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Le otto competenze chiave di cittadinanza Nelle Indicazioni per il curricolo Il concetto di cittadinanza racchiude in sé un percorso formativo unitario teso a raggiungere gli specifici Traguardi per lo sviluppo delle competenze, così come sintetizzato nello schema. Pertanto i Traguardi si connotano come “l’indispensabile premessa per il conseguimento delle otto competenze chiave di cittadinanza previste a conclusione agire in modo autonomo e responsabile risolvere problemi individuare collegamenti e relazioni acquisire e interpretare informazioni imparare ad imparare comunica re collabor are e partecip are progetta re

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Le otto competenze chiave di cittadinanza

Nelle Indicazioni per il curricolo Il concetto di cittadinanza racchiude in sé un percorso formativo unitario teso a raggiungere gli specifici Traguardi per lo sviluppo delle competenze, così come sintetizzato nello schema.Pertanto i Traguardi si connotano come “l’indispensabile premessa per il conseguimento delle otto competenze chiave di cittadinanza previste a conclusione dell’obbligo di istruzione”(Nota del 31/01/2008 prot.n1296).Conseguentemente, in una prospettiva sistemica, diacronica e sincronica, risulta agevole richiamare, in primo luogo, la definizione generale del concetto di “competenza”. Essa sarà seguita dalla definizione specifica di ciascuna delle suddette otto competenze.

agire in modo autonomo e responsabile

risolvere problemi

individuare collegamenti e relazioni

acquisire e interpretare informazioni

imparare ad

imparare

comunicare

collaborare e

partecipare

progettare

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Il termine competenza indica un coinvolgimento completo dell’alunno nell’affrontare un compito. La competenza implica l’utilizzo sia della sua sfera cognitiva che di quella intellettuale nell’affrontare un problema.La maturazione delle competenze presuppone l’esistenza, nella persona, di buonecapacità potenziali.Nella scuola le capacità personali degli alunni diventano competenze personali grazie agli interventi di mediazione didattica che mettono l’alunno in grado di avvalersi, nelle situazioni contingenti, di conoscenze e di abilità.Le competenze, allora, indicano ciò che l’alunno è effettivamente capace di fare affrontando la complessità unitaria dei problemi e delle situazioni che si trova ad affrontare e a risolvere.La scuola nella sua azione educativa e didattica deve promuovere attività e compiti tali da permettere che le capacità personali di ogni alunno/studente si traducano nelle otto competenze chiave di cittadinanza previste a conclusione dell’obbligo di istruzione. Le competenze chiave sono quelle di cui ogni persona ha bisogno per la realizzazione e lo sviluppo personali, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione.

Le competenze chiave

Il concetto di cittadinanza esplicato nel testo delle Indicazioni per il curricolo, si completa con la dimensione della cittadinanza “competente”, correlata alle otto competenze chiave citate.Esse sono :

“Imparare ad imparare”: organizzare il proprio apprendimento individuando, scegliendo ed utilizzando varie fonti e vari modalità diinformazione e di formazione (formale, non formale ed informale), anche in funzione dei tempi disponibili delle proprie strategie e del proprio metodo di studio e di lavoro.”

“Progettare”: elaborare e realizzare progetti riguardanti lo sviluppo delle proprie attività di studio e di lavoro, utilizzando le conoscenze apprese per stabilire obiettivi significativi e realistici e le relative priorità,valutando i vincoli e le possibilità esistenti, definendo strategie di azione e verificando i risultati raggiunti.”

“Comunicare”: comprendere messaggi di genere diverso (quotidiano, letterario, tecnico, scientifico) e di complessità diversa, trasmessi utilizzando linguaggi diversi (verbale, matematico, scientifico, simbolico ecc.) mediante diversi supporti (cartacei, informatici e multimediali

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rappresentare eventi, fenomeni, principi, concetti, norme, procedure,atteggiamenti, stati d’animo, emozioni e diverse conoscenze disciplinari,mediante diversi supporti.

“Collaborare e partecipare: interagire in gruppo,comprendendo idiversi punti di vista, valorizzando le proprie e lealtrui capacità, gestendo la conflittualità, contribuendo all’apprendimento comune ed alla realizzazione delle attività collettive,nel riconoscimento dei diritti fondamentali degli altri.”

“Acquisire ed interpretare”: l’informazione:acquisire ed interpretare criticamente l’informazione ricevuta nei diversi ambiti ed attraverso diversi strumenti comunicativi, valutandone l’attendibilità e l’utilità, distinguendo tra fatti ed opinioni”. “Risolvere problemi:affrontare situazioniproblematiche, costruendo e verificando ipotesi, individuando le fonti e le risorse adeguate, raccogliendo e valutando dati, proponendo soluzioni utilizzando, secondo il tipo di problema, contenuti e metodi delle diverse discipline”.

“Agire in modo autonomo e responsabile”: sapersi inserire in modo attivo econsapevole nella vita sociale e far valere al suo interno i propri diritti e bisogni, riconoscendo al contempo quelli altrui, le opportunità comuni, i limiti, le regole, le responsabilità”. “Individuare collegamenti e relazioni: individuare e rappresentare, elaborando argomenti coerenti, collegamenti e relazioni tra fenomeni, eventi e concetti diversi, anche appartenenti adiversi ambiti disciplinari, e lontani nello spazio e nel tempo, cogliendone la natura sistemica, individuando analogie e differenze, coerenze ed incoerenze, cause ed effetti e la loro natura probabilistica.

La scelta e l’individuazione di tali competenze non è casuale, ma si lega ad un impianto teorico ben preciso. In particolare la scelta delle competenze si correla all’idea della centralità del discente nel processo di apprendimento e insegnamento. La pedagogia cognitivista, in particolare il costruttivismo, pone l’accento sullo sviluppo di un apprendimento significativo.L’apprendimento significativo pone il focus centrale sull’allievo, sulle sue conoscenze pregresse e sulla motivazione ad apprendere . Sostiene che esiste una conoscenza soggettiva, mentre le teorie dell’apprendimento meccanico , al contrario, mettono al centro l’insegnante che trasmette all’allievo i contenuti culturali. Partono dal presupposto che esiste una conoscenza oggettiva.

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L’apprendimento è significativo se permette al discente, a colui che impara, diafferrare il significato di quello che sta facendo, di cogliere il senso della nuova conoscenza o della nuova abilità che va sperimentando; esso, pertanto, si pone inposizione antitetica rispetto all’ apprendimento meccanico.Per imparare in modo significativo, gli individui devono poter collegare la nuovainformazione a concetti e proposizioni rilevanti già posseduti. Il fatto di imparare adimparare fa sì che gli studenti prendano le mosse da quanto hanno appreso inprecedenza e dalle loro esperienze di vita per usare e applicare conoscenze e abilitàin contesti diversi. Richiama il processo di assimilazione e di accomodamento descritto da Piaget, che sostiene che ogni nuovo apprendimento è possibile solo se si lega e si inserisce alle conoscenze e abilità già possedute.Nell’apprendimento meccanico, invece, la nuova conoscenza può essere acquisitaattraverso la pura e semplice memorizzazione e venire incorporata arbitrariamentenella struttura della conoscenza di una persona senza che ci sia interazione con ciòche essa già contiene.“Imparare ad imparare” è l’abilità di perseverare nell’apprendimento, di organizzareil proprio apprendimento anche mediante una gestione efficace del tempo e delleinformazioni, sia a livello individuale che di gruppo.Questa competenza comprende la consapevolezza del proprio processo diapprendimento e dei propri bisogni, l’identificazione delle opportunità disponibili ela capacità di sormontare gli ostacoli per apprendere in modo efficace.La motivazione e la fiducia, allora, diventano elementi essenziali perché una personapossa acquisire tale competenza.Più dettagliatamente, la prima competenza chiave di cittadinanza, gettando lucesulle altre competenze, quasi come un sorta di categoria sovraordinata,inevitabilmente richiama i Traguardi per lo sviluppo delle competenze della scuoladell’infanzia e del I ciclo dì istruzione per due ordini di considerazioni.

La competenza di imparare ad imparare da luogo ad un percorso di metacognizione, adeguato all’età, che consente ad ogni studente lo sviluppo della propria consapevolezza in rapporto alla diversa tipologia delle esperienze che vive e delle loro potenzialità.

Nel 1976 John Flavell conia il termine metacognizione come l’insieme delle conoscenze che abbiamo dei processi cognitivi e delle regole che li gestiscono. Cioè tanto più riflettiamo sul modo in cui siamo soliti ragionare e svolgere compiti cognitivi, tanto più aumentiamo il nostro bagaglio meta cognitivo.

La didattica metacognitiva, che in Italia trova in Cesare Cornoldi uno dei massimi esperti, riguarda l’applicazione delle pratiche meta cognitive in ambito didattico. Non si tratta dell’argomento che si insegna, ma di come applicare e sostenere

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questa riflessione negli studenti perché diventino consapevoli del loro modo di ragionare e capaci di svilupparlo e controllarlo.

Un’altra competenza chiave importantissima è la capacità di progettare. Il discente deve imparare a progettare ovvero trovare mezzi e strumenti per raggiungere obiettivi che si è dato.

PROGETTARE

IDEA

COERENZA – ADEGUATEZZA- FATTIBILIA’

IDEA di una TRASFORMAZIONE POSSIBILE del REALE

Il progetto è una trasformazione mentale

Diamo idea di come potrebbe avvenire un cambiamento

Costruito o ricostruito da attività della mente

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PROGETTO COME

IDEA DI UNA TRASFORMAZIONE POSSIBILE DEL REALE

PROGETTO

PIANO DICHIARATIVO PIANO OPERATIVOPREFIGURAZIONE

Pro: anticipazione

Gettare lo sguardo avanti: direzione verso la quale l’azione è tesa

Cambiamento: mi prefiguro

PROCEDURA

Insieme delle operazioni che rendono possibile il cambiamento

Sequenza ordinata di atti

Prefigurazione Procedura

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una trasformazione

PROGETTO

DICHIARAZIONE di intenti in cui si

Configura il cambiamento desiderato

Processo complessivo di : ideazione,

realizzazione e verifica

si prendono delle decisioni (è la fase della programma-azione), cioè della realizzazione e concretizzazione delle idee

Il Progetto è un sogno con delle scadenze

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LA LOGICA PROGETTUALE

SI MUOVE TRA DUE POLI

Problema Scopo

SITUAZIONE NON SODDISFACENTE•DOVE INIZIA IL PROBLEMA

FINALITA’•DOVE SI INDIRIZZA IL PROGETTO

INDICANDO GLI ASPETTI PROCEDURALI

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IL PROGETTO FA RIFERIMENTO AL PROCESSO COMPLESSIVO DI IDEAZIONE, REALIZZAZIONE E VERIFICA

Un’altra competenza descritta è la competenza comunicativa che si può definire come che consiste non solo nel saper applicare in modo corretto le regole grammaticali, ma anche nel produrre enunciati linguistici e usarli 9im modo appropriato in rapporto al contesto comunicativo. Una persona è capace di comunicare quando è capace di scegliere quando parlare, quando ascoltare e intervenire, dove, con chi.

La competenza chiave comunicativa non riguarda però solamente la competenza linguistica in senso stretto, ma la comunicazione nel suo insieme come capacità di produrre e interpretare messaggi.

La comunicazione ha varie funzioni:

FUNZIONE REFERENZIALE (INFORMATIVA) - pone il fuoco sul contesto

Quando ci si riferisce a qualcosa, si parla, si descrive o si informa di qualcosa, di un avvenimento che interessa il “mondo” in cui si vive (le immagini dei cataloghi tecnici o dei manuali d’uso di apparecchiature svolgono al meglio questa funzione) – Nel linguaggio verbale ha valore descrittivo della realtà oggi è nuvoloso

FUNZIONE POETICA (ESTETICA)- pone il fuoco sul messaggio

Si valorizzano gli aspetti qualitativi e formali del messaggio (materiali, colore, composizione. Tutto il resto può essere messo da parte - Nel linguaggio verbale quando si usano espressioni tipo ...e il naufragar m'è dolce in questo mar

FUNZIONE FATICA - pone il fuoco sul contatto

Quando utilizziamo elementi per mantenere e sottolineare il contatto comunicativo con il destinatario. Mani che si protendono, sguardi che si incontrano, elementi particolari che attirano e mantengono l’attenzione sul canale.

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- Nel linguaggio verbale tutti gli uhm...si, si...davvero detti durante una conversazione telefonica per far capire all'altro che siamo attenti e interessati a ciò che ci viene raccontato

FUNZIONE METALINGUISTICA –pone il fuoco sul codice

Si usano segni per spiegare, interpretare e commentare altri segni facendo comunicazione sulla comunicazione - Nel linguaggio verbale la formula E=mc2 ci parla di un linguaggio utilizzando un altro linguaggio

FUNZIONE CONATIVA -pone il fuoco sul destinatario

Quando il messaggio contiene un ordine, una seduzione, un obbligo che riguarda il destinatario inducendolo ad assumere un certo comportamento.

- Nel linguaggio verbale: apri la finestra, chiudi la porta, ….

Per sintetizzare

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Collaborare e partecipare

Indica la capacità di essere attori del proprio apprendimento.

La conoscenza viene intesa come un processo di costruzione da parte del soggetto, si svolge in un contesto di relazioni.Lo studente non viene visto come un contenitore isolato, ma è a contatto con il mondo e con i propri pari. In questa visione le risorse di apprendimento sono soprattutto gli allievi . Gli studenti si aiutano reciprocamente e sono corresponsabili, il loro apprendimento, l’insegnante è un facilitatore.

Le ultime due competenze: “ La conoscenza superiore vede tutto come se fosse uno.La conoscenza inferiore la sgretola in frammenti”

“Individuare collegamenti e relazioni” ed “Acquisire ed interpretare l’informazione”.A tal proposito, sembra quanto mai opportuno richiamare qui la distinzione di EdgarMorin tra informazione e conoscenza: “La conoscenza è conoscenza solo in quantoorganizzazione, solo in quanto messa in relazione e in contesto delle informazioni…”. Il rischio che si annida dietro la proliferazione gigantesca delle informazioni è che esse possano dar vita ad una “semicultura” ed alimentare la falsa illusione di essere sapienti e colti, perché si identifica questa condizione con l’essere informati e ciò impedisce di apprendere e di comprendere in senso autentico, ovvero di compiere quello sforzo di selezione, organizzazione ed integrazione delle conoscenze in una struttura di tipo reticolare, ove le parti si connettono alla totalità e questa non si dà se non come interconnessione delle parti stesse.Le informazioni sono, sì, irrinunciabili, costituendo esse “la materia prima che laconoscenza deve padroneggiare e integrare”. “Ma proprio in quanto materiale, (esso) è sfuso, sciolto da legami, (e) costituisce al massimo una accumulazione di conoscenze, magari ben distinte per settori… ma non sono pensiero autentico...Fra le sfide della società, Edgar Morin individua il bisogno di un rapido rinnovamentodell’ insegnamento per superare gli effetti disastrosi derivanti dalla dilagante“compartimentazione dei saperi e dell’incapacità ad articolare gli uni agli altri””facendo leva su una caratteristica fondamentale della mente dell’uomo, ossia la sua“attitudine a contestualizzare e a integrare” piuttosto che a frammentare e adisintegrare.Tale “attitudine” non va atrofizzata, bensì sviluppata attraverso un rinnovato processo di insegnamento.

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Occorre allenare il pensiero dei bambini e degli adolescenti a dare un senso allaframmentarietà delle informazioni, a ritrovare il filo rosso che connette le parti, anche imparando a selezionare ciò che è importante e scartando ciò che è superfluo: detto altrimenti, occorre adoperarsi affinché essi maturino capacità tra loro complementari, quella dell’ analisi critica e quella della sintesi, quella della selezione (anche delle opportunità di vita) e quella della scelta motivata ed intelligente (anche, e soprattutto, del proprio percorso esistenziale, che non può essere frutto di una scelta arbitraria o conformistica, esito magari dell’influsso della moda del momento); occorre evitare, altresì, che l’eccedenza, il “troppo”, determini una incapacità a selezionare e a scegliere, ovvero la paralisi decisionale.I discenti hanno bisogno di percepire la continuità del loro esistere, hanno bisogno di stabilità e di coerenza, di sicurezze e di certezze, ovvero di armonia: sono bisogni che è molto arduo riuscire a soddisfare in un mondo che si presenta, invece, dissonante e disarmonico, frammentato, instabile, precario nei suoi equilibri (ambientale, ideologico, economico, politico, sociale, familiare…).La riforma del pensare comporta una nuova attitudine nell’ organizzare le conoscenze e reca con sé risvolti anche di tipo culturale ed etico: “Un modo di pensare capace di interconnettere e di solidarizzare delle conoscenze separate è capace di prolungarsi in un’etica di interconnessione e di solidarietà tra umani… La riforma di pensiero avrebbe dunque conseguenze esistenziali, etiche e civiche”.

TRASVERSALITA’

Il termine ‘trasversali’, indica la loro natura di aspetti o dimensioni dell’educazione, che intersecano l'istituzione e l'organizzazione scolastica in tutti i suoi ordinamenti, saperi, discipline, persone, come pure diverse realtà dell'ambiente in cui la scuola insiste.

Per l’insegnante si tratta di un grande impegno volto a sviluppare delle competenze trasversali e di un’autonomia cognitiva. Capire cosa un esercizio richieda e quale sia

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il punto di partenza porta gli studenti a scegliere una strada invece di buttarsi a capofitto sulla risoluzione di un compito o alla cieca o in modo automatico.

Durante tutta la carriera scolastica, uno dei tratti fondanti dell’ambiente di apprendimento, è esplicitamente correlato alla promozione, per ogni alunno, della “consapevolezza del proprio modo di apprendere” nella costruzione del sapere, in contesti anche di problem solving e di complessità. Il percorso metacognitivo prosegue e si sostanzia con la riflessione da parte di ognialunno sul proprio stile/profilo cognitivo, sulle proprie difficoltà di rielaborazione,sulla scelta/predilezione di mediatori attivi, iconici, simbolici, verbali, analogici,sulle proprie difficoltà di rielaborazione, sui propri atteggiamenti verso la scuola,sulle proprie strategie di apprendimento, sull’uso consapevole degli strumenti.

L’imparare ad imparare si lega al concetto di personalizzazione, poiché ognuno apprende in modo personale e significativo, sulla base delle proprie conoscenze pregresse, delle esperienze che già possiede e dunque personalizza l’apprendimento.Il concetto dell’imparare ad imparare si collega alle dinamiche del procedurali (saper fare) . Gli alunni sulla base delle proprie capacità, interessi, motivazioni,sensibilità, con una adeguata mediazione didattica, devono tradurre incompetenze ( sapere, saper fare e saper essere).

Le competenze chiave,sopra presentate, sono intese come trasversali a tutte le discipline, da acquisire al termine dell’obbligo d’istruzione. Il quadro dellecompetenze è ampio, aperto, aggiornabile ed al contempo rigoroso; si correla ad una efficace, attenta mediazione didattica, altamente stimolante, in grado di promuovere, fin dai primi anni della scuola dell’infanzia, scoperte, esplorazioni, sperimentazioni, osservazioni, sollecitazioni, problematizzazioni, riflessioni … con fascino, empatia, stupore, orizzonti di senso. In altri termini, per favorire la maturazione della” persona” in modo armonico e globale, con un significativo sviluppo cognitivo,emotivo, sentimentale, civico e culturale, già dalla scuola dell’infanzia si pongono” le fondamenta” di habitus mentali flessibili, aperti, capaci di rimodulazioni di pensiero. STANDARD DI APPRENDIMENTOSe lo schema delle competenze chiave di cittadinanza si configura come efficace,ambizioso, elevato, in linea con gli obiettivi della “Strategia di Lisbona”,inevitabilmente determina spinte verso un costante processo di miglioramento deglistandard di apprendimento, delle consuete prassi operative, delle piste diricerca/azione sia nella scuola dell’infanzia che nel I ciclo d’istruzione. L’intento èvolto alla progettazione di un’offerta formativa con peculiari identità che comunque

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possa “inserirsi” nel contesto internazionale, nella dimensione europea e planetariadell’educazione.E dunque il “disciplinamento” precoce delle conoscenze, percepibile forse nello stesso testo delle Indicazioni, a livello di scuola primaria, quasi superando la critica di “secondarizzazione” a suo tempo mossa, pone l’esigenza di un rinnovato impegnodeontologico, professionale e di ricerca dei docenti che nel “qui ed ora” dellaquotidianità della didattica, nel progettare le attività di apprendimento.La scuola deve costantemente proporre efficaci azioni didattiche in linea con il conseguimento degli obiettivi formativi nei tempi adeguati, con continui bilanci partecipativi da parte degli alunni (cosa so fare? E che cosa non so fare?...), con assetti orari attenti alle esigenze degli alunni per consentirne l’organizzazione flessibile, con somministrazioni più frequenti di prove di verifica omogenee scritte, con una valutazione, nel complesso, maggiormente rigorosa e credibile, ancorata comunque ad un’integrazione di saperi e competenze. Ad esempio, le conoscenze e le abilità acquisite dagli alunnipotrebbero essere valutate in “contesti nuovi”, da “problem solving”al fine didocumentare, in modo ostensibile, il conseguimento dei Traguardi per lo sviluppo delle competenze.Il concetto di cittadinanza è strettamente congiunto con lo sviluppo completo dellapersona, sia nella dimensione interiore (“nella costruzione del sé”), che nelladimensione relazionale (nella costruzione “di corrette e significative relazioni con glialtri”), nonché nella costruzione “di una positiva interazione con la realtà naturale esociale”.Di conseguenza le otto competenze chiave risultano strettamente interconnesse al fine di promuovere lo sviluppo “ pieno” ed armonico della persona sia come cittadino italiano che europeo e del mondo.Si configura dunque la formazione della persona in modo unitario ed integrato: unapersona che comunque sappia cooperare, che sappia compiere scelte funzionali, chesappia dimostrare un dinamismo conoscitivo, che sappia apprendere in tempo reale.

Senso e problematicità delle " nuove educazioni trasversali"

Tali "educazioni" (si tratta di aspetti o dimensioni dell'educazione scolastica, come i "saperi" lo sono del sapere attingibile con le discipline o materie), con una espressione imperfetta e provvisoria ma sufficientemente chiara, vengono spesso chiamate ‘nuove educazioni trasversali’. Tale locuzione, con l'aggettivo "nuove", intende indicare le emergenze, le elaborazioni culturali, le leggi, le direttive che sollecitano la scuola ad andare oltre i suoi compiti tradizionali,adeguandosi alla mutevole e complessa realtà di oggi.

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Le ‘educazioni nuove’, rappresentano filoni ricorrenti di finalità, temi/problemi e strategie didattiche, alla luce delle quali rileggere tutti i campi di esperienza e gli ambiti disciplinari, ma senza propri orari, voti e abilitazioni.

Si possono raggruppare in:

1. educazione alle relazioni interpersonali, alla socialità e alla convivenza civile;

2. educazione alla cittadinanza (democratica, attiva, responsabile, italiana, europea, mondiale, plurale, a raggio variabile, ecc.) e alla cultura costituzionale, ai diritti umani, alle responsabilità, al volontariato, alla legalità e simili (comprese sottovoci rilevanti come l’educazione stradale);

3. educazione interculturale e alle differenze di genere e alle pari opportunità;

4. educazione alla pace e alla gestione (democratica, non violenta, creativa) dei conflitti e simili;

5. educazione all’ambiente, naturale e culturale, e allo sviluppo (umano, globale, planetario/locale/’glocale’, sostenibile ecc.);

6. educazione ai media e alle nuove tecnologie, e simili;

7. educazione alla salute (allo star bene con sé, con gli altri e con le istituzioni, come antidoti al disagio e a diverse patologie, a dipendenze, devianze e abusi, comprese sottovoci come l’educazione all'alimentazione); educazione all'affettività e alla sessualità, che implicano anche aspetti di natura relazionale e valoriale.

In rapporto all'equilibrio e alla competenza degli operatori, l'impatto fra queste educazioni è risultato talora positivo, talora meno. Si è notata in certi casi una crisi di rigetto, dovuta non alla irrilevanza delle proposte, ma alla mancanza di criteri e di strumenti operativi capaci di organizzare la complessità dell'unico e unitario compito educativo della scuola, senza mutilarla e impoverirla, o all'opposto, affaticarla e ingolfarla.

Nonostante le loro alte e universali legittimazioni e i loro meriti, queste "educazioni" hanno talora alimentato la retorica dei fini e la sfiducia nella possibilità di raggiungerli. Si è rischiato di farne o altrettante discipline concorrenti nei confronti dei ridotti tempi curricolari, o pretesti per costruire progetti non sempre calibrati e correttamente gestiti, o nobili aspirazioni destinate a svaporare nel generico di compiti affidati a tutti i docenti, e in pratica a nessuno. Salvo poi lamentarsi, se dilagano utilitarismo, noia, violenza e irresponsabilità.

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Il rapporto possibile fra educazioni e discipline

Il legame fra discipline ed educazioni è molto forte e proprio questo viene evidenziato nel decreto 62/2017 :ciascuna delle educazioni intanto si riferisce a problemi e valori che riguardano anche le altre (come si può per esempio paralare di pace senza riferirsi ai diritti umani?), mentre le discipline, sia al loro interno sia nel corso della loro storia, hanno più volte intercettato i problemi e i valori di cui si fanno carico le educazioni, non solo come strumenti utili a realizzarne le finalità, ma anche come luoghi di approfondimento delle stesse ragioni di queste.

La circolare 62 in pratica contiene un messaggio ben preciso:

Ogni docente perciò ha molto da guadagnare sul piano professionale, anche in termini di efficacia e di gratificazione, a connettere dati scientifici e significati umani e a offrire un sapere che sappia parlare ai ragazzi di oggi, nella prospettiva degli uomini di domani. La scienza non perde se stessa diventando sapienza.

Occorre, in particolare, che esperti delle ‘nuove educazioni’ e disciplinaristi lavorino insieme a rendere coerente il rapporto fra finalità/competenze trasversali e obiettivi disciplinari.

Questa visione di fatto esiste, e si trova organicamente formulata nel più autorevole e istituzionalmente potente documento interculturale di cui disponga il nostro Paese: e cioè nella Costituzione della Repubblica Italiana, che un anno prima della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e oltre mezzo secolo prima dell'ancora imperfetto trattato istitutivo della Costituzione europea, ha fissato i termini del "patto di cittadinanza", etico e civile prima che politico e giuridico, di cui siamo da sessant'anni beneficiari e responsabili: termini o condizioni ritenuti allora, e ancora oggi, unanimemente necessari, a livello parlamentare e referendario, per uscire

Le educazioni, si riconosce, non debbono aspirare a tradursi in altrettante materie d'insegnamento, né in semplici "corsi paralleli", estranei al curricolo, proprio perché sono state pensate e introdotte, (talora con leggi, per il raggiungimento di finalità costituzionali), 1) come ambiti di integrazione e di risignificazione dei saperi scolastici, talora poco appetibili e frammentati, 2) come correttivi di saperi talora fuorvianti attinti da sedi informali e non formali, 3) come antidoti dotati di qualche efficacia nei confronti del disagio, della dispersione, di diverse patologie comportamentali.

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dalle logiche del totalitarismo e della guerra, e per consolidare le sofferte e non irreversibili conquiste della democrazia.

La Costituzione come fonte di legittimazione dell'ordinamento e come "mappa del tesoro" dell'educazione

Che questo supremo codice di comportamento personale e sociale esista e abbia a che fare anche con la scuola, non è certo una novità, dati i continui richiami rituali, intenzionalmente impegnativi, che ad esso sono stati fatti in epigrafe ad ogni atto normativo importante, dalle leggi ai programmi, nella storia della Repubblica. E' però altrettanto vero che questo testo risulta per lo più sconosciuto, incompreso e non valorizzato come sfondo integratore e luce orientante, nel concreto della trama organizzativa della scuola, della cultura professionale dei docenti, della elaborazione dei curricoli e dei progetti educativi d'istituto, e dell'utilizzazione delle risorse umane e materiali della scuola stessa.

E' per molti stupefacente scoprire che tutte le citate "educazioni", avvertite spesso come novità contingenti e aggiuntive o opzionali, sono in realtà contenute con chiarezza, e per lo più in modo esplicito, in quella sorta di "mappa del tesoro" di principi, valori, diritti, doveri che costituiscono i fondamenti del progetto costituzionale.

Questo progetto, scritto nelle scarne formule di un testo esemplare per chiarezza e densità, è trasversale nei riguardi delle persone, della società civile, delle istituzioni, di tutti gli enti educativi e in particolare della scuola. Va ripensato dunque all'inizio del discorso sulla scuola, là dove s'incontrano il risvolto culturale e politico e il risvolto pedagogico del progetto costituzionale. E' a questo punto che si pone il problema del raccordo fra i saperi, le attività e le competenze di cui c'è bisogno, per aiutare i giovani a riconoscere la loro fragile dignità e a crescere come persone, cittadini e lavoratori di una repubblica democratica.

La logica costituzionale risulta inclusiva e valorizzante nei riguardi delle educazioni citate, ma anche chiara nel ripudiare atteggiamenti e comportamenti non rispettosi dei valori di dignità, libertà, uguaglianza, giustizia, solidarietà, partecipazione, autonomia, cultura e ricerca, tutela dell'ambiente, pace e nonviolenza, salute, responsabilità: valori indissociabili dall'educazione alla legalità, se si vuole combattere l'illegalismo senza cadere nel legalismo. Per questo si ritiene giusto considerare la locuzione cultura costituzionale come denotativa di una sintesi esponenziale di valori, di educazioni, di saperi che vengono al suo interno previsti e legittimati al più alto livello giuridico e politico, e non come una delle tante locuzioni, magari suggestive e aggiornate, che trovano consenso in questa o quella riunione di esperti.

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La proposta dell'educazione alla cittadinanza e alla cultura costituzionale

Circa la necessità di scegliere un'espressione sintetica per nominare il complesso dei valori e dei compiti fondamentali su cui impegnare la scuola oggi, il gruppo ha ricordato in primo luogo che la legge 53/2007 parla all'art. 2f di "educazione ai principi fondamentali della convivenza civile", e che in sede internazionale appartiene ad un lessico accreditato sul piano normativo e sul piano della ricerca la locuzione "educazione alla cittadinanza" (democratica, attiva, italiana, europea, mondiale, senza dimenticare ambiti più ristretti, come quello familiare e quello scolastico…). Il gruppo, dopo diverse discussioni, in cui si è anche sostenuta la particolare rilevanza dell'educazione interculturale, ritiene che, se si deve concentrare in un titolo sintetico ed esponenziale il complesso dei valori e dei compiti istituzionali da affidarsi alla scuola di oggi, sia opportuno utilizzare la locuzione alta e polivalente "educazione alla cittadinanza e alla cultura costituzionale".

Il tentativo fatto dalle Indicazioni nazionali attualmente in vigore in virtù del DL 59/2004, di prevedere, entro il termine della V classe della scuola primaria e della III classe della secondaria di primo grado, d'aver organizzato attività educative e didattiche relative a sei "dimensioni" dell'educazione alla convivenza civile, ciascuna finalizzata a promuovere conoscenze e abilità, in vista di successive competenze, si è rivelato per più aspetti difficile da legittimare in quei termini e da praticare nella scuola. La scelta compiuta dal gruppo di lavoro prevede da un lato di non rattrappire nell'ambito delle sei dimensioni citate, non tutte strategiche e tassonomicamente bilanciate, né sempre coerenti con le indicazioni relative alle discipline, il più ampio quadro delle dimensioni educative e dei valori rilevanti per la formazione dei ragazzi; dall'altro di ipotizzare una "cabina di regia" in cui si possano monitorare i bisogni, gli atteggiamenti e i comportamenti dei ragazzi, in riferimento ad una tavola di valori che trovi riferimenti cognitivi e operativi nell'ambito del menu ipertestuale, fornito dalla Costituzione e dalla concettualizzazione internazionale sulla cittadinanza democratica, attiva e plurima, che vanno anche assunte come guide di ampio riferimento per la redazione del POF.

E' senz'altro proponibile e formulabile, in sede di Indicazioni nazionali, un sobrio elenco di conoscenze e di competenze, indicate con nomi e verbi pertinenti alla formazione della persona e del cittadino italiano ed europeo, aperto alla dimensione della mondialità. L'importante è che si trovi lo spazio curricolare per: a) assicurare ai ragazzi l'insegnamento/apprendimento non libresco né mnemonistico, con diversi approcci e approfondimenti in rapporto alle diverse età, del testo costituzionale e delle sue valenze per la vita delle persone, dei cittadini e dei lavoratori, con tempi e voti distinti; b) assicurare ai consigli dei docenti, sulla base del contributo di colleghi preparati e disponibili, la possibilità di partecipare unitariamente alla traduzione in

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termini educativi e didattici dei valori costituzionali nella vita della classe, ciascuno sulla base delle proprie risorse disciplinari, didattiche e personali.

L'insegnamento/apprendimento della Costituzione non deve risolversi, com'è spesso accaduto, nel farne pubblicare il testo come allegato appendicolare del libro di storia, ma nel riscoprire ogni giorno, fra docenti, studenti e genitori, come "ricordo attualizzante e programmatico", le formule contenute in quei sobri ed essenziali articoli, che indicano le condizioni necessarie per continuare a vivere come cittadini di uno stato che si vuole sempre più libero e giusto, in un mondo sempre più interdipendente e caratterizzato, a livello micro e macro, da inedite minacce alla sopravvivenza e da impreviste potenzialità di sviluppo.

L'educazione personale e sociale

L'obiettivo è quello di realizzare un'educazione personale e sociale, sia in termini di trasversalità, sia in termini di offerta di un insegnamento specifico, curricolarmente distinto, e di una specifica organizzazione collegiale del lavoro, perché la scuola dell'autonomia possa prendersi veramente cura di bambini e ragazzi spesso assai problematici, a cui assicurare "il pieno successo formativo"(dpr 275/1999), nella direzione del costituzionale "pieno sviluppo della persona umana": il tutto con riferimento alla costruzione delle conoscenze, degli atteggiamenti e delle competenze di cittadinanza, di cui tutta la scuola è chiamata a farsi carico.

Si ritiene pertinente in proposito, oltre ai documenti citati in apertura, il riferimento al documento europeo già approvato dalla Commissione e dal Parlamento europeo, dal titolo "Competenze chiave per il lifelong learning" (in particolare i punti 6A, relativo alle competenze interpersonali, interculturali e sociali, e 6B, relativo alla competenza civica), nonché al documento prodotto dalla Commissione Allulli per il biennio secondario superiore.

Segnaliamo poi, a questo proposito, l'esistenza di problemi delicati e cruciali, su cui occorre incentivare il più possibile la ricerca, tanto nella scuola quanto nell'università. Essi sono relativi: a) all'identificazione delle competenze in termini sufficientemente ampi, tali da valorizzare il contributo che ne viene da tutte le discipline e da tutte le attività, anche da quelle riconoscibili dalla scuola in termini di crediti educativi, b) alla messa a punto di affidabili modalità di valutazione di queste competenze.

Ricordando che le competenze sono combinazioni di conoscenze, abilità e atteggiamenti, e che dal punto di vista educativo sono importanti anche i comportamenti, si deve ritenere rilevante, ma non in termini troppo minuti e ossessivi, il controllo dei comportamenti personali relativi alle tematiche anche

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trasversali affrontate. La legge 53/2003 parla in proposito di "valutazione periodica e annuale degli apprendimenti e del comportamento degli studenti" (art. 3 a). Potrebbero confluire nella valutazione sintetica e collegiale di questo comportamento le osservazioni relative ai risvolti comportamentali delle diverse "educazioni".

Condizioni per un buon funzionamento della proposta

Certo la proposta di uno specifico insegnamento di educazione alla cittadinanza e alla cultura costituzionale potrà avere rilevanza culturale ed efficacia maggiore, se si rinforzeranno l'insegnamento della storia, con particolare riferimento alla storia contemporanea e, nella scuola primaria, anche degli studi sociali, nella prospettiva di un curricolo continuo, fino al primo biennio della secondaria di secondo grado.

Inoltre bisogna ricordare che la cittadinanza non solo la si studia, ma la si vive, come ambiente democratico di apprendimento, anche attraverso l'organizzazione scolastica e l'incentivazione della partecipazione e del protagonismo dei bambini e dei ragazzi. L'idea è antica, ma non ha perduto di valore.

Fin dal decreto sull'educazione civica del 13 giugno 1958 n. 585 (firmato dal Ministro Aldo Moro) si ritenne che l’educazione civica della scuola della Repubblica, espressione utilizzata per designare il complesso di valori culturali, politici, etici e spirituali da trasmettere e da alimentare nelle nuove generazioni, andava pensata 1) sia come “presente in ogni insegnamento”, 2) sia nella “stessa organizzazione della vita scolastica come viva esperienza di rapporti sociali e pratico esercizio di diritti e di doveri”, 3) sia infine come nucleo di argomenti etico giuridico politici, che andavano affidati “all’insegnante di storia”, in due ore mensili. La storia veniva ridenominata come "Storia ed educazione civica": ma il voto era unico, sicché i contenuti di educazione civica, pur previsti entro un contenitore curricolare “forte”, scivolarono lentamente nella marginalità, tanto da assumere quasi il carattere di appendice facoltativa, ininfluente sul profitto degli studenti.

Il ripensamento del ruolo fondante della Costituzione su tutto l'ordinamento potrebbe dare a queste idee la forza che non hanno avuto finora. In particolare ci sembra necessario, oltre ad una collocazione adeguata dell'educazione alla cittadinanza e alla cultura costituzionale nelle Indicazioni nazionali, nella prospettiva di un curricolo continuo per la formazione del cittadino, pensare ad un illuminato governo della fase contrattuale, e ad un programma adeguatamente finanziato per la formazione dei docenti in servizio e per la ricerca anche universitaria in proposito, in sede di formazione dei futuri docenti..

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Il gruppo di lavoro, presieduto dal direttore generale Mario G. Dutto e per sua delega da Luciano Corradini, (docente di Educazione degli adulti, Università di Roma La

Sapienza), era composto anche da Anna Cammalleri (dirigente USP, Taranto), Piero Cattaneo (dirigente scuola media e docente Università Cattolica), Sandra Chistolini

(ordinario di Pedagogia, Università di Roma Tre) Angelo Di Dio (dirigente scuola media, Enna), Paolo Giuntella (giornalista quirinalista),Maurizio Gusso (presidente IR

Indicazioni nazionali 2012

Il Profilo dello studente ...

… descrive le competenze riferite alle discipline d’insegnamento e al pieno esercizio della cittadinanza, che un ragazzo deve mostrare di possedere al termine del primo ciclo d’istruzione. Il conseguimento delle competenze delineate nel profilo costituisce l’obiettivo generale del sistema educativo e formativo

I Traguardi per lo sviluppo delle competenze …

… riferimenti ineludibili che rappresentano per i docenti le piste culturali e didattiche da percorrere e costituiscono i criteri per la valutazione delle competenze attese. Sono prescrittivi nella scansione temporale. Le competenze sviluppate nell’ambito delle singole discipline devono concorrere alla promozione delle competenze di cittadinanza attiva orientate ai valori della convivenza civile e del bene comune. N.B. Nella scuola del primo ciclo i traguardi costituiscono criteri per la valutazione

delle competenze attese e, nella loro scansione temporale, sono prescrittivi, impegnando così le istituzioni scolastiche affinché ogni alunno possa conseguirli, a garanzia dell’unità del sistema nazionale e della qualità del servizio."

Gli obiettivi di apprendimento …

… individuano conoscenze ed abilità ritenute indispensabili al fine di raggiungere i traguardi per lo sviluppo delle competenze. Gli obiettivi sono definiti in relazione a periodi didattici lunghi: l’intero triennio della scuola dell’infanzia, l’intero quinquennio della scuola primaria, l’intero triennio della scuola secondaria di primo grado. Nella scuola primaria gli obiettivi d’italiano,

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inglese, storia, geografia, matematica e scienze sono indicati anche al termine della terza classe.

(Quadro europeo delle qualificazioni : EQF 2009)

DFINIZIONI Nel contesto del Quadro europeo delle qualifiche …….

Conoscenze Sono il risultato dell’assimilazione di informazioni attraverso l’apprendimento. Le conoscenze sono un insieme di fatti, principi, teorie e pratiche relative ad un settore di lavoro o di studio.

…. le conoscenze sono descritte come:o conoscenze teoriche

o * conoscenze pratiche

Abilità Capacità di applicare conoscenze e di utilizzare know-how per portare a termine compiti e risolvere problemi.

… le abilità sono descritte come:

abilità cognitive (comprendenti l’uso del pensiero logico, intuitivo e creativo)

abilità pratiche (comprendenti l’abilità manuale e l’uso di metodi, materiali, strumenti)

Competenza Comprovata capacità di utilizzare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o etodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e personale. Essa è un sapere agito. Non potremmo mai né perseguirla , né valutarla, se non affidassimo agli alunni dei compiti non banali che essi portano a termine in “autonomia e responsabilità , utilizzando i saperi posseduti , ma anche reperendone di nuovi. Il compito significativo, infatti, è sempre un po’ più alto degli strumenti già posseduti, in quanto verrebbe a mancare l’elemento di attivazione di risorse personali per il problem solving.

…. le competenze sono descritte in termini di:

responsabilità

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Dimostra una padronanza della lingua italiana tale da consentirgli di comprendere enunciati e testi di una certa complessità, di esprimere le proprie idee, di adottare un registro linguistico appropriato alle diverse situazioni.

Lo studente al termine del primo ciclo, attraverso gli apprendimenti sviluppati a scuola, lo studio personale, le esperienze educative vissute in famiglia e nella comunità, è in grado di iniziare ad affrontare in autonomia e con responsabilità, le situazioni di vita tipiche della propria età, riflettendo ed esprimendo la propria personalità in tutte le sue dimensioni.Ha consapevolezza delle proprie potenzialità e dei propri limiti, utilizza gli strumenti di conoscenza per comprendere se stesso e gli altri, per riconoscere ed apprezzare le diverse identità, le tradizioni culturali e religiose, in un’ottica di dialogo e di rispetto reciproco. Interpreta i sistemi simbolici e culturali della società, orienta le proprie scelte in

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COMUNICAZIONE NELLA MADRELINGUALa comunicazione nella madrelingua è la capacità di manifestare e decodificare concetti, idee, sentimenti, avvenimenti sia in forma scritta che orale e di interagire in modo adeguato e creativamente sul piano linguistico in ambito culturale e sociale.

Nell’incontro con persone di diverse nazionalità è in grado di esprimersi a livello elementare in lingua inglese e di affrontare una comunicazione essenziale, in semplici situazioni di vita quotidiana, in una seconda lingua europea.

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COMUNICAZIONE NELLE LINGUE STRANIERE La comunicazione in lingue straniere, oltre alle primarie abilità necessarie per la comunicazione nella madrelingua, richiede anche abilità come la mediazione e la comprensione interculturale . Il livello di sicurezza di un individuo dipende dall’esperienza sociale e culturale e dalla capacità di ascoltare, parlare, leggere e scrivere

Utilizza la lingua inglese nell’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione

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modo consapevole, rispetta le regole condivise, collabora con gli altri per la costruzione del bene comune esprimendo le proprie personali opinioni e sensibilità. Si impegna per portare a compimento il lavoro iniziato da solo o insieme ad altri

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AFIA COMPETENZE DI BASE IN MATEMATICA, SCIENZE E

TECNOLOGIALa competenza matematica è la capacità di sviluppare e mettere in atto il pensiero matematico per trovare le soluzioni a vari problemi in situazioni quotidiane, mettendo l’accento sugli aspetti del processo, dell’attività e della conoscenza.

Le sue conoscenze matematiche e scientifico-tecnologiche gli consentono di analizzare dati e fatti della realtà e di verificare l’attendibilità delle analisi quantitative e statistiche proposte da altri. Il possesso di un pensiero razionale gli consente di affrontare problemi e situazioni sulla base di elementi certi e di avere consapevolezza dei limiti delle affermazioni che riguardano questioni complesse che non si prestano a spiegazioni univoche.

Si orienta nello spazio e nel tempo dando espressione a curiosità e ricerca di senso; osserva ed interpreta ambienti, fatti, fenomeni e produzioni artistiche

Ha buone competenze digitali, usa con consapevolezza le tecnologie della comunicazione per ricercare e analizzare dati ed informazioni, per distinguere informazioni attendibili da quelle che necessitano di approfondimento, di controllo e di verifica e per interagire con soggetti diversi nel mondo.

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COMPETENZE DIGITALILa competenza digitale consiste nel saper usare con dimestichezza e in modo critico le tecnologie della società dell’informazione (TSI) e richiede quindi abilità di base nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT). Significa padroneggiare certamente le abilità e le tecniche di utilizzo delle nuove tecnologie, ma soprattutto utilizzarle con “autonomia e responsabilità” nel rispetto degli altri e sapendone prevenire ed evitare i pericoli. In questo senso, tutti gli insegnanti e tutti gli insegnamenti sono coinvolti nella sua costruzione.

Possiede un patrimonio di conoscenze e nozioni di base ed è allo stesso tempo capace di ricercare e di procurarsi velocemente nuove informazioni ed impegnarsi in nuovi apprendimenti anche in modo autonomo.

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IMPARARE AD IMPARAREImparare a imparare è l’abilità di organizzare il proprio apprendimento sia a individualmente che in gruppo, a seconda delle proprie necessità, e alla consapevolezza relativa a metodi e opportunità. E’ un’opportunità che permette alla persona di perseguire obiettivi di apprendimento basato su scelte e decisioni prese consapevolmente e autonomamente, per apprendere, ma soprattutto per continuare ad apprendere, lungo tutto l’arco della vita e nella prospettiva di una conoscenza condivisa e di un apprendimento come processo socialmente connotato. Va perseguita con sistematicità e intenzionalità fin dai primi anni di scuola, affinché le abilità che vi sono coinvolte possano essere padroneggiate dagli alunni in autonomia nell’adolescenza. Le strategie dell’Imparare a imparare debbono essere impiegate in tutte le azioni e le procedure d’apprendimento, in tutte le discipline. Tutti gli insegnanti e tutti gli insegnamenti sono coinvolti nella sua costruzione; Il possederla non solo contribuisce al successo nell’apprendimento, ma anche al senso di fiducia, autostima e autoefficacia degli allievi.

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Ha cura e rispetto di sé, come presupposto di un sano e corretto stile di vita. Assimila il senso e la necessità del rispetto della convivenza civile. Ha attenzione per le funzioni pubbliche alle quali partecipa nelle diverse forme in cui questo può avvenire: momenti educativi informali e non formali, esposizione pubblica del proprio lavoro, occasioni rituali nelle comunità che frequenta, azioni di solidarietà, manifestazioni sportive non agonistiche, volontariato, ecc.

Lo studente al termine del primo ciclo, attraverso gli apprendimenti sviluppati a scuola, lo studio personale, le esperienze educative vissute in famiglia e nella comunità, è in grado di iniziare ad affrontare in autonomia e con responsabilità, le situazioni di vita tipiche della propria età, riflettendo ed esprimendo la propria personalità in tutte le sue dimensioni.Ha consapevolezza delle proprie potenzialità e dei propri limiti, utilizza gli strumenti di conoscenza per comprendere se stesso e gli altri, per riconoscere ed apprezzare le diverse identità, le tradizioni culturali e religiose, in un’ottica di dialogo e di rispetto reciproco. Interpreta i sistemi simbolici e culturali della società, orienta le proprie scelte in modo consapevole, rispetta le regole condivise, collabora con gli altri per la costruzione del bene comune esprimendo le proprie personali opinioni e sensibilità. Si impegna per portare a compimento il lavoro iniziato da solo o insieme ad altri

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COMPETENZE SOCIALI E CIVICHE … sono quelle su cui si fonda la capacità di una corretta e proficua convivenza. E’ forse la competenza più rilevante, senza la quale nessun altra può ritenersi costruita. Ne fanno parte, infatti, le dimensioni fondamentali di cui si sostanzia la competenza, ovvero l’autonomia e la responsabilità; implica abilità come il sapere lavorare in gruppo, il cooperare, il prestare aiuto, sostenere chi è in difficoltà, riconoscere e accettare le differenze.Le competenze sociali e civiche si costruiscono attraverso la predisposizione di un clima scolastico equilibrato e cooperativo, attraverso la lettura critica dei fenomeni sociali nell’ambiente di vita e in quello più allargato; attraverso un’azione diretta di educazione alla solidarietà, all’empatia, alla responsabilità e proponendo esperienze significative che consentano agli alunni di lavorare esercitando in prima persona la cooperazione, l’autonomia e la responsabilità.

Dimostra originalità e spirito di iniziativa. TU

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ESPIRITO DI INIZIATIVA ED IMPRENDITORIALITÀLe Spirito di iniziativa e imprenditorialità significa saper tradurre le idee in azione. In ciò rientrano la creatività, l’innovazione e l’assunzione di rischi, come anche la capacità di pianificare e di gestire progetti per raggiungere obiettivi. È una competenza che aiuta gli individui ad acquisire consapevolezza del contesto in cui lavorano e a poter cogliere le opportunità che si offrono. Ne fanno parte abilità come il sapere individuare e risolvere problemi, valutare opzioni diverse, rischi e opportunità, prendere decisioni, agire in modo flessibile e creativo, pianificare e progettare. E’ una delle competenze maggiormente coinvolte nelle attività di orientamento. E’ anch’essa fondamentale per lo sviluppo dell’autoefficacia e della capacità di agire in modo consapevole e autonomo.

Utilizza gli strumenti di conoscenza per comprendere se stesso e gli altri, per riconoscere ed apprezzare le diverse identità, le tradizioni culturali e religiose, in un’ottica di dialogo e di rispetto reciproco. Interpreta i sistemi simbolici e culturali della società

In relazione alle proprie potenzialità e al proprio talento si impegna in campi espressivi, motori ed artistici che gli sono congeniali. È disposto ad analizzare se stesso e a misurarsi con le novità e gli imprevisti.

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CONSAPEVOLEZZA ED ESPRESSIONE CULTURALELa consapevolezza ed espressione culturale è la competenza che più contribuisce a costruire l’identità sociale e culturale, attraverso la capacità di fruire dei linguaggi espressivi e dei beni culturali e di esprimersi attraverso linguaggi e canali diversi. La storia vi concorre in modo fondamentale rispondendo alle domande “Chi siamo?” “Da dove veniamo?”; le arti e la musica permettendo di fruire e agire modi espressivi diversi, ma anche per riconoscerli come beni culturali che fanno parte del nostro retaggio, da conoscere, tutelare e salvaguardare. L’educazione fisica, che pure concorre alle competenze scientifiche, sociali e civiche, apporta alla costruzione di questa competenza la capacità di utilizzare il linguaggio del corpo e tutte le sue capacità espressive. Per maggiore praticità, la competenza è stata disaggregata nelle sue principali componenti: identità storica; patrimonio ed espressione artistica e musicale; espressione motoria.