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L’età di Calvino e di Filippo II 1

L'eta di calvino e filippo ii

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L’età di Calvino

e di Filippo II

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Coltivazione dei cereali

1450-1600: incremento della popolazione1450-1550: si riuscì a far fronte alla richiesta alimentare1550-1600: si fece ricorso a strategie mirate per cercare nuove risorse.Dal Seicento la situazione divenne ancora difficile e provocò morte e carestie.Per reperire nuove fonti si intrapresero varie soluzioni:cerealizzazione della vita agricola: coltivazione delle aree prima riservate al pascolo (Francia, Germania, Inghilterra);disboscamento forzato di vaste aree (Germania);bonifiche di terreni paludosi (Lombardia, Inghilterra, Francia);Sottrazione di terre al mare (Olanda) con l’introduzione di una nuova rotazione delle coltura.Dunque si ampliarono le aree coltivate con rese basse: 1/4.2

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Commercio dei graniPer ovviare allo squilibrio tra richiesta di grano (aumento demografico) e produzione si ricorse al commercio su lunga distanza per il quale necessitava la presenza di un porto e di una via d’acqua poiché il grano era un bene pesante e voluminoso da trasportare via terra. Sicilia e Puglia erano i granai cristiani del Mediterraneo (1532: esportati 520.00 quintali – Genova -). Venezia si riforniva in Puglia o nell’Impero Turco, ma l’Egitto ricopriva un posto di primo piano. Vi erano poi anche la Tessaglia, la Macedonia e la Bulgaria.Intorno al 1570 l’Impero ottomano vietò l’esportazione poiché l’incremento demografico cominciava a farsi sentire.Verso la fine del secolo probabilmente peggiorarono le condizioni climatiche. 3

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Il grande NordDal 1590 – carestia - in Italia si acquistò il grano del nord Europa (mercanti inglesi e olandesi). Il grano veniva da Danzica, verso cui confluivano i prodotti dei vasti territori ad est del fiume Elba (poco popolati). La grande richiesta di manodopera nei territori polacchi e della Prussia / Brandeburgo favorì l’inasprimento delle condizioni di vita dei contadini, la cui libertà di movimento non poteva più essere permessa: in questo periodo i nobili limitarono pesantemente la libertà di movimento dei contadini vincolandoli e riducendoli al rango di servi della gleba. Nell’Europa dell’est la servitù della gleba si diffuse ovunque: si doveva rispondere alla richiesta di grano e dunque al bisogno di esportazione: meglio parlare di “lavoro coatto per commercializzare il prodotto”. 4

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Il grande Nord

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Povertà, banditismoL’incremento demografico e la difficoltà a farvi fronte emergono anche dall’aumento del fenomeno del pauperismo, vagabondaggio e brigantaggio (molti divennero poveri e vissero di espedienti).Banditismo: soldati smobilitati, contadini colpiti dalla carestia.La carestia provocava l’esodo dalle campagna verso le città considerate luoghi di approvvigionamento alimentare. Ciò provocava la paura dei cittadini e variegate loro risposte al fenomeno: sbarramento delle porte, allontanamento coatto …Gli affamati vivevano dunque di espedienti.

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Assistenza ai poveriSi emanarono leggi sui poveri che distinguevano i veri poveri, a cui era data assistenza, dai falsi poveri, coloro che avrebbero potuto lavorare e sfamarsi con le proprie forze.Nel Medioevo l’assistenza ai poveri era considerata opera meritoria ed evangelicamente coerente per il singolo cristiano.Dal Cinquecento si cominciò invece a distinguere tra i poveri e i pigri/imbroglioni auspicando una possibilità di selezione (J L Vives “de Subventione Pauperum”): si doveva proibire l’elemosina e l’accattonaggio e affidare l’assistenza all’autorità pubblica, capace di tale discrimine e di obbligare gli impostori al lavoro coatto.Cominciano a farsi largo forme più o meno organizzate di assistenza pubblica (Norimberga, Augusta, Lione …). 7

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Leggi sui poveriInghilterra: 1597-1598 leggi sui poveri. Proibiti accattonaggio e vagabondaggio; sostituita la carità con l’assistenza pubblica.Tale riforma, per alcuni storici, intensificò il fenomeno della caccia alle streghe (donne povere dello stesso paese degli accusatori). I benestanti accusavano per i loro malanni le persone povere del paese a cui avevano, magari, negato aiuto. In tal modo il benestante riusciva ad alleviare il senso di colpa per la carità negata: ad una strega!

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Dallo scontro Asburgo – Valois ai conflitti religiosi

Prima metà del Cinquecento: l’Italia è il terreno di scontro delle rivalità egemoniche di Asburgo e Valois.1559: pace di Cateau Cambresis: sistemazioni territoriali durevoli.La Francia, dopo la morte repentina di Enrico II, precipitò in trenta anni di guerre civili e religiose per un’inaspettata crisi dinastica.Inghilterra: 1553-1558 Maria Tudor con il tentativo di restaurare il cattolicesimo; 1558-1603 Elisabetta con la definitiva scelta anglicana.Alla metà del secolo l’intolleranza e la conflittualità religiosafurono le regole dell’agire statale sia cattolico che protestante: le guerre di religione vennero a proporsi come il nuovo fattore centrale della politica europea. 9

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La crisi delle potenze europee

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La Spagna di Filippo II, pur potenza egemone in Europa, dovette affrontare una forte crisi:finanziaria, a causa delle guerre di egemonia del primo Cinquecento con grande dispendio di energie economiche reperite con: leva fiscale, vendita di cariche e beni demaniali, prestiti sistematici dai grandi banchieri. Tutte spese che portavano alla bancarotta lo stato.Dentro lo stato si organizzarono fazioni ben articolate, unite da interessi economici, politici e religiosi (calvinismo) che furono antagoniste delle monarchie.Le crisi dinastiche che erano un male cronico della monarchia.

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L’argento americano in EuropaIn Spagna la madrepatria condizionò con provvedimenti protezionistici le colonie, legandole economicamente a sé in modo completo: solo spagnoli vi potevano emigrare, in esse non si potevano impiantare manifatture, non potevano commerciare tra loro (viti o vino). Niente poteva danneggiare l’economia della madrepatria. Siviglia era l’unico porto da cui poter partire e le navi partivano esclusivamente in due convogli: uno diretto in nuova Spagna e uno a Cartagena. I convogli portavano mercanzie per i coloni e poi insieme, dopo l’inverno, ritornavano in Spagna carichi di argento estratto in modo intensivo dal 1570 dalle miniere americane. Arrivò in Europa un flusso impressionante d’argento: la Spagna divenne così alla fine del ‘500 lo stato più potente d’Europa. L’Europa ebbe grande disponibilità di metallo prezioso. 11

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L’argento americano circola…

Si verificò una rivoluzione monetaria: il pezzo da otto spagnolo fu disponibile in modo eccezionale sul mercato europeo; infatti una minima parte dell’argento spagnolo restava in Spagna: costi delle guerre, dipendenza dalle importazioni estere (visto la cacciata dei moriscos e degli ebrei, le cui attività furono di conseguenza aborrite dai “buoni cristiani”), anche per soddisfare le richieste delle colonie. La Spagna esportava poi l’argento in Europa sotto forma di lingotti o di pezzi da otto (universalmente accettati).

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Il secolo dei genovesi1560-1630: Genova ottenne dai re spagnoli il monopolionell’esportazione e redistribuzione dell’argento. Divenne il cuore pulsante dell’economia europea, come Anversa nel primo Cinquecento e Amsterdam nel Seicento.I genovesi anticipavano oro al re di Spagna (pagamento del a politica e della guerra), in cambio ricevevano il monopolio sulla redistribuzione dell’argento traendone grandi profitti.Le città italiane, ad esempio, commerciavano in Oriente usando l’argento spagnolo; le sete e le spezie, rivendute in Francia o Germania, procuravano l’oro per l’acquisto dell’argento spagnolo …Il Mediterraneo era ancora un centro vitale degli scambi commerciali.

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La rivoluzione dei prezziL’argento americano fece della Spagna una grande potenza per circa un secolo e garantì al Mediterraneo ancora per molto tempo un ruolo decisivo nell’economia europea.Negli stessi anni si ebbe la cosiddetta rivoluzione dei prezzi: un processo inflazionistico costante e cumulativo che, anche se di dimensioni modeste, non aveva avuto precedenti, provocando stupore e sgomento. J. Bodin spiegò tale aumento dei prezzi con la sovrabbondanza di metallo prezioso che ne avrebbe provocato la perdita di valore.Ora l’aumento dei prezzi era già iniziato prima che l’argento americano invadesse l’Europa; alla fine del 500 vi fu un’inflazione selettiva: rincararono i prodotti di prima necessità causata dall’incremento demografico. 14

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Giovanni CalvinoLa Riforma luterana si diffuse nella forma calvinista: il temperamento del francese Jean Cauvin (1509-1564) era diverso dall’appassionato, violento e profetico Lutero; era un intellettuale misurato ed equilibrato che si spinse su posizioni più radicali in termini religiosi. Pubblicò infatti un’opera organica e coerente intitolata Istituzione della religione cristiana (1536, 1559 edizione definitiva). Convertitosi nel 1534 fu obbligato ad abbandonare Parigi e la Francia per rifugiarsi a Basilea dove pubblicò l’istituzione.Dio è sovrano assoluto sull’uomo, sulla storia e sul creato: tutto è frutto del suo volere. L’uomo è radicalmente corrotto dal peccato originale (pessimismo antropologico come in Lutero). La salvezza di Cristo è elargizione esclusiva di Dio: è il tema della predestinazione. 15

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Giovanni CalvinoDio ha diviso, in modo imperscrutabile, dunque gli uomini in eletti e in dannati. Il pessimismo radicale sull’uomo e il tema della maestà e volontà di Dio generano la schiera degli eletti e la massa dei dannati.Ma allora attraverso quali segni si può comprendere la propria predestinazione?La fede, la capacità di osservare i comandamenti di Dio (la Sua Grazia ci permette di resistere al peccato), irreprensibilitàmorale, partecipazione alla vita della Chiesa. I sacramenti sono solo quelli del N.T.: battesimo ed eucarestia.Certo della propria elezione il calvinista si impegna nel mondo alla ricerca del “successo” come ulteriore prova dell’elezione divina.

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Giovanni Calvino

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1541: Calvino riorganizza secondo i principi della

Riforma la città di Ginevra, applicando in modo radicale

i principi riformati: esclusivo riferimento al Nuovo

testamento e alla chiesa degli apostoli eliminando tutti

quegli elementi “cattolici” che il luteranesimo aveva

lasciato sopravvivere (liturgia, pratiche religiose …):

vennero eliminate, con furia iconoclasta, tutte le

immagini devozionali negli edifici di culto.

Il calvinismo si diffuse in Francia, Scozia, Inghilterra,

Paesi Bassi ad opera di predicatori (non dei Principi !).

I calvinisti furono gruppo minoritario, che faceva proseliti

dal basso, perseguitato a causa dell’intransigenza da

“eletti”, del rifiuto del compromesso con l’avversario,

ritenuto figlio del demonio.

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Luteranesimo

Perdono divino

Giustificazione per la fede

Eliminazione delle pratiche superflue alla giustificazione

Religione di stato, diffusione con l’appoggio dei principi

Obbedienza assoluta al principe che rappresenta Dio con le sue leggi

Calvinismo

Sovranità di Dio

Predestinazione

Eliminazione di ogni elemento –credenza non contenuta nel N.T.

Diffusione grazie a predicatori, religione minoritaria e perseguitata

Si obbedisce al principe solo se gli ordini non contrastano la legge di

Dio

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I Gesuiti

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La diffusione del protestantesimo spinse il cattolicesimo

sulla difensiva e convinse la Chiesa che vi era la

necessità di reagire:

Ignazio di Loyola nel 1534 diede origine alla

Compagnia di Gesù con lo scopo di reagire, come

truppa scelta, alla teologia eretica protestante.

I gesuiti erano obbedienti al Papa e, oltre a essere

istruiti filosoficamente e teologicamente, aprirono

collegi per educare le generazioni delle classi dirigenti e

dirigere i sovrani cattolici nella più stringente ortodossia

(confessori privati). Fu promosso poi lo stile Barocco

teso a colpire, attraverso la vista, i fedeli cattolici.

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Il Concilio di Trento (1542-1563)

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La chiesa cattolica trovò nella Riforma una eccezionale

sfida a trovare nuove energie e risorse per mutare e

ripensare profondamente se stessa.

Fu convocato da Paolo III (Alessandro Farnese, 1534-

1549) un Concilio ecumenico a Trento nel 1542.

Negli anni precedenti Paolo III aveva proceduto a:

•Rinnovare profondamente il collegio cardinalizio

•Insediare una Commissione per la riforma della Curia

che produsse una relazione intitolata “Consilium de

emendanda Ecclesia”.

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Il Concilio di Trento

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La convocazione tardiva del Concilio rispondeva alla

volontà del Papa di non avere i protestanti come

interlocutori alla pari, bensì come eretici: nel 1541 erano

infatti falliti i Colloqui di religione di Ratisbona e nel

1542 si riorganizzò l’Inquisizione romana dandole

giurisdizione universale (risultava così perdente la linea

imperiale che avrebbe preferito chiudere il caso Lutero

con un compromesso).

Il Concilio doveva elaborare un nuovo modello di

religione e fede cattolica in grado di rispondere alle due

formule protestanti:

1. giustificazione per mezzo della sola fede

2. principio della sola scrittura.

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Protestanti

Pessimismo antropologico: impossibile la cooperazione umana

alla salvezza

Rifiuto delle credenze e dei riti non contenuti nel Nuovo Testamento

Centralità della lettura personale della Bibbia nell’esperienza del

cristiano

Visione tendenzialmente individualista del rapporto con Dio

Cattolici

Battesimo capace di cancellare il peccato originale: necessaria

cooperazione umana alla salvezza

Accettazione della Tradizione e dei riti non contenuti nel N.T.

Centralità dei sacramentinell’esperienza spirituale del

cristiano

Chiesa onnipresente e necessaria mediatrice del rapporto con il divino

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Protestanti

Possibilità di matrimonio per il pastore

Assenza di un’autorità suprema e articolazione in più correnti

Luoghi di culto spogli e sobri

Cattolici

Obbligo del celibato per il sacerdote

Autorità suprema del papa come successore di Pietro

Luoghi di culto imponenti e decorati con molte immagini sacre

Vennero promulgati decreti destinati a riformare profondamente l’istituzione e

la condotta del sacerdote

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Il Concilio di Trento - ControriformaLa riforma della figura del sacerdote/vescovo:

1. Obbligo di residenza nella diocesi/parrocchia

fornendo l’adeguata guida spirituale.

2. Volontà di impedire il cumulo dei benefici.

3. Istituzione dei seminari per migliorare la formazione

dei preti.

4. Ribadito in modo radicale il principio del celibato

sacerdotale.

5. Obbligo dei vescovi di compiere periodiche visite

pastorali nelle loro diocesi.

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Il Tribunale dell’InquisizioneLa Chiesa agì su due fronti:

1. istituzione di uomini preparati teologicamente e

moralmente a predicare la fede cattolica (gesuiti e

altri ordini religiosi).

2. istituzioni di strumenti in grado di impedire la

diffusione del protestantesimo nei territori cattolici:

il tribunale dell’Inquisizione. In Italia i protestanti

tendevano a non esporsi e a fingersi ancora cattolici:

nicodemismo (condannato da Calvino) e

assumevano posizioni teologiche estreme, molto di

più delle tesi sostenute da Calvino: negazione della

Trinità, negazione della potenza salvifica della croce,

riduzione del cristianesimo all’etica dell’amore al

prossimo.

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Il Tribunale dell’InquisizioneIn Italia la lotta all’eresia protestante non fu condotta dai

tribunali del re, ma da un organo centrale, diretto da

Roma: il Sant’Uffizio (1542) dipendeva ora

direttamente dal Papa. La Repubblica di Venezia si

mantenne abbastanza autonoma nelle procedure e nel

tipo di sentenze emesse.

Coloro che fuggirono a Ginevra si trovarono bene solo

se integralmente convertiti alla fede riformata, altri vi

trovarono comunque la morte: Michele Serveto fu

bruciato nel 1543. Non era facilmente ammesso in

nessun luogo il libero confronto su temi religiosi! Vi

fu un vivace dibattito sul tema della libertà di pensiero

religiosa: Sébastien Castellion – l’uomo non può

raggiungere mai la verità nelle questioni dottrinali …

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Il Processo per eresiaConvocazione del sospetto in tribunale senza un

preciso capo d’accusa.

Interrogatorio delle autorità mediante anche la tortura

(l’innocente, aiutato da Dio, avrebbe resistito!).

Senza prove certe di condanna si procedeva all’abiura:

rinnegazione pubblica degli errori sospettati (in caso di

altra accusa di eresia si era automaticamente

condannati).

In caso di colpevolezza la pena era commisurata alla

gravità della colpa:

O severe penitenze o la consegna all’autorità politica per

la pena di morte: rogo pubblico (in alcuni casi si

potevano eseguire in modo più discreto)

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La spagna: grandezza e limiti

1556: Filippo II diviene re di Spagna dominando su

vasti territori in Europa e nel nuovo mondo (colonie), ma

come suo padre Carlo V deve affrontare numerosi

problemi e molti avversari contemporaneamente. Con

nessuno fu n grado di sferrare il colpo decisivo e si

dissanguò, nel suo lungo regno (1556-1598),

economicamente per mantenere le diverse campagne

militari sui due grandi fronti in cui fu impegnato; il

Mediterraneo (Impero turco) e il nord Europa (Paesi

Bassi e Inghilterra): ogni volta che si impegnava su

uno di essi l’altro rimaneva pericolosamente scoperto.

Più volte lo stato spagnolo dichiarò la bancarotta e fu

insolvente verso i banchieri creditori, mandandoli in

rovina: 1557,1560,1575,1590.

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La spagna: il mediterraneo

L’egemonia sul mare si combatteva prevalentemente

con l’uso della flotta, composta dalle galere a remi: navi

fragili, in grado di navigare da maggio a ottobre,

costosissime da mantenere (6000 ducati l’anno), con

300 uomini d’equipaggio (150 rematori e 150 soldati e

marinai). L’egemonia era turca con le vittorie di Prevesa

(1538), Gerba (1560) e l’attacco a Cipro (che era

veneziana!) nel 1570. Ciò costrinse la Serenissima, che

era sempre stata neutrale, ad entrare in guerra.

Non vi erano comunque intenti da crociata nella Venezia

del tempo e neanche in Filippo II; fu invece il papa Pio V,

deciso a combattere gli infedeli, a facilitare la formazione

di una grande alleanza cristiana (Santa Lega) il 25

maggio 1571.

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La spagna: il mediterraneo

Fu così che si arrivò allo scontro navale di Lepanto il 7

ottobre 1571 (230 galere turche contro 208 navi

cristiane). Il successo degli alleati cristiani fu totale

grazie soprattutto alla supremazia della tecnologia

militare impiegata: cannoni, archibugi, le sei grandi

galeazze veneziane, vere e proprie fortezze galleggianti.

Quella di Lepanto fu l’ultima grande battaglia navale

nel Mediterraneo, in seguito la grande guerra si

sarebbe spostata nel nord Europa e nell’Atlantico.

Nel 1573 Venezia raggiunse una pace separata con

l’Impero turco, ma anche il Re di Spagna e il Sultano di

Costantinopoli non avevano interesse a continuare la

battaglia poiché altri erano i fronti su cui doversi

entrambe impegnare.

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Lepanto

SCHIERAMENTI

Galeazze

veneziane

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Lepanto: golfo di Corinto

I

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Lepanto: le navi

GALEAZZA

GALERA

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Il regno di Filippo II

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La spagna: i paesi bassi

Territori corrispondenti al Belgio, all’Olanda e al

Lussemburgo attuale, in cui era nato Carlo V (Gand) e a

cui era egli rimasto sempre legato, risiedendo il più

possibile a Bruxelles e rispettando sempre le autonomie

delle oligarchie cittadine o nobiliari.

I problemi iniziarono a manifestarsi in modo forte

quando Filippo II trasferì la capitale del suo regno a

Madrid e diventando, nella percezione comune, simile a

un sovrano straniero che opprimeva le provincie con

sempre nuove e pesanti tasse e perseguitava gli

eretici.

La rivolta esplose nel 1556 quando le folle cittadine

calviniste attaccarono le chiese cattoliche

saccheggiandole e distruggendo tutte le immagini sacre.

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La spagna: i paesi bassi

IL Duca

d’Alba

Guglielmo

d’Orange

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La spagna: i paesi bassi

La rivolta coinvolse anche la nobiltà, prevalentemente

cattolica. A capo della ribellione si pose Guglielmo

d’Orange, nobile, cattolico e moderato che divenne

calvinista solo nel 1573.

Fu mandato il Duca d’Alba per reprimere la rivolta: egli

usò ampiamente il terrore e la ferocia e ricondusse al

controllo le province meridionali. La ribellione continuò al

nord e grazie alla flotta calvinista dei mendicanti del

mare conquistò la città di Brielle, alla foce della Mosa,

provocando il passaggio di molte città del nord alla

ribellione. In queste città le oligarchie nobiliari cattoliche

furono soppiantate da oligarchie mercantili calviniste

(rivoluzione sociale) ed Amsterdam a partire dal 1578

divenne la città di riferimento.

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La spagna: i paesi bassi

I mendicanti del mare tagliarono i rifornimenti alle truppe

spagnole provocando come risposta il saccheggio delle

città e dei territori (Anversa 1576). Ciò provocò

l’unificazione di tutte le provincie nella pacificazione di

Gand, grazie all’opera di Guglielmo d’Orange che si

adoperò perché in esse fosse garantita la libertà di

scelta religiosa, ma gli estremisti di entrambe le fedi

(cattolica e calvinista) vanificarono tale sforzo. Il nuovo

governatore spagnolo, Alessandro Farnese, riuscì

allora a riportare all’obbedienza la nobiltà fiamminga

cattolica rompendo l’Unione di Gand. I protestanti del

nord risposero con l’Unione di Utrecht che nel 1581

emanò l’Atto d’Abiura proclamando l’indipendenza

dalla Spagna.

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La spagna: i paesi bassiIl Patto d'unione, l'Aia (26 luglio 1581)

Poiché è cosa nota a ognuno che un Principe viene posto da Dio a sovrano e capo

dei sudditi di un paese, per difenderli e salvaguardarli da ogni offesa,

oppressione e minaccia, come a un pastore sono affidate la difesa e la tutela delle

greggi; e poiché è altrettanto noto che i sudditi non vengono creati da Dio a uso

del Principe, per prestare obbedienza a tutto ciò che quegli comanda, sia che si

tratti di cosa pia o empia, giusta o ingiusta, o per servirlo come schiavi. Ma il principe

è posto a capo dei sudditi, senza i quali egli non può in nessun modo essere

Principe, per governarli secondo diritto e ragione, mantenerli e amarli come un

padre i propri figli, o un pastore le sue greggi, per mettere a repentaglio la propria

vita in loro difesa e soccorso. E quando non si comporta in tal modo, e invece di

difendere i sudditi tenta di opprimerli e annullarne i privilegi e le antiche

consuetudini, o di comandarli e servirsene come schiavi, egli non deve essere

considerato come un Principe, ma come un tiranno. E come tale i sudditi, secondo il

diritto e la ragione, non possono più accettarlo quale loro principe. E in particolar

modo quando ciò viene stabilito dall'autorità e deliberazione dagli Stati del paese,

allora lo si può abbandonare e in sua vece sceglierne un altro, senza vergogna,

come sovrano e signore da cui essere difesi. E ciò è successo quando i sudditi [di

questi paesi] con umili preghiere, richieste e rimostranze hanno invano cercato di

addolcire l'autorità del loro principe, di distoglierlo da imprese e disegni tirannici.

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La spagna: i paesi bassi[…]. E ciò deve avvenire in questi paesi, i quali da tempo immemorabile

sono stati governati in virtù di un giuramento dei principi all'atto della

loro ascesa al trono, secondo il tenore dei loro privilegi e delle antiche

consuetudini. Senza dimenticare inoltre come la maggior parte di queste

province abbia sempre riconosciuto l'autorità regale a determinate

condizioni, secondo contratti e accordi giurati in base ai quali, se il

Principe giunge a violarli, viene di diritto privato della sovranità del paese. E

proprio in questo modo è successo che il re di Spagna, dopo la morte del

defunto imperatore Carlo V di gloriosa memoria, suo padre (da cui ha

ereditato tutti questi paesi), ha dimenticato i servizi prestati tanto a lui

quanto a suo padre da questi paesi […] come pure gli ammonimenti contrari

rivoltigli da sua altezza imperiale: e ha prestato ascolto ai membri del

Consiglio di Spagna, che si trovavano presso di lui e avevano maturato un

segreto odio per questi paesi e la loro libertà, in base alla quale essi non

potevano conseguirvi né cariche né uffici, come invece avviene nei regni di

Napoli, Sicilia, Milano e nelle Indie e altri domini posti sotto il potere del re. E

costoro erano anche attratti dalle ricchezze di questi paesi, delle quali

avevano una buona conoscenza.

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La spagna: i paesi bassiE tale Consiglio, o una parte di esso, ha ripetutamente ricordato al

re come fosse preferibile conquistare una seconda volta i Paesi

Bassi al fine di potervi comandare in tutta libertà e assolutezza (il che

equivale governarlo alle condizioni e con le restrizioni che egli

aveva giurato di rispettare e a tiranneggiare il popolo a proprio

piacimento), piuttosto che al momento dell'ascesa a quel trono[…].

Proclamiamo che, considerato quanto è sopra scritto, e l'estrema

necessità dalla quale siamo sospinti, di comune accordo,

deliberazione e consenso, abbiamo dichiarato e dichiariamo

decaduto il re di Spagna, ipso iure, dalla sua sovranità, diritto ed

eredità su questi paesi, e che perciò non abbiamo più intenzione di

riconoscerne l'autorità in alcuna delle sfere nelle quali si

manifestano il potere, la sovranità, la giurisdizione e il dominio del

Principe in questi Paesi Bassi, né di servirci del suo nome come

sovrano, o di permettere che nessuno se ne serva.

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Guglielmo d’Orange

Il dipinto su tela del pittore polacco Stanislav Chlebowski (1835-1884),

conservato al Museo d'Arte di Arcangelo, in Russia, raffigura la morte di

Guglielmo I d'Orange, detto il Taciturno. Il principe d'Orange fu assassinato da

un sicario, nel 1584, tre anni dopo aver ottenuto l'indipendenza delle Province

Unite dalla Spagna.

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Calvinismo e potere

Le affermazioni dell’Atto di Abiura erano possibili nel

contesto della visione del potere politico di Calvino,

estremizzato dal confronto con regnanti cattolici e dalla

legittimazione alla disobbedienza:

Dio• Concepito come la fonte del potere

Re• Riceve il potere da Dio, ma è sottomesso alla sua legge

Sudditi

• Devono obbedire alla autorità se essa rispetta la legge divina

• Hanno il diritto – dovere di disobbedire se l’autorità ordina contro la legge divina

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Calvinismo e potere

Ciò avvenne anche il Inghilterra quando John Knox,

predicatore calvinista scozzese, assaltò il palazzo di

Edimburgo (1559) della sovrana cattolica Maria

Stuart. Il potere del sovrano, pur essendo di origine

divina, era ora sottoposto al giudizio dei sudditi.

La Parola di Dio autorizzava il controllo dei governati sui

governanti.

Anche nell’Atto di Abiura il sovrano è richiamato alle

proprie responsabilità: si era comportato da tiranno,

aveva violato le antiche consuetudini e, dunque, in

conformità alla legge naturale era lecita la rivoluzione e

la resistenza armata.

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i paesi bassi

I Paesi Bassi si chiamarono Repubblica delle Province

Unite: una federazione di entità sovrane, con propri

organi di governo. Esse avevano combattuto gli spagnoli

per motivi religiosi, ma anche per resistere alla

centralizzazione fiscale, burocratica, assolutistica del

nuovo stato moderno che avanzava.

Inizialmente governate da uno Stadolder, in realtà il

potere era detenuto dall’Assemblea delle sette province

(Stati generali); successivamente esso passò sempre

più al delegato della provincia più importante (Olanda)

che finì per esercitare funzioni simili a quelle di un primo

ministro.

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Il Farnese La resa di Anversa

Nella litografia del 1613 opera di

W. L. van Kittenstein, conservata

nell'Atlas van Stolk a Rotterdam, è

rievocata la resa della città di

Anversa alle truppe spagnole

comandate dal duca di Parma

Alessandro Farnese il 27 agosto

1585.

Figlio di Ottavio Farnese e di Margherita d'Asburgo, nipote

del re spagnolo Filippo II e duca di Parma e Piacenza dal

1586, Alessandro Farnese fu uno dei maggiori condottieri

del suo tempo. Nel 1571 partecipò alla battaglia di Lepanto

e nel 1578 fu nominato governatore dei Paesi Bassi,

all'epoca impegnati nel conflitto contro la Spagna (la guerra

degli Ottant'anni), per la quale il duca italiano riconquistò

diverse città, ad esempio Bruxelles e Anversa; nel 1590 e

nel 1591 si alleò alla Lega cattolica per combattere contro il

re protestante Enrico IV di Francia.

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La spedizione contro l’Inghilterra1580: Filippo II ottenne la corona del Portogallo. I corsari

olandesi iniziarono allora ad attaccare le navi portoghesi e

le basi asiatiche lusitane per i commercio delle spezie.

L’Inghilterra offriva basi sicure agli olandesi e in più

intervenne con un proprio esercito nella ribellione dei Paesi

Bassi (1585).

Filippo decise allora di invadere la gran Bretagna con un

poderoso esercito (30.000 soldati) e una grande flotta navale

di 130 unità (Armada). La flotta ebbe però la peggio nello

scontro navale poiché le navi inglesi erano più piccole e

veloci. Lo scontro navale fu nuovo: le navi infatti si

fronteggiarono a cannonate, stando a distanza.

Per Filippo fu una grave sconfitta in quella che fu la rima

battaglia navale dell’epoca moderna.

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La spedizione contro l’Inghilterra

Inizialmente gli inglesi non riuscirono

ad arrestare l'Armata spagnola, che

alla fine fu, tuttavia, sconfitta in

diversi scontri nella Manica. Per

tornare in Spagna la flotta dovette

compiere il periplo delle coste

scozzesi e irlandesi, dove fu

decimata dalle tempeste: fecero

ritorno in Spagna solo 67 navi.

Nel 1588 l'Invincibile Armata, la flotta

militare spagnola, fu distrutta dalle navi da

guerra della Marina inglese. Costretti a

tagliare i cavi, perdendo così le ancore, gli

spagnoli dovettero fuggire verso nord,

doppiando la punta estrema della Scozia.

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l’Inghilterra

Elisabetta I (Londra 1533-1603), regina

d’Inghilterra e d’Irlanda (1558-1603), figlia

di Enrico VIII e della sua seconda moglie

Anna Bolena. Fu l’ultimo sovrano della

dinastia Tudor; durante il suo lungo regno

l’Inghilterra conobbe un periodo di grande

splendore: si affermò come potenza

navale, sviluppò l’economia e i commerci e

visse quello che per l’arte e la cultura fu

considerato il Rinascimento inglese,

passato alla storia come “età

elisabettiana”.

Durante il regno di Elisabetta I l'Inghilterra

divenne una ricca potenza mondiale e la nuova

ricchezza di cui godevano i nobili portò grandi

cambiamenti nello stile di vita e nei divertimenti

della corte. Gli aristocratici inglesi che

possedevano almeno due case a Londra e

ampie residenze in campagna, davano spesso

sfarzosi ricevimenti, come quello rappresentato

in questo quadro del pittore olandese Paul

Vredeman de Vries (1527-1606).

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La spedizione contro l’InghilterraL’Inghilterra, governata da Elisabetta I, una donna -

poiché non era in vigore la legge salica -, aveva sconfitto

a Spagna. Elisabetta , incoronata nel 1558, era una

regina amante dello sfarzo, delle cerimonie di corte.

Inizialmente non aveva deciso di seguire una via ben

precisa a livello religioso, le dispute dei teologi non la

interessavano e le parevano vuote discussioni. Decise

per il campo protestante poiché non venne riconosciuta

dal Papa in quanto figlia illegittima di Enrico VIII e Anna

Bolena. L’abbandono del cattolicesimo poteva però

mettere in pericolo la sacralità della sua regalità: si

destreggiò con astuzia tra le due tendenze: mantenne

una chiesa governata dal Re come suo unico capo e

non esitò a definire il Papa un Anticristo.

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Francia 1560 ca.

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Le guerre religiose in FranciaIn Francia la crisi scoppiò nel 1559 quando il re Enrico

II morì in seguito ad una grave ferita procuratagli in un

torneo, lasciando Enrico III, il figlio, ancora minorenne e

affidato alla reggenza della madre Caterina de Medici.

La situazione politica era molto complessa poiché vi

erano molti calvinisti nel regno e tra questi molti nobili

importanti come il conte di Coligny o la famiglia dei

Borbone, imparentata con i Valois. Caterina puntò ad

una politica di conciliazione religiosa con gli

ugonotti concedendo libertà di culto. La assecondarono

le teorie politiche dei politiques che propugnavano la

necessità di preservare la pace e la stabilità dello stato,

piuttosto che perseguire il, pericolo dell’eresia. (ad

esempio M. de l’Hospital).

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Le guerre religiose in Francia1562: Caterina de' Medici emana l'editto di Saint

Germain che dà agli Ugonotti libertà di culto.

La politica di tolleranza fu aspramente contrastata dai

cattolici intransigenti guidati da Francesco di Guisa che

nel 1562 iniziò la guerra civile massacrando gli ugonotti

a Vassy. Per 20 anni circa la Francia piombò in una

guerra civile generale interrotta da brevi e fragili tregue.

Nel 1572 vi fu la strage di san Bartolomeo (24 agosto)

in cui furono uccisi 20000 ugonotti, in occasione del

matrimonio tra Enrico di Borbone e Margherita di Valois.

Caterina appoggiò la strage poiché temeva un’alleanza

del Coligny con i ribelli dei Paesi Bassi: essa voleva, pur

avendo mutato linea politica, preservare gli interessi

dello stato francese.

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I massacri

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Le guerre religiose in Francia

Interessante fu la posizione di due intellettuali calvinisti,

Du Plessis de Mornay e Languet, che nel 1579 scrissero

il Vindiciae contra tyrannos:

Riceve il potere da

Dio; è sottomesso

alla su Legge e

deve rispettare le

tradizioni e le

libertà dei sudditi

È la fonte del

potere dello stato

e del re

Devono obbedire

all’autorità del

principe se rispetta la

Legge di Dio e le loro

libertà e

consuetudini.

Possono ribellarsi al

Principe se non

rispetta la legge di

Dio o le libertà e

consuetudini

Dio

Principe

Sudditi

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Le guerre religiose in FranciaTale posizione fu definita monarcomachia poiché

teorizzava la possibilità di combattere la monarchia,

sostenendo la possibilità della resistenza

costituzionale grazie al limite posto alla monarchia

dalle tradizioni e consuetudini dei sudditi (potremmo

definirla la teorizzazione di una costituzione di natura

consuetudinaria).

Non siamo in presenza della teorizzazione di una

democrazia vera e propria però poiché i sudditi cui ci

riferisce non sono “il popolo”, ma i magistrati e la

nobiltà, élite della società, chiamati a svolgere un ruolo

rappresentativo per tutti. Emergono ancora una volta le

resistenza verso la spinta accentratrice propria dello

stato moderno.

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Le guerre religiose in Francia1585 –Enrico III di Valois è senza eredi. Erede naturale

del la corona è l’ugonotto Enrico di Borbone, re di

Navarra. La Lega cattolica, capitanata da Enrico di

Guisa, non accettò tale situazione. Alla Lega aderì

inizialmente, nel luglio 1585, lo stesso Enrico III di Valois

scatenando l’ottava e ultima guerra di religione, nota

anche come “guerra dei tre Enrichi” (di Valois, di

Navarra e di Guisa), durante la quale il re, sbarazzatosi

del duca di Guisa (1588), si avvicinò agli ugonotti e

designò proprio successore Enrico di Navarra, poco

prima di venire assassinato da un monaco nell’agosto

del 1589. Terminava così la dinastia dei Valois, che

aveva regnato sulla Francia per più di due secoli e

mezzo.

.

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La guerra dei Tre Enrichi

Conflitto che tra il 1585 e il 1589, nell’ambito

delle guerre di religione che insanguinavano la

Francia, contrappose la Lega cattolica,

capeggiata da Enrico di Guisa e appoggiata dal

re Enrico III di Valois, agli ugonotti guidati da

Enrico di Navarra. Nel 1588 Enrico III,

preoccupato dalle ambizioni di Enrico di Guisa,

lo fece uccidere e, quando l’anno successivo fu

ferito a morte da un frate domenicano, nominò

suo erede Enrico di Navarra. Uscito quindi

vincitore dal conflitto, Enrico di Navarra salì al

trono come Enrico IV.

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Chi era Enrico di Guisa

Il 12 maggio 1588 Enrico, che aveva già ottenuto

varie vittorie sui protestanti tedeschi, guidò la

folla nell'insurrezione di Parigi; il partito cattolico

gli offrì la corona di Francia, ma il duca di Guisa

rifiutò, consentendo al re di fuggire. Un mese

dopo il re si accordò con la Lega e nominò

Enrico tenente generale dell'esercito, ma poco

più tardi lo fece assassinare dalla guardia reale.

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Chi era Enrico di ValoisLa Lega cattolica tornò a impugnare le armi e costrinse il sovrano

a escludere Enrico di Navarra dalla successione e a negare i

diritti precedentemente concessi ai protestanti. Nel 1585, però,

Enrico di Navarra si schierò contro il re e contro la Lega nella

cosiddetta guerra dei tre Enrichi. Il sovrano subì una prima

sconfitta a Coutras nel 1587, e l'anno successivo Enrico di Guisa

capeggiò una sollevazione popolare a Parigi, obbligando il re ad

abbandonare la città. In seguito Enrico riuscì però a far

assassinare sia Enrico di Guisa sia il fratello Luigi, e si alleò con

Enrico di Navarra designandolo nuovamente come suo

successore. I due Enrichi si posero alla guida di un esercito di

ugonotti e assediarono Parigi nel 1589; durante l'assedio il re

venne pugnalato a morte da un frate domenicano, Jacques

Clément.

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Chi era Enrico di NavarraErede della Corona francese dopo la morte del fratello minore del re

Carlo IX nel 1584, rivendicò il proprio diritto alla successione

combattendo una guerra, detta “dei tre Enrichi”, contro Enrico III,

ultimo re della dinastia dei Valois, ed Enrico di Guisa, che capeggiava

la Lega cattolica, e li sconfisse a Coutras (1587). In seguito si alleò con

Enrico III che lo designò come proprio successore: alla morte del

sovrano, ucciso da un fanatico della Lega (1589), Enrico salì sul trono

con il nome di Enrico IV.

Tuttavia la Lega cattolica, sostenuta dalla Spagna e dal papa, che lo

aveva scomunicato, rifiutò di riconoscere la legittimità di un sovrano

protestante, e molti nobili cattolici che fino ad allora avevano sostenuto

Enrico III abbandonarono l’esercito regio. Dopo aver accresciuto il

proprio prestigio con altre importanti vittorie ad Arques e a Ivry, Enrico

pose l’assedio a Parigi, roccaforte della Lega. Alla fine, l’assedio venne

rotto da un esercito spagnolo proveniente dall’Olanda; Enrico sfruttò

abilmente le divisioni all’interno della Lega e nel 1593 obbligò gli

oppositori ad accettare una tregua, annunciando nuovamente la

propria conversione al cattolicesimo.

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Chi era Enrico di Navarra

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Le guerre religiose in Francia

Enrico di Borbone si proclamò re di Francia con il

nome di Enrico IV, ponendo l’assedio a Parigi nel 1590.

ma un esercito spagnolo accorse dai Paesi Bassi.

Enrico IV allora si convertì al cattolicesimo il 25

luglio 1593. Il popolo stanco della guerra lo appoggiò e

anche gli aristocratici cattolici intransigenti dovettero

accettarlo.

Nel 1598 Enrico IV promulgò l’Editto di Nantes che

attuava un compromesso di natura religiosa.

Promulgato da Enrico IV di Francia per pacificare i

rapporti fra cattolici e ugonotti, garantiva a questi ultimi

la libertà di culto ovunque tranne Parigi e le residenze

reali e dava loro in pegno un centinaio di piazzeforti, fra

cui La Rochelle.

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Ottava guerra: 1584-1588

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Ottava guerra: 1589-1598

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L’Editto di Nantes

Croce

ugonotta

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L’Editto di Nantes

1. Vietato il culto pubblico a Parigi, libero però in altre

regioni ove già celebrato nel 1596-1597.

2. Gli ugonotti ebbero completa parità giuridica,

previo giuramento di fedeltà allo stato.

3. ebbero., poi, 151 piazzeforti d’asilo sparse nel regno

con governatori e soldati in modo da poter garantire

protezione militare in caso di nuove guerre religiose.

L’editto si differenzia dalla pace di Augusta poiché non

richiede l’uniformità e l’omogeneità religiosa dei

territori. Per la prima volta si riconosceva la possibilità

di avere in uno stato difformità religiosa e si

tutelavano le minoranza da potenziali discriminazioni.

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L’Editto di Nantes

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Jean Bodin

Tra i politiques si distinse il Bodin che attaccò i

rivoluzionari calvinisti, poiché lo stato è l’unico garante

dell’ordine e nessuno può metterne in discussione

l’autorità, pena lo scadere nel caos e nell’anarchia.

L’uniformità religiosa, auspicabile, andava messa in

secondo piano per il bene dello stato rispetto al rischio

della guerra civile.

Solo una solida e autorevole autorità monarchica

poteva, pur con limiti, garantire ordine e stabilità:

teorizzatore e precursore dell’assolutismo monarchico

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Jean Bodin

stato

• Istituzione indispensabile per proteggere gli uomini da caos e anarchia

sudditi

• Non devono mai opporsi alla sovranità dello stato

tolleranza

• Lo stato deve concederla se la resistenza di una minoranza mette in pericolo la sua sovranità