Il Risveglio IniziaticoIniziatico - misraimmemphis.orgmisraimmemphis.org/files/68.pdf · sugli Oracoli Sibillini né in Platone, né in Aristotele, né in alcuno degli altri autori

Anno XIX Anno XIX Aprile 2007Aprile 2007N.4 N.4

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Il RisveglioIl RisveglioIniziaticoIniziatico

SOMMARIOSOMMARIO

PROVIAMO AD ENTRARE NEL SILENZIOS. . . G. . . H. . . G. . . - pag. 3

Saggi, dissertazioni, racconti, poesie fantastiche ed un pochino esoteriche

ERMETE, CASAUBON E IL 1614 - Bruno - pag. 5

IL DESIDERIO DI CONOSCERE LA VERITA'Domenico - pag. 8

BREVI MOMENTI DI MEDITAZIONE - Silvia - pag. 10

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RedazioneDirettore Responsabile: Renato Salvadeo - via Bacchiglione 20 - 48100 Ravenna

IILL RISVEGLIO RISVEGLIO INIZIAINIZIATICOTICO

intuizioni della conoscenza e conoscenza delle intuizioni

ILIL RISVEGLIO INIZIARISVEGLIO INIZIATICO TICO - - APRILEAPRILE

Informazioni e storia sui Riti uniti di Misraïm e Memphis possono essere letti sui siti: www.misraimmemphis.org

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PPrroviamo ad entraroviamo ad entrare e

nel silenzio nel silenzio

Il S.Il S. .. .G.G.. .. .H..H. .. .G.G.. .. ..

LL a gran parte di coloro che ci avvicinano ci chiedo-

no spesso una dottrina, un credo, una linea che sia vali-da per tutti, un corso unitario di studi, che permetterà didivenire "Iniziati".Evidentemente, costoro sonolegati agli schemi raziocinantidella cultura profana, al metodoscientifico sperimentale, secondoil quale , date certe premesse,debbono verificarsi certe conse-guenze , come mettendo insiemedue molecole di idrogeno e unadi ossigeno si ottiene l'acqua.Essi, pertanto, vanno alla ricercadi una scuola e di un maestro chegli spieghi la via da seguire, ilibri da leggere e da studiare, gliesercizi da fare, e cio' per ottene-re , e presto, un risultato che siveda.Essi vogliono fare come quei sof-fiatori del fuoco sotto gli alam-bicchi, che, cercando la formulaper ottenere l'oro alchemico, ereputando che la loro vita si esau-risca in una sola incarnazione, simisero di buona lena e trovaronola formula dell'oro volgare attra-verso la manipolazione dei metal-li vili.L'oro alchemico non si ottiene

con una formula, e tanto meno con una dottrina o uncredo, né con la fretta. Esso si ottiene con un lavoro dipreparazione lento e costante , lavoro di purificazione e,nello stesso tempo, di trasmutazione. Tale lavoro è necessariamente e soltanto individuale. Il Maestro puo' soltanto indicare all'allievo la via daseguire, richiamandogli la Tradizione, la simbologia e leesperienze dei Maestri Passati, e dargli la propriainfluenza spirituale per rafforzare in lui la determinazio-ne ad andare avanti, di non fermarsi mai e, tanto meno, diabbandonare il lavoro intrapreso.Il lavoro preparatorio consiste nel rivolgere tutta la pro-pria attenzione nella propria interiorità, la quale è ilTempio in cui si svolgerà tutto il lavoro di ricerca dellanostra vera personalità, che dovrà emergere unitamentealla lenta ed oculata sottomissione della personalità chegli altri ci hanno imposto attraverso la cultura e le devia-zioni dell'uomo storico, per risvegliare contemporanea-mente il nostro Atanor, entro il quale, successivamente,potremo iniziare la" Grande Opera".

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Alchimista col suo forno, affresco, Padova c. 1380.




Il tutto dovrà avvenire immergendoci nel Silenzio,spinti da un profondo desiderio della Verità.Dobbiamo ridestare la creatività dell'Iniziazione attra-verso la comprensione e l'attuazione del metodo simbo-lico. Dobbiamo far rivivere dentro di noi i simboli tra-dizionali fino a divenire noi stessi i simboli, conditiosine qua non per ottenere il dominio sulle nostre passio-ni, sulle forze stesse che reggono il nostro organismo.Dobbiamo divenire la Legge se vogliamo liberarci dallaschiavitù della legge.La Tradizione ci indica la via del superamento nel domi-nio della parte decadente del dualismo che è in noi qualeretaggio della " Caduta".Bisogna operare una inversione di valori equivalente alrovesciamento del solfo alchemico, allo sposare lacastellana liberata della tradizione del Graal, alla ucci-sione del toro della tradizione Mitriaca , ecc.A coloro che ci chiedono una dottrina, una formula, noirispondiamo : cercate di comprendere i simboli che laTradizione ci indica, cercate con tutte le vostre forze di

vivificarli e riviverli nel Silenzio assoluto della vostracoscienza, spoglia da ogni brama,da pregiudizi, dallescorie innumerevoli che la appesantiscono, e vedrete ilrisultato. Bisogna imparare a cercare e trovare dentro di noi ilnostro Sé interiore. Bisogna imparare a vivere laSolitudine Cosmica ed a percepire l'universo come Uno el'Uno come il Sé. Bisogna imparare a vincere i bisogni creati dalla cosi-detta civiltà, non appagandoli ma superandoli.Noi non ripudiamo le conquiste della scienza e della tec-nica, vogliamo, pero', rimanere uomini con l'anima anco-rata in noi stessi, vogliamo divenire padroni delle cose enon schiavi di esse.Si tratta, nel primo lavoro, di mettere ordine in noi stessi,capire quali sono i metalli indispensabili per l'Opera equali, invece, sono deleterei; quali strutture del nostroorganismo bisogna potenziare e quali no. E' un lavoro diselezione che necessita silenzio interiore e meditazioneintrospettiva per esaminare e correggere i tanti errori

accumulatisi nel corso dellegenerazioni. E' chiaro, a tale proposito, ilsimbolo del cappuccio checopre la vista e l'identità dell'i-niziando al primo gradodell'Ordine.L'iniziazione ha nulla a chefare con la morale, né con lareligione, né con alcun credo odottrina, anche se il suo valoreprocede dalla invocazione alS.A.D.M. Essa non si puo'totalmente spiegare né defini-re, la parola dell'uomo la falsae, tutt'al più, la rivela. Essa èquel quid che possiamo sentirenel Silenzo; ma qui l'orecchionon c'entra né alcun altrosenso.Proviamo, Fratelli, ad entrarenel Silenzio, allora udremo,vedremo e agiremo.

Il S.Il S. .. .G.G.. .. .H..H. .. .G.G.. .. ..

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Bassorilievo del II-III secolo raffigurante una tauroctonia, Mitra che sacrifica il toro sacro.




EERMETERMETE

CASAUBON e il 1614CASAUBON e il 1614

BrunoBruno

LL a datazione, fatta da Isaac Casaubon nel 1614,

degli scritti ermetici"Corpus Ermeticum"come opera non di unantichissimo sacerdoteegizio ma di opera post-cristiana - III° secolod.C. - è uno spartiacqueche separa il Rinasci-mento dal mondo moder-no. Tale datazione demo-lì la costruzione del neo-platonismo rinascimen-tale con base il culto dei"prisci teologi ", il prin-cipale dei quali eraErmete Trismegistro.Essa demolì completa-mente la posizione delmago e della magia rina-scimentali con il relativofondamento ermetico-cabalistico, basato sul-l'antica filosofia e sul-l'antico cabalismo "egi-ziani". Essa demolì la

posizione di un ermetico estremista, quale era statoGiordano Bruno, i cui presupposti di un ritorno aduna migliore filosofia e ad una migliore religionemagica, pregiudaica e precristiana, furono fatticompletamente saltare dalla scoperta che gli scrittidell'antico egiziano dovevano essere datati nonsolo dopo Mosè, ma anche dopo Cristo. La scoper-ta di Casaubon deve essere riconosciuta come unfattore dell'affrancamento dei pensatori seicente-schi dalla magia. (cfr. E. Garin - nota sull'Erme-tismo).Non c'è una sola parola su Ermete Trismegistro o

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SSaggi,disseraggi,dissertazioni,tazioni,brbrevi racconti, evi racconti,

poesie fantastichepoesie fantasticheed anche ed anche

un pochino esotericheun pochino esoteriche

Hermes Trismegistus from Maier Symbola aurea mensae, Franckfurt, 1617.




sugli Oracoli Sibillini né in Platone, né inAristotele, né in alcuno degli altri autori pagani.Casaubon afferma e dimostra che tali scritti erme-tici siano stati inventati nei primi tempi del cri-stianesimo per rendere la nuova dottrina accetta-bile ai non cristiani. Gli scritti attribuiti alTrismegistro sono opera di autori semicristiani,falsificazioni fatte con buone intenzioni.Nel Corpus Ermeticum non sono contenute le dot-trine di un antico egiziano; si basano invece inparte sugli scritti di Platone e dei platonici e inparte su testi sacri cristiani.

Il Pimander riecheggia qua e là Platone, in partico-lare il Timeo, la Genesi e il vangelo di SanGiovanni; le Potestà, di cui al Corpus ErmeticumXII, richiamano l'epistola ai Romani di San Paolo;molti degli Inni sono ripresi da antiche liturgie, inparticolare da quelle di Giovanni Damasceno; itrattati sulla "rigenerazione" sono influenzati daPaolo, Giustino Martire e Gregorio Nazianzieno(cfr. Casaubon- De rebus sacri set ecclesiasticisexercitationis XVI ).

Prove dettagliate che gli Ermetica non possonorisalire all'antichità sup-posta vengono poste inevidenza dal fatto che inessi si menzionano, peresempio, Fidia e iGiochi Pitici, oltre amolti autori greci poste-riori. Infine c'è la que-stione del loro stile let-terario: essi sono scrittinon in uno stile grecoprimitivo, ma in unostile tardo, facendo usodi un vocabolario altret-tanto tardo. Perciò ilCasaubon al termine diuna lunga e minuziosaanalisi storica e filologi-ca, conclude che questeopere non possono néessere scritte dalTrismegistro, un anticoegiziano, né che sianouna traduzione dei suoiscritti.Il movimento delRinascimento verso l'etàdell'oro e della magiaera basato su un errorecronologico radicale.Le opere da cui traevaispirazione il mago rina-scimentale, e che egliconsiderava di grandeantichità, erano statescritte

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Sibilla Fenicia istruisce i nuovi Profeti - Andrea Mantegna, XV sec.




fra il 2° e 3° secolo d.C. Egli non si rifaceva aduna fonte di sapienza egiziana di gran lunga ante-riore rispetto a Platone ed agli altri filosofi del-l'antichità greca che avrebbero tutti attinto a quel-la sacra sorgente. In realtà egli risaliva semplice-mente all'ambiente pagano del cristianesimo defi-nitivo, a quella religione del mondo, fortementeimbevuta d'influenze magiche e orientali, cheaveva costituito la versione gnostica della filoso-fia greca e il rifugio di quei pagani che andavanoin cerca di una risposta ai problemi della vitadiversa da quella offerta dai primi cristiani lorocontemporanei.Il Corpus Ermeticum è pertanto costituito daannotazioni di anime individuali in cerca della

rivelazione, ansiose di conseguire l'intuizione deldivino, di poter conseguire la salvezza personale ela gnosi senza l'aiuto di un Dio personale, di unSalvatore, ma tramite un'apertura all'Universo.È questa apertura religiosa, questo carattere didocumento di una esperienza religiosa, a conferireagli Ermetica un'unità della quale sono assoluta-mente privi, se considerati come un sistema di pen-siero.È l'apertura all'universo che rende pregevole ilCorpus Ermeticum all'uomo di desiderio.

BrunoBruno

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Rappresentazione di Ermete Trismegistro

sul pavimento dellacattedrale di Siena.




IILL DESIDERIO DIDESIDERIO DI

CONOSCERE LACONOSCERE LA VERITVERITA'A'

DomenicoDomenico

TT utto il percorso massonico è

contraddistinto dalla ricerca dellaVerità; sin dal momento che, tolta labenda dell'iniziato apprendista,vediamo una luce; sin dal momentoin cui ci viene data la "consegna" delsilenzio, quale modo per calmierarei soffocanti rumori che impedisconoil nostro sguardo interiore; sin dalmomento in cui ci chiesero se voles-simo essere uomini di "desiderio".Noi rispondemmo certo! Con inco-scienza e temerarietà.Uomini di desiderio che vedono illoro cammino iniziatico irto di osta-coli, rappresentati dai nostri sensi edalle nostre emozioni che impedi-scono di intravedere cio che real-mente è.Le nostre imperfezioni, le imperfe-zioni di tutti gli uomini, ci pongononelle condizioni di vedere solo quel-lo che è la "nostra verità" .Ogni dogma, cultura, religione sen-timento politico ci "distraggono",facendoci intendere per vero ciò checrediamo esserlo e a volte, le piùforse, quel che vogliamo sia vero.Il cammino iniziatico ci aiuta ariflettere, la nostra ricerca ci aiutaad accettare le pluralità di verità,come diverse dalla nostra, ma tutte

degne di essere, perchè ognuna generata dallaVerità vera che sola è del S.A.D.M. Questa continua ricerca lascia la sola speranza diun avvicinamento alla Verità, ma è nello stessotempo la sola grande strada per il riconoscimentodi noi e il tentativo di ricongiungimento con lavera Luce.Non è certamente la curiosità che ci deve spingerea percorrere il cammino, ma solo la volontà divedere scomparire i pregiudizi, gli errori, le men-zogne; tutti figli della caduta dell'uomo.

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La bocca della Verità - Statua di Jules Blanchard, nei Jardin del Luxembourg, Parigi, XIX sc.




E' il desiderio di conoscere, è la volontà di ricer-ca, è il tentativo di superare il buio del silenzio edella notte; un buio profondo dentro e fuori dinoi; un buio difficile da rischiarare anche se con-fortati dai gradi iniziatici della luce, anzi forseper questo ancor più obnubilati dalla cupidigia,dall'orgoglio, dall'errore.Dovremmo ricordarci che dal punto di vista eti-mologico verità deriva dal sanscrito “var” ovvero"scegliere" coinvolgendo in tal modo l'uso dellaragione e implicando una responsabilità. Comenon ricordare inoltre che nella bibbia la parola“verità” si trova come “emet” (aleph, mem, tau) laprima, la tredicesima, l'ultima (ventiduesima) let-tera dell'alfabeto ebraico, a significare che laverità è in principio nel mezzo e nel termine dellecose, degli enti, dell'universo, di noi cioè è un tut-t'uno inscindibile, indivisibile, nel basso e nell'al-

to.Come non ricordare che neitarocchi:- la prima carta è il bagatto,l'iniziato, contrassegnata, inalcuni mazzi, dalla lettera“aleph”. -la tredicesima è la morteche falcia da destra a sini-stra, disegnando una“mem”, la trasformazionedell'uomo che rinasce anuovo vita, seppellendo ilpassato

-la ventunesima ècontrassegnata dalla“tau” e rappresenta ilmondo, quel mondoche rappresenta ilnostro ambito diricerca e la nostralimitazione ma ancheil raggiungimento diun percorso con lalimitazione alla tenta-zione di una nuovacaduta -la caduta nella cartasenza numero, il

matto, il nulla assoluto, il sale primordiale, maanche l'inefferabile, l'indicibile, quello che è fuori

dai limiti degli uomini diricerca, coscienti sempre didover osare nei limiti dellaprudenza e della volontàdel S.A.D.M. E sempre perrimanere nei tarocchi comenon ricordare che il nume-ro della “verità”, dal puntodi vista cabalistico, è 441(1+40+400) la cui riduzio-ne teosofica è 9 (tre voltetre), ovvero la carta dell'e-remita, simbolo del mae-stro massone, del vero ini-ziato.

Dovremmo quindi esse-re continuamente consa-pevoli del nostro esserenulla, nel ricordare ilsimbolo del matto, manello stesso tempo tuttociò non deve farcideflettere dal nostropercorso, anzi, con leparole del nostro fratel-lo e maestro Allegri sideve "imparare a potere,a sapere, ad osare ed atacere. Tacere quel che

hai osato, saputopotuto"Questo, nel tentati-vo, anzi nel deside-rio, di giungere alvero.

DomenicoDomenico

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BBrrevi momenti evi momenti

di meditazione di meditazione SilviaSilvia

MM i sembra di aver compreso che quando ini-

zia, per ognuno, sin da piccoli, il processo di svi-luppo cognitivo, questo viene condizionato, inqualche misura, dal particolare ambiente in cui citroviamo. Sembrerebbe che tutti risultiamo esse-re dotati di una sorta di eredità genetica, caratte-rizzata da una serie di codici interpretativi checonsentono di decodificare tutto ciò che, dall'e-sterno, ci viene comunicato/insegnato.In tal modo possiamo interagire in maniera più omeno efficace con quella parte di realtà mondana

collegata alla nostra materialità (quindi natura ani-male ) che, in tal modo, completa la nostra pro-gressione di sviluppo dell'IO, in una più o menodefinita condizione spazio-tempo; il tutto simile almovimento su una circonferenza.Secondo la tradizione, la nostra parte spirituale,che tutto contiene/comprende, di solito non vieneindividuata, percepita coscientemente da noi,durante questo processo, per cui non è raro chevenga contaminata e/o sacrificata dalle azioni deri-vate dalle dinamiche reattive che operiamo con lanostra materialità, la quale è oggettivamenteproiettata verso la "costruzione" dell'IO che, limi-tandosi a prendere in considerazione ciò che vienepercepito dai sensi, tutto tenderà ad inglobare, pro-cedendo, se necessario, anche al tentativo di oscu-ramento della coscienza.Poiché, comunque, il nostro spirito tenta di ripor-tare la consapevolezza di se alla nostra attenzione,ogni tanto accade che uomini e donne " di deside-rio" intraprendano un cammino alla ricerca della"conoscenza". Per quanto mi è parso di sperimentare personal-mente, vi è un'oggettiva difficoltà nel capire subi-to che cosa si sta scoprendo/conoscendo. E' come

avventurarsi per unsentiero che attraversaboschi e sale sullemontagne. Lo si seguecon impegno, fatica,soddisfazione; a volteanche con un certoscoraggiamento, manon si capisce benedove stia andando eche cosa ci circondi. Siintuisce che al di là deicespugli, degli alberi,delle zone in ombra,delle rocce, esiste unmondo "popolato" dascoprire, ma poiché ènascosto, velato, non èaffatto facile sceglieredove dirigere i passi,sopra tutto se le emo-zioni contribuiscono alimitare la luciditàd'osservazione.

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Ipotesi scientifica di modello cognitivo - Franco GiovanniniAccademia di Belle Arti di Urbino, Corso di Iformation Design 2004




Infatti, solo se si riesce ad esaminare con distac-co quello che si sta guardando e che cosa si stafacendo, magari può apparire più chiaramenteche, forse in profondità, non si sta conquistandouna maggiore conoscenza, ma si sta solo seguen-do la sua scia luminosa, comportandoci quasicome una falena attirata dalla luce.A volte sono così orgogliosa che non mi rendoconto che i sentieri del bosco e della montagnasono infiniti e che ognuno ha un suo itinerario, disolito contiguo ad altri, ma che difficilmente liincrocia, come se ognuno avesse una sua logicaesistenziale, in funzione di ciò che lo caratterizza,e che per tale motivo si mantiene quasi completa-mente libero da contatti ed intersecazioni.Così non dovrebbe stupirci se all'interno dellaTradizione possono coesistere infiniti percorsi emetodi per la ricerca della conoscenza.Altrettanto non dovrebbe meravigliarci la nostraincapacità di esplorarli in grande numero, anchein conseguenza della non sempre facile comunica-bilità tra di loro (di qui, la semplice constatazio-ne che non sempre è bene seguire più percorsicontemporaneamente eda maggior ragione,sarebbe "pericoloso" far-lo, se non esiste un "dia-logo" reciproco in atto). Ad ogni modo è opportu-no continuare a "cammi-nare" per un sentiero enon rimanere immobili,in modo da assecondarearmonicamente le tripliciesigenze della naturaumana che, tra l'altro(come mi sembra di averletto negli scritti diChatwin), essendo inperenne trasformazioneanimale, ha bisogno dinon essere immobilizzatada qualcosa, a nessunlivello (fisico, emotivo,mentale), se vuole fun-zionare "secondo natu-ra".A tal proposito, mi vienespontaneo pensare alla"staticità" di chi sta, ad

esempio, ore davanti alla tv oppure rimane succu-be dai condizionamenti dei giochi informatici etelematici al computer (in entrambi i casi, manipo-lato dal "business" altrui); poiché tutti, sovente,tendiamo per vari motivi a "fermarci", possiamopoi notarne le conseguenze su come possa galoppa-re la nostra mente, quando cerchiamo di fare medi-tazione, sia le prime volte, sia dopo periodi di"sosta" più o meno prolungati.Sembrerebbe un controsenso, eppure possiamoconstatare che un eccesso di informazioni/stimola-zioni nei confronti dell'IO, ha, come conseguenza,l'arresto del cammino, lungo il sentiero che abbia-mo scelto. Lo possiamo ravvisare in noi ed attorno a noi; sipuò notare, infatti, che in un questo momento sto-rico (come in altri, d'altronde) c'è una enormequantità d'informazioni, alla portata di tutti, senzaalcun filtro qualitativo o meglio senza alcuno stru-mento, alcun metodo, alcuna formazione, chepossa consentire una scelta consapevole al singolofruitore.

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I pastori d’Arcadia - Nicolas Poussin, 1640




Tutto ciò non mi sembra casuale; ho come l'im-pressione che possa essere voluto, che facciaparte di un progetto, e così, a pelle, non sembrasempre un buon progetto. Ovunque mi sembra dipoter osservare qualche cosa che si sta sgretolan-do e che ci sia disorientamento; si nota anche unasorta di ansia, di disperazione, come se, in mezzoa tanta confusione non si riuscisse più a ritrovarequalcosa d'essenziale.Viene così, spontaneo, interrogarci sulla nostramente, sulle sue funzioni logiche, sulle sue astra-zioni più elevate, sul perché pensiamo di poteressere distinti dalle altre creature del creato (perlo meno da quelle che ci è dato di percepire mate-rialmente) Mi trovo, poi, anche a soffermarmi su

un pensiero inquietante, ovvero che, in una ipotesidi esistenza limitata alla sola materia (teoria nor-malmente presentata nel mondo scientifico, dovegli aspetti metafisici non possono/devono esserepresi in considerazione), la mente potrebbe esserenecessaria solo per acquisire dati, informazioni eper elaborarli. Ne conseguirebbe, forse, che in unprossimo futuro (neanche tanto lontano) nondovrebbe sembrarci molto strano se dovessimocedere il posto di "comando" del mondo materialeai computers. Se però usciamo dal ristretto ambito materialista,possiamo chiederci se la mente ci deve servireanche per qualcosa d'altro. Può, ad esempio, esserecapace di consentire di guardarci dentro? E se la

risposta fosse affermativa,è possibile farlo, utiliz-zando solamente le moda-lità che vengono messe incampo per "percepire" ciòche è fuori da noi? Forseno, forse la mente deveessere uno strumento dis-ponibile per interagireanche con qualche cosad'altro; qualche cosa chemagari non ci è affattosconosciuto e di cui, se cipensiamo bene, potremmorecuperarne coscienzaanche se cerchiamo diattingere dai nostri ricordid'infanzia. Ma comepotremmo identificarlo? Forse è un qualcosa daindividuare e "nutrire"parallelamente a ciò che lamente "supporta" nellamaterialità, per permettereuna crescita bilanciata delnostro essere uomini suquesta terra oppure è soloun" filo d'argento" lumi-noso che come un cordoneombelicale, ci unisce alla"Grande Madre"che tuttocomprende ed ama e chesolo mantenendolo "vivo esano" ci consentirà di con-tinuare a ricevere il nutri-mento delle realtà eterne,

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Impianto industriale per l’assemblaggio di macchine, computerizzato e robotizzato - Augsburg, Germania, 1999




avvolte dal mistero, perché più grandi di noi, cheperò ci fanno comunque "crescere" e "conoscere".Come il bambino, nutrito nel ventre, non conoscela madre perché non l'ha mai vista, ma ha consa-pevolezza della sua esistenza in quanto "conosce"la crescita delle sue cellule che si stanno moltipli-cando e specializzando nei vari organi, così noi,forse, riceviamo "nutrimento" dall'eterno, acqui-stando intuitiva consapevolezza, per lo meno suuna parte di quello che stiamo rice-vendo e che possiamo mettere adisposizione della mente.E se il cordone d'argento si dovessespezzare? Ho immaginato che, per vari moti-vi, potrebbe prodursi un notevolesbilanciamento a favore delle esi-genze della natura animale e chetale evento, ad un certo punto, dopoaver ridotto il flusso del nutrimento(che ininterrottamente cerca sem-pre di trovare una strada verso dinoi) per nostra libera scelta, malau-guratamente, potrebbe portarci adecidere di tentare il taglio del cor-done, con tutto ciò che vi è connes-so. Forse la conseguenza di unsimile atto potrebbe spiegarci comemai ci si ritroverebbe nella situa-zione che tutti potremmo avere vis-suto (anche in piccolissima parte)di pensare di essere vivi ed invecedi essere come morti.Come è possibile evitare di recide-re, anche solo accidentalmente, ilcordone d'argento e se dovessecomunque accadere, è possibileporvi rimedio? La risposta non penso sia facile peralcuno.Anche per noi ricercatori, il rischiodi errori e di incidenti rimane sem-pre molto elevato.L'iniziazione che abbiamo ricevutoe le istruzioni proprie della nostraObbedienza, ci suggeriscono lescelte opportune per indirizzare ilcammino sul sentiero (o forsesarebbe meglio pensare ad una

autostrada) dove possiamo procedere speditamen-te, secondo libero arbitrio, mantenendo aperto uncollegamento (ma anche avendo la possibilità direcuperarlo, se in qualche modo lo avevamo prece-dentemente interrotto) vitale con l'Eterno.Così, sempre con quella umiltà che può derivaresolo dalle progressive ed intuitive acquisizioni diconsapevolezza, di solito cerchiamo di aprirciverso il nostro centro per predisporci a ricevere il

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Sistema kabbalistico delle Sephiroth - elaborazione di Knorr Von Rosenroth (1858).




flusso spirituale che ci consente di ritornare e dirimanere "vivi". Quando, a poco a poco, ciò dovesse accadere, inostri "organi" si rigenererebbero, e comincereb-bero a funzionare in una realtà plurima, più com-pleta ed armonica. In essa avremo una nuova pos-sibilità di percezione della vita.Quando ciò accade (e voglio sperare che qualchepiccola cosa sia accaduta anche a me) ci si stupi-sce e ci si spaventa nel constatare quanto si possaessere stati stupidamente orgogliosi nel presume-

re di aver potuto credere di insegnare ad altri cosedi cui non si aveva la minima consapevolezza, malo si era attuato solo perché lo si era letto da qual-che parte o lo si era sentito dire, e perché tuttosommato, ci aveva fatto sentire "importanti" tra gliuomini.Se però abbiamo iniziato a modificare, dal di den-tro, il mondo in cui stiamo facendo esperienza,allora ci potremo render conto di non "conosce-re"più niente. Quando ciò accadrà, forse, avremomodo di valutare, diversamente da prima, il con-

cetto di "Conoscenza" e le azioniche si manifestano contemporanea-mente ad essa, sia nella materia chenello spirito; così, per quanto anco-ra estremamente "deboli ed insicu-ri", avremo qualche possibilità diriuscire a ricongiungerci, seguendoa ritroso il processo, all'emanazioneda cui siamo stati generati.Cercando di compiere tutto ciò, hotrovato istintivo e naturale rivisita-re completamente anche il concettodi "preghiera a Dio" che mi è sem-brato di ritrovare indissolubilmenteconnessa alla progressiva intuizio-ne di veramente infinitesimi guizzidi conoscenza; è stato però qualchecosa di molto "concreto" che horitrovato nelle parti più profonde dime stessa, qualche cosa che haavuto un effetto simile ad una luceche ogni qual volta sono riuscita adaccendere, ha rischiarato ciò chealtrimenti era destinato a rimaneresempre al buio. E' stato come senuova vita affluisse al mio corpoalla mia anima, al mio spirito allamia mente.Poiché tutto ciò è accaduto, nonposso far altro che cercare di conti-nuare la mia ricerca.

SilviaSilvia

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Donna in preghiera - Mario Bernasconi, prima metà del ‘900

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IILL RISVEGLIO RISVEGLIO INIZIAINIZIATICOTICO

intuizioni della conoscenza e conoscenza delle intuizioni

Tutti i racconti, i saggi, le poesie, i disegni che le Sorelle ed i Fratelli vor-ranno proporre, potranno essere inviati a:

Renato Salvadeo - via Bacchiglione 20 - 48100 Ravennae-mail : [email protected]

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1. l'indirizzo o gli indirizzi a cui dovremo inviare il tutto (se sino ad oggi non vi è arrivato nulla per e-mail, è possibile che gli indi-rizzi in nostro possesso non siano esatti; è opportuno che ci trasmettiatequelli corretti).

E’ importante ricordare, comunque, che si può “scaricare” la copia dellanostra pubblicazione, direttamente dal Sito (www.misraimmemphis.org ), informato PDF

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