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KYOSS - MENSILE N. 147 dicembre 2012 - POSTE ITALIANE S.P.A. SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, NE/PD - EURO 7,00 musica ARTE TEATRO spettacolo DESIGN sport TEMPO LIBERO PERSONAGGI CULTURA CUCINA ECONOM dicembre 2012 VICENZA kyossmagazine.it il mensile per tutti gli appassionati del Bello e del Buongusto dedicato alle tradizioni

Kyoss Dicembre 2012

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Rivista per tutti gli appassionati del bello e del buongusto. Arte, design, architettura, interior, moda, libri e letture, green e natura, sapori, e molte notizie sugli appuntamenti ed eventi da non perdere. Uno sguardo sempre attento sul nostro territorio e sul mondo, alla ricerca del “bello”.

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dicembre 2012VICENZA

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rivista mensile

dicembre 2012anno 12 numero 147

Editore, Art Director eDirettore Responsabile:Simone [email protected]

Capo redattore: Elisabetta [email protected]

Progetto Grafico:Simone Pavan - Anna FanchinVanessa Fere - Lorenzo [email protected]

Hanno collaborato a questo numero:Antonio Trentin - Angelo CollaToni Brusegan - Giovanni AntoniniGiulio Ardinghi - Alberto GrazianiAnonimo Veneziano - Sergio Cervellin Paolo Meneghini - Anna Fanchin Stefano Ferrio - Marianna BonelliPietro Rossi - Simone PavanGek Folley - Wilder BiralAndrea Libondi - Lino CavedonAnna Postiglione - Chiara Brighenti Serena Leonardi - Giorgia RicondaMichele Amadio

Edito da: KYOSS CONCEPTAgenzia di Pubblicità e MarketingVia Bellini 636078 Valdagno (Vi)Tel. 0445 [email protected]

Iscrizione al Tribunaledi Vicenza n° 1002 - 28/05/01numero del Repertorio del ROC 19214.

Stampa:

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sommario

9 • L’inedito di Neri Pozza

20 • Politica Dopo Berlusconi

22 • Elezioni Obama bis

26 • EconomiaVicenza si fa bella

28 • FinanzaIl rating

30 • FiscoCavalli e fisco

34 • ScuolaFinanziamenti statali

38 • Puppi Vs GoldinLa mostra a Vicenza

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58 • L’altalenaLo sport senza veli

62 • SatiraLa tivù

60 • SaluteStress e ansia

64 • ArteArik Levy per Bisazza

66 • SculturaSteo

70 • Giovani talentiSilvia Lampreda

74 • ModaJames Bond

76 • MusicaJohn Lennon

78 • Cosa succedein città

56 • Diario del mese - Salviamo le cabine

40 • Vitruviomaestro di Palladio

45 • Anonimo venezianoLaura Fincato

48 • Spritz letterario50 sfumature

50 • Feste NatalizieDove vanno i vicentini?

54 • Natale 1912

88 • AppuntamentiMusica

90 • AppuntamentiTeatro

92 • AppuntamentiQuisquille

94 • AppuntamentiSapori

96 • Pantheon Tv

86 • AppuntamentiArte

52 • Racconti da Praga

99 • Caricatura diAndrea Dalla Barba

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edito

rialeEDITORIALE

Sopravviveranno alla crisi le biblioteche e gli istituti di ricerca?Non sono più ritenuti essenziali alla vita quotidianadi Giulio [email protected]

I primi enti che risentono dell’attuale crisi economica sono quelli che pro-muovono cultura. Chi più, chi meno: non sono ritenuti essenziali alla vita quotidiana già ferita e condizionata dalla burocrazia e dalle tasse. L’SOS arriva impetuoso in questi me-si anche dalle biblioteche vicentine e dagli istituti che fino ad oggi sono stati il fiore all’occhiello della cultura e della sua promozione in terra be-rica. Strano, però, accorgersi che questo accade mentre alcuni Stati hanno potenziato gli enti di ricerca e di formazione, perchè credono che l’uomo debba riprogettarsi e riorga-nizzarsi anche in situazioni di emer-genza e di crisi. E mentre l’istituto Nicolò Rezzara, diretto da sempre da mons. Giuseppe Dal Ferro, gode ancora di buona, anche se non otti-ma, salute, le biblioteche Bertoliana, presieduta da Giuseppe Pupillo, La Vigna guidata da Mario Bagnara e l’Istituto di Storia sociale e religiosa, diretto da Tiziano Treu e guidata dal segretario generale Giorgio Cracco, guardano con preoccupazione il fu-turo e la loro stessa sopravvivenza.Il Rezzara, dunque, resiste. “Finora” dice mons. Dal Ferro “non abbiamo omesso nulla del nostro programma, anzi abbiamo intrapre-so nuove iniziative a livello interna-zionale, utilizzando il lavoro di alcuni docenti volontari che credono nei nostri progetti. Ma siamo però al li-mite delle risorse economiche e ci auguriamo di non dover rinunciare, in futuro, a qualche iniziativa”.Dicevo, invece, che è un momentac-cio per le biblioteche pubbliche, que-sto. Come lo è, notoriamente, più in generale, per la Pubblica ammini-

strazione e, al suo interno, in partico-lare, per tutto quanto concerne beni e attività culturali.Ma quali sono le difficoltà che le bi-blioteche pubbliche vicentine devo-no affrontare quotidianamente?Si parte con i tagli dei trasferimenti da Regione e provincia: questi si so-no ridotti negli ultimi quattro anni a circa un quarto. Per essere chiari, la Bertoliana da alcuni anni ha difficol-tà a pagare le bollette per i consumi energetici. “Oltretutto” confida ama-ramente Giorgio Lotto “mentre per iniziative culturali uno sponsor lo si può ancora trovare, non altrettanto accade per le spese ordinarie come luce e gas”. Una soluzione possibile? Perchè non inserire organicamente privati, banche o aziende nella ge-stione della biblioteca? Ma questa è cosa ancora difficile da realizzare in Italia.Seconda difficoltà: il recente Decreto Levi che ha limitato lo sconto sull’ac-quisto libri anche per le biblioteche a non oltre il 20% sul prezzo di coper-tina. In questo modo le biblioteche, già in difficoltà per i motivi detti sopra, hanno perso circa il 10% del loro po-tere d’acquisto.Un altro versante critico è quello del personale. La pubblica amministra-zione non assume più o quasi; ma se lo fa, rarissimamente lo fa a fa-vore delle biblioteche perché deve coprire i “buchi” nei settori conside-rati più importanti. Il quadro si fa più tragico se guardiamo ai vari decreti salva-Italia che hanno impedito le supplenze nei servizi non obbligatori. Così capita che, per questo motivo la Bertoliana, quando capitano ferie o malattie del personale, è costretta

a chiudere alcune sedi decentrate. Negli ultimi mesi si è aggiunta un’altra problematica collegata alla revisione delle province. A quest’ultime spet-tava il coordinamento della coope-razione provinciale interbibliotecaria. La cooperazione è divenuta via via più importante negli ultimi anni in conseguenza dei tagli nei bilanci. In pratica gli utenti che non trovano un libro nella propria biblioteca lo fanno arrivare da altra biblioteca della re-te che dispone dell’opera. I dati di prestito interbibliotecario sono infatti schizzati in alto da qualche tempo. Ad oggi pare evidente che alle pro-vince non spetti più tale ruolo; non si sa ancora, però, a chi spetterà in futuro. Per quanto riguarda, poi, gli e.book le biblioteche non sono più solo il luo-go dei libri: i nuovi supporti, la multi-medialità sono diventati un must. In Italia relativamente agli e.book non abbiamo ancora superato il proble-ma di garantire i necessari introiti agli editori per controbilanciare il feno-meno della “copia facile”, così come è stato fatto a suo tempo per i pro-dotti audiovisivi. In questo modo gli e.book sono ancora merce rara nelle biblioteche impossibilitate a prestar-li se non rigorosamente inseriti negli e.readers.: una soluzione, questa, si-curamente assai onerosa.E questo avviene mentre la doman-da del pubblico è notevolmente cambiata negli ultimi anni. I numeri di servizio rimangono comunque mol-to alti: sul territorio provinciale la Ber-toliana serve nelle diverse sedi circa 12.000 persone in media al giorno. Presta circa 1.200.000 documenti l’anno. Sono prospettive che rara-

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mente sono messe in risalto e che disegnano un territorio più attento al fatto culturale di quanto si creda. I problemi della Biblioteca Internazio-nale “La Vigna” di Vicenza non sono determinati dall’attuale crisi econo-mica, anche se certamente questa li ha acutizzati, ma sono iniziati quan-do il 27 novembre 1993 (il prossimo anno ricorrerà il ventennale) scom-parve il suo fondatore Demetrio Zac-caria il quale, dopo aver dato vita alla sua istituzione nel 1981, continuò a risolverli con grande generosità. Da allora, spiega il presidente Ma-rio Bagnara, per il Centro di Cultura e Civiltà Contadina sono iniziate le difficoltà che, nonostante la vivacità culturale di questi anni, probabilmen-te continuano a turbare il suo sonno eterno.Per Bagnara il principale motivo di preoccupazione è la situazione del personale: del tutto insufficiente, ri-spetto alle necessità, quello a tempo indeterminato (1 sola persona a tem-po pieno, 2 a tempo parziale) e mol-to precario quello, molto qualificato, a progetto (3 persone). Al secondo posto il presidente pone la mancanza quasi totale di mezzi per l’incremento librario; le pur nu-merose acquisizioni (mediamente 700 l’anno, con il record di 2.000 in questo 2012 grazie all’intervento della Fondazione Monte di Pietà per il Fondo Cerini) sono in gran parte frutto di generose donazioni.La Biblioteca poi, passata dai 12.000 volumi iniziali agli attuali 50.000 volu-mi, non dispone di adeguate struttu-re per la loro collocazione.La presenza inoltre nel complesso del Palazzo Brusarosco-Zaccaria di

strutture realizzate da Carlo Scar-pa per il committente Ettore Gallo, è sicuramente un valore aggiunto, ma nello stesso tempo anche un problema, ora al vaglio del Comune, proprietario dell’immobile, dei soci e dei membri vicentini e veneti del Co-mitato Nazionale Scarpiano.“La Vigna quindi” conclude il profes-sore “ha un potenziale culturale ec-cezionale che potrebbe, e dovrebbe, trovare spazio di valorizzazione a livello locale, nazionale e internazio-nale: un impegno che, insieme con gli enti pubblici, ora purtroppo pe-nalizzati, dovrebbero avvertire con orgoglio particolare gli imprenditori privati del settore agricolo ed enoga-stronomico”.

Anche l’Istituto di storia di S. Rocco, per mancanza di fondi, è a rischio di paralisi se non di chiusura.Il prof. Giorgio Cracco, dopo una vi-ta spesa nella ricerca e nell’organiz-zazione della ricerca, avrebbe quasi voglia di cedere, di ritirarsi; ma poi si ribella e pensa che la sparizione dell’Istituto di S. Rocco, sarebbe un danno irreparabile.Sono ormai quasi 40 anni – da quan-do fu fondato, nel 1975, da Gabrie-le De Rosa con il pieno appoggio di Mariano Rumor – che l’Istituto di sto-ria è a servizio di Vicenza, delle sue tradizioni e ricchezze culturali, con risultati di alto profilo, tra cui quello di far affluire in città, dai più diversi Paesi, i maggiori esponenti della sto-riografia del mondo. Come bloccare tutto questo? Non sarebbe, per la città, un brusco impoverimento, co-me un tagliarsi fuori, proprio in temi di globalismo, dai rapporti con il più

vasto mondo?Sono parecchi anni – esattamente da quando, dopo l’Ottantanove, De Rosa si aprì all’interesse per i Paesi prima compresi entro l’URSS – che l’Istituto sviluppa ricerche di storia sociale e religiosa in aree quali la Ro-mania, l’Ucraina, la stessa Russia, fi-no al lontano Kazakhstan. “E ora progettiamo di allargarci ad al-tri Paesi.” sostiene Cracco “Abbiamo imparato, insomma, a muoverci con la ricerca a livello globale: non diver-samente, del resto, dalle industrie e dalle banche venete che ormai da tempo si sono “delocalizzate””.Il che, lungi dall’allontanare l’Istituto dalle ricerche su Vicenza e sul Vene-to, “ci ha indotto a rivisitarle in termini diversi, secondo un’ottica “globale””. Ne è nato, infatti, un progetto del tutto inedito che coinvolge l’intero Nordest e c intitolato “Storia delle Venezie”, in 4 volumi. Una “Storia” che punta alla valorizzazione delle Venezie in quanto macroregione di passaggio e di incrocio pacifico tra il Nord e il Sud e l’Est e l’Ovest del mondo.“Vorremmo che questa “Storia” (che tra l’altro servirà da titolo per appog-giare la candidatura di Venezia e del Nordest a capitale della cultura eu-ropea nel 2019)” aggiunge Cracco “entrasse nelle scuole, fosse il vade-mecum per le nuove generazioni”. Com’è possibile bloccare, inter-rompere tutti questi progetti? Non sarebbe come chiudere la porta al futuro? •

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l’inedito di Neri Pozza

INEDITO | NERI POZZA

Nella prima puntata dell’inedito di Ne-ri Pozza Salvatore era salito alla casa in collina dove si era ritirato l’amico Eliseo fuggito dalla confusione della città per convincerlo a scrivere quel libro di narrativa da sempre promes-so e sempre rinviato. In questa seconda puntata il discor-so passa dalle considerazioni sui libri e la letteratura a quelle sulla cronaca e i quotidiani, all’utilità di tenersi infor-mati sui fatti della società in cui si vive, e di scriverne. Per scuoterlo dal suo torpore neghittoso e rinunciatario Salvatore (alias Neri Pozza) pone da-vanti agli occhi di Eliseo (alias Achille Girotto) l’esempio dei loro amici che avevano girato il mondo: Stefano (Antonio Barolini, poeta e giornalista emigrato a New York), Italo (il pit-tore Italo Valenti finito in Svizzera), Candide (Bruno Canfori da Schio, che andava e veniva da Parigi). Co-sì Neri Pozza, attraverso le repliche che mette in bocca a Eliseo, esprime una delle convinzioni forti che hanno regolato la sua vita: se è insensato scappare dalla propria città e isolarsi in un romitorio di campagna, è altret-tanto insensato correre per il mondo come morsi dalla tarantola rinun-ciando a conoscere le bellezze della regione in cui siamo nati: dai capola-vori della pittura veneta alle meravi-glie architettoniche di Venezia e delle città murate della Terraferma.Ma questa puntata contiene anche la storia di una iniziazione sessuale, un racconto nel racconto, che è una prova riuscita di quel realismo delica-to di cui Neri Pozza è maestro •

La seconda puntata“Eliseo e altre persone tra città e campagna dopo il 1945”di Angelo Colla

La pubblicazione dell’Inedito di Neri Pozza proseguirà nelle prossime quattro uscite di Kyoss Terza Pagina.Kyoss ringrazia Angelo Colla per la concessione dei diritti alla pubblicazione.

Kyoss ringrazia I SUPERMERCATI ITALIANI per il contributo che ha reso possibile la pubblicazione.

buona lettura

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• Neri Pozza, (Vicenza 1912-1988) - Lea con il cappellino di velluto, 1967 - bronzo 31 x 16,5 cm.

Kyoss - L’inedito di Neri Pozza

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Terzo capitolo

Kyoss - L’inedito di Neri Pozza

Eliseo e altre persone fra città e campagna dopo il 1945

Eliseo si era postato sulla sedia lunga di tela come un ragazzo che si abbandona al sonno. Non dormiva. Riprendeva il fiato, distendeva le idee.“Gli amici mi domandano” - diceva - “sempre che cosa me ne stò a fare quassù, come uno sciocco a guardare le colline e la pianura. La veduta mi dà una grande calma. Pensa, per cinque anni dal campo di prigionia nel nord dell’India, non ho visto altro che la catena dell’Himalaya, monti alti più di settemila metri. Avevo la sensazione di essere cascato in una depressione delle terra. Guardare in alto dava il capogiro. Io sono un uomo di pianura abituato alla linea dritta dell’orizzonte, al massimo con qualche collina. Il nostro spazio non ti fa paura, senti che è fatto per la tua misura. Di là di Altavilla c’è Tavernelle, ci sono Montebello e san Vitale. sai come sono fatti questi paesi. Invece quando ti prospetti la catena dell’Himalaya, capisci subito dal colore del cielo che ti trovi sotto agli occhi a uno spazio immisurabile, perdi il senso delle proporzioni. Non conti più nulla. Insomma, non riesci più a illuderti. Per essere qualcuno, qualche cosa, l’uomo deve avere una statura proporzionata con la terra e le case, essere vestito con dignità. In teoria qui posso mettermi a scrivere, illudendomi che le mie pagine potrebbero contare qualche cosa. Anche se poi, quello che ho scritto, non servirà a nulla. Del resto, a che cosa dovrebbe serire?”Dovevo almeno fingere un atteggiamento sdegnato.“A che cosa dovrebbe servure?” - domandavo a Eliseo. “Certo, a te non servirebbe per guadagnare denari. Nemmeno se fossi alla fame, lo faresti. Ti lasceresti morire. Però dovresti provare per sapere se il tuo è un carattere solido, se tiene duro; per stabilire un confronto con te stesso.”“Sicuro,” - rispondeva - “questa è la sola ragione che conta, lo sai che ogni tanto lo faccio, non per pubblicare. Non conta nulla pubblicare, è vanità.”“Si capisce! Soprattutto per te che non hai bisogno di entrate,” - dicevo. “Ma se tu fossi nato povero! Avresti fatto l’agricoltore, andando sui campo senza nessun bagaglio di istruzione, come un contadino. E se fossi nato scrittore, avresti cominciato a lavorare nei giornal da cronista della “nera”, facendo visite in questura, all’ospedale, all’obitorio. Il direttore ti avrebbe mandato, per sfotterti, a vedere l’ultimo suicida, a parlare del fatto coi parenti. Qualcuno, invece, accampando l’ipotesi dell’omicidio premeditato, ti avrebbe tirato a vedere le lesioni sul morto. Tu, fra l’orrore del sangue e la vista della spoglia disfatta, avrestidovuto entrare di forza in quella losca faccenda, prendere le tue note, nome e cognome, professione, vita intemerata. Voltiamo pagina. Come cronista ben riuscito, che sta ai fatti e ci fantastica sopra quel tanto che serve a dare vivezza alla vicenda, avresti avuto le lodi del direttore del giornale. Ed eccoti indirizzato alla cronaca bianca, allo scandalo di Minerva, al fallimento doloso della società Oboli. Te lo ricordi? Tutta la città stava col fiato sospeso a seguirne le fosche trame. Per giorni avressti ascoltato le ragioni dei testimoni, cioè la storia sciagurata di questi fratelli imbroglioni, delle loro mogli puttane, compresa l’ultima figlia sedicenne. La Flora, te la ricordi? Da quanti mesi non leggi i giornali?”“Non li compero più da un pezzo.”“Allora non sai nulla del mondo.”“Nulla, perchè dovrebbero interessarmi i fatti del giorno?”“Ma come vivi, tu?”“Io vivo!” - aveva risposto Eliseo col solito tono di voce.Sorrideva sotto ai baffi arricciolati. “Sento qualche volta la radio,” - diceva - “sai, quella costruita da mio fratello Andrea nel 1934, quando studiava al Collegio Industriale. Funziona ancora benissimo.”Aveva tentato di mitigare il disastro della sua indifferenza verso la cronaca di tutti i giorni.“La vita non è tutta nelle notizie dei giornali-radio,” - dicevo.“Ne so abbastanza,” - replicava lui. “Cosa dovrei? Perdere il tempo con le imposture dei politici,

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gli articoli di fondo sui disastri del nostro paese, i problemi della ricostruzione delle città, delle attrezzature industriali? Guarda le ferrovie come sono ridotte. E gli operai, invece che rimboccarsi le maniche per produrre, organizzano scioperi, ridono sui passivi delle società dicendo che lo stato continua a imbrogliare i bilanci. Il mio tempo lo perdo più volentieri a guardarmi intorno. Hai mai osservato un alveare, come le api vanno e vengono? Lasciamo stare l’alveare, mi diresti che sono un sofistico dell’ordine. Prendiamo una pianta. Hai notato con quale ingegno si arrampica il tralcio della vite e si distenda sulla pergola? tu gli hai fatto un cenno, e lui va.”Non avevo risposto. C’era stata una lunga pausa di silenzio.“Io imparo dalla natura,” - diceva Eliseo - “imparo tutto quello che è utile alla vita, sono confortato dal suo esempio. E dovrei, invece, leggere i giornali, ascoltare i pareri dei sapienti, le loro false lusinghe. Hanno una tale parlantina!”“Allora leggi qualche volta i giornali!”“Ogni tanto qualcuno viene a trovarmi e lascia qui uno di questi fogli puzzolenti di petrolio,” - diceva debolmente - “leggucchio, confronto le cose. Ci vuole competenza a scegliere, a capire. Ci vuole astuzia. Dov’è la verità? ‘Avete lucrato sul nostro lavoro in modo infame, vigliacchi!’ gridano gli operai ai padroni, ‘e continuate a nascondere gli utili di gestione presentando bilanci falsi! Le vostre ville, i vostri palazzi sono esposti alla luce del sole.’‘Lo sappiamo che sono esposti, replicano i padroni, ma chi risponde dell’azienda, della continuità del lavoro, dell’export e degli eventuali dissesti che potrebbero capitare? Noi o voi?’“Ma questo è il meno,” - continuava Eliseo - “Gli operai non stanno a sentire, incrociano le braccia, si fermano i metalmeccanici, le aziende tessili, gli zuccherifici, i conservieri. Può darsi, non nego, che i padroni siano anche delle carogne; ma quando scioperano i tram, le autolinee, ferrovieri e manovratori incrociano le braccia, chi colpiscono?”“Capisco che non hai fatto dei grandi sforzi per capire le origini della disuguaglianza, in questi anni.”“Le disuguaglianze saranno sempre esistite, ma adesso la gente dovrebbe pensare a una cosa sola: ricostruire il paese. La confusione sarebbe cancellata.”Silenzio.“Insomma, bisognerà pure che la maggioranza si sacrifichi. Poi saranno messe le carte in tavola. Cosa dici?”“Non dico nulla.”“La natura è il modello di ogni ordine,” - diceva Eliseo - “guardati intorno - “quando disegni, le tue piante e le tue case sono quelle che osservi. Per te è un modello poetico non già un paradigma. Tu reinventi ciò che vedi per il tuo piacere mentre io osservo mentre cresce e matura.”“Ma se per te è un laboratorio tanto importante, perchè hai venduto la campagna di Bovolone?”Stavolta Eliseo rideva con asprezza. “Il sindaco mi voleva espropriare del brolo per farne un’area verde e mandarci i ragazzi a giocare a pallone. Quando l’ho saputo, sono andato a fargli visita. E senza tanti preamboli gli ho detto che non avrei fatto opposizione all’esportazione se mi avesse al tempo stesso autorizzato la lottizzazione della porzione lungo la provinciale, per ripagarmi del danno patito. ‘L’avete ideata bene, Eliseo,’ mi diceva il sindaco, ‘lasciate che ci pensi’. Lo guardavo. L’occhio astuto di contadino splendeva di cupidigia. ‘Pensateci, gli rispondo, se siete onesto, dovete risarcirmi del danno. Non sono mica Creso’. ?D’accordo dice lui, discuteremo con le gambe sotto la tavola’. Mi convinsi allora che avremmo concluso il mercato con una buona mangiata. Però bisognava far partecipare gli assessori.”“C’era in paese una piccola trattoria, di gente pulita e onesta. Vado a trovare la proprietaria, cioè la cuoca. “Studiatemi, dico, un pranzo fuori dell’ordinario. Il sindaco è una buona forchetta.”“Ah, per esserlo, lo è di sicuro,” - dice l’ostessa, “ma che cosa vorreste vedere in tavola, di piena estate? Una buona minestra di verdure fresche e anitre mute al forno? Mi sembra la solita solfa. Bisognerebbe che ci trovassimo in paese il venerd, arrivano i pescatori da Chioggia. Potrebbe presentarsi l’occasione di comperare un gran pesce. Con un pesce si fa sempre bella figura.”

Kyoss - L’inedito di Neri Pozza

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Eliseo e altre persone fra città e campagna dopo il 1945 - Terzo capitolo

Kyoss - L’inedito di Neri Pozza

“Il venerdì parto per la campagna ma arrivo tardi al mercato. ‘Sior paron, dice un omazzo, abbiamo qua un grande boccone. Abbiamo pescato una tartuca. Se la volesse, potremo lasciargliela per dodicimila lire.”“Una tartaruga?”“Caro lei, è un boccone reale. Non si mangia mica tutti i dì una tartuca appena pescata.”Io resto là come uno sciocco. Allungo gli occhi: la tartaruga si muove appena nel suo cassone, fra le scaglie di ghiaccio.“Non sarà mica moribonda,” - domando.Il pescatore la solleva e la rovescia sul banco, e la bestia mette il capino fuori della corazza.“Bisogna purgarla,” - dice il pescatore - “lasciarla per qualche giorno in acqua corrente. Avrà lei, nella sua campagna, l’abbeveratoio delle vacche.”“Non ricordo come mi sono deciso a comprare la bestiona,” - diceva Eliseo. “Me la portarono alla cascina e la calarono nell’abbeveratoio.”“la lascia digiunare almeno per otto dì,” - predicava il pescatore. “Ne potrà fare un brodo squisito, uno stufato delizioso, cuocerne sulla brace alcune fettine con pepe e sale e un pizzico di prezzemolo. Senza grassi, eh? Me ne parlerà, me la magnificherà.”“Io sono come al solito,” - dice Eliseo - “di una distrazione che rasenta la stupidità. Purgata la bestia si doveva ammazzarla. A parte il ribrezzo di uccidere quella guerriera rinata nella sua corazza, mi domandavo chi mai avrebbe avuto il coraggio di farlo. E così vado a confabulare con Artemisio, al macello comunale. ‘Così e così, te la senti?’E lui: ‘Per me è un animale come un altro,’ replica lui con cinismo.“Io però, non voglio essere presente,” - gli dico.“Tu stai fuori, non piange mica la tartaruga. La chiamo con la insalatina fresca, lei mette fuori la testa, e zac!”“Farai tu, non deve patire la povera bestia,” - ed ero già pentito di quel pranzo. E poi: “Come si cuocerà?”Vado a consultarmi con Virgilio. “La sola persona,” - mi dice - “che può dirti come si cuoce la tartuca è Jenny Larson, quella marinara che sta nella Caserma con gli americani e governa lo spaccio viveri. Lei sa tutto delle tartuche.”“Un pomeriggio vado a ceracare Jenny. Altro che se ne intendeva di tartuche! Era completamente ubriaca di Bourbon, ma lucida. E comincia a spiegarmi come si prepara lo stufato di tartuca. Elenca infatti le spezie occorrenti, origano, alloro, peperoncino, genziana amarella: tutto in un soffritto di cipolla, cotto in pochissimo olio. All right! Venti minuti di bollore, e il soffritto è pronto per gettarci la carne. Però se vuoi lessarla, farne un brodo...’No, gioia mia, mi basta.’ Ma non potevo andarmene, senza averle fatto due complimenti.”“Intanto la carne di tartuca, portata da Artemisio, era nella ghiacciaia della trattoria, alla quale dovevo spiegare come cuocere lo stufatino.E intanto Jenny continuava al telefono a sciorinarmi il suo erbario, per rendere più saporito lo stufatino, mentre io continuavo a prendere nota delle sue follie.”“Vado in campagna e parlo col sindaco. Era necessario che sapessi il giorno e l’ora in cui ci saremo seduti a tavola con gli assessori. ‘Pranzo di tartaruga,’ gli confido, una specialità sopraffina, boccone da re.’”Lui torce un po’ il naso.“I buoni cibi si giudicano quando sono in bocca,” - dico io con un po’ di sussiego.“Sicuro,” - dice lui - “ci metteremo d’accordo. Sa, bisogna, con gli assessori, studiare il problema per non far chiacchierare il paese.”“Mi faccia avvertire presto,” - raccomando io.“Raccolgo intanto le erbe aromatiche raccomandate dalla Jenny e ne faccio tanti pacchetti.”“Il sindaco intanto, non si faceva vivo. Allora gli scrivo un biglietto. Mi fa avvertire che, per una causa o per l’altra, gli assessori non sono ancora tutti d’accordo. La risposta, dico, è equivoca. D’accordo su

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• Neri Pozza, (Vicenza 1912-1988) - Palazzo Chiericati

Kyoss - L’inedito di Neri Pozza

che cosa? Sulla cena e sulla permuta? Bisogna far presto, la tartuca non può mica aspettare in eterno. Anzi, replica lui, gli assessori sono bramosi di sedere attorno alla tavola, per gustar questa vostra specialità.”“Finalmente mi fa sapere che sono pronti. Allora corro alla trattora.“Ci siamo,” - dico con una risatina trionfale; e poso le erbe sul tavolo.Lei, che ha puntato i pugni sui fianchi, mi guarda con l’occhio furente.“Ma che carne mi ha mandato!” - grida - “che roba era?”“Come?” - domando.“Dico che roba era! Tutta marcia in una settimana. Mi ha appestato il frigorifero.”“Appestato?”“Mandava un odore infame di cadavere; e quando l’ho gettata nel letamaio, nemmeno i cani l’hanno annusata. Ho chiamato Artemisio perchè la seppellisse.”Eliseo sogghignava.“E la permuta?”“La permuta è andata in porto ungendo le ruote del carro,” - rispondeva Eliseo - “quele davanti e quelle di dietro. Che cosa vuoi farci? Oggi il mondo va così!”

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Eliseo e altre persone fra città e campagna dopo il 1945 - Quarto capitolo

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Avevo deciso di dare fondo alla conversazione, toccando altri argomenti. Capivo che l’amico era preparato anche a non rispondere.“Però vivi come un romito,” - dicevo.“Sicuro,” - rispondeva - “ma riconoscilo: non ho mai avuto gran amici. Stefano, Italo, Candide, e mio cugino Maurizio. Anzi, Stefano ha sempre covato nei confronti della pigrizia una specie di irrisione.”“Lui,” - continuava - “scriveva poesie, le pubblicava nei giornali, si dava da fare coi critici, spediva lettere invitanti. Io, si e no, buttavo giù pochi versi in un anno. Lui era un compostino sempre agitato, io non pianifico ma sempre in giro per il mondo. A un certo momento le cose si sono messe sottosopra. Stefano si è sposato, è partito per gli Stati Uniti, sono nate le sue tre figliole; e io ho cambiato gusti. Lui corre per le strade di New York, io, invece, mi sento bene qua. Viaggiare mi annoierebbe. Anzi mi annoia perfino sentirne parlare. Oggi la gente viaggia come fosse morsa dalla tarantola. Parte per Mosca, per Londra, Parigi, va ai bagni nelle Maldive, o a Panarea, nel Marocco. Salta sugli aerei, deve addentrarsi nel deserto del Sahara. Tornano dai loro viaggi con la testa piena di polvere. Girando con la velocità delle trottole non possono vedere nulla, la loro testa è nel caos. Un giovane viene a trovarmi, e mi racconta che in mezza mattina ha girato l’Acropoli. ‘Come, dice, non l’hai mai vista?’E io: ‘Finchè lei visitava l’Acropoli io passeggiavo attorno alle mura di Montagnana. Le conosce? È un esemplare delle nostre più belle città murate!’Il giovane mi guarda con l’occhio bianco. ‘Come mi confronta, le mura di Montagnana con l’Acropoli?’ E io: “Càpita che si muoia senza aver visto i “Teleri” di Carpaccio e san Giorgio degli Schiavoni, a Venezia, o Altichiero da Padova. Conosce la Cappella dei Lupi di Soragna?”Batteva le palpebre come spaventato. ‘Insomma’ - diceva.“Ognuno alimenta la propria educazione senza il bisogno di correre lontano,” - dicevo.“Non bisogna credere che gli istinti siano uguali in tutte le teste. Ora lei segue la moda dei viaggi. “E poi,” - dicevo al giovane che aveva visto l’Acropoli in un’ora - “lei non deve credere che io sono nemico dei vostri gusti a correre il mondo. La mia generazione certo ha girato la terra meno della sua. Allora non avevamo aerei, non andavamo in automobili, ma in bicicletta, a piedi. A piedi ho fatto quasi seicento chilometri nella sabbia, andando col mio battaglione decimato verso il Kenia. Del resto non mi vanto dei miei viaggi. Ognuno ha dentro di sè il suo buco di curiosità da riempire; e quando si è giovani il buco può essere una voragine. Ogni tanto si vuota, e ci devi mettere dentro qualche cosa di nuovo. Fai un viaggio: non a caso, ma quello ideale che ti riempirà i pensieri per molti mesi.Non è così, Salvatore?”Si era accorto che ero ancora lì.“Adesso, però, divaghi troppo,” - dicevo - “quando ho detto che vivi come un romito, intendevo dire che hai rinunciato a una parte della vita.”“Non ho rinunciato,” - replicava lui - “non ne sento più il bisogno. Mi piacerebbe, a volte, discorrere con una donna quieta, comprensiva, paziente..., parlarle, come si dice, da una riva all’altra, io bianco e lei nero, come due mondi che cozzano, ma senza ardori e incendi, così da trovare, ogni tanto, i punti d’incontro. Allora scocca la scintilla.”“Che scintilla?”“Quella che illumina le cose oscure della vita. Deve succedere senza premeditazione, per pura virtù, della quale forse non abbiamo nemmeno conoscenza.”“Non capisco.”“Parlo di virtù, cioè delle scoperte dell’istinto, come la prima volta che è successo. Avevo allora quattordici anni.”Ascoltavo in silenzio.“Io e mio fratello Andrea, avevamo - come si dice oggi - una “tata”, Antonia, che ci custodiva dall’infanzia. Andrea, più giovane e impulsivo, era sempre in giro con i suoi amici per la contrada. Io invece, mi lasciavo condurre a passeggio dalla “tata”, orgoglioso della sua bellezza. Mia madre la vestiva con eleganza. Se era portata la tata dalla campagna, le aveva insegnato a tenermi in confidenza

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senza le fisime dei preti e della chiesa, le superstizioni dei peccati e dell’inferno.”“Quando morì la madre di Antonia, la giovane dovette tornare alla fattoria. Si sposarono i fratelli di lei, andarono in altre campagne, e lei rimase sola coi contadini che governavano i sementi e le servette che tenevano in ordine la casa.”“A volte saltavo sulla bicicletta e andavo in collina a trovarla. Era brava, aveva nettato la casa, il portico, i fienili e le stalle, e la cucina tappezzata di rami splendeva. Perfino il focolare, grande come una camera, era un modello di ordine. Appena mi vedeva, batteva le mani, mi invitava a mangiare con lei. Mangiavamo sotto il lume a petrolio, con le farfalle bianche che traversavano il buio, e - se ero arrivato al tramondo - appena consumata la cena andavo a dormire. Era bello dormire con la finestra aperta sul cielo stellato.”“All’alba Antonia era già scesa nell’aia, la sentivo nel dormiveglia che pompava l’acqua nei secchi.”“Finii la terza ginnasio e andai a salutarla, prima di partire per la villeggiatura. Era in ghingheri, aveva fatto un buon raccolto di frumento. Rideva della mia villeggiatura, non amava il mare, le chiacchiere sotto gli ombrelloni e il caldo della spiaggia. E intanto preparava sulla grande tavola i cibi più buoni della casa, portava il vino migliore e certe pesche vellutate delle quali ricordo ancora il sapore.”“Quella sera appena mangiato mi cadde addosso un gran sonno. ‘Vai a dormire,’ - diceva - ‘io, intanto, rigoverno.’ Salii in camera e mi infilai fra le lenzuola del lettone, e già dormivo; e allungavo le braccia a cercare le lenzuola fresche sotto il cuscino, slungavo le gambe negli angoli. E già dorivo un sonno profondo, quando mi parve di aver infilato la mano in qualche cosa di tiepido. Non apersi gli occhi. Il lume era ancora acceso. Sentivo nella mia mano la sua tettina dura e il capezzolo diritto.”“Antonia non si era mossa. Avevo sempre dormito nel suo letto con lei, in una specie di fiduciosa beatitudine. Ora, semisveglio, capivo quanto lei fosse sicura che mi muovessi senza coscienza. Ebbi paura che mi allontanasse il braccio, la mano, e la tolsi svogliatamente. Tenevo gli occhi chiusi ed era come se avessi dormito una notte intera. Muovevo il braccio, la mia mano scivolava sotto il suo fianco, poi giù fra le cosce. Antonia ebbe un piccolo sussulto, non so se mi abbia guardato. Sentivo sotto le dita la pelle delicata, il suo pelo soffice. Allora mi levai di scatto sulle ginocchia. Antonia aveva chiuso gli occhi. ‘Voglio vedere,’ avevo detto.“Docilmente lei alzava la camicia. Feci appena un piccolo sforzo perchè aprisse le cosce. Ora la vedevo; e mi abbassai per vederla meglio. La toccavo. Le due labbra rosee mi pareva avessero un piccolo tremito.Le apersi e mi misi dentro la lingua. Lei mandò un piccolo grido. Mi aveva ficcato le dita nei capelli e si lamentava docilmente. Quando mi distesi su di lei aveva il viso beato.”La mattina, quando scesi nell’aia, una ragazza mi disse che Antonia era sui campi. Le lasciai un saluto. La rividi dopo tre anni, sposata.”C’era stato un lungo silenzio.“Poi,” - riprendeva Eliseo, come avesse ritrovato il filo perso - “non è pi stato così. Ossia l’amore si è ripetuto, con altre donne, in modi diversi ma senza lo stupore della prima volta. Voglio dire che quella notte tutto è successo senza premeditazione, improvvisato e naturale. Sono venuti altri rapporti, senza stile, senza candore. Forse saranno stati questi ad allontanarmi dall’idea del matrimonio. Legarsi per la vita! Aver figli, doverli allevare, vederli diventare grandi, magari carogne fin dai primi anni; perchè si capisce anche dai primi anni di vita come sarà un adulto.”“Non sempre,” - mormoravo.“Non sempre, però i figli nascono da un’unione benedetta in chiesa che non puoi rompere senza scandalo; anche se, a casa nostra, per mio padre e mia madre, il matrimonio è sempre stato considerato alla francese. I nostri amici di Lione, i Clebert, ripetevano che si trattava di un contratto sociale. Il giorno in cui la società dei due, per ragioni di incomprensione, noia, infedeltà lo considerano finito, il contratto si rompe.”Pensavo che quelli erano i luoghi comuni della famiglia di Eliseo, l’amico aveva ancora una volta perduto il filo principale della conversazione per afferrarne uno secondario; invece circuiva l’argomento, lo affrontava da lontano avvicinandosene piano piano.

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Eliseo e altre persone fra città e campagna dopo il 1945 - Quarto capitolo

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“Figurati! Quanto prima ti dicevo che noi, durante la gioventù, avevamo molto viaggiato,” - riprendeva Eliseo - “a piedi e senza comodità, sottintendevo che avevamo patito di privazioni da non prendere alla leggera. Lasciamo stare la trincea, il cannone, i mortai e le mitragliatrici. Avevo sulle spalle tre anni di Africa, ti dirò dopo che cosa sono stati quegli anni, prima di essere fatto prigioniero dagli inglesi e spedito in India, e poi nel campo di Joly, al nord del paese. In Abissinia ero stato richiamato con le formazioni miste che presidiavano Gondar, e riuscii a sfamare una famiglia di indigeni con un sacco di dura. Tra costoro c’era una bambina di rara bellezza. Avevo salvato le donne e i piccoli da un sicuro massacro, forse perchè la bambina, sentiti gli spari, si era messa a piangere in modo straziante. Succede, a volte, che la sofferenza ti colpisca in modo crudele, ti prenda la fantasia. Il fatto sta che la bambina volle dormire nella mia tenda e arrotolata nella coperta mi si distese al fianco. Aveva grandi occhi bianchi e supplichevoli, non quelli dell’Antonia, e quella notte faceva un freddo terribile. E poi c’era in quegli occhi un’innocenza indescrivibile, disarmata e sommessa. Quegli occhi mi sono rimasti nella memoria come luci nel buio.”“In India,” - continuava Eliseo - “ci siamo stati per cinque anni, come conficcati in quella terribile depressione del suolo, ai piedi dei massicci dell’Himalaya; e io avevo la sensazione di essere cascato alle porte dell’Inferno. Così quando mi hanno fatto risalire sulla nave, e ho, come di dice, rimesso i piedi a terra, mi è parso di toccare le cose vere, l’orizzonte, il cielo, di parlare per comunicare i miei bisogni, mangiare la nostra roba, dormire in un vero letto. Sai, le prime volte che ci dormi hai la sensazione di precipitare tanto ti sembra molle e cedevole. Però passa subito. Così ti volti indietro e cominci a cercare quello che avevi lasciato partendo, magari interrotto a metà. Provo a orientarmi, prendo alcune misure. Avevo una donna: scomparsa, maritata, aveva cambiato città. Gli amici? Alcuni morti, altri inabili, altri ancora emigrati in grandi città, dove - si dice - i denari corrono in fretta. Anch’io dovrei trovarmi un mestiere, dicevo fra me. Che cosa facevo, prima che mi chiamassero alle armi? Facevo l’insegnante, in una scuola di ragazzi, era divertente; ma adesso tornerei a farlo? No. E allora? Vado in campagna, ho pensato, il lavoro della terra mi prenderà subito, scoprirò il mio equilibrio.”“In campagna tutto sembrava bell’è fatto. Trattori, erpici, falciatrici, e tanti fertilizzanti. Incontro il fattore. Tutto a posto, mi dice. È finito il tempo della zappa e del badile. E allora, cristiani, non avete bisogno di nulla. Il fattore crollava la testa, si capiva quello che non voleva dire. Press’a poco voleva dire: ‘Tirati fuori dai piedi, non abbiamo bisogno di sapienti.”“Torno alla campagna e mio padre mi dice: ‘Ci sono in banca i denari tuoi e quelli destinati ad Andrea’ (Andrea era morto durante un’imboscata, vicino ad Harrar). ‘Sbrigati ad impiegarli, altrimenti ti rimarrà in mano un pugno di mosche.’ Fu, con questo capitale, che entrai nella Cooperativa Ittica che allevava trote; e mi ci volle poco a capire come quella società ittica funzionava, con le vasche d’acqua sorgiva e il mangime ad ore precise. Osservavo le trote fario navigare; vere belve, antropofaghe per costituzione. Però tutte le trote sono antropofaghe. Se un branco di neonate finisse per accidente nelle vasche delle grandi, sono fatte fuori in pochi morsi.”“Quello era un lavoro da pescatori” - diceva Eliseo - “e me ne disamorai presto. Mi staccai dalla società con un modesto utile. Era nei patti che potessi uscire dopo un breve preavviso. Però finimmo in mano agli arbitri, avvocati amici, ma sempre avvocati.”“Ma guarda, diavolo, dov’è andato a cacciarsi!” - pensavo. “Dalla prigionia in India alle trote.”Eliseo aveva chiamato il contadino per invitarlo a preparare la cena.

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crisi

Il potere spappola chi non ce l’haDifficile nel Vicentino la ricomposizione delle diverse animedi Antonio Trentin

POLITICA | DOPO BERlusCONI

Il potere spappola chi non ce l’ha.Esasperando un poco ma non trop-po la classicissima sentenza demo-cristiana di Giulio Andreotti, si deve pensare così della sorte che sta toc-cando all’odierno centrodestra pi-diellino, che pareva esser diventato post-berlusconiano e adesso più non si sa se e quando mai lo sarà.Tormentatosi nel proprio tradimen-to incrociato con il Cavaliere, che va avanti da mesi, il Popolo della Li-bertà misura per la prima volta su stesso una situazione di incertezza mai prima vissuta e neanche mai immaginata: quella culminata poche settimane fa nella breve e confusa fase in cui - con l’avvento improvvi-so dell’idea di contarsi alle primarie interne - in troppi avevano tentato la scalata solitaria da leader, più di qual-cuno sperando di seppellire la me-moria politica del fu-Padre Padrone in tempo per le prossime elezioni. Le quali, purtroppo, promettono co-munque male.Lo scenario è da terremoto, alla fac-cia dei bei ventennali discorsi sulla semplificazione del partitismo e sul consolidamento del “polo unico dei moderati”. Angelino Alfano (ex ma molto ex figlio prediletto) è stato per

mesi sull’altalena tra l’appoggio e la scomunica da parte di Silvio Berlu-sconi, che prima se n’era andato - accompagnato da molte benedi-zioni anche dei suoi - poi è tornato, poi ancora se n’è riandato e alla fi-ne è ritornato. Con il che relegando il segretario nel modesto ruolo di can-celliere trascrittore delle sue volontà.Le cronache sono arrivate a conteg-giare fino a un’incredibile “quota 19” il fluttuante andamento delle candida-ture alle primarie per la leadership del Pdl: un appuntamento che - volendo frettolosamente emulare la vicenda del Pd e il grande scannamento dei rottamatori renziani contro il leader Bersani - aveva rischiato di ridursi al-la piccola faida di un piccolo partito. Rimasto convocato fino all’ultimo per metà mese, questo appuntamen-to si è via via trasformato in un flop annunciato, tra incertezze sui modi, dubbi sugli esiti e revocabilità incom-bente.Il Cavaliere ha intanto coccolato in segreto un suo partito personale nuovo ma dal sapore forzatamente antico (Grande Italia?), con il quale propagandare un’altra volta, dopo vent’anni di promesse, la “rivolu-zione liberale” che mai ha neanche

tentato di impostare davvero. Uno strumento con il quale prendersi pa-recchie rivincite e tentare di condi-zionare il gioco sfuggitogli di mano. Uno strumento accantonabile una volta rimesse le mani sul Pdl, dentro il quale consumare le vendette contro i “tiepidi” che lo avevano rottamato politicamente e psicologicamente nell’ultimo anno: primo tra i molti l’ex-ministro Frattini.I sottocapi con vecchia targa di Alle-anza nazionale hanno intanto studia-to come andarsene in tempo da un Pdl riberlusconizzato, per rifare una destra che oggi in Italia non c’è. Dal-la Lombardia costretta alla votazioni anticipate, disastrata dagli scandali del governatorato formigoniano, so-no arrivate ipotesi di liste autonome celestialmente ispirate da Comunio-ne e Liberazione. Giulio Tremonti ha annunciato il proprio, di partito: l’ha tenuto un po’ di tempo in freezer, poi l’ha consegnato all’alleanza con la Lega maroniana. E perfino Emilio Fede di lista-scheggia se n’è fondata una tutta sua.Lo sgomento che frulla e annichilisce la capacità decisionale al centro si riverbera in periferia, dove il centro-destra non leghista patisce un’eclissi

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che rischia di piombare in un tra-monto.Il biennio di pesantissima spaccatura interna vissuto dalle correnti pidielli-ne del Vicentino tra il 2011 e il 2012 avrebbe avuto bisogno di un balsa-mo di tranquillità duratura per sana-re le cancrene personali e politiche. Da Roma, invece, la polemica inter-na sparge sulla periferia sali malsani, colorati di incertezza che fa più dolo-rose le piaghe.Far discendere di nuovo le scelte e la sorte di tutti, in tutto e per tutto dal-la volontà di Berlusconi? Per salvare l’immediato futuro a lui e il posto a una manciata di suoi fedelissimi ono-revoli e onorevolesse? Anche ripar-tendo da un sogno frammentatore anziché aggregatore? Anche ac-cettando di andare a rimorchio della Lega a guida lombarda? Anche sce-gliendo di aprire una vera e propria guerra elettorale non più contro “co-munisti” ma contro il governo Monti sostenuto per un anno e l’Europa che su Monti ha scommesso?Chi si era immaginato un Pdl diver-so - incamminato sulla strada dei grandi partiti del moderno conserva-torismo europeo, anche al costo di un momentaneo sacrificio elettora-

le - ritrova l’incubo della dipendenza dal leader. Ma lo ritrova, e si prepara a dover viverci dentro, non più nelle gloriose fasi ascendenti che molto promettevano a tutti (e che hanno ben mantenuto per molti quanto a ruoli, onori e prebende) ma in una svolta di declinante trend elettorale all’insegna del “si salvi chi può”.È una situazione nella quale, per re-stare al Vicentino, diventa molto più difficile per non dire impossibile la ricomposizione delle anime scon-tratesi ai tesseramenti e nelle conte dell’inverno scorso.La chiamata all’unità berlusconia-na funzionerà: chi puntasse contro questa ipotesi perderebbe. Ma i ri-flessi dei vecchi contrasti, per quanto opacizzati dalla mobilitazione pre-elettorale, sono destinati a restare presenti. E con essi i quesiti rincorsisi nelle ultime settimane.Quanti tra i perdenti d’inizio anno al congresso provinciale sarebbero rimasti nel Pdl, ultimamente con-trollato a colpi di potenti numeri con-gressuali dall’euronorevole Sergio Berlato (non a caso grande soste-nitore del metodo delle primarie), quando fosse spuntata con con-creta sostanza organizzativa quella

Forza Italia bis alla quale già si erano iscritti in anticipo big come Giancarlo Galan e l’ex-parlamentare vicentino Pietrantonio Zanettin?Che cosa avrebbe fatto la fetta di ex-aennisti che con Berlato non va d’accordo?Come potrebbero muoversi due (o più?) partiti centrodestristi conten-denti in stile “fradèi, cortèi” su uno scenario fattosi elettoralmente stret-to per tutti, quale che sarà la formula nazionale con cui si andrà a votare (meglio di tutto il Porcellum, secondo Berlusconi)?E quanto rischierebbero di dover an-dare tutti insieme al rimorchio della Lega Nord, i possibili spezzoni post-pidiellini, in quello che a Vicenza in primavera sarà il test principale per la ridefinizione degli spazi a centrode-stra e per la certificazione delle lea-dership dentro quella che diventa la “vecchia opposizione” (essendo la “nuova” quella dei grillini succhiato-ri di voti populisti al Popolo della Li-bertà, di voti anti-sistema ai bossiani delusi e di voti di protesta alla sinistra stanca) e cioè quando si dovrà con-cordare la candidatura di un aspi-rante sindaco da contrapporre ad Achille Variati?

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Obama ha fatto bis.Sotto la spinta dell’uragano Sandy, ha sbaragliato l’avversario Mitt Rom-ney, conquistandosi il consenso della maggioranza degli elettori, di sicuro favorevolmente colpiti dall’impegno da lui dimostrato nel far fronte alla grave emergenza meteo, la cui pre-annunciata furia, forse non del tutto casualmente, è andata decrescen-do a vantaggio della sua campagna politica.Una mossa mediatica di grande ef-fetto che ricorda, nel nostro piccolo, le emergenze alluvionali.Comunque sia ha vinto e per i pros-simi quattro anni Barack non dovrà sbaraccare dalla Casa Bianca.Resterà lì a progettare il futuro del-la nazione e del mondo libero, di cui ogni presidente USA si ritiene per presunzione divinatoria capo.

Un impegno non da poco, per il qua-le è necessario apparire coerenti. Semmai promuovendo periodiche crociate per la liberazione di popoli oppressi in cambio di un po di petro-lio. “Aiuti” forniti già a Irak ed Afghanistan, oggi finalmente democraticizzati con qualche centinaia di migliaia di morti, in maggioranza donne e bambini, e che di qui a non molto si dovranno forse rivolgere anche all’Iran, pian-tando sul suo suolo la solida cannuc-cia a stelle e strisce.Un’iniziativa di “pace” che sembre-rebbe già in preparazione, previa destabilizzazione-acquisizione del-le aree a rischio, come quelle nord africane, tra cui la Libia parzialmen-te “occupata” dai marines a seguito dell’assalto contro l’ambasciata di Bengasi in cui è morto, in maniera

non del tutto chiara, il suo rappre-sentante. Oppure promuovendo ri-volte di “liberazione”, vedi Siria, per avere il definitivo controllo aereona-vale del Mediterraneo, ex (come al-tro) mare nostrum, già invaso dalle flotte alleate.Insomma un bel da fare, a cui, come ha già dimostrato, neanche il liberal Obama, sembra possa sottrarsi.Così al suo discorso di reinsedia-mento, spremuta qualche lacrima di commozione, si è detto pronto ad andare avanti nel cammino della libertà e del riscatto sociale, con la promessa di “far pagare più tasse ai ricchi come lui”. Un bel proposito, più volte sentito anche qui da noi.Come molte altre promesse rivolte ai popoli del mondo libero che con-tinuano tuttavia a sputare sangue e sudore •

ELEZIONI | Il PREZZO DEllA PACE

Obama bisBarack di nuovo alla Casa Biancadi Paolo Mele

Obama

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peccati di gola

PUBBLIREDAZIONALE

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Il piacere di gustare il piacereIl prodotto che fa la differenza

“I progetti più ambiziosi partono da lontano e i risultati migliori nascono da una cura minuziosa di ogni pic-colo particolare”. Questa la filosofia di Franco Bortolazzo, giovane im-prenditore trevigiano, titolare della Naturalmix, fondata nel 1996 dopo un’esperienza familiare di 50 anni nel settore alimentare. Il desiderio di realizzare una nuo-va realtà aziendale capace di crea-re specialità uniche di bevande per bar, pasticcerie e hotel di indiscutibi-le prestigio è stato ciò che ha fatto scatenare in Franco la volontà di far nascere la Naturalmix.Puntare a “trasmettere un’emozio-ne” nel settore della caffetteria era una sfida non facile. La Naturalmix attraverso la scelta scrupolosa del-

le materie prime, la realizzazione di prodotti di altissima qualità dal desi-gne curato e raffinato e la selezione accurata del tipo di distribuzione, ha dimostrato di saperla cogliere nel modo giusto. La particolare attenzione verso gli aspetti di sostenibilità di tutti i pro-cessi e delle attività che coinvolgono l’azienda, la cura della salute dei con-sumatori e il rigoroso rispetto di tutti gli elevati standard qualitativi, hanno permesso alla Naturalmix di presen-tarsi al mercato di oggi, sempre più selettivo, come vero leader.Ad oggi la Naturalmix propone una scelta tra differenti collezioni di pro-dotti che comprendono tè caldi e freddi nella linea Lawson’s, cioccola-te e creme nella linea Parisien, ricche

varietà di caffè e orzi aromatizzati, caffè speciali e caffè al ginseng della collezione Canova, nonché zucche-ri e differenti alternative dolcificanti proposti nella linea Sweetness.Tra le recenti creazioni vi sono an-che le creme fredde della linea Cre-amery, tra cui la già affermata crema fredda al caffè, e il gelato Soft al gu-sto fiordilatte. Tutte le creazioni e i progetti della Na-turalmix sono frutto della passione di Franco e della sua costante aspira-zione a “fare ogni cosa fatta bene”. Solo chi ha deliziato di una creazione firmata Naturalmix può capire cosa intenda Franco Bortolazzo quando, con i suoi prodotti, “vuole fare la dif-ferenza” •

• L’imprenditore Franco Bortolazzo

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ECONOMIA | lAvORI IN CORsO

Quel tesoretto SerenissimoCartelli per duecento cantieridi Toni Brusegan

Vicenza si fa bella

Dovevano essere 100 cantieri, sono pressoché raddoppiati. Già, “Vicenza si fa bella”, recitano i numerosi cartelli affissi dal Comune nelle tante aree urbane contrassegnate dai lavori in corso. Strade, marciapiedi, piste ci-clabili, arredo urbano e quant’altro: almeno sulla carta, difficile non con-dividere questo maquillage cittadino fatto partire dal Comune nella pri-mavera scorsa. Del resto il sindaco Achille Variati l’aveva annunciato: con i 32 milioni di euro introitati dal-la cessione delle quote Autostrada Padova - Brescia si darà il via alla “campagna dei 100 cantieri” per mi-gliorare, con interventi funzionali, la rete viaria e i contesti urbani. Mora-le: dal centro alla periferia Vicenza è da mesi un grande cantiere a cielo aperto. “L’obiettivo – commenta l’as-

sessore ai Lavori pubblici e alle infra-strutture Ennio Tosetto – è quello di offrire una Vicenza nuova, migliore, più efficiente, inserita con maggior forza propositiva in quello che è il di-segno metropolitano veneto. Da qui, ad esempio, come è sotto gli occhi di tutti, gli interventi prioritari sulle ar-terie di ingresso in città”.Opere manutentive e infrastruttu-rali, insomma, che accompagnano l’immagine odierna della città, ben contrassegnata dal restauro della Basilica Palladiana, dalla mostra “da Raffaello a Picasso”, dall’aria nuova e vivace che la Piazza sa oggi trasferire a tutto il tessuto urbano circostante. Dunque, grazie al “tesoretto” della Serenissima autostrada, Vicenza si sta facendo (più) bella e più contem-poranea. Sentiamo in che modo.

Assessore Tosetto, facciamo un passo indietro: vogliamo ricor-dare l’origine di questi 32 milioni di euro incassati dal comune di Vicenza?Vicenza, come del resto anche Pa-dova, ha ceduto le sue quote dete-nute in Autostrada Padova-Brescia. Da questa cessione l’amministrazio-ne ha incassato al netto 29 milioni; soldi da spendere, per motivi fiscali e amministrativi legati al Patto di stabili-tà, entro il 2012. Sintetizzando: dei 29 milioni incassati, 8,5 milioni sono stati destinati alla voce “estinzione mutui”; 20,5 milioni alla voce lavori pubblici. Così facendo l’Amministrazione, già di per sé virtuosa nel contesto del Patto di stabilità, ha ulteriormente scalato il suo indebitamento-mutui e, soprattutto, ha dato il via ad una estesa azione di riqualificazione ur-bana.

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Nel dettaglio, questo budget di oltre 20 milioni destinato alle opere pubbliche come è stato canalizzato? Gran parte dei soldi sono stati stan-ziati per opere stradali, che nel com-plesso hanno assorbito oltre 12 milioni: 7 milioni 317 mila euro sono stati destinati ad interventi di asfal-tatura e mobilità; oltre 5 milioni per l’estensione delle piste ciclabili, il rifa-cimento dei marciapiedi ed altri lavori di complemento. Nell’insieme, poi, si son presi in considerazione anche altri settori d’intervento…Vale a dire?Una parte, 1 milione 380 mila euro, è stato reinvestito nella tutela del patrimonio comunale: dalla riqua-lificazione dell’ex Centrale del lat-te all’estensione della rete wi-fi, al miglioramento “energetico” dell’il-luminazione pubblica; un’altre par-te, 1 milione 430 mila euro, per la

riqualificazione dello spazio Lamec in Basilica. In un’ottica di interventi settoriali, si è quindi deciso di convo-gliare un altro milione 445 mila euro agli impianti sportivi (palestre non scolastiche), 1 milione 312 mila eu-ro all’edilizia scolastica comunale, 2 milioni 190 mila per l’arredo urbano e verde pubblico. Va da sé che in cir-ca 6 mesi sono stati avviati 152 can-tieri di opere stradale, a cui vanno aggiunti un’altra cinquantina di can-tieri per altre tipologie di opere. Ora siamo al 75 percento dei lavori pro-grammati, per dire che l’attività è sta-ta particolarmente intensa, efficiente ed efficace. A questo proposito va sottolineata un’altra considerazione: l’80 per cento delle opere sono sta-te appaltate ad aziende del nostro territorio, che in questo momento di crisi hanno così potuto usufruire di lavoro. Anche questo, ci pare un bel risultato.

POST SCRIPTUMQuel tesoretto di 32 milioni incassato dall’Amministrazione comunale dal-la cessione delle quote Autostrada Padova-Brescia è ormai bello che speso in strade, marciapiedi, ciclabili, arredo urbano, ecc… Sì, Vicenza si fa più bella, niente da dire, ma quei Serenissimi soldini, almeno in quota parte - visto il border line dei nostri fiumi e il tranquillo week end di paura vissuto dai vicentini l’11 novembre- non potevano rappresentare un gruzzoletto per far fronte alle difficol-tà, non solo fluviali e idrogeologiche, della nostra bella città? L’obiezione, bene che il sindaco Variati lo sappia, ci pare legittima. Stroncarla come “la solita battutac-cia dell’opposizione” ci appare ancor meno convincente. Il cittadino che paga le tasse, non pensa e obietta per Partito preso ( il Partito di Variati, il Partito Contro), ma col buon senso del padre di famiglia •

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FINANZA | RIsPARMIAtORI E INvEstIMENtI

il rating

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Garanzia o puro strumento di potere?La “pagella” delle controversiedi VERSUS

Negli anni seguiti al boom econo-mico, ai clienti che interrogavano i funzionari delle banche sulla bontà degli investimenti era d’uso garantire che il tal titolo aveva un ottimo “ra-ting”, espressione validata da lettere maiuscole o minuscole o miste ac-compagnate a volte da segni positivi o negativi che completavano i giudizi sui titoli esaminati. L’operatore esau-riva il suo compito, il cliente si sentiva rassicurato, l’investimento era fatto.Questo sistema di confronto tra il fun-zionario di banca, più o meno esper-to, e il cliente, in genere non esperto, ha funzionato fino a quando l’econo-mia nazionale ed internazionale non ha manifestato le sue debolezze. Chi non ricorda il default della Repubblica Argentina, chi non ha sofferto la crisi Parmalat ed altri fallimenti. Alla base dei rammentati episodi, la presen-za di giudizi positivi, rating favorevoli espressi agli ignari investitori a soste-gno di argomentazioni non sempre puntuali e pertinenti. L’esempio più clamoroso, il rating sui titoli della Leh-man Brothers, la grande banca d’af-fari americana, fallita qualche giorno dopo che in tutto il mondo campeg-giava sui propri prodotti finanziari un solido rating.Chiarito che il rating è un giudizio su singoli titoli finanziari ma anche su singole Istituzioni, Banche e an-che Stati sovrani come abbiamo tristemente sperimentato noi italiani quando è stato declassato il giudizio

sui nostri titoli pubblici, è bene dire che le più autorevoli Agenzie – Mo-ody’s – Standard &Poor’s – e Fitch sono entità private che gli anni e in-dubbie capacità organizzative hanno fatto emergere sul piano internazio-nale. Col tempo la quasi totalità delle nostre banche, ma anche le Regioni, le Provincie, i Comuni si sono indot-ti a chiedere, a pagamento, il rating sulla propria solvibilità da sottoporre agli investitori o alle Istituzioni finan-ziarie e banche per ottenere i crediti o le sovvenzioni.Il verificarsi di crack come è più fre-quentemente avvenuto negli ultimi anni ha provocato però un duplice effetto:- le Agenzie, criticate nei loro giudi-zi errati, hanno iniziato a produrre in misura più severa le loro valutazioni provocando reazioni non benevoli da parte dei valutati e riflessi negativi su Istituti e, come detto, su Stati so-vrani ( Grecia, Spagna e Italia)- i clienti, non solo privati ma anche Enti Pubblici, hanno iniziato a coinvol-gere le giurisdizioni competenti per realizzare rimborsi o ridurre i danni sopravvenuti in seguito a situazioni di default o maggior rischio seguiti a valutazioni e rating ritenuti errati, superficiali o benevoli. Sono in corso giudizi presso il Tribunale di Milano, quello di Monferrato e altrove men-tre a Trani la locale Procura con lun-ghi accertamenti mira a sottoporre a giudizi penali alti dirigenti di Standard

& Poor’s e Fitch perché, secondo i magistrati, le Agenzie hanno mani-polato il mercato con informazioni non corrette causando, nel caso dell’Italia, una immagine destabilizza-ta e influendo su valutazioni negative dei titoli pubblici.Nello stesso tempo, in Australia, la Corte Federale di Sydney ha con-dannato Standard & Poor’s a risarci-re 12 comuni del Paese per perdite subite su prodotti derivati, acquistati con assicurazioni di scarso rischio, motivando la sentenza col principio che le Agenzie sono responsabili per i giudizi dati su strumenti derivati.Il vanto di opinioni indipendenti se-guendo metodologie pubbliche e trasparenti è stato così messo in forte discussione. Oltre le iniziati-ve giudiziarie, la dottrina ha dato un contributo al superamento di sì forti e incontrollati poteri. La nostra auto-rità Antitrust ha fatto approvare una legge che istituisce il “rating di lega-lità” delle imprese, una pagella con punteggi attribuiti da quella Autorità che consente a chi necessita di cre-diti di vantare una valutazione di una autorità indiscussa, anche se fonda-ta in prevalenza su aspetti di legalità e non puramente tecnici.Un ridimensionamento ancora più forte delle citate Agenzie potrà veni-re dalla Banca Centrale Europea che ha allo studio la creazione di un or-ganismo unico, targato Europa, per giudicare sui debiti di società e Stati •

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RubRICA PubbLIREDAZIONALE SuLLE TEMATIChE FISCALI DI INTERESSE gENERALE | A CURA DI MODUS

Cavalli e fiscoIl cavallo si sta trasformando in un possibile problema fiscale per il suo possessore?

“CAVALLI E…SEGUGI”, dichiarava in maniera poco convinta e poco con-vincente un esilarante Hugh Grant, improvvisato giornalista nel film “Not-ting hill”. E noi potevamo stupirvi con effetti speciali, raccontandovi le amorose avventure dell’impacciato libraio alle prese con la bellissima An-na Scott alias Julia Roberts. Ma qui ci occupiamo di scienza economica, non di fantascienza cinematografi-ca…Ecco che il titolo corretto del nostro intervento è “CAVALLI E FISCO”. Stiamo infatti per descrivere il modo in cui l’animale cavallo si sta trasfor-mando in un possibile problema fi-scale per il suo possessore.

IL CAVALLO NEL REDDITOMETROIl possesso amatoriale di cavalli, pur non comportando obblighi tributari automatici, può comunque eviden-ziare indici di capacità contributiva

utilizzabili per accertamenti fiscali.Infatti, oltre che mediante i soliti siste-mi, l’Amministrazione Finanziaria può determinare il reddito complessivo delle persone fisiche anche in via presuntiva, attraverso il famigerato Redditometro. In altri termini, il reddi-to, così come quantificato in dichia-razione, verrà vagliato alla luce delle spese che il medesimo soggetto ha sostenuto nell’arco dell’anno (non quelle reali ma quelle secondo le stime del Fisco). E la ragione addot-ta dall’Amministrazione Finanziaria è semplice: il solo fatto che queste ultime siano state effettuate indu-ce l’esistenza a monte di un reddito spendibile (se hai speso cento, vuol dire che prima devi aver guadagna-to almeno cento). Qualora la verifica individui incoerenza tra i due termini, si procederà col ricalcolo del reddito da dichiarare. E logicamente a reddi-to più elevato corrispondono impo-

ste più elevate…

IL REDDITESTDa un punto di vista tecnico-pro-cedurale, il redditometro richiede innanzitutto l’inserimento di dati fi-nanziari e di dati tecnici relativi a una serie di voci personali: composizione nucleo familiare, comune di residen-za, reddito dichiarato, abitazione, mezzi di trasporto, tempo libero e cura della persona (tra i quali vanno inseriti i giorni di possesso di cavalli), istruzione, ecc. Successivamente, lo strumento procede a determinare le spese sostenute mediante la som-ma delle spese reali direttamente imputate, per es. rate mutui, con le spese presunte stimate a partire dai dati tecnici forniti, per es. kw dell’au-to, e valorizzate attraverso appositi coefficienti (di cui neanche i com-mercialisti sono finora a conoscen-za). Infine si procede col confronto

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redditometro

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In data 10 novembre alla FIERACAVALLI di Verona, grazie all’orga-nizzazione di SELLERIA EQUIPE SRL e di CONTROL PROJECT SYSTEM SRL, con la collaborazione di altri professionisti, il dott. Giuseppe Pozzato ha presentato e analizzato la delicata tematica del rapporto tra cavallo e fisco, sia dal punto di vista del redditometro, sia dal punto di vista delle associazioni sportive che gestiscono centri equestri.Per chi volesse approfondire tali argomenti, sul nostro sito www.controlproject.com è disponibile la brochure dell’intervento ed è anche possibile sottoporre al dott. Pozzato eventuali domande •

tra reddito dichiarato e spese soste-nute così stimate.Per dare la possibilità ai contribuenti di verificare in modo autonomo e ve-loce la coerenza tra reddito dichia-rato e spese sostenute, l’Agenzia delle Entrate ha elaborato e messo on-line il Redditest. Basta scaricarlo da internet (lo potete trovare anche sul nostro sito www.controlproject.com) e installarlo sul pc: il software consente di verificare la coerenza della propria dichiarazione dei redditi, con tanto di semaforo verde e rosso per evidenziare le varie situazioni.

COSA DEVE FARE IL POSSESSORE DI UN CAVALLO?Come abbiamo visto, a fianco di una moltitudine di oggetti di spe-sa, l’Amministrazione Finanziaria ha fatto rientrare nel calcolo del reddi-tometro anche i cavalli. Il costo per il loro mantenimento infatti fa presu-

mere una certa capacità di spesa in capo al possessore (senza peraltro distinguere tra campioni blasonati e semplici cavalli da compagnia, i cui rispettivi costi di gestione non sono minimamente comparabili).Quello che va detto è che il caval-lo posseduto può far aumentare in modo sensibile il reddito presunto, comportando un grave sbilancia-mento di coerenza col reddito di-chiarato. Ai possessori di cavalli, e non solo, consigliamo quindi di sta-re attenti e di valutare bene come muoversi. Compilate pure il Reddi-test e verificate più volte la vostra situazione. Sappiate comunque che solo il vostro esperto commerciali-sta può realmente aiutarvi a capire e a darvi indicazioni di cosa dovete fare... solo lui, infatti, può farvi preve-nire ed evitare spiacevoli contenziosi col Fisco •

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Happy Carpets

PUBBLIREDAZIONALE

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Cibic-MoretUn’inedita collezione di tappeti i cui decori fanno pensare al mondo naturale, annodati secondo le antiche tradizioni.

Moret è un marchio italiano attivo dal 2000 nel settore del tappeto con-temporaneo con sede a Vicenza e Milano in Italia, e Istanbul in Turchia. Sviluppa e rinnova la solida tradizio-ne costruita in oltre vent’anni d’atti-vità dalla Galleria Pashà di Vicenza che, fondata da Hasan Pashamoglu, ospita pregiati tappeti antichi e mo-derni provenienti, oltre che dalla Tur-chia, anche da ogni parte del mondo in cui l’arte del tappeto costituisce un’eccellenza come, ad esempio, Cina, India e Francia. Anni di ricerca e la continua colla-borazione con architetti e designer italiani nel creare tappeti ad hoc adatti a esigenze e spazi particola-ri in abitazioni, hotel, yacht e centri congressi in tutto il mondo, hanno stimolato la nascita della nuova con-cezione di tappeto che oggi Moret propone al pubblico internazionale.Se tradizionalmente esprimeva l’evolvere e il mutare di sentimenti nel complesso modo femminile delle tessitrici, oggi il tappeto contempo-raneo secondo Moret può amplia-re i propri orizzonti e farsi portatore d’idee e sogni, universali, condivisi. Trasformandosi così da comple-mento d’arredo in oggetto di design e d’arte. Da questa coraggiosa visione nasce

l’incontro con Aldo Cibic, architetto e designer italiano di fama internazio-nale, il cui patrimonio iconografico trova il materiale espressivo nelle la-ne, nelle sete e nei lini selezionati da Moret tramati e orditi dalla sapienza artigianale delle lavoratrici che og-gi, come un tempo, si dedicano ad annodare i tappeti nell’ambiente fa-miliare delle loro stesse case sparse nell’Anatolia centro-occidentale. In questo modo si costruisce un le-game profondo tra due realtà che iniziano a conoscersi e penetrare una nel mondo dell’altra stabilendo legami importanti e garantendo vita anche nel futuro a una tradizione an-tichissima. Allo stesso tempo il design trova la via di un’espressività originale perché oggi, per trovare una nuova energia, è necessario tornare indietro e recu-perare la bellezza della semplicità, la qualità dei materiali e del lavoro ar-tigianale, per coniugarli con le sfide di oggi, che impongono una nuova attenzione alla persona e alla natura.Proprio il mondo animale, vegetale e umano, riportato a forme archetipe quasi primitive, e per questo forti e potenti, costituisce il soggetto mes-so in gioco da Cibic nella collezione disegnata per Moret. I titoli da soli bastano a evocare un

mondo colorato fatto di danze all’aria aperta, gioco, evasione: “Merry-Go-Round”, “Party Zoo” con la sua va-riante “Many Party Zoo”, “Flora”, “Jungle” e “Bongo Dance”. Con co-erenza concettuale si ritrova qui il tema del “bel posto”, piccoli uomini, animali e foglie si raccolgono intorno alla simbologia del cerchio che ab-braccia, accarezza, isola e protegge per creare un luogo privilegiato. In questi tappeti di Cibic-Moret lana e lino si annodano assieme, sposan-do a volte anche la seta; molte del-le colorazioni sono il risultato di uno studio e di una miscela di colori pri-mari, per ottenere fino a ventiquattro gradazioni di beige, altrettante di gri-gio, viola o verde, come anche alcuni toni neutri e secondari.È coinvolgente approfondire, attra-verso le parole di Marco Fazzini nel libro “Happy Carpets”, la storia di questo incontro Cibic-Moret, che è un viaggio delle idee e del lavoro. Così si comprendono i diversi valori che compongono l’eccellenza este-tica di questi tappeti: che con infinite sfumature di colore associate talvol-ta all’uso del bassorilievo sapranno creare all’interno delle case un “bel posto”, dove trovare un suggeri-mento alla felicità •

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SCuOLA | FRA PuBBlICO E PRIvAtO

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Si risparmia finanziando le paritarieUn bambino della statale costa il doppiodi Sergio Cervellin

Anche quest’anno, quando il Par-lamento sta discutendo la legge di stabilità (che prima si chiamava “fi-nanziaria”) sono state organizzate manifestazioni di protesta dai sinda-cati e dai movimenti contro i “tagli”, il precariato, la disoccupazione.A questi motivi di protesta il movi-mento degli studenti ne aggiunge un altro: “per la difesa della scuola pubblica”, slogan che contiene due messaggi al governo: non ridurre lo stanziamento di fondi per la scuola statale e non mettere in bilancio soldi per la scuola privata. Questa duplice proposta sembra avere il consenso dei sindacati, degli studenti e degli insegnanti delle scuole statali che considerano le scuole private come scuole per ricchi o, peggio, dei “di-plomifici”.A Bologna si stanno intanto racco-gliendo firme per un referendum contro il finanziamento comunale al-le scuole dell’Infanzia paritarie men-tre in altre città (Torino e la stessa Vicenza) sono previsti stanziamenti per le scuole dell’Infanzia paritarie.È certamente difficile, in Italia, parla-re dei problemi della scuola in modo “laico”, cioè senza pregiudizi ideo-logici; tentiamo di provarci e comin-ciamo dalla Legge 62 del 10 marzo 2000.L’art. 1 contiene due concetti fonda-mentali: • il sistema nazionale di istruzione è costituito dalle scuole statali, dalle scuole paritarie, dalle scuole degli enti locali (il Comune di Vicenza, ad es. gestisce alcune scuole dell’Infan-zia e ne retribuisce i docenti);• le scuole paritarie svolgono un ser-vizio pubblico e devono accogliere chiunque, accettandone il progetto educativo, chieda di iscriversi.

Si può quindi trarre una prima con-clusione: lo slogan “per la difesa della scuola pubblica” dovrebbe comprendere anche le scuole pari-tarie poiché esse svolgono un ser-vizio pubblico; le scuole private non fanno parte del sistema nazionale di istruzione.Ne discende che lo slogan “per la difesa della scuola pubblica” dovreb-be essere inteso come “per la difesa della scuola statale”. Essere chiari sul significato delle parole che si usano, fa sempre bene.

Nel nostro paese quanti sono gli alunni che frequentano le scuole pa-ritarie? Nell’anno scolastico 2010/11 la cifra ammonta a poco più di 1 mi-lione di studenti, corrispondenti al 12% del totale nazionale. Un po’ diversa è la situazione nel-la Regione Veneto, nella quale gli alunni “paritari” per l’anno scolasti-co 2010/2011 rappresentano più del 17% del totale della popolazione sco-lastica veneta.In ogni caso la scuola paritaria rap-presenta un segmento di minoranza rispetto alla scuola statale, con una eccezione: le scuole paritarie dell’In-fanzia nel Veneto accolgono il 67% di tutti i bambini di età 3 – 6 anni. Si trat-ta di un fenomeno del tutto originale che caratterizza la nostra regione.Queste scuole hanno radice nel-la tradizione degli “asili infantili” sorti nel secolo scorso per iniziativa delle parrocchie e di congregazioni reli-giose, sono capillarmente diffuse sul territorio tanto che in parecchi Co-muni del Veneto costituisco l’unico servizio presente per l’infanzia. E, tra l’altro, danno lavoro a circa 10.000 persone.Si diceva all’inizio che è difficile, in Ita-

lia, parlare della scuola in termini non ideologici. La cosa è ancor più evi-dente se si affronta il problema da un punto di vista economico.Da un lato i sostenitori della scuola statale chiedono che non si finanzi-no le scuole paritarie in base all’art. 33 della Costituzione: “senza oneri per lo Stato”. I sostenitori della scuola paritaria si appellano al principio della libertà di scelta educativa dei genitori e alla legge 62 del 2000 che inseri-sce le scuole paritarie nel sistema nazionale di istruzione.Proviamo a guardare le cifre che, per quanto riguarda la spesa per l’istruzione, sono state fornite dal Mi-nistero relativamente all’anno 2009 (ultimo anno di cui si conoscono i dati).La spesa totale pubblica per l’istru-zione è stata di 54 miliardi e 648 mi-lioni di €; alle scuole paritarie sono andati 522 milioni di €.Con circa il 12% degli studenti le scuole paritarie hanno ricevuto un finanziamento inferiore all’1% della spesa pubblica complessiva.La spesa media per ciascun allievo delle scuole statali è stata di € 6.635; per ciascun allievo delle scuole pari-tarie lo Stato ha speso € 661, rispar-miando così più di 6 miliardi di €.Ragionando in termini economici, è conveniente per le finanze pubbliche sostenere maggiormente le scuole paritarie per ottenere risparmi.In Svezia l’hanno capito e finanziano il sistema scolastico non statale fino al 93% dei suoi costi che sono no-toriamente più contenuti del sistema statale. Basta guardare al nostro Ve-neto: un bambino della scuola dell’In-fanzia paritaria costa circa € 3.000 l’anno; un bambino della scuola dell’infanzia statale più del doppio! •

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Puppi verso Goldin

LA MOSTRA | Il suCCEssO

Ph ©WilderBiral

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Avrebbe immaginato qualcosa di di-verso per la Basilica Palladiana che ha riaperto i suoi spazi lo scorso ot-tobre. Magari una “Vicenza prima del Palladio”, da organizzare con il supporto di giovani studiosi. Lionello Puppi, storico dell’arte e professore universitario, considerato tra i massi-mi studiosi del Palladio è conosciuto anche per l’organizzazione e la dire-zione di importanti esposizioni d’arte. Al suo attivo pubblicazioni di volumi e saggi. Molti di questi dedicati al Pal-ladio. “Ho visto la mostra” ci racconta Pup-pi “seguita ai ripetuti martellamenti pubblicitari che l’hanno annunciata. Un’abile strategia per creare grande aspettativa nel pubblico. L’imprendi-tore Marco Goldin è uno specialista nel marketing dell’arte. La Fondazio-ne Cariverona ha finanziato le sue mostre di Vicenza e Verona con ben quattro milioni di euro”.Che anche nell’arte il marketing funzioni lo confermano i dati forni-ti dall’amministrazione comunale di concerto con la società Linea D’Om-bra. A un mese e mezzo dall’apertu-ra i visitatori hanno raggiunto quota 100 mila. Il 50% delle persone che ha visto la mostra ha prenotato an-ticipatamente, indice che il battage pubblicitario sortisce i suoi effetti. Con una media di 2.130 ospiti al gior-no e punte di oltre 4.000 si parla già di ampliare gli orari di apertura serale, a far data dal 26 dicembre fino alla chiusura prevista per il 20 gennaio. Quanto alle provenienze, il 42% di chi ha prenotato arriva dalla provincia di Vicenza dato che, secondo Goldin è decisamente più alto di quanto avviene abitualmente nelle città che ospitano eventi di questo tipo. Un obiettivo, quello di fare leva sui suoi concittadini, che lo stesso Va-riati auspicava fin dall’inizio con l’im-

pegno di “realizzare una mostra di successo, garantire l’effetto volano alle altre iniziative culturali offerte dal-la città, ottenere una ricaduta econo-mica per il commercio e, soprattutto, provocare un moto d’orgoglio nei vicentini che stanno imparando a guardare con occhi nuovi i meravi-gliosi monumenti che hanno sempre avuto”.Anche l’effetto ricaduta sulla città ha riservato numeri incoraggianti. Nel solo mese di ottobre l’Olimpico ha registrato 19.606 visitatori contro i 10.628 dello scorso anno. Mentre il Chiericati ha ospitato 7.372 turisti ri-spetto ai 3.243 dell’ottobre 2011. Nel ponte di Ognissanti, infine, l’Olimpico ha registrato 5.324 visitatori contro i 1.606 dell’anno scorso e il Chiericati 2.155 da confrontare con i 1.027 del 2011”Il professor Puppi dissente però sulle scelte intraprese dall’ammi-nistrazione “La mostra in Basilica è scandalosa. Non tanto per il cu-ratore-imprenditore Goldin ma per come lo stesso possa trovare una tale quantità di denaro pubblico e usufruire gratuitamente di spazi così straordinari, spazi che sono di tut-ti”. E prosegue “La Basilica sarebbe il luogo ideale per una mostra che presentasse il territorio, un’apertura su quanto c’è a Vicenza di ricondu-cibile al maestro. Un’operazione che avrebbe costituito, con un termine caro al sindaco Variati, un “volano” per l’intera provincia. La scelta fat-ta dall’amministrazione è invece il risultato della mancanza di una se-ria politica culturale. Espressione dell’arroganza della politica che pre-tende di avere conoscenze che non possiede. Per far crescere il pubblico ci vorrebbero mostre germogliate da uno studio serio, che accrescano una sensibilità autentica”.

Ma se una mostra è espressione del suo ideatore, l’approccio di Marco Goldin, curatore di eventi d’arte da una trentina d’anni, è assai diverso. Per citare le sue parole, una mostra deve essere anche “altro dall’esibi-zione del sapere. Nulla si crea sen-za la conoscenza, che è il punto di partenza. Ma poi si può svoltare. La conoscenza per un visitatore si può formare a partire dall’emozione”. E l’approccio di Marco Goldin sem-bra avere il suo seguito. A parte il grosso numero di vicentini che ha visitato la mostra, per il resto chi ha prenotato l’ingresso in Basilica arri-va, nell’ordine, da Padova, Milano, Venezia, Treviso, Bologna, Brescia, Bergamo, Torino, Mantova, Genova, Udine, Rimini. Conferma di una sor-ta di “popolo di Linea d’ombra” che segue quest’organizzazione dopo averla conosciuta nella propria città.Ma chi è Goldin e come ha ottenuto i finanziamenti? “Partito da Treviso” ci spiega Puppi “grazie alle sponsorizzazioni di De Poli (Cassamarca) che quando ha visto che Goldin stava diventando via via più famoso lo ha scaricato. La sua fortuna sono stati gli appoggi econo-mici e politici. A chi sostiene che nel-la mostra in Basilica siano esposte opere importanti dico: ma chi note-rebbe se alle pareti ci fossero soltan-to delle riproduzioni? Chi si sarebbe accorto dei falsi? Lo stesso catalogo è una pubblicazione non in circui-to, acquistabile solo alla mostra. Un catalogo dello stesso curatore che riguardo all’arte farebbe più danno che altro. Le riflessioni filosofiche di Goldin trovano riscontro soltanto sul libro dei conti”. Marco Goldin afferma, nel prologo al suo catalogo, “a una mostra affido non un messaggio, ma una sugge-stione”•

“Raffaello verso Picasso”: marketing per l’arteLa critica dello storico d’arte di Elisabetta Badiello

• Nella foto,Lionello Puppi

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Vitruvio maestro di PalladioARChITETTuRA | lA RElAZIONE DEl PROF. vIttORIO GAllIAZZO

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Vitruvio maestro di Palladio

Il tempio della Concordia di RomaModello delle ville venetedi Gianni Giolo

“L’Architettura classica interpretata dai trattatisti veneti del Rinascimen-to: un evento di portata mondiale”. È la relazione di Vittorio Galliazzo, professore emerito di archeologia dell’università di Padova, pubblicata nell’ultimo volume degli “Atti e me-morie dell’Ateneo di Treviso”. Tutti i trattatisti del nostro Rinasci-mento – sostiene Galliazzo – che prendono in considerazione l’archi-tettura, sia veneti che di altre regio-ni dell’Italia centro-settentrionale, presentano caratteristiche comuni. In primo luogo notiamo in loro un generoso entusiasmo per le fonti scritte del mondo classico greco-romano, soprattutto per Vitruvio (l’unico scrittore e architetto antico che tratti estesamente di architettu-ra e il cui specifico trattato sull’argo-mento sia giunto a noi dall’antichità). In secondo luogo osserviamo come le oscurità e le incongruenze del testo vitruviano cercano di essere superate attraverso un attento inte-resse per i monumenti e ogni altra testimonianza architettonica antica, dando spesso vita a disegni, schizzi, misurazioni e (talora) a ricostruzioni di interesse archeologico e antiqua-rio, prendendo in esame soprattutto i monumenti della città di Roma, del suo territorio circostante e, più in ge-nerale, dell’Italia centro-settentrio-nale, senza dimenticare i manufatti architettonici di Pola e della Francia meridionale.Infine assistiamo spesso a un tenta-tivo dei trattatisti di spiegare Vitruvio

con i suddetti monumenti o questi ultimi con Vitruvio, finendo così per interpretare il linguaggio architetto-nico classico, non secondo i normali canoni costruttivi noti agli odierni ar-cheologi, ma in forme innovative e originali che finiscono per dar vita a una nuova architettura.Il trattato di Vitruvio De Architectu-ra Libri Decem ha avuto un enorme successo e una vasta fama, soprat-tutto dall’età rinascimentale in poi, e in particolar modo dopo la sua risco-perta nel 1414 a Montecassino ad opera di Poggio Bracciolini. Gli ultimi studi, condotti con punti-gliosa attenzione su tutta l’opera vi-truviana, hanno permesso di fissare la composizione definitiva del De Architectura tra gli anni 32-35 a.c. e quindi in pieno periodo protoau-gusteo. Il panorama architettonico romano visto da Vitruvio deve crono-logicamente restringersi, per quanto riguarda Roma e le altre terre dell’im-pero, a quanto era visibile in età tar-dorepubblicana o protoaugustea. Più in particolare a Roma si potevano vedere, sul Campidoglio, il Tempio tuscanico di Giove Capitolino, il Tem-pio della Fides, il Tabularium, il tempio di Veiove; nel Foro Romano domi-navano la Basilica Emilia, il Tempio di Saturno e il Tempio della Concordia, con pronao esastilo (sei colonne) di ordine corinzio e cella rettangolare trasversale; non lontano troneggia-vano il Tempio dei Castori e il Tempio del Divo Giulio del 29 a.c.. La reinterpretazione del linguaggio

architettonico classico trova par-ticolare espressione nei principali trattatisti italiani del Rinascimento (Al-berti, Filarete, Serlio, Vignola, Palladio e Scamozzi). Leon Battista Alberti, con il suo trat-tato De Re Aedificatoria, probabil-mente già compiuto nel 1542, ma pubblicato postumo nel 1485, apre la straordinaria serie dei trattatisti ri-nascimentali che sono teorici, inge-gneri, architetti, ma possono anche essere scultori, pittori, poeti, filosofi, geografi, scienziati e altro ancora: genialità e curiosità scientifica li por-tano così a creare opere architet-toniche imperiture, che mutano il paesaggio urbanistico e architetto-nico di città e regioni di gran parte d’Italia. Roma, Firenze, Urbino, Bo-logna, Ferrara, Milano, Verona, Vi-cenza, Padova, Venezia e altre città ancora cambiano volto. Palazzi e so-prattutto ville coordinano e mutano il paesaggio, segnando per sempre il territorio.Fra tutti spicca nel Veneto, e poi nel mondo, la prepotente personalità di un uomo che ha fatto dell’architettu-ra la missione della sua vita: il padova-no di nascita e vicentino d’adozione Andrea Palladio. Anch’egli ripete la trafila culturale e scientifica di tanti trattatisti: studia attentamente Vitru-vio, visita per ben cinque volte la città di Roma (ma anche Pola, Verona e altre città con edifici romani) traen-do precisi disegni degli edifici più si-gnificativi, si confronta e trae spunto dall’Alberti e soprattutto dal Serlio,

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conosce il Vignola e altri operatori in architettura.Di grande importanza per il Palla-dio devono essere stati l’incontro personale e lo studio degli scritti sull’architettura di Sebastiano Serlio, soprattutto nel corso della perma-nenza di quest’ultimo a Venezia tra gli anni 1527-1541, periodo in cui inizia a pubblicare il suo trattato I sette libri dell’architettura, pubblicato integro soltanto nel 1584. Più in particolare il Serlio nel 1537 pubblica a Vene-zia il suo primo libro in cui tratta dei

Cinque ordini artchitettonici (dorico, ionico, corinzio, tuscanico, compo-sito), creando così una successione canonica ancora utilizzata al gior-no d’oggi, un libro che ebbe subito un’enorme diffusione, diventando un bestseller internazionale. Sempre a Venezia nel 1540 egli pubblica il suo secondo libro in cui descrive le Anti-chità di Roma, e le altre, che sono in Italia, e fuori Italia. Tra queste cita, ad esempio, il Teatro di Marcello, il Tem-plum Pacis, il Pantheon, Santa Co-stanza e a Tivoli, il cosiddetto tempio

circolare di Vesta. Proprio da queste fonti attingerà pure il Palladio, talora riprendendo anche alcuni suoi dise-gni, per non parlare del motivo archi-tettonico della serliana, che appare, tra l’altro, nella Basilica palladiana di Vicenza. Da tutte queste esperienze il Palla-dio ha tratto indubbi insegnamenti non solo nella preparazione del suo trattato I quattro libri dell’Architettura, pubblicati poi a Venezia nel 1570 e diventati ben presto una Bibbia so-prattutto nella costruzione di ville in

ARChITETTuRA | lA RElAZIONE DEl PROF. vIttORIO GAllIAZZO

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Italia e nel mondo anglosassone, ma anche nel realizzare le sue ville nel territorio veneto, dando ad esse un volto nobile e quasi sacro.Le ville palladiane infatti sembrano trarre spunto dal tempio classico, e, fra questi, non dai templi greci co-struiti su gradoni disposti tutt’intor-no e spesso peripteri (cioè con cella circondata da colonne e quindi rela-tivamente bassi rispetto al territorio circostante), ma piuttosto e senz’al-tro dagli alti templi romani su podio e con ampia gradinata soltanto sul

fronte di accesso principale. Secondo Galliazzo “è proprio da un particolare ed eccezionale tempio su alto podio del Foro della città di Roma che Palladio ha tratto il mo-dello preferito del fronte delle sue ville”. Si tratterebbe del Tempio della Concordia, giusto ai piedi del Campi-doglio, da lui senz’altro visto, almeno nella sua porzione inferiore (mentre lo vediamo integro e in opera nelle testimonianze numismatiche), dato che tale edificio stava immediata-mente vicino al Tempio di Vespasia-

no e Tito descritto dal Palladio nel quarto libro del suo trattato.Questo è il tipico prospetto che ri-troviamo in tante ville palladiane ampiamente presenti nel Veneto, strutture architettoniche d’eccezio-ne che hanno finito ben presto per diventare modello da imitare in Italia e in Europa, segnando genialmente fino al pieno Novecento l’architettura occidentale dalle coste americane all’Australia •

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ANONIMO VENEZIANO | DIsPACCIO DA vENEZIA

Laura FincatoLe più potenti gambe dell’ex socialismo italianodi Anonimo Veneziano

Venezia dà un Vescovo oggi a Vicen-za e Vicenza contraccambia con un sindaco: oltre ad essere la perso-nalità di maggior spicco vicentina in laguna, alla testa di un gruppo non sparuto di berici che occupano po-

sti di potere all’ombra di San Marco, credo che Laura Fincato riassuma al meglio, e come pochi, il tratto del manager globale della città del do-mani, magari dell’area metropolitana veneta di cui tanto si parla.

a bordo con Laura

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Per alcuni vicentini, Laura Fincato è ancora quella delle “più belle gam-be del socialismo italiano” di qualche anno fa, ma non è stata per quelle che ha fatto tanta strada. È una don-na che è riuscita a capitalizzare al meglio la sua esperienza politica a Roma e di lobbista a Bruxelles tra-sformando vecchie e nuove amicizie in una rete che la vede protagonista di un vero e proprio gruppo di inte-resse economico-finanziario poten-te. Persino il sindaco Orsoni, che non vanta la vicentina tra le sue cono-scenze più care, pur riuscendo ad estrometterla dal governo cittadino ha dovuto assegnarle un incarico di primo piano: delegata alle manifesta-zioni di particolare rilievo. Detta così, e in qualsiasi altra città del Veneto, un incarico di poco conto, un nonnulla. Ma qui siamo a Venezia dove tante cose non sono quelle che sembra-no: una calle stretta, un sottoporte-go, un androne, una canale o un rio possono portare a luoghi imprevisti sconosciuti compresi i pochi bacari che ancora resistono. Manifestazione di particolare rilievo? Bagatelle come l’Expò a Shanghai, dove Laura Fincato è stata ed è ambasciatrice di una delle poche città europee conosciute dall’esta-blishment cinese, appunto Venezia. Ambasciatrice con la benedizione

del Mae (Ministero affari Esteri) e del-le lobby europee: le missioni in ter-ra cinese si susseguono a un ritmo impressionante da businesswoman d’assalto, mentre quando gioca in casa la nostra segue eventi di primo piano dall’Anno della Cultura cinese in Italia, nonché vernici di artisti che sempre più spazio trovano a Vene-zia, gallerie e collezionisti ben consi-gliati compresi, nonché ovviamente la visita di delegazioni di imprendi-tori e leader cinesi pronti a investire al momento opportuno vagonate di renminbi di una Cina che si va apren-do al mondo: il nuovo segretario del Partito Comunista cinese Xi Jinping e la first lady Peng Liyuan devono guidare il Paese a sorpassare gli Usa e hanno a disposizione capitali im-mensi. Da Shanghai a Milano: Laura Finca-to è alla testa del Comitato Expò e da qui ha tessuto relazioni ed eventi che si svilupperanno nel 2015 lun-go l’asse Milano-Venezia, sul tema dell’ecosostenibilità: quanti di colo-ro che visiteranno l’Expò milanese approfitteranno per fare una visita a Venezia? È affascinante l’abbinata tra Expò e Biennale, Scala e Fenice, Madunina-San Marco… Visto che si va in pensione sempre più tardi, e che il 2015 è fin troppo vi-cino, la nostra è alla guida del team

che sostiene la Candidatura di Vene-zia come capitale della Cultura Euro-pea nel 2019: qui ammettiamolo, le cose non sono semplici, gli ostacoli che giungono dal territorio, alquanto provincialotto, non pochi e gli stessi interlocutori della Regione debolucci a dir poco. In questa vicenda, la Ter-raferma manifesta tutto il suo distac-co, culturale e progettuale, rispetto a Venezia che con i suoi istituti cultu-rali, pubblici e privati, e grandi realtà, dalla Biennale in poi, si muove in una dimensione ben diversa, che Laura Fincato ha metabolizzato benissimo e nella quale si trova a suo agio: pur-troppo, lo scarto, di mentalità e cul-tura è eccessivo e rischia di portare al naufragio questo progetto, che pure avrebbe una sua logica. Ad ogni buon conto, capirete cosa e quanto conti chi si trova a gestire una trama di interessi che si muo-vono tra investimenti in Cina, investi-menti cinesi in Italia, Expò milanese, investimenti e iniziative per la Capita-le Europea della Cultura nel fascino di una città tra le poche ad avere fa-ma mondiale superiore a quella stes-sa del paese che la ospita. Se tutto ciò non è sufficiente, andia-mo avanti con gli incarichi. La nostra Laura figura nel Comitato d’onore di Sudgest, società consortile “im-pegnata nel promuovere e gestire

ANONIMO VENEZIANO | DIsPACCIO DA vENEZIA

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progetti di sviluppo locale sostenibile prestando assistenza alle Pubbliche Amministrazioni e alla società civile dei Mezzogiorni d’Italia e del Mon-do”. Il Comitato d’onore di Sudgest è composto da soli quattro garanti, l’ambasciatore Guido Martini, re-sponsabile della Farnesina per l’Asia e l’Oceania, Carlo Flamment, presi-dente di Formez, già a suo tempo presidente delle società Finanziarie Pubbliche italiane vicepresidente delle società Finanziarie Pubbliche europee, nonché Shashi Tharoor dalla fine dell’ottobre scorso Mini-stro per lo sviluppo delle Risorse umane dell’India dopo essere stato sottosegretario generale per le Co-municazioni e Informazioni pubbliche dell’Onu, nonché candidato india-no per la guida delle nazioni unite. Quarta, ma non ultima in tanta com-pagnia, appunto Laura Fincato. D’accordo, per la consorte di Giulia-no Segre, potente presidente della Fondazione di Venezia e membro dell’Acri, l’organo di rappresentanza nazionale delle Casse di risparmio e delle Fondazioni di origine bancari, nonché amica e sodale di Giuliano Amato, queste frequentazioni ad al-to livello potrebbero essere consi-derate normali. Ma la rete di contatti che attorno ad esse si stabiliscono danno l’idea della dinamicità di una

donna che vive veramente in una di-mensione ben diversa da quella della politica di terraferma, che arriva pun-tualmente in ritardo. La riprova? Andate a leggere il Rap-porto su Venezia Metropoli 2009, un saggio dell’Ocse pubblicato, guar-da caso, dalla Marsilio di Cesare De Michelis, relativo alla terza missio-ne 0cse in Italia , con prefazione – guarda caso - di Giuliano Segre, e il successivo, 2010, Oecd Territorial re-views Venice-Italy: ebbene non solo vedrete già approfonditi tutti i temi, e ben altri, che oggi sembrano essere delle innovazioni sconvolgenti su cui s’arrovella la politica locale sulla città metropolitana tra Venezia-Padova e Treviso, ma scoprirete nelle pri-me righe degli Acknowledgements dell’Oecd (acronimo inglese per Oc-se) che “special thanks are due to Giuliano Segre e Laura Fincato…”. Un sindaco che può telefonare a diri-genti Ocse, ministri indiani, alti mem-bri del Partito Comunista cinese, banchieri e finanzieri di mezzo mon-do potrebbe, con poco, dare una scossa alla vita di tante città venete, guidandole veramente verso la glo-balizzazione pur riuscendo a difen-dere l’identità locale.Un manager di area vasta, dunque. Non è solo per questo che l’attrito con Orsoni è cosa manifesta: se il

primo cittadino di Venezia è un noto velista, la nostra Laura si dà alla voga alla veneta; il primo sogna la Coppa America, la seconda la Vogalonga. C’è chi giura d’averla vista esercitar-si al Lido su un sandalo nel ruolo di poppier, il timoniere, ma al momento le è più congeniale stare di sentina, con la forcola a sinistra. Del resto, la Fincato è donna di sinistra, tra le po-che a usare con naturalezza ancora l’espressione ”amici e compagni”: è stata tra i pochi compagni (e for-se l’unica amica) ad aver fieramen-te contestato a suo tempo l’idea di Veltroni di candidare al Parlamento veneto, tra la benedizione dei demo-cristiani Giaretta e Variati, il vicentino Massimo Calearo per attrarre frotte di voti imprenditoriali verso il Pd. Co-sa che, come aveva previsto la no-stra Laura, non avvenne. Perché la Laura ha la vista lunga e a Venezia ha imparato benissimo a districarsi sia tra i labirinti, dell’alta politica come della diplomazia, delle calli che tra le secche dei canali. Come nell’uso dei grandi mercanti veneziani guarda all’oriente. È glocal a doppio senso, perché pensa e agisce localmente, pensando e agendo globalmente. Per le “più belle gambe del socia-lismo italiano” la Lunga Marcia - Chángzheng in saor - continua •

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libri

Natale alle porte. Tempo di regali e, tra le tante scelte, i libri giocano un ruolo importante. Regalare un tito-lo che ci è piaciuto, o uno di moda? Aggiungere centimetri ai “libri a me-tro” in bella vista in casa (mai aperti ma “non puoi non avere”) o pensare ai gusti di chi lo riceverà?L’importante è che si legga, direbbe più di qualcuno. L’importante è che si venda, aggiungono editori e librai.Comunque sia, il titolo più vendu-to dell’anno è «And the winner is…» Harmony! Sia in versione classica, che in quella rilegata deluxe, vendu-ta in libreria anziché in edicola, pre-sentata come trilogia a € 14,90 l’uno, edita da Mondadori. Avete capito tutti, sto parlando delle Cinquanta sfumature di E.L. James. Qualcuno si sorprenderà, qualcun altro sorri-derà. Un’operazione di marketing che ha battuto in vendite la saga di Harry Potter. Eccovi qualche curio-sità in più:

Harmony è la crasi tra Harlequin e Mondadori, che si sono unite nel 1981. Harlequin è l’editore con il più alto fatturato a livello mondiale, che si occupa prevalentemente di nar-rativa femminile. Sappiamo che nel mondo le lettrici superano i lettori, ma qui parliamo di fatturati da ca-pogiro: 20 milioni di euro e 650 titoli all’anno solo in Italia! La ricetta vincente? Il lieto fine nell’in-contro tra un uomo e una donna. Non è forse il riassunto della trilogia delle Cinquanta sfumature? Questa ricetta potete trovarla condita in 12 modi diversi, basta aggiungere av-

ventura, suspense, ambientazioni storiche, un po’ di erotismo o un piz-zico psicho-thriller ed avrete tutte le collane Harmony, che certo nessu-no legge, ma moltissimi comprano, stando ai fatturati.Sicuramente il prezzo (€ 3,00) e la di-stribuzione in 30mila edicole ne faci-litano la diffusione. Quando Harmony si veste da romanzo vero e proprio e viene distribuito in libreria, il succes-so non può che essere assicurato, guarda caso viene pubblicato pro-prio da Mondadori.E.L. James, vero nome: Erika Leo-nard Mitchell, è un’autrice di format televisivi per la BBC. Nel 2009 si ap-passiona alla saga vampiresca di Twi-light e decide di scrivere un romanzo simile e pubblicarlo sul suo blog, con lo pseudonimo di Snowqueens Ice-dragon. Non avendo grande suc-cesso, sostituisce i vampiri con una ventenne sbadata, alle prime espe-rienze, ovvero Anastasia Steel e un ragazzo ricchissimo, giovane, bello e appassionato di pratiche BSM, Chri-stian Grey.Della trilogia di sfumature in grigio, nero e rosso, quello che ha vendu-to di più è il primo, che finisce con lei che lascia lui. Il secondo è quello che ha venduto meno e il terzo finisce con: e vissero tutti felici e ardenti. Di sicuro E.L. James è quella che finisce meglio di tutti, considerando che la Focus Universal ha pagato i diritti ci-nematografici ben 5milioni di dollari.Vi ho convinti a regalarlo a Natale a quei pochi che non l’hanno ancora?O preferite andare in edicola e spen-dere solo € 9,00 per una trilogia che

potete costruire voi stessi, pescan-do dalle 12 collane Harmony, che in tempo di crisi risparmiare fa sempre bene?

Se Mr Grey e Anastasia li avete già nella vostra vita, o non ne volete pro-prio sentir parlare, quale lettura offrire in dono per Natale? Non è così facile consigliare un libro, è un po’ come regalare un profumo, ci sono tante variabili da considerare, partendo dai gusti di chi lo riceve. Il genere, ad esempio, non è da sottovalutare. I noir/thriller si prendono una fetta di mercato non indifferente, che sia-no classici o nuove uscite, poi c’è la narrativa, mare magnum della lettura e la saggistica, per saperne sempre qualcosa in più. Un’autrice brillante e delicata quanto originale, che ho scoperto quest’an-no è Aimee Bender; Marilù Oliva, invece, è ottima per avvicinare alla lettura i ventenni, che si potranno riconoscere nella sua Guerrera, op-pure con Pennac e Sepùlveda, en-trambi di nuova uscita, si va sempre sul sicuro. Cito volutamente solo gli autori, così ognuno potrà scegliere più liberamente i titoli, sia mai che si pensi che preferisco un editore ad un altro. Dirvi poi da cosa si capisce la qualità di un libro è più difficile che capire se è nato prima l’uovo o la gallina, per tutto il resto c’è l’istinto o un buon libraio. Non dimenticate che leggere è re-galare del tempo a se stessi, rinun-ciando a tutto il resto. Buone feste e buone letture •

LIbRI LETTERATuRA E uOMINI | A CuRA DEllO sPRItZ lEttERARIO

50 sfumature di… best sellere consigli per gli acquisti natalizidi Marianna Bonelli

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FESTE NATALIZIE | DOvE vANNO I vICENtINI?

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Nonostante la crisi e le nuove ten-denze gli italiani a Natale restano legati alle tradizioni. Oltre al prese-pe, all’albero, allo scambio di doni e al pranzo in famiglia la fine dell’anno per qualcuno coincide con il periodo delle vacanze invernali. Rigori della stagione fredda e congedo dal lavo-ro accendono la voglia di partire. Tal-volta anche solo per un breve stacco dalla quotidianità. Non sempre verso mete lontane. A determinare se la destinazione sarà vicina o lontana, oltre al tempo a disposizione, sicura-mente incide la disponibilità econo-mica. Lasciata alle spalle la città dove il freddo ci sterilizza, e l’inverno è ava-ro di nuvole e sole, sapori e odori lontani hanno un effetto rivitalizzante e valgono più di qualsiasi cura rico-stituente. In fondo cambiamento di clima e relax sono potenti attivatori del buonumore, difficile trovare qual-cosa di meglio. Una carellata tra le agenzie viaggi della città offre un panorama piutto-sto tradizionale. Unica nota diversa: quest’anno pare proprio che saran-no in molti a non andare in vacanza! “Chi non ha problemi economici ha già prenotato con largo anticipo ver-so mete a lungo raggio” ci spiega

Antonella Conte, titolare dell’Agenzia Palladio di Vicenza. “Stati Uniti, Carai-bi, Mauritius, Maldive sono le mete preferite per un soggiorno fino a due settimane. Per contro, chi ha meno tempo a disposizione o un budget più limitato si orienta verso le capita-li europee come Barcellona, Parigi, Berlino con un soggiorno di due o tre notti, volo più hotel, soprattutto per il capodanno. Il gap tra le due tipolo-gie di clienti è sempre più evidente. Quella che è venuta a mancare è la fascia intermedia di viaggiatori”.Tendenza confermata anche da Eri-ca dell’Agenzia Elite Viaggi. “Il cliente si rivolge a noi soprattutto per due, massimo quattro giorni di viaggio nelle capitali europee. Il Capodanno e l’Epifania sono i periodi preferiti”.Vittorio, titolare dell’Agenzia Avit, alla domanda dove vanno in vacanza i vicentini a Natale risponde: “Ma i vi-centini vanno in vacanza? L’inverno non è il momento più richiesto per i viaggi. Gran parte approfitta del-le seconde case, sull’altopiano, in trentino. Chi non possiede un allog-gio di proprietà ricorre all’affitto o al soggiorno in albergo, che prenota direttamente. Per vacanze a medio o lungo raggio, la destinazione ri-mane una questione di budget. Se

la disponibilità è esigua la meta più gettonata rimane il Mar Rosso. Di-versamente le mete preferite riman-gono USA, Maldive, Zanzibar, Kenia. Meno i Caraibi che sono più costosi e richiedono un periodo di soggiorno più lungo”.In generale si assiste a un calo nel settore turistico. Se si deve far qua-drare il bilancio familiare, la spesa per i viaggi è la prima a subire riduzioni e tagli.Della stessa opinione è anche Moni-ca, titolare dell’Agenzia Bluvacanze. “I vicentini quest’anno staranno a ca-sa! Una stagione nel complesso un po’ sottotono. Può succedere che si cerchi una destinazione per il clien-te e non si trovi posto perché tutto completo. Questo dipende dai Tour Operator che hanno soppresso mol-ti voli charter e non certo per la man-canza di disponibilità delle strutture. Per quanto riguarda le destinazioni, il Mar Rosso è un evergreen. L’Egitto ha costi molto bassi e rimane la meta preferita, sia come vacanza in villag-gio sia per la crociera. Non manca la montagna per la quale esistono interessanti proposte a Natale. Piac-ciono anche Capoverde e le Maldive ma si tratta sempre di budget più so-stanziosi” •

andarsene o no?

Quest’anno tutti a casaIn crisi le agenzie turistichedi Elisabetta Badiello

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Quando il cameriere urlò ai pochi av-ventori del locale “ultima birra”, ebbe un sobbalzo. Finì velocemente di be-re e uscì dalla birreria. Corse verso la fermata del tram e prese a volo la vettura che andava verso il centro. Il dolce tepore del riscaldamento gli fece riprendere fiato, però non riuscì ad allontanare il senso di estraneità che provava verso luoghi e vie che un tempo e per tanti anni gli erano stati familiari.Le strade erano deserte e il tram arri-vò presto in piazza della Repubblica. Scese e, attraverso la Celetna, rag-giunse in pochissimo tempo piazza della Città Vecchia.Era la notte di Natale. Le luci della città si confondevano con quelle ab-baglianti e spocchiose delle vetrine, al centro della piazza un gigantesco abete gareggiava in altezza con la torre del Municipio. Nonostante l’ora tarda e il freddo pungente, gruppi di turisti vocianti prendevano ancora

d’assalto le bancarelle che avevano trasformato quel salotto cittadino in un enorme e squallido bazar.La sua prima sensazione fu di fuggi-re, di tornare in periferia, poi cambiò idea e si diresse verso il caffè che sta sotto i portici del lato della chie-sa. Prese posto in un tavolino isolato che però non gli impediva di vede-re il centro della piazza e la folla che sembrava in tempesta.Provò a chiudere gli occhi e a dimen-ticare il presente. Da dieci anni man-cava da quella città, da dieci anni non vedeva Klara e adesso era tornato per lei. Era tornato perché da un me-se un sogno tormentava le sue not-ti. Klara continuava a chiamarlo da un mondo che non era più il loro, lo chiamava e gli diceva di tornare.Forse sarebbe stato più facile rag-giungerla nella città di dieci anni pri-ma oppure nella città che aveva conosciuto e amato sui libri.Perché i libri non possiedono il sorti-

legio di riportare indietro le lancette del tempo? Perché non riescono a restituirci affetti, voci e volti che ab-biamo perso per sempre?Aveva ancora gli occhi chiusi e ria-prendoli, avrebbe voluto sentire nella piazza le voci del teatrino umano che avevano animato il Natale di un tem-po ormai lontano. Avrebbe voluto essere lui il bambino che si fermava in mezzo ai baracchini ad ascoltare il bulgaro Duko Petkovic che vendeva miele turco a guardare estasiato le statuine colorate da presepio prove-nienti dai Monti Metalliferi.Là in quel mercato variopinto, lui-bambino avrebbe ritrovato Kla-ra-bambina e insieme avrebbero scacciato quel sogno che lo tormen-tava.Un sogno l’aveva riportato in quella città, in quell’inverno senza neve e senza allegria.“Sono morta” – gli diceva Klara “ma tu non devi aver paura perché la

Il ritornoBuon Nataledi Filadelfo Giuliano

Ph©GiuliaZemin

TRADIZIONI | uN vICENtINO A PRAGA

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Praga

morte è passaggio, è trasformazio-ne. Vieni nella città che hai amato, è tanto che sei lontano da lei e da me”.Finalmente di decise ad aprire gli oc-chi: tutt’intorno una grande calma lo invitava a lasciare il caffè e a raggiun-gere il centro della piazza ormai qua-si del tutto deserta.Respirò profondamente e per dei lunghissimi attimi volle assaporare il silenzio irreale che si era impadronito di quel luogo. Tornò sotto i portici e si fermò davanti all’ingresso di Tyn. Si era mosso automaticamente come se una forza sconosciuta lo obbli-gasse a dirigersi verso la chiesa.Mise la mano in tasca e tirò fuori una lettera di Klara, l’ultima lettera che aveva ricevuto da lei, gettò gli oc-chi su una scrittura ormai sbiadita e lesse alcune righe: “ Spero che non siano vere le parole che mi hai det-to l’ultima volta che ci siamo visti: “E’ meglio dimenticare Praga”. Lo so che è stato uno sbaglio perché subi-

to dopo ti sei corretto dicendo che è impossibile dimenticare la mia città”.Non aveva mai risposto a quella let-tera e aveva tentato di cancellare quella città dalla sua vita. Lesse an-cora una volta quelle frasi, poi rimise la lettera in tasca e attese.All’improvviso fu travolto da una pie-na di luci e di voci: era finita la messa di mezzanotte e la gente si riversava fuori dalla chiesa. La sua attenzione fu catturata da una mano che si al-zava in segno di saluto. Era Karel che con passo sicuro si di-rigeva verso di lui come se sapesse che lo avrebbe trovato lì. Lo fissò in volto e capì ciò che l’amico stava per dirgli.“È morta un mese fa. Una settima-na prima di morire venne da me e mi diede il suo diario pregandomi di consegnartelo quando saresti tor-nato”.Si ritrovò in mano il diario di Klara mentre il suo amico si allontanava e

svaniva nell’oscurità.Aprì le pagine dove si racchiudeva il segreto di una vita di cui Klara aveva voluto fargli dono. In mezzo ci trovò una lettera a lui indirizzata.“Adesso so che le tue parole erano vere, però so che un giorno tornerai e di nuovo cominceremo a sogna-re…”.Ripensò di nuovo alle parole che lei gli aveva detto mentre un giorno at-traversavano il Ponte delle Legioni: “Non devi avere paura della morte perché è solo passaggio, è trasfor-mazione”.L’attesa era finita e aveva ritrovato Klara. Si mosse dalla piazza e andò in direzione della Celetna. Uno scono-sciuto gli urlò festosamente “Vesele Vanoce”.“Buon Natale” rispose •

N.B. Nelle birrerie popolari praghesi il cameriere avverte gli avventori della chiusura del locale con il grido “ultima birra”. Il “teatrino umano” cui faccio riferi-mento nel racconto è quello descrit-to da Johannes Urzidil nel Trittico praghese (Adelphi, Milano, 1993).“Vesele Vanoce” vuol dire “Buon Na-tale”.

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100 anni fa

Nel 1912, Vicenza si prepara alle fe-stività natalizie in un clima fatto di no-tizie e avvenimenti fra i più disparati.C’è stata l’eco della tragedia del Ti-tanic con 1600 vittime; si festeggia il primo decennale della Società Gin-nastica Umberto I; nelle osterie e nelle case popolari si sente cantare “Tripoli bel suol d’amore”, ricordando i soldati italiani in guerra contro l’Im-pero Ottomano; vengono ricordati i dieci anni di fondazione dell’Associa-zione Calcio Vicenza; viene cambia-to il nome al Caffè Turco di Campo Marzo in Caffè Moresco, conside-rando l’insegna originale offensiva nel momento in cui i militari italiani so-no in guerra contro le truppe arabo-turche.Le condizioni economiche in città sono purtroppo ancora di estrema

indigenza, anche se si danno da fa-re, encomiabilmente, le Dame della San Vincenzo, così come le Cucine Economiche della Società cattolica operaia vicentina in contrà Oratorio dei Servi, dove vengono scolate mi-nestre calde a decine di mendicanti. Analogamente ciò avviene anche in stradella Stalli, dove operano le Cuci-ne popolari della Croce Verde.La Congregazione di Carità, che ge-stisce l’Istituto Proti-Vajenti-Malacar-ne per nobili decaduti (57 “graziati”) e l’Istituto Ottavio Trento a San Pietro (100 ricoverati), oltre ad altri Istituti minori per l’Infanzia, distribuisce ogni giorno i Buoni, che consentono a de-cine ,di famiglie povere di acquistare gratuitamente latte, burro e formag-gio in determinati spacci. Sono il ca-valiere Giulio Maran (primo violino

dell’orchestra dei teatri Eretenio e Verdi) e Pietro Rizzato (“fabriziere” ai Carmini) i cittadini adibiti a questo scopo.Il Comune, dopo attento esame, ri-lascia annualmente la Tessera dei Poveri a qualche migliaio di famiglie, documento che serve per ottenere gratuitamente le medicine occorren-ti in caso di malattia.Malgrado tutto ciò, le necessità sono sempre maggiori di quanto si possa fare, comprendendovi anche gli sfor-zi delle parrocchie, dei Circoli Giova-nili, delle Società di Previdenza e di Mutua Assistenza, oltre all’apporto di qualche nobile benestante chiamato alla presidenza di varie Società citta-dine (La Formica, La Marmitta, l’Oca, la Mutuo Soccorso, ecc.).Ed ecco intervenire, in quel dicembre

1912, il Titanic e altroLa città nella morsa della libertàdi Walter Stefani

TRADIZIONI | Il NAtAlE

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1912, la Società Ranella, che associa appassionati ciclisti e dalla quale na-scerà il Veloce Club Vicenza. Sono i vari Adriano Pittarlin, Vittorio Corrà e Ilario Cres che, aiutati dai consiglieri, provvedono a confezionare 250 ce-sti natalizi contenenti quanto occorreper imbandire un pranzo sufficiente per una famiglia nel giorno del Santo Natale.Tutto il lavoro di preparazione e confezionatura dei cesti viene svol-to dentro la gloriosa palestra delle Scuole Elementari di Santa Caterina, dove il prof. Libero Scarpa, bene-merito educatore, tiene corsi gratuiti di ginnastica e dove - guarda caso - dieci anni prima veniva costituita l’Associazione Calcio Vicenza.Per la cronaca diremo che, dieci an-ni dopo, lo stesso luogo servirà da

Centro Organizzativo Provinciale per le squadre fasciste partecipanti alla Marcia su Roma: potenza dei de-cenni!Comunque, ritornando a quel di-cembre 1912, sotto lo sguardo sorri-dente del parroco di Santa Caterina e Ognissanti, don Ernesto Tescari (il parroco d Neri Pozza), il giorno della vigilia di Natale vengono consegnati i cesti a quanti possono esibire il Buo-no a suo tempo distribuito dal con-siglio direttivo della Società Ranella a famiglie emarginate che, magari, non conoscevano o non bussava-no alla porta delle Istituzioni di Carità, oppure si vergognavano a chiede-re l’elemosina e non frequentavano chiese o parrocchie.Così, nel cortile di quelle scuole che ospiterà per decenni le varie

competizioni ginniche e sportive dell’Umberto I, che vedrà marcia-re le centurie di Balilla moschettieri, che nel secondo dopoguerra vedrà sorgere i primi campi di tennis del Dopolavoro Aziendale del Comune (e dove oggi insiste la Scuola Media “Maffei”), il giorno della vigilia di Nata-le 1912 sarà un momento di festa per tante famiglie indigenti, e renderà fie-ri i componenti del Comitato direttivo della “Ranella”, tanto che si faranno immortalare dal fotografo.Questa iniziativa, unica nel suo gene-re, verrà ripresa nel 1949 da Gianni Boschiero, Capo del Clan Seniores GEI, con la Lotteria Benefica del Ce-stone Natalizio; una specie di “buona azione” collettiva della città e che du-rerà, ininterrottamente, per 60 anni •

• 1912 - L’attesa per il cesto natalizio della “Ranella” a Santa Caterina

• 1912 - I cesti natalizi della “Ranella” pronti per la distribuzione

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DIARIO DEL MESE | sAlvIAMO lE CABINE tElEFONICHE

u na battaglia culturale

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Salviamo le ultime cabine dove dire “Ti amo” o “Butta giù la pasta”Telecom chiede il parere ai cittadini prima di sopprimerle. Sarà dunque bene pensare a un servizio pubblico che nessun cellulare in realtà può sostituire.di Stefano Ferrio

Lì giace, moribonda, lungo via Batta-glione Val Leogra, periferia ovest di Vicenza.Assordata dal traffico che corre ver-so le Cattane da una parte, e via Legione Antonini dall’altra. Sputo di asfalto dove ancora sopravvive, si-lente custode di migliaia di voci rac-colte nei lunghi e intensi anni della sua esistenza.Innumerabili ore di “Ti amo”, “Butta la pasta”, “Non puoi farmi questo”, “Volevo dirti di tirare giù le serrande prima di uscire”, “Guarda che tuo cognato è un idiota”, “Buonasera signora, c’è Cinzia, per favore?”, “Il dottor Remonato la prega gentil-mente di richiamare”, “Per cortesia, Gaudenzio, mi metta da parte due porzioni di baccalà”.O chissà se non è meglio specifica-re che “lì giaceva”, visto l’intervallo di tempo tipografico intercorso fra la scrittura e la lettura di queste righe. Giorni in cui, da un così anonimo angolo di strada, potrebbero averla tolta, “sradicata”, la cabina telefonica di via Battaglione Val Leogra. Quella dove campeggiava l’asettico avvi-so con cui Telecom comunicava lo smantellamento dell’impianto, se

entro il 31 ottobre non fosse giunto un congruo numero di richieste di “grazia”.Non sappia di iperbolico, l’uso della parola “grazia”, perché un po’ so-migliano a esecuzioni sommarie queste continue, inarrestabili sop-pressioni di cabine telefoniche, in realtà condannate a morte già nel 1994, quando la cara, vecchia e mai troppo amata Sip – Società ita-liana per l’esercizio telefonico – si estingueva a favore dell’attuale, più manageriale e anaffettiva Telecom. Cambio di gestione e filosofia azien-dale che ha notoriamente compreso la progressiva scomparsa di questi, autentici tempietti del servizio pubbli-co di fronte ai quali si poteva anche fare la fila: ognuno con i suoi gettoni a cui affidare dichiarazioni d’amore, liste della spesa, raccomandazioni ai bambini, note per la segretaria, nu-meri del Lotto, mozziconi di segreti, disperanti problemi algebrici, comu-nicati politici più o meno sovversivi.Semicomparsa la sensazione, non sempre gradevole, di sentire sull’orecchio il “calore” sudaticcio di una precedente telefonata. Abolito il toc toc sul vetro, utilizzato per far

intuire che mezz’ora con l’amante al parco del Risorgimento era impel-lente quanto il nome del medicinale da comperare per la nonna. Erano gli effetti collaterali di un bene comune oggi rottamato a favore di conver-sazioni sul cellulare che, ispirando la pura illusione di favorire una mag-giore privacy, in realtà consentono, tramite satelliti e tabulati, il costante controllo di ciò che facciamo, e do-ve, e a che ora, e con chi.Ecco perché, nei limiti del possibile, salvare le cabine telefoniche che a Vicenza ancora sopravvivono in via Battaglione Val Leogra, ma anche al Mercato Nuovo, in stazione ferrovia-ria, in corso Palladio, in zona ospeda-le, nonché in altri, più o meno visibili siti. Non è solo una battaglia poetica, ma anche un filino civile e cultura-le. Perché con la scheda che ha da tempo sostituito il gettone si fanno le chiamate più utili, più riservate, even-tualmente più disperate. In fondo il tempo di pronunciare tre frasi fonda-mentali come “Ti amo”, “Va a cagare” o “Butta giù la pasta” è praticamente lo stesso •

u na battaglia culturale

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L’ALTALENA | lO sPORt sENZA vElI

Il secolo di vita della Coppa Davis ha regalato una di quelle pagine che fanno bene allo sport, e non solo. Il protagonista si chiama Radek Ste-panek, è un figlio della Repubblica Ceca e di anni ne ha 34. Nel circui-to del tennis era noto anche (se non soprattutto) per le sue scorribande amorose, essendo stato tra l’altro fi-danzato di Martina Hingins prima di sposare la connazionale Nicole Vai-disova, bambina prodigio del tennis, capace nel 2004 di vincere, appena quindicenne, un torneo Wta, però presto ritiratasi dall’attività agonistica per dedicarsi alla cura di una bellezza fisica davvero speciale. Già invidiato il giusto per questo, insensibile all’eti-chetta di brutto anatroccolo che lo accompagna (e in effetti non può certo essere definito un fotomodel-lo…) nemmeno – dicono – un mostro di simpatia, il buon Radek ha scelto la passerella della finale di Coppa Davis nella sua Praga per ritagliarsi il profi-lo da eroe. Lui, eccellente doppista ma singolarista non di prima fascia a dispetto di un apprezzabilissimo serve&volley (e la poltrona 31 nella graduatoria Atp sta lì a dimostrarlo), s’è trovato di fronte lo spagnolo Al-magro (11 al mondo) nella sfida che sul 2-2 assegnava l’agognata insala-tiera d’argento. Il ceco ha retto bene l’enorme pressione, giocando me-glio (o meno peggio, come sugge-riscono i maligni) del rivale e finendo trionfante in 4 set. Gli amanti delle statistiche precisano che nessuno prima di Stepanek era riuscito a 34 anni a vincere il match decisivo nel-la finale di Davis. Ma non è solo per questo particolare che la sua altale-na punta al cielo. È tutta quest’ultima sua pagina tennistica che vale il 9. Con l’apprezzamento che si allarga a comprendere (con inevitabile invidia) anche le sue conquiste amorose.

Sempre in ambito tennistico, c’è un’altra vicenda che ha per prota-gonista un figlio dell’est. Si chiama Marat Safin, talentuoso russo che ha detto basta con l’attività agonisti-ca dopo una carriera che l’ha visto numero 1 al mondo per 9 settimane e trionfatore in 2 tornei del Grande Slam. Un curriculum sicuramente doc, solo che di lui adesso si parla per altri motivi, comunque tennisti-ci. È suo infatti il record (ufficioso ma non troppo) di racchette rotte (vo-lontariamente, sia chiaro) in carriera. Siamo a quota 1055, un’enormità che da sola fa guadagnare al nostro un inesorabile 3. Detto che se fossi-mo stati i suoi fornitori non ci avrem-mo pensato un attimo a rescindere il contratto, un voto certo non più alto va all’Atp, che ha deciso di as-segnare un premio speciale a Safin proprio per i suoi molteplici esercizi di… rottura. Il russo l’ha buttata sullo scherzo, raccontando che avrebbe potuto far di meglio se non si fosse stancato di giocare già a 29 anni. “Rompino” sì, ma almeno anche spi-ritoso, il che non guasta.

Dal tennis al calcio, un pianeta al solito affollato di storie, storielle e storiacce. Cominciamo da un altro ragazzo che ha sangue dell’est, an-che se il suo passaporto è svedese. Si chiama Zlatan Ibrahimovic detto Ibra e qualche giorno fa ha pensato di infilare 4 volte, con la maglia del-la sua nazionale, la porta dei “leoni” inglesi in una partita amichevole. Già la quaterna sa di straordinario, ma lui ha voluto far di meglio, perché il suo ultimo gol è stata una perla di rarissi-ma bellezza, una rovesciata da fuori area che ha mandato il pallone a de-positarsi magicamente nella porta sguarnita. In molti si sono lanciati a promuovere quel gol fra i migliori nel-la storia del calcio, qualcuno s’è spin-to ancora più in alto, incurante che di lì a qualche giorno analoga prodezza sarebbe riuscita al milanista Mexes in Champions League. Ora non è per sminuire la performance, ma un gol come quello di Maradona all’Inghil-terra nei mondiali del 2002 in Messi-co resta al momento ineguagliabile. Comunque chapeau a tutti (e un 9 a Ibra), perché sono numeri del gene-re che rendono godibilmente eterno il calcio.

Ciò di cui il calcio farebbe volentieri a meno, invece, sono i veleni che a ritmo frenetico agitano l’ex campio-nato più bello del mondo. Siamo in Italia, ovviamente, dove ultimamente non se le sono mandate a dire l’inte-rista Cassano e l’allenatore juventino Conte. In un rapido botta e risposta sono riusciti a dare il peggio del loro repertorio, con accuse violente che sono andate ad interessare anche la sfera privata. La sfida ha avuto solo perdenti, in parti eguali, con una no-ta di demerito speciale per il tecni-co della Juve, da cui sarebbe stato lecito aspettarsi un atteggiamento, se non più signorile, certo più distac-cato. Evidentemente era chiedere troppo. Il 4 è d’obbligo per entram-bi. Ma non se la cavano meglio pu-re le due società di riferimento, che avrebbero dovuto vigilare, impeden-do quelle antipatiche esternazioni. Ma evidentemente lo stile è una virtù smarrita.

Quando lo stile ti diverteL’ex portiere Bardin ha scritto un libro emozionantedi Andrea Libondi

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Chi lo stile non lo dimentica, invece, è Adriano Bardin, l’ex portiere del Vi-cenza per anni nel giro della nazio-nale (e del calcio che conta) come collaboratore di Trapattoni. Da tem-po ritiratosi nella sua Schio a godersi una serena pensione, il “Bardo” ha pensato bene di riempire il tempo libero con un libro godibilissimo di memorie calcistiche. “L’ultimo spo-gliatoio” il titolo di un racconto che parte da lontano per arrivare ai giorni nostri passando attraverso segreti, gioie e dolori in campo azzurro. Bra-vo “Baffo”, proprio una bella… parata di sentimenti e di umanità che gli vale un bell’8.

Da un libro all’altro, sempre con i co-lori biancorossi come denominatore comune. È ormai in rampa di lancio l’ultima fatica di Marino Molon, im-prenditore di successo in vari campi e già presidente del Vicenza. Lui si sdoppia tra quel ruolo di motivato-re di cui va orgogliosamente fiero e quello di uomo di sport per il quale potrebbe sentirsi ancora pronto a raccogliere una qualche sfida, non necessariamente in Italia. In ogni ca-so resta un personaggio da monito-rare con attenzione. Il voto resta in sospeso, nell’attesa di saperne di più sul libro.

l’ultimo spogliatoio

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Ancora calcio. Teatro la Scozia e, se-gnatamente, le due realtà che fanno capo a Glasgow, Rangers e Celtic. I primi, dopo anni di trionfi (in ba-checa 54 titoli nazionali) si ritrovano quest’anno in quella che sarebbe la nostra C2 per una serie di disavven-ture economiche che li hanno portati al fallimento. Ebbene, visto che la fe-de non conosce categorie, ci sono puntualmente 50 mila spettatori che nelle passerelle casalinghe affollano Ibrox Park. Quando si dice l’attacca-mento. Non si scherza nemmeno sul fronte Celtic, che ha festeggiato i 125 anni di storia prendendosi il lusso, in Champions League, di battere a do-micilio nientemeno che sua maestà il Barcellona. Di quella sfolgorante notte sono passate alla storia anche le lacrime di Rod Stewart, il cantan-te che del Celtic è il tifoso più cele-bre. Tradizionalmente divise da una rivalità consolidata che spazia anche sul versante religioso, le due società nell’occasione si ritrovano piacevol-mente unite da una valutazione che sa di qualità: 8.

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Per chiedere una storia che sembra pensata apposta per il Natale. Suc-cede dalle parti nostre, ad Arzigna-no, dove la locale squadra di calcio a 5 femminile, che scorrazza nel cam-pionato di serie D, è riuscita a taglia-re uno storico traguardo. Già, dopo qualcosa come tre anni di attività le “Grifine” hanno centrato la loro prima vittoria. Campane a festa e brindisi obbligati, con tanti ringraziamenti a tutti, ragazze e uomini dello staff che hanno lavorato per questa conqui-sta. Perché è vero che l’importante è partecipare, ma qualche volta è bello anche vincere. Nel 7 che accomuna tutta la società c’è posto anche per Balsemin, l’ex allenatore che da po-co aveva lasciato l’incarico. Va bene che adesso sono altri che comanda-no, ma meriti e riconoscenza sono anche per lui. Alla prossima •

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• Nella foto: Adriano Bardin, ex portiere del Vicenza, autore

del libro “L’ultimo spogliatoio”

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SALuTE | RuBRICA PuBBlIREDAZIONAlE A CuRA DI KYOss IN COllABORAZIONE CON MEDICA GROuP

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MEDICA GROUP srlVia L. Da Vinci, 41

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Fax 0444 602 676

Alessandro Lampreda, medico dietologo e

mesoterapista, competente in medicina del lavoro e presidente

del Poliambulatorio Medica Group.

Periodo di bilanci quello che coin-cide con la fine dell’anno. Non solo per quanto riguarda il portafoglio ma anche per il nostro fisico. L’inverno segna l’arrivo dei primi freddi e an-che gli acciacchi che erano rimasti silenziosi nella stagione estiva torna-no a farsi sentire. Talvolta un dolore subdolo che si acuisce con l’arrivo dell’umidità. Ma più spesso una si-tuazione di malessere che emerge a seguito di stress, ansia, paura, disa-gio. La sensazione è di essere sem-pre in prima linea, con il timore di non farcela e con un senso di oppressio-ne e sfiducia. “Si sta chiudendo un anno difficile” spiega il dottor Alessandro Lampre-da di Medicagroup “sono in aumen-to le persone che si rivolgono alla nostra struttura per un supporto psi-cologico, indice che la depressione è una patologia in aumento. C’è an-che un incremento nella domanda di prestazioni mediche legate a patolo-gie che derivano dalla somatizzazio-

ne delle tensioni quotidiane”. Fin dall’antichità si è sempre saputo che sentimenti ed emozioni eserci-tano il loro effetto sul corpo. Talvolta l’emozione può anche dare origine a malattie vere e proprie. Dai problemi cardiocircolatori come l’ipertensione e l’aritmia a quelli dell’apparato ga-strointestinale. Dalla cefalea, crampi muscolari, torcicollo fino ai disturbi della pelle come orticaria e psoriasi.“Considerando che non esiste una ricetta per sottrarsi alle avversità” prosegue il dottor Lampreda “può essere d’aiuto affrontare ciò che la vita ci riserva in salute, con buona volontà e disponibilità d’animo se-rena. Per fare questo è importante avere il conforto di essere “in forma” anche fisicamente”. E se per l’auto ricorriamo a un ta-gliando annuale al raggiungimento di un certo numero di kilometri, perché non riserviamo la stessa attenzione alla nostra salute? “Un elettrocardiogramma, un’anali-

si del sangue o una visita completa possono escludere patologie serie e metterci nella condizione di affronta-re gli accadimenti quotidiani con uno spirito più leggero” suggerisce Lam-preda. Quello offerto dal medico è un servi-zio molto prezioso. Non solo in caso di emergenza, di fronte ad una pre-cisa patologia, ma il suo sostegno potrebbe essere di maggior aiuto se utilizzato in via preventiva. Con la sua esperienza è in grado di cogliere an-che ciò che non emerge dai sintomi dichiarati dal paziente ma di andare oltre, leggendo ansie e tensioni pri-ma che sfocino in qualcosa di grave.“Per questo è importante ascoltare il proprio medico” prosegue Lampre-da “parlare con chiarezza, e soprat-tutto aver fiducia. La comunicazione tra paziente e medico è il presuppo-sto per garantire quella sicurezza e serenità che sono ingredienti fonda-mentali del benessere fisico e psichi-co” •

Stress e ansia sempre più fonte di malessereUn controllo medico può contribuire a migliorare la qualità di vita

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SORRIDERE CON LA SATIRA | lO ZAPPING DEllA DElusIONE

Chi la guarda più la tele? Più che ter-restre, il digitale si è rivelato extrater-restre perché un cervello umano non può tener dietro alla programmazio-ne di 458 canali che offrono 18 mila trasmissioni 24 ore su 24; ci sarebbe voluto almeno un telecomando con duecento tasti. Così la stragrande maggioranza degli italiani che sono diventati matti a scegliere il nuovo modello di tv ultrapiatto o sono di-ventati ancora più matti collegando il decoder al vecchio televisore (co-me montare la marmitta catalitica su una Fiat 127) continuano a sgrana-re il solito rosario dello zapping, Rai, Mediaset e La Sette, ma sempre più annoiati e delusi. La tivù generalista si è scoperta improvvisamente vec-

chia e senza idee, in crisi di audience e di pubblicità, costretta a sopravvi-vere di eventi come lo spettacolo di Celentano all’arena di Verona con i badanti travestiti da economisti. La parola d’ordine è “ridimensiona-mento”. A Canale5 ci stanno già la-vorando: quest’anno è saltata, ma la prossima edizione del Grande Fra-tello non sarà più in una lussuosa villa con piscina, ma in un trilocale con un solo bagno in un condominio di Cen-tocelle. Anche il programma di Gerry Scotti “Chi vuole essere milionario” cambierà in “Chi vuole arrivare a fine mese”, con un superpremio finale di 1000 euro. A Raidue, invece, l’“Isola dei famosi” , diventerà “La zattera dei disperati”, un reality a costo zero con

12 semivip lasciati in mezzo all’ocea-no su di una scialuppa che fa acqua. Su Raiuno “Ballando sotto le stelle” cederà il posto al più rurale “Mun-gendo dentro le stalle”, dove coppie di vip si sfideranno nella mungitura di vacche più o meno consenzienti. La linea del risparmio continua anche su Raitre dove lo storico “Chi l’ha visto?” sarà sostituito dal meno dispendioso “Chi l’ha sentito?”. Su Rete4, giubila-to Emilio Fede, i conti sono tornati in pareggio ma i tagli hanno comunque toccato i film di Don Camillo e Pep-pone, riprogrammati in lingua core-ana giusto per svecchiarli. Infine su Italiauno “Le iene” sarà addomesti-cato nel meno esotico “I criceti” •

Totem e TivùLa parola d’ordine è “ridimensionamento”di Alberto Graziani

chi guarda più la tv?

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Rock Chamber

ARTE | DEsIGN A vICENZA

• Arik Levy, Rock Chamber

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Preistoria del futuroArik Levy alla Fondazione Bisazzadi Stefania Michelato

“Noi siamo gli uomini primitivi del fu-turo e questa è la nostra grotta fu-tura”. Con queste parole il designer israeliano Arik Levy definisce la sua installazione dal titolo Rock Cham-ber, che nella forma ricorda un enor-me meteorite carbonizzato atterrato sulla terra. L’opera, monumentale, è rivestita di mosaico nero, screzia-to di riflessi viola, blu, dorati. È stata progettata site specific per la Fonda-zione Bisazza, un’azienda che sulla tradizione millenaria del mosaico ha costruito la sua storia. La Fondazione Bisazza si propone come nuovo soggetto culturale, an-nunciando un programma di eventi e iniziative di respiro internazionale. Il progetto di Arik Levy è il secondo evento dell’anno, dopo l’inaugu-razione di giugno che ha sancito la nascita dell’istituzione. Rock Cham-ber entrerà a far parte della colle-zione permanente della fondazione,

che già si compone di opere di arti-sti e designer quali Mendini, Hayon, Sottsass, Paladino. La gigantesca meteorite, che misu-ra oltre sette metri ed è alta quasi tre, è collocata in un’ampia sala, in parte concepita e progettata ap-positamente dal designer stesso. È possibile entrare al suo interno, ri-vestito di tessuto color verde acido, come in un ventre morbido, caldo e insonorizzato, molto luminoso e confortevole, oserei dire allegro, che rivela un’anima pop. L’aspetto geometrico della materia è esplorato anche attraverso la pro-iezione di un video d’autore Virtual Truth, anch’esso creato con l’intento di rendere coinvolgente l’esperienza del visitatore: il pubblico può intera-gire con le immagini in movimento e modificare la propria percezione del-lo spazio. Cosa ci piace di quest’opera? Il rela-

tivismo. L’idea di futuro che esprime l’artista, suggerendo che nello scor-rere del tempo il momento presente che ci vede protagonisti sarà pro-babilmente considerato preistoria, mentre per noi è assoluta avanguar-dia. È avanguardia disporre di una tec-nologia capace di riprodurre un simil-meteorite e collocarlo in uno spazio che solo vent’anni fa era un reparto di lavoro. È avanguardia che la tec-nica musiva, nata per impreziosire le immagini sacre nei luoghi sacri, sia usata per rivestire opere d’arte e di design, nuovi simulacri di sen-so per persone che cercano il sen-so. È avanguardia la tecnologia con la quale l’arte ci permette di giocare e modificare le forme degli oggetti d’arte nel video interattivo.È tutto avanguardia, ma è anche preistoria •www.fondazionebisazza.it

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Steo

SCuLTuRA | stEFANO vIsONà

• Stefano Visonà, nel suo studio mentre lavora alla sua scultura “La Metamorfosi”

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Il potere del legnoSteo, una forza della naturadi Anna Fanchin

Stefano Visonà, per gli amici Steo. Classe 1970. Valdagno. Alpinista, amante delle Piccole Dolomiti, de-gli animali e della mitologia, di tutto quell’universo che vede nella mon-tagna il suo comune denominatore. Seguendo la strada già intrapresa in precedenza dal nonno, Steo riesce a dar vita al legno creando vere e proprie opere d’arte. È giovane ma le sue mani, dopo anni di assoluta esperienza unita a totale passione e dedizione, possono dare vita pro-pria ad ogni singola creazione che nasce dal legno, “è il legno stesso a trasmettere la forza dei legami che abbiamo con il nostro territorio” racconta il giovane scultore mentre lavora alle sue creazioni, nel suo la-

boratorio che profuma di bosco. Le figure si materializzano dalle sue ma-ni e diventano simbolo del mondo lasciando però, allo stesso tempo, ampi spazi all’immaginazione. “Utiliz-zo sempre materiali molto duri tra cui il susino, il pero ed il ciliegio” continua Steo, ed è proprio su quest’accurata selezione di materiali che si basa la bellezza delle sue opere, uniche ed irripetibili. A vedere la varietà di sog-getti che scolpisce, si comprende bene l’estro artistico di questo scul-tore. “Faccio semplicemente quello che mi dice la radice, cerco di inter-pretarla senza forzature”. Steo rica-va le sculture da una sorta di Dna del legno, invisibile all’occhio, riportato a nuova vita da una mano che col

tempo ha imparato a non sovrap-porre più le sue immagini al legno che lavora, ma gli lascia esprimere, in tacito ascolto, ogni piega del discor-so. Steo eleva il legno a idolo della ri-cerca, ne nobilita le forme tagliando, grattando, formando. Non solo un lavoro di lima. Sceglie legni pregiati e li colloca laddove la forma della sua mente comincia a raccontargli una storia, un personaggio, un totem, un animale, un albero. Il legno diventa espressione razionale della creativi-tà e inventiva di Steo. Il legno viene dominato dal pensiero e dalla stessa mente di Steo, per trasformarsi ogni volta e raccontare una nuova storia •

• “Lo spannatoio”

• “Gallo forcello”

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Comunicare sè stessiUn’arte che racconta la propria storia di Simone Pavan

Il mondo è cambiato e con esso an-che noi, il nostro modo di vivere e di comunicare. Una volta c’era un so-lo telefono, una sola segreteria che poteva contenere un solo messag-gio, ora per comunicare abbiamo a disposizione centinaia di strumenti che dobbiamo continuamente tene-re aggiornati per rimanere al passo con i tempi, con la moda.Ciò che siamo ora lo possiamo pre-sentare in mille modi, nel web, con la fotografia, con i video. Possiamo mostrare quello che vogliamo, pos-siamo guardarci allo specchio e dire “eccomi questo sono io”. Possiamo tagliarci i capelli in modo asimmetrico e colorarli di verde per esprimere il nostro carattere estroverso, possia-mo farci dei piercing, oppure possia-mo farci un tatuaggio. Un tatuaggio che racconti qualcosa di noi.C’è la ragazzina che non vede l’ora di compiere 16 anni per potersi tatua-re un delfino sulla spalla, una farfal-

lina sulla pancia, l’iniziale dell’attuale ragazzo sul polso, la data del primo viaggio fatto con le amiche lungo il braccio.C’è invece chi vede nel tatuaggio una vera e propria arte, come Silvia Lampreda, giovane tatuatrice vicen-tina di 27 anni, che dopo aver intra-preso studi classici e di arte e design, si è dedicata a quella che è la sua passione più grande: disegnare ed eseguire tatuaggi “su misura”. “Non è come quando vai in un ne-gozio di tatuaggi, sfogli il catalogo e scegli quello che più ti ha colpito” spiega Silvia in un incontro con la re-dazione di Kyoss “io stabilisco una connessione con la persona che mi trovo di fronte, cerco di capire com’è e perché vuole farsi tatuare. A quel punto creo un disegno su misura per lei”. Silvia vede il tatuaggio come un mezzo di comunicazione di sè stes-si e della propria anima attraverso il corpo. Attraverso la pelle.

“È importante che il tatuaggio sia lo specchio della persona” continua la giovane mentre ci mostra alcuni suoi disegni esemplificativi “che sia legato ad essa, non ad un fatto specifico, perché si tratta di una comunicazio-ne visiva conscia e non di passag-gio”.Il suo stile, oltre che unico e “su misu-ra”, va dalle simbologie agli animali, fino agli elementi floreali, rifacendosi un po’ al tatuaggio come elemento ancestrale delle tribù antiche.Attualmente attiva a Vicenza, Vero-na, Udine, Roma, Berlino e Londra, Silvia ha trasformato questa sua pas-sione in un lavoro vero e proprio, per il quale è disposta a girare il mondo in cerca di nuove idee, culture e chiara-mente nuove persone da studiare e tatuare •

Per info: Silvia [email protected]

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ARTISTA | GIANCARLO STELLA

L’irruenza e la quiete del segnoL’arte di Giancarlo Stella

Un poetico viaggio che parte dall’ir-ruenza espressiva di Giancarlo Stella fino alla quiete del segno. Giancarlo Stella è così: passionale, istintivo, senza mezze misure e co-munica con i suoi colori, accesi di una natura interiore che lo scuote nel profondo. Dinamismo materico e allusive traiettorie emozionali do-nano a Giancarlo Stella un approccio espressionista del segno, scaturi-to da un’audace modulazione della materia: l’intreccio materico si stem-pera attraverso vibranti e rapidi se-gni, bruscamente proiettati verso l’esterno. L’occhio dell’osservatore viene col-pito e turbato dalla forza espressiva del colore, che sprigiona tutto il pa-thos interiore dell’artista, comunica l’intenso e sottile senso della vita con paesaggi dal vitalismo prima-rio, fuori dallo spazio e dal tempo. Zampate espressioniste con colori dall’impasto denso e luminoso che raccontano la materia organica del paesaggio: la materia e l’anima, una pittura energica fatta di pennellate data con la foga e la vitalità che da sempre gli appartengono.La materia appartiene ai suoi quadri, il colore ne è l’anima: le sue opere sono le sensazioni, le vibrazioni di ogni essere umano e fluidificando il colore offrono la sintesi del tempo. La sua pittura esprime il desiderio d’intrufolarsi nel colore; quasi lo pos-siede e si fa possedere da esso per diventare un’unica cosa: simbiosi fra materia, colore e artista •

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LOST IN FAShION | A CuRA DI GElINDO PREttO

My name is Bond, James BondUn’icona indiscussa del cinema a partire dagli anni ‘60.di Gek Folley

007

Sono passati cinquant’anni dal primo James Bond, ma il mito torna oggi più attuale che mai. Siamo nel 1952 e Ian Flemming, ma-rito della contessa Anne Geraldine Rothermere Charteris, per sconfig-gere la noia della vita coniugale, si mette al lavoro del primo romanzo di una fortunata serie destinata a rivo-luzionare il mondo del cinema e della letteratura. Si tratta di Casinò Royale. Da allora, con cadenza annuale, si dedica, durante il soggiorno nella villa GoldenEye in Giamaica, alla stesura di un nuovo romanzo. Alla fine la sua opera sarà composta da dodici ro-manzi e due raccolte di racconti.Nasce il mito di James Bond, raffina-to agente segreto britannico con “la licenza di uccidere”. Lo 007 inglese diventa un’icona indiscussa del ci-nema a partire dagli anni sessanta grazie alla superba interpretazione di Sean Connery e della bond girl, la bellissima Ursula Andress. Da Sean Connery a Daniel Craig, passando per Roger Moore e Pierce Brosnan, Thimothy Dalton e George Lazenby, la formula rimane più o me-no sempre la stessa; James Bond

inizia con una bella donna e finisce con un’altra. In mezzo c’è un po’ di tutto, auto potenti, eleganza impec-cabile, Martini cocktail (agitato e non shakerato) e quel sangue freddo ti-picamente inglese. Tante le attrici nel ruolo di bond-girl come Barbara Bach, Ursula Andress, Carole Bouquet, Grace Jones, Maria Grazia Cucinotta e la bellissima Be-renice Marlohe.E poi ci sono le mitiche auto: dalle Aston Martin alle Lotus, dalle Jaguar alle Rolls Royce, passando per Ben-tley e Bmw per poi tornare, nell’ulti-mo “Skyfall” ,di nuovo al passato con l’impeccabile Aston Martin DB5: un marchio di fabbrica per il più celebre agente segreto della storia del cine-ma.Vi consiglio di andare a vedere Sky-fall, il 23° film della serie di James Bond, interpretato per la terza volta dall’affascinante Daniel Craig. Per la bond-girl è stata scelta l’incantevole ed enigmatica Berenice Marlohe. La regia è stata affidata a Sam Mendes. Nel nuovo film la costumista Jany Temime ha cercato di essere fedele a quella che è un’icona: un perfetto

gentlemen inglese, irreprensibile an-che nelle scene d’azione. E per que-sto si è fatta aiutare dallo stilista Tom Ford, che ha tradotto i look di 007 in abiti griffati e indistruttibili. Per la colonna sonora è stata scelta la cantante britannica Adele. Il brano “Skyfall” è stato presentato il 5 otto-bre, in occasione del Global James Bond Day, e oggi è in vetta alle classi-fiche mondiali. Un altro successo per la saga di James Bond, ricordiamo i successi di Madonna, Alicia Keys, Carly Simon e Paul Mc Cartney .Il film nel suo insieme è un vero e proprio ritorno alle atmosfere, allo humor e all’epicità dei vecchi bond movie. Attualizzato e adattato alla presenza scenica per rendere Ja-mes Bond il migliore di tutti, da sem-pre e per sempre il numero uno •

Buon nataleMerry Christmas Feliz Navidad

Gek FolleyInfo: [email protected]

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SOuND AND VISION | A CuRA DI GElINDO PREttO

Imag

ine

Imagine there’s no heavenit’s easy if you tryno hell below usabove us only skyimagine all the peopleliving for today…

Imagine there’s no countriesit isn’t hard to donothing to kill or die forand no religion tooimagine all the peopleliving life in peace…

You may say I’m a dreamerbut I’m not the only oneI hope someday you’ll join usand the world will be as one.

Imagine no possessionsI wonder if you canno need for greed or hungera brotherhood of manimagine all the peoplesharing all the world…

You may say I’m a dreamerbut I’m not the only oneI hope someday you’ll join usand the world will live as one.

ImagineJohn Lennon

Immagina che non ci sia il paradisoè facile se provinessun inferno sotto di noisopra di noi solo il cielo azzurroimmagina che tutta la gente viva per il presente...

Immagina che non esistano frontierenon è difficile da fareniente per cui uccidere o morire e nessuna religioneimmagina che tutta la gente viva una vita in pace...

Potresti dire che sono un sognatorema non sono l’unicospero che un giorno tu ti unirai a noie il mondo sarà unito.

Immagina che non ci siano ricchezzemi meraviglierei se tu ci riuscissiné avidità né cupidigiauna fratellanza di uominiimmagina che tutta la gentesi condivida il mondo...

Potresti dire che sono un sognatorema non sono l’unicospero che un giorno tu ti unirai a noie il mondo sarà unito.

Buon NataleMerry ChristmasFeliz Navidad

Give peace in change Gek FolleyInfo:[email protected]

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Giorgia Ricondaredattricea Venezia82 km a est di Kyoss

Espiritu Maya - Tra misticismo e tradizioni

Gli ultimi giorni della Serenissima

Collateralmente alla mo-stra “Francesco Guardi 1712 – 1793”, è organiz-zato un ciclo di conferen-ze a Ca’ Rezzonico con l’obiettivo di raccontare la Storia di Venezia attra-verso le ‘storie’ della sua città. Si vuole così dar vo-ce alle numerose vicende nascoste (e spesso pri-vate) che si sono susse-guite tra le calli e i palazzi della Venezia in cui visse Francesco Guardi. Inter-vengono alcuni dei mag-giori esperti della storia di Venezia nel Settecento, affiancati da attori che leggeranno testi e docu-menti storici del periodo.L’ ultimo incontro, dal ti-tolo “Sta notte no semo sicuri né anche nel nostro letto. Gli ultimi giorni del-la Repubblica di Venezia” (11 dicembre 2012, alle ore 18), è moderato da Dorit Raines con letture di Alessandro Bressanello.•

Venezia: Antologia di grandi scrittori

Una collana di libri celebra il Nord Est raccontando il territorio e la sua storia attraverso le voci di chi lo ha conosciuto e lo ha amato. Stiamo parlando delle 11 province, tra Friuli Venezia Giulia e Veneto, a cui ciascun libro regala la sua identità.Tra questi, “Venezia. An-tologia di grandi scritto-ri” è il nuovo libro, curato da Tiziana Agostini, che verrà presentato l’ 11 di-cembre 2012 alla Libreria Feltrinelli di Mestre (VE). Il volume racconta il vol-to del Veneto definito da tanti scrittori (degli ultimi 150 anni), che in prosa e in versi hanno propo-sto l’anima della terra a cui sono legati. Si parte da Ippolito Nievo fino al giovanissimo Giovanni Montanaro, finalista del Premio Campiello •

Il 21 dicembre si avvicina e non si fa altro che parlare dell’apocalittica profezia Maya? Sì, infatti con il sol-stizio d’ inverno si chiude l’era Oxlajuj Baqtun (5000 anni), e si ipotizzano i più catastrofici avvenimenti: dai disastri naturali, alla fine del mondo.Ma chi erano questi Ma-ya? A Venezia (Mestre), una mostra ci aiuta a co-noscere e comprendere il loro mondo: il Guatemala. Questo paese infatti offre un paesaggio naturale, spirituale e umano rarissi-mo. Grande natura e scor-ci architettonici, feste e riti religiosi, bisogno di magia e spiritualità. Ma anche la vita quotidiana: nei merca-ti, per le strade di antiche città o in canoa lungo le rive di un fiume. E poi il la-voro artigianale delle don-ne, in cucina o davanti a un telaio, degli uomini nelle fo-reste di cardamomo o nei pozzi di acqua salata.Le oltre cinquanta foto, a colori e in bianco e nero, del fotografo romano Lu-ca Rinaldini, sono un invito a scoprire questo paese fuori dalle rotte turistiche. Ciò che colpisce delle sue rappresentazioni (e del Guatemala) è il continuo mescolarsi di sacro e pro-fano. Ma anche di bellezza e orrore, ricchezza sfac-ciata e povertà estrema, delle torri della zona 10 di Città del Guatemala e del-le stamberghe dei barran-cos. La Mostra è visitabile fi-no al 23 dicembre 2012 al Centro Culturale Candiani di Mestre (VE) •

Vene

zia

cosa succede in città • tradizioni?

city life

Con la partecipazione di studiosi e specialisti di varie discipline storiche e letterarie, il convegno intende approfondire una riflessione su una del-le personalità più signi-ficative del Settecento veneziano, che seppe, grazie alla molteplicità degli interessi e alla vasti-tà delle conoscenze sia in campo umanistico sia scientifico, allacciare una fitta rete di relazioni con i più diversi ambienti della cultura europea. In parti-colare, le giornate di stu-dio promosse dall’Istituto cercheranno di approfon-dire anzitutto gli aspetti riguardanti la formazione culturale del patrizio ve-neto, i suoi carteggi più significativi, i contatti con la corte di San Pietrobur-go, i rapporti con l’am-biente scientifico inglese (Newton).La manifestazione si terrà nei giorni 11 e 12 dicem-bre 2012 all’Istituto Vene-to di Scienze, Lettere ed Arti di Venezia •

3°centenario della nascita Francesco Algarotti

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cosa succede in città • tradizioni?

Dopo oltre 40 anni di esperienza, la produzione Vigolo si articola in una pluralità di prodotti adatti a soddisfare qualsiasi esigenza della Vostra casa, come:serramenti, scale, carpenteria leggera e pesante, nonchè opere e complementi d’arredo su misura e su Vs. disegno in base alle Vs. esigenze.

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Serena Leonardidesignera Milano200 km a ovest di Kyoss

Mila

no

Oh Bej! Oh Bej!

Il 7 dicembre si festeggia Sant’Ambrogio, il santo patrono di Milano. Du-rante questa ricorrenza, si svolge ogni anno nei pressi del Castello Sfor-zesco la fiera “Oh Bej! Oh Bej!”, il mercatino di Na-tale più suggestivo della città, la cui origine si fa ri-salire al 1288. Fra le ban-carelle, aperte fino al 10 dicembre, gli articoli più esposti sono prodotti di artigianato e antiquariato. A rendere la fiera ancora più suggestiva è la possi-bilità di gustare numero-se delizie culinarie tipiche come caldarroste, vino, mostarda e castagnac-cio, sapori immancabili del dicembre milanese •

“Prima” della Scala per i giovani

La Scala, uno dei teatri più famosi al mondo, apre la nuova stagione teatrale a dicembre, precisamente il giorno di Sant’Ambro-gio. La “prima”, evento tanto tradizionale quanto significativo, il 16 dicem-bre verrà appositamente dedicata ai giovani un-der 30, i quali potranno acquistare il biglietto del prestigioso evento ad un prezzo particolarmente accessibile. Lo spettaco-lo che aprirà la stagione 2012/2013 sarà “Roméo et Juliette”, opera core-ografica di Sasha Waltz costruita sulla “Sinfonia Drammatica Roméo et Juliette” di Hector Berlioz •

Le tradizioni della città di Milano sono eventi im-mancabili che oltre ad essere cari ai milanesi at-tirano ogni anno migliaia di turisti da tutto il mondo. In alcuni casi la tradizione non è solo una semplice ri-petizione, ma sa rinnovar-si proponendo ogni anno qualche elemento nuovo per ravvivare ciò che già esisteva e renderlo sem-pre più speciale. Alcune volte, inoltre, la città guar-da specificatamente ai giovani, trasmettendo loro la magia della tradizione e cercando di avvicinarla ai loro gusti e possibilità per renderli attivamente parte-cipi della vita cittadina •

Albero Di Natale - Piazza Duomo

L’albero di Natale in Piaz-za Duomo è una delle tradizioni immancabili del periodo natalizio milane-se, noto per lo splendore e la magia che dona alla zona più prestigiosa della città. Ogni anno si svolge una gara per decidere chi ne sponsorizzerà la realizzazione, sottoline-ando un forte legame fra Comune e aziende pri-vate. L’albero 2012 sarà donato da Gagà Milano, orologiai milanesi doc. Si tratta di un abete alto 20 metri, decorato con inne-vatura artificiale, decine di fiocchi rossi e un’illu-minazione che scandirà il passaggio delle ore. La base sarà un grande oro-logio rosso e panna •

city life

cosa succede in città • tradizioni?

Natale a Milano

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VALIGERIA, PELLETTERIA,CAPI ARTIGIANALI IN PELLE

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ARTIGIANO VENETO

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European Cup Snowboardcross

Anna Chiara Brighentiarchitettoa Cortina d’Ampezzo200 km a nord-est di Kyoss

city life cosa succede in città • tradizioni?

Cor

tina

Dal 21 al 23 dicembreDa cinque anni è il batte-simo della stagione dello sport invernale. Due le gare che vedranno atleti di altissimo livello sfidarsi lungo curve paraboliche, gobbe e salti in un mix unico di tecnica, spetta-colo e adrenalina •

www.snowboardclub-cortina.com

Aspettando Babbo Natale

Anche quest’anno nel cuo-re di Cortina, lungo Corso Italia, prenderanno posto, dal 5 al 31 dicembre 2012, le 20 graziose casette in legno dedicate all’esposi-zione e alla vendita di tutti i prodotti tipici delle festività natalizie: leccornie, ogget-tistica locale, decorazioni, manufatti artigianali e mol-to altro ancora, per rende-re l’atmosfera della Regina delle Dolomiti, sotto le fe-ste natalizie, ancora più ti-pica e tradizionale. Si tratta di un evento ap-prezzato dagli ospiti di Cortina che, passeggian-do tra le vie del centro, hanno la possibilità di tra-scorrere piacevoli mo-menti in un caloroso e accogliente ambiente per scoprire qualche originale regalo per le feste che po-co a poco si avvicinano •

Cortina Fashion Weekend

Dal 7 al 9 dicembre

Cortina accende le luci sulla stagione invernale. Moda, shopping, elegan-za e tanti eventi in bouti-que. Negozi aperti, festa e luci sino alle 22.00; aperitivi e feste a tema negli hotel.100 eventi diffusi tra hap-pening, aperitivi, degu-stazioni e intrattenimenti musicali. Oltre 30 “Alberi in vetrina” per Baby nel Cuore.Tutto ciò a partire da Ve-nerdì 7 dicembre. Taglio del nastro alle ore 17.30 in Corso Italia con “visita” ai luoghi e alle realtà del Fashion WeekEnd •

Il Corpo Musicale di Cortina d’Ampezzo

Dal 25 al 28 dicembre

Il 25 dicembre, Corso Ita-lia sarà invasa dai suoni del Corpo Musicale in co-stume d’epoca mentre il 28, nella Basilica Mino-re, si terrà il tradizionale Concerto di Natale •

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Oltre ai confort abitativi specifici delle residenze, l’ubicazione in un centro ben organizzato come quello di Creazzo gode di verde proprio, di due parchi pubblici e di ampi parcheggi di quartiere.

Nei pressi del Golf Club, ai piedi della collina, le residenze I Prati di Creazzo offrono soluzioni ai piani terra con giardino esclusivo, anche con taverna, o ai piani superiori con terrazzi e suggestive mansarde.

l’insediamento residenziale I Prati di Creazzo, di alto livello abitativo e di pregiata qualità costruttiva, è ubicato nel centro di Creazzo, ideale per chi

ama la discrezione e allo stesso tempo le comodità del centro cittadino.

l’alta qualità costruttiva e la massima attenzione al risparmio energetico identificano un benessere abitativo di rara comparazione con

fascino, eleganza e concretezza delle soluzioni costruttive.

le residenze I Prati di Creazzo,uniche nel loro genere, una garanzia nel tempo

visite in cantiere dal lunedì al sabatoInformazioni e prenotazioni delle visite presso:stabilia Immobiliare Olmo, viale Italia 217, Creazzo

tel. 0444 341010 - 0444 561200 www.stabilia.it

Fronte “Parco dei Tigli” consegne fine 2013 e fronte “golf” pronta consegnaFiniture e tecnologie d’avanguardia con classificazioni energetiche in classe A e b.

È iniziata la prenotazione della palazzina “I” fronte Parco dei Tigliwww.ipratidicreazzo.it

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uNA REAlIZZAZIONE

cosa succede in città • tradizioni?

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Alessandra PlicheroConsulente aziendale di comunicazione e relazioni pubblichea Londra1500 km a nord di Kyoss

Lond

raPattinare sul ghiaccio a Londra

Se ne contano una de-cina, tutte posizionate in luoghi particolarmen-te attrattivi della capitale britannica, ma ogni anno le piste per il pattinaggio su ghiaccio, gli ice skate rinks, aumentano, a con-ferma di una tradizione molto sentita dai londine-si. Infilarsi i pattini per una serata volteggiante pare essere una cosa apprez-zata da persone di ogni età. Gli sponsor che con-tribuiscono alle spese per le piste sono spesso pro-duttori di alcolici che recu-perano ad ogni stagione porzioni di area pattina-bile, spingendo sempre più oltre i loro banconi da bar. L’incauto avventore, rapito dalle profferte di buona birra gelata dopo tante derapate, al quar-to boccale, si ricorderà di avere i pattini ai piedi e di non essere solidamente ancorato al mobilio di un vecchio pub? C’è da au-gurarselo. L’ice skate rink sotto le torri di Canary Wharf è particolarmen-te suggestivo, capace di trascinare nello spirito natalizio anche i più se-riosi banchieri del centro della finanza britannica •

The New Year London Parade

Il primo dell’anno, attorno alle 12, l’appuntamento è a Piccadilly Circus per la New Year London Para-de. Oltre diecimila figu-ranti a rappresentare i vari distretti della capita-le britannica e venti pa-esi del mondo. Acrobati, danzatori, bande musica-li, cheerleaders e clown che porteranno nel cuo-re della città una colorata rappresentazione di esu-beranti performance con-temporanee. Per questa edizione, la ventisettesi-ma, il tema sarà Hats Off To London – Celebration Capital of the World, co-me dire, davvero congra-tulazioni Londra, per il tuo 2012, l’anno delle Olim-piadi e delle Paraolimpia-di, ma anche l’anno delle celebrazioni per il giubileo di diamante della Regi-na. Secondo i promotori dell’evento, arriveranno oltre mezzo milione di persone •

Si entra, si sceglie e si pa-ga. Non ad un commesso ma introducendo il denaro in una apposita cassettina che potrebbe contenere anche soldi finti del mono-poli, carte di caramelle e ogni cosa possa venire in mente al più bieco degli es-sere umani, per canzonare questi che si sono inven-tanti il primo negozio com-pletamente unattended, cioè incustodito, d’Inghil-terra. Lo shop, all’interno di un bel bus rosso a due piani, fa bella mostra di sé a Marble Quay, St Kathari-ne Docks, nei pressi di To-wer Bridge. Espone articoli di qualità di piccoli produt-tori inglesi, tessuti per la casa, porcellane, oggetti d’arredo di gusto tipico bri-tannico, prodotti per pic-coli animali. Tutti realizzati, asseriscono i promotori, seguendo i dettami di una produzione etica e soste-nibile. Funziona? Funziona dichiara soddisfatto David Waterhouse, uno degli or-ganizzatori che al suono di una campanella si mate-rializza dal piano di sopra, se si ha bisogno di infor-mazioni o di un cambio di denaro. Pare che non ci siano furti di alcun genere. Il bus, targato Trusty, che sta per affidabile, è visita-bile per qualche settimana, a disposizione per i rega-li di natale. Poi prenderà il largo in attesa che ritorni il periodo in cui tutti sono più buoni, e onesti •

city life cosa succede in città • tradizioni?

L’Honesty Shop

I segreti di Harry Potter ti saranno rivelati!

Per Natale il suggerimen-to è di calarsi completa-mente nelle atmosfere gotiche della storie fan-tastiche di Harry Potter, visitando i set della War-ner Bros., a nord di Lon-dra, dove è stato girato il film campione d’incassi. Sono 150 mila metri qua-dri di magia e fantasia, in un emozionante tour che permette di visitare l’ufficio di Silente, la sala comune di Grifondoro, la capanna di Hagrid e tutti gli altri luoghi magici del-la saga. Ma si possono vedere anche costumi e oggetti di scena, gli ani-mali fantastici e gli effetti speciali per la loro anima-zione. Gli studios si tro-vano a Watford ( treni da Londra dalla stazione di Euston). Indispensabile la prenotazione, qui: www.wbstudiotour.co.uk •

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arte

Stanze Ritrovatefino al 31 dicembre Palazzo ChiericatiVicenzaInfo: 0444 [email protected]

Galleria del motorismo, mobilità e ingegno venetofino al 31 dicembreMuseo dell’Automobile Bonfanti-VIMARRomano d’Ezzelino (VI)www.museobonfanti.veneto.it

Zùlian by Maxioro: new generation jewelsfino al 18 dicembreViArt - Centro Espositivo di Artigianto Artistico VicenzaInfo: [email protected]

Raffaello verso Picasso. Storie di sguardi, volti e figure fino al 20 gennaioBasilica PalladianaVicenzaInfo: tel. 0422 429999www.lineadombra.it

La torre scaligeraogni sabato e domenicafino al 31 dicembreEnegoInfo: www.vicenza.com/eventi

Quando l’Architettura Palladiana ispira la Modafino al 15 marzoViArt - Centro Espositivo di Artigianto Artistico VicenzaInfo: [email protected]

Cinque secoli di volti. Una società e la sua immagine nei capolavori di Palazzo Chiericatifino al 20 gennaioPalazzo ChiericatiVicenzaInfo: tel. 0444 [email protected]

Tiepolo, Piazzetta, Novelli. L’incanto del libro illustra-to nel Settecento Venetofino al 7 aprileMusei Civici agli EremitaniPalazzo ZuckermannPadovaInfo: [email protected]

Fortuny e Wagner. Il wagnerismo nelle arti visive in Italiadal 7 dicembre al 19 marzoMuseo FortunyVeneziaInfo: fortuny.visitmuve.it

Novecento italiano. Passione e collezionismofino al 20 gennaioMuseo CivicoBassano del GrappaInfo: tel. 0424 519901

Tibet. Tesori dal tetto del mondofino al 2 giugnoCasa dei CarraresiTrevisoInfo: laviadellaseta.info

L’Italia e gli italiani. Nell’obiettivo dei fotografi Magnumfino al 20 gennaioGallerie d’ItaliaPalazzo Leoni MontanariVicenzaInfo: www.italiaitaliani.com

Daniela Vettori e Magal: raffinatezza di una filoso-fia racchiusa in un gioiellofino al 24 marzoViArt - VicenzaInfo: www.viart.it

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Attilio Pavin. Storie di assenza di sguardi, volti e figure7 dicembre - 6 gennaioViArt - Centro Espositivo di Artigianto ArtisticoVicenzaInfo: [email protected]

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Goran Bregovicvenerdì 7 dicembreore 21.30Gran Teatro GEOXPadova Info: 049 8644888www.zedlive.com

Concerto di Natalesabato 15 dicembreore 20.45Teatro Comunale VIcenzaInfo: 0444 324442www.tcvi.it

Musica per sognaremartedì 18 dicembreore 20.45Teatro Comunale VIcenzaInfo: 0444 324442www.tcvi.it

John Mayalllunedì 10 dicembreore 21.15Gran Teatro GEOXPadovaInfo: www.zedlive.com

Poohdomenica 16 dicembreore 21.30Zoppas ArenaConegliano - TrevisoInfo: www.zedlive.com

Gospel Choir: Walt Whitman & the Soul Children Of Chicagodomenica 23 dicembreore 18.00Gran Teatro GEOXPadovaInfo: www.zedlive.com Concerto di Capodanno

lunedì 31 dicembreore 22Teatro Comunale VIcenzaInfo: 0444 324442www.tcvi.it

Gospel in Vicenza con New Generation Gospel Crew e Joy Singersdomenica 16 dicembreore 17.30 e 20.45Teatro Comunale VIcenzaInfo: 0444 324442www.tcvi.it

Concerti del Panic Jazz Clubfino al 7 gennaioore 22Piazza Castello 42Marostica, VicenzaInfo: 042472707www.vicenza.com

XV Festival Concertistico Internazionalefino al 18 febbraioCrespadoroInfo: archicembalo.com

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Musica per architettarevenerdì 11 gennaioore 20.45Teatro Comunale VIcenzaInfo: 0444 324442www.tcvi.it

Orchestra Musica Natalesabato 15 dicembreore 20.30Teatro RemondiniBassano del GrappaInfo: 0424 504810www.teatroremondini.it

Concerto duo pianistico Anna Barutti - Massimo Somenzigiovedì 20 dicembreore 21Teatro RemondiniBassano del GrappaInfo: 0424 [email protected]

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la redazione non è responsabile di eventuali cambiamenti di date e/o programmi

teat

ro Leonardo Maneramercoledì 19 dicembreore 21.15Gran Teatro GEOXPadovaInfo: 049 8644888www.zedlive.com

Giorgio Panariellosabato 8 dicembreore 21.15Gran Teatro GEOXPadovaInfo: 049 8644888www.zedlive.com

Lo SchiaccianociIl Balletto di Roma martedì 25 dicembreore 20.30Gran Teatro GEOXPadovaInfo: 049 8644888www.zedlive.com

Gianni Morandi – Show di Capodanno 2013lunedì 31 dicembreore 22Gran Teatro GEOXPadovaInfo: 049 8644888www.zedlive.comNatalino Balasso

domenica 20 dicembreore 21.30Gran Teatro GEOXPadovaInfo: 049 8644888www.zedlive.com

Shrek – Il Musicalmercoledì 26 dicembreore 15.30 - 20Gran Teatro GEOXPadovaInfo: 049 8644888www.zedlive.comLo SchiaccianociRussian New Classic Balletmercoledì 26 dicembreore 21Zoppas ArenaConegliano - TrevisoInfo: 049 8644888www.zedlive.com

Il Lago dei Cigni – Balletto di San Pietroburgovenerdì 11 gennaioore 21.15Gran Teatro GEOXPadovaInfo: 049 8644888www.zedlive.com

Romeo e GiuliettaNew Classical Balletof Moscowmartedì 1 gennaioore 22Teatro Comunale VIcenzaInfo: 0444 324442www.tcvi.itDon Giovanni di Moliére

lunedì 10 e martedì 11 dicembre ore 21Teatro RemondiniBassano del GrappaInfo: 0424 524214www.teatroremondini.it

Da Krapp a Senza paroledi Samuel Beckettmartedì 8 gennaioore 21Teatro RemondiniBassano del GrappaInfo: 0424 524351www.teatroremondini.it

Alice che meraviglia!venerdì 16 dicembre Teatro Comunale “Giuseppe Verdi” LonigoInfo: 0444 835010 www.teatrodilonigo.it

Raperonzolodomenica 13 gennaio Teatro Comunale “Giuseppe Verdi” LonigoInfo: 0444 835010 www.teatrodilonigo.it

In vino recitas - Giovanni Giustosabato 8 dicembreore 21Teatro Spazio BixioVicenzaInfo: 0444 322525www.spaziobixio.com

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app

Sfilata di Natale in costume e presepio viventedomenica 16 dicembredalle 15 alle 17lungo le vie del centro di Bassano del GrappaInfo: 0424 227580www. prolocobassano.it

Emozioni dall’Avvento alla Natività con i fioristi del territoriodal 7 dicembre al 1 gennaioLoggetta del Municipio Piazza Libertà - BassanoInfo: 0424 227580www. prolocobassano.it

Natale di Fiaba 2012 - La Grande Festa dei Bambini 8-9 e 15-16 dicembredalle 10 alle 19centro storico di ThieneInfo: [email protected] - 0445 804812

Il gioco del Raku di argilla e manifino al 22 gennaioViArt - VicenzaInfo: [email protected]

Aspettando Capodanno Fiaccolata per bambinidomenica 30 dicembreore 17.30Valbella di GallioInfo: 349 [email protected]

Mercatino di Natale francesedal 15 al 24 dicembredalle 10 alle 19.30Piazza S. Lorenzo e Corso Fogazzaro - VicenzaInfo: 0444 323863www.iltritone.info

Aspettando la Befana Fiaccolata per bambinivenerdì 4 gennaioore 17.30Valbella di GallioInfo: 349 [email protected]

Fiaccolata della Befana a Cesunasabato 5 gennaioore 21Scuola Sci Verena CesunaInfo: 0424 67064

Tutti in piazza aspettando il 2013lunedì 31 dicembredalle 23 alle 2Piazza Garibaldi - BassanoInfo: 0424 227580www. prolocobassano.it

Bassano città della Befanadomenica 6 gennaiodalle 14.30Bassano del GrappaInfo: 0424 227580www. prolocobassano.it

Giardini di Natale 7-8-9, 15-16 e dal 22 dicembre al 6 gennaioPiazza Carli, AsiagoInfo: 0424.464081www.asiago.to

Mercatino Natalizio di Bassanofino al 6 gennaioPiazza Garibaldi e Piazza Libertà - BassanoInfo: 0424 227580www. prolocobassano.it

Mostra del Concorso Fotografico “ Giardini a Bassano 2012”dal 7 al 24 dicembreChiesa di San GiovanniPiazza Libertà - BassanoInfo: 0424 227580www. prolocobassano.it

la redazione non è responsabile di eventuali cambiamenti di date e/o programmi

Incontri di montagnaproiezione del film“La Voie Bonatti”venerdì 14 dicembreore 20:45sala COOP di RecoaroInfo: www.caivaldagno.it

Incontri di montagnaproiezione del film“King Lines”giovedì 20 dicembreore 20:45sede del CAI di ValdagnoInfo: www.caivaldagno.it

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Fongaro SergioCentro Assistenza Pneumatici

di Fongaro Fabio

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...e viaggerete sicuri, in inverno come in estate

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SAPORI I A CuRA DI MICHElE AMADIO

Natale alle mele

Prodotti enogastronomici e biologici, specialità tipi-che, artigianato naturale. Ma anche un piccolo gioiello: una mostra di mele con circa 200 varie-tà antiche e piccoli frutti dimenticati provenienti dall’altopiano di Asiago, dalle colline del Montello e da Mel (Belluno) oltre che dalle vallate pordenonesi. Nelle bancherelle fiocchi blu e stelle gialle. Fino al 23 dicembre il venerdì, sabato e domenica dalle 9 alle 19 •

Info: 0444 221111www.comune.vicenza.it

Il Fiero

“Il mercato come una fie-ra, con in più il kilometro zero”, così si presenta “Il Fiero”. La nuova ma-nifestazione organizzata dall’omonima associazio-ne con la collaborazione del Comune di Vicenza. Ogni terzo weekend del mese Il Fiero anima Cam-po Marzo con bancherelle dell’eccellenza manifattu-riera e agricola vicentina, con il kilometro zero come denominatore co-mune. Tante idee buone e locali da mettere sotto l’albero •

Info: [email protected]

Mandorlato di Lonigo

Un dolce della tradizione dove le mandorle sono le-gate da miele e albume. La produzione è documen-tata fin dal Settecento, ma forse è ancor più antica. A mantenere viva questa tra-dizione sono oggi diverse aziende storiche – come per esempio la leonicense Cestaro, fondata nel 1918 – che presentano il prodotto nelle caratteristiche scatole di latta. Non può mancare nelle tavole di Natale •

Info: 0444 994770www.comunideco.it

Cenone in mostra

Palazzo Chiericati, Palaz-zo Cordellina, Palazzo Valmarana Braga Rosa e Villa Cordellina Lombar-di: tre palazzi del centro storico ed una villa set-tecentesca apriranno le loro porte per un cenone di fine anno nei palazzi più belli. Per chi sceglie Palazzo Chiericati, sede del Museo Civico, ci sarà anche una visita notturna alla mostra in corso •

Info: [email protected]. www.vicenzae.org

sapori

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ANTICA TRATTORIA MOREIETA SRLV. Soghe n. 35 - 36057 Arcugnano (VI)

Tel. +39 [email protected]

www.moreieta.com

Immersa nel verde dei Colli Berici, la Moreieta è uno dei locali tra i più antichi e tipici del vicentino. Un locale a misura d’uomo, casalingo e antico. Una cucina incentrata sui prodotti di un territorio generoso e una qualità

che nasce dalla mano leggera degli chef e dalla bontà degli ingredienti usati. Un’atmosfera calda e accogliente, un luogo di incontro e punto di riferimento per le famiglie, le aziende e per tutti coloro che

vogliono ritagliarsi attimi di tranquillità e di gusto in un contesto curato e famigliare. La Moreieta è il risultato lampante di una ricerca aperta a tradizioni enogastronomiche diverse.E di una scelta accurata dei prodotti.

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NuOVI MEDIA | A CuRA DI BENEDEttA DAll’AGNOlA

Il programma preferito? Non è più un appuntamento davanti al piccolo schermo. Ognuno ora lo può guardare quando gli pare, sullo schermo che vuole, non necessaria-mente a casa: sul tablet, sul com-puter, sulla consolle del video game o sullo smartphone. Sono queste le nuove abitudini di oltre venti milioni di italiani. In questo numero “Pan-theon non solo architettura”, che sta vivendo passo passo questa rivolu-zione nel mondo della comunicazio-ne: racconta le nuove frontiere della rete. La rivoluzione televisiva era già

partita qualche anno fa con l’arrivo delle web tv, oggi realtà importanti nel panorama dei media digitali ita-liani. Oggi tutte le web tv devono te-nere in considerazione la presenza da un lato dei social network e delle nuove piattaforme per accedere ai contenuti: uno degli aspetti più inte-ressanti di questa rivoluzione è il mo-do di fruizione dei contenuti. Non più lineare, cioè dipendente dalla prima messa in onda, ma sempre più “on demand”: lo spettatore dunque da passivo e analogico diventa user di-gitale e partecipativo •

Format: programma di stile e approfondi-mento giornalistico culturale

Durata: 30 minuti circa

Cadenza: settimanale

Tivù, uno sguardo al futuro: le web tvdi Benedetta Dall’Agnola

Il futuro è in rete

pantheon TV

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partner di:

Via Bellini, 636078 ValdagnoTel. 0445 413660www.kyoss.it

KyossRubriche: 7Pantheon, Itinerari di Style

Partner: FOAV (Federazione Ordine degli Ar-chitetti del Veneto)

Sito: www.pantheon.tv

Canale: Sky EuroItaly Channel (canale 893)

Oggi convenzionalmente per so-cial tv si intendono le produzioni dei broadcaster che vanno in onda e che poi vengono rimbalzate on line, commentate, rielaborate e in qual-che modo espanse su Facebook, Twitter e sui media sociali. È un con-cetto che arriva dal mondo anglo-sassone e che in Italia trova contorni più sfumati. La social tv sta, di fatto, cambiando per sempre il nostro rapporto me-diato con il piccolo schermo, che si polverizza in mille schermi e si con-suma in altrettanti differenti rivoli. Perché al telespettatore di un tempo

oggi si lascia il passo a un user critico, evoluto. Dal palinsesto verticistico si plasmano offerte personalizzate e verticali espresse dall’on demand. La social tv, interattiva, partecipata, coinvolgente, quella che determi-na la creazione di community molto verticali, rafforza la sua presenza e si reinventa. La social tv arriva a scardinare palin-sesti, ridefinire filiere già alterate dal digitale e proporre nuove dinamiche commerciali alterando in concre-to processi produttivi e plasmando nuovi professionisti e soprattutto nuovi fruitori •

La social tv, cambia il ruolo del telespettatore

Altratv.tv è il primo osservatorio sulle web tv italiane e sui media locali po-sizionati in Rete. Fondato a Bologna nel 2004 coinvolge ricercatori italiani ed esteri che analizzano le evoluzioni del citizen journalism e della “cittadi-nanza attiva digitale”.L’obiettivo è di aggregare tutte le web tv italiane: attualmente mappa 642 web tv, oltre 30 media universi-tari e 815 media locali.Molto interessante è l’eterogeneità dei canali presenti sul portale: a di-stanza di un click ci si imbatte in una web tv regionale, per poi approdare su di una condominiale. È partito da

Milano, in occasione della settima-na della Comunicazione, Meeting Punto IT, il viaggio dell’osservatorio e network delle web tv italiane e media digitali locali Altratv.tv, che incontre-rà le realtà che giornalmente docu-mentano ciò che accade nei propri territori attraverso barcamp, labora-tori e plenarie.Tappa anche a Padova: tra le nume-rose realtà venete “Pantheon TV” è stata protagonista. Scelta per pre-sentare la sua web tv che fa dell’ar-chitettura la chiave di lettura senza dubbio innovativa, di stile e di ten-denza •

Pantheon TV partecipa al primo osservatorio sul web

La tv del futuro sarà online: le Italie sul web crescono, complici l’abbat-timento dei costi del digitale, una soglia di accesso ai sistemi di pro-duzione più bassa e una maggiore alfabetizzazione verso le nuove tec-nologie. Sono diffuse in tutto il Paese: raccontano le realtà locali, anche mi-nime, persino la vita di un condomi-nio. Paradosso del web: la rete che ha reso il mondo più piccolo diventa la voce del microterritorio.“La maggior parte di queste web tv non nascono in contesti metropo-litani ma in provincia e piccoli paesi, dove resiste il tessuto connettivo – spiega Giampaolo Colletti, fondatore

nel 2004 di AltraTv –. È un mondo di-viso in due macroaree: i canali geo-localizzati e i canali tematici”. Le emittenti online sono vere e pro-prie imprese della comunicazione, in grado di offrire i propri servizi alle aziende e alle pubbliche amministra-zioni del territorio. Più della metà delle web-tv italiane appartengono a questa tipologia, che richiede specifiche professiona-lità orientate non solo alle tecniche della comunicazione digitale ma an-che al marketing online, con partico-lare riferimento all’utilizzo dei social network, ormai considerati canale irrinunciabile per il business •

Altra tv: osservatorio dell’Italia che cambia

Tivù, uno sguardo al futuro: le web tvdi Benedetta Dall’Agnola

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