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Gazzetta del Sud Martedì 30 Settembre 2014 11 . Cultura e Spettacoli Cultura e Spettacoli «La donna è il negro del mondo» Yoko Ono Katherine Pancol. L’autrice francese, nata in Marocco, diventata un caso letterario con la sua prima trilogia torna con altri tre romanzi collegati tra loro Nostra intervista con la francese (di Casablanca) Katherine Pancol «Volevo aiutare una donna picchiata L’ho fatto scrivendo questo libro» Una testimonianza in nome delle vittime di abusi e soprusi che non escono dal silenzio Francesco Musolino «I o non potevo in- tervenire, l’unica cosa che potevo fare era scriver- ne. Sono una scrittrice, è questa la mia forza». Così Katherine Pancol, scrittrice francese nata in Marocco, racconta la sua reazione, umana e comprensibilmen- te terrorizzata, davanti alla scena di violenza contro una madre incinta che per anni le ronzò nella mente prima di dar vita al suo nuovo libro, “Muchachas” (Bompiani, pp. 340, euro 10). In realtà si tratta del pri- mo capitolo di una trilogia, (da domani sarà in libreria anche il secondo volume, pp. 320, euro 17), protago- niste principali tre giovani donne assai diverse – Hor- tense, Josephine e Stella – rimbalzando fra Parigi, Lon- dra, New York e Miami, fra il mondo dell’alta moda e quello delle acciaierie della Borgogna, tessendo una rete di intrecci che finirà per le- gare i loro destini così appa- rentemente distanti. Al centro del primo volu- me – che, con un abile gioco di prestigio, comincia con la leggerezza della voce di Hortense Cortés – c’è la sto- ria crudele di Léonie e del marito/carnefice Ray che la tiene in scacco e ne fa la pre- da delle sue vessazioni vio- lente e mortificanti. Stella, giovane madre e figlia di Léonie, lotterà per tutto il primo volume per salvarla dalle continue percosse ma le sorprese sono dietro l’an- golo. E se oggi il femminicidio è protagonista di numerosi li- bri, il merito della Pancol – già autrice best-seller con la trilogia “Gli occhi gialli dei coccodrilli”, “Il valzer lento delle tartarughe” e “Gli scoiattoli di Central Park sibi tristi il lunedì” – è quello d’a- ver saputo ricreare, con una prosa sempre fluida, il clima di tensione della vita di pro- vincia parigina, in cui tutto sanno cosa avviene in came- ra da letto, ma con il peren- ne timore di farsi avanti. Del resto, il primo ad es- sersi accorto del talento di questa autrice nata a Casa- blanca nel 1954, fu un certo Romain Gary… Madame Pancol, alla fine del libro lei racconta cosa la spinse a scrivere “Mucha- chas”. «Ero in un caffè a Nizza, durante l’estate di un paio d’anni fa, quando vidi un uo- mo sedersi con una donna incinta e due bambini al se- guito. Lui rimproverava du- ramente la donna, finché la schiaffeggiò con forza, più volte. La raggiunsi in bagno, volevo offrirle aiuto, ma lui ci raggiunse, mi disse di an- darmene altrimenti l’avreb- be picchiata ancora proprio lì. Ma ciò che mi colpì fu lo sguardo di quella donna. Mi supplicava di andare via, co- me se pensasse di meritare quella punizione, la crudeltà del proprio uomo. Io non potevo intervenire, l’unica cosa che potevo fare era scri- verne. Sono una scrittrice, è proprio questa la mia forza». Muchachas è un libro catar- tico? «Non direi, piuttosto lo considero un libro testimo- nianza. In Francia ogni due giorni una donna muore per le percosse subite in ambito domestico. Questo libro è stato scritto per parlare pro- prio di queste donne, vittime di abusi e soprusi nel silen- zio, persino vergognandosi di se stesse». Ma in Francia come state combattendo la violenza contro le donne? «È un problema molto se- rio, ma da un paio d’anni le cose stanno cambiando. Pri- ma davanti ad una denuncia la polizia invitava semplice- mente le donne a lasciare il proprio partner, mentre oggi c’è più coscienza e assisten- za alle vittime ed è stata at- tivata anche una rete di assi- stenti sociali». Raccontando il rapporto fra Ray e Léonie, lei è riuscita ad entrare nella logica car- nefice/vittima: è stato ar- duo per lei? «Molto, molto difficile. Dovevo entrare nella testa di entrambi, di Ray e Léonie, svelando come avviene la scoperta della violenza con- tro di lei e cosa induce lui a continuare. In realtà proprio il fatto che Léonie non si ri- belli lo spinge a colpirla an- cora, ad essere sempre più violento, mentre lei maso- chista». La scena della prima notte di nozze, dentro la doccia, è molto forte… «Ho avuto paura scriven- dola. Sa perché? Perché en- trando nella mente di Ray ho narrato una scena davve- ro terribile ma riuscendo a raccontarla senza distogliere lo sguardo, mi sono resa conto che da qualche parte, dentro me stessa, c’era trac- cia di questa stessa violen- za». Perché una trilogia? «Non era prevista. Crede- vo che avrei raccontato la storia di Ray, Léonie e Stel- la. Ma un giorno, passeg- giando a New York, sentii una vocina all’orecchio che diceva: “quant’è brutta la gente, non mi stupisco d’a- vere tanto successo”. Mi so- no messa a ridere e subito dopo ho immaginato che ti- po di donna poteva averla detta. Così è nata Horthense Cortès, un personaggio che mi piace molto, capace di dar leggerezza a tutto il li- bro con la propria presen- za». Spesso nei suoi romanzi le donne sono migliori degli uomini. Come mai? «Forse è così, ma anche in questo libro ci sono uomini gentili e sensibili, attenti alle donne e allo stesso tempo non tutti personaggi femmi- nili sono positivi. Senza dub- bio nel mondo odierno le donne sono più coraggiose e più libere degli uomini che spesso sono preda di vecchi schemi mentali. Ma le cose stanno cambiando, del resto i 25/30enni d’oggi hanno molti valori un tempo esclu- sivamente affini al mondo delle donne». Romain Gary fu il primo a leggere quello che sarebbe stato il suo libro d’esordio, “Moi d’Abord”, cambiando- le la vita… «Eravamo amici, viag- giammo molto insieme, an- che in Italia. Io avevo ven- t’anni, lui cinquantanove, fu il mio mentore. Gli conse- gnai il mio primo manoscrit- to colma di fiducia e per tut- ta risposta mi disse, “è un li- bro con le palle, complimen- ti”. Rimasi interdetta ma fe- ce centro e il libro vendette diecimila copie».3 La rassegna di Roma Non chiamatelo festival, adesso è una vera festa Molti cambiamenti per la nona edizione (16-25 ottobre) Francesco Gallo ROMA «Abbiamo abbandonato l’idea del Festival e ora si sterza sulla festa per volontà dei soci fon- datori e del Mibact»: così il di- rettore artistico del Festival di Roma, Marco Müller, ha spie- gato, con il giusto distacco, il ri- torno della nona edizione del Festival di Roma (16-25 otto- bre) alla sua antica vocazione di festa. E lo ha fatto per un’edi- zione davvero popolare, nel segno della commedia e che si apre alla totale abolizione del- la giuria internazionale per fa- re spazio al giudizio del solo pubblico che comporrà le cin- que giurie distinte per le sezio- ni del Festival. Che questa sia la vera anima dei festival futuro, nessuno lo sa davvero, ma Müller sposa questa filosofia dopo essere stato introdotto da ben due as- sessori: Lidia Ravera, per la Re- gione e Giovanna Marinelli, per il Comune. La prima ha spiegato come non ci siano «più distinzioni tra film e docu- mentari e che non ha più senso tenere ormai separati cinema e tv» (forse evocando la fusione spesso annunciata del Festival di Roma con il RomaFictionFe- st), mentre la Marinelli ha par- lato di un’edizione di «passag- gio in cui torna l’idea della Fe- sta». Tra le tante cose emerse du- rante la conferenza stampa, il budget complessivo del Festi- val che si riduce a 6 milioni, ri- partiti esattamente al 50% tra fondazione Cinema per Roma e sponsor (nove anni fa si par- lava di 17 milioni di euro). Co- munque per Müller, all’ultimo anno di mandato, l’idea stessa del festival è di fatto cambiata: «È invecchiata, e bisogna speri- mentare nuove strade». Glissa sulla sua riconferma: «Dipen- derà da quello che succederà con questa edizione». Dell’anima popolare di que- sto festival, pieno di cinema su- damericano, sono molti gli esempi. Intanto, il premio alla carriera a Tomas Milian (di cui non è stato fatto alcun cenno in conferenza stampa), e poi “Soap Opera” di Alessandro Genovesi e “Andiamo a quel paese” di Ficarra e Picone, due commedie doc che avranno l’o- nore di aprire e chiudere la ma- nifestazione. E questo in un fe- stival che si annuncia popola- to, assieme ad alcune star in- ternazionali (per lo più ma- schi), come Richard Gere, Ke- vin Costner, Clive Owen e Wim Wenders, da volti nostrani co- me Fabio De Luigi, Cristiana Capotondi, Diego Abatantuo- no, Ricky Memphis, Ale e Franz, Chiara Francini, Ficarra e Picone, Fatima Trotta, Nino Frassica. Ed è nel segno del pop anche la musica di questa edizione in cui ci saranno gli Spandau Bal- let, i cinque componenti del mitico gruppo anni 80, per ac- compagnare la proiezione del film di George Hencken che racconta la loro storia. Sul fronte festival classic, troviamo a Cinema d’oggi “12 Citizens” del cinese Xu Ang; “We are young, we are strong” di Burhan Qurbani, regista te- desco di origini afgane; “Luci- fer” del fiammingo Gust van Den Berghe e il thriller “The lies of victors” di Christoph Ho- chausler. Ci sarà poi la celebra- Abolita la giuria internazionale per far spazio nelle cinque sezioni solo al pubblico In scadenza. Il direttore artistico Marco Müller Agli Oscar La Russia candida un film... censurato MOSCA Paradossi della Russia di Pu- tin: il Paese ha candidato al- l’Oscar come miglior film stra- niero “Leviathan” del regista Andrei Zviagintsev, premiato anche per la miglior sceneg- giatura all’ultimo festival di Cannes, ma che è stato proibi- to in patria per il linguaggio osceno, vietato da una recente legge nelle opere teatrali e ci- nematografiche, nonché nei concerti. La decisione è stata presa a maggioranza dal comi- tato russo per gli Oscar. La pel- licola ha ottenuto il permesso di essere proiettata solo dopo il riconoscimento di Cannes, ma in poche sale, e con la pre- scrizione di «purgare« le parti scurrili. Quando uscirà in tut- to il Paese, nei prossimi mesi, il film sarà visto dai russi in una versione rilavorata, quindi non originale. L’opera denun- cia il ruolo corrotto e arrogan- te di uno Stato onnipotente nella Russia di oggi. 3 Il romanzo Trilogia atto primo Katherine Pancol Muchachas BOMPIANI PP. 340 EURO 10 Primo capitolo di una trilogia (il secondo sarà in libreria già domani), ha avuto un boom di vendite in Francia, dove è uscito a febbraio. Le protagoniste dei quat- tro macro-capitoli sono tre donne, Hortense, Josephine e Stella, cia- scuna immersa nel suo quotidiano, per qualcu- na sereno, per qualcu- na drammatico. Ma fi- niranno per incrociarsi. Ho avuto paura a entrare nella mente del mio personaggio e raccontare una scena davvero terribile zione alla carriera di Takashi Miike e la presentazione del suo prossimo “As the Gods Will”. Per le master class attesi anche Asia Argento; il regista cult Park Chan-Wook e Walter Salles. Non mancherà per la tv, che crea invidie allo stesso ci- nema, “The Knick” di Steven Soderbergh, serie televisiva che si annuncia già cult. Infine, alla presentazione del Festival, all’Auditorium Parco della Musica di Roma, la protesta da parte di un gruppo numeroso di sostenitori di Franco Califano che nel segno di «Tutto il resto è noia» ha con- testato l’esclusione dalle sele- zioni del Festival del film di Stefano Calvagna dedicato al cantautore romano “Non escludo il ritorno”. 3

Katherine Pancol - Intervista su La Gazzetta del Sud - 30 settembre 2014

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La mia intervista alla scrittrice Katherine Pancol, in occasione della sua presenza a PordenoneLegge 2014 per l'uscita di Muchachas#1, bompiani

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Page 1: Katherine Pancol - Intervista su La Gazzetta del Sud - 30 settembre 2014

Gazzetta del Sud Martedì 30 Settembre 2014 11.

Cultura e SpettacoliCultura e Spettacoli «La donna è il negro del mondo»Yoko Ono

Katherine Pancol. L’autrice francese, nata in Marocco, diventata un caso letterario con la sua prima trilogia torna con altri tre romanzi collegati tra loro

Nostra intervista con la francese (di Casablanca) Katherine Pancol

«Volevo aiutare una donna picchiataL’ho fatto scrivendo questo libro»Una testimonianza in nome delle vittime di abusi e soprusi che non escono dal silenzio

Francesco Musolino

«I o non potevo in-tervenire, l’unicacosa che potevofare era scriver-

ne. Sono una scrittrice, èquesta la mia forza». CosìKatherine Pancol, scrittricefrancese nata in Marocco,racconta la sua reazione,umana e comprensibilmen-te terrorizzata, davanti allascena di violenza controuna madre incinta che peranni le ronzò nella menteprima di dar vita al suonuovo libro, “Muchachas”(Bompiani, pp. 340, euro10).

In realtà si tratta del pri-mo capitolo di una trilogia,(da domani sarà in libreriaanche il secondo volume,pp. 320, euro 17), protago-niste principali tre giovanidonne assai diverse – Hor-tense, Josephine e Stella –rimbalzando fra Parigi, Lon-dra, New York e Miami, frail mondo dell’alta moda equello delle acciaierie dellaBorgogna, tessendo una retedi intrecci che finirà per le-gare i loro destini così appa-rentemente distanti.

Al centro del primo volu-me – che, con un abile giocodi prestigio, comincia con laleggerezza della voce diHortense Cortés – c’è la sto-ria crudele di Léonie e delmarito/carnefice Ray che latiene in scacco e ne fa la pre-da delle sue vessazioni vio-lente e mortificanti. Stella,giovane madre e figlia diLéonie, lotterà per tutto ilprimo volume per salvarladalle continue percosse male sorprese sono dietro l’an-golo.

E se oggi il femminicidio èprotagonista di numerosi li-

bri, il merito della Pancol –già autrice best-seller con latrilogia “Gli occhi gialli deicoccodrilli”, “Il valzer lentodelle tartarughe” e “Gliscoiattoli di Central Park sibitristi il lunedì” – è quello d’a-ver saputo ricreare, con unaprosa sempre fluida, il climadi tensione della vita di pro-vincia parigina, in cui tuttosanno cosa avviene in came-ra da letto, ma con il peren-ne timore di farsi avanti.

Del resto, il primo ad es-sersi accorto del talento diquesta autrice nata a Casa-blanca nel 1954, fu un certoRomain Gary…Madame Pancol, alla finedel libro lei racconta cosa laspinse a scrivere “Mucha-chas”.

«Ero in un caffè a Nizza,durante l’estate di un paiod’anni fa, quando vidi un uo-mo sedersi con una donnaincinta e due bambini al se-guito. Lui rimproverava du-ramente la donna, finché laschiaffeggiò con forza, piùvolte. La raggiunsi in bagno,volevo offrirle aiuto, ma luici raggiunse, mi disse di an-darmene altrimenti l’avreb-be picchiata ancora propriolì. Ma ciò che mi colpì fu losguardo di quella donna. Misupplicava di andare via, co-me se pensasse di meritarequella punizione, la crudeltàdel proprio uomo. Io nonpotevo intervenire, l’unica

cosa che potevo fare era scri-verne. Sono una scrittrice, èproprio questa la mia forza».Muchachas è un libro catar-tico?

«Non direi, piuttosto loconsidero un libro testimo-nianza. In Francia ogni duegiorni una donna muore perle percosse subite in ambitodomestico. Questo libro èstato scritto per parlare pro-prio di queste donne, vittimedi abusi e soprusi nel silen-zio, persino vergognandosidi se stesse».Ma in Francia come statecombattendo la violenzacontro le donne?

«È un problema molto se-rio, ma da un paio d’anni lecose stanno cambiando. Pri-ma davanti ad una denunciala polizia invitava semplice-mente le donne a lasciare ilproprio partner, mentre oggic’è più coscienza e assisten-za alle vittime ed è stata at-tivata anche una rete di assi-stenti sociali».Raccontando il rapporto fraRay e Léonie, lei è riuscitaad entrare nella logica car-nefice/vittima: è stato ar-duo per lei?

«Molto, molto difficile.Dovevo entrare nella testa dientrambi, di Ray e Léonie,svelando come avviene lascoperta della violenza con-tro di lei e cosa induce lui acontinuare. In realtà proprioil fatto che Léonie non si ri-belli lo spinge a colpirla an-cora, ad essere sempre piùviolento, mentre lei maso-chista».

La scena della prima nottedi nozze, dentro la doccia, èmolto forte…

«Ho avuto paura scriven-dola. Sa perché? Perché en-trando nella mente di Rayho narrato una scena davve-

ro terribile ma riuscendo araccontarla senza distoglierelo sguardo, mi sono resaconto che da qualche parte,dentro me stessa, c’era trac-cia di questa stessa violen-za».Perché una trilogia?

«Non era prevista. Crede-vo che avrei raccontato lastoria di Ray, Léonie e Stel-la. Ma un giorno, passeg-giando a New York, sentiiuna vocina all’orecchio chediceva: “quant’è brutta lagente, non mi stupisco d’a-vere tanto successo”. Mi so-no messa a ridere e subitodopo ho immaginato che ti-po di donna poteva averladetta. Così è nata HorthenseCortès, un personaggio chemi piace molto, capace didar leggerezza a tutto il li-bro con la propria presen-za».Spesso nei suoi romanzi ledonne sono migliori degliuomini. Come mai?

«Forse è così, ma anche inquesto libro ci sono uominigentili e sensibili, attenti alledonne e allo stesso temponon tutti personaggi femmi-nili sono positivi. Senza dub-bio nel mondo odierno ledonne sono più coraggiose epiù libere degli uomini chespesso sono preda di vecchischemi mentali. Ma le cosestanno cambiando, del restoi 25/30enni d’oggi hannomolti valori un tempo esclu-sivamente affini al mondodelle donne».Romain Gary fu il primo aleggere quello che sarebbestato il suo libro d’esordio,“Moi d’Abord”, cambiando-le la vita…

«Eravamo amici, viag-giammo molto insieme, an-che in Italia. Io avevo ven-t’anni, lui cinquantanove, fuil mio mentore. Gli conse-gnai il mio primo manoscrit-to colma di fiducia e per tut-ta risposta mi disse, “è un li-bro con le palle, complimen-ti”. Rimasi interdetta ma fe-ce centro e il libro vendettediecimila copie».3

La rassegna di Roma

Non chiamatelofestival, adessoè una vera festaMolti cambiamentiper la nona edizione(16-25 ottobre)

Francesco GalloROMA

«Abbiamo abbandonato l’ideadel Festival e ora si sterza sullafesta per volontà dei soci fon-datori e del Mibact»: così il di-rettore artistico del Festival diRoma, Marco Müller, ha spie-gato, con il giusto distacco, il ri-torno della nona edizione delFestival di Roma (16-25 otto-bre) alla sua antica vocazionedi festa. E lo ha fatto per un’edi -zione davvero popolare, nelsegno della commedia e che siapre alla totale abolizione del-la giuria internazionale per fa-re spazio al giudizio del solopubblico che comporrà le cin-que giurie distinte per le sezio-ni del Festival.

Che questa sia la vera animadei festival futuro, nessuno losa davvero, ma Müller sposaquesta filosofia dopo esserestato introdotto da ben due as-sessori: Lidia Ravera, per la Re-gione e Giovanna Marinelli,per il Comune. La prima haspiegato come non ci siano«più distinzioni tra film e docu-mentari e che non ha più sensotenere ormai separati cinema etv» (forse evocando la fusionespesso annunciata del Festivaldi Roma con il RomaFictionFe-st), mentre la Marinelli ha par-lato di un’edizione di «passag-gio in cui torna l’idea della Fe-sta».

Tra le tante cose emerse du-rante la conferenza stampa, ilbudget complessivo del Festi-val che si riduce a 6 milioni, ri-partiti esattamente al 50% trafondazione Cinema per Romae sponsor (nove anni fa si par-lava di 17 milioni di euro). Co-munque per Müller, all’ultimoanno di mandato, l’idea stessadel festival è di fatto cambiata:«È invecchiata, e bisogna speri-mentare nuove strade». Glissasulla sua riconferma: «Dipen-derà da quello che succederàcon questa edizione».

Dell’anima popolare di que-sto festival, pieno di cinema su-damericano, sono molti gliesempi. Intanto, il premio allacarriera a Tomas Milian (di cuinon è stato fatto alcun cenno inconferenza stampa), e poi“Soap Opera” di AlessandroGenovesi e “Andiamo a quelpaese” di Ficarra e Picone, duecommedie doc che avranno l’o-nore di aprire e chiudere la ma-nifestazione. E questo in un fe-stival che si annuncia popola-to, assieme ad alcune star in-ternazionali (per lo più ma-schi), come Richard Gere, Ke-vin Costner, Clive Owen e Wim

Wenders, da volti nostrani co-me Fabio De Luigi, CristianaCapotondi, Diego Abatantuo-no, Ricky Memphis, Ale eFranz, Chiara Francini, Ficarrae Picone, Fatima Trotta, NinoFrassica.

Ed è nel segno del pop anchela musica di questa edizione incui ci saranno gli Spandau Bal-let, i cinque componenti delmitico gruppo anni 80, per ac-compagnare la proiezione delfilm di George Hencken cheracconta la loro storia.

Sul fronte festival classic,troviamo a Cinema d’oggi “12Citizens” del cinese Xu Ang;“We are young, we are strong”di Burhan Qurbani, regista te-desco di origini afgane; “Luci -fer” del fiammingo Gust vanDen Berghe e il thriller “Thelies of victors”di Christoph Ho-chausler. Ci sarà poi la celebra-

Abolita la giuriainternazionaleper far spazionelle cinque sezionisolo al pubblico

In scadenza. Il direttoreartistico Marco Müller

Agli Oscar

La Russia candidaun film... censuratoMOSCA

Paradossi della Russia di Pu-tin: il Paese ha candidato al-l’Oscar come miglior film stra-niero “Leviathan” del registaAndrei Zviagintsev, premiatoanche per la miglior sceneg-giatura all’ultimo festival diCannes, ma che è stato proibi-to in patria per il linguaggioosceno, vietato da una recentelegge nelle opere teatrali e ci-nematografiche, nonché neiconcerti. La decisione è stata

presa a maggioranza dal comi-tato russo per gli Oscar. La pel-licola ha ottenuto il permessodi essere proiettata solo dopoil riconoscimento di Cannes,ma in poche sale, e con la pre-scrizione di «purgare« le partiscurrili. Quando uscirà in tut-to il Paese, nei prossimi mesi, ilfilm sarà visto dai russi in unaversione rilavorata, quindinon originale. L’opera denun-cia il ruolo corrotto e arrogan-te di uno Stato onnipotentenella Russia di oggi. 3

Il romanzo

Trilogiaatto primo

Katherine PancolMuchachasBOMPIANI PP. 340 EURO 10

Primo capitolo di unatrilogia (il secondo saràin libreria già domani),ha avuto un boom divendite in Francia, doveè uscito a febbraio. Leprotagoniste dei quat-tro macro-capitoli sonotre donne, Hortense,Josephine e Stella, cia-scuna immersa nel suoquotidiano, per qualcu-na sereno, per qualcu-na drammatico. Ma fi-niranno per incrociarsi.

“Ho avuto pauraa entrare nella mentedel mio personaggio eraccontare una scenadavvero terribile

zione alla carriera di TakashiMiike e la presentazione delsuo prossimo “As the GodsWill”. Per le master class attesianche Asia Argento; il registacult Park Chan-Wook e WalterSalles. Non mancherà per la tv,che crea invidie allo stesso ci-nema, “The Knick” di StevenSoderbergh, serie televisivache si annuncia già cult.

Infine, alla presentazionedel Festival, all’AuditoriumParco della Musica di Roma, laprotesta da parte di un grupponumeroso di sostenitori diFranco Califano che nel segnodi «Tutto il resto è noia» ha con-testato l’esclusione dalle sele-zioni del Festival del film diStefano Calvagna dedicato alcantautore romano “Nonescludo il ritorno”.3