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Presentazione di Saverio Russo Introduzione di Giuliano Volpe e Maria José Strazzulla Marina Mazzei per la tutela, la conoscenza e la gestione del patrimonio archeologico della Daunia di Giuseppe Andreassi Il contributo di Marina Mazzei nelle ricerche in Daunia di Bruno d’Agostino Un’esperienza di vita tra passato e presente di Enzo Lippolis Gli ipogei di Trinitapoli: parures d’elite ed oggetti d’arte di Anna maria Tunzi Sisto Angelo Angelucci e le prime esplorazioni archeologiche nel Gargano di Vittorio Russi L’archeologia degli Italici fra prassi e teoria: trent’anni di ri- cerche in Basilicata di Angelo Bottini La Daunia Vetus oggi. Aspetti della cultura di Minervino Murge e di Ascoli Satriano dall’età del Ferro all’età ellenistica di Marisa Corrente e Laura Maggio La Daunia nel quadro del commercio adriatico arcaico di Maria Cecilia D’Ercole Notes sur les vêtements féminins complexes figurés sur les stèles dauniennes di Stéphane Verger Scavi dell’Università di Innsbruck sul Colle Serpente ad Ascoli Satriano dal 1997 al 2002 di Astrid Larcher e Florian Martin Mueller Monumenti, commemorazione e memoria in Daunia: la col- lina del Serpente di Ascoli Satriano tra età arcaica e conqui- sta romana di Massimo Osanna Le scoperte della Daunia e il contributo di Marina Mazzei alla conoscenza della pittura ellenistica di Angela Pontrandolfo La pittura funeraria della Daunia: elementi iconografici ca- ratteristici nel contesto della pittura apula, magnogreca e mediterranea preromana (IV-III sec. a.C.) di Stephan Steingräber Philippos Laos di Françoise-Hélène Massa-Pairault Immagine, cultura e società in Daunia e in Peucezia nel IV secolo a.C. di Claude Pouzadoux Contesti della ceramica tardo-apula: il ‘caso Arpi’ e la Lu- cania di Maurizio Gualtieri Mito e danza su vasi apuli da Arpi di Luigi Todisco Archeologia dei luoghi di culto della Daunia: spunti di ri- flessione di Maria José Strazzulla Dall’abitato alla città. La romanizzazione della Daunia at- traverso l’evoluzione dei sistemi insediativi di Maria Luisa Marchi Persistenze e innovazioni nelle modalità insediative della valle dell’Ofanto tra fine IV e I sec. a.C. di Roberto Goffredo Tarda Antichità e Altomedievo in Daunia: alle origini delle indagini archeologiche di Cosimo D’Angela Nuove acquisizioni sull’architettura canosina al tempo del vescovo Sabino di Raffaella Cassano Nuove indagini archeologiche sul Monte Albano di Lucera (campagna di scavo 2004) di Marco Fabbri Itinerari di ricerca archeologica nel Medioevo di Capita- nata: problemi scientifici, esigenze di tutela, programmi di politica dei beni culturali di Pasquale Favia Le colonie latine e la romanizzazione della Puglia di Francesco Grelle Una mensa iscritta e altre epigrafi inedite dall’Apulia e dal- l’Irpinia di Marina Silvestrini Le città della Daunia e l’epigrafia. Progetti di ricerca di Vincenzo Morizio Gli spazi pubblici delle città dell’Apulia et Calabria nelle te- stimonianze epigrafiche dai Severi a Teodosio di Marcella Chelotti Archeologia e Tutela in Daunia di Pier Giovanni Guzzo Marina Mazzei e la lotta contro il traffico illegale dei beni archeologici di Daniel Graepler Il ruolo dell’Università nel sistema della tutela di Francesco D’Andria Per una ‘archeologia globale dei paesaggi’ della Daunia. Tra archeologia, metodologia e politica dei beni culturali di Giuliano Volpe Strategie di ricerca e tutela dell’insediamento neolitico lungo l’Ofanto di Francesca Radina Contributo alla ricerca sulla ricostruzione dell’ambiente ar- cheologico nei Musei della Puglia di Andrea Zifferero e Maria Rosaria Acquaviva Beni Culturali, Accademia di Belle Arti e Scuola: i progetti e gli sviluppi operativi di educazione museale nelle Marche di Luisa Cataldo e Edvige Percossi Serenelli Il Castello-Museo Nazionale di Manfredonia. Politiche e stra- tegie di funzionamento: memoria e progetti futuri di Ginerva d’Onofrio La catalogazione per la tutela dei beni culturali della Pro- vincia di Foggia di Assunta Cocchiaro e Laura Masiello Indice del volume Edipuglia srl, via Dalmazia 22/b - 70127 Bari-S. Spirito tel. 080. 5333056-5333057 (fax) - http: //www.edipuglia.it - e-mail: [email protected]

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Presentazionedi Saverio Russo

Introduzione di Giuliano Volpe e Maria José Strazzulla

Marina Mazzei per la tutela, la conoscenza e la gestione delpatrimonio archeologico della Dauniadi Giuseppe Andreassi

Il contributo di Marina Mazzei nelle ricerche in Dauniadi Bruno d’Agostino

Un’esperienza di vita tra passato e presente di Enzo Lippolis

Gli ipogei di Trinitapoli: parures d’elite ed oggetti d’artedi Anna maria Tunzi Sisto

Angelo Angelucci e le prime esplorazioni archeologiche nelGarganodi Vittorio Russi

L’archeologia degli Italici fra prassi e teoria: trent’anni di ri-cerche in Basilicatadi Angelo Bottini

La Daunia Vetus oggi. Aspetti della cultura di MinervinoMurge e di Ascoli Satriano dall’età del Ferro all’età ellenisticadi Marisa Corrente e Laura Maggio

La Daunia nel quadro del commercio adriatico arcaicodi Maria Cecilia D’Ercole

Notes sur les vêtements féminins complexes figurés sur lesstèles dauniennesdi Stéphane Verger

Scavi dell’Università di Innsbruck sul Colle Serpente adAscoli Satriano dal 1997 al 2002di Astrid Larcher e Florian Martin Mueller

Monumenti, commemorazione e memoria in Daunia: la col-lina del Serpente di Ascoli Satriano tra età arcaica e conqui-sta romanadi Massimo Osanna

Le scoperte della Daunia e il contributo di Marina Mazzeialla conoscenza della pittura ellenistica di Angela Pontrandolfo

La pittura funeraria della Daunia: elementi iconografici ca-ratteristici nel contesto della pittura apula, magnogreca emediterranea preromana (IV-III sec. a.C.)di Stephan Steingräber

Philippos Laosdi Françoise-Hélène Massa-Pairault

Immagine, cultura e società in Daunia e in Peucezia nel IVsecolo a.C. di Claude Pouzadoux

Contesti della ceramica tardo-apula: il ‘caso Arpi’ e la Lu-caniadi Maurizio Gualtieri

Mito e danza su vasi apuli da Arpidi Luigi Todisco

Archeologia dei luoghi di culto della Daunia: spunti di ri-flessione di Maria José Strazzulla

Dall’abitato alla città. La romanizzazione della Daunia at-traverso l’evoluzione dei sistemi insediatividi Maria Luisa Marchi

Persistenze e innovazioni nelle modalità insediative dellavalle dell’Ofanto tra fine IV e I sec. a.C.di Roberto Goffredo

Tarda Antichità e Altomedievo in Daunia: alle origini delleindagini archeologichedi Cosimo D’Angela

Nuove acquisizioni sull’architettura canosina al tempo delvescovo Sabino di Raffaella Cassano

Nuove indagini archeologiche sul Monte Albano di Lucera(campagna di scavo 2004)di Marco Fabbri

Itinerari di ricerca archeologica nel Medioevo di Capita-nata: problemi scientifici, esigenze di tutela, programmi dipolitica dei beni culturali di Pasquale Favia

Le colonie latine e la romanizzazione della Pugliadi Francesco Grelle

Una mensa iscritta e altre epigrafi inedite dall’Apulia e dal-l’Irpiniadi Marina Silvestrini

Le città della Daunia e l’epigrafia. Progetti di ricerca di Vincenzo Morizio

Gli spazi pubblici delle città dell’Apulia et Calabria nelle te-stimonianze epigrafiche dai Severi a Teodosiodi Marcella Chelotti

Archeologia e Tutela in Daunia di Pier Giovanni Guzzo

Marina Mazzei e la lotta contro il traffico illegale dei beniarcheologici di Daniel Graepler

Il ruolo dell’Università nel sistema della tuteladi Francesco D’Andria

Per una ‘archeologia globale dei paesaggi’ della Daunia. Traarcheologia, metodologia e politica dei beni culturalidi Giuliano Volpe

Strategie di ricerca e tutela dell’insediamento neolitico lungol’Ofantodi Francesca Radina

Contributo alla ricerca sulla ricostruzione dell’ambiente ar-cheologico nei Musei della Pugliadi Andrea Zifferero e Maria Rosaria Acquaviva

Beni Culturali, Accademia di Belle Arti e Scuola: i progettie gli sviluppi operativi di educazione museale nelle Marchedi Luisa Cataldo e Edvige Percossi Serenelli

Il Castello-Museo Nazionale di Manfredonia. Politiche e stra-tegie di funzionamento: memoria e progetti futuridi Ginerva d’Onofrio

La catalogazione per la tutela dei beni culturali della Pro-vincia di Foggiadi Assunta Cocchiaro e Laura Masiello

Indice del volume

Edipuglia srl, via Dalmazia 22/b - 70127 Bari-S. Spiritotel. 080. 5333056-5333057 (fax) - http: //www.edipuglia.it - e-mail: [email protected]

STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA

In ricordo di Marina Mazzei

Atti delle Giornate di studio (Foggia 19-21 maggio 2005)

a cura diGiuliano Volpe, Maria José Strazzulla e Danilo Leone

Insulae DiomedeaeCollana di ricerche storiche e archeologiche

8

Bari 2008

E S T R A T T O

Contributo alla ricercasulla ricostruzione dell’ambiente archeologico

nei musei della Puglia

di Andrea Zifferero * e Maria Rosaria Acquaviva **

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I criteri e le finalità di una ricerca sui Musei della Puglia

Con grande piacere aderisco all’invito di Giuliano Volpe nel ricordare la figu-ra e l’opera appassionata di Marina Mazzei, introducendo uno scritto, alla cui ela-borazione la studiosa scomparsa ha dato il suo contributo. L’idea di affidare unlavoro di tesi triennale sulla ricostruzione dell’ambiente archeologico nei museidella Puglia alla giovane autrice che firma il lavoro, Maria Rosaria Acquaviva, èfrutto di una precisa scelta didattica. L’esperienza di chi scrive, infatti, consolida-ta in dieci anni di docenza nella materia della Museologia e Museografia, all’in-terno dei Corsi di Laurea senesi in Scienze dei Beni Archeologici e in Archeolo-gia, rappresenta un osservatorio privilegiato per capire e tentare di interpretare ledirezioni, le innovazioni di metodo applicate a singoli casi, gli orientamenti dellacomunità scientifica in materia di valorizzazione dei beni culturali. Tanto persgombrare il campo da illusioni o fraintendimenti, è opportuno premettere che ilpanorama italiano, a livello di teoria dell’allestimento museale, è ancora moltodeludente: la pratica doverosa della gestione del progetto museologico da partedel principale decisore, cioè dell’archeologo che ha condotto lo scavo, riordinatouna raccolta di reperti o assemblato e ricostruito un paesaggio archeologico, èquasi sempre subordinata, a parte rare eccezioni, all’inevitabile frammentazionedel contesto e dei significati indotta da un progetto museografico non adeguato.Eppure l’archeologia contemporanea dovrebbe ormai aver raggiunto quello spes-sore minimo di riflessione teorica, tale da maturare la consapevolezza che esporresignifica ordinare i reperti secondo una chiave di lettura suggerita, in misuraminore, dagli stessi oggetti e dalle condizioni del loro ritrovamento, in misuramaggiore dai significati espressi dal contesto culturale e storico di riferimento. Inaltre parole, il successo espositivo di un reperto dipende in gran parte dalla qualitàe dalla quantità delle relazioni che l’archeologo, estensore del piano museologicodell’allestimento, riuscirà a trasmettere all’architetto responsabile del progettomuseografico. Non vi è alcun bisogno di essere seguaci dell’archeologia postpro-cessuale per capire, per esempio, l’importanza del simbolismo nel rituale funera-rio etrusco e le interrelazioni dell’architettura dei tumuli con la proiezione in terradello spazio celeste. Un corredo funerario può offrire innumerevoli soluzioniespositive: dalla più povera, all’interno di una vetrina a parallelepipedo con ripia-ni, un allestimento in grado di spezzare relazioni, deprimere simboli e nasconderesignificati, a quella più complessa che, al contrario, li esalta, nel riproporre laposizione degli oggetti all’interno dello spazio sepolcrale ricostruito nella sala delmuseo, nel far emergere il rapporto tra spazio interno e spazio esterno alla tomba,nel riferire la tomba al contesto più ampio della necropoli. Questo costituisce l’o-biettivo principale della riflessione museologica; questo è il prodotto del progettomuseologico, che ha soltanto nell’archeologo il principale, se non l’unico, refe-rente. I rapporti tra gli oggetti nella cornice dei contesti, i significati delle ideolo-gie, dei rituali e dei culti, le forme di produzione, accumulazione e consumo, l’ac-quisizione o il cambiamento dei sistemi alimentari riscontrabili nella ceramica

* Università di Siena; [email protected].

** [email protected].

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1 Paradisi et al. 1996.

domestica, la veicolazione e la circolazione delle merci, le forme di commercio escambio, sono i fenomeni e i processi riversabili nel progetto museologico: sol-tanto dopo averne chiarite e definite le linee guida, il progetto museologico deveessere discusso e concordato con il referente museografico. Tali passaggi sononecessari per giungere a un allestimento di qualità, all’interno del quale l’ambien-te archeologico possa trovare una corretta e naturale espressione ed ostensione.Sarebbe certo riduttivo, tuttavia, pensare di esaurire il lavoro museologico in unavariegata proposta di significati, frutto di una riflessione metodologica ben con-dotta: il criterio museologico alla base dell’allestimento, infatti, deve essere spie-gato al visitatore, il più delle volte ignaro del contesto culturale degli oggetti espo-sti. Soltanto così si porterà a termine una mediazione complessa, il cui esito non èmai scontato e da cui dipende il successo o meno dell’esposizione museale. Il rap-porto costante, sempre dialettico e spesso fecondo, tra i due termini, museologia emuseografia, è uno dei motivi di fondo dell’insegnamento senese, che viene pro-posto attraverso uno specifico taglio archeologico. La difficoltà di identificareargomenti idonei, affrontabili con qualche utilità formativa nella tesi conclusivadel triennio da parte di giovani laureandi, insieme alla verificata impossibilità diproporre argomenti troppo complessi come lo sviluppo di una progettazionemuseale sotto il profilo museologico, ha spinto lo scrivente nella direzione esem-plata dal lavoro di Maria Rosaria Acquaviva: l’indagine ragionata della formadegli allestimenti, effettuata con il riconoscimento degli elementi museologici tra-slati nella corrispondente forma museografica. Questa pratica si è rivelata, coltempo e l’esperienza, una buona pratica, estremamente proficua dal punto di vistadidattico perché permette al laureando di apprendere un metodo di lavoro siste-matico e al tempo stesso di assumere un atteggiamento critico di fronte all’allesti-mento, distinto nelle sue componenti di base: l’articolazione del percorso espositi-vo rispetto alla natura delle collezioni e rispetto allo spazio offerto dal museo; laqualità dei contenuti e dei supporti del relativo sistema informativo.

Il tutto avviene con la compilazione di una scheda che è giunta alla sua redazio-ne più o meno definitiva, attraverso una serie di miglioramenti dettati dall’avvicen-darsi delle tesi e dall’esperienza accumulata. Le voci della scheda, riproposte ingrande sintesi dall’autrice, aiutano il compilatore a interpretare l’allestimento neidettagli, con l’aiuto del responsabile scientifico del museo. I primi tentativi hannotracciato una griglia di operatività a livello nazionale, utile a definire un censimentodegli allestimenti mirati alla ricostruzione dell’ambiente archeologico: si è perciòlavorato con l’esclusivo invio della scheda per mezzo della posta elettronica, unita-mente alla richiesta di attenzione da parte dello scrivente, indirizzata al direttore o alresponsabile scientifico del museo, a cui era richiesto di riempire personalmente e inmaniera il più possibile esaustiva i campi. Questo modello di operatività ha condot-to a discreti risultati statistici, utili in termini di censimento e sufficientemente omo-genei da costituire una primissima e grossolana banca dati di riferimento. È cosìnato il database dei Parchi archeologici italiani, la cui versione digitale è in prepara-zione, cui è seguito un pregevole lavoro sui Centri Visita, nuova e più dinamicaforma di contenitore di servizi museali, derivata nei suoi tratti essenziali dal mondoanglosassone, in forte espansione nel nostro Paese e legata ai Parchi naturali ma inqualche caso impiegata con successo anche nei Parchi archeologici 1.

Qualche dato sui Centri Visita può essere utile per sottolineare i limiti delmetodo: la ricerca è stata effettuata esclusivamente attraverso il web, sul quale

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Andrea Zifferero - Maria Rosaria Acquaviva

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2 Del Re 2006.3 Lenzi, Zifferero 2004;

Masiello 2005.4 Desidero esprimere i più

sinceri ringraziamenti nei con-fronti di quanti, a vario titolo,hanno contribuito alla realizza-zione di questo contributo. Ladott.ssa Marina Mazzei ha par-tecipato attivamente alle fasiiniziali del lavoro di censimen-to, fornendomi indicazioni sul-l’organizzazione dei polimuseali della Provincia di Fog-gia. Devo profonda riconoscen-za al prof. Andrea Zifferero chemi ha indirizzato e seguito intutte le fasi dell’indaginemuseologica alla base di questocontributo. Sono grata al prof.Giuliano Volpe, per i preziosiconsigli ricevuti, alla prof.ssaGrazia Semeraro per la dispo-nibilità accordatami, a tutti ifunzionari della Soprintenden-za ai Beni Archeologici dellaPuglia da me contattati, in par-ticolar modo, dott. ArcangeloAlessio, Assunta Cocchiaro,Angela Cinquepalmi, MarisaCorrente, Medica AssuntaOrlando, Francesca Radina,Anna Maria Tunzi Sisto,Gemma Russo, Donata Ventu-ro, per la cortese collaborazio-ne prestata ai fini di questaindagine. Ringrazio tutti iDirettori e i ResponsabiliScientifici dei musei contattati,per l’interesse dimostrato neiconfronti di questa ricerca e perla fattiva collaborazione, con-cedendomi di pubblicare leimmagini delle ricostruzioniesposte; non ultimo, il dott.Andrea Ciacci per aver miglio-rato la forma e il contenuto diquesto contributo.

5 Il panorama d’indagine hapreso in considerazione nonsolo le “strutture museali” insenso lato ma ogni tipologiaespositiva, come i centri didocumentazione, le mostre per-manenti, i centri visita di areearcheologiche, le raccoltecomunali, il museo diffuso, inquanto strutture che ospitanoesposizioni destinate alla docu-mentazione della storia di uncomprensorio. L’indagine haomesso tutti i restanti musei,

sono stati individuati 315 Centri Visita sparsi sul territorio nazionale: ad essi èstata inviata via posta elettronica o, in qualche caso, attraverso la posta cartacea,la scheda di censimento. I dati sono stati elaborati sulla base di 117 schede ritor-nate al mittente, corrispondenti al 37% dei Centri Visita attivi in Italia 2.

Come si può osservare, la prospettiva di potenziale analisi dei fenomeni èmolto limitata, sotto il profilo statistico, dalla percentuale delle adesioni al censi-mento. Tale consapevolezza, cresciuta insieme al tentativo di censire fenomenimuseali sui quali esistono dati esigui o difficilmente controllabili, come, p.es.,sugli allestimenti storici, hanno ben presto portato a individuare nella scala regio-nale il livello idoneo di analisi. Un’indagine sugli allestimenti effettuata su questascala, infatti, riesce a documentare, grazie a sopralluoghi e controlli che abbattonodrasticamente la percentuale degli insuccessi (dovuti a schede non ritornate o malcompilate, all’assenza di personale competente a reperire le informazioni richiesteecc.) in fase di censimento. L’impegno di responsabilità assunto dal laureando (disolito proveniente dalla Regione in cui effettua la raccolta delle informazioni),diviene perciò strategico per ottenere risultati congrui, adatti a un commento ditipo museologico e museografico. Una chiave di lettura di dettaglio ancora mag-giore si può ottenere con una prospettiva di indagine mirata alla singola Provincia,che è quella ideale per conoscere, p.es., le forme di gestione museale e/o le reticostituite dai sistemi museali. Il fatto di affidare l’indagine a livello provinciale adun gruppo di laureandi conduce spesso ad un confronto dei dati censiti in faseavanzata del lavoro, con effetti molto rilevanti dal punto di vista didattico, in ter-mini di stimolo e sviluppo di capacità critiche di valutazione e commento, solleci-tate dall’attività seminariale. Arrivo quindi alla conclusione, sottolineando comela riflessione sugli allestimenti possa apportare nuovi elementi al dialogo tradiscipline umanistiche e tecniche, reso sempre più necessario dal progressivo affi-narsi degli strumenti di analisi delle comunità antiche, di cui dispone oggi l’ar-cheologia. Nel caso di una ricerca condotta sugli allestimenti storici ancora pre-senti nei musei italiani, si è giunti a considerare l’identità di musei miracolosa-mente conservati nell’allestimento originale, spesso ottocentesco, in qualche casoaddirittura settecentesco, quale espressione del pensiero scientifico dell’epoca, dicui la forma museale esemplificava e traduceva i principi. Questa riflessione nonè caduta nel vuoto, se il lavoro dell’architetto di oggi ha inteso conservare, in unvero e proprio restauro conservativo di alcune sale del Museo Topografico dell’E-truria a Firenze, la sintesi del pensiero archeologico e lo spirito originale dell’alle-stimento voluto da Luigi Adriano Milani alla fine dell’Ottocento 3.

(A.Z.)

Questo contributo 4 presenta gli esiti di una ricerca il più possibile sistematicasui musei istituiti nella Regione Puglia che ospitano ed espongono raccoltearcheologiche 5 e propone un’analisi museologica degli standard qualitativi degliallestimenti museali, con particolare attenzione all’utilizzo di ricostruzioni del-l’ambiente archeologico, che costituiscono un valido supporto per la contestualiz-

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Contributo alla ricerca sulla ricostruzione dell’ambiente archeologico nei musei della Puglia

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alcuni purtroppo dismessi (p. es. il Museo “Meo-Evoli” di Monopoli (BA), altri chiusi al pub-blico per il trasferimento delle collezioni da un ente privato a uno pubblico (p. es. la Collezione“Martini Carissimo” di Oria (BR) o il Museo “Romanazzi-Carducci” di Putignano) e altri anco-ra in fase di progettazione.

1. - Scheda di censimento dellericostruzioni dell’ambientearcheologico nei musei dellaRegione Puglia.

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zazione di alcuni reperti e la documentazione, all’interno di un percorso espositi-vo, di un sito archeologico 6.

Il momento allestitivo esprime la sintesi più delicata dell’intero processoconoscitivo, di cui deve farsi promotore un museo ed è finalizzato ad elaborare uncorretto messaggio comunicativo attraverso l’esposizione delle collezioni, deisupporti informativi e di un apparato ricostruttivo dei contesti illustrati 7.

I visitatori con poca familiarità con gli oggetti esposti stabiliscono un fortelegame con le caratteristiche fisiche dello spazio allestito, creando punti di riferi-mento per pianificare il proprio circuito cognitivo.

L’oggetto musealizzato, a seguito del distacco dal proprio contesto d’origine ela conseguente perdita di parte della sua identità, mostra di sé solo ciò che è per-cepibile visivamente, cioè la forma ed è grazie al supporto di adeguati strumentididattici, in primis gli apparati ricostruttivi, che acquista un nuovo linguaggio,«una sorta di metalinguaggio, che sostituisce quello perduto con cui aveva comu-nicato quando era in uso», interpretato dall’intervento museologico allo scopo diricontestualizzare un originale ambiente archeologico 8.

Materiali e metodi

Ai fini di un’analisi museologica descrittiva è stata elaborata una scheda dicensimento, che prevede la compilazione di quattro campi informativi: i dati“anagrafici” del museo, la tipologia delle raccolte archeologiche esposte, suddivi-se per macro-periodi, la tipologia delle ricostruzioni degli ambienti archeologici, icriteri d’ordinamento degli spazi espositivi e la loro superficie (fig. 1).

Il reperimento delle informazioni è il risultato di una consultazione preliminaredi guide ai musei, su scala nazionale e regionale, collane, monografie, cataloghi,articoli sui musei archeologici della Puglia 9, presenti in letteratura e di una ricercasul Web attraverso motori di ricerca specifici 10. Successivamente sono stati contat-tati i Responsabili Scientifici e gli organi amministrativi di competenza degli Entilocali. ed è stata effettuata una visita autoptica per il 60% dei musei campionati.

Sono state individuate 69 istituzioni a cui è stata inviata la scheda sinottica: ilcampione d’indagine è di 61 schede compilate, pari al 90% del totale dei museipresi in considerazione.

Le schede sinottiche sono state inserite all’interno di un database informatico,attraverso una maschera d’immissione dati, impostata secondo lo sviluppo dellascheda sinottica.

È stata, infine, realizzata una carta tematica della Regione Puglia in cui è pos-sibile visualizzare tutti i musei censiti, suddivisi per Province e per tipologia d’or-

6 Questo contributo nascecome sintesi di un elaborato ditesi triennale in Scienze deiBeni Archeologici (“Le rico-struzioni dell’ambiente archeo-logico nei musei della RegionePuglia”), discusso nell’A.A.2003/2004 dalla scrivente, nel-l’ambito dell’insegnamento diMuseologia e Museografia del-l’Università degli Studi diSiena.

7 Lugli 1992; Boralevi,Pedone 1995; Prete 1998, 11-25; Forti 1998, 92-93 e 111-145; Zifferero 1999, 407-441;Tomea Gavazzoli 2003, Donati2003.

8 Di Valerio 1999, Forti1998, 92-93 e 111-145.

9 In questa nota sono conte-nute tutte le referenze di guide,monografie, notiziari, cataloghidi mostre, articoli e contributivari relativi ai musei presi inconsiderazione. Riguardo alleguide ai musei della Puglia, cfr.De Juliis 1979; Regione Puglia1997; Angiuli 1998; Appiano2002, Natali 2004; alle guide ecataloghi delle mostre: Fazia1987; Alessio 1988; Mazzei1995; Cocchiaro 1996; Jatta1996²; Defacendis 1999; Russo1999; Ciancio 2000; Caligiuri2002; Cinquepalmi, Cocchiaro2002; Riccardi 2003; a notizia-ri, articoli e contributi vari sullaproblematica museale inPuglia, cfr.: L’Abbate 2001,116-125; Cassiano 2001, 106-110; Fazia 2001, 111-115; Pie-tropaolo 2001, 130-133; DePaulis 2003, 83-88.

10 Sono ancora pochi i museiche dispongono di un propriosito web. Al momento le normeper la strutturazione di sitiinternet museali sono costituitesoltanto dall’atto d’indirizzosui criteri tecnico-scientifici esugli standard di funzionamen-to e sviluppo dei musei (art.150, comma 6, D.L. n.112/1998) promulgato dal

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dinamento giuridico, in cui sono distinti i musei che, in ambito allestitivo, presen-tino solo raccolte archeologiche da quelli che espongano anche ricostruzioni del-l’ambiente archeologico e da quelli attualmente chiusi al pubblico (fig. 2).

La nascita dei musei archeologici nella Regione Puglia: dalle collezioni anti-quarie al museo diffuso

L’istituzione di collezioni e di musei archeologici in Puglia è un fenomeno chesi manifesta relativamente tardi, rispetto al contesto italiano, intorno alla primametà del XIX secolo (figg. 3-4-5) 11.

Nel 1820 è istituita a Ruvo di Puglia (BA) una Collezione privata per voleredell’archeologo Giovanni Jatta senior, in cui i vasi sono sistemati secondo un cri-terio di “bellezza” seguendo il gusto dell’epoca. Il Museo Jatta è tra i pochi in Ita-

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Ministero per i Beni e le Atti-vità Culturali e da alcuni cennirelativi alle tecnologie in usoper la comunicazione musealenel D.M. 25/7/2000. Cfr. Lam-berti 2003, 14-16.

11 Guzzo 1999, 65-76.

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2. - Carta sinottica delle strutture museali della Regione Puglia prese in considerazione per questo censimento:1) Apricena (FG): Museo Civico; 2) San Severo (FG): Museo Civico; 3) Celenza Valfortore (FG): Raccolta Archeologica Comunale; 4) Troia(FG): Museo Civico; 5) Lucera (FG): Museo Archeologico Civico “Giuseppe Fiorelli”; 6) Foggia: Museo Civico-Pinacoteca; 7) Foggia: MuseoProvinciale del “Territorio della Capitanata”; 8) Vico del Gargano (FG): Antiquarium Civico; 9) Vieste (FG): Museo Civico Archeologico“Michele Petrone”; 10) Mattinata (FG): Collezione “Matteo Sansone”; 11) Mattinata (FG): Museo Civico; 12) Rignano Garganico: MuseoCivico di Grotta Paglicci; 13) Foggia (fraz.Arpinova FG): Passo Archeologico di Passo di Corvo; 14) Manfredonia (FG): Centro Visite del ParcoArcheologico di Siponto; 15) Manfredonia (FG): Museo Archeologico Nazionale; 16) Bovino (FG): Museo Civico “Carlo G. Nicastro”; 17)Ascoli Satriano (FG): Museo Civico “Pasquale Rosario”; 18) Trinitapoli (FG): Museo Civico; 19) San Ferdinando di Puglia (FG): Museo Civi-co; 20) Barletta (BA): Antiquarium di Canne della Battaglia; 21) Canosa di Puglia (BA): Mostra Archeologica Permanente (Palazzo Sinesi); 22)Canosa di Puglia (BA): Museo Civico; 23) Minervino Murge (BA): Museo Archeologico Civico; 24) Barletta (BA): Museo Civico Archeologi-co; 25) Trani (BA): Museo Diocesano; 26) Bisceglie (BA): Museo Archeologico Civico “Francesco Saverio Majellaro”; 27) Giovinazzo (BA):Raccolta Archeologica Pro Loco; 28) Ruvo di Puglia (BA): Museo Archeologico Nazionale “Giovanni Jatta”; 29) Bitonto (BA): Museo Civico“E. Rogadeo”; 30) Bitonto (BA): Museo Archeologico della Fondazione “De Palo-Ungaro”; 31) Bari: Museo Archeologico Provinciale; 32) Bari:Museo Diocesano; 33) Gravina in Puglia (BA): Museo Archeologico Civico; 34) Gravina in Puglia (BA): Museo della Fondazione “EttorePomarici Santomasi”; 35) Altamura (BA): Museo Archeologico Statale; 36) Acquaviva delle Fonti (BA): Mostra Archeologica Permanente; 37)Rutigliano (BA): Museo Archeologico Civico “G. e P. Didonna”; 38) Conversano (BA): Museo Civico; 39) Gioia del Colle (BA): MuseoArcheologico Nazionale; 40) Fasano (BR): Museo Archeologico Nazionale di Egnazia; 41) Ostuni (BR): Museo di Civiltà Preclassiche della Mur-gia Meridionale; 42) Ceglie Messapica (BR): Museo Archeologico Comunale; 43) Latiano (BR): Museo della Fondazione “Ribezzi- Petrosillo”;44) Mesagne (BR): Museo Archeologico Civico “Ugo Granafei”; 45) Brindisi: Area Archeologica “San Pietro degli Schiavoni”; 46) Brindisi:Museo Archeologico Provinciale “Francesco Ribezzo”; 47) Oria (BR): Centro di Documentazione Messapica; 48) Grottaglie (TA): Museo delleCeramiche; 49) Taranto: Museo Archeologico Nazionale “Luigi Viola”; 50) Manduria (TA): Mostra Archeologica Permanente “Oltre le Mura”;51) Manduria (TA): Raccolta Archeologica Comunale “Gatti”; 52) Avetrana (TA): Mostra Archeologica Permanente; 53) Lecce: Museo Archeo-logico-Pinacoteca Provinciale “Sigismondo Castromediano”; 54) Lecce: Museo del Teatro Romano- Fondazione “Memmo”; 55) Cavallino (LE):Museo Diffuso “Sigismondo Castromediano”; 56) Maglie (LE): Museo Civico di Paleontologia e Paletnologia “Decio De Lorentiis”; 57) MuroLeccese (LE): Museo Civico di “Borgo Terra”; 58) Gallipoli (LE): Museo Civico “Emanuele Barba”; 59) Alezio (LE): Museo Civico Messapico;60) Poggiardo-Vaste (LE): Museo della Civiltà Messapica; 61) Ugento (LE): Museo Civico di Archeologia e Paleontologia “Salvatore Zecca”.

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3. - Il grafico illustra l’istituzio-ne dei musei che presentanoraccolte archeologiche nellaRegione Puglia, in funzione deltempo, a partire dagli anniVenti del XIX secolo.

4. - Il grafico illustra la suddi-visione per Province dei museiarcheologici della RegionePuglia.

5. - Il grafico a torta illustra letipologie di ordinamento giuri-dico dei musei archeologicidella Regione Puglia.

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12 Zifferero 2004, 59-81.13 Morigi Govi, Mottola

Molfino 1996; Visser Travagli2004, 50-58.

lia che conserva ancora oggi la disposizione originaria, di matrice collezionistico-antiquaria. Nel 1991 lo Stato ha provveduto ad acquistarlo, istituendo il MuseoArcheologico Nazionale “Giovanni Jatta” 12.

Nella seconda metà dell’Ottocento, come conseguenza delle leggi eversive del1866 che permisero la soppressione degli enti ecclesiastici e l’incameramento daparte del demanio dei loro beni, affidati alle Province, nasce nel 1875 il MuseoArcheologico Provinciale di Bari.

Il Museo-Pinacoteca “Sigismondo Castromediano” di Lecce fu istituito nel1868 con delibera della Provincia di Terra d’Otranto, per volere del Duca diCavallino al quale è ora dedicato e nel 1967 è passato in gestione alla Provincia diLecce.

In questi anni sono istituiti tra i più notevoli musei civici e statali, che costitui-scono la “pietra miliare” per la realtà archeologica museale pugliese: il MuseoArcheologico Nazionale “Luigi Viola” di Taranto, il Museo Civico “GiuseppeFiorelli” di Lucera, il Museo Civico di Foggia, il Museo Civico Archeologico diCanosa, il Museo Civico di Barletta e la Casa-Museo “Ettore Pomarici Santoma-si” di Gravina in Puglia.

Dopo la stasi degli anni a cavallo e immediatamente successivi ai conflittimondiali, un deciso incremento dell’istituzione di musei civici si manifestanegli anni Settanta, come risposta all’attuazione dell’ordinamento regionalenel 1970 e al trasferimento alle Regioni delle funzioni amministrative stataliin materia di musei e biblioteche d’enti locali, stabilito nel D.P.R. 14/1/1972n. 3 13.

Un particolare cenno merita una categoria di musei gestiti dagli Enti privati edalle Fondazioni, le case-museo, che costituiscono una tipologia espositiva unicanel loro genere. Si tratta di dimore storiche di famiglie agiate, di rilevante interes-se storico-artistico, in quanto “contenitori” di suppellettili, mobili d’epoca e dellepiù varie collezioni: archeologiche, numismatiche, gallerie d’arte, collezioni d’a-biti d’epoca, d’armi, di libri e di pergamene antiche, di strumenti vari, espostisecondo criteri tipologici tipici del collezionismo antiquario.

In Puglia esistono tre realtà di spiccato pregio come il Palazzo Jatta a Ruvo diPuglia (BA) che ospita anche il Museo Archeologico Nazionale, il Museo dellaFondazione “Ettore Pomarici Santomasi” di Gravina in Puglia (BA) e il Museodella Fondazione “Ribezzi-Petrosillo” di Latiano (BR), di recente istituzione.

È interessante rilevare come negli ultimi dieci anni nella Regione siano statiistituiti undici musei civici, come risposta ad una politica legislativa di matricefederalista che ha riconosciuto la funzione di valorizzazione alle Regioni e agliEnti Locali, con la L. 59/1997, la cd. “legge Bassanini”, e il conseguente D. Lgs.112/1998.

Talvolta questi musei nascono all’interno di programmi di riqualificazione delterritorio, che promuovono lo sviluppo di un turismo culturale. Analogamentesta maturando, però, un motivo di riscoperta autentica della cultura locale, chemuove dal recupero dell’identità come reazione all’omologazione culturale: èfondamentale studiare una comunicazione rivolta agli stessi membri dellacomunità, che ne sono i principali fruitori, per poi rivolgerla a pubblici esterni,di tipo turistico.

Nel 2003 è stato inaugurato il Museo Diffuso “Sigismondo Castromediano” diCavallino (LE), progettato dall’Università degli Studi di Lecce, con due finalità:

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14 Morigi Govi, MottolaMolfino 1996; Cabasino 1999,515-526; L’Abbate 2001, 116-125.

15 La questione degli scaviclandestini ad opera dei tomba-roli e del commercio europeo esoprattutto transoceanico deicorredi sepolcrali di numerosenecropoli è il principale maledi cui ha sofferto nei secoliscorsi il patrimonio archeologi-co pugliese, la cui tutela ègarantita dalla Soprintendenzanon senza qualche difficoltà.Cfr: Graepler, Mazzei 1996;Pessia 2005, 60-63.

diventare un “Cantiere Scuola” per gli studenti della Facoltà di Beni Culturali e laScuola di Specializzazione in Archeologia dell’Ateneo leccese, e un Parcoarcheologico per il recupero e la valorizzazione del sito di Cavallino, un insedia-mento messapico fortificato d’età arcaica.

L’aspetto particolarmente innovativo del Museo Diffuso consiste nel suoapproccio metodologico, che concilia, all’interno dei percorsi museali, l’archeolo-gia con il paesaggio rurale e con le trasformazioni operate dall’uomo nel corso deisecoli, promuovendone la risorsa storico-ambientale nell’offerta turistica.

È stata realizzata all’ingresso del Museo Diffuso una piattaforma sopraelevataper una fruizione dall’alto dell’intero sito archeologico, un “balcone sulla storia”-come lo ha definito il prof. Francesco D’Andria, Responsabile Scientifico del pro-getto, - dove è stato installato un totem multimediale per effettuare una visita gui-data virtuale a 360°, attraverso il touch-screen. L’installazione della postazionerientra nel progetto «Land-Lab. Laboratorio Multimediale di Ricerca, Formazionee Comunicazione sui Paesaggi archeologici» (cfr § 4.2.6. e n. 24).

Alcuni risultati dell’indagine museologica

Gli allestimenti e le problematiche legate alle ricostruzioni dell’ambiente archeo-logico

In Puglia, la maggioranza dei musei istituiti più di un secolo fa si è formata aseguito di collezioni private, il cui gusto antiquario e collezionistico si riproponeancora oggi nelle esposizioni, con criteri espositivi a prevalente carattere tipologi-co, in mobili o vetrine d’epoca che non consentono, pertanto, di allestire un per-corso espositivo adattabile alle esigenze del pubblico e integrato con supportididattici, ormai considerati funzionali ai moderni principi d’allestimento museale.

Altra problematica comune a molti musei, soprattutto civici, è d’essere ospi-tati in sedi storiche, cosa che comporta una serie di condizionamenti, dovuti aivincoli di tutela dello stesso immobile e l’assenza di figure professionali com-petenti per una gestione scientifica e allo stesso tempo manageriale del museoin questione 14.

Talvolta si tratta di reperti archeologici sequestrati e frutto di scavi clandestini,prevalentemente corredi tombali, di cui è possibile conoscere eventualmente laprovenienza, ma di cui è stata irrimediabilmente perduta una documentazionestratigrafica, necessaria per ricostruire l’architettura tombale e i processi legati alculto e al rituale funerario 15.

Sino agli anni Ottanta, i musei esponevano le proprie collezioni nei medesimiallestimenti realizzati al momento dell’istituzione: il riallestimento delle saleespositive, in una veste museografica moderna, è avvenuto soprattutto nell’ultimoquindicennio (fig. 6).

Nell’ultimo decennio, inoltre, si è riscontrata una crescita lineare dei plastici,dei calchi, degli strumenti interattivi, delle ricostruzioni 3D e di quelle virtuali (fig.7). Leggendo e confrontando gli stessi dati per Province, si osserva come i museidella Provincia di Bari, seguiti da quelli delle Province di Foggia e Lecce detenga-no il primato della maggiore presenza di ricostruzioni, all’interno dei percorsiespositivi, mentre quelli di Brindisi presentano esclusivamente un numero consi-stente di plastici e calchi. I mu sei presi in considerazione per la Provincia di Taran-to presentano ben poche ricostruzioni e sono completamente privi dei nuovi stru-

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menti informatici. Tale ri-sultato è indice di una man-canza di strutture musealiadeguate, per esempio lachiusura temporanea delMuseo Archeologico Na-zionale “Luigi Viola” di Ta-ranto, dal gennaio 2000, perlavori di ristrutturazione el’allestimento poco adeguato di una piccola parte del materiale archeologico pressoPalazzo Pantaleo e, più in generale, uno scarso impegno ad una programmazioneculturale integrata (fig. 8).

6. - Il grafico mette a confrontola data dell’ultimo allestimentodelle sale espositive (colonnein grigio scuro) con la data del-l’istituzione del medesimomuseo (colonne in grigio chia-ro).

7. - Il grafico illustra l’introdu-zione delle varie tipologie rico-struttive dell’ambiente archeo-logico nei percorsi musealidagli anni Cinquanta ad oggi.

8. - Il grafico illustra la presenza delle varie tipologie rico-struttive dell’ambiente archeologico all’interno dei percor-si museali, confrontate per Province.

16 Questo genere di spettaco-lo fu inventato in Inghilterraverso il 1796 e poi fu modifica-to da due distinti pittori france-si, Bouton e Daguerre, ed ebbeluogo per la prima volta inParigi nel luglio del 1822 conl’esposizione di un quadro rap-presentante l’interno della Cat-tedrale di Cantorbery.

17 Angela 1988, 130-132.18 I due diorami sono stati

commissionati nel 2002 ad unnoto Studio di grafica di Firen-ze, la “Inklink”, dal Diparti-mento di Beni Culturali dell’U-niversità degli Studi di Lecce,in occasione dell’allestimentodella mostra “Klaohi Zis: ilculto di Zeus a Ugento”, in cuiè stata esposta, dopo 41 annidalla sua scoperta, la statuettabronzea di Zeus Stilita, conser-vata presso il Museo Archeolo-gico Nazionale di Taranto; l’i-naspettato successo dellamostra ha consentito di ottene-re la realizzazione di un calcoda esporre all’interno di un per-corso museale dedicato al cultolocale della divinità.

19 D’Andria, Dell’Aglio2002, 48-57.

20 Forti 1998, 92-93. Leriproduzioni in scala, secondoAlfredo Forti, hanno lo stessovalore esplicativo delle rico-struzioni reali ed un forteimpatto emotivo sul visitatore.La loro eterogeneità di dimen-sione impedisce confronti eriferimenti concreti e li oggetti-va ad informazione scientifica.

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Di fondamentale importanza si sono rivelate le ricerche sistematiche condottenegli ultimi decenni dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici della Puglia,molto spesso affidate ad équipes d’archeologi degli Atenei pugliesi, in collabora-zione con altre prestigiose Università italiane ed internazionali, che hanno portatoalla luce un cospicuo patrimonio di dati sul popolamento di questa Regione.

Gli studi e i risultati di tali ricerche sono confluiti come mostre permanentiall’interno dei musei locali e talvolta hanno dato origine all’istituzione ex novo dimusei che documentano la storia del proprio territorio, come il Museo Civico“Borgo Terra” di Muro Leccese (LE) e il Museo Diffuso “Sigismondo Castrome-diano” di Cavallino (LE).

Le ricostruzioni dell’ambiente archeologico

I diorami. Il termine diorama (dal greco di£ √r£w “guardare attraverso”) siriferisce ad una forma di ostensione che presenta alla vista dello spettatore, situa-to nel centro di una sala di forma circolare, l’immagine di grandi fenomeni dellanatura, del complesso di una città, di una veduta pittoresca, dell’interno di unambiente ecc. 16.

Oggi con diorama s’intende di solito un modello tridimensionale che riproducefedelmente un certo scenario: presenta, in genere, una forma ad anfiteatro con unaparete a semicerchio con raffigurazioni grafiche; uno degli aspetti più interessantinel diorama è la continuità tra gli oggetti tridimensionali esposti e quelli bidimen-sionali dipinti 17.

Questo espediente è stato introdotto nell’ambiente museologico d’alcuni paesieuropei e nord-americani, come una particolare tipologia ricostruttiva; è stato utiliz-zato tra gli anni Venti e Cinquanta all’interno di musei naturalistici o paleontologici,in cui prevaleva il gusto per l’esotico e solo negli ultimi anni ha abbracciato altrediscipline, tra cui la Preistoria.

Il diorama è poco frequente all’interno degli allestimenti di raccolte archeolo-giche, giacché in Italia il suo utilizzo è piuttosto tardo, ed è assente nei museiarcheologici della Puglia.

Fa eccezione il Museo Civico di Archeologia e Paleontologia “SalvatoreZecca” di Ugento (LE), attualmente chiuso al pubblico per lavori di ristrutturazio-ne della sede, che espone due diorami “alla francese”, vale a dire due enormiopere pittoriche che occupano per intero due pareti di una sala espositiva, ricrean-do uno sfondo suggestivo, ad impatto tridimensionale, con l’intento di riprodurreil contesto d’appartenenza degli oggetti esposti 18.

I due diorami riproducono scene di vita quotidiana riguardanti il culto di Zeus,raffiguranti il temenos all’interno del quale si svolgevano i sacrifici e le libagioniin onore della divinità 19 (fig. 9).

I plastici. Il plastico è la rappresentazione in scala naturale o ridotta, in rilievo,in gesso o in altro materiale di un contesto archeologico, sia esso un sito, un edifi-cio, una particolare struttura architettonica o un qualunque oggetto archeologi-co 20.

Si tratta di un supporto informativo, di grande presa per il pubblico per l’im-mediatezza della comunicazione: per questa ragione, insieme ai costi di realizza-

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21 Il primo calco fu realizza-to a Pompei nel 1863: a Giu-seppe Fiorelli, direttore degliscavi, si deve l’idea di riempirecon del gesso liquido le cavitàlasciate dal disfacimento deicorpi e degli altri materialiorganici nelle pomici.

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zione, è una delle tipologie più utilizzate; permette, inoltre, di introdurre le ripro-duzioni in scala di contesti archeologici non visitabili o non più visibili nella lorointerezza o di ricostruzioni di un determinato territorio.

Sono 18 i musei archeologici pugliesi che espongono uno o più plastici all’in-terno delle sale espositive, pari al 29% del totale dei musei censiti. Complessiva-mente sono esposti 28 plastici, tra i quali i due più antichi sono stati realizzati nel1960 per il primo allestimento dell’Antiquarium di Canne della Battaglia (BA) eriproducono l’area dell’Acropoli e lo schieramento dell’esercito annibalico duran-te la Seconda Guerra Punica.

I restanti plastici sono stati realizzati dagli anni Novanta e riproducono princi-palmente ambienti archeologici d’età preistorica, protostorica e classica: villaggi,capanne, necropoli o singole tombe oppure situazioni di scavo e siti archeologici.

Il Museo Civico di “Borgo Terra” di Muro Leccese (LE), inaugurato nell’aprile2004, espone al centro della sala principale un plastico ricostruttivo che riproducein scala 1: 20 il borgo medievale fortificato, denominato “Borgo Terra”, prima delcruento attacco sferrato dai Turchi Ottomani alla città d’Otranto nel 1480. Nel1999, in occasione del restauro del Palazzo del Principe, un’équipe del prof. PaulArthur ha condotto indagini stratigrafiche che hanno permesso di conoscere ledinamiche storiche del Salento in quel periodo di trapasso tra Medioevo e Rinasci-mento. L’Università di Lecce ha curato la realizzazione di una mostra permanente,la prima del genere in Puglia, sulla storia di un borgo medievale (fig. 10).

I calchi. Il calco è una tipologia di ricostruzione piuttosto semplice da realiz-zare, in quanto si ottiene una copia dell’oggetto originale attraverso il riempimen-to dell’impronta ricavata, calcandovi sopra materiale molle 21.

Il calco rappresenta una tipologia ricostruttiva di largo consumo: è principal-mente usata per riprodurre oggetti che non possono essere direttamente musealiz-zati, come sepolture in fase di scavo, fornaci o reperti in materiale facilmentedeperibile o in cattivo stato di conservazione.

Nel territorio regionale analizzato sono 17 i musei che espongono al loro internouno o più calchi, pari al 24% del totale dei musei censiti. In tutto sono presenti 45

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9. - Visione d’insieme dei duediorami “alla francese” chedocumentano il culto messapi-co della divinità all’interno delrecinto sacro, con scene di liba-gione e di sacrificio (MuseoCivico di Archeologia e Pale -ontologia “Salvatore Zecca” diUgento, Lecce).

22 Becchetti, Lanciano 1999,443-450.

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calchi, realizzati soprattutto a partire dagli anni Ottanta, che riproducono ceramiche,fornaci, statue-stele ma soprattutto sepolture d’età preistorica.

Ad esempio, il Museo Archeologico Nazionale di Manfredonia ha realizzatonel 2001 tre calchi di stele daunie per la fruizione dell’utenza non vedente, accen-tuando i rilievi delle decorazioni affinché possano essere percepite grazie al tatto.

Le stratigrafie. Le stratigrafie sono rappresentazioni grafiche o ricostruzionireali delle sezioni del terreno, indagate durante lo scavo archeologico, per metterein luce la stratificazione geologica e antropica, dovuta alla frequentazione umanain un determinato sito, distinguendo gli strati di matrice differente contenentireperti utili per stabilire una cronologia relativa.

Si tratta di un artificio ricostruttivo alquanto specifico, di non immediata perce-zione per un pubblico ‘non addetto ai lavori’, richiedendo precise conoscenze distratigrafia e dei processi di sedimentazione dei depositi archeologici 22.

Ciononostante, se d’immediata interpretazione grafica, la stratigrafia ha unvalore didattico potenzialmente elevato perché rende visivamente l’idea di comesi siano susseguite le varie facies culturali dando luogo a stratificazioni del terre-no, osservabili nei bacini stratigrafici che sono indagati durante le campagne discavo archeologico.

Sono stati individuati solo tre musei che presentano ricostruzioni stratigrafiched’ambiente archeologico, pari al 5% del totale dei musei censiti: si tratta dell’An-tiquarium di Canne della Battaglia (BA), del Museo Civico Archeologico “Fran-cesco Majellaro” di Bisceglie (BA) e del Centro Visita del Parco Archeologico diSiponto a Manfredonia (FG).

La più antica stratigrafia risale al 1960 ed è quell’esposta presso l’Antiquariumdi Canne. La colonna stratigrafica riproduce in dimensioni reali il saggio eseguitonei pressi della Porta dell’Acropoli del vicus di Canne, nel corso degli scavi condot-ti da Fernanda Tinè Bertocchi e costituisce una testimonianza del primo allestimen-

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10. - Particolare del plastico ri-costruttivo del borgo medievalefortificato di “Borgo Terra”(XV sec. d.C. ) realizzato dalloStudio RomaTre s.c.a.r.l. (Mu-seo Civico di “Borgo Terra” diMuro Leccese, Lecce).

23 Caligiuri 2002.24 Prete 1998, 11-25 e 44-58.

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to, realizzato negli anni Ses-santa. Sono documentati 15livelli stratigrafici e 4 stratiprincipali, per un’altezzacomplessiva di 3,50 metri;all’interno di ciascuno stratosono stati riprodotti i varireperti rinvenuti, tra cuiquelli ceramici, utili per for-nire una cronologia relativadella sedimentazione dellostrato. Sono presenti livelliche testimoniano la presen-za di un insediamento indi-geno dall’età preistorica aquella medievale.

Il Museo CivicoArcheologico “FrancescoS. Majellaro” di Bisceglie(BA) espone accanto aireperti rinvenuti nellaGrotta di Santa Croce, dicui si conoscono gli strati

di frequentazione tra l’Età del Bronzo e il Paleolitico Medio, la sequenza strati-grafica della trincea effettuata dagli scavi diretti da Luigi Cardini e FrancescoSaverio Majellaro negli anni Cinquanta, ripresi nel 1997 in un lavoro di sinergiatra la Soprintendenza ai Beni Archeologici della Puglia e l’Università degli Studidi Bari e di Siena. Alla base dei livelli neolitici della colonna stratigrafica è statoposizionato il calco di una sensazionale scoperta avvenuta con la ripresa degliscavi nel 1997: una stuoia in fibre vegetali, conservatasi pressoché intatta, risa-lente alla prima metà del V millennio (fig. 11) 23.

Le ambientazioni e le ricostruzioni 3D. Queste due tipologie ricostruttive sonoanalizzate insieme, giacché si equivalgono nel loro intento di riprodurre verosi-milmente un contesto archeologico: la prima lo fa riallestendo quello che dovevaessere il contesto naturale e antropico, la seconda, ricostruendolo così come dove-va essere in origine grazie anche all’ausilio dei reperti archeologici, delle fontiscritte e iconografiche.

Tali ricostruzioni, che presentano indubbi pregi ai fini della comunicazione, ser-vono ad attirare la curiosità del visitatore, attivando i processi interpretativi deglioggetti esposti, pur incorrendo nel rischio di ricreare un effetto scenografico, con ilrisultato di distrarre l’attenzione del visitatore dalla percezione del singolo oggetto.

È necessario, infatti, che la lettura di un simile apparato ricostruttivo avvenga“ricontestualizzando” l’oggetto all’interno del percorso espositivo, integrandolocon le altre testimonianze esposte per documentare i processi storici e umani 24.

Il soggetto principalmente ricostruito è il contesto sepolcrale, nelle sue varietipologie.

Le ambientazioni esposte sono complessivamente 18 e sono presenti in 13

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11. - Visione d’insieme dellasezione stratigrafica degli scavipreistorici della grotta S. Crocee del calco dell’impronta di unastuoia in fibre vegetali rinvenu-ta negli strati di frequentazioneneolitica (Museo Civico Ar-cheologico “F. Saverio Majel-laro” di Bisceglie, Bari)

25 Gli affreschi, acquistatidallo Stato italiano nel 1956,sono stati distaccati dalle paretidella grotta originaria dall’Isti-tuto Centrale del Restauro diRoma, e dallo stesso restauratisino al 1958. Hanno rappresen-tato l’Italia all’EsposizioneUniversale di Bruxelles nel1958, riscuotendo grande suc-cesso. In seguito sono statiesposti ai Mercati Traianei aRoma, ad Atene, a Bari ed aLecce per ritornare a Gravinanel 1968, dove sono tuttoraconservati, presso il localemuseo.

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musei, pari al 21% del totale dei musei censiti: si tratta di una tipologia ricostrutti-va introdotta nei musei della Puglia soltanto nell’ultimo decennio.

La prima realizzazione è stata una sepoltura con corredo tombale, databile al IV-III sec. a.C., ricostruita nel Museo Civico di San Severo (FG) e realizzata nel 1995.

Il Museo Archelogico Nazionale di Gioia del Colle (BA) espone un’ambienta-zione, realizzata nel 2004 per la mostra “I fili della meraviglia” nell’ambito dell’i-niziativa ministeriale “Moda Costume Bellezza nell’Italia antica”, che riproduceverosimilmente una stanza del telaio di una casa greca d’età classica, con la rico-struzione di un telaio verticale di VI-IV sec. a.C. (fig. 12).

Le ricostruzioni 3D privilegiano i complessi architettonici e gli ambienti tom-bali: sono presenti in 12 musei, pari al 18% del totale dei musei censiti e sonostate introdotte dalla fine degli anni Novanta.

La più antica ricostruzione tridimensionale è stata realizzata nel 1968 in due vanial piano terra del Museo della Fondazione “E. Pomarici Santomasi” di Gravina inPuglia (BA) e riguarda un intero complesso architettonico ipogeico: la Cripta rupe-stre di San Vito Vecchio, con affreschi bizantineggianti datati al XIII-XIV secolo 25.

Il Museo Civico di Foggia, nella sezione archeologica dedicata a Marina Maz-zei in cui è ripercorsa la storia della Daunia antica, propone grazie ad un modernoallestimento museografico la ricostruzione tridimensionale di due importantitestimonianze provenienti da Arpi, un importante centro dauno, fondato nel IXsecolo. La prima riguarda la Tomba dei Cavalieri (fine IV sec. a.C.), caratterizza-ta da importanti pitture che rimandano alla tradizione pittorica d’influenza campa-na, ed è stata interamente smontata e ricostruita all’interno di una sala al pianoterra del museo. La seconda riguarda l’Ipogeo della Medusa (III-II sec. a.C.), dicui è stata ricostruita la camera funeraria e l’ingresso monumentale, inserendo glielementi architettonici conservati.

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12. - Particolare della ricostru-zione di un telaio verticale diVI-IV secolo a.C. all’internodell’ambientazione di un’ipote-tica stanza del telaio di unacasa greca di età classica(Museo Archeologico Nazio-nale di Gioia del Colle, Bari).

26 Lo scavo venne iniziatonegli anni ’60 da JohnBradford, autore della scopertadei villaggi trincerati del Tavo-liere grazie all’interpretazionedi foto aeree, e fu completatotra il 1965 e il 1982 con un’e-splorazione sistematica condot-ta dal prof. Santo Tinè dell’U-niversità degli Studi di Genova.È stato realizzato negli anni ’90il Parco Archeologico in cui èpossibile osservare dall’alto letracce archeologiche dei restidei fossati circolari a “C” e iresti di una capanna rettangola-re absidata, con pavimentolastricato, muri con zoccolo inpietra realizzato con la tecnica“a spina di pesce” e tetto a dop-pio spiovente.

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Il museo, inoltre, presenta un plastico ricostruttivo del villaggio neolitico trin-cerato (5000-3500 a.C.) rinvenuto in località Passo di Corvo, dove è stata ricostrui-ta una capanna neolitica, a grandezza naturale, con pozzi, covoni di fieno, silos erecinti per gli animali 26. All’interno di una sala è stata installata una postazioneinformatica per la visita guidata virtuale della sezione archeologica del museo.

La comunicazione multimediale: le ricostruzioni virtuali e gli strumenti inte-rattivi. I sistemi interattivi, introdotti all’interno dell’esposizione museale nell’ul-timo decennio, si rivelano uno strumento didattico funzionale a un grado di coin-volgimento percettivo maggiore del pubblico, favorendo un processo d’apprendi-mento differenziato e adeguato all’interesse dell’utente.

Le ricostruzioni virtuali sono una tipologia di supporto didattico, introdottonei musei della Puglia a partire dalla fine degli anni Novanta: attraverso lo studiodel contesto archeologico e naturalistico, l’analisi dei dati e dei materiali rinvenu-ti e utilizzando le potenzialità degli strumenti informatici, consentono di riprodur-re integralmente strutture non più visibili o parzialmente distrutte o di ricostruire,ad esempio, ambienti in grotta, villaggi, complessi architettonici, attraverso illu-strazioni grafiche o filmati multimediali.

I musei che presentano ricostruzioni virtuali corrispondono al 10% del totaledei musei censiti.

Le ricostruzioni grafiche, contenute all’interno dei pannelli esplicativi, restano ilmezzo più versatile ed efficace per una divulgazione didattica, soprattutto per i costicontenuti di realizzazione, pur avendo minore impatto emotivo nel visitatore (fig. 13).

Queste ultime sono, inoltre, utilizzate come base per le applicazioni multime-diali: percorsi multimediali, ricostruzioni 3d, animazioni, video o dvd.

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13. - Ricostruzione grafica vir-tuale dell’ingresso e dellacamera sepolcrale dell’Ipogeodella Medusa (III-II sec. a.C.)(Museo Civico di Foggia).

27 Riguardo al progetto“Landlab” cfr. D’Andria F., Se-meraro G. 2006, The LandLabproject. Multimedia Laboratoryfor research, education andcommunication regarding ar-chaeological landscapes, in Ar-chaeological Computing News -letter, 64, June 19-22 oppure vi-sita l’indirizzo: http:// land-lab.unile.it.

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Il Museo Civico di “Borgo Terra” di Muro Leccese (LE) offre al visitatore lapossibilità di “passeggiare” virtualmente tra i vicoli del sito fortificato di BorgoTerra, la cui ricostruzione virtuale è stata curata dal Laboratorio d’ArcheologiaMedievale dell’Università degli Studi di Lecce: sono stati realizzati alcuni filmatimultimediali che riproducono la vita quotidiana all’interno del Borgo, l’impiantourbanistico, le attività produttive e quelle commerciali. È possibile visionare deitrailers all’interno del sito web del museo.

Il Museo Civico di Paleontologia e Paletnologia “D. de Lorentiis” di Maglie(LE), espone contenuti di rigore scientifico con linguaggi diversificati e con unallestimento museografico fortemente didattico, grazie a un ambiente distensivo,quasi ludico, che permette al visitatore di ripercorrere le tappe dell’evoluzione delSalento meridionale dall’epoca cretacica sino alle soglie dell’età del Ferro, apren-do cassetti, sbirciando in fori luminosi, ascoltando il commento di una ricostru-zione audiovisiva, giocando con la multimedialità delle stazioni informatiche.

In genere, per “strumenti interattivi” s’intende una tipologia di strumenti tec-nologici avanzati e presenti all’interno di musei tecnico-scientifici. In questo casosi fa riferimento a quegli strumenti informatici di recente introduzione all’internodelle sale espositive dei musei archeologici: le postazioni PC o i totem che con-sentono al visitatore di interagire mediante il “touch-screen”, al fine di effettuareuna visita virtuale tra le sale del museo o visionare filmati o altro materiale d’ap-profondimento.

Dal 1999 sono solo 11 i musei archeologici della Puglia, corrispondenti al18% del totale dei musei indagati, ad aver introdotto all’interno delle sale esposi-tive le postazioni informatiche o i totem.

Alcuni di questi totem rientrano in uno degli obiettivi della comunicazionemultimediale, una delle attività di un progetto avviato dall’Università degli Studidi Lecce nel 2003, che ha come scopo la valorizzazione e fruizione del Patrimonioculturale, storico-artistico e archeologico della Puglia e della Sicilia, mediantel’utilizzo di tecnologie avanzate.

Si tratta del progetto “LAND-LAB Laboratorio multimediale di ricerca, for-mazione e comunicazione sui Paesaggi archeologici” che, oltre alla realizzazionedi un Sistema Informativo multimediale, promuove la comunicazione dei beniculturali, attraverso la ricostruzione scientifica dei contesti archeologici e dei pae-saggi antichi e la realizzazione di “prodotti di comunicazione diversificati” aseconda del tipo di fruizione e della tipologia d’utente 27.

Ad esempio, per il Museo Provinciale “S. Castromediano” di Lecce sono statiprogettati nuovi totem multimediali a “didattica aumentata”, interattivi, con visio-ne stereoscopica e con un doppio livello informativo: un primo livello con infor-mazioni generiche e un secondo livello, più approfondito e scientifico, che preve-de la possibilità di consultare schede d’approfondimento. È prevista, inoltre, l’in-stallazione di un “periscopio virtuale” che permette di esplorare un modello 3D in“stereoscopia naturale”, attraverso il movimento del proprio corpo ed utilizzandouna consolle ergonomica per il controllo della navigazione.

È stato raggiunto un accordo con le istituzioni pubbliche delle aree coinvoltenell’attività di ricerca (Province di Brindisi, Lecce, Taranto) per l’installazione diuna serie di totem multimediali, all’interno dei musei locali, che permettono alvisitatore di conoscere i risultati delle attività promosse dal progetto e di visionarecontenuti multimediali interattivi dei principali siti archeologici, oggetto delle

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28 La nuova Provincia è stataistituita con la L. 148/2004:diventerà operativa secondo itermini di legge nel 2008 ed èattualmente in attesa dello Sta-tuto. La Provincia comprende10 comuni. Di questi, sette pro-vengono dalla Provincia diBari: Andria, Barletta, Bisce-glie, Canosa di Puglia, Miner-vino Murge, Spinazzola eTrani; altri tre dalla provinciadi Foggia: Margherita diSavoia, San Ferdinando diPuglia e Trinitapoli.

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attività di ricerca. I musei che dispongono, o disporranno a breve di questi totemsono il Museo Diffuso di Cavallino (LE), il Museo Archeologico della CiviltàMessapica di Vaste (LE), di Acquarica (LE), il Centro di Documentazione Messa-pica di Oria (BR).

Sono state realizzate delle applicazioni multimediali fruibili attraverso i toteme sottoforma di trailers sull’home page del sito web: si tratta di video tradizionalio stereoscopici sui principali insediamenti messapici indagati e ricostruiti, unfilm-layer sul mestiere dell’archeologo e un modello interattivo 3d di un quartieredella città messapica di Cavallino nel VI secolo, interamente navigabile e conschede d’approfondimento.

Prospettive future

Considerando il livello attuale, gli standard qualitativi degli allestimentimuseali pugliesi possono subire un decisivo miglioramento, ai fini della comuni-cazione e fruizione, grazie alle moderne tecnologie multimediali: gli stimoli allacrescita si presenteranno ogni volta che i musei saranno coinvolti dagli Enti localie dagli Enti di ricerca in progetti di programmazione culturale che mettono inmoto processi dinamici d’interazione col pubblico e con il territorio che li ospita.

In un futuro ormai prossimo sono molti gli eventi, le iniziative, i fattori chemodificheranno i risultati di questa indagine conoscitiva e, in generale, il panora-ma museale della Regione.

Sono elevate le aspettative per la riapertura al pubblico di alcuni musei, che rap-presentano le “pietre miliari” del panorama museale pugliese: si tratta del MuseoArcheologico Nazionale di Taranto, la cui riapertura è ormai prossima, il MuseoArcheologico Provinciale di Bari e il Museo Civico “G. Fiorelli” di Lucera (FG).

Un altro potenziale miglioramento o senz’altro un cambiamento può derivaredalla costituzione della sesta provincia pugliese, la Provincia di Barletta-Andria-Trani (BT) che potrebbe, pertanto, comportare l’esigenza di affermare la propriaragion d’essere attraverso l’identità culturale del comprensorio, promuovendo ilproprio patrimonio culturale 28.

Sono diverse le iniziative in cantiere o già in corso di realizzazione per l’istitu-zione di nuovi centri museali. La Regione ha concesso i finanziamenti al Comunedi Trani (BA), per la realizzazione di un percorso turistico integrato che prevedel’istituzione di un museo archeologico nell’ala nord del Monastero di Santa Mariadi Colonna e al Comune di Ginosa (TA) per il nuovo allestimento del Museo Civi-co del Territorio per l’istituzione del Sistema “Conca delle Gravine”, che prevedeun circuito museale costituito da un museo centrale, collocato a Ginosa, e da poliperiferici, presso i Comuni di Laterza e Castellaneta.

Il Comune di San Vito dei Normanni (BR) ha ottenuto il finanziamento per ilprogetto di “Museo Diffuso” per l’insediamento arcaico messapico in localitàCastello d’Alceste, interessato da anni da campagne di scavo condotte dal Diparti-mento di Beni Culturali dell’Università di Lecce. Il progetto prevede la realizza-zione di strutture didattico-illustrative, di laboratori e dell’archeodromo, tutterivolte ai visitatori e agli addetti ai lavori e mira a diventare un modello di parcoarcheologico d’avanguardia in grado di proporre temi di fruizione attuali.

Ad Altamura (BA) è in progettazione la costituzione della “Fondazione del-

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l’Uomo di Altamura e delle Orme dei Dinosauri” e la creazione del “Museo del-l’Uomo” presso Palazzo Baldassarre, insieme alla tutela e alla promozione dellacava Pontrelli, dove sono visibili le “orme” per permettere la fruizione di questobene culturale, che possa fungere da volano per lo sviluppo culturale e turisticodella Regione.

Per un miglioramento degli aspetti gestionali dei musei, sarebbe auspicabile lacreazione di networks museali, che si sono rivelati una strategia risolutiva peralcune Province e Regioni italiane centro-settentrionali 29.

La Provincia di Lecce ha approvato nel 2005 il progetto “Sistema dei Musei”,denominato “Atlante 2005: Sistema Museale Provinciale”, finanziato dalla Regio-ne Puglia che sarà presumibilmente realizzato entro il 2008.

Da alcuni anni e in misura crescente, l’attenzione di chi si dedica alla valoriz-zazione del patrimonio culturale è stata attratta dal patrimonio non musealizzato,presente “sul territorio”, che comprende anche la cosiddetta cultura immateriale eil paesaggio antropico.

Oggi è sicuramente acquisita la consapevolezza che il paesaggio costituisceuna componente fondamentale del patrimonio culturale, sia a livello di tutela chea livello di valorizzazione e quindi di progettazione culturale: da qui la crescentenascita di musei diffusi ed ecomusei.

L’espressione “museo diffuso” è un concetto italiano piuttosto recente, natoper esprimere lo stretto rapporto che intercorre tra il museo e il territorio ed è, inun certo senso, “fratello minore” del concetto di ecomuseo 30.

La definizione più appropriata per definire un ecomuseo resta quella dell’etno-grafo e museologo Henri Rivière: “Uno specchio dove la popolazione si possaguardare per riconoscersi e nel quale possa cercare i valori delle proprie radici” 31.

Quindi ecomuseo come documentazione dell’ambiente naturale, storico, cul-turale, etnografico, economico di una determinata zona che invece di essere rin-chiuso tra le mura di un edificio è distribuito nell’ambiente, in maniera reale, nellarealtà specifica che lo ha sviluppato e conservato nel corso della storia.

In questo senso, la Puglia ha avviato una nuova politica di programmazioneculturale del territorio, promossa grazie alla comunione d’intenti delle istituzionipubbliche, delle Università locali, della Soprintendenza ai Beni Archeologicidella Puglia e, non ultime, delle Fondazioni.

Tra le iniziative svoltesi nel 2006, va ricordato il Convegno «Archeologia,paesaggi, ambiente: per una nuova politica dello studio, gestione e valorizzazioneculturale del territorio» tenutosi il 1 ottobre a Bari, all’interno della manifestazio-ne «Mediterre. Fiera dei Parchi del Mediterraneo», e il Workshop Nazionale sullaValorizzazione del Territorio «Il paesaggio culturale nella riqualificazione del ter-ritorio», tenutosi a Cavallino (LE) il 6-7 dicembre, con la presentazione del pro-getto del «Sistema Ecomuseale Salentino (S.E.SA)»: una chiave di sviluppo,quella del rapporto tra archeologia, paesaggio e ambiente, sempre più strategicaper il futuro della ricerca e della tutela nella Regione.

(M.R.A.)

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29 Bagdadli 1998; Kotler1999; Bagdadli 2001.

30 Il concetto di “museo dif-fuso”, rielaborato dall’architet-to Fredi Drugman sul finiredegli anni Novanta, è statoimpiegato ufficialmente per laprima volta in una legge dellaRegione Marche del 1997.Sulle problematiche relative alMuseo Diffuso, cfr. Davis2002; Kotler 1999; Steiner2004.

31De Varine, Jalla (ed.)2005. L’esperienza degli eco-musei nasce in Francia all’ini-zio degli anni Cinquanta, gra-zie all’intuizione del museolo-go Henri Riviére. Diffusi dap-prima in Francia e in Canada,sperimentati poi in molti altripaesi europei e in situazioniterritoriali diverse, si stannoaffacciando sulla scena italianasolo negli ultimi anni come unadelle forme più innovativenella difficile coniugazione diconservazione e sviluppo, cul-tura e ambiente, identità localee turismo. La Regione Piemon-te, per prima, ha creato le pre-messe per tutelare e valorizzarele specificità del proprio terri-torio approvando la legge isti-tutiva degli ecomusei L.R.31/1995.

Le foto sono a cura dell’autore: la foto n. 12 è stata realizzata su concessione della Soprin-tendenza per i Beni Archeologici della Puglia; tutte le altre su gentile concessione dei Respon-sabili dei Musei, che cordialmente ringrazio

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ARCHAIA

Case Studies on Research Planning, Characterisation, Conservation

and Management of Archaeological Sites

Edited by

Nicolò Marchetti Ingolf Thuesen

BAR International Series 1877 2008

This title published by Archaeopress Publishers of British Archaeological Reports Gordon House 276 Banbury Road Oxford OX2 7ED England [email protected] www.archaeopress.com BAR S1877 ARCHAIA: Case Studies on Research Planning, Characterisation, Conservation and Management of Archaeological Sites © the individual authors 2008 ISBN 978 1 4073 0357 4 Layout editing: Ivano Devoti Text editing: Benedetta Panciroli Revision of the English texts: Richard Hugh Barnes, Rachael J. Dann, Inge Demant Mortensen Editorial assistant: Susanne Kerner Printed in England by Alden HenDi, Oxfordshire All BAR titles are available from: Hadrian Books Ltd 122 Banbury Road Oxford OX2 7BP England [email protected] The current BAR catalogue with details of all titles in print, prices and means of payment is available free from Hadrian Books or may be downloaded from www.archaeopress.com

1. THE PURPOSE OF THIS CONTRIBUTION

Terms such presentation or even better interpretation have a long tradition in the topic of European and overseas ar-chaeological practice: their use is closely related to the results of the archaeological investigations made public. These terms fit into the framework of British archaeology, from around the beginning of the 1970s, in the practice of communicating the topics of nature and wilderness to the increasing number of visitors to the US national parks, af-ter World War II (Binks et al. 1988; Gross and Zimmerman 2002: 32-33; Gross et al. 2006).A gradual introduction of these topics into the practices of European archaeology led us to explain the wide and rapid establishment of the visitor centres inside archaeological sites and parks: if the centre is the hub of the park’s inter-pretive program where trained staff help the visitors start their trip with the aid of exhibits, relief models, audio-vis-ual programs and publications, the success of such actions in the field of archaeology is evident (Mills 1999; Gross 1999: 483).The difficult practice of attracting visitors to an archaeo-logical site to its contents and significance has stimulated a wide range of contributions, starting from the complicate challenge produced by the site: we can say, beyond any reasonable doubt, that actual interpretation in archaeology spread to European countries from Britain, both in theory and in practice (Zifferero 2003).In contemporary society, archaeological parks are the tools to promote any conservation-based action, allowing at the same time the diffusion of the environmental, historical and cultural values of an area. Their existence and opera-tion play a strategic role in landscape planning and man-agement: the relationship between scientific research and conservation such as urban and landscape planning finds great support in archaeology, following an awareness that is slowly spreading in Italy. Archaeology may possibly share contacts with disciplines that rule urban and land-

fRoM aRCHaeoloGICal PaRks To THe enHanCeMenT of aRCHaeoloGICal lanDsCaPes:

new DIReCTIons In ITalIan HeRITaGe ManaGeMenT

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scape planning, not only in terms of developing policies that include archaeology at the base of public works, ur-ban planning and soils government: its main role, as I shall try to show, is in the conservation and increasing value of ancient landscapes survival within the contemporary land-scape (Lenzi 1999).The subject of archaeological parks in Italy was discussed about ten years ago, on occasion of the 9th Summer School in Archaeology at the Certosa di Pontignano, promoted by the University of Siena, devoted to the theme of Muse-ums and Archaeological Parks (Francovich and Zifferero 1999).The scientific discussion started from the exceedingly low profile of the archaeological park within current Italian legislation on archaeological heritage; at the same time, the first experience in planning and laying out archaeologi-cal parks offered the chance for the first up-to-date review of the subject. In those years, some high profile regional projects, originating from the framework of regional gov-ernments like the System of Archaeological Parks in Sicily (L.R. 20/2000, ‘Sistema Integrato di Parchi Archeologici in Sicilia’), were proposed to the scientific community.

2. ARCHAEOLOGICAL PARKS IN ITALY: A SYNTHESIS

The actual mainstream of conservation in Italy points to-wards the planning and active management of the environ-ment, attempting to create a balance between humans and nature: the tool for conservation of the wilderness is the national law on protected areas (L. 394/1991), which in-spired the whole section of laws promoted by Italian re-gional councils. Current policy in the conservation of na-ture has developed a different trend, that has abandoned the exclusive ecological interest to consider a park a useful tool to protect biodiversity and local and traditional human approaches to obtain resources from the environment in

AbstractThe purpose of this study is to highlight the current state of archaeological parks in Italy. Despite the relevant wealth of Italian archaeo-logical and environmental heritage, Italian legislation has not yet produced an acceptable juridical framework that correctly identifies nature, function, purpose and management solutions of archaeological parks. The results prospected by environmental conservation seem to better fit the needs of archaeology. Our work analyses the potential role of archaeological research using multidisciplinary perspectives, for creating new integrated forms of environmental/archaeological conservation and enhancement. Some projects are presented to the reader, in order to illustrate the results of an integrated investigation of vegetation surrounding the archaeological sites, directed to define the steps of domestication of plants, through the analysis of germplasm. These experiences lead to new, integrated proposals for the protection of both cultural and environmental heritage.

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order to survive. A shared definition of the park in Italy is ‘the juridical-administrative asset of a territory with spe-cial environmental and human features, that are protected in a compatible reciprocity rule’ (Giacomini and Romani 1992: 65).A natural park is then a way to govern a territory, in which humans and nature may find a balance. The pathway of the archaeological park, on the contrary is certainly much more tormented: the problem is worth a brief digression.A formal definition of archaeological park was introduced in Italy in 1999 within the new comprehensive law on cul-tural and landscape heritage (T.U. 490/1999, Article 99c): the archaeological park is part of a territory with relevant archaeological characteristics, such as historical, landscape or environmental features, organized like an open-air mu-seum, with the support of planned pathways and teaching aids. This definition has been transcribed in the actual law on cultural and landscape heritage (D.L. 42/2004, ‘Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio’, Article 101e).The national law has come later than in some regional councils (e.g., among them the formal institution of ar-chaeological parks in the Marche Region, in Central Italy: L.R. 16/1994), that issued local laws strongly inspired by the first national law on the conservation of landscapes, even in presence of monuments (L. 431/1985) and by the already mentioned national law on environmental conser-vation (L. 394/1991).This definition has certainly made progress inside the na-tional law, even though it still lacks a more defined profile, being a juridical and institutional subject. This gap causes a serious weakness in the profile and management of ar-chaeological parks, still in need of real autonomy in terms of management and development.The profile of the archaeological park introduced in 1999 defines a close relationship of the archaeological site with both landscape and environment: a feature that, under the same legislation, distinguishes the park from the site (area archeologica): in the same paragraph (T.U. 490/1999, Ar-ticle 99b), the archaeological site is defined as a site com-prehending the remains of a building complex, originally defined by its function and final destination.It is intuitive, therefore, that a park has to be connected with landscape and environment: under different conditions it is merely an area archeologica. A further difference between park and site is the association of the park with the action of conservation and diffusion of its values to the public, a very different and distinctive element in comparison with the site. In this section of the law the park is clearly as-similated to an open-air museum, whose features, purposes and organization have a long and persisting tradition in Northern Europe, if compared with the archaeology of the Mediterranean area (Ruggieri Tricoli 2000: 114-145).The concept of enhancement (valorizzazione), such as the close relationship between a site and the environment (in the sense of nature, before landscape), has clearly derived from the sensibility to nature introduced by the national law 112/1998, related to cultural features (D.L. 112/1998, Article 148).The definition of both the site (area archeologica) and ar-chaeological park (parco archeologico) expresses the con-cept of the value of a single public good, therefore bringing

value from the historical, artistic or archaeological point of view. In this vision a special importance was reserved to the single monument, without considering its environ-ment, or landscape. This concept, coming from the laws promoted during the Fascist era, was developed by 1985 as a deeper sensitivity towards the context of the object to be protected.This new law (L. 431/1985) acknowledged the Italian Constitution in 1948 (Article 9), concerning the protec-tion of landscape by the Italian Republic. Law 431/1985 marks a sensible step forward: the landscape is identified as a natural context of human communities, which have transformed and shaped it in the course of time. Therefore, it is not necessary that the landscape be protected due to the presence of natural beauty, providing a dynamic con-text that maintains the traces of the actions of human com-munities through the centuries. In the same law, historical and Cultural Heritage are protected in archaeological sites (zone di interesse archeologico), being zones of relevant natural interest (Zifferero 1999a).This trend is definitively accepted in Law 394/1991, en-acted to give the basic juridical indication of a park aimed at protecting the environment: there it is clearly indicated what a natural park is, how it may be created and imple-mented, who may be the promoter, how it may be managed and how it may be funded to survive.The main purpose of this law is clearly the protection of the natural environment through conservation of animal and vegetal species, in their biological and geological context: nevertheless, though lacking an explicit indication and ju-ridical definition of archaeological/cultural parks, in this law special attention is devoted to establish an equilibrium between the management of natural resources, in order to reach a specific integration between human communities and the environment, through the protection of anthropo-logical, archaeological, historical and architectural values, such as agriculture, use of woods and traditional pastoral activities (L. 394/1991, Article 1b).The recent ‘Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio’ has evidenced the limited importance of archaeological parks in Italian legislation. It should be said that the analysis of the archaeological landscape, such as the analysis of changes introduced in the natural environment by human communities, has gained more importance: the formation, development and abandonment of landscape has become the main topic of many regional projects (Tozzini 2005, Tozzini 2007, Tosco 2007).At the same time, subjects like urban archaeology, both in the analysis of the centres and peripheries of cities, have contributed to introduce a landscape sensitivity even in the perception of urban or peripheral open spaces, usually set aside for gardens, fields, intensive cultivations like vine-yards and olive groves (Ricci 2002).From a scientific point of view, we are now close to con-sidering archaeology as an important way to interpret the evolution of human landscape, such as the effects of hu-man approach to natural environment: this new sensitivity towards the use of landscape in an historical perception, up to the consideration of contemporary landscape as the result of human approaches to nature, has sharpened the tools of archaeology towards a more complete approach to

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these topics (Cambi and Terrenato 2007).The common interest in the disciplines regulating the con-servation of landscape has established, in the last decade, a bond with archaeology, even if the concept of the archaeo-logical park has remained, as we have already seen, at a distance. The protection of the aesthetic values of an area was already covered in Law 1497/1939, through the tool of the landscape territorial plan (piano territoriale paesis-tico). The delicate matter of the conservation of landscape, such as the development of urban cities and towns was transferred from the State to the Regions in the 1970s. Not-withstanding a more efficient control on protection and en-hancement of landscape which should have been promoted by Law 431/1985, introducing a mandatory landscape plan for Regions, the relationship between centre (the State) and peripheries (Regions and townships) was troublesome in terms of landscape protection. A possible solution towards the establishment of general rules to protect landscape was carried out by the T.U. 490/1999, Articles 149-150: the Regions introduced a specific rule on territories including natural landscape or even archaeological features, adopt-ing specific plans (landscape or urban plans), in order to promote conservation and the enhancement of those val-ues. These plans are considered by the State as priorities in the development of local governments, and the townships are obliged to include them in their urban planning.A further step towards a more organic consideration of the subject was promoted by the ‘Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio’: in this juridical corpus the lawyer tried to transfer the imposition of bans in order to protect Cultural Heritage and landscape to the adoption of conservation and development tools, accepted and promoted on differ-ent levels of government (State, Regions, townships). The definition of ‘Cultural Heritage’ goes beyond the classical division inside Italian law of cultural and landscape/natural heritage: both are considered Cultural Heritage and State, Regions and local administrations must collaborate to their conservation and enhancement, through integrated plans (D.L. 42/2004, Article 2).Here the term landscape heritage replaces the term natural heritage, showing the importance and priority of defence and conservation of human landscape if compared with the conservation of natural heritage and need of local commu-nities development. Landscape is defined as homogene-ous part of a territory, whose features derive from nature and from human history in a integrated relationship (D.L. 42/2004, Article 131).The new perspective of this corpus is therefore more dy-namic and moves towards an integrated and sustainable vision of cultural and natural heritage. Among landscape heritage (beni paesaggistici), are considered areas of ar-chaeological interest (D.L. 42/2004, Article 142).The main tool for protection in the ‘Codice’ is the land-scape plan (piano paesaggistico): each Region must or-ganize its own plan, subdividing its features on different levels of protection. Only the heritage defined by each plan will be protected and enhanced by the authorities: the plan becomes the principal tool for local government and its ac-tion prevails on the urban tools of local townships.The very few cases of active archaeological parks in Italy are complex realities which are worthy of brief analysis.

One of the most relevant case studies is the Val di Cor-nia Parks system (Livorno). Located in Tuscany, along the Tyrrhenian coast, the Val di Cornia Parks system is entirely promoted by local administrations (townships of Piombino, Campiglia Marittima, Suvereto, San Vincenzo and Sassetta), in a vast district, characterized by a small population, concentrated for the most part at Piombino and strongly connected to the iron industry. The privatization of the national iron industry in the 1980s produced a major unemployment crisis, that induced local administrations to address local development elsewhere (Casini and Zucconi 2003).In the 1980s the wealth of natural, archaeological and industrial heritage in the area suggested the fundamental planning of an integrated park system. The connection of local townships in a Land Coordination Committee (Comi-tato di Coordinamento Territoriale), whose purpose was to integrate actions in terms of the creation of coordinated infrastructures for development, investing both urban and landscape areas, has led to the implementation of park projects (both natural and archaeological), for submission to EU funding, and to create at the same time a public man-agement agency (Parchi Val di Cornia Spa), with a mission of directing and controlling the development of projects and monitoring expenses. At the same time, the agency has had a strategic role in the promotion of other public in-vestments for the parks. Nowadays the agency directs all activities, under the surveillance of the local townships, providing services for the management of the natural and archaeological parks. The active parks at the moment are the Parco Archeominerario di San Silvestro (Campiglia Marittima), the Parco Archeologico di Baratti e Populonia (Piombino), the Parco Costiero della Sterpaia (Piombi-no), the Parco Costiero di Rimigliano (San Vincenzo), the Parco Naturale Interprovinciale di Montioni (Campiglia Marittima, Piombino and Suvereto, in the province of Li-vorno, Follonica and Massa Marittima in the province of Grosseto): each park expresses a specific vocation, accor-ding to its main features.All the parks are considered autonomous cost centres, be-ing at the same time organized by the agency into two divi-sions, archaeological and environmental. The experience and the financial results of the agency, created in 1993, has clearly shown that:

the agency’s actions, organized as a private agency, 1. even though it belongs to the local townships, with its own technical and administrative personnel, have developed extensive planning for the Val di Cornia, with excellent results in terms of projects funded by the Tuscany Region and EU;the conservation and enhancement of the local envi-2. ronment and archaeological heritage has increased and elongated the tourist season in the Val di Cornia district;park activity has stimulated and promoted employ-3. ment in businesses connected to environmental and archaeological tourism in the parks (guided tours and assistance to schools with special activities like ex-perimental archaeology, opening of bookshops, res-taurants and hostels);park activity has enhanced the management of marine 4.

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tourism, regulating vehicle and camper parking areas and access to seashores of particular environmental value (Parco Costiero di Rimigliano and Parco Costi-ero della Sterpaia);park activity has helped to highlight local resources 5. (archaeological sites, mining and archaeometallurgical sites, woods, shorelines) as a value to be considered in a whole and integrated action of enhancement.

From a strictly archaeological point of view, the opening of the Parco Archeominerario di San Silvestro and of the Parco Archeologico di Baratti e Populonia has indicated a consistent progress in the public management of archaeol-ogy in Italy. The first one, opened in 1996, protects an in-credibly vast and branching ancient mine, dating from pro-tohistory to contemporary times. The most relevant phases are the Etruscan and medieval mining activities, devoted to the mining and metallurgical smelting of sulphides (mainly copper and lead/silver ores). The Park (450 ha) was found-ed on the results of archaeological research promoted by the University of Siena inside the medieval Rocca San Silvestro, a mining and metallurgical site whose evidence stimulated the analytical survey of the mining heritage of the district: it has been created by the Campiglia Marit-tima township, with the urban tools offered by the State to the local governments. The second one opened in 1998, to preserve the archaeological heritage of Populonia, the Etruscan city located along the northern Tyrrhenian coast, famous in the Mediterranean area for its iron-related activi-ties, exploiting ore coming from Elba Isle. The area of the park (about 90 ha: 80 property of the Piombino township, 10 leased by the State, through the Ministero per i Beni e le Attività Culturali to the Parchi Val di Cornia Spa), in-cludes part of the ancient walled city and part of the tumuli and chamber tombs situated along the eastern slopes of the city. The park, at the edge of the Golfo di Baratti, was founded on the results of a long history of archaeological research: it was created by the Piombino township, acquir-ing most of the archaeological areas from private agencies and therefore obtaining the formal acknowledgement by the Tuscany Region as local interest environmental pro-tected area (ANPIL), according to the regional current law on environmental conservation (L.R. 49/1995) (Casini and Zucconi 2003: 89-96).What gives the ever increasing satisfaction of this parks system to the public is the particular condition guaranteed by the network management of the Parchi Val di Cornia Spa. From the beginning of its activity, the high costs of the archaeological parks sustained by the agency immediately emerged, mainly due to staff and the expense of mainte-nance at the sites. The published financial and visitor data of the agency clearly show that relatively low income from visitors and high costs of conservation and security of the mines in the archaeological parks are maintained by the income of the coastal parks, mainly based on the services connected to marine tourism (Casini and Zucconi 2003: 119-156).It may be useful to have a general overview of archaeologi-cal parks in Italy: we have mainly statistical data, obtained from the first national survey made in 2000-2001 (Paradisi et al. 2002).A new systematic census of information, which has been

repeatedly carried out by Claudio Corsi in 2008, provides a comparison with the data edited in 2002. We can say that systematic work is virtually impossible, due to the differ-ent sources/quality of information on archaeological parks. Research was first conducted via Web, in order to obtain primary information on active or planned parks: an ap-proach that has been successful in investigating the grow-ing phenomenon of visitor centres connected to natural parks in Italy (Del Re 2006) (Tables 1-3; Figs 1-4).The data indicate an increase in archaeological parks in Italy since 2002, though in many cases, confirmed by more accurate information, simple ‘archaeological sites’ (aree archeologiche) are classified as ‘archaeological parks’ by the State or even by Regions and local townships. A gen-eral increase in numbers is observed (78 active parks, 39 projected for a total of 117 parks), with respect to 2002 (57 active parks, 27 projected for a total of 84 parks), but the most impressive data come from Southern Italy and the Isles, where the Apulia Region has created 15 new parks (just 5 in 2002) and the Basilicata Region has practically doubled its parks (7 parks in 2008, against 4 parks in 2002). Sicily, being an autonomous region, is completely inde-pendent in managing cultural and natural heritage: most of its 21 projected archaeological parks were created in 2000, on the basis of a specific regional law (L.R. 20/2000).A trend for Southern Italy and the Isles perfectly confirms the elevated and particular concentration of archaeologi-cal heritage in those regions: it is nevertheless difficult to demonstrate the effective activity of these parks, consid-ering the very scarce consistency of data related to their management.On the conclusions of this work it is very interesting to observe, if compared with the systematic collection of data carried out for the Lazio Region, the impressive and suc-cessful role of the regional authority in promoting natural parks, according to the law on conservation of environ-ment, enacted by the Lazio Region in 1997 (L.R. 29/1997), on the basis of the national law on conservation of nature (L. 394/1991) (Table 4; Fig. 5).The 166,236 ha protected by the Sistema Regionale delle Aree Naturali Protette del Lazio (not including national parks and reserves), is the result of the full application of a law specifically aimed at integrating humans inside a natu-ral environment, through the conservation of anthropologi-cal, archaeological, historical and architectural values of areas, with respect of traditional activities connected to the environment. Data collected in Table 4 confirm the sub-stantial presence of archaeological elements inside natural parks and reserves of the Lazio Region. It is also evident that some of them have been created to protect the envi-ronment of vast archaeological sites, like the Parco Sub-urbano Marturanum, created around the Etruscan site of San Giuliano (Viterbo), or the Parco Urbano Antichissima Città di Sutri, extended along the main cemetery and the Roman amphitheatre of the former Faliscan centre of Sutri (Viterbo), along the Cassia route (www.parks.it).

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3. TOWARDS NEW DIRECTIONS IN ARCHAEO-LOGICAL AND ENVIRONMENTAL CONSER-VATION: FROM THE PROGETTO DI PAESAG-GIO CHIANTI TO THE VINUM AND ELEIVA PROJECTS

The Italian trend to consider the preservation of the envi-ronment as a basis for protecting the archaeological/his-torical landscape at a regional/local level, has many conse-quences for the problem under consideration. First of all, a new perspective on landscape conservation can be men-tioned. As we have seen from the general context of current legislation, new directions can be seen in the development of tools for urban and landscape planning; these tools em-phasize the context rather than the single objects to be pre-served. The desire expressed by several scholars in several disciplines to consider landscape as not only something to be protected through bans but as a developing trend, is to make people aware of and respect the landscape and to improve the features created by local communities in the course of the centuries. It is worth mentioning the Progetto di Paesaggio Chianti, a model of active landscape conser-vation, developed in Tuscany by a group of scholars under the direction of architect Paolo Baldeschi, from the Uni-versity of Florence (Baldeschi 2000).This project came into being by the abandonment of the Chianti area (Florence), after the suppression of the mez-zadria (sharecropping), a historical system of renting es-tates to private farmers, carried out until World War II in many areas of Tuscany. This system produced an incred-ibly concentrated and functional system of cultivation in the estates, with people assuring a very high level of land-scape protection through dry walls, terraces for vineyards and olive groves, the local dominant cultivations, with a diffused control of surface waters. Its suppression, carried out in the 1960s, induced the general abandonment of the countryside with an associated reduction in productivity: local traditional cultures were abandoned and an incredibly vast heritage of knowledge dissolved.The contemporary history of the Chianti area has been marked by a general growth of tourism in the area, in the provinces of Florence and Siena, accompanied by the re-birth of intensive cultivation that introduced widespread use of mechanical technology in substitution of human manpower.The actual picture offers therefore an evolving landscape, in which the traditional and historical ways of cultivat-ing were abandoned for modelling a new landscape, more suitable to mechanical cultivations: large fields with rows of vines and open fields with concentrated olive groves, instead of cultivated terraces and walls separating and protecting fields from geological disruption. The team of scholars at work analysed the Chianti district (Florence), focusing on the following points:

The historical and technical review of agricultural 1. techniques has given an articulated identity and devel-opment to the traditional forms of production in the Chianti area, starting to the late medieval age with the beginning of typical vineyards and olive groves; the need for an interaction among disciplines has clearly emerged from the shared work of landscape architects,

environmental and hydraulic engineers, geologists, agronomists and historians.Nowadays, systematic knowledge of landscape use 2. is much more difficult, even though we have satel-lite technology at our disposal for investigating areas, if compared with the knowledge of countryside ex-pressed by the precise registration of estates, proper-ties and cultivated areas in the detailed maps of the 17th and 18th centuries. The precision of such registrations reflects a real population density in the country, while the effects of abandonment tend to increase difficulties in studying the landscape (abandonment of the ancient road network, increasing extension of wooded areas, reduction of cultivated areas and so on).These difficulties elevate landscape protection and 3. conservation costs and generally induce a selective protection action; these actions are usually promoted by large estates on more or less extended areas, in or-der to maintain a traditional identity with the produc-tion and locations.Relating traditional identity to respective areas is the 4. purpose of the project, in order to stimulate individual acts of conservation promoted by actual owners, based on sensitivity for protecting and restoring landscape with traditional methods.The final goal of the project is the convergence of lo-5. cal landscape protection with economic sustainability induced by the conservation of traditional methods of cultivation and cultivars, giving a stronger and effec-tive identity, in terms of attracting tourism, to Chianti wine and oil, nowadays menaced by the consequences of globalization.

The Progetto di Paesaggio Chianti has been adopted by the province of Florence as a landscape management plan, according to the regional law of landscape protection and management: its features provide a work model that may be shared in other case studies. The link in the interpreta-tion of archaeological data and the agrarian use of land-scape has been further studied by some research experi-ences, the results of which may be useful to enhance our practices or models of landscape protection, conservation or restoration. The first research was carried out in the 1980s and 1990s in the north-western part of the province of Rome, in the format of the Monti della Tolfa – Valle del Mignone Project. Today this area maintains a remarkably high level of environmental preservation, thanks to negli-gible human influence, even though it is not yet recognized among the natural parks and reserves of the Lazio Region. These conditions have induced the survival of some rel-ics of the Etruscan and Roman archaeological landscape, mainly around the open sites, through an extended network of terraces and containing walls, made of local stone, giv-ing the picture of a relevant intensive agricultural activity between the end of the 7th century BC up to the Imperial age (Zifferero 1999b).The strong impact of the Etruscan cultivations, promoted by local communities under the economic and political control of the nearby city of Caere, along the middle Tyr-rhenian coast, developed between the late Orientalizing period and the Archaic age (end of the 7th — end of the 6th century BC). This activity bears witness to an extended net-

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work of rural open sites, probably stimulated by an intense cultivation of vines, olive groves, and cereals, producing open landscapes on a hilly district, naturally covered with woods and rich in surface waters. This impact (integrated by the systematic cutting of forests), probably induced the first hydro-geological disruption, caused by the nature of local, very rich in clay, sedimentary soils (originating from flysch), and produced by surface waters. It is interesting to observe that this field system was utilised and continued to be used during the Roman conquest, at the beginning of the 3rd century BC, through an articulated system of villas, often superimposed or built near Etruscan open sites. The strong contraction of the Roman settlement system in the early medieval age induced the abandonment of the Etrus-can and Roman field system, provoking an intense geologi-cal disruption, still operating nowadays in the fields along the southern slopes of the Monti della Tolfa area (Zifferero 1999b).The possibility of giving a chronological order to these phenomena in the investigated area has given a new per-spective to local environmental conservation, through a more intense perception of the reaction of nature to human pressure and, at the same time, has conferred to landscape archaeology a strategic role in landscape planning.On the basis of these experiences the Insegnamento e Labo-ratorio di Etruscologia e Antichità Italiche (ILEAI) of the University of Siena (Department of Archaeology and Histo-ry of Arts), has developed two research projects, intending to investigate the origins of and reasons for the persistence of the grapevine and olive plants in the vegetal landscape of Etruria, using the recently developed techniques of DNA re-search on genoma. The question at the base of both projects is that, according to the archaeological traces left by human activities on sites, even the environment may conserve in the actual natural vegetation some characteristics devel-oped and implemented by the occupation and activity of an archaeological site (Ciacci and Zifferero 2005).Regarding the grapevine plants, these characteristics have to be searched for in the domestication of wild grapevine plants (Vitis vinifera subsp. sylvestris), or, on the contrary, in the actual form of wild plants descending from domestic plants cultivated in antiquity. The analysis of wild grape-vine germplasm, performed by the botanists and molecu-lar biologists of the University of Milan, if related to the investigation of the archaeological sites, may distinguish, with relative accuracy, the genetic characteristics of do-mestication activities (selection of the best plants for grape production or graft among cultivars and wild plants), pro-moted by ancient communities settling on nearby sites. Interaction among scholars has focused on the cultivation techniques and, above all, the possible morphology of an-cient vineyards (Ciacci et al. 2007).One of the most important results of the VINUM Project is the identification of possible relics of Etruscan or Ro-man age vineyards, still surviving in districts of high pro-file environmental conservation, consisting in plants of wild grapevine bound to maple, elm or oak trees, which have guaranteed their survival. The archaeological bond between these plants and the ancient sites is revealed by the presence of grapevine presses, usually identifiable by the stone supports of the wooden arms of the press, made

of local limestone, usually well preserved.The Project, carried out during 2004-2007 in Southern Tuscany and Northern Lazio investigated several areas connected with the archaeological evidence of wine pro-duction in Etruscan and Roman ages, which had excellent fieldwork conditions in areas with elevated environmental conservation. In many cases, the systematic research on wild grapevine populations, still surviving on archaeologi-cal sites, showed an incredibly relevant presence of this species in the Monti della Tolfa area (Rome), still connect-ed to the most important Etruscan sites of the ancient ter-ritory controlled by Caere. The research methods adopted in fieldwork were inspired by the ‘site catchment analysis’ developed by the practice of economic geography adopted by British archaeology in the 1970s (Ciacci and Zifferero 2007: 249-272).It was therefore possible to demonstrate that wild grape-vine plants related to protohistoric, Etruscan and Roman sites (above all open sites, closely connected to agricultural production or those sites that provided grapevine seeds or presses), have developed, since antiquity, some differences in germplasm, if compared with those plant populations not connected with human communities: it is therefore presumed that the actual genetic asset of the populations nearby archaeological sites has been modified by the pres-sure exerted by the domestication (Imazio et al. 2007).The same basic principles of the VINUM Project have been considered in the formulation of the ELEIVA Project, pro-moted by ILEAI in 2007 and directed by Andrea Ciacci: the project aims to investigate the relationships between actual olive cultivars and the wild populations of oleast-ers, still present in nearby archaeological sites. A similar analytical process and the previous experiences of the VINUM Project have convinced us to select research ar-eas where the ties between Etruscan and above all Roman period sites, terrace walls and oleasters are still visible. The southern slopes of the Monti della Tolfa area (Rome) provide again consistent evidence for discussion: the link between Etruscan open sites, Roman villas and wild olive trees has been maintained by the actual landscape, though threatened by hydro-geological disruption (Vallelonga and Zifferero in press).

ACKNOWLEDGEMENTS

I wish to thank Claudio Corsi, Alice Del Re and Carmine Sanchirico, for having helped me to revise and to update the files of the single parks in Italy, as well as for the help in the layout of both tables and figures. Arch. Sabrina Tozzini has offered several pieces of precious information about the juridical interpretation and practices in town and land-scape planning, in connection with the parks. The English version of this contribution has been kindly revised by El-len Beranek.

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Andrea Zifferero

264

reGION PrOVINce TOWN ParK INcePTION Year SIZe STaTUS

Emilia-Romagna Modena Castelnuovo RangoneParco Archeologico e Museo all’aperto della Terramara di Montale (1)

2.5 ha

Emilia-Romagna Piacenza Lugagnano Val d’Arda Parco Archeologico di Veleia (2)

Emilia-Romagna Ravenna Ravenna Parco Archeologico di Classe (3) Planned

Friuli-Venezia Giulia Udine Aquileia Parco Archeologico di Aquileia

(4) Planned

Friuli-Venezia Giulia Udine Forgaria nel Friuli Parco Archeologico Culturale di

Castelraimondo (5) 2006

Lombardy Brescia Capo di Ponte Parco Archeologico Nazionale dei Massi di Capo di Ponte (6) 2005 60 ha

Lombardy Brescia Cividate Camuno Parco Archeologico di Cividate Camuno (7) 2002

Lombardy Brescia Manerba del Garda Parco Archeologico della Rocca di Manerba (8) 90 ha

Lombardy Como Alzate Brianza Archeopark di Alzate Brianza (9) Planned

Lombardy Lecco

Lecco, Galbiate, Garlate, Malgrate, Oggiono, Pescate, Valmadrera

Parco di Monte Barro (10) 1983 665 ha

Lombardy Mantova Bagnolo San Vito Parco Archeologico del Forcello (11) 2006

Lombardy Milan Milan Parco Archeologico dell’Anfitea-tro Romano (12) 2004 1.1 ha

Lombardy Sondrio Grosio Parco delle Incisioni Rupestri con Rupe Magna di Grosio (13) 1978

Lombardy Varese Biandronno Parco Archeologico dell’Isolino Virginia (14) 2006

Lombardy Varese Castelseprio Parco Archeologico di Castelse-prio (15) 13 ha

Piemonte Cuneo Bene VagiennaRiserva Naturale Speciale di Augusta Bagiennorum e Sorgenti del Belbo (16)

1993 626.13 ha

Piemonte Turin Susa Parco Archeologico di Susa (17)

Trentino-Alto Adige Bolzano Senales Archeopark della Val Senales (18) 2001 04 ha

Trentino-Alto Adige Trento Fiavè Parco Archeologico di Fiavè (19) 122 ha Planned

Valle d’Aosta Aosta AostaParco Archeologico dell’Area Megalitica di Saint Martin de Corlèans (20)

1 ha Opening in 2009

Veneto RovigoAdria, Ariano nel Po-lesine, Corbola, Porto Viro, Rosolina

Parco Naturalistico Archeologico del Delta del Po (21) Planned

Veneto Treviso Revine Lago Parco Archeologico Didattico del Livelet (22)

Veneto Venezia Venezia Parco Archeologico Naturale della Laguna di Venezia (23) Planned

Table 1 - Archaeological Parks in Northern Italy (2008).

From archaeological parks to the enhancement of archaeological landscapes: new directions in Italian heritage management

265

reGION PrOVINce TOWN ParK INcePTION Year SIZe STaTUS

Abruzzi Chieti Atessa Parco Archeologico Naturalistico di Monte Pallano (24)

Abruzzi Chieti Montenerodomo Parco Archeologico di Juvanum (25)

Abruzzi L’Aquila Cansano Parco Archeologico di Ocriticum (26) 2004

Abruzzi L’Aquila San Vittorino Parco Archeologico di Amiternum (27)

Lazio Rome Anzio Parco Archeologico della Villa Imperia-le di Anzio (28) 2000

Lazio RomeAllumiere, Anguillara Sabazia, Cerveteri, Ladispoli, Manziana, Santa Marinella, Tolfa

Sistema delle Aree Archeologiche del Territorio Cerite, Tolfetano, Braccianese (29)

Planned

Lazio Rome Fiumicino Parco Archeologico del Porto di Traiano (30) Planned

Lazio Rome Rome Oasi di Porto (31) 33 ha Private

Lazio Rome Rome Parco Archeologico della Via Latina (32)

Lazio Viterbo Canino, Montalto di Castro Parco Naturalistico Archeologico di Vulci (33) 1997 960 ha

Lazio Viterbo Tarquinia Parco Archeologico di Tarquinia (34) Planned

Marche Ancona Castelleone di Suasa Parco Archeologico di Suasa (35) 2000 20 ha

Marche Ancona Sassoferrato Parco Archeologico di Sentinum (36) 2006 14 ha

Marche Ascoli Piceno Cupra Marittima Parco Archeologico di Cupra Marittima

(37) 32 ha Planned

Marche Ascoli Piceno Falerone Parco Archeologico di Falerone (38) 30 ha

Marche Macerata San Severino Marche Parco Archeologico di Septempeda (39)

Marche Macerata Urbisaglia Parco Archeologico di Urbisaglia (40) 40 ha

Marche Pesaro and Urbino Fossombrone Parco Archeologico di Forum Sempronii

(41)

Molise Campobasso Larino Parco Archeologico di Larino (42) Planned

Molise Campobasso Sepino Parco Archeologico di Altilia-Sepino (43)

Tuscany Arezzo Cortona Parco Archeologico di Cortona (44) 2004

Tuscany Grosseto Follonica, Gavorrano, Massa Marittima, Montieri

Parco Nazionale Tecnologico Archeolo-gico delle Colline Metallifere Toscane (45)

2002

Tuscany Grosseto Massa Marittima Parco Archeologico Minerario del Lago dell’Accesa (46) 2001 2 ha

Tuscany Grosseto Sorano Parco Archeologico Città del Tufo (47) 1994 70 ha

Tuscany Livorno Campiglia Marittima Parco Archeominerario di San Silvestro (48) 1994 450 ha

Tuscany Livorno Cecina Parco Archeologico di San Vincenzino (49)

Tuscany Livorno Piombino Parco Archeologico di Baratti e Popu-lonia (50) 1994 90 ha

Tuscany Massa Carrara Carrara Parco Archeologico delle Cave Antiche

delle Alpi Apuane (51) Planned

Tuscany Pisa Volterra Parco Archeologico Urbano di Volterra (52) 1994

Tuscany Siena Cetona Parco Archeologico Naturalistico di Belverde (53)

Tuscany Siena Poggibonsi Parco Archeologico di Poggio Imperiale (54) 2003 12 ha

Umbria Terni Otricoli Parco Archeologico di Otricoli (55)

Umbria Terni Sangemini Parco Archeologico di Carsulae (56) 20 ha

Table 2 - Archaeological Parks in Central Italy (2008).

Andrea Zifferero

266

reGION PrOVINce TOWN ParK INcePTION Year SIZe STaTUS

Basilicata Matera Matera, Montescaglioso

Parco Storico Naturale delle Chiese Rupestri del Materano (57) 1990 6128 ha

Basilicata Matera Metaponto Parco Archeologico di Metaponto (58) 30 ha

Basilicata Matera Policoro Parco Archeologico di Policoro (59)

Basilicata Potenza Grumento Nova Parco Archeologico della Val d’Agri (60) Planned

Basilicata Potenza Grumento Nova Parco Archeologico di Grumento (61) 27 ha

Basilicata Potenza Vaglio di Basilicata Parco Archeologico di Serra di Vaglio (62)

Basilicata Potenza Venosa Parco Archeologico di Venosa (63)

Calabria Catanzaro Borgia Parco Archeologico della Roccelletta di Borgia (64) 40 ha

Calabria Cosenza Sibari Parco Archeologico di Sibari (65) 168 ha

Calabria Crotone Crotone Parco Archeologico di Capo Colonna (66) 20 ha

Calabria Reggio Calabria Locri Parco Archeologico di Locri Epizefiri (67)

Campania Naples Bacoli Parco Archeologico di Baia (68)

Campania Naples Bacoli Parco Sommerso di Baia (69)

Campania NaplesBacoli, Naples, Monte Procida, Pozzuoli

Parco Regionale Campi Flegrei (70) 8000 ha

Campania Naples Naples Parco Archeologico Pausylipon e Grotta di Seiano (71)

Campania Naples Pompei, Resina Sistema Archeologico Vesuviano (72) Planned

Campania Naples Pozzuoli Parco Archeologico di Cuma (73)

Campania Salerno Ascea Marina Parco Archeologico ed Antiquarium di Velia (74) 80 ha

Campania Salerno Pontecagnano, Faiano Parco Archeologico di Pontecagnano (75) 22 ha

Apulia Bari Barletta Parco Archeologico di Canne della Battaglia (76)

Apulia Bari Gioia del Colle Parco Archeologico di Monte Sannace (77)

Apulia Bari Gravina in Puglia Parco Archeologico di Botromagno (78)

Apulia Bari Gravina in Puglia Parco Archeologico di Gravina in Puglia (79) 400 ha n

Apulia Bari Molfetta Parco Tematico Archeologico di Molfetta (80) Planned

Apulia Brindisi Fasano Parco Archeologico di Egnazia (81)

Apulia Foggia Ascoli Satriano Parco Archeologico dei Dauni (82)

Apulia Foggia Foggia Parco Archeologico di Passo di Corvo (83)

Apulia Foggia Manfredonia Parco Archeologico di Siponto (84)

Apulia Lecce Alezio Parco Archeologico di Alezio (85)

Apulia Lecce Cavallino Museo Diffuso di Cavallino (86) 2003

Apulia Lecce Lecce Parco Archeologico Messapico di Rudiae (87) Planned

Apulia Lecce Muro Leccese Parco Archeologico di Muro Leccese (88) Planned

Apulia Taranto Leporano Parco Archeologico di Saturo (89)

Apulia Taranto Manduria Parco Archeologico delle Mura Messapiche (90)

Sardinia Cagliari Cagliari Parco Archeologico della Necropoli del Colle di Tuvixeddu (91) Planned

Sardinia Cagliari Carbonia Parco Archeologico di Monte Sirai (92)

Sardinia Cagliari Fluminimaggiore Parco Archeologico Valle di Antas (93)

Sardinia Cagliari Pula Parco Archeologico di Nora (94)

Sardinia Cagliari Villanovaforru Parco Archeologico di Genna Maria (95)

Sardinia Sassari Porto Torres Parco Archeologico di Porto Torres (96)

Sicily Agrigento Agrigento Parco Archeologico della Valle dei Templi (97) 1400 ha

Sicily Agrigento Cattolica Eraclea Parco dell’Area Archeologica di Eraclea Minoa (98) Planned

Sicily Caltanissetta Caltanissetta Parco Archeologico di Sabucina (99) Planned

Sicily Caltanissetta Gela Parco Archeologico di Gela (100) Planned

Sicily Enna Aidone Parco Archeologico di Morgantina (101) Planned

Sicily Enna Piazza Armerina Parco dell’Area Archeologica della Villa del Casale (102) Planned

From archaeological parks to the enhancement of archaeological landscapes: new directions in Italian heritage management

267

Sicily Enna Villarosa, Calascibetta

Parco dell’Area Archeologica della Valle del Morello (103) Planned

Sicily Messina Giardini di Naxos Parco Archeologico di Naxos (104) Planned

Sicily Messina Lipari Parco Archeologico delle Isole Eolie (105) Planned

Sicily Palermo San Cipirello, San Giuseppe Jato Parco Archeologico di Monte Jato (106) Planned

Sicily Palermo Santa Flavia Parco Archeologico di Solunto (107) Planned

Sicily Palermo Termini Imerese Parco Archeologico di Himera (108) 140 ha Planned

Sicily Ragusa Modica, Ispica, Rosolini Parco Archeologico di Cava d’Ispica (109) Planned

Sicily Ragusa Santa Croce Camarina Parco Archeologico di Kamarina (110) Planned

Sicily Siracusa Lentini Parco Archeologico di Lentini (111) Planned

Sicily Siracusa Noto Parco Archeologico di Eloro e Villa del Tellaro (112) Planned

Sicily Siracusa Siracusa Parco Archeologico della Neapolis (113) 24 ha Planned

Sicily Trapani Calatafimi Parco Archeologico di Segesta (114) Planned

Sicily TrapaniCastelvetrano, Campobello di Mazara

Parco Archeologico di Selinunte e Cave di Cusa (115) 270 ha Planned

Sicily Trapani Marsala Parco Archeologico di Mozia-Lilibeo (116) Planned

Sicily Trapani Pantelleria Parco Archeologico di Pantelleria (117) Planned

Table 3 - Archaeological Parks in Southern Italy and Isles (2008).

PrOVINce TOWN ParK SIZe in ha arcHaeOLOGY

Frosinone, Latina

Ausonia, Campodimele, Esperia, Fondi, Formia, Itri, Lenola, Pico, Pontecorvo, Spigno Saturnia

Parco Naturale Regionale Monti Aurunci (1) 19,374 ha

Frosinone, Rome

Camerata Nuova, Cervara di Roma, Filettino, Jenne, Subiaco, Trevi nel Lazio, Vallepietra

Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini (2) 29,990 ha

Frosinone Anagni, Fiuggi, Fumone, Torre Cajetani, Trivigliano Riserva Naturale del Lago di Canterno (3) 1824 ha

Frosinone Arce, Ceprano, Falvaterra, San Giovanni Incarico

Riserva Naturale Antichissime Città di Fregellae, Fabrateria Nova e del Lago di San Giovanni Incarico (4)

715 ha X

Frosinone Posta Fibreno Riserva Naturale del Lago di Posta Fibreno (5) 345 ha X

Frosinone Isola del Liri Monumento Naturale Area Verde Viscogliosi ex Cartiera Trito (6) 5.5 ha

Latina Formia, Gaeta, Minturno, Sperlonga Parco Regionale Riviera di Ulisse (7)434 ha land area; 80 ha marine area

X

Latina Cisterna di Latina Riserva Naturale Giardino di Ninfa (8) 106 ha X

Latina Fondi Monumento Naturale Mola della Corte, Settecannelle, Capodacqua (9) 4 ha

Latina, Frosinone Fondi, Lenola, Vallecorsa Monumento Naturale di Acquaviva, Cima

del Monte, Quercia del Monaco (10) 240 ha X

Latina Fondi, Monte San Biagio Monumento Naturale Lago di Fondi (11) 1746 ha

Latina Sonnino, Terracina Monumento Naturale di Campo Soriano (12) 974 ha

Latina Terracina Monumento Naturale Tempio di Giove Anxur (13) 23 ha X

RietiAscrea, Castel di Tora, Collalto Sabino, Collegiove, Marcetelli, Nespolo, Paganico, Rocca Sinibalda, Varco Sabino

Riserva Naturale di Monte Navegna-Monte Cervia (14) 3500 ha X

Rieti Borgorose Riserva Naturale Montagne della Duchessa (15) 3543 ha X

Rieti Cantalice, Colli sul Velino, Contigliano, Poggio Bustone, Rieti, Rivodutri

Riserva Naturale dei Laghi Lungo e Ripasottile (16) 3000 ha

Andrea Zifferero

268

Rome

Albano Laziale, Ariccia, Castel Gandolfo, Frascati, Genzano di Roma, Grottaferrata, Lanuvio, Lariano, Marino, Monte Compatri, Monte Porzio Catone, Nemi, Rocca di Papa, Rocca Priora, Velletri

Parco Regionale dei Castelli Romani (17) 12.000 ha X

RomeCampagnano di Roma, Castelnuovo di Porto, Formello, Magliano Romano, Mazzano Romano, Morlupo, Riano, Rome, Sacrofano

Parco Regionale di Veio (18) 14.984 ha X

Rome Guidonia Montecelio Parco Naturale Regionale dell’Inviolata (19) 535 ha X

Rome Rome, Ciampino, Marino Parco Naturale Regionale dell’Appia Antica (20) 3500 ha X

Rome, Rieti

Licenza, Marcellina, Monteflavio, Montorio Romano, Moricone, Palombara Sabina, Percile, Roccagiovine, San Polo dei Cavalieri, Vicovaro, Orvinio, Poggio Moiano, Scandriglia

Parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili (21) 18.204 ha X

Rome, Viterbo

Anguillara Sabazia, Bracciano, Campagnano di Roma, Manziana, Rome, Trevignano Romano, Bassano Romano, Monterosi, Oriolo Romano, Sutri

Parco Naturale Regionale di Bracciano e Martignano (22) 16.682 ha X

Rome, Viterbo Mazzano Romano, Calcata Parco Regionale Valle del Treja (23) 656 ha X

Rome Rome Aree Naturali Protette Romanatura (24) 15.529 ha X

Rome Anzio Riserva Naturale Tor Caldara (25) 44 ha X

Rome Canale Monterano Riserva Naturale di Monterano (26) 1084 ha X

Rome Mentana Riserva Naturale Nomentum (27) 850 ha X

Rome Mentana, Monterotondo, Sant’Angelo Romano

Riserva Naturale Macchia di Gattaceca e Macchia del Barco (28) 1200 ha X

Rome Nettuno Riserva Naturale Villa Borghese (29) 46 ha

Rome Santa Marinella Riserva Naturale Regionale di Macchiatonda (30) 244 ha

Rome Sant’Oreste Riserva Naturale del Monte Soratte (31) 410 ha X

Rome Tivoli Riserva Naturale di Monte Catillo (32) 1319 ha X

Rome, Rieti Nazzano, Torrita Tiberina, Montopoli in Sabina

Riserva Naturale Regionale Tevere-Farfa (33) 700 ha

Rome Cave Monumento Naturale Villa Clementi, Fonte Santo Stefano (34) 6 ha

Rome Castel San Pietro Romano Monumento Naturale Valle delle Cannuccete (35) 20 ha

Rome Genazzano Monumento Naturale La Selva (36) 25 ha

Rome Ladispoli Monumento Naturale Palude di Torre Flavia (37) 40 ha X

Viterbo Barbarano Romano Parco Suburbano Marturanum (38) 1220 ha X

Viterbo Sutri Parco Urbano Antichissima Città di Sutri (39) 7 ha X

Viterbo Acquapendente Riserva Naturale Monte Rufeno (40) 2892 ha

Viterbo Bomarzo Riserva Naturale Monte Casoli di Bomarzo (41) 285 ha X

Viterbo Caprarola Riserva Naturale del Lago di Vico (42) 3346 ha X

Viterbo Corchiano, Gallese Monumento Naturale Pian Sant’Angelo (43) 600 ha X

Viterbo Farnese Riserva Naturale della Selva del Lamone (44) 2002 ha X

Viterbo Tuscania Riserva Naturale Tuscania (45) 1901 ha X

Table 4 - Synoptic view of regional parks system, regional reserves and natural monuments of the Lazio Region, according to the L.R. 29/1997 and subsequent legislative measures, compared with the presence of archaeological elements in the protected areas (2008).

From archaeological parks to the enhancement of archaeological landscapes: new directions in Italian heritage management

269

Fig. 1 - Archaeological parks in Italy (2008): black dots indicate effectively instituted parks, white dots indicate planned parks. Numbers refer to Tables 1-3.

Andrea Zifferero

270

Fig. 2 - Archaeological parks in Northern Italy (2008), with Regions indicated: black dots indicate the effectively instituted parks, white dots indicate planned parks. Numbers refer to Table 1.

Fig. 3 - Archaeological parks in Central Italy (2008), with Regions indicated: black dots indicate the effectively instituted parks, white dots indicate planned parks. Numbers refer to Table 2.

Fig. 4 - Archaeological parks in Southern Italy and Isles (2008), with Regions indicated: black dots indicate the effectively instituted parks, white dots indicate planned parks. Numbers refer to Table 3.

From archaeological parks to the enhancement of archaeological landscapes: new directions in Italian heritage management

271

Fig. 5 - The Sistema Regionale delle Aree Naturali Protette del Lazio (2008), with Provinces indicated: black dots indicate parks and reserves protecting archaeological sites, white dots indicate parks and reserves devoted exclusively to environmental conservation. Numbers refer to Table 4.