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L O V E C O M Eleonora Ripanti

Lovcom i primi paragrafi

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I primi paragrafi dei sette capitoli. Introduzione e anche le scuse. per iniziare al meglio.

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Page 1: Lovcom i primi paragrafi

L O V E C O MEleonora Ripanti

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L O V E C O M

La mia dedica per

La tua dedica per

E l e o n o r a R i p a n t i

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colophonLovecom è un’idea di Eleonora Ripanti

Questo volume è stato scritto dal 9 giugno al 9 luglio 2012.Grafica e testi di Eleonora Ripanti

I testi del volume sono stati redatti in una prima versione su una Moleskine, tacquino classico, formato large, copertina nera morbida. Con una matita Pentel a mine hb.

La seconda redazione è avvenuta con Pages versione 4.1

L’impaginazione è stata realizzata con Adobe InDesign Cs3, implementato dal plugin di Blurb. Computer: Mac os x, versione 10.6.8

Font: Adobe Garamond Pro per il corpo del volume, America Typewriter per tutto il resto.

La gamma cromatica è:

R 87G 38B 52R126G 41B 74

R 113G 114B 78R 176G 186B 96

R 114G 124B 164R 160G 190B 207

Se desideri una copia di Lovecom (chi lo sa...) inviami un’email a [email protected]

due

Prima edizione, luglio 2012Inviato in stampa il 12 luglio 2012Lovecom non è protetto da copyright.Diciamo che segue il copyleft, ma con moderazione. Quindi cita!

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le tue note

sommariocolophon 2la carta d’identità di questo volume,raccontata nel detta-glio, per conoscerlo al di là dei suoi contenuti

sommario 3che dire di più? ah, sì: è particolar-mente dettagliato

introduzione 6entriamo nel vivo per scoprire quali sono le ragioni di Lovecom e per presentare ciò che incontreremo nei capi-toli successivi.

prima parteporgo le mie più umili scuse

capitolo 1LOVECOM 9

Lovecom è una narra-zione 10. E’ un respiro 12. Un atto di libertà14. Lovecom vuole essere conoscenza 16, tradi-zione 18. Lovecom sarà un atto di ribellione 19. Come tutti gli innamo-ramenti del resto.Fenomenologia di un inciampo 20.

InoLTRE: Il consumattoreLovecom vuole...narrareI grafici della crisiGratisLavorare gratisConoscenzaLa metafisica I diritti del lettoreTradizioneDue consigliEngagement marketingInciampare

E se lo dicono loro 24

capitolo 2CONOSCENZA 25

Come una merce 26? Superando i pregiudizi 28 di sempre perchè i cambiamenti 30 sono irrefrenabili. Un mod-ello in 3d 32, nella geometria 34 della sec-onda modernità 36.E ci scopriamo riflessi 38.

InoLTRE: Le citazioni da “Econo-mia della conoscenza”La reputation economySmart comunity

Prime 1.800 battute 40

tre

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capitolo 3COMUNICAZIONE 41

Sette 42 passi, sette parole, sette sillabe, per essere generativa 44 e rendere la cono-scenza un investimento 46. Come strumento la creatività 48, separata da lor signori 50; come inizio e fine la realtà 52. Epifania 54 della comu-nicazione.

E InoLTRE... Citazioni da “La comu-nicazione generativa”PolonioYorichEpifania

Prime 1.800 battute 56

seconda parteporgo le mie più umili scuse

capitolo 5IL MENU’ 77

Alcune proposte di gab-bia 78, i tipi di pagine 80, fino al menabò 82. Conoscendo da vicino i testi di servizio 84 e le cinque collane 86. Per arrivare alle regole 88 del gioco. Sapendo che sono solo possibilità 90.

E InoLTRE... Quattro gabbieTipi di pagineQuadriMenabò futuribileColophonTesti di servizioCinque sensi a coloriFasi di LovecomSi può fare

Per scrivere 92

quattro

capitolo 4MENABO’ & CO 61

Una guida che può sem-brare una gabbia 62. Ma la distribuzione 64 dei contenuti 66, come una ricetta, sarà guida-ta da norme 68, regole e quantità 70. Come qui 72, ad esempio. Parlavamo di creatività 73.

E InoLTRE... Gabbia graficaMenabòCopywriterLe norme redazionaliWordleMenabò di Lovecom e le sue gabbie

Er tesoriere 76

Pausa di riflessione 57

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le tue note

capitolo 6EDITORIA 2.0 93

Partendo dal grande as-sente 94, più presente 96 che mai. Raccontare il libro on demand 98 e il come funziona 100 l’indipendenza 102, sulla carta e in bit 104.Dilettanti 106 allo sba-raglio?

E InoLTRE... Web 2.0Book on demandSelf publishingBlurbCmsHtmlLa morte del libroEbooknuovi autori

Siti self publishing 108

capitolo 7LA QUI PRESENTE 109

nel mezzo 110 del cam-min, tra studio 112 e professione 114. Quello che so fare 116, alla ricerca del come 118 migliore, soprattutto (ma non solo) al di fuori da qui 120.Lì dove trovarmi 122.

E InoLTRE... Let be e Per me si vaVoti pre e postAziende del mio cvSoftwareSapere di non sapereStati e tweets

Qui nel web 124

persone 126tutte le persone che an-che solo con un richia-mo incontreremo nelle prossime pagine, con la massima gratitudine

luoghi 134non solo i luoghi pre-senti nei capitoli, ma soprattutto quelli che hanno accolto la scrit-tura di questo volume

fonti 136dal web e dai volumi della mia libreria: i link (di qualsiasi natura essi siano), speriamo non troppo fraintesi

post fazione 138toc toc...

ringraziamenti 140

cinque

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introduzioneLovecom vuole raccontare l’impresa di fare impresa, dal punto di vista del consumatore, di chi, ha scelto quell’azienda, quel marchio e quei prodotti per abitare il proprio quotidiano.

Nel caso specifico quel punto di vista è il mio.

Lovecom nasce quando una crisi internazionale, che continua a scuotere i grandi e incomprensibili equilibri del mondo, si è tra-dotta molto concretamente nella mia vicenda personale, ponen-domi di fronte a una scelta. Affrontare il nuovo trovando un mio spazio e uno sguardo pro-positivo, oppure continuare a guardarmi in giro credendo che quello che sta accadendo sia fatale e nefasto. Ho scelto la prima opzione e il segreto è proprio nella natura della crisi: non avrei avuto nulla da perdere, se non la possibilità di farcela.

Ma dove trovare quello spazio?Il terremoto che ha messo in ginocchio l’Emilia mi ha sbattuto in faccia il coraggio di chi intraprende, in chi crede nel lavoro pro-prio e altrui. Un coraggio che è sinonimo di bellezza. Ho capito, in quel momento, che le imprese italiane sono belle e per questo meritano di essere raccontate. Eppure non mi interessava il punto di vista del comunicatore, ma quello del consumatore, in un rapporto libero: come quando entro in un negozio. Io sono libera di guardare e comprare ciò che mi interessa di più, l’azienda è libera di mostrare alcuni suoi

sei

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le tue note

prodotti e non altri. Un rapporto alla pari, se così posso dire. Se l’idea è realizzabile, non è sufficiente per fare concretamente un libro con le sole conoscenze del consumatore. A questo punto Lovecom diventa un pretesto per conoscere da vicino l’oggetto del suo amore: se devo raccontare la tua impresa, la devo conoscere, come tu vorrai che sia conosciuta. Questo incontro è la mia ricompensa, e in nome di questo incon-tro Lovecom non ha bisogno di essere “remunerato” con moneta sonante. Gli basta la nostra reciproca conoscenza.

Se il punto di vista è del consumatore, il metodo è del comunica-tore, perché il saper fare le cose rende la vita più facile.

Questo volume che ora avete in mano è allora la dimostrazione concreta di tutto quello che abbiamo detto: ripercorre il perché di Lovecom, nella prima parte (quella verde), attua e spiega il come, nella seconda parte, (quella blu). E queste due anime sono legate fra loro da un intermezzo che spera di essere utile per riprendere fiato e per capire se ne vale la pena. Oltre a tutto questo il corpo del volume sarà perennemente ac-compagnato da micro testi di approfondimento, link, spunti e tamburi, per rendere la lettura “sfiziosa” e allo stesso tempo all’inizio e alla fine sono presenti i testi dedicati al dietro le quinte di questo volume, per amare il viaggio e non solo la meta. Insomma, non mi resta che augurare buona lettura e consentitemi di fare i migliori auguri a Lovecom per una la sua maturazione in sapienza e forza.

sette

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Porgo le mie più umili scuse

al professor Toschi e al professor Rullani se ho: frainteso i loro contributi;piegato le loro pagine alle mie;scosso gli equilibri dei loro libri.Non è una giustificazione dire che tutto è stato fatto per la grande ammirazione per il vostro lavoro.Ma tant’è.Maggiori sono le mie scuse, mag-giore è l’ammirazione.

Porgo le più umili scuse a Lovecom, un’idea vivace e speri-colata per avermi scelto. Spero di aver colto la sua essenza.Se così non fosse (e i se fanno la storia) rimango in ascolto.

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Lovecom è una narrazione. E’ un respiro. Un atto di libertà. Lovecom vuole essere conoscenza, tradizione. Lovecom sarà un atto di ribellione. Come tutti gli innamoramenti del resto.Fenomenologia di un inciampo.

LOVECOM

1

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nARRAzIonE

Lovecom è una narrazione. E’ un respiro. Un atto di libertà. Lovecom vuole essere conoscenza, tradizione. Lovecom sarà un atto di ribellione. Come tutti gli innamoramenti del resto.Fenomenologia di un inciampo.

Il mio lavoro è raccon-tare storie e non sono né una scrittrice, né un giornalista. Quando vesto i panni del comunicatore, natu-ralmente, racconto sto-rie così come vorrebbero che fossero raccontate i protagonisti delle storie stesse, i clienti.Non sorprende che i nostri racconti (siamo in fondo dei birbanti story-teller) siano spesso popo-lati da buoni sentimenti, eroi coraggiosi e perfetti, avversari insormontabili quanto eterei, certezza nell’happy end. Divertente, molto. Al-meno fino a quando la casa del Mulino Bianco non inizia a mostrare le crepe. Racconto queste storie, e lo faccio come il capo

chiede che sia fatto. Ma, c’è un ma. La ragione per cui facciamo questo sta venendo meno perchè la relazione tra azienda e consumatore è sempre più paritaria ed ora è facile entrare nella casa del Mulino Bianco. Si impone la ricerca del perché. Come far incontrare la professionalità del co-municatore e le esigenze di un consumatore consapevole?Come obbedire al primo imperativo della mia professione e cioè conoscere il “target”?Arriva il momento di cambiare prospettiva e se le mie storie devono essere ricche di eroi, orchi e principesse, almeno siano i miei.

tratto da“Giampaolo Fabris: marketing addio, è l’ora del societing”23 maggio 2008

“Il marketing deve cambiare perché siamo di fronte a una transizione d’epoca; la conoscenza è diventa-ta il fattore di produzi-one più importante; il postmoderno è la cultura dell’economia postindustriale; alla centralità della produzione si è so-stituita la centralità del consumo; si dif-fondono nuove forme di socialità mediata dalle tecnologie; la relazione, anziché la transazione, è il rapporto preteso dal consumatore; il consumatore è ormai partner, committente e co-produttore”

lastampa.it

CITAnDo

dieci

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le tue note

NarrareDal latino, contratto dall’antiquato GnARI-GARE che trova suo fondamento nella sua radice GnA (conoscere, rendere noto, onde il sscr GnAnAM co-gnizione) e ingrate per AGERE: fare, che indica azione.

LOVECOMsuccessivorespiro2.391 battute sab09giu12 a casa

Del resto racconto ogni giorno questa storia: si chiama consumo fatto di storie di oggetti, di marchi, di aziende. E mi guardo intorno. Cerco una valvola di sfogo per la mia grafo-mania. Non mi rendo ancora conto che sono immersa in miriadi di piccole storie che affol-lano il quotidiano. Potrei raccontare la sto-ria di quella penna, caf-fettiera, di quello sham-po, di quel pigiama. Ma bisognerebbe avere la lente d’ingrandimento di uno scrittore, e io non lo sono. Si sale un gradino e si potrebbe raccontare la storia del marchio, oggi, però, nel suo divenire. Un gradino che ho per-corso (e forse superato)

studiando e lavorando. Da quell’altezza ho an-che potuto vedere i truc-chi di quella narrazione. Per raccontare la storia del brand bisogna essere comunicatori. Ed io lo vorrei essere fin troppo. Come sempre la soluzio-ne è sotto gli occhi e magari ci passo davanti tutte le mattine con l’autobus: raccontare la storia di un’azienda, dell’impresa di fare im-presa. Di quelle però che piacciono a me (ricor-date? i miei eroi). Mi accorgo di trovarvi tutti gli ingredienti di una storia, allo stesso tempo di superare il confine del racconto a pagamento, perché il segreto c’è. Ed è un segreto sem-plice, semplice.

LovecomRaccontare la storia della tua impresa dal punto di vista di chi ti ha scelto.

Con il saper fare della comunicazione e chiedendo solo la possibilità di incontrarti.

In cambio un libro Lovecom dedicato a te e che parla di un’impresa.

La tua.

undici

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Come una merce? Superando i pregiudizi di sempre perchè i cambiamenti sono irrefrenabili. Un modello in 3d, nella geometria della seconda modernità.E ci scopriamo riflessi.

CONOSCENZA

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MERCEHo scritto questo e il capitolo successivo per ultimi, perché sono indubbiamente i più difficili. Allo stesso tempo sono anche i due capitoli che danno forza alla mia idea. Non per niente sono appena dopo la presentazione di Lovecom e anticipano la parte più tecnica. Iniziamo dalle fonda-menta: la conoscenza, un amore che ho sco-perto leggendo il libro di Dominique Foray e che ho ancora di più ap-prezzato studiando due testi di Enzo Rullani. Il primo: “Economia della conoscenza”, anno 2010, e il secondo “La fabbrica dell’immaginario”, anno 2007.Il mio riferimento per questo capitolo è il

primo volume citato, anche questo organizza-to in sette capitoli, come Lovecom. Non sono io. Il punto di partenza è disarmante: la cono-scenza non è una merce perché presenta caratteristiche che la distinguono nettamente, eppure rappresenta il fondamento di quello che oggi viviamo: il capitalismo cognitivo. La conoscenza va con-divisa sulla base della fiducia: ancora una volta appare evidente quanto la sfera del personale integri e superi i meri calcoli, laddove anche il personale cambia completamente la sua natura, passando dal naturale all’artificiale. Ma se è difficile con-dividere proprio per la

Economia della cono-scenza di Enzo Rullani

Ci sentiamo tutti orfani di qualcosa. E’ venuta a mancare l’intensità delle espe-rienze e delle cono-scenze, che la ferrea legge della moltiplica-zione e della vendita delle conoscenze ha attuito e, alla fine, appiattito senza tanti complimenti.

Pagina 40

CITAnDo

ma se è difficile condivi-dere proprio per la fiducia che sottintende, è anche difficile oggi conciliare una volontà intrinseca del capita-lismo: il conoscere deve rendere.

Come una merce? Superando i pregiudizi di sempre perchè i cambiamenti sono irrefrenabili. Un modello in 3d, nella geometria della seconda modernità.E ci scopriamo riflessi.

ventisei

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le tue note

CONOSCENZAsuccessivopregiudizi2.419 battute lun18giu12 a casa

fiducia che sottintende, è anche difficile oggi conciliare una volontà intrinseca del capita-lismo: il conoscere deve rendere. Certo, nasce la conoscenza proprie-taria con diverse forme, eppure sempre i soliti calcoli non vengono perché il beneficio sociale (proprio della condivisione) si ottiene massimizzando la dif-fusione delle conoscenze disponibili. Ma questo fa crollare il valore, fino ad avvicinarsi perico-losamente allo zero. È allora chiaro come nasce Lovecom che proprio di quel vicino allo zero (in termini monetari) ne fa una delle sue caratteri-stiche. Il problema, per Rullani, è che la compenetrazi-

one tra calcoli e personale non è andata a favore di quest’ultimo: dove sono andati, si chiede l’autore, gli eroi, i miti, le passioni della non-utilità? E io ripeto la domanda: dove sono andati?Perché tutto si fa molto più pragmatico: fino a che punto possiamo chiedere che i lavoratori cognitivi (leggi comu-nicatori, ndr) possano cedere, per contratto, la loro mente all’impresa da cui dipendono, fina-lizzando il proprio vis-suto e il proprio giudizio a progetti altrui? Nel primo capitolo ho parlato di comunicazi-one escort; sì il termine era forte, ma il con-cetto è adesso un po’ più chiaro, spero.

Economia della cono-scenza di Enzo Rullani

L’organizzazione, che nel frattempo è diventata learning organization (Senge, 1990), non si presenta più come un insieme di forme, poteri, proceudre, secondo la vecchia dottrina strut-turalistica della orga-nization science. Ma si “scioglie”, invece, in processi che sono retti dalle competenze delle persone e dalla capa-bilities dinamiche dei gruppi di persone.

Pagina 47

CITAnDo

dove sono andati, si chiede l’autore, gli eroi, i miti, le passioni della non-utilità?

ventisette

Page 17: Lovcom i primi paragrafi

Sette passi, sette parole, sette sillabe, per essere generativa e rendere la conoscenza un investimento. Come strumento la creatività, separata da lor signori; come inizio e fine la realtà. Epifania della comunicazione.

COMUNICAZIONE

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Sette passi, sette parole, sette sillabe, per essere generativa e rendere la conoscenza un investimento. Come strumento la creatività, separata da lor signori; come inizio e fine la realtà. Epifania della comunicazione.

SETTENon solo Lovecom, non solo “Economia della conoscenza”, anche “La comunicazione genera-tiva” ha sette capitoli.Giuro. Non l’ho fatto apposta, i due libri sono fondanti prima di questa coincidenza, che con-ferma il loro legame. Ho studiato tanti anni la comunicazione (co-mu-ni-ca-zi-o-ne, sette sillabe). Ho respirato il suo successo, il suo essere una facoltà alla moda, la centralità nella vita aziendale. Ho visto riunioni fiume per un colophon, storiche dis-cussioni per una parola, convegni esaltanti, dis-cussioni destrutturanti. Mi hanno associato a chi ha scelto una percorso di studi facile.Tutto questo per una

disciplina che forse ancora non è una disciplina e che scuote sempre le dinamiche esistenti se fatta con coscienza. Un’eterna contrad-dizione che mi porta sempre sui libri. Su uno di questi ho trovato una risposta che faccio mia: il professor Toschi confessa, nelle prime pagine del libro, di non sapere che cosa è la Comunicazione, con C maiuscola. Se lo dice Toschi, un curriculum da paura e docente a Firenze (me-ravigliosa e marmorea città, patria delle canzo-ni tristi) ci si può fidare. Insomma, se lui non sa cosa sia la comunicazio-ne, la più saggia di tutti è mia madre che quando

tratto da “La comuni-cazione generativa” di Luca Toschi.

A questo punto Ricerca e Cono-scenza diventano elementi fondamentali dell’intero problema, e la posizione rispetto ad esse della Comu-nicazione si presena come una questione strategica. nel senso che il processo comu-nicativo può essere stato progettato per generare conoscenza oppure no; può essere il risultato di una vi-sione della conoscenza che pone la ricerca al centro della conoscen-za stessa oppure no.

Pagina XII

CITAnDo

quarantadue

Page 19: Lovcom i primi paragrafi

le tue note

COMUNICAZIONEsuccessivogenerativa2.354 battute sab23giu12 a casa

le chiedono che lavoro faccio risponde con un monotono e anacroni-stico “impiegata”.Malgrado la contraddi-zione, o forse proprio in forza di questa, anche in questa crisi la comunica-zione mantiene tutto il suo fascino sebbene sia sempre il primo taglio in azienda. Perchè?Lo scopriremo in questo libro che leggerò saltel-lando. Anche se Pennac mi giustificherebbe, ho anche il benestare dell’autore. Il sommario del libro è organizzato per parole chiave, alle quali sono associate le pagine che le affrontano. Seguiremo questo invito alla lettura. Generativa: partiamo proprio dalla base, ma avendo salito un gra-

dino.Creatività: così affron-tiamo un discorso che ritornerà.Signori della comunica-zione: per dire loro che non sono più i ben-venuti.Realtà: il punto di partenza e di arrivo, anche dei visionari. Un percorso disconti-nuo (che Dio sia lodato) attraverso parole vecchie quanto l’uomo eppure sempre importanti.Iniziamo: comunicazi-one e conoscenza sono sempre state profonda-mente legate. Come? Secondo un modello gerarchico trasmissivo, dice Toschi. Io emetto, tu ricevi, in mezzo c’è quello che dico e tu, per favore, ascolta con attenzione.

tratto da “La comuni-cazione generativa” di Luca Toschi.

La società nostra della complessità non ha ancora trovato la narrazione che la possa rappresentare con gioia, speranza. E’ successo così che fino ad oggi abbia avuto la meglio una fram-mentazione narra-tiva priva di visione, cronache di ordinaria solitudine celebrate come eccezionalità. non si può costruire un nuovo tessuto sociale sul malessere, per quanto vero.

Pagina XVI

CITAnDo

la più saggia di tutti è mia madre che Quando le chiedono che lavoro faccio risponde con un monotono e anacronistico “impie-gata”.

quarantatre

Page 20: Lovcom i primi paragrafi

PAUSA DI RIfLESSIONE

Page 21: Lovcom i primi paragrafi

E ora ci prendiamo del tempo per riflettere. Per capire se questa storia, questa idea ci interessa. Prima di scoprire cosa tecnicamente significa Lovecom, è utile una pausa di riflessione.Da questi primi tre capi-toli appare chiaro che la realtà è complessa, che la conoscenza è difficile da gestire, che la comuni-cazione si trova di fronte a una sfida affascinante quanto ardua. L’ovvietà di queste affermazio-ni mi fa provare un po’ di vergogna, anche per questo è necessaria questa pausa.Sebbene i contenuti ap-pena letti siano sicura-mente caotici (rinnovo le mie scuse), rimane la sensazione di dif-ficoltà, almeno per me.

Ho notato, nel cercare sempre di ritrovare la teoria nella pratica, una difficoltà a identificare le corrispondenze fra le due. Probabilmente è ancora così. Allo stesso tempo, per la rubrica “le confessioni”, la rivisi-tazione dei due testi e la prima forma che ho cer-cato di dare a Lovecom mi confortano. La conoscenza, come “merce strana”, la comu-nicazione come parte in-tegrata nella generazio-ne delle realtà sono due aspetti che riconosco in Lovecom e che non vor-rei tradire. Ancora: l’invio a comin-ciare dalle storie del nostro quotidiano, la ricerca di creare idee-cose, la visione in positivo della realtà che

viviamo sono ingredie-nti che esplicitamente fanno parte di Lovecom. Ma più di tutto, ri-trovo, in questo inizio, l’incoraggiamento a esplorare nuove vie e, contemporaneamente, un investimento non solo in conoscenza, ma anche in passione, en-tusiasmo ed esperienza. Per piccola che sia.Di nuovo, il personale s’intesse con il profes-sionale. La scelta di raccontare un’impresa dal punto di vista del consumatore è, allora, una scelta vera e non un trucco del marketing.Sono certa che questo rappresenti un valore inestimabile che pro-teggerà Lovecom dalle tentazioni di perdere la sua natura: essere una

prendere fiato

Page 22: Lovcom i primi paragrafi

Porgo le mie più umili scuse

a tutti coloro che lavorano con professionalità nella comunicazione. Vedranno, forse, i loro strumenti di lavoro decostruiti, fraintesi e scoperti quasi senza dignitià. In mia difesa posso dire di averlo fatto per amore della conoscenza.

Porgo le mie più umili scuse a Lovecom, un’idea birichina e co-raggiosa per avermi scelto.Spero solo di averle creato un mondo giusto, dove possa crescere e maturare.

Page 23: Lovcom i primi paragrafi

Una guida che può sembrare una gabbia. Ma la distribuzione dei contenuti, come una ricetta, sarà guidata da norme, regole e quantità. Come qui, ad esempio. Parlavamo di creatività.

MENABO’ & CO

4

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Una divisione della pagina in colonne, quelle portanti per l’impaginazione, alle quali ancorare gli al-lineamenti dei diversi elementi della pagina (titoli, paragrafi del tes-to, immagini, schemi). L’aspetto straordinario è la precedenza temporale e concettuale della gab-bia rispetto alla redazio-ne dei contenuti stessi.Questo è importante: prima si definisce la gab-bia grafica, poi (poi) si scrive.Nella mia esperienza ho visto che questo ordine crea crisi di identità in chi scrive: “Sono io che decido la lunghezza dei testi e la loro organiz-zazione, perché sono io che so cosa va scritto. Sono io che decido la

gerarchia”. Una di-cotomia, tra l’esperto e il comunicatore che potrebbe essere sem-plicemente superata dalla condivisione delle conoscenza, purtroppo poco amata, spesso.In ogni caso, tale affer-mazione è confutabile:1. Al momento di scrivere un libro o qualsiasi altro strumento che presenta una gra-fica (perché mai fare la gabbia altrimenti?) si ha almeno una vaga idea di quello che conterrà. Spesso questo è più che sufficiente, naturalmente se l’argomento è valido.2. Con la gabbia si inizia a ragionare intorno alla mappa dei contenuti: come un turista che all’inizio del viaggio definisce il suo percorso

GABBIA

Una guida che può sembrare una gabbia. Ma la distribuzione dei contenuti, come una ricetta, sarà guidata da norme, regole e quantità. Come qui, ad esempio. Parlavamo di creatività.

l’aspetto straordinario è la precedenza temporale e concettuale della gabbia rispetto alla redazione dei contenuti stessi.Questo è importante: prima si definisce la gab-bia grafica, poi (poi) si scrive.

Gabbia graficaSuddivisione della pagina che indica la disposizione di testo, immagini e apparati grafici.

DEFInEnDo

sessantadue

Page 25: Lovcom i primi paragrafi

le tue note

MENABO’ & COsuccessivodistribuzione2.419 battute dom10giu12 portico d’ottavia

nella mappa della città, per avere uno sguardo d’insieme, sebbene asettico. Una volta nelle vie della città perderà questa visione, si godrà la bellezza della realtà, probabilmente senza perdersi.3. La gabbia è la con-ditio sine qua non per fare il menabò e quindi (anticipo) per realizzare un testo equilibrato. L’ordine grafico non è solo bello, ma anche funzionale (la bellezza spesso lo è, anzi per me lo è sempre, comu-nque...). Da lettori ci orientiamo meglio, ci rilassa l’armonia. 4. La gabbia ottimizza gli spazi, facendo spendere energie meno, e meglio, nella fase di produzione.

5. La presenza di una gabbia è il motivo di maggiore creatività del copywriter che proprio a partire dai limiti im-posti da qualcun altro può esprimere tutta la sua competenza. Vi ricordate l’impasse (e le perdite di tempo) che abbiamo vissuto quando alle scuole elementari ci dicevano: scrivete un tema, argomento a piacere.In questo libro tra le mani o sullo schermo il gioco è facile: chi ha definito la gabbia è anche chi scrive. Me la son cantata e me la son suonata. Eppure una volta scelta la gabbia è lei che co-manda e non ce n’è per nessuno.Nemmeno per l’autrice.

la presenza di una gabbia è il motivo di maggiore creatività del copywriter che proprio a partire dai limiti imposti da Qualcun altro può esprimere tutta la sua competenza.

sessantatre

Page 26: Lovcom i primi paragrafi

Alcune proposte di gabbia, i tipi di pagine, fino al menabò. Conoscendo da vicino i testi di servizio e le cinque collane. Per arrivare alle regole del gioco. Sapendo che sono solo possibilità.

IL MENU

5

Page 27: Lovcom i primi paragrafi

Alcune proposte di gabbia, i tipi di pagine, fino al menabò. Conoscendo da vicino i testi di servizio e le cinque collane. Per arrivare alle regole del gioco. Sapendo che sono solo possibilità.

GABBIAArieccoci con la gabbia. Non ci vuole proprio abbandonare. Eppure lo abbiamo detto perché: è il primo passaggio. Allora incominciamo da qui. Ho scelto due gabbie:

a due e a tre colonne. Ma niente è come sembra e a volte le due colonne ne nascondono quattro (così come tre, sei) Questo per avere a disposizione quattro punti di allineamento,

così come diventano sei nel secondo caso anche se, ad esempio, il testo scorre su tre. Non vorrei fare la para-noica, ma è divertente scovare in giro quale sia la gabbia. Quando la

A due colonne.Particolarmente utile per il testo a scorrere, non è però molto accogliente. I tamburi fanno fatica a starci, immaginiamo le altre opzioni.

A tre colonne. Già più flessibile.Due colonne si possono unire per lasciare la terza ai testi di accompagna-mento alla lettura.

settantotto

Page 28: Lovcom i primi paragrafi

le tue note

IL MENU’successivopagine709 battute ma12giu12 Cotral villalba h19

gabbia c’è.Se le colonne sono più di due è possibile unirle creando così degli spazi non uguali in larghezza, diversamente utilizzabili per le esigenze del caso. Vediamo in dettaglio.

A quattro colonne. Spesso dà vita alla formu-la due più due, soprattutto se il formato è piccolo. Una soluzione accogliente nel caso di immagini e schemi.

A cinque colonne. Interessante perché dis-pari: qui si prevede quasi sicuramente una colonna dedicata ai testi di accom-pagnamento. In resto per il testo a scorrere.

settantanove

Page 29: Lovcom i primi paragrafi

Partendo dal grande assente, più presente che mai. Raccontare il libro on demand e il come funziona l’indipendenza, sulla carta e in bit.Dilettanti allo sbaraglio?

EDITORIA 2.0

6

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ASSEnTEQuesto volume non avrà un corrispettivo sul web. Non farò un sito dei miei inciampi, delle sto-rie che avrò la fortuna di conoscere e raccontare. Ma come? Progetto e realizzo siti internet, conosco il web, ci ho sempre lavorato, ho una formazione specifica, costa pochissimo e so-prattutto è molto fashon. Chi non esalta oggi la Rete, anche se poi la tratta come se fossimo nell’Ottocento? Inoltre, prima di nascere, già mi hanno evidenziato quali possono essere le poten-zialità di Lovecom nel grande mare dell’online.Effettivamente questa scelta sorprende molto anche me e forse di più, proprio per le ragioni sopra elencate tutte

valide e razionali. Basterebbe un blog, fatto bene, aggiornato, semplicissimo da inte-grare con la logica 2.0: video, musica, social network, parole. Mie e altrui. Inoltre il web è il luogo per definizione della cosiddetta “cultura dal basso”. Se voglio assu-mere il punto di vista del consumatore, il mondo della relazione orizzontale e paritaria è il mio luogo ideale. Perché allora non il web? Due le ragioni immedia-te, una di queste forse anche un po’ infantile. Un certo spirito contro-corrente: se tutti vanno sul web io mi ci tolgo e vediamo che succede. La seconda ragione è la focalizzazione su un pro-

Partendo dal grande assente, più presente che mai. Raccontare il libro on demand e il come funziona l’indipendenza, sulla carta e in bit.Dilettanti allo sbaraglio?

novantaquattro

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le tue note

EDITORIA 2.0successivopresente!2.389 battute ven15giu12 a casa

getto. Realizzare anche un sito internet significa non copiare, ma rifor-mulare adattandosi al mezzo per sfruttare le sue qualità. Se infatti sono scritti in italiano entrambi, web e libro sviluppano lin-guaggi e approcci molto diversi. Per ora mi dedico al secondo e poi chissà. Ma l’aspetto più impor-tante da sfruttare è il mio bisogno di raccon-tare una storia compiuta in sé, che rimanga e che sfrutti il limite presente in ogni volume.Sono sempre nata nel vecchio millennio e ciò di cui ho scritto man-tiene un suo fascino e una sua specificità. Questa è forte anche per la comunicazione

e, per amore del for-mato elettronico, questo valore supera anche la carta. Il libro rimane, anche se in forma digitale, la sua indipendenza, la sua profondità, e la capacità di essere aperto e chiuso. Eppure non posso tenere la testa sotto la sabbia e fare finta che il web non ci sia (anche se nulla è impossibile, questo è troppo) op-pure non considerare i cambiamenti che sta coadiuvando, spesso in una consapevolezza inconsapevole.

La sfida si fa interes-sante: cosa significa un libro al tempo del web 2.0? E forse si scoprirà che c’è un grande pre-sente.

novantacinque

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nel mezzo del cammin, tra studio e professione. Quello che so fare, alla ricerca del come, soprattutto (ma non solo) al di fuori da qui.Lì dove trovarmi

LA QUI PRESENTE

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MEzzoAlcuni richiami, così, tanto per farsi un’idea.Tenete conto che ho 32 anni. Amleto, il principe del dubbio ne ha 30 e Dante, nella selva oscura, ne ha 35. Io nel mezzo. Forse sarà per questo. Tenete conto che ho vissuto ben venti anni nel vecchio millennio e nel secolo breve: un ubiquità che ancora ha il suo peso maggioritario. Ma sto per raggiungere il mezzo, forse sarà per questo.Tenete conto che la mia generazione (me-ravigliosi trentenni) ha vissuto: la riforma della maturità, da 60 a 100 con tutte le materie; la riforma dell’università, vecchio o nuovo ordi-namento? La riforma

del lavoro, con il primo contratto precario co.co.co; la seconda riforma del lavoro, con il con-tratto anti monotonia; la riforma delle pensioni. E io nel mezzo. Forse sarà per questo. Tenete conto che ab-biamo vissuto l’entrata in vigore dell’euro: i nostri genitori ragio-nano in lire, i nostri nipoti non sanno nem-meno che cosa sono. Dall’esaltazione dei primi anni Duemila alla disperazione di questi giorni, solo per quella moneta leonardesca. E io nel mezzo. Forse sarà per questo. Tenete conto che stiamo vivendo la più grande crisi che anche la generazione prima di me si ricordi (loro che

nel mezzo del cammin, tra studio e professione. Quello che so fare, alla ricerca del come, soprattutto (ma non solo) al di fuori da qui.Lì dove trovarmi.

dall’Amleto (V, 2)HAMLETnot a whit. we defy augury. there is a special providence in the fall of a sparrow. if it be now, ‘tis not to come. if it be not to come, it will be now. if it, be not now, yet it will come. the readi-ness is all. since no man knows of aught he leaves, what is’t to leave be-times? let be.

AMLEToNiente affatto. Sfidia-mo i presagi. C’è una speciale provvidenza anche nella caduta di un passero. Se è ora, non sarà dopo. Se non sarà dopo, sarà ora. Se non è ora, tuttavia sarà. Essere pronti a tutto. Poichè nessun uomo sa qualcosa di ciò che lascia, che importa lasciare prima del tempo? Let be.

CITAnDo

centodieci

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le tue note

LA QUI PRESENTEsuccessivostudio2.426 battute gio14giu12 Cotral Roma Tivoli h6

hanno vissuto il boom e gli anni settanta). Qui proprio nel mezzo. Forse sarà per questo. Tenete conto che sono un’immigrata digitale. Pur non essendo nata con lo schermo sempre di fronte quale specchio, ho gli anni giusti giusti per aver visto la nascita del web come lo cono-sciamo noi oggi e per vederlo crescere fino alla sua attuale adolescenza.Goggliamo, twittiamo, tagghiamo qualsiasi cosa. I nostri cellulari oramai fanno anche il caffè (si fa per dire) e un mio contemporaneo ha inventato Facebook. La mia libreria cartacea ha il terrore di essere sop-piantata da quella digi-tale. Io nel mezzo. Forse sarà per questo.

Ma tant’è, che mi ri-trovo a dover rimettere in discussione i paradi-gmi per vedere e capire, se possibile, una realtà che ci vede protagonisti senza sapere bene come ridefinirli. Paradigmi che a volte pensiamo siano ormai fuori moda anche nella loro utilità, in sè. Nell’occhio del ciclone, quando tutto sembra calmo, perché le giornate continuano a scorrere, ma così non è. E di fronte alla doman-da per eccellenza to be or not to be, non posso che riprendere la risposta del principe del dubbio: let be. Sperando che arrivi sem-pre un Virgilio che mi prenda per mano perché “Maestro, il senso lor m’è duro”.

dalla Divina Commedia

Queste parole di colore oscurovid’io scritte al sommo d’una porta;per ch’io “Maestro, il senso lor m’è duro”.Ed elli a me, come per-sona accorta: “Qui si convien lasciar ogne sospetto;ogne viltà convien che qui sia morta.noi siam venuti al loco ov’i’ t’ho dettoche tu vedrai le genti dolorosec’hanno perduto il ben dell’intelletto”.E poi che la sua mano a la mia puosecon lieto volto, ond’io mi confortai,mi mise dentro a le segrete cose.

InfernoCanto terzo, versi 1-21

CITAnDo

centoundici

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Eleonora Ripanti

Raccontare la storia della tua impresa dal punto di vista di chi ti ha scelto. Con il saper fare della comunicazione e chiedendo solo la possibilità di incontrarti. In cambio un libro lovecom dedicato a te e che parla di un’impresa.La tua.