle caratteristiche dell'autore, cercando di comprenderne innanzitutto i possibili limiti conoscitivi, poi il grado di istruzione, e infine la motivazione della sua scelta linguistica. 1.5 Il testo aperto Si parla di testo aperto quando è il narratore a decidere dove, come e quando suscitare le emozioni del lettore, intrecciando le possibili interpretazioni in modo che nessuna escluda l'altra, ma possa rafforzarla. Un testo aperto prevede la costruzione passo passo del proprio lettore modello attraverso un'evoluzione basata su spiegazioni, crescente difficoltà dei termini e richiami. Esso prevede due tipi di fruizione: una totalmente libera e una interpretativa. La scelta è tutta del lettore, che potrà scegliere tra un'opportunità di crescita o un puro godimento. 1.6 Il testo prevede un lettore tipo? Se questo non corrisponde il sistema va in blocco? L'aumento della specificità della lettura va di pari passo con il restringimento del numero dei possibili lettori: si vedano per esempio le letture per bambini o quelle destinate a determinate categorie di lavoratori o di studiosi; questi testi vengono “indirizzati” al mittente grazie ad una serie di espedienti: − la terminologia: un testo rivolto ad un bambino dovrà far riferimento a quello che è il suo universo noetico11, e quindi dovrà utilizzare termini semplici, assimilabili alle situazioni a lui familiari; se voglio invece che il mio libro venga letto da donne che si cimentano nella sartoria, magari per hobby, dovrò iniziare illustrando dettagliatamente anche le più semplici tecniche di taglio e cucito, cosa che posso dare per scontata qualora mi rivolgessi a delle sarte professioniste. − I temi dovranno essere comprensibili e costruttivi. Cosa succede quando invece il lettore non è quello giusto? − il libro può non essere compreso in tratta argomenti di ambito a lui estraneo, o può essere considerato noioso perché rivolto ad un pubblico con un diverso grado culturale; in entrambi i casi si interromperà la lettura.

11Correlazioni dell'universo della mente (coscienza, anima, spirito).

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− Nel caso di un lettore caparbio che deciderà comunque di entrare in quel nuovo universo attraverso una lettura approfondita, magari coadiuvata da uno studio specifico della materia, questi si ritroverà arricchito o addirittura appassionato di qualcosa che prima non conosceva. La stessa cosa potrebbe avvenire con un libro inizialmente considerato troppo semplice. In entrambi i casi si potrebbe anche percorrere la linea guida tracciata per un altro lettore, come ad esempio nel caso de “Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry, libro apparentemente per bambini ma in grado di rivelare significati assai più ampi e profondi se affrontato in età adulta. 1.7 La selezione delle conoscenze enciclopediche Come fa il testo a selezionare le conoscenze utili ai fini della lettura12? Quando ci troviamo di fronte ad un termine come UOMO ci vengono in mente molte cose: − è un individuo adulto, − di sesso maschile, − degli organi, − dei pensieri... Non sempre però tutte queste informazioni sono esaurienti, si tende quindi a metabolizzarle, a metterle a tacere per poi richiamarle nel momento in cui ci viene richiesto dal testo: mi interesseranno gli organi se sto leggendo un trattato di anatomia mentre mi interesserò dell'aspetto fisico se sto leggendo la descrizione fatta da una donna innamorata in un romanzo rosa; mettendo in parallelo queste due letture molto probabilmente scoprirò due aspetti completamente diversi ad esempio, del cuore, inteso come organo o come sede di sentimenti amorosi. Le sceneggiature e le rappresentazioni sememiche si basano su dei processi di semiosi illimitata che pertanto richiedono l'intervento del lettore che deve focalizzare l'attenzione su ciò che realmente gli interessa o che può essere importante ed utile. In questo modo un testo che è potenzialmente infinito genera soltanto le interpretazioni previste e volute. 1.8 La coerenza interpretativa Chiamata isotopia e definita da Gremais come “Un insieme di categorie semantiche ridondanti che rendono possibile la lettura uniforme di una 12Lector in fabula, cap.4, par.4.6.1 pp.76-77.

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storia”13, che ci appare oggi riduttiva in quanto si manifesterebbe soltanto come una semplice disambiguazione, ha assunto ulteriori significati che l'hanno portata ad essere definita termine-ombrello e a coprire diversi fenomeni semiotici riconducibili alla coerenza di un percorso di lettura. Tale coerenza si può forse ottenere a vari livelli testuali seguendo sempre le stesse regole? Per far si che questo avvenga bisogna disambiguare il termine e fare in modo che vengano chiarite tutte le sue sfaccettature; inseriremo a questo scopo lo schema tratto dal saggio di Eco14: a disgiunzione paradigmatica frasistiche Isotopie discorsive a disgiunzione sintagmatica a disgiunzione paradigmatica transfrasistiche a disgiunzione sintagmatica vincolate a disgiunzioni esclusive isotopiche complementari discorsive Isotopie Narrative non vincolate a disgiunzioni isotopiche discorsive − Isotopie discorsive frasistiche a disgiunzione paradigmatica 15 : nascono dall'ambiguità che spesso presenta il codice. Quando ci si trova di fronte ad un'isotopia di questo tipo ci viene in aiuto il topic, l'argomento, che ci mostra il percorso di lettura da intraprendere.

13Lector in fabula,cap.5, par.5.3, pag.92. 14Lector in fabula,cap.5, par.5.3, pag.93. 15Lector in fabula, cap.5, par.5.3.1, pp. 93-95.

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Esempio: ”L'erborista è amico dei semplici”16. Dinnanzi a questa frase bisogna andare oltre il significato più comune di due parole ben note: con “semplici” si fa riferimento al mondo vegetale,mentre amico indica un appassionato un amante. Di qui la disambiguazione, ovviamente la parola erborista ci indirizza subito verso il topic. - Isotopie discorsive frasistiche a disgiunzione sintagmatica17: si hanno quando ci si trova di fronte a dubbi su tutta la struttura della frase e non su un singolo termine: essi sono aerei in volo They are flyng planes essi fanno volare aerei In questo caso il topic è indispensabile per capire se il volo è di natura meccanica (o semi-autonoma), o se è inteso come “uomini che fanno volare qualcosa”, riconoscendo se il verbo sia inteso come transitivo o intransitivo. - Isotopie discorsive transfrasistiche a disgiunzione paradigmatica18: nel caso di una conversazione che riguarda una sceneggiatura ben precisa se ci troviamo di fronte ad una risposta incoerente data da un termine ambiguo Es9) ( tratto da Lector in fabula Pag. 93 da Gremais) due individui stanno conversando ad una festa ed il primo elogia i vari aspetti della stessa quali cibi, bevande, invitati, donne, toilettes... il secondo soffermandosi solo sull'ultimo termine e probabilmente interpretandolo male risponde che lui non vi è ancora stato. Capiamo facilmente che la conversazione non ha prodotto un esito felice in quanto il primo individuo, se avesse voluto parlare del bagno, lo avrebbe fatto inserendo tra gli elogi l'arredamento, il tinteggio delle stanze, la tappezzeria, spostando pertanto la propria attenzione su una scenografia “architettura” e non su quella di “ festa”. - Isotopie discorsive transfrasistiche a disginzione sintagmatica19: si tratta di un tipo di isotopia non totalmente denotativamente alternativa, poiché

16Lector in fabula,cap.5, par 5.3.1, pag 93. 17Lector in fabula,cap.5, par 5.3.2, pag. 95. 18Lector in fabula,cap.5, par. 5.3.3, pp.95-96 19Lector in fabula,cap.5, par 5.3.4, pp.96-97.

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alcuni dei soggetti in oggetto rimangono gli stessi sia seguendo una certa ipotesi sia seguendo l'altra. “Carlo fa all'amore con sua moglie due volte a settimana. Anche Luigi”20 Questa affermazione è ambigua; gli individui in gioco sono tre o quattro? La moglie con cui fa all'amore Luigi è la sua o quella di Carlo? Si sta parlando di adulterio o delle abitudini sessuali di due distinte coppie? In questo caso il proseguire della storia contestualizzerà la giusta ipotesi. − Isotopie narrative vincolate a disgiunzioni isotopiche discorsive21: sono quelle che generano storie mutuamente esclusive. Si hanno quando il testo può produrre storie completamente diverse pur avendo gli stessi personaggi. Il topic in questo caso è essenziale per orientare la strutturazione dei mondi narrativi. − Isotopie narrative vincolate a disgiunzioni isotopiche discorsive22: generano storie complementari. Le due ipotesi sono legate e non si escludono a vicenda; ciò comporta una lettura ambivalente i cui significati anziché escludersi si rafforzano. − Isotopie narrative non vincolate a disgiunzioni isotopiche discorsive23 : generano storie complementari che non sono mutuamente esclusive né denotativamente alternative ma permettono talvolta di attribuire agli stessi individui diverse proprietà, dando vita a diversi mondi narrativi possibili. 1.9 Sintetizzazione e scelta del modo interpretativo Una volta attualizzate le strutture discorsive il lettore è messo in condizione di sintetizzare grandi porzioni di testo in brevi e semplici enunciati; nell'esporre la storia ad altri o anche nel reinterpretarla per se stesso egli può attenersi alla fabula o all'intreccio. La prima è la struttura narrativa lineare, mentre la seconda può contemplare inversioni cronologiche, con l'ausilio di espedienti letterari quali flashback, descrizioni, digressioni e riflessioni. 20 Tratto da Lector in fabula , cap.5,par.5.3.3 pag. 82. 21 Tratto da Lector in fabula,cap.5, par 5.3.5, pp.97-98. 22 Tratto da Lector in fabula,cap.5, par 5.3.6, pp.98-100. 23 Tratto da Lector in fabula,cap.5, par 5.3.7, pp.100-101.

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Inoltre, nell'eventuale esposizione della storia, dovremo scegliere gli argomenti secondo noi più utili allo scopo: sceglierò di riassumere in maniera semplice e basilare un racconto a qualcuno che non lo ha mai letto, sceglierò una via più complessa, approfondita, magari idealizzata per chi invece conosce già l'argomento o ha già affrontato la lettura in questione. 1.10 L'evoluzione del lettore tipo Sono passati diversi anni da quando Eco scrisse questo saggio, e il panorama è sensibilmente cambiato; se in passato lo scrittore non guardava al pubblico come ad un insieme di potenziali acquirenti, oggi l'ampia diffusione di un genere letterario commerciale impone non solo la “fabbricazione” degli scritti, ma anche dei lettori (target), con il conseguente impoverimento della qualità delle opere e della curiosità e capacità critica dei lettori. Una sorta di selezione naturale dei fruitori della letteratura era dettata dal diffuso analfabetismo, che individuava in pochi la detenzione del necessario bagaglio culturale che gli permettesse di giudicare la qualità delle opere. La progressiva diffusione dell'alfabetizzazione fino ai giorni nostri ha portato paradossalmente ad una inversione di tendenza: tanti potenziali lettori, scarsa preparazione culturale; la grande quantità di carta stampata, spesso dai contenuti scadenti, non solo mira ad arricchire il portafogli del sedicente scrittore di turno, ma allontana sempre di più il pubblico da letture di maggior spessore. Nel secondo capitolo analizzeremo la situazione storico-politico-culturale della Russia dell'ottocento, per poi analizzare Anna Karenina, romanzo corposo ed impegnativo che nonostante il suo elevato spessore riceve negli anni 2000 l'inaspettato consenso di un variegato e vasto pubblico.

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CAPITOLO II

Il romanzo Russo: presentazione dei luoghi, dei temi e degli eroi che lo hanno reso celebre. 2.1 La Russia dell'ottocento: Politica e Storia. Per poter comprendere l'ottocento Russo sarà necessario fare un salto indietro al 1703, anno di fondazione di Pietroburgo, e dare qualche cenno biografico dello zar che più di ogni altro ha condizionato, nel bene e nel male, almeno due secoli di storia russa: Pietro il Grande24. Costui fu il primo ad aprire le porte della Russia all'Europa: cercò per quanto gli fu possibile, di renderla uno stato moderno capace di affacciarsi sulla situazione internazionale in posizione dominante. A Mosca introdusse una serie di cambiamenti che riformarono la struttura e i meccanismi statali e sociali. Introdusse e promosse costumi e atteggiamenti occidentali nell'aristocrazia, formò governatorati per il controllo fiscale e giudiziario di tutto il territorio, creò un senato di ausilio all'opera di governo. Nel 1722 sovvertì la tradizione ereditaria della corona con un decreto che attribuì allo zar il diritto di designare il proprio successore, con la possibilità di ignorare la discendenza di sangue. Un altro importante obiettivo dello zar fu lo sviluppo dell'economia nazionale che, pur incoraggiando l'iniziativa privata, ricorse ampiamente all'intervento diretto dello stato. Adottò il “Calendario Giuliano25” e semplificò l'alfabeto cirillico; fece inoltre pubblicare il primo

24 Primo tra i figli dello zar Alessio , Pietro I, poi detto "Il Grande", nasce a Mosca il 30 maggio 1672.

Rimane orfano a soli quattro anni. Nel 1682, alla morte del fratello Fëdor III, viene proclamato unico zar dai partigiani dei Naryskin, ma una rivolta della guardia di palazzo e dei boiari impone una diarchia con Ivan, fratello di Fëdor. Data la giovane età il potere effettivo viene affidato alla reggente Sofia, sorella di Ivan, che relega Pietro I in un villaggio alle porte di Mosca. Nel 1689 Pietro I scampa a una rivolta della guardia di palazzo, organizzata da Sofia per eliminarlo e passa quindi all'azione con l'aiuto di truppe organizzate e addestrate durante il suo forzato esilio: raggiunge Mosca e destituisce Sofia; si fa incoronare zar con il fratello Ivan e delega ogni azione di governo alla madre Natalia. Alla morte di Natalia e di Ivan assume direttamente il potere

25 Calendario solare, basato sul ciclo delle stagioni. Fu elaborato dall'astronomo greco Sosigene di Alessandria e promulgato da Giulio Cesare (da cui prende il nome), nella sua qualità di pontefice

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giornale russo. La spinta riformista si bloccò con Caterina II, che dopo l'iniziale apertura al cambiamento, spaventata dalla rivolta di Pugačëv (1773-74) e dalla rivoluzione Francese (1789), preferì instaurare un regime più conservatore e repressivo, mantenuto dal suo successore nonché erede di sangue. Nel 1801 salì quindi al trono Alessandro I, che trovò una Russia stremata e assai desiderosa di riforme. Il suo intervento fu abbastanza positivo: vedendo di buon occhio l'occidentalizzazione egli volle dare al suo popolo la possibilità di istruirsi ed informarsi, aprendo scuole, università, e riaprendo le redazioni che erano state colpite da una rigida censura. Tuttavia la spinta innovativa dovette bloccarsi in fretta per motivi di politica estera: partecipò con enorme successo alla campagna antinapoleonica, mostrandosi all'Europa come l'unico in grado di sconfiggere il grande condottiero; se da un lato diede vita all'ideale di Grande Potenza Russa, dall'altro alimentò nei credenti la convinzione di essere investito dalla volontà divina. In seguito alla campagna di Russia lo zar siglò due accordi che avrebbero pesato molto sugli equilibri internazionali almeno fino al 1830: una diarchia con la Francia e un'alleanza su base religiosa con gli stati cristiano-protestanti, Prussia e Austria, detta “Santa Alleanza”26 . Eccessivamente coinvolto da questi eventi, Alessandro I cedette ad un fondamentalismo ortodosso; chiuse tutte le scuole e le università che egli stesso aveva aperto, ricostituì la censura ed instaurò un regime ancora più autoritario di quelli di Caterina II e di suo figlio. Nel popolo però era ormai cambiato qualcosa: le truppe inviate in Europa dopo la sconfitta di Napoleone avevano avuto la possibilità di entrare a Parigi e di toccare con mano la reale possibilità di una vita migliore; erano entrati in contatto con il clima rivoluzionario, avevano potuto osservare il progresso da vicino, e non simpatizzavano per la nuova politica austera dello zar. Nacquero così delle società segrete27, alle quali prendevano parte perfino gli appartenenti classe nobile28 : la Sojus Spasenüa29 e la Sojus Blagodenstuija30. La prima, più moderata, chiedeva principalmente l'abolizione della servitù massimo, nell'anno 46 a.C. 26Governata da Federico Guglielmo. 27Sulla scia di un'Europa in rivolta: 1820 ammutinamento a Cadice (Spagna), Napoli; nel 1921

Carbonari (Italia) Santorre Santarosa e Grecia. 28Pietro il Grande aveva costituito anni prima la nobiltà per concessione, le case nobiliari erano così

aumentante pur rimanendo una minoranza della popolazione, non più del 20%. 29Unione della salvezza fondata nel 1816 a Pietroburgo, di cui facevano parte ufficiali della Guardia e

Rampolli di famiglie nobiliari, gli stessi che avevano ampliato i propri orizzonti con la campagna antinapoleonica.

30 L'unione della beatitudine, temendo di essere scoperta si sciolse nel 1820 dando vita a due nuclei clandestini uno settentrionale, quello di Pietroburgo, l'altro meridionale con sede a Mosca

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della gleba31, senza intaccare il potere alla nobiltà terriera; la seconda, più radicale, chiedeva invece l'istituzione della repubblica e l'assegnazione ai contadini di metà delle terre coltivabili. Nel 1825, dopo la morte di Alessandro I, si avrà un interregno di circa un mese, sfruttato dalle società segrete e da circa 3000 soldati ribelli per condurre la Rivolta Decabrista, terminata poi in un bagno di sangue a causa di inesperienza e disorganizzazione. Nei primi mesi del 1826 il nuovo zar Nicola I, in seguito ad un attentato mortale nei confronti di un membro del governo, diede subito un assaggio di quello che sarebbe stato il suo lungo periodo al potere: impiccagioni, deportazioni in Siberia, prigione per i traditori e per i rivoluzionari. Restaurazione dell'autocrazia ed estremo conservatorismo furono le linee guida, senza il minimo pensiero riformista. Egli volle sovrapporre sempre di più la figura dello zar a quella dello stato, accentrando sempre di più il potere nelle proprie mani. Nel 1842 si occupò del problema della servitù della gleba (problematica molto concreta dal momento che circa l'80% della popolazione russa era costituita da contadini), e lo fece istituendo una commissione che avrebbe dovuto occuparsi del caso, ma che sostanzialmente non fece nulla di più che prenderne atto. Attuò nei confronti delle minoranze una politica restrittiva, e piuttosto che puntare ad una “russificazione forzata” mirò a rendergli impossibile il contatto con il resto della popolazione. Si mostrò particolarmente duro nei confronti di Guglielmo III di Polonia, verso il quale si mostro dapprima tollerante poi ostile; espugnò Varsavia togliendole ogni diritto e la carta costituzionale, assai progressista, conquistata in precedenza. Dal punto di vista culturale fu affiancato da un Ministro, Šiškov, che incarnava alla perfezione l'anima del conservatore: la censura fu spietata sia dal punto di vista del contenuto che da quello linguistico32, istruzione e giornali furono tenuti sotto costante sorveglianza poliziesca. Fondamenta culturali Autocrazia teorizzati da SergeyUvarov Ortodossia per Nicola I divennero la regola. Narodnost' 33 31Tema già molto sentito all'epoca di Pietro il grande sarà una richiesta costante per tutto l'800. Trattato

in Anime Morte di Nikolaj Vasil'evič Gogol' 32Voleva riportare la lingua Russa alla purezza originale e per fare ciò bisognava eliminare tutti i

termini stranieri. 33Sentimento di appartenenza alla nazione, nazionalità .

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L'intenzione era quella di fare un passo indietro rispetto a Pietro il Grande grazie al quale la Russia aveva preso coscienza della Nacionalnost'34 aprendo le porte ai paesi Europei. Nicola I non aveva però considerato che il romanticismo in quegli anni fiorente in Francia sarebbe arrivato comunque alla sua nazione attraverso la letteratura, e avrebbe nutrito l'Intelligencija. Tra il 1848 e il 1849 ebbe luogo un particolare fermento intellettuale, al quale venne dato il nome di “Primavera dei Popoli” e che fu aspramente contrastato dallo zar, che applicò un'ulteriore stretta alle poche libertà rimaste al popolo russo, con un ulteriore inasprimento della censura, la chiusura dei circoli, e la condanna a morte di buona parte degli esponenti35. Nel 1853 però anche il potere zarista subì una battuta d'arresto: con futili pretesti Nicola I decise di attaccare la Crimea con lo scopo di ottenere l'agognato sbocco sul mar Mediterraneo. Il piano fallì grazie all'intervento dell'Austria, che si oppose mandando le sue truppe in aiuto alla Crimea e sconfiggendo in modo eclatante le truppe russe. Alessandro II, non appena insediatosi, vista la posizione svantaggiosa della Russia nel conflitto, firmò l'armistizio (che prevedeva pesanti punizioni) distruggendo così quell'immagine dell'imbattibile potenza, unica ad aver sconfitto Napoleone. Alessandro II si presentò come uno zar di più ampie vedute rispetto al precedente. Riuscì a far annullare le severe clausole dell'armistizio imposte alla Russia dopo la devastante guerra di Crimea, e attuò una politica espansionistica verso l'Asia che portò l'impero Russo alla massima estensione. Si mostrò contrario ai moti nazionalisti Polacchi che represse violentemente. Ottantunenne diede una risposta, seppur controversa, a chi chiedeva l'emancipazione dei servi della gleba, non ottenendo però risultati memorabili. Morì nel 1881 in seguito ad un attentato. Successore al trono fu il figlio di Alessandro, che prese il nome di Alessandro III e che attuò una politica nettamente contrastante con quella del padre, annullando di fatto gran parte delle sue riforme progressiste. La politica estera fu caratterizzata da un forte nazionalismo che lo portò ad entrare in conflitto con l'impero Austro-Ungarico e a rischiare una guerra con il Regno Unito per una disputa territoriale in Asia. Strinse invece sempre più rapporti con la Francia con la quale concluse un patto di mutuo soccorso in

34Idea di stato nazionale. 35La condanna venne poi convertita in esilio in Siberia. Tra i condannati anche Fëdor Dostoevskij che

considerò l'esilio come un passaggio fondamentale per la sua maturazione personale raccontato in Memorie da una casa di morte.

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caso di attacco esterno36. 2.2 L'attività rivoluzionaria Russa: Il fiorente di battito Filosofico-Religioso.

Abbiamo appena visto che la tendenza dell'ottocento russo fu principalmente Autocratica, con periodi di maggiore libertà alternati a periodi di forte repressione. Il punto di svolta e di reale formazione delle coscienze dell'intelligentija si ebbe con la sconfitta di Napoleone: i soldati, avendo la possibilità di entrare a Parigi e venire così in contatto non solo con un pensiero nuovo, ma soprattutto con il clima rivoluzionario, furono iniziatori di un difficile percorso che nonostante una repressione durissima non venne mai veramente interrotto. Abbiamo accennato nel precedente capitolo alla Primavera dei Popoli e al fallimento dei moti decabristi; andiamo ora ad analizzare le correnti filosofiche. Pëtr Čaadaev, primo ufficiale della guardia e vicino ai decabristi, fu il primo ad analizzare filosoficamente il problema del rapporto tra l'Europa e la Russia. Occidentalista ma anche fautore della teocrazia, Čaadaev si schierò sempre contro le teorie illuministiche che promuovevano la ricerca della libertà da parte dell'uomo, quando invece questi tende alla subordinazione (ritroveremo questa filosofia di pensiero in Dostoevskij quando nei fratelli Karamazov afferma che Cristo con la libertà ha danneggiato l'uomo); altresì egli afferma che la ragione soggettiva è propria dell'uomo caduto. L'uomo subordina la propria esistenza ad un essere che gli è superiore, e l'autonomia viene rivendicata da una forza distruttrice; l'uomo ha senso soltanto se inserito in una società (negazione dei lumi che ritroveremo anche nell'ultimo Tolstoj). La sua teoria, tanto discussa quanto rivoluzionaria, trova il proprio perno nella fede in Dio e nella Chiesa Cattolica; concepisce la storia come una diretta manifestazione della ragione divina, nella quale le azioni dei singoli uomini confluiscono nell'unità dello sviluppo dello spirito. Questo «processo di costante educazione dell'umanità» ha come meta l'instaurazione del regno di Dio sulla terra. Egli ritiene che la Russia storicamente non faccia propriamente parte né dell'Occidente né dell'Oriente, e tale posizione, se da una parte ha danneggiato culturalmente il paese, dall'altra lo ha posto come arbitro del processo spirituale del mondo, nel quale in futuro potrà immettere nuove forze in grado di portare l'umanità verso un più decisivo progresso. Il Papa viene da lui considerato come simbolo dell'unità in terra, poiché è grazie ad esso che si è potuto costituire il grande popolo europeo, ma stando

36Sarà la base della Triplice Intesa.

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all'idea di Čaadaev la Russia risulta, a causa della propria esclusione dal resto del mondo ed in particolare dall'Europa, essere una nazione priva di storia, un buco nero.

Dio Spirito del mondo, coscienza universale che si sviluppa attraverso il processo

universale del cristianesimo;

Coscienza empirica del singolo che si acquisisce con la storia ma solo ciò che è cristiano può essere considerato storia;

Natura dell'uomo.

Questo, come è ovvio, generò un enorme scalpore: Čaadaev venne dichiarato pazzo, la rivista che pubblicò le sue teorie venne chiusa ed il direttore esiliato il Siberia. Cercò comunque di continuare a spiegare la sua teoria in “Apologia di un pazzo”, asserendo che l'assenza di storia altro non era che un bene, interpretandola come una tabula rasa su cui iniziare a scrivere qualcosa di nuovo e migliore. Aleksandr Ivanovič Herzen37 accolse questa idea e la pose come idea di punta dei populisti. Si ebbero reazioni sia dalle fazioni slavofile che da quelle occidentaliste: -Gli slavofili, che assunsero la connotazione di movimento intorno alla fine degli anni '30, ribaltarono nettamente le convinzioni di Čaadaev affermando che tutto quello che egli aveva rimproverato alla Russia era in realtà imputabile all'Europa. Kirieiskij, Kamiakov e Aksakov, tutti appartenenti all'antica nobiltà, sostenevano addirittura un ritorno allo status pre-Petrino, sulla base dei principi cristiano-slavi: la Russia pre-petrina infatti, non avendo conosciuto le invasioni barbariche38 (a differenza dell'Europa), non aveva creato una società statuale ma cristiana; andava ripulita dall'occidente per fare in modo che potesse a sua volta purificare l'intera Europa. Poteva e doveva essere il punto di partenza per una nuova storia. L'età petrina venne giudicata dagli slavofili come infausta; le unica note che individuarono come positive furono la mancanza di riforme sulle fasce più basse della popolazione e il deciso contenimento dell'ortodossia. Il

37Nato a Mosca il 6 aprile 1812 e morto a Parigi 21 gennaio 1870 è stato scrittore e filosofo tra i più

grandi intellettuali russi dell'Ottocento. 38Negazione della storia, le invasioni si erano verificate anche in Russia

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mantenimento delle componenti del monastero39 così com'erano e l'idea della proprietà collettiva della terra obščina avevano infatti evitato l'irreparabile. Criticavano aspramente all'Europa l'individualismo sfrenato creato dal razionalismo, che non solo divideva gli uomini, ma l'anima stessa. Come conseguenza di tale ragionamento, essendo la Russia l'unico stato estraneo al razionalismo, essa doveva rappresentare il nuovo punto di partenza per la fede. Con la politica di Alessandro II, più aperta, la filosofia slavofila subì una battuta d'arresto e si ridimensionò sfociando nel Panslavismo40. Aksakov affrontò invece il discorso dal punto di vista linguistico, sostenendo che la purezza del popolo e della fede dovesse passare anche attraverso la riunificazione della lingua e l'esclusione di tutti quei termini stranieri che erano riusciti ad inserirsi nel linguaggio comune.

I tre stili della lingua russa:

Russo volgare-basso Slavo ecclesiastico o Slavo ecclesiastico Russo volgare-medio puro Egli riteneva che nella storia della letteratura vi fosse anche la storia del paese e dello sviluppo del popolo, partendo dalla poesia popolare fino ad arrivare all'universalismo della lingua letteraria elevata. Si soffermò inoltre su un aspetto linguistico non presente in nessun'altra lingua europea: la perfettività e imperfettività del verbo che si rifletteva, nella sua visone, nell'espressione di identità. Sosteneva inoltre la totale estraneità del popolo alla politica, e rivedeva in chiave negativa l'azione di Pietro il grande “che voleva cambiare lo status-quo sottomettendo tutti”. Con le riforme approvate tra il 1861 e il 1863 da Alessandro II entra con forza sulla scena un movimento che, contrariamente a quello precedentemente descritto, guarda con favore all'epoca di Pietro e all'Occidente come ispirazione per dar vita ad una società nuova e migliore. Il circolo degli occidentalisti, fondato da Nikolaj Vladimirovič Stankevič41 vantava esponenti come Vissarion Grigor'evič Belinskij 42 , Michail 39Nucleo di conservazione di tutti i valori, sarà un punto focale degli uomini di cultura come Gogol',

Tolstoj, Dostoevskij. 40Mirava alla presa di coscienza dei popoli slavi di radici comuni, e si poneva come obiettivo quello di

creare un unico stato nazionale. 41 Nato a Uderevka Voronež nel 1813 e morto a Novi Ligure nel 1840. Fu un letterato russo. Intorno a

lui si raccolse a Mosca un gruppo di giovani ("circolo Stankevič"). 42 Nato a Suomenlinna l'11 giugno 1811 e morto a San Pietroburgo il 7 giugno 1848 fu filosofo e

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Aleksandrovič Bakunin43 Aleksandr Ivanovič Herzen44 e Ivan Sergeevič Turgenev45. Il punto di partenza di questa fazione è la filosofia Shellinghiana, il cui nucleo di fondo è una visione panteistica del mondo, una totalità organica che manifesta nella storia l'assoluto. L'uomo si sente integrato soltanto se è parte della realtà organica, e questa integrazione avviene in due momenti:

1°momento: La riflessione che risulta essere sterile;

2° momento: L'idea l'uomo si realizza soltanto con l'azione.

Nasce da qui la filosofia dell'azione, con Bakunin che ne diventerà il capo e scriverà nel 1838 un articolo su Hegel, futuro simbolo degli occidentalisti

hegeliani in Russia, il quale proclamerà la riconciliazione con la realtà in ogni campo della vita umana; l'attacco al razionalismo, al soggettivismo Kantiano e

al Baironismo. Berlino viene da lui vista come la Gerusalemme da cui dovrà partire la

redenzione. Si dà all'attività rivoluzionaria sotto falso nome per portare avanti il pensiero della sinistra Hegeliana. Tra i suoi più accaniti sostenitori vi era

Belinskij. Belinkij ebbe un ruolo fondamentale nella critica letteraria russa di stampo naturalista e fu il più rappresentativo della classe raznocincij46. Egli elaborò una teoria della formazione della nazione russa individuata in due momenti del sentimento popolare: Narodnost, che si verifica in gioventù, e Nazionalnost, momento della consapevolezza, che si verifica durante la maturità. Esaminò inoltre il ruolo della letteratura nella creazione dell'idea della nazione: Nazia,concetto di nazione moderno e dinamico, Narodni concetto statico, Popolare adesione naturale alla tradizione idealizzata degli slavofili. Per giungere alla Nazia bisogna avviare un processo di cambiamento attraverso la rottura con la tradizione: per fronteggiare l'arretratezza del paese sarebbe stata necessaria un'apertura all'occidente.

critico letterario. 43Nato a Tver il 30 maggio 1814 e morto a Berna il 1º luglio 1876 fu rivoluzionario, filosofo e

anarchico russo, considerato uno dei padri fondatori dell'anarchismo moderno. Autore di molti scritti, tra i quali Stato e anarchia e L'impero knouto-germanico.

44Nato a Mosca il 6 aprile 1812 e morto a Parigi il 21 gennaio 1870 fu scrittore e filosofo, tra i più grandi intellettuali dell'Ottocento russo.

45 Nato il 9 novembre 1818 e morto a Bougival il 3 settembre 1883 fu scrittore e drammaturgo russo. 46Ramo occidentalista dell' intelligentija.

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2.3 Il Romanzo Russo Tutta la letteratura russa risentì fin dai primi anni dello spazio fisico: l'immensità del territorio e la natura prevalentemente agricola del paese assunsero un ruolo ideologico che condizionò fortemente la mentalità e ed i temi della riflessione.

Nel 700 essa era del tutto sottomessa alla filosofia, alla critica, alla letteratura francese e ai dogmi della cultura classica, ma soprattutto era destinata ad un pubblico “popolare senza ambizioni”. Le differenze con la letteratura francese, oltre ad essere di pubblico, si manifestano anche nel grado di accettazione del modello di società che la genera, infatti, pur contestando e rimproverando, l'intellettuale francese ha lo scopo di guidare gli organi di governo, non di sovvertirli; inoltre, a livello di personaggi, notiamo che il mito di Napoleone ancora fortissimo ha influenzato enormemente il popolo Francese, al quale vengono proposti personaggi spavaldi, sicuri di sé, ambiziosi; queste caratteristiche mancheranno totalmente nella letteratura russa, nella quale prevarranno perlopiù personaggi umili tendenti all’introspezione e al cambiamento di sé. Uno dei temi che ritroveremo in molte opere sarà quello del conflitto tra occidentalisti e slavofili, particolarmente sentito e dibattuto durante gran parte del secolo, all'interno del quale possiamo ritrovare politica, morale e metafisica, elementi attraverso i quali si tenterà di ricostruire il mondo. Si presenta così il problema dell'identità dell'uomo diviso tra società e nazione all'interno della storia, che porta ad una polarizzazione del pensiero e si affida alla ricerca filosofica e religiosa. Questo è anche il periodo in cui i privilegiati sentono rimordersi la coscienza nei confronti degli ultimi, che tendono ad essere identificati con la nazione stessa: misteriosa, estranea alla cultura occidentale, abbandonata a se stessa. Si rafforzano così le idee cristiane di sacrificio, riscatto, espiazione dell'oblio di se, che lasceranno il segno su tutta la letteratura: si porranno domande che spiegheranno la portata universale dell'opera. Letteratura

+ realtà nazionale pensiero russo problematiche sociali, filosofiche, religiose. Il mondo che non è compreso in questo schema appare (se c’è) soltanto come uno sfondo lontano e privo di interesse; tutti i romanzi russi sono interessati a

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descrivere la realtà sociale nel dettaglio.

Il ruolo della donna viene esaltato da molti dei grandi autori quali Turgenev, Goncharov, Dostoevskij e talvolta da Tolstoij, questo aspetto insieme all'interesse di Dostoevskij e Tolstoj nei confronti della psicologia umana, renderà la letteratura russa all'avanguardia. La Russia dell'800 è un paese che si scopre pian piano e che grazie a quell'immensità di cui è parte rivolge il proprio pensiero al Creatore, cercando di capire il senso più profondo della vita e della verità. Non sarebbe giusto immaginare la letteratura russa agli esordi come una letteratura giovane: essa è infatti legata ad una tradizione popolare radicata nella notte dei tempi, nonché ad un'attenta analisi delle letterature occidentali; è proprio questo che le permette di nascere, diciamo così, già grande e complessa. La poesia raggiunge da subito un livello altissimo di raffinatezza, e la prosa, molto elaborata, mostra uno stretto rapporto con il romanticismo, il sentimentalismo e le tradizioni colte o popolari; è con il romanzo però che si sfiora l'eccellenza: ogni classico, un po' a se stante, dà vita ad un genere nuovo: “Il romanzo è un contenitore all'interno del quale è lecito mettere qualsiasi cosa”, è quello che riuscirà a contenere l'universalità, che tenderà a varcare i limiti dell'ambito letterario, a porsi domande esistenziali come “di chi è la colpa ?, “cosa possiamo fare, noi?”, “se c'è Dio dov'è?”; un tentativo di arrivare alle risposte e quindi alla verità dovrà avvalersi di tutti i mezzi possibili, che siano la filosofia, la religione e la letteratura.

L'800 conoscerà uno degli apici dell’eccellenza con l'”Eugenij Onegin47” il romanzo in versi di Puškin, una vera e propria svolta: esso rappresenta infatti l'incontro tra la letteratura russa del passato e del realismo europeo.

47Eugenio Onegin è il nome del personaggio principale della storia: è un giovane dandy ozioso,

disilluso che sembra aver già provato tutto quello che gli era possibile nella vita . Si ritira in campagna e diventa amico di un giovane poeta, Vladimir Lenskij. Questi è innamorato di Olga, con cui si è appena fidanzato. La sorella di Olga, Tatiana, si innamora a prima vista di Onegin ma lui la respinge. Qualche tempo dopo, Lenskij insiste perché il suo amico assista al ballo in occasione del compleanno di Tatiana. Onegin, scontento e annoiato, decide di vendicarsi provando a sedurre Olga, che sta al gioco, con grande dispiacere di Lenskij, che sentendosi tradito chiede riparazione con un duello. Il duello, con le pistole, si svolge il giorno dopo, all'alba. Il destino vuole che Onegin uccida il suo amico, ed è quindi costretto a lasciare la città. Alcuni anni dopo Onegin incontra per caso un suo cugino, principe e generale, e lo invita a un ricevimento. Vi ritrova Tatiana, che ha sposato il principe. Ella è molto cambiata, e la sua bellezza provoca molti rimpianti a Onegin, che si rende conto dell'errore commesso tempo prima rifiutandola. Egli le confessa il suo amore, ma è troppo tardi: ella preferisce restare fedele a suo marito, anche se il suo amore per Onegin è ancora vivo.

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La prosa russa comincia a conquistare i propri spazi con Nikolaj Vasil'evič Gogol', che descrive i nuovi strati sociali sotto l'influenza occidentale di George Sand, Honoré De Balzac e Charles Dickens. Gogol' illustra temi elementari e talvolta grotteschi attraverso un idealismo morale e religioso: l'individuo viene posto all'interno del suo ambiente e ne vengono esaminati i comportamenti, senza mettere in discussione temi fondamentali come la vita sessuale, la sofferenza e la morte, trattata in modo molto tradizionale e rispettoso, talvolta con eccesso di pudore. La fine del secolo sarà invece caratterizzata dai romanzi di Tolstoj e Dostoevskij opere di una portata straordinaria ancora oggi ad essere attuali ed interessantissime.

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CAPITOLO III

Anna Karènina: presentazione di Lev Tolstòj, analisi dell'opera 3.1 Lev Nikolàevič Tolstòj

Nacque il 28 agosto 1828 a Jàsnaja Poljàna da una famiglia di nobili possidenti terrieri, che grazie al matrimonio del padre Nikolàj con la principessa Màrija Volkònskaja, discendente di una delle più antiche famiglie nobili russe, avevano ritrovato una certa agiatezza economica. Crebbe in un ambiente di campagna negli anni in cui maturava l'abolizione della servitù della gleba, accanto a quelle tradizioni feudali che l'innovazione occidentale non aveva neppure minimamente intaccato; maturò fin da subito un intimo legame con la natura e la vita contadina, e per tali ragioni divenne di fatto l'ultimo rappresentante, decisamente fuori tempo, della cultura nobiliare Intesa alla maniera del XVII sec. Rimase orfano di madre a soli 5 anni e venne affidato alle cure della zia Tatiana insieme ai tre fratelli Nel 1836 la famiglia si trasferì a Mosca e la sua istruzione venne affidata ad un precettore francese; la sua prima formazione intellettuale fu pertanto illuministica e non ebbe molti contatti con la cultura russa a lui contemporanea. Rimasto orfano di padre a 9 anni tornò a Jàsnaja Poljàna e vi trascorse il resto della sua infanzia-adolescenza. Nel 1844 si iscrisse alla facoltà di lingue orientali a Kazàn senza però ottenere grandi risultati, decise quindi di dedicarsi alla giurisprudenza. È un cattivo studente: dedica poco tempo agli studi e si pone negativamente nei confronti dei professori. Odia la storia, definendola “scienza pretenziosa e assolutamente inutile”. Nel 1847 interruppe definitivamente gli studi dopo aver sostenuto e superato soltanto un esame, e nello stesso anno iniziò a redigere il monumentale “diario” che lo accompagnerà per tutta la vita. Nel frattempo venne divisa l'eredità; a lui andarono la tenuta natale ed altri quattro villaggi per un totale di 330 anime48. Decise pertanto di tornare a 48Le anime sono i servi della gleba e vengono ereditate insieme alla terra. Una proprietà non troppo

sontuosa. Si tende ad immaginare Tolstoj, forse anche a causa dell'identificazione con i suoi personaggi, come uno scrittore ricchissimo. In realtà, vista la consistenza della sua eredità non è

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vivere nella propria tenuta, e pieno di iniziativa decise di dedicarsi al rimodernamento della stessa: aprì una scuola destinata ai figli dei contadini e cercò di innovare i metodi di coltivazione. I contadini però, diffidando del carattere innovatore del nuovo proprietario, lo osteggiarono duramente tanto da far naufragare il suo sogno. Dopo nove mesi trascorsi e conclusi con un nulla di fatto partì per Mosca, dove si appassionò al gioco d'azzardo e condusse uno stile di vita fortemente dissennato. Nel 1851, persuaso dal fratello Nikolàj, raggiunse una piccola guarnigione nel Caucaso. La vita militare non gli dispiacque: si comportò bene durante gli scontri, e apprezzò gli aspetti più marginali come la caccia, le bevute con i cosacchi e le imprese amorose. È in questo stesso anno che iniziò a scrivere la sua prima opera “Infanzia”, prima parte del ciclo narrativo Le quattro epoche dello sviluppo. Si possono già delineare i tratti salienti della sua poetica: l'assenza di una vera e propria trama, il ritmo lento, l'attenzione ai dettagli, la tendenza a descrivere in parallelo destini di più personaggi, la comunione tra animo umano e natura, il monologo interiore. Iniziò a frequentare i teatri ed i circoli intellettuali, ma venne sempre percepito come un personaggio limite, un diverso, a metà tra un possidente di provincia e un militare di carriera che dedica un po' del suo tempo alla letteratura. Nel 1854 venne promosso aiutante e raggiunse il fronte di Crimea, dove infuriava la guerra Russo-Turca. Nel 1855 fu in prima linea per circa un mese fra i difensori di Sebastopoli49. Questa esperienza gli diede l'input per la stesura de “ I racconti di Sebastopoli”, che furono pubblicati contemporaneamente a “Fanciullezza50”. Il 15 maggio Tolstoj venne trasferito lontano dal fronte; a novembre lasciò la Crimea per Pietroburgo e comprese finalmente il senso e lo scopo della sua vita: -“La mia carriera sono le lettere. Scrivere, scrivere! A partire da domani lavorerò per tutta la vita”. A Pietroburgo cominciò a frequentare i salotti: furono in molti ad ammirarlo e a contenderselo sia tra gli slavofili che tra gli occidentalisti. Turgèneve51 per

così.

49L'assedio di Sebastopoli, protrattosi dal settembre del 1854 al settembre del 1855, fu l'episodio più importante della guerra di Crimea.Incapaci di accerchiare l'intera roccaforte russa, gli alleati (Gran Bretagna, Francia e Regno di Sardegna) concentrarono le loro forze a sud. Dovettero respingere attacchi simultanei dell'armata di Crimea e della guarnigione (battaglie di Balaklava e Inkerman).Nel giugno 1855 i britannici attaccarono il settore di Redan e subirono delle gravi perdite senza risultati importanti. L'8 settembre i francesi riuscirono ad impossessarsi della posizione fortificata di Malakoff, grazie ad un assalto perfettamente coordinato. La fortezza divenne allora non più difendibile e i russi la evacuarono dopo aver distrutto le fortificazioni. A tale assedio (che ai russi costò 4000 morti e ben 16000 tra feriti e prigionieri).

50Seconda parte di Le quattro epoche dello sviluppo. 51Lo aveva già conosciuto al tempo del primo viaggio a Mosca e gli aveva prestato dei soldi per

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primo lo ospitò in casa propria, ma il suo carattere ombroso e rude lo spinse ad offendere e a mettere in discussione tutto e tutti. Tolstoj compensò la sua sostanziale esclusione dalla società, descrivendo il sistema di relazioni su cui essa si basa attraverso una lente tendenzialmente negazionista ed arcaizzante, voltando di fatto le spalle a quanto accaduto prima degli anni 20. Pubblicò in seguito “Giovinezza52”, che ebbe uno scarsissimo successo e lo indusse di fatto ad interrompere qui il lavoro della quadrilogia. Tornò per un breve periodo alla tenuta natale per poi intraprendere un viaggio in occidente: l'Europa non lo sedusse, in essa vide soltanto un gretto spirito mercantile. Nel 1861, con l'editto imperiale che determinò la fine della servitù della gleba, venne nominato arbitro per l'applicazione della legge nel territorio di Tula. Prese con serietà e passione questa nuova missione, ma incontrò molte difficoltà a causa dei nobili che lo osteggiavano al fine di mantenere i loro privilegi. Dopo poco tempo fu costretto a dare le dimissioni. In quegli stessi anni dedicò molta attenzione alla scuola fondata nella propria tenuta: influenzato da Rousseau instaurò un tipo di pedagogia che lasciava grande libertà ai ragazzi. Convinto della bontà del metodo egli fondò una rivista chiamata Jàsnaja Poljàna53, con l'obiettivo di indottrinare le scuole che sorgevano nei dintorni, e nella quale esponeva le sue idee filosofiche e pedagogiche spontaneiste54. Fu in questo periodo che prese vita una sua teoria sulla società, a sostegno di una certa superiorità delle opere popolari su quelle d'élite: il popolo vive una vita più integra, pertanto i valori che traspaiono dall'opera popolare sono migliori. La questione del gusto è semplicemente lo specchio dei gusti corrotti. Si oppose altresì all'ideale di progresso, sostenendo l'anteriorità e non la posteriorità dell'uomo da emulare. Emerse così la particolare personalità di Tolsoj: strenuo difensore del diritto della comunità agraria di spartirsi equamente le terre, ma anche negatore del progresso e della cultura. Nel 1862 conobbe Sòf'ja Bers, figlia di un'amica d'infanzia e molto più giovane di lui. La differenza d'età lo fece inizialmente esitare, ma ben presto i due convolarono a nozze. L'entusiasmo per questo matrimonio si spense presto; il suo umore altalenante condizionò la sua vita ancora una volta55.

aiutarlo a pagare dei debiti causati dal gioco d'azzardo. 52Terza parte di Le quattro epoche dello sviluppo. 53Il primo numero viene pubblicato il 5 Febbraio 1862. 54Induce negli allievi il senso del dovere non tramite le regole ma attraverso esempi che gliele facciano

comprendere. 55Il suo stato umorale ci viene descritto nel Diario.

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Nonostante ciò nel 1863 nacque il primo figlio (in seguito ne nasceranno altri tredici); nello stesso anno e per i sei anni successivi si dedicò alla stesura di Guerra e Pace, che verrà trascritto da Sòf'ja e che venne pubblicato in puntate su “Il messaggero russo”. Terminato questo romanzo, Tolstoj sentì rinascere in se la passione per la pedagogia e tornò a dedicarsi con maggior coinvolgimento alla scuola di Jàsnaja Poljàna; il progetto incontrò, a quanto pare, l'ostilità della moglie e pertanto naufragò. Nel marzo 1873 iniziò la stesura di Anna Karènina. Venne assalito in quegli anni da una forte crisi esistenziale che lo portò a pensare spesso al suicidio e a terrorizzare la moglie, che così lo descrisse:” I suoi occhi hanno una strana fissità: non parla quasi mai, non mangia, non dorme, spesso piange”. Per uscire da questo momento così buio si rivolse alla chiesa: riprese le pratiche religiose, visitò santuari e partecipò a pellegrinaggi. Il suo razionalismo lo portò a rifiutare i riti e lo sfarzo della chiesa ortodossa. Decise di isolarsi e di riprendere la lettura dei vangeli per proprio conto, elaborando una propria concezione della religione basata sulla frase di Matteo “non resisterai al male”. Nacque da questa sua riflessione la corrente dei Tolstoisti, che verrà diretta da un fanatico Vladimir Čertkòv. Nel 1881 si trasferì a Mosca; se la moglie si mostrò entusiasta del cambiamento dopo circa 20 anni di vita isolata in campagna, lui si rese invece conto di odiare la vita mondana, giudicandola immorale. Decise quindi di cominciare a frequentare i quartieri poveri, dove imparò umili mestieri. Respinse i pensieri che giudicava viziosi, eliminò dalla sua vita alcool, tabacco e carne, desiderò persino di liberarsi delle proprie terre distribuendole equamente ai contadini. All'apice della popolarità e della fama, la chiesa e il santo sinodo ignorando il divieto di Alessandro III di prendere qualsiasi misura contro Tolstoj optarono per la scomunica. Gli ultimi anni furono caratterizzati da violenti conflitti familiari: Čertkòv e la moglie si contesero i diritti del diario, concessi prima a lui e in seguito a lei. Una notte, ormai nel 1910, Tolstoj lasciò un biglietto a Sofja in cui esprimeva la propria rinuncia ai beni materiali e la volontà di vivere in solitudine gli ultimi giorni della propria vita; salì su un treno e sparì. Dopo essersi rifugiato in due monasteri giunse alla stazione di Astàpovo, dove venne raggiunto dalla moglie e dalla figlia Aleksàndra. Morì nella casa del capostazione il 7 novembre 1910.

3.2 Anna Karènina

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Anna Karènina è una delle grandi opere della maturità di Tolstòj. È un romanzo che inizialmente può essere definito familiare, filosofico-morale, ma che ad una lettura più attenta si rivela rappresentativo dell'evoluzione della società russa di fine Ottocento. Percorreremo ora la storia del romanzo, qui suddivisa in otto56 parti per individuare in modo più chiaro i diversi momenti della trama.

- Prima parte:

La prima figura che ci viene presentata è quella di Stepan Arkad'ič Oblonskij (Stiva), un ufficiale civile che sta attraversando una crisi coniugale a causa della sua irrefrenabile vena passionale, che lo spinge al tradimento della moglie Dar'ja Aleksandrovna (Dolly) con la governante. Stiva è uomo simpatico e superficiale, un eterno ragazzo che non si preoccupa della propria situazione economica e che spesso non si rende conto del peso delle proprie azioni. Dolly, madre di 5 figli, è una moglie impeccabile con l’unica colpa di non riuscire più a rendersi attraente agli occhi del marito; è una donna ferita che sente di aver sprecato la propria vita e la propria giovinezza accanto ad un uomo che non la ama. L'unica soluzione che intravede per poter andare avanti è quella di prendere i propri figli e abbandonare il tetto coniugale. La situazione sembra essere disperata: lui, a dire il vero pentito più per non essere riuscito a nascondere il tradimento che per averlo commesso, le chiede perdono, ma mal disposta nei suoi confronti decide di chiamare Anna Karenina, sua sorella ed amica di Dolly, che lascia la propria famiglia per soccorrere il fratello in difficoltà. Anna ci viene presentata come una donna sublime: madre amorevole, moglie impeccabile, donna colta, bellissima e di gran classe. Questa figura angelica e quasi perfetta viene posta davanti ad un episodio atroce: un operaio viene accidentalmente investito da un treno nella stazione di Mosca nel momento del suo arrivo. Lei è in compagnia di una donna conosciuta sul treno; è la madre di Aleksej Kirillovič Vronskij, recatosi in stazione per accoglierla. Stiva è anch’egli presente ad accogliere sua sorella. Vronskij, prima dell'arrivo di Anna, ha già fatto la conoscenza di Katerina Aleksandrovna Ščerbackaja (Kitty) sorella di Dolly, la quale perdutamente innamorata di lui attende con ansia la proposta di matrimonio; ma egli è interessato ad Anna, e la proposta le arriva invece da Konstantin Dmitrič Levin,

56Facciamo riferimento a Tolstòj L.N., Anna Karènina , Traduzione a cura di Zveteremich Pietro;

Ripellino, Anna Karenina pp.21-48; Citati P. L'architettura di Anna Karenina, in Tolstoj oggi pp.151-158.

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un amico d'infanzia di Stiva, che in seguito al prevedibile rifiuto si chiude totalmente nella riflessione e nella gestione delle sue terre. Appena compiuta la “missione di pacificazione” Anna, spaventata dalle insistenti attenzioni che le riserva Vronskij (specialmente durante il ballo in onore di Kitty) e dai propri sentimenti contrastanti, ritorna a Pietroburgo da suo marito Aleksei Aleksandrovič Karenin, ufficiale governativo, e da suo figlio Serëža. Pensa così di poter dimenticare tutto quello che è successo in quelle giornate passate lontano dalla propria famiglia. Non sarà così; Vronskij la seguirà ed il capitolo moscovita sarà soltanto quello iniziale per la loro storia. Kitty, avendo notato l'interesse di Vronskij nei confronti di Anna, comprende che il suo sogno amoroso è ormai compromesso e si ammala gravemente.

Seconda parte

Vronskij a Pietroburgo inizia a frequentare gli stessi ambienti di Anna, mentre lei sempre più confusa cerca di evitarlo pur rendendosi conto di provare un piacere immenso per il corteggiamento. I due si lasciano andare a chiacchierate sempre più lunghe ed appassionate nei salotti tanto da suscitare l'interesse ed i pettegolezzi della società, che non tardano a giungere alle orecchie di Karenin, marito di Anna. Karenin, freddo burocrate, assai più anziano di Anna ed immune ai sentimentalismi, si mostra infastidito non tanto dal rapporto che si è instaurato tra sua moglie e il conte Vronskij, quanto dall’inevitabile giudizio dell’opinione pubblica. Infastidita a sua volta da questo atteggiamento freddo e calcolatore Anna lascia che i suoi sentimenti prendano il sopravvento sulla ragione. Il tradimento diviene palese quando durante una gara a cavallo Vronskij cade rischiando la vita, e l'angoscia di Anna si manifesta in modo eclatante in presenza del marito, che le è accanto. I rimproveri di lui la richiamano all'ordine, ma lei esplode confessando il proprio amore e l'adulterio. Kitty, sempre più ammalata, viene portata in una località termale tedesca dove ha la possibilità di confrontarsi con una realtà completamente diversa: conosce Varen'ka, una giovane dama di compagnia che le trasmette virtù cristiane e diventa per lei un modello spirituale.

Terza parte

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L’attenzione dello scrittore si sposta sulla nuova vita di Levin, completamente assorbito dal lavoro nella sua tenuta e dalle sue lotte interiori: egli cerca di comprendere il senso della vita, si interroga sull'esistenza di un creatore, assapora la vita dei campi in prima persona, si pone il problema della lotta di classe e la questione del raggiungimento della felicità, il tutto per riuscire a dimenticare la grande delusione amorosa subita. Il nuovo equilibrio raggiunto viene però spezzato da una visita di Dolly, che cercando di far rivivere i suoi sentimenti per Kitty apre un varco nella corazza, seppur inizialmente impercettibile. Un giorno lavorando nei campi vede passare una carrozza e riconosce al suo interno Kitty, tornata dalla Germania; tutto l'amore riaffiora come se non fosse passato neppure un giorno. Intanto la situazione tra Anna e Vronskij si fa sempre più complessa: Anna è incinta e ha ammesso di fronte a Karenin il suo amore extraconiugale; il marito valuta il modo migliore per uscire dalla situazione e le propone il divorzio, che lei rifiuta perchè crede che sia possibile una vita basata sull'amore indipendente dalle norme civilie di buon costume.

Quarta parte

Karenin inizia a trovare la situazione intollerabile e insiste affinché divorzino. Il fratello di Anna, Stiva, cerca di dissuaderlo, invitandolo a parlare con Dolly. Quest'ultima iniziativa sembra di nuovo non sortire alcun effetto, ma Karenin cambia idea dopo aver saputo che Anna sta morendo per complicazioni dovute al parto. Al suo capezzale, la perdona mentre Vronskij tenta il suicidio a causa del rimorso. Anna contro ogni previsione migliora, nasce una bimba sana e bella che decide di chiamare Annie. È qui che si inserisce il problema del divorzio anche per la nuova coppia, in quanto la bambina di Vronskij per legge deve essere riconosciuta da Karenin. Interviene nuovamente Stiva questa volta intercedendo affinché Karenin accetti il divorzio. Vronskij in un primo tempo decide di fuggire ma dopo aver rivisto Anna comprendere che non può vivere senza di lei. Insieme decidono che con o senza divorzio se ne andranno in Europa lasciando tutto. Da qui l'inizio della rovina, il rapporto tra i due diventerà sempre più morboso, vivranno da turisti ed Anna verrà assalita dal sentimento di gelosia nutrito dalla paura che un giorno Vronskij possa stancarsi di lei ma anche dalla consapevolezza di avere abbandonato un figlio che amava alla follia e di averne una con se, per la quale non riesce a provare amore. Diversa e più lieta evoluzione ha invece la storia di Kitty e Levin che

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incontratisi grazie anche all'aiuto di Stiva e Dolly si riconciliano e si fidanzano.

Quinta parte Levin e Kitty si sposano e vanno a vivere in campagna il loro rapporto è in continua crescita: Levin si confronta con una realtà che non gli appartiene, lui rimasto solo per anni si trova con una casa sempre piena di gente bambini adulti che lo confondono e lo fanno dubitare della giustezza della sua decisione. Si trova anche a dover fronteggiare senza comprenderlo il comportamento della moglie che si mostra oziosa e poco interessata a mantenere in salute lo stato economico della propria neonata famiglia. La conoscenza viene comunque bruscamente interrotta dall'arrivo della notizia della malattia di Nikolaj fratello di Levin che è in fin di vita. Contro il parere di Levin, Kitty si impone di accompagnare il marito a sostenere il fratello negli ultimi giorni di vita; questo gli permetterà di scoprire un lato di lei totalmente inedito: è in grado di gestire la morte, è in grado di arrivare al cuore di un malato burbero come Nikolay. Proprio durante quel soggiorno poco lieto Kitty scopre e confessa a Levin di essere incinta. Per lui è un universo in divenire, il mistero della vita e della morte che si incontrano, la scoperta di una donna matura al suo fianco che non pensava si potesse dimostrare portatrice di tante immense qualità. Nel frattempo in Europa, le condizioni di Vronskij e Anna non fanno che peggiorare: trovare degli amici con cui trascorrere il tempo è difficile e la vita dei passatempi è divenuta ormai noiosa ed insopportabile. Decidono di tornare in Russia. Karenin è consolato e influenzato dalla contessa Lidija Ivanovna, di lui innamorata, entusiasta della religione e delle credenze mistiche di moda nelle classi sociali più elevate, che gli consiglia di tenere Serëža lontano dalla madre. Anna riesce comunque a fargli visita il giorno del suo compleanno, ma scoperta da Karenin, scopre che al bambino era stata annunciata la morte della madre. Poco dopo, lei e Vronskij partono per la campagna dove si stabiliscono. Sesta parte Dolly si reca da Anna, e su richiesta di Vronskij le chiede di cercare di divorziare da Karenin. Anna è felicissima di questo incontro, grazie al quale ha l'opportunità di parlare con una delle poche persone che non le hanno voltato le spalle. La conversazione è per entrambe costruttiva: Dolly si pone delle domande sul modo in cui ha vissuto e vive con suo marito, invidiando quel sentimento e quella passione che trapelano dalle parole di Anna. Vede la sua amica cambiata,

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come se irradiasse una luce diversa; le appare bella e sfacciata, proiettata con grinta contro quel mondo che la vuole emarginare perché non è in grado di accettare un evento che va al di là delle regole imposte. Dolly scopre anche un nuovo modo di vivere la femminilità attraverso la cultura, il controllo delle nascite57, la presa di coscienza della propria persona, realtà a lei del tutto estranee. Le parole di Dolly inizialmente sembrano non sortire alcun effetto su Anna, ma quando Vronskij parte per alcuni giorni la noia e il sospetto la convincono della necessità di un matrimonio con lui. Scrive così un'accorata lettera a Karenin, lettera che su consiglio della Ivanovna viene rispedita al mittente provocandone l'ira e il senso di profonda umiliazione. Settima parte La famiglia di Levin è completamente assorbita dal cerimoniale per il parto di Kitty, che dà alla luce un maschio sano e forte. L'esperienza per lui è fortissima e lo induce a passare ad un nuovo livello di riflessione: non sa se essere felice o no, sente il peso delle responsabilità, ma allo stesso tempo scopre una Kitty nuova e più versatile di lui nell'affrontare i cambiamenti. Insieme a lei riesce a scoprire i piaceri della paternità, la gioia e la grandezza della vita. Stiva, cerca l'appoggio di Karenin per un nuovo lavoro e tenta nuovamente di convincerlo a concedere il divorzio ad Anna. Ma la situazione in casa Karenin è ormai cambiata: le decisioni sono guidate da una sorta di chiaroveggente, raccomandato da Lidija Ivanovna, che gli consiglia di rifiutare il suggerimento. La relazione di Anna e Vronskij si fa sempre più tesa, dominata dal risentimento provocato da un'ingiustificata ed esasperata gelosia da parte di lei. I due decidono di tornare in campagna, ma Anna, mentre Vronskij si trova fuori casa, in uno stato di forte confusione e di avversione verso tutto ciò che la circonda, dopo una visita a Dolly e Kitty si suicida lanciandosi sotto un treno58 (secondo una struttura circolare che riconduce alla prima parte del romanzo). Ottava parte

57Anna, avendo una relazione con un uomo molto più giovane è pienamente cosciente del ruolo primario che la sua bellezza ricopre. Il controllo delle nascite è principalmente volto a questo: mantenere il più possibile il suo aspetto curato e giovane evitando il peso di troppe gravidanze e la gestione dell'educazione di un numero troppo alto di figli. Dolly comprende che è questo che l'ha portata ad invecchiare precocemente e a non essere più attraente agli occhi del marito. 58

Per l'idea del suicidio Anna, Tolstoj si ispirò ad un fatto di cronaca del 4 gennaio 1872 quando una donna di nome Anna Stepanovna Pirogova si suicidò alla stessa maniera nella stazione di Jasenki della ferrovia Mosca-Kursk

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La morte di Anna colpisce tutti, ma a pagarne maggiormente le conseguenze sarà proprio Vronskij, che partirà per aiutare la rivolta serba del 1877 contro i turchi abbandonando Annie, che verrà affidata a Karenin. Stiva, inizialmente molto addolorato per la perdita della sorella, sembra riprendere in mano la propria propria vita con non troppe difficoltà, ed ottiene il lavoro che voleva. Nelle gioie e nei timori della paternità, Levin, per paura di aver perso moglie e figlio a causa di un fulmine caduto nel suo terreno, scopre la fede in Dio completando il proprio percorso di crescita iniziato con il romanzo. 3.3 I temi e personaggi59 Tra il Settecento e l'Ottocento la famiglia costituisce il punto nodale su cui si fonda la Russia imperiale; il tema dà vita ad un acceso dibattito tra chiesa ortodossa, élite culturali e stato Zarista. É per questo motivo che l'argomento trova ampio spazio anche nella letteratura. Nonostante il romanzo, come vedremo più avanti, non abbia goduto universalmente di una corretta interpretazione, esso rappresenta una vera e propria apertura sugli stravolgimenti che investono la società russa di fine ottocento60. - Il Matrimonio Tema centrale di tutto il romanzo è il matrimonio, che ci viene descritto attraverso tre diverse storie: Dolly e Stiva, Anna, Karenin e Vronskij, e Kitty e Levin. Ci accorgiamo subito che questa istituzione viene immortalata nel momento della sua crisi dopo circa 200 anni di storia. Nei primi due casi si tratta di nozze combinate, non consensuali, che hanno alla base un interesse economico o di acquisizione di maggior prestigio. È evidente che in tali nozze il sentimento non viene preso in considerazione, e l'appagamento affettivo viene cercato nei rapporti extraconiugali. Dolly e Stiva non si allontanano dal modello contrattuale, mentre la vera rottura viene operata da Anna, frutto del pensiero nobiliare del suo tempo,

59Facciamo riferimento Zalambiani M., L'istituzione del matrimonio in Anna Karenina in Europa

Orientalis, pp.7-34 60Analizzeremo nel prossimo capitolo l'analisi critica fatta al tempo della pubblicazione e scopriremo

talvolta che essa è spesso superficiale o sintomatica di una totale incomprensione della portata reale del romanzo.

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priva della forza per lottare contro tutte le regole che la separano dai suoi obbiettivi; dopo il primo audace passo Anna viene investita da ogni possibile conseguenza negativa del suo atto, scontrandosi inevitabilmente col giudizio della cultura e della società del suo tempo. La situazione favorita sembrerebbe essere quella di Kitty e Levin, principalmente per la prevalenza del sentimento nella scelta del coniuge, tuttavia col passare del tempo la legge che prevarrà sarà quella patriarcale, con la prevaricazione di Levin sulla moglie. Ci viene anche mostrato uno stralcio di vita sociale attraverso il cerimoniale per la preparazione dei contratti matrimoniali: il luogo privilegiato per la scelta del partner è un ballo61, quello in onore di Kitty, descritto con dovizia di particolari con particolare attenzione alla ritualità di ogni singola danza62. L'enorme spazio dedicato alle nozze di Kitty e Levin ci permette di risalire alla frattura strutturale dell'istituzione: pur essendo il cerimoniale lo stesso delle nozze della madre di Kitty, questa sembra avere problemi ad adattarsi ad alcuni cambiamenti dovuti all'occidentalizzazione dei costumi. - La famiglia Il modello di famiglia dominante nella Russia dell'ottocento è quello patriarcale, ed è sottoposto all'influenza di due forze contrastanti: una tende a mantenere invariato lo stato delle cose, l'altra cerca di trasformarlo seguendo la spinta degli ideali populisti e l'innovazione trapelata dall'occidente. Ma andiamo ad analizzare la struttura di questo modello: - i matrimoni avvengono precocemente: - sulla scelta del coniuge pesa il giudizio degli anziani; - il tasso di natalità e mortalità è generalmente molto alto; - l'aspettativa di vita non supera i 40 anni per entrambi i sessi; - le attività maschili e femminili sono definite per legge: l'uomo si deve occupare dell'aspetto economico e pubblico mentre alla donna spetta quello domestico e della cura dei figli. Il matrimonio, di fatto, trasferisce la donna dall'arbitrio del padre a quello del marito, ed è considerata al pari di un oggetto. Questa considerazione fa si che spesso l'uomo divenga violento, e la legge difficilmente riesce a contrastare e

61Durante il ballo organizzato in onore di Kitty lei attende con ansia la mazurca per il coronamento del

suo sogno d'amore. Il momento arriva ed è effettivamente il più importante della serata ma i protagonisti sono Anna e

Vronskij. 62Ogni danza prevede una diversa tipologia di conversazione.

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punire questo fenomeno63. In Anna Karenina i personaggi che più rispettano il prototipo della donna e dell'uomo tipo sono Dolly e Stiva. La famiglia è un microcosmo avente le stesse strutture dello stato, a capo del quale troviamo lo zar, Batjušca, che godendo di un mandato divino può emanare modelli comportamentali sacrali. - Rapporto con i figli Il codice civile russo sancisce la sottomissione della prole ai genitori, senza limiti di età nel caso in cui il figlio viva con loro. La disubbidienza può essere punita penalmente o con l'esclusione dall'eredità. Nel romanzo questa regola viene pienamente messa in pratica nella vicenda di Vronskij, sottomesso ed esente da qualsiasi sentimento nei confronti della madre. Notiamo invece una differenza nel rapporto tra Dolly e i suoi figli, ma anche in quello di Anna con Serëža: possiamo notare in questi due casi tracce di affetto, primi segnali di avvicinae diverrà il modello borghese. La legge vieta il riconoscimento dei figli illegittimi operando così, indirettamente, un controllo sulle abitudini sessuali. - Il divorzio Essendo la famiglia una struttura fortemente voluta sia dal potere zarista che da quello ortodosso, il matrimonio viene reso sacro e poi indissolubile; la legge fino al 1917 considererà reato l'adulterio e rifiuterà il matrimonio civile. Il divorzio è affidato al sacro sinodo, che di fatto lo rende inaccessibile; c'è inoltre una legge che obbliga i coniugi a vivere sotto lo stesso tetto, rendendo in questo modo la vita impossibile nel caso di un divorzio chiesto per motivi di violenza perpetrata da una delle due parti (generalmente l'uomo). Il divorzio consensuale è vietato esplicitamente. I casi in cui questo diventa possibile ci vengono elencati dall'avvocato di Karenin nel romanzo e sono: - L'adulterio colto in flagrante; - La prolungata scomparsa del coniuge; - Difetti fisici che impediscono di consumare il rapporto sessuale; - Esilio in Siberia.

63Nel romanzo non ci vengono descritti episodi di violenza fisica: l'aristocrazia ne è esente ma agisce

piuttosto sulla psiche dei soggetti implicati attraverso l'opinione pubblica che manifesta il proprio dissenso attraverso l'esclusione sociale.

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Nonostante tali condizioni siano stabilite dalla legge, spesso il divorzio viene negato anche agli appartenenti alle categorie sopracitate, causando l'impossibilità di liberarsi legittimamente da una disagiata situazione matrimoniale. Spesso si adotta come compromesso una separazione che permetta di vivere separatamente pur rimanendo formalmente sposati. Nel romanzo, Anna incontrando Vronskij lascia prevalere il sentimento sulla ragione, stravolgendo le convenzioni e spiazzando tutti personaggi coinvolti nella storia: Karenin, di fronte a due strade entrambe umilianti per se, decide di optare per lo status quo, mentre Vronskij si trova a vivere una situazione per la quale non ha alcuna risposta: il suo codice non comporta la possibilità che da un adulterio possa nascere una nuova famiglia. Dopo aver compiuto il primo passo verso quella che crede la felicità, Anna si trova invece a vivere nel suo opposto: viene divorata dai principi che le sono stati impartiti, dalla pubblica derisione e dal rimorso per aver abbandonato un figlio che in realtà ama e incapace di amare la figlia che ha con sé. Inizialmente convinta della bontà della sua azione e posta di fronte alla possibilità di legalizzare la propria posizione attraverso il divorzio, rifiuta perché crede in una vita in cui l'unica norma morale possa essere l'amore. Decisione questa, che come sappiamo le costerà la vita. - L'adulterio in società Come abbiamo già visto in precedenza, l'adulterio risulta essere una costante dei rapporti pur essendo punibile per la legge, ma come viene visto dalla società? L'opinione pubblica russa giudica diversamente quello maschile e quello femminile: il primo può talvolta essere motivo di vanto64, mentre per una donna è accettabile se solo viene tenuto nascosto. La rivoluzione di Anna è proprio in questo: lei ostenta la sua scelta, ma anche se l'adulterio è dettato da sentimenti diviene il motivo della sua pubblica umiliazione e dell'acquisizione di status di “donna caduta”. - La gestione della proprietà terriera e la riflessione: Levin Levin è il personaggio in cui Tolstoj ha impresso il maggior numero di aspetti propri della sua personalità: possiamo ritrovare in lui la felicità un po' brutale, la violenza, l'orgoglio, lo spirito duro e tagliente, l'esclusione da parte della società che lo guarda come fosse un diverso, la sincerità, l'eccesso di scrupoli, 64La madre di Vronskij è visibilmente entusiasta della relazione che egli ha intrecciato con una donna

di così alto rango.

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la ricerca del bene assoluto. La vita del personaggio risulta comunque essere molto più semplice di quella dell'autore: è un agricoltore, possidente terriero che cerca di avvicinarsi ai propri lavoratori consigliandoli, incitandoli a dare sempre di più, ad ambire sempre al meglio. Anche dopo esser stato accettato da Kitty sente su di se il peso della morte, che lo sovrasta al punto di condurlo ad una incessante riflessione su ogni aspetto della sua vita e su quella degli altri. Il punto di arrivo è la ricerca del significato della vita, nel tentativo di darle un senso anche davanti alla certezza assoluta della morte. Il suo principale timore è a questo punto il pericolo di cedere alla tentazione del suicidio, dato che l'angoscia della morte non può avere fine. Per lui la storia è a lieto fine: riesce a scoprire la fede in Dio nell'unico spiraglio che gli viene concesso: guardando la morte dal punto di vista della vita,e pertanto guardando alla vita come un dono.

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CAPITOLO IV La critica: accoglienza del romanzo dalla sua pubblicazione ai giorni nostri ed analisi del lettore nelle varie epoche In questo capitolo cercheremo di capire in che modo il lettore si inserisce nel testo definito da Umberto Eco “lacunoso”65 che è nel nostro caso Anna Karenina di Tolstoj; prenderemo in considerazione recensioni e critiche di epoche diverse, dalla pubblicazione fino all'era di Internet. Sarà fondamentale analizzare anche l'atteggiamento dei lettori nei confronti dell'autore, considerato prima un contraddittorio e a volte “sottovalutato” scrittore, poi uno scomodo personaggio dal carattere spigoloso, ed infine genio assoluto e mito. 4.1 La critica agli esordi “Guardate dunque che uomo meraviglioso vive sulla terra! Perché si è deciso egli è, per così dire, prima di tutto e in senso generale, un uomo, un uomo che appartiene all'umanità” Così lo descrivono, come un uomo, come un grande genio, come colui che è stato in grado di scrivere un romanzo imperituro. Il nostro obiettivo sarà ora quello di ricercare, tra i vari pareri che siamo riusciti a raccogliere, quelli più significativi, ed estrapolare in questo modo gli argomenti e le tecniche che sono risultate vincenti e gradevoli nel romanzo. Abbiamo visto in precedenza come l'ingresso di Tolstoj nei circoli di intellettuali fosse benedetto da tutta l'intelligenzja, sia dagli slavofili che dagli occidentalisti. Tale approvazione si ripercosse sull'iniziale successo editoriale di Anna Karènina, che venne pubblicato in fascicoli sul Russkij Vestnik e

65Il testo per poter funzionare ha bisogno di un lettore che sia in grado di sopperire alle mancanze.

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accese il dibattito sul divorzio; questo divenne l'argomento privilegiato nei salotti di Pietroburgo e Mosca. Tutti i critici furono delusi dal fatto che dopo un'opera epica come Guerra e Pace Tolstòj si fosse dedicato ad “un semplice romanzo familiare”: i liberali e i populisti lo criticavano perché dopo aver trattato in modo innovativo la storia ed aver esaltato il popolo si dedicava ora alla descrizione del bel mondo, mentre i conservatori non condividevano la scelta dell'argomento, additato come profano, privo di profondità filosofica, e tendenzialmente antislavofilo. La critica progressista sbagliava nel non cogliere la novità rivoluzionaria dell'opera, che mise a nudo l'istituzione sociale del matrimonio, allora in estinzione, per lasciare posto alla nuova realtà. Proponiamo ora alcune critiche che pongono l'attenzione su aspetti considerati negativi: Pëtr Tkačëv66 critica pesantemente Tolstoj sulla rivista Delo per aver ignorato i movimenti sociali in atto al tempo della stesura, e anche per aver scelto un'ambientazione nobiliare animata soltanto da vicissitudini amorose. Egli vede nell'opera solo l'egoismo e la stupidità dell'aristocrazia russa, la ritiene frivola, con un'unica riserva per il personaggio di Levin, l'unico degno di considerazione, l'unico ritenuto “in vita”, tra tanti fantasmi.67 L'attitudine rivoluzionaria di Tkačëv in questo caso interviene in modo evidente nell'ambito del rapporto testo-lettore. Pëtr Tkačëv non rappresenta un lettore modello perchè non si trova in sintonia con le intenzioni dell'autore, sì rivoluzionario e profondamente concentrato su un profondo cambiamento che sta avvenendo nella sua Russia, ma che sceglie come fulcro rivoluzionario la famiglia, con le sue dinamiche, le sue vicissitudini, e soprattutto la sua crisi. Plechanov68 dice: “Tolstòj fu e fino alla fine della sua vita rimase un grande Barin69” 70. In questo caso il pregiudizio nei confronti dell'autore prende il sopravvento; Plechanov probabilmente vede nel romanzo una sorta di “esibizionismo” del mondo aristocratico; egli accusa Tolstoj di enfatizzare narcisisticamente i vizi della società alla quale suppone che lo scrittore appartenga; in realtà, come abbiamo visto nella biografia, Tolstoj era sicuramente meno abbiente dei personaggi che descriveva, e con i quali viene 66Critico populista-rivoluzionario. 67Vittorio Strada, Crisi della cultura e cultura della crisi in Tolstòj, “Tolstoj oggi”, cit. pag.23. 68Georgij Valentinovič Plechanov nato a Tambov l' 11 dicembre 1856 e morto a Zelenogorsk il 30

maggio 1918 fu un filosofo e politico russo. 69 Nato a Tambov,l'11 dicembre 1851 e morto a Zelenogorsk il 30 maggio 1918 fu filosofo e politico Russo. 70Vittorio Strada, Crisi della cultura e cultura della crisi in Tolstòj, “Tolstoj oggi”, cit. pag.23.

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spesso identificato a tutt'oggi. Un commento analogo ci viene da Trockij71: “Egli è stato fin dai primi anni di vita cosciente ed è rimasto tutt'ora un aristocratico nei recessi più profondi del suo lavoro creativo, nonostante tutte le sue ulteriori crisi spirituali”72. Tutte queste testimonianze tendono a chiudere Tolstoj nella sua nicchia natale, trascurando quasi totalmente la portata rivoluzionaria che invece le sue opere hanno. In tutte le recensioni dell'epoca, inoltre, troviamo un giudizio morale nei confronti di Anna (pur non essendo l'adulterio al centro dei dibattiti), riconosciuta come l'incarnazione della passione, dei sentimenti che privano della ragione, i cui atti vengono tollerati soltanto perché la maestria dell'autore la rende un personaggio sublime. In risposta a tutte queste critiche, Tolstoj, con una frase, ci fa comprendere come il suo progetto fosse di più ampio respiro e pronto a scontrarsi con l'ottusità, o comunque, con l'inadeguatezza di quanti si sarebbero innalzati a recensire e criticare, quello che in futuro verrà da pareri autorevoli descritto come un capolavoro: “Se critici miopi pensano che io abbia voluto descrivere solo ciò che mi piace: come pranza Oblonskij o quali spalle ha la Karenina; ebbene, si sbagliano. In tutto, quasi tutto ciò che ho scritto mi sono attenuto alla necessità di raccogliere i pensieri nell'intreccio in cui si esprimono: infatti ogni pensiero espresso in parole in maniera particolare, perde il proprio senso e si svilisce terribilmente quando venga preso isolatamente, e non nell'intreccio di cui fa parte. Quest'ultimo, poi, non è costituito dal pensiero (mi pare), ma da qualcos'altro, e la sua base non si può esprimere a parole, ma tramite parole la si può esprimere descrivendo le immagini, le azioni, le situazioni”73. Con questa dichiarazione Tolstoj determina una volta per tutte la natura del suo romanzo, a tutti gli effeti un testo chiuso: l'idea dello scrittore è di indirizzare il lettore verso un senso di “pietà” per Anna Karenina, di ammirazione e tenerezza nei confronti di Dolly, di simpatia nei confronti di Oblonskij, di odio nei confronti di Karenin, intervenendo continuamente pur restando invisibile all'interno del testo. Il tema dell'adulterio giunge dalla letteratura Europea a Tolstoj, che sintetizza il passaggio dalla moglie fedele alla moglie infedele attraverso un percorso letterario che parte dall'esperienza europea di Madame Bovary e giunge a quella russa di Anna Karenina, portando così a compimento il filone iniziato da 71Lev Trockij, pseudonimo di Lev Davidovič Bronštejn nato a Janovka il7 novembre 1879 e morto a

Coyoacán il 21 agosto 1940 è stato un politico e rivoluzionario russo, divenuto sovietico dopo la Rivoluzione d'ottobre.

72Vittorio Strada, Crisi della cultura e cultura della crisi in Tolstòj, “Tolstoj oggi”, cit. pag.23. 73Pëtr V. Palievskij, L'importanza di Tolstòj per la letteratura del XX secolo, “Tolstoj oggi”, cit. pag

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Puškin e Lermontov.74 È il punto più alto raggiunto da un tema già affrontato da almeno un secolo. Come se non bastasse, fu attaccata duramente la parte riguardante le questioni politiche; nel clima severamente critico che aleggiava intorno al romanzo fu infatti impedito a Tolstoj di pubblicare l'ultimo capitolo dello scritto poiché affrontava il sensibile tema della guerra di Serbia. 75 Il quadro critico che abbiamo analizzato evidenzia dunque la cattiva accoglienza che fu riservata ad Anna Karenina; l'aspettativa creata dal romanzo alimentò i dibattiti dei critici al punto da relegarlo ad oggetto di futili conversazioni da salotto, in maniera analoga a quanto succede ancora oggi, quando il carattere scandalistico di un romanzo prende il sopravvento sul suo reale valore letterario. 4.2 L'opinione della rete: i lettori del XXI secolo76 L'evoluzione dei mezzi di comunicazione e d'informazione ha visto la nascita di una numerosa e non trascurabile critica: i “comuni lettori”. Da un'analisi preliminare basata su circa 60 recensioni è emerso un interesse piuttosto bilanciato tra uomini e donne, con una prevedibile prevalenza di queste ultime. Cercheremo di analizzare il diverso approccio dei due sessi con il romanzo attraverso dei precisi criteri: - La lunghezza: Questo aspetto ha creato una divisione tra le donne, spesso scoraggiate dalla corposità dell'opera, e gli uomini, probabilmente più abituati a testi impegnativi e meno interessati ai romanzi “metropolitani” che popolano gli scaffali delle librerie. L'interazione del lettore può essere compromessa dall'impatto iniziale, osiamo dire “fisico”, col romanzo; un non-lettore-tipo, che si confronta innanzitutto con l'elevato numero di pagine, con il diverso livello di codice e con le conseguenti isotopie, probabilmente rinuncerà al proseguimento della lettura e magari rilascerà una recensione negativa.

74Da Zalambiani Maria, L'istituzione del matrimonio in Anna Karenina, pag. 36. 75Zalambiani Maria, L'istituzione del matrimonio in Anna Karenina, pp.39-40 76Abbiamo raccolto 58 recensioni da Amazon, Ibs, Mescalina.it, Librierecensioni.com e ne abbiamo

estrapolato, attraverso degli schemi, i dati che proponiamo nel paragrafo 4.2 e 4.3. Le recensioni sono proposte senza nessuna correzione del testao, corrispondono totalmente a quelle

reperibili in rete.

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Riportiamo alcuni esempi significativi: Luisa: “Mattone russo? niente affatto. un'opera eccezionale come ce ne sono poche. e dire che l'ho sempre evitato perchè troppo lungo. Merita davvero invece. Peccato non averlo scoperto prima!!!Ok è una lettura impegnativa, ma pur essendo un classico è di facile comprensione”77 Valentina: ”(...)io divoro i libri, ma con questo...ho impiegato ancora più tempo di Delitto e Castigo! Non riuscivo a finirlo (...)Ho impiegato 3 mesi per finirlo(...)” 78 Mosè: ”E' un libro speciale. A prima vista pensavo che fosse solo un tomo pesante e noioso, che racconta di una banale storia d'amore. Poi è bastato leggere le prime righe per incuriosirmi“.79 Laura: “Meraviglioso! È un libro lungo ma vale la pena leggere tutte le 1210 pagine! Si capiscono veramente un sacco di cose da questo libro e soprattuto quanto la società di un tempo potesse essere crudele. Ci riporta in dietro nel tempo, quando si andava ai balli delle debuttanti e quando i matrimoni venivano organizzati in casa con l'approvazione dei genitori! Semplicemente meraviglioso, leggendo queste pagine sembra proprio di vivere in quei tempi. Per quanto riguarda la protagonista Anna Karenina è senz'altro un personaggio molto particolare e sa farci commuovere, stupire, gioire e impietosire.”80 - Il rapporto con l'autore: Molti recensori si sono mostrati attratti dall'importanza iconografica dell'autore. In particolare gli uomini (molti dei quali provenienti da letture come Guerra e Pace o dai capolavori di Dostoevskij come Delitto e Castigo) sembrano più preparati nei confronti della letteratura russa e nello specifico di Tolstòj. Indubbiamente la conoscenza di Tolstòj, della sua storia e della sua bibliografia, nonché la familiarità col resto della letteratura russa, non possono che agevolare la comprensione avvicinando il lettore alla figura di lettore modello, che riesce a diventare una vera e propria estensione dello scrittore immedesimandosi più consapevolmente nella vicenda descritta, analogamente

77Recensione Ibs del 22-10-2013, cit. 78Recensione Ibs del 22-10-2009, cit. 79Recensione Ibs del 12-11-2007, cit. 80Recensione Ibs del 14-02-2007, cit.

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a quei lettori che, avendo avuto l'opportunità di leggere quel romanzo appena pubblicato, avevano un naturale vantaggio nella contestualizzazione e sulla coerenza interpretativa. Riportiamo alcuni esempi significativi: Falere: “Ho impiegato molto tempo a leggere questo libro, perchè avevo paura che finisse. Stasera sono arrivato alla parola fine. Ogni pagina va assaporata. Le riflessioni di levin, ed in particolare i tormenti e le passioni di anna, sembrano scritte ieri. Da tempo non mi capitava di commuovermi, leggendo un romanzo: grazie a Tolstoj, ovunque lui sia, e grazie ad Anna. Fatico a pensare che non sia esistita davvero.” 81 Luigi Boglioni: ”Come si può recensire un libro e la scrittura che esprimono tutta la potenza esperessiva di Tolstoj?? Appassionante ma non lo dico solo io.”82 Maurizio: “un capolavoro, ovvio! un libro di alta psicologia. Tolstoj descrive gli stati d'animo come solo un maestro dell'anima puo' fare. Un consiglio per "buone lettrici", quando un libro non ci piace conviene lasciarlo.”83 Olimpya: Il giorno che ho iniziato questo romanzo ho pensato che sarebbe stato il solito classico. Oggi non ho parole per descrivere questo capolavoro. Tutte le doti che uno scrittore può sognare le possiede Tolstoj. Dolore, passione, delusione, amarezza... non c'è nessun tipo di situazione che sfugga alla sua penna, non c'è alcuna pagina che non meriti di essere riflettuta,e capita nel profondo. Lo consiglio vivamente a tutti... un vero capolavoro della letteratura. 84 - L'analisi Psicologica: La totalità dei lettori riconosce lo spessore psicologico del romanzo, affrontando la lettura in modo immersivo, quasi nell'illusione che quei personaggi possano esistere veramente. Il merito di tutto ciò è da attribuire allo stile narrativo, che opta per uno svolgimento dei fatti “in tempo reale”, decisamente in linea con le preferenze 81 Recensione Ibs del 02-07-2009, cit. 82Recensione Amazon del 17-02-2013 cit. 83 Recensione Ibs del 22-05-2008 cit. 84Recensione Ibs del 06-06-2008 cit.

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del pubblico attuale. È lo stesso spirito che ha permesso al romanzo l'ingresso nei salotti russi del suo tempo, ugualmente affascinati dalla vivida naturalezza di personaggi che chiunque poteva considerare familiari. Gianluca: ”Un sublime connubio di malinconia e dolore, impreziosito da gemme di speranza. Non riesco a smettere di pensare che Anna e Konstantìn siano reali. Grazie, zio Lev.” 85 Ginevrina: ”Mi sono talmente affezionata ai personaggi di questo libro che adesso provo quasi stupore all'idea di averlo terminato, e con lui le loro gioie e pene. E' un libro stupendo, un quadro completo della società russa dell'epoca, tanto ansiosa di dimostrarsi europea eppur tanto unica da non perder il suo fascino. L'intreccio è come un affresco dove ogni particolare figura è nel posto giusto, eppure, osservando meglio, si può scorgere un labirinto di sentimenti forti ed impercettibili allo stesso tempo; intensi e celati che ritraggono l'animo umano nella sua completezza. I vari personaggi presenti rispecchiano ognuno un genere umano, e la loro somma ci fornisce quel che è l'animo assoluto. Ho sofferto con Anna, ho gioito con Levin e ho provato repulsione per Stephan Arkadievic, eppure ognuno è parte integrante e inscindibile di questo affresco. Personalmente ho amato Anna più degli altri per la sua forza, la sua profondità, il suo cuore capace di contenere un sentimento più grande di lei. Nonostante agisca fuori da ogni canone è un'eroina per eccellenza da cui tutti potremmo imparare qualcosa, dimostrazione che non importa ciò che si fa ma perchè lo si fa e con quale sentimento. Il suo delirio prima della morte è uno dei momenti più belli, intensi, pieni di sentimento struggente di tutta la letteratura: Anna è vittima di un vortice da cui può liberrsi solo con l'umana morte. Bellissimo. I sentimenti così profondi non passano mai di moda, fanno venire un nodo alla gola nel 2007 così come all'epoca. Una buona parola anche per il tanto denigrato Vronskij: ha la sola colpa di aver scelto una donna come Anna, al cui confronto ogni animo è insignificante e debole”86 Lady Olenska: ”Fantastico! Non pensavo di immergermi nella lettura a tal punto. Gironzolare tra le vite dei vari personaggi e respirare quest'aria russa mi ha fatto scoprire un'essenza tolstojana che lascia un segno indelebile. Consigliatissimo!”87 4.3 Critiche illustri

85Recensione Ibs del 01-12-2008 cit. 86Recensione Ibs del 02-01-2008 cit. 87Recensione Amazon del 02-08-2013 cit.

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Proponiamo qui una serie di citazioni autorevoli a partire dall'epoca della pubblicazione fino ai giorni nostri. F.M. Dostoevskij: "Anna Karenina è un'opera d'arte assolutamente perfetta. Vi è in questo romanzo una parola umana non ancora intesa in Europa... e che pure sarebbe necessaria ai popoli d'Occidente". M. Kundera88: “Uno dei più alti risultati di Anna Karenina: l'aver messo in luce l'aspetto a-causale, incalcolabile, se non addirittura misterioso, delle azioni umane. Ma Anna Karenina perché si suicida? Anna non è andata alla stazione per uccidersi. E' andata a prendere Vronskij. Si butta sotto il treno senza aver preso la decisione di farlo. E' piuttosto la decisione ad aver preso lei”. Ancora, “Ma l'uomo diventa individuo proprio quando perde la certezza della verità e il consenso unanime degli altri (…) tutti hanno il diritto ad essere capiti, Karenin non meno di Anna”.89 V. Šklovskij90: “La storia della stesura di Anna Karenina è la storia di una ricerca della verità”. A.M. Ripellino91: “Romanzo inquieto, pieno di pessimismo e disperazione”. Egli giudica moderno lo strano senso di paura che Tolstoj attribuisce a Levin dinanzi al figlio appena nato, sottolinea la costruzione cinematografica di alcune scene del romanzo e guarda con ammirazione alla descrizione dell'ultimo giorno di Anna; giudica invece meno avvincente il soggiorno italiano di Anna e Vronskij. Ripellino, in conclusione, cita Puškin: “Seguire i pensieri di un grand'uomo è una lezione delle più avvincenti”92 4.4 Collaborazione testo-lettore in Anna Karènina Come abbiamo visto nella parte iniziale di questa tesi l'approccio del lettore è fondamentale per il compimento di un'opera. Pur essendo Anna Karènina un'opera chiusa, in cui l'autore guida i sentimenti, le emozioni e le simpatie nei confronti dei personaggi, esso offre ai lettori

88Nato il 1º aprile 1929 è uno scrittore, saggista, poeta e drammaturgo ceco naturalizzato francese. 89Ripellino A. M., Per Anna Karenina, pp.10-11 90Nato a San Pietroburgo il 24 gennaio 1893 e morto a Mosca il 6 dicembre 1984 è stato uno scrittore

e critico letterario russo. 91Nato Palermo il 4 dicembre 1923 e morto Roma il 21 aprile 1978 è stato un traduttore, poeta e

slavista italiano. 92Ripellino A. M., Per Anna Karenina, pp.13-14

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diverse possibilità interpretative, salvaguardando la comprensione del testo e non mandando “in blocco il sistema”. Le critiche che abbiamo citato dimostrano una polarizzazione del pubblico basata sul grado di preparazione culturale: è interessante evidenziare come il vero significato di questo romanzo non venga sempre pienamente colto; ciò nonostante possiamo affermare che ogni tipologia di lettore, più o meno acculturato, più o meno vicino all'essere un lettore modello, può affezionarsi ad un diverso aspetto dell'opera. L'apparente frivolezza di cui era accusato all'epoca della pubblicazione diviene un punto di forza ai giorni nostri, mentre l'apertura sulla questione del lavoro nei campi (raccontata attraverso la parentesi riflessiva di Levin) viene snobbata e risulta ancora di difficile comprensione. Egualmente apprezzato è l'argomento intramontabile della storia d'amore, che insieme alla scelta di temi morali, etici e religiosi, ha contribuito al valore universale di Anna Karènina. Čechov93: “In Anna Karenina vengono poste tante questioni ma non ne viene risolta nessuna. Forse proprio questo è uno degli elementi del fascino del romanzo e uno dei motivi per cui la critica non ha mai smesso di interrogarsi su quest'opera del 1878”. Incertezza, è il sentimento che permea tutto il romanzo, che ha come unici spiragli di luce la fede in Dio di Levin e, paradossalmente, la morte di Anna. Un romanzo “sospeso nel vuoto”94, tra la vita e la morte. Un romanzo che non fornisce risposte, misterioso, come l'esistenza, in cui ogni lettore può trovare un pezzettino della propria anima, tale è

Anna Karenina, di Lev Nicolàevič Tolstòj.

93 Čechov, Nato a Taganrog il 29 gennaio 1860 e morto a Badenweiler il 15 luglio 1904 è stato uno scrittore, drammaturgo e medico russo. 94 Citati Pietro, L'architettura di Anna Karenina, “Tolstoj oggi”, pag. 158

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Conclusioni

L'applicazione dei parametri di lettura forniti in Lector in Fabula nell'analisi di Anna Karènina ci ha permesso di capire come un romanzo apparentemente d'altri tempi nella forma e nella sostanza possa convivere con i best-seller dell'era moderna abbracciando una variegata fascia di lettori. Siamo partiti dall'analisi degli strumenti di lettura individuati da Umberto Eco nel suo saggio e abbiamo successivamente esposto la trama del romanzo alla luce di informazioni fondamentali come la vita dell'autore ed il suo contesto storico; abbiamo poi approfondito il rapporto dei lettori con il romanzo e l'autore, deducendo infine che quel lettore modello non può essere una figura assoluta ma semplicemente un punto di riferimento. Il perfezionamento delle traduzioni ha contribuito a consegnare nelle mani dei lettori occidentali un romanzo al quale essi hanno potuto avvicinarsi con la stessa familiarità di quelli russi, dando a chiunque la possibilità di diventare, nel suo piccolo, un lettore modello. Leggere un libro non significa soltanto subire il fascino di una storia, ma proiettarvi qualcosa di sé; quanto più il lettore sarà in grado di decodificare un romanzo, tanto più l'atto interpretativo sarà veritiero, e rivelatore. Con ciò non vogliamo presumere che un lettore più preparato sia in grado di risolvere le importanti e misteriose questioni sollevate da Tolstoj in Anna Karenina, escludendo il lettore casuale dalla possibilità di apprezzare un

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capolavoro di tale entità; vogliamo anzi sostenere l'esistenza di un motivo di interesse per chiunque verso un testo che mai ha smesso non solo di sedurre la curiosità degli appassionati di letteratura, ma anche di suscitare l'interesse dei critici di tutto il mondo.

Bibliografia Opere di consultazione

Riferimenti bibliografici del capitolo I Eco Umberto [1979], Lector in fabula. La cooperazione interpretativa nei testi

narrativi; Milano, Gruppo editoriale Fabbri; IV edizione, Tascabili Bompiani, 1989. Tolstòj Lev Nicolàevič, Anna Karènina [1876], Milano, VII Edizione Garzanti, Traduzione a cura di Zveteremich Pietro, 1983.

Riferimenti bibliografici del capitolo II Bonamour Jean, Il romanzo russo, Roma, Sansoni studio, 1983.

Strada Vittorio, EuroRussia. Letteratura e cultura da Pietro il Grande alla

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rivoluzione. pp.35-59 e pp.183-220; Giuseppe Laterza editore, 2005. Strada Vittorio, Tradizione e rivoluzione nella letteratura russa; pp. 355- 406, Torino, Giulio Einaudi editore, 1980.

Riferimenti bibliografici del capitolo III

Graciotti Sante e Strada Vittorio, Tolstòj oggi, Firenze, Sansoni editore,1980.

Ripellino Angelo Maria (1995), Per Anna Karenina; Roma,Voland editore 1995.

Tolstòj Lev Nicolàevič, Anna Karènina [1876], Milano, VII Edizione Garzanti, Traduzione a cura di Zveteremich Pietro, 1983. Zalambiani Maria, L'istituzione del matrimonio in Anna Karènina, „Europa Orientalis“, MMX, 29.

Riferimenti bibliografici e Sitografia del capitolo IV Graciotti Sante e Strada Vittorio, Tolstòj oggi, Firenze, Sansoni editore,1980.

Ripellino Angelo Maria (1995), Per Anna Karenina; pp.5-48 Roma,Voland editore 1995

Zalambiani Maria, L'istituzione del matrimonio in Anna Karènina, „Europa Orientalis“, MMX, 29. Ibs, http://www.ibs.it/code/9788817011525/tolstoj-lev/anna-karenina.html.

Amazon,http://www.amazon.it/product-

reviews/B004BA5GIG/ref=dp_top_cm_cr_acr_txt?ie=UTF8&showViewpoints=1. Mescalina.it,http://www.mescalina.it/libri/recensioni/lev-tolstoj/anna-karenina. Librierecensioni.com, http://www.librierecensioni.com/libri/anna-karenina-lev-

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tolstoj.html