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22 NAZARETH 3 2020 Voto affermativo dei teologi STORIA PSSF D alla Positio Super Miro (1) I Teologi si sono unanimemente espressi con voto affermativo (7 su 7), ravvisando nel caso in esame un miracolo operato da Dio per intercessione della Beata Maria Domenica Mantovani. Pertanto, si auspica che la Beata Maria Dome- nica Mantovani possa giungere presto, se così piacerà al Santo Padre, al desiderato traguardo della Canonizzazione. Mons. Carmelo Pellegrino - Promotore della Fede Dott.ssa Annarita Ragni - Officiale Città del Vaticano, 17 marzo 2020 Dalla Positio Super Miro (2) Tra le numerose grazie attribuite all’intercessio- ne della Beata Maria Domenica Mantovani, la Postulazione ha presentato per la sua auspicata canonizzazione la presunta guarigione miraco- losa da “stato di male epilettico; coma; arresti cardiorespiratori; insufficienza respiratoria acu- ta; infezione polmonare ed urinaria da Pseudo- monas” di una bambina di anni dodici, nata con mielomeningocele e paraplegica agli arti inferio- ri. Il 28 maggio 2011 la ragazza venne ricoverata d’urgenza all’ospedale “Privado del Sur” a Bahia Blanca per “Sindrome di Reynaud” grave, che in- teressava gli arti inferiori. Il 31 maggio la paziente venne sottoposta ad arteriografia, in seguito alla quale si scatenarono una serie di gravi patologie, convulsioni, arresto cardiaco, insufficienza respi- ratoria che la misero in serio pericolo di vita e a rischio di gravi sequele. La dottoressa curante fu la prima persona, la sera del 31 maggio, ad in- vocare per la salute della ragazza la Beata Ma- ria Domenica Mantovani, verso la quale nutriva speciale devozione per essere stata testimone del primo miracolo riconosciuto valido per la beatificazione, che pure si era verificato nello stesso ambiente ospedaliero. La preghiera di- venne ben presto corale, perché anche la mam- ma ed i familiari della prima sanata invocarono ripetutamente la Beata Maria Domenica, conse- gnando ai genitori della malata una sua immagi- ne con reliquia, nella ferma fiducia che Ella sareb- be intervenuta ancora con la sua intercessione. La reliquia fu applicata all’inferma il 10 giugno 2011. Dal giorno successivo iniziò il miglioramento, co- sicché già il 12 giugno la paziente poté essere estubata. Iniziata la riabilitazione, poté ritornare in tempi molto brevi alla vita normale. L’inchie- sta diocesana sull’evento, ritenuto miracoloso, fu istruita nella diocesi di Bahia Blanca in Argentina dal 14 dicembre 2015 al 10 giugno 2016 e fu rico- nosciuta valida dalla Congregazione delle Cause dei Santi con Decreto del 26 maggio 2017. I Periti Medici della Congregazione delle Cause dei Santi, riuniti in Consulta il 6 febbraio 2020, dichiararono la guarigione completa e duratu- ra, non spiegabile scientificamente. I Consultori Teologi, il 17 marzo 2020, espres- sero parere favorevole circa l’attribuzione della guarigione all’intercessione della Beata Maria Domenica Mantovani e ugualmente si espres- sero gli Eminentissimi ed Eccellentissimi Padri della Congregazione delle Cause dei Santi. Il Santo Padre Francesco ha autorizzato la Con- gregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto sul miracolo. (dal Notiziario PSSF, luglio-agosto 2020, pp17- 18-19) Madre Maria Mantovani

Madre Maria Mantovani · 2020. 9. 10. · Mantovani. Pertanto, si auspica che la Beata Maria Dome-nica Mantovani possa giungere presto, se così piacerà al Santo Padre, al desiderato

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22 NAZARETH 3 2020

Voto affermativo dei teologi

STORIA PSSF

Dalla Positio Super Miro (1)I Teologi si sono unanimemente espressi con voto affermativo (7 su 7), ravvisando

nel caso in esame un miracolo operato da Dio per intercessione della Beata Maria Domenica Mantovani.Pertanto, si auspica che la Beata Maria Dome-nica Mantovani possa giungere presto, se così piacerà al Santo Padre, al desiderato traguardo della Canonizzazione.

Mons. Carmelo Pellegrino - Promotore della FedeDott.ssa Annarita Ragni - Offi ciale

Città del Vaticano, 17 marzo 2020

Dalla Positio Super Miro (2)Tra le numerose grazie attribuite all’intercessio-ne della Beata Maria Domenica Mantovani, la Postulazione ha presentato per la sua auspicata canonizzazione la presunta guarigione miraco-losa da “stato di male epilettico; coma; arresti cardiorespiratori; insuffi cienza respiratoria acu-ta; infezione polmonare ed urinaria da Pseudo-monas” di una bambina di anni dodici, nata con mielomeningocele e paraplegica agli arti inferio-ri. Il 28 maggio 2011 la ragazza venne ricoverata d’urgenza all’ospedale “Privado del Sur” a Bahia Blanca per “Sindrome di Reynaud” grave, che in-teressava gli arti inferiori. Il 31 maggio la paziente venne sottoposta ad arteriografi a, in seguito alla quale si scatenarono una serie di gravi patologie, convulsioni, arresto cardiaco, insuffi cienza respi-ratoria che la misero in serio pericolo di vita e a rischio di gravi sequele. La dottoressa curante fu la prima persona, la sera del 31 maggio, ad in-vocare per la salute della ragazza la Beata Ma-ria Domenica Mantovani, verso la quale nutriva speciale devozione per essere stata testimone del primo miracolo riconosciuto valido per la beatifi cazione, che pure si era verifi cato nello stesso ambiente ospedaliero. La preghiera di-venne ben presto corale, perché anche la mam-ma ed i familiari della prima sanata invocarono ripetutamente la Beata Maria Domenica, conse-

gnando ai genitori della malata una sua immagi-ne con reliquia, nella ferma fi ducia che Ella sareb-be intervenuta ancora con la sua intercessione. La reliquia fu applicata all’inferma il 10 giugno 2011. Dal giorno successivo iniziò il miglioramento, co-sicché già il 12 giugno la paziente poté essere estubata. Iniziata la riabilitazione, poté ritornare in tempi molto brevi alla vita normale. L’inchie-sta diocesana sull’evento, ritenuto miracoloso, fu istruita nella diocesi di Bahia Blanca in Argentina dal 14 dicembre 2015 al 10 giugno 2016 e fu rico-nosciuta valida dalla Congregazione delle Cause dei Santi con Decreto del 26 maggio 2017.I Periti Medici della Congregazione delle Cause dei Santi, riuniti in Consulta il 6 febbraio 2020, dichiararono la guarigione completa e duratu-ra, non spiegabile scientifi camente.I Consultori Teologi, il 17 marzo 2020, espres-sero parere favorevole circa l’attribuzione della guarigione all’intercessione della Beata Maria Domenica Mantovani e ugualmente si espres-sero gli Eminentissimi ed Eccellentissimi Padri della Congregazione delle Cause dei Santi.Il Santo Padre Francesco ha autorizzato la Con-gregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto sul miracolo.(dal Notiziario PSSF, luglio-agosto 2020, pp17-18-19)

Madre Maria Mantovani

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Una realtà nuova che ci interpella in modo esigente è il mondo digitale e della co-municazione virtuale, presenza pervasiva

ed elemento rilevante della nostra identità e del modo di vivere. Da un punto di vista antropologico, l’irruzione delle tecnologie digitali ha impatti profondis-simi sulla nozione di tempo e di spazio; sulla percezione di sé, degli altri e del mondo; sul modo di comunicare, mettersi in relazione, ap-prendere, informarsi. Un approccio alla realtà che privilegia l’immagine rispetto all’ascolto e alla lettura modifi ca il modo di imparare e lo sviluppo del senso critico (cfr Instr. Lab. I giova-ni, la fede e il discernimento vocazionale, 57). I social media e l’universo digitale non sono solo strumenti utili, né rappresentano una re-altà virtuale da contrapporre a quella reale, ma costituiscono un luogo di vita con una propria cultura (cfr Instr. Lab. I giovani, la fede e il di-scernimento vocazionale, 161), sono veri e pro-pri spazi antropologici da abitare.La tecnologia non va né demonizzata né assolu-tizzata, ma è necessario conoscerne potenzialità e rischi, nella consapevolezza che la comunicazio-ne è una missione fi nalizzata a creare comunione, relazione, incontro. I social media vengono utiliz-

zati dai consacrati non per vendere un prodotto, ma per condividere i valori del Vangelo e avviare processi di trasformazione interiore e sociale.CriticitàIl rischio che la rete diventi un territorio di so-litudine, di manipolazione, sfruttamento e vio-lenza, fi no a compromettere la vita stessa; lo sviluppo di alcuni vizi che si esprimono in for-me di pigrizia, desolazione e noia; la diffusio-ne di notizie false che manipolano il pensiero e le opinioni; il rischio che le relazioni on-line possano affi evolire il senso di umanità e ci ren-dano ciechi ai bisogni e alla fragilità dell’altro; la diffi coltà a maturare la capacità di un sereno confronto e dialogo con la diversità, perché la comunicazione rimane limitata a persone tra loro simili (cfr Instr. Lab. I giovani, la fede e il discernimento vocazionale, 35).Segni di speranza La possibilità di unire persone geografi camente distanti tramite gli ambienti digitali; la condivi-sione di ideali, valori e interessi; le opportunità educative per coloro che vivono in aree lontane dai centri di cultura; la facilità di accesso alla co-noscenza e all’informazione e lo scambio veloce di notizie, a portata di click (cfr Instr. Lab. I gio-vani, la fede e il discernimento vocazionale, 34).Sfi deEducarci ed educare ad utilizzare le nuove tec-nologie in modo critico e consapevole.Lasciarci interrogare dall’impatto delle nuove tecnologie sulle modalità di trasmissione della fede cristiana, radicata nell’ascolto della Parola di Dio e nella lettura orante della Scrittura. Considerare la tecnologia come un terreno fer-tile e un’opportunità inedita per la nuova evan-gelizzazione.L’Incarnazione del Figlio di Dio in una famiglia proclama che nulla di ciò che è umano rimane escluso dall’amore del Padre (Cost. 11)

Dal Documento programmatico, XVI Capitolo generale, pp 32-34

Piccole Suore della Sacra Famiglia

Lettura della realtà

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Il mondo digitale e le nuove tecnologie

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In tempi di insicurezza e di grandi mutamenti generali, educare ed educarci ad affrontare l’imprevisto, ad accogliere il diverso, a con-

formarci a nuove esigenze per garantire una buona sopravvivenza dell’umanità e del piane-ta intero, diviene sfi da educativa. E, come spes-so accade, le sfi de si affrontano con strategie differenti: fra queste, come è proprio di questo spazio, le narrazioni ed i libri si propongono come punto di osservazione e di pensiero sugli altri e sul mondo che può correre in soccorso al nostro vivere in mutamento. Il primo libro che può fare al caso nostro, scritto ed illustrato da Jon Agee per i tipi de Il Castoro, è un albo ironico e provocatorio al contempo: Il muro in mezzo al libro. La prima e la quarta di copertina (aprendo la copertina per intero) ci introduco-no già nel racconto: un alto muro incombe su tutto lo spazio; una mano a penzoloni cerca, vanamente, di scavalcarlo lasciando intravve-dere il volto verdastro di un orco, mentre due personaggi molto piccoli stanno percorrendo il muro sullo stesso lato in cui si trova il letto-re: una paperetta ed un bimbetto (o bimbetta, chissà?) coperto da un’armatura che sostiene un cartello con il titolo del libro stesso. Nei ri-sguardi il muro divide con evidenza le due pa-gine, ma manca di un mattone che è a terra. Siamo dentro al racconto che si arricchisce, in ogni giro di pagina, di nuovi elementi: da un lato il soldatino che si attrezza per aggiustare il

muro che, a quel che ci dice, è molto importan-te che vi sia perché, a suo dire, dall’altra parte c’è un orco pronto a mangiarlo. Eppure, tran-ne averlo visto in copertina, l’orco non si vede. Ci sono invece altri grossi animali che, salendo l’uno in groppa all’altro, cercano goffamente di scavalcare il muro. Durante tutto il suo lavoro per risistemare il mattone mancante, il picco-lo narratore ci rassicura che il suo lato è quello giusto, senza accorgersi che, all’inverso, sotto di lui l’acqua sta crescendo e con essa appa-iono animali davvero pericolosi. La narrazione offerta dalle immagini ci racconta qualcosa di diverso di quella compiuta dalle parole del sol-datino, scoprendo una realtà ben più comples-sa e dai risvolti del tutto inattesi. Non sveliamo il fi nale per non rovinare la sorpresa, ma ga-

Aprire nuove strade con i libri

In soccorso al nostro vivere in mutamento

Mamma Katia ed Ettore Garbin

“Cosa può esserci oltre i muri

BIBLIOTECA IN FAMIGLIA

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rantiamo che per bellezza e ironia questo albo illustrato merita una menzione davvero specia-le. Cosa può esserci oltre i muri che noi stessi abbiamo costruito con le nostre convinzioni? E se oltre il muro dovesse esserci non il pericolo, bensì un mondo fantastico che, altrimenti, non avremmo mai potuto scoprire? Proprio a que-sto ci invita il racconto dell’apprezzato artista newyorkese, Agee.

Il secondo libro, fresco di stampa, edito dalla pluripremiata casa editrice padovana Camelo-zampa, scritto da Virginia Stefanini ed illustrato da Margherita Micheli, due giovani e talentuo-se artiste, ci introduce in un racconto con sor-presa fi nale, come svela fi n da subito il titolo: La Sorpresa della Volpe. Ma di quale sorpresa si tratta? Gli invitati dalla volpe sono animali mol-to diversi: l’orso appassionato di dolci, la lepre calciatrice, il topo lettore, la civetta rockettara e la tartaruga che ama ridere a crepapelle. La volpe, furba com’è, lascia intendere a ciascuno che ciò che li aspetta nella sua casa è ciò che ciascuno ama di più. Al loro arrivo li accoglie il buio e ciò basta a far pensare al peggio: «Lo sapevo!» grida l’Orso. «La Volpe ci ha fregati!», e ciascuno immagina un epilogo drammatico. Eppure, non sarà così! Ancora una volta, ciò che attende il lettore è un fi nale fuori dai ca-noni, inatteso, frutto di una capacità di immagi-nare come le cose possono andare in maniera

“Coltivare uno stile di pensiero aperto all’imprevisto

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diversa da quella fi no ad ora conosciuta e spe-rimentata. Coltivare uno stile di pensiero aperto all’impre-visto, inteso come altro possibile, diviene capa-cità di cogliere il mondo, con tutto ciò che lo caratterizza e lo rende tale, nella sua infi nita ric-chezza e potenzialità di ri-creare nuovi modi di essere. In questa potenzialità, propria dell’esse-re umano, di immaginare il nuovo, di pensare il diverso, di non avvizzire in pensieri dati per scontati e omologati, si realizza un nuovo uma-nesimo, in grado di scavalcare muri, di coltivare nuova fi ducia negli altri, lasciandosi coinvolge-re dal nuovo che avanza con positività, speran-za e coraggio. E tutto questo per cogliere la vita con tutta la sua rinnovata e sempiterna bellezza, nel “qui ed ora” in cui si realizza: espressione di un’es-senzialità che non dovremmo mai dimenticare e di cui i bambini, per la loro capacità di stu-pirsi e di meravigliarsi, ci fanno da maestri. Ora sono felice è il titolo del terzo libro che invito a cercare nelle biblioteche e nelle librerie per leggerlo insieme ai nostri piccoli lettori (siano fi gli, nipoti o bambine e bambini incontrati nei diversi contesti educativi e sociali). Un albo scritto ed illustrato da Antoinette Portis, per Terre di Mezzo Editore. “Ora sono felice” riba-

disce la giovane protagonista di questo deli-cato albo. Ora: signifi ca in questo momento, in quello che ci sta capitando di saputo o inatte-so. La natura, le esperienze, gli incontri: in tutto possiamo cogliere bellezza e felicità. “Questo è il mio momento preferito perché è quello che sto vivendo ora”: è la frase di chiusura del libro, ma non prima di aver aggiunto, girando la pagina, un “con te”. Nella relazione pregna di affetto si sperimenta ancor più la bellezza e la felicità che rendono unico e speciale ogni percorso di vita. Tre libri, tre deliziosi albi illustrati che permetto-no, con semplicità e onestà, di far spazio a buo-ni pensieri, a sani confronti, come una strada nuova che nessuno sa dove porta fi nché non la percorre, parafrasando il racconto del grande Gianni Rodari, La strada che non andava in nes-sun posto (Favole al telefono, Einaudi Ragazzi). Dunque, buona strada nuova e buona lettura!

Katia Scabello Garbin

BIBLIOTECA IN FAMIGLIA

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È diffi cile spiegare la pervasività e l’importan-za che hanno assunto i social nelle gene-razioni più giovani, a cominciare da buona

parte degli attuali trentenni fi no alla quasi totalità dei teenager. Questo vale per moltissime del-le interazioni che una volta si facevano dal vivo, comprese quelle che sembravano essere più “al sicuro” dalla digitalizzazione: per esempio, in un’intervista alla rivista americana The Atlantic, già nel 2018 il terapeuta newyorkese Matt Lundquist aveva spiegato di non aspettarsi più molto dal-la domanda “voi due come vi siete conosciuti?” La risposta è infatti diventata molto spesso “Uh, ci siamo incontrati su Tinder [un popolare social per incontri]”, con il tono stupito di chi intende dire “Dove altro credi che ci possiamo essere conosciuti?” [Ashley Fetters, The fi ve years that changed dating. Theatlantic.com, 21/12/18]. Non sono solo le relazioni sentimentali a passare dalla rete, però: anche le amicizie, la ricerca di lavoro, l’attivismo politico, gli hobby e l’approfondimen-to culturale oggi hanno luogo soprattutto sulle varie piattaforme social come Facebook, Twitter, Instagram, Reddit, Whatsapp, Linkedin eccetera.Contrariamente a quanto si crede, infatti, questo

non è il mondo in cui “vivranno i nostri ragazzi”; al contrario, è il mondo in cui molti di noi abi-tano tuttora, con più o meno consapevolezza e competenza. È quello che spiega la giornalista americana Jia Tolentino, giovanissima penna del New Yorker, che di recente ha pubblicato la raccolta di saggi Trick Mirror (tradotto in Italia da NR edizioni). Nel primo saggio, The I in the Inter-net (“La I di io in Internet”, un gioco di parole in-traducibile in italiano), la scrittrice spiega come ormai quasi tutti i nostri rapporti con il prossimo - soprattutto quelli con la cerchia che più ci inte-ressa, quella dei possibili amici, dei possibili am-miratori, dei possibili follower - vengono fi ltrati dalle reti sociali digitali, o addirittura si sviluppa-no esclusivamente attraverso di essi.

Un palcoscenico senza quinte: dalla vita sociale

alla vita socialNon sono solo le relazioni sentimentali a passare dalla rete, anche le amicizie, la ricerca di lavoro, l’attivismo politico, gli hobby e l’approfondimento culturale

“Quasi tutti i nostri rapporti con il prossimo vengono fi ltrati dalle reti sociali digitali

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VITA SOCIALE E SOCIAL

Tolentino, nel suo saggio, si rifà alle afferma-zioni di uno dei padri della sociologia, Erving Goffman, che in La vita quotidiana come rap-presentazione (1959; I ed. italiana Il Mulino, 1969) illustra la vita sociale in una prospettiva “drammaturgica”.

Entro le mura di un’istituzione [sociale] troviamo un’équipe di attori che cooperano per presentare al pubblico una certa defi nizione della situazio-ne. Questo comporta la concezione della propria équipe e del pubblico e postula un ethos che deve essere mantenuto per mezzo di norme di educa-zione e decoro. Spesso troviamo una divisione fra retroscena - dove la rappresentazione di una routine viene preparata - e ribalta - dove la rappre-sentazione è presentata. […] Troviamo che attori, pubblico ed estranei utilizzano tutti tecniche per salvare lo spettacolo, sia evitando probabili inci-denti, sia ponendo rimedi a quelli occorsi, o ren-dendo possibile ad altri il farlo. (pp. 273-274)

Ma se questa concezione “teatrale” della vita so-ciale non è una novità - a un qualunque lettore italiano, per esempio, viene subito in mente Pi-randello - la rete oggi secondo la Tolentino ha “metastatizzato in un disastro” il sistema. I social, infatti, sono composti esclusivamente dalla ribal-ta: ogni traccia, ogni elemento della presenza online avviene più o meno palesemente in pub-blico, e può essere visto da chiunque. Le rappre-sentazioni, per così dire, non sono compartimen-tate per situazioni e contesto, ma si svolgono contemporaneamente sotto gli occhi di tutti e possono essere recuperate anche a distanza di tempo. E non solo: queste informazioni sono rac-colte e rielaborate da degli algoritmi per offrire all’utente il contesto più accattivante e favore-vole affi nché condivida ancora di più, si esprima ancora di più, spenda ancora più tempo online.

La rappresentazione quotidiana del nostro io in internet corrisponde ancora alla metafora della re-citazione di Goffman: c’è il palco, c’è un pubblico. Ma internet aggiunge una miriade di altre struttu-re metaforiche da incubo: lo specchio, l’eco, il pa-nopticon. Mentre ci muoviamo su internet, i nostri dati personali vengono monitorati, registrati e ri-venduti da una serie di società: un regime di sor-veglianza tecnologica involontaria, che diminuisce inconsciamente la nostra resistenza alla pratica dell’autosorveglianza volontaria sui social media. Se pensiamo di acquistare qualcosa, quel pensie-

“Internet è la follia che posiziona l’identità personale al centro dell’universo

Jia Tolentino

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ro ci segue ovunque. Possiamo, e probabilmente lo facciamo, limitare la nostra attività online a siti web che rafforzano ulteriormente il nostro senso di identità, ognuno di noi leggendo cose scritte per persone come noi. Sulle piattaforme social, tutto ciò che vediamo corrisponde alle nostre scel-te consapevoli e alle nostre preferenze guidate algoritmicamente, e tutte le notizie, la cultura e le interazioni interpersonali sono fi ltrate attraverso il punto di partenza del profi lo. La follia quotidiana perpetuata da internet è la follia di questa archi-tettura, che posiziona l’identità personale al centro

dell’universo. È come se fossimo stati messi a fare la guardia al mondo intero e ci fossero stati dati dei binocoli che ci fanno vedere tutto come il nostro rifl esso. Attraverso i social media, molte persone sono rapidamente arrivate a interpretare tutte le nuove informazioni come una sorta di commento diretto su chi sono. (pp. 9-10)

Questo meccanismo conduce quindi a una sor-ta di alienazione, secondo Jia Tolentino: i social diventano il principale mezzo di espressione personale, e tutto ciò che viene espresso lì so-pra acquisisce la forma di un costante e solip-sistico monologo personale, attraverso il quale trova espressione non chi siamo davvero, ma la persona che noi vorremmo che gli altri creda-no che siamo. Questo meccanismo, ovviamen-te, rischia di innescare un’enorme quantità di comportamenti ipocriti o ridicoli, se non addi-rittura molesti o criminali. A mio avviso, il saggio di Tolentino (classe 1988, quindi poco più che trentenne), di cui qui si ri-porta solo un breve passaggio, è molto interes-sante perché mostra come buona parte dei com-portamenti online che consideriamo tipici delle generazioni dei nostri studenti (con tanto di vesti stracciate e “dove andremo a fi nire?”) nascono

“Buona parte dei comportamenti online nascono dagli adulti di oggi e dal loro modo di cercare la visibilità

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in realtà dagli adulti di oggi e dal loro modo di cercare a tutti i costi la visibilità e la celebrazione di sé. A giudicare dai profi li di molti, non è diffi ci-le capire chi sia questa “persona”, intesa proprio come dramatis persona, che presentiamo sul palcoscenico: qualcuno di sempre presentabile, sempre arguto, sempre felice, sempre deside-rabile, sempre aggiornato. Belle foto, belle frasi, belle feste, belle compagnie, etc. In fi n dei conti, qualcuno di piatto e sostituibile, replicabile e re-plicato in centinaia di migliaia di copie. In tutto questo, i ragazzi sono più vittime che colpevoli. Non è il mondo che si sono creati, ma quello in cui si sono trovati: anzi, è più probabi-le che si tratti di vittime ancora più inermi, “polli da spennare”, perché non hanno vissuto tutte le fasi del processo ma si sono trovati proiettati solo nella fase fi nale. Se oggi concetti come la “popolarità” o la “visibilità” sono fondamentali per i ragazzi, è perché questi sono i valori del mondo in cui sono stati chiamati ad abitare. Se credono a ogni sciocchezza che leggono su Internet, possiamo davvero stupirci? Non è in fondo quello che moltissimi di noi fanno conti-nuamente, tanto che addirittura alcuni stati e al-cune aziende hanno iniziato a mettere in piedi

intere centrali di produzione di fake news con le quali orientare il mercato o le elezioni? Allo stesso modo, se sembra che il 90% della loro presenza online comprenda esclusivamente foto per cercare di attirare l’attenzione, di soli-to apparendo a ogni costo belli, felici e allegri, probabilmente è perché questo è il meccani-smo infernale di queste piattaforme.E non parlo di meccanismo infernale per caso. Parlando con loro, mi sembra di intuire che si sia quasi strutturato una specie di sistema valoria-le dell’individuo basato sulla popolarità online: Tizio non frequenta Caio perché sfi gurerebbe, dato che quest’ultimo non è abbastanza popo-lare; Sempronio non si fa scrupoli a pubblicare qualunque cosa, comprese le più private, pur di superare il fatidico numero di contatti che gli permetterebbe di entrare nel “giro che con-ta”; Calpurnio non esce più di casa da quando quel suo post in cui fa una fi guraccia ha iniziato a circolare per tutti i cellulari della sua scuola, eccetera eccetera. Gli aneddoti sono tanti, e probabilmente vi basta avere un quindicenne sottomano per sapere che queste cose capita-no con grande frequenza.Tuttavia, come dicevo, è diffi cile non vedere che questo mondo, in cui tutto deve passare dal grande e permanente palcoscenico dei social, non è che una versione più crudele (o più sincera, se vogliamo) di come molti adulti ormai concepiscono la loro vita sociale. Data la situazione, è diffi cile dire se sia possibile davve-ro fare qualcosa che li spinga a togliere la ma-schera e conoscere chi sono davvero. Diffi cile che la soluzione sia proibire l’uso dei social, o limitarsi a lezioni e prediche sul loro corretto utilizzo. Probabilmente, come il problema, an-che la soluzione passa per l’esempio educati-vo: migliorare il nostro rapporto con il panop-ticon, la prigione, che è diventato Internet è il primo passo per aiutare anche i nostri ragazzi a fare altrettanto.

David Ressegotti

“In tutto questo, i ragazzi sono più vittime che colpevoli

VITA SOCIALE E SOCIAL

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I nostri ragazzi sono nativi digitali. Sono attirati dal-le nuove tecnologie che

sono sicuramente utili e indi-spensabili, ma, se usate male o troppo, diventano dan-nose. Vivono in una società frenetica, abituati ad avere tanto e subito. Le relazioni virtuali hanno molti limiti in umanità, non permettono di esprimere concretamente sentimenti, emozioni, tene-rezza, affetto... I nonni, che i mezzi virtuali li conoscono solo un po’, sono una fonte inesauribile di valori, amore, dedizione, aiuto per i familia-ri, cura premurosa per i nipo-ti, con educazione al rispetto, alla gioia dell’at-tesa paziente...Riescono ad instaurare con loro momenti unici e far emergere anche il meglio di loro stessi.Un giorno la mia nipotina Giulia mi dice:- Nonna, a me piace questo gatto.Ha in mano un foglio con disegnato un micio, lo

sa che a me piace disegnare.Lo guardo e le dico: - È ca-rino, grazioso, piccolino pro-prio come te. Lei ride.- Mettilo da parte; quando avrò tempo e voglia, proverò a dipingerlo.In questi giorni la bimba è in vacanza con i cugini, sento molto la sua assenza.Prendo in mano il disegno che aveva messo in un cas-setto e provo a riprodurlo.Mescolo i colori e li fi sso sul-la tela e sento che lei è lì con me.- Nonna un po’ più scuro quel verde... un po’ più cari-no quel musetto... un po’ più

bassa la farfalla. Quanto bene mi fa dipingere ... non conosco la solitudine, il tempo passa e la mente spazia.Sabato, Giulia ritorna; le farò trovare appeso nella sua cameretta il dipinto, sarà felicissima, ma più felice sarò io nel rivederla.

Nadia Dal Dosso Menti

I nonni fonte di valori

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Insieme… anche nella lontananza fi sica

“La scuola dell’infanzia è più vissuta che “fatta”

Isola Vicentina

Sembra lontano, ma così vicino quel giorno di marzo in cui per le nostre scuole, i bam-bini e le famiglie tutto è cambiato. Tutti a

casa, lockdown, in pochi attimi la nostra norma-lità è andata persa. Bambini a casa, senza pos-sibilità di uscire, genitori con gestioni famiglia-ri e lavorative diffi cili da conciliare. Come team docente ci siamo messe subito in confronto per capire quali strategie adottare per quella che noi abbiamo chiamato la “didattica della vicinanza”. In un primo momento l’unico obiettivo che ci sia-mo date è stato quello di far sentire ai bambini e alle famiglie la nostra presenza, il nostro ricordar-ci di loro. La scuola è luogo di incontri e aggre-gazioni sociali e queste improvvisamente erano venute a mancare. I bambini hanno vissuto un momento caratterizzato dal non tempo, ovvero, una situazione delicata alla quale non si riusciva a dare una tempistica di fi ne. Era un tempo so-speso. Abbiamo deciso quindi di tenere vivo il legame con bambini e famiglie con alcuni video in cui li abbiamo salutati proponendo loro dei piccoli passi da fare lontani, ma insieme. Succes-sivamente, in modo graduale, tenendo presente le diversità dei contesti famigliari in cui si trova-vano i bambini (genitori che lavoravano o meno, disponibilità di tecnologie…) sono state inserite nei nostri saluti settimanali delle piccole propo-ste da fare a casa, per esempio una storia letta dalle insegnanti con vari spunti operativi: dise-gno, giochi di motricità, ricette… etc. Abbiamo chiesto ai bambini di mandarci le foto delle loro opere che ci sono servite per realizzare un video

da condividere con tutte le famiglie per fare in modo che ci fosse uno scambio visivo tra i bam-bini. Anche noi insegnanti abbiamo partecipato alla realizzazione di cartelloni e disegni che ab-biamo inviato ai bambini. È stato importante per i bambini mantenere alcune ritualità che viveva-no a scuola, così ad esempio per il “complimese”, sono stati inviati video da parte delle insegnanti con canzoni e auguri ai bambini festeggiati. At-traverso il dialogo con le rappresentanti di se-zione, settimanalmente abbiamo cercato di ca-pire quali fossero i bisogni delle famiglie e dei bambini, per cercare di rispondervi. È nata così la seconda parte della nostra proposta, sempre settimanale. Dopo un primo approccio con fa-miglie e bambini, abbiamo pensato di proporre alcune esperienze ludico-creative collegandole al personaggio guida che i bambini avevano co-nosciuto a scuola: Elmer. Questo è stato impor-tante per recuperare la memoria emotiva e dare collegamento e continuità con quanto i bambini avevano vissuto a scuola. Il personaggio di Elmer ha accompagnato il progetto di didattica della vicinanza. Mantenere un fi lo di continuità con la scuola era fondamentale per far sentire i bambi-ni pensati, anche se avrebbero potuto non avere tanta voglia di “fare” , proprio perché la scuola dell’infanzia è più vissuta che “fatta”. Ricordare le routine, mantenere il contatto con i compagni. Guardare le foto. Guardare i video... tutto questo dando spazio alla progettualità: “quando torne-rai a scuola porterai il disegno alla maestra…”. Le proposte (video letture, fi lastrocche, giochi…) hanno toccato a rotazione tutte le aree di svilup-po e hanno previsto anche attività differenzia-te per età, senza dimenticare il fi lo rosso delle emozioni e del cuore che ci lega alle famiglie e fa da sfondo alla nostra progettazione. Le espe-

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rienze che abbiamo condiviso sono state propo-ste e non “compiti a casa”. I genitori dei bambini dell’ultimo anno, hanno manifestato preoccupa-zione riguardo al loro passaggio alla scuola pri-maria. Abbiamo così deciso di scrivere loro una lettera, per rassicurarli. Per andare loro incontro, è stato realizzato un progetto suddiviso per aree, dedicato ai grandi, che ha previsto dei video con degli spunti di gioco utili al rinforzo dei prerequi-siti, con oggetti di uso comune e dei fi le con le stesse, spiegate in modo discorsivo, specifi can-do per ciascuna gli obiettivi sottostanti. Anche il progetto IRC, insegnamento religione cattolica, è proseguito a distanza, collegato ad alcuni mo-menti forti e signifi cativi della vita cristiana, come ad esempio la Pasqua. Sono state inviate delle parti della Bibbia dei piccoli, video e fascicoli da colorare e attività da fare insieme genitori e fi -gli. Per i bambini certifi cati, i più penalizzati dalla distanza, sono state pensate e proposte espe-rienze in condivisione con le famiglie, anche via whatsapp, accogliendo le loro richieste, fatiche e necessità e riformulandole in proposte concrete di vicinanza e di supporto emotivo. Infi ne, sono state fatte le videochiamate per piccoli gruppi per dare lo spazio di espressione a tutti. Essen-do le sezioni eterogenee sono state proposte tre videochiamate per sezione (piccoli, medi e grandi) dedicate ai bambini e alle loro famiglie. Hanno permesso di accorciare la distanza fi sica e trovare un modo per poter di nuovo parlare, sorridere, parlare ed ascoltarci come avveniva in sezione. Sono state delle esperienze positive,

ricche di emozioni, è stato bello vedere il volto dei bambini sorpresi e felici nel vedere la loro maestra o i loro compagni. I bambini avevano bisogno di sapere che noi ci saremo sempre per loro, che saremo ancora le loro educatrici, che li abbiamo pensati e che attendiamo anche noi il giorno in cui potremo tornare alla nostra routi-ne scolastica. Le videochiamate ci hanno aiuta-te anche a capire cogliendolo dalle loro parole e racconti, come stavano vivendo il periodo a casa per poter cercare di aiutarli nel migliore dei modi ad affrontare questo momento di diffi col-tà. Per accogliere le fatiche e le preoccupazioni delle famiglie, sono state realizzate delle video-chiamate solo con i genitori dei bambini gran-di, i più preoccupati per la chiusura della scuola ed è stata proposta una serata formativa online per la gestione dei vissuti emotivi così delicati e particolari per il passaggio alla scuola primaria. La gestione dell’accompagnamento al passag-gio non è stata semplice a distanza. La relazione educativa, soprattutto in questa fascia d’età, si basa sulla presenza e sulla vicinanza. Abbiamo dedicato un momento particolare a tutti i bambi-ni tramite la consegna dei diplomi in presenza. In questo lungo periodo di lontananza le famiglie hanno collaborato in modo attivo alle proposte educative e speriamo presto di poterci ritrovare ad iniziare un nuovo percorso scolastico fatto di alcuni cambiamenti, ma con la voglia di sempre di stare insieme ed apprendere nella relazione.

Ilaria e comunità educativa

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Un abbraccio fatto di sguardi

Nella scuola dell’Infanzia Sacra Famiglia di Isola Vicentina il 26 e il 27 giugno 2020 rimarranno per docenti, famiglie e bam-

bini due date speciali. Due giorni di sguardi emozionati, qualche lacrima di commozione, tanti sorrisi e amici ritrovati. Nel giardino del-la nostra scuola, sotto uno splendido e caldo sole, si è svolta la consegna dei diplomi a tutti i bambini frequentanti. Grazie alla collaborazio-ne con RSPP, Superiora, coordinatrice, Comune e Istituto si è potuto permettere un ritorno a scuola per un saluto fi nale in presenza e sicu-rezza, in piccoli gruppi, seguendo un preciso protocollo. Non farlo sarebbe stato come la-sciare un percorso a metà, qualcosa di irrisolto. Tra le “cose perdute” nell’emergenza corona-virus infatti, anche tanti piccoli, ma fondamen-tali riti di passaggio che contraddistinguono la crescita dei bambini. Il desiderio di ritrovarsi “a scuola” per insegnanti e famiglie era grande e unito alla necessità e importanza di accompa-gnare i bambini in questo speciale rito di pas-saggio, consapevoli che le attività via web, non erano comunque bastate a colmare il senso di

vuoto e la solitudine che la lontananza fi sica da compagni, insegnanti e dai luoghi scolasti-ci, aveva in molti casi generato nei bambini. La scuola, soprattutto quella dei più piccoli, non è semplicemente un luogo di apprendimen-to, ma soprattutto un ambiente di relazione, di condivisione, uno spazio importante per la cre-scita personale.L’emergenza sanitaria ha fatto chiudere le scuo-le, ci ha tenuti lontani fi sicamente a lungo, ma non ci ha impedito di trovare un tempo e uno

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spazio di incontro non virtuale. Sono stati due giorni ricchi di emozioni e di amicizie ritrova-te. I bambini, ai quali era stato inviato un vi-deo da parte delle docenti anticipando loro lo speciale rituale del saluto, ci hanno dimostrato come sempre di essere in ascolto e rispettosi delle richieste a loro fatte (es. stare nel proprio cerchio, non toccarsi tra loro etc). Le giornate hanno previsto la lettura di una poesia dono da parte delle insegnanti e la consegna di diplo-

mi, foto ricordo e tocco. Molto commovente è stato il momento di incontro dedicato ai grandi che andranno alla scuola primaria, caratterizza-to da sguardi sorridenti, di gratitudine e com-mozione. È stato importante che ogni bambino si sia sentito salutato e accompagnato e abbia potuto a sua volta salutare. Per i più piccoli in-vece un grande arrivederci a settembre.

Comunità educativa

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E adesso che piano ti allontaniDalla mia vita e dalle mie mani,Non dimenticarmi nel tempo e negli anniMa tienimi stretta fi no a cent’anni.Cercami in tutti gli sguardi,Nel mondo che col cuore tu guardi,Tra le note di una canzone,Nel ricordo di un’emozione.Io sarò sempre al tuo fi anco,Come quando eri seduto a quel banco,Come quando silenzioso ascoltaviE a occhi aperti un poco sognavi.E se ti incontrerò per la via,Una lacrima scenderà, di nostalgia,Ma tu con una matita, sul mio viso,Disegnerai nuovamente un sorriso.Perché è scritto proprio nel destino,Che io sarò la tua maestra per sempre,E tu il mio bambino.

Poesia delle insegnanti ai bambini

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Gratitudine per le “sorelle”chiamate alla piena partecipazione del mistero pasquale di Cristo

Hanno raggiunto il grande abbraccio

Suor Ines Soethe Marcos 14.05.2020Suor Silvialina Lupini 11.07.2020Suor Rosamalia Pertile 22.07.2020

Suor Roselena Panzanato 08.06.2020Suor Franceschina Battistella 21.07.2020Suor Dirce Regazzoli 16.08.2020

SUOR INÊS SOETHE MARCOSNata a Alto Lagiado - Paranà - Brasile il 05.11.1967Deceduta a Sumbe (Angola), per incidente stradale, 14.05.2020

«Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni» (Geremia 1, 5). La mia vocazione è nata dalla preghiera dei miei genitori, si è sviluppata ed è cresciuta sempre coltivata e irrigata dalla preghiera, dalla partecipazione e dal coinvolgimento nella vita della Chiesa. Il coinvolgimento nelle attività pastorali della Chiesa è stato un terreno fertile e favorevole per sentire la chiamata di Dio, con motivazione e coraggio per rispondere alla chiamata. Nel 1985 ho incontrato le Piccole Suore della Sacra Famiglia. Nel 1987 ho fatto l’ingresso in aspirantato. Nel 1988, ho fatto un altro passo nel cammino vocazionale attraver-so il postulandato. Dal 1989 al 1990 ho fatto il mio noviziato, culminato con la professione temporanea, il 27/01/1991 e nel 1996, dopo aver avuto esperienze di vita comunitaria e apostolica al servizio nella pastorale parrocchiale e in una realtà sociale, ho professato il mio SÌ a Dio, impegnandomi a servirLo, fi no alla fi ne della mia vita. Tra le varie esperienze che ho vissuto come consacrata, quel-le che mi hanno maggiormente segnato sono state la Pastorale della Criança e la catechesi, l’aiuto ai fratelli malati dell’Ospedale Divina Provvidenza, a Ma-rituba - PA, dove ho avuto l’opportunità di accompagnare la persona umana in varie fasi, dalla nascita fi no alla partenza per la vita eterna. Dopo aver professato il mio SÌ per sempre, sono stata chiamata a fare un corso di assistente sociale e a svolgere attività: nella pastorale parrocchiale, nei servizi sociali, nella forma-zione delle aspiranti, come assistente sociale in ospedale, passando attraverso gli stati di Paraná, Mato Grosso do Sul e Pará. Ora sono chiamata ad amare e a servire una missione in Lucala - Angola - Africa. A Dio la mia lode e gratitudine per il dono della vita e della consacrazione!Suor Inês Soethe Marcos - Toledo / Paraná - Brasile, 28/02/2020, prima della partenza per Lucala, Angola, a testimonianza del suo percorso vocazionale e della sua missione.

Mamma di suor Sandra Lazzaro, 7 giugno 2020Papà di suor Cyprienne Peleke, comunità di Dagbati - Togo, 27 giugno 2020Mamma di Suor Annalisa Armanda Favaretto, 11.08.2020

Alicia Del Carmen Iturra, sorella della “Piccola Casa di Nazareth” gruppo dell’Argentina, di origine cilena, 19 luglio 2020 a Santiago del Cile

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18 maggio - 2 giugno 2020, due date importanti post-covid19 che, con de-creti ministeriali, permettono l’aper-

tura di hotel, alberghi, agriturismi: al mare, laghi, monti, città e lo spostamento tra le regioni con le dovute precauzioni. La mente inizia a viag-giare! Si può iniziare a pensare ad una vacanza, sia per uscire dalla routine, sia per “far girare l’economia”, riprendere fi ducia e speranza nel futuro. Quest’anno un pellegrinaggio all’estero è bene scordarselo! Lasciamo passare qualche settimana,vediamo come va. Prima uscita, ul-timo week-end di giugno, un fi ne settimana di spiritualità all’isola di San Francesco del deser-to - Burano (VE). Tutto quasi normale. Si gira in mascherina solo in traghetto, nell’isola sembra che il coronavirus non sia nemmeno passato. E allora perché non pensare a qualche cosa d’al-tro? Ecco, mi si aprono vari cassetti nella mente e cominciano ad uscire ipotesi di luoghi veneti: mare, montagna, laghi? Tra tutti uno ha il soprav-

vento, il Lago di Garda. Mai stata in vacanza lì. Non troppo lontana da casa, non troppo vicina, ambientazione completamente diversa dalla mia valle. E comincia a prendere forma l’idea. C’è una località molto conosciuta da più perso-ne valdagnesi che si sono recate con una gita parrocchiale, località molto bella dicono, Castel-letto di Brenzone (VR). Come parrocchia siamo legati affettivamente a questo borgo gardesa-no per la presenza di Suor Maria Angelica nella casa ospitante, Garda Family House, e di tutta la congregazione della Piccole Suore della Sacra Famiglia. Suor Maria Angelica è la sorella del no-stro precedente parroco don Gianfranco, ella ha più volte trascorso alcuni giorni di vacanza ospi-te in Valdagno. La tecnologia mi viene in aiuto. Accendo il computer (sul telefonino è tutto più ridotto), digito il nome, ed ecco che compare la casa, Centro di spiritualità cultura e per ferie: le

In tempo di coronavirus

Vacanza a Castelletto VR

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Albero della vita, Cappella dell’Ascolto

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stanze, il parco, la Cappella dell’Ascolto, ma so-prattutto mi colpisce lo slogan: “Ospitiamo con Cuore” Piccole Suore della Sacra Famiglia. Mi sento già a casa. Non ci penso due volte. Ecco, la tecnologia mi viene nuovamente in aiuto: te-lefonata, mail di informazione sulla disponibilità, periodo e costi, conferma date, bonifi co capar-ra, tutto da casa, tutto online. Ecco è fatta!Eccoci qui. Accoglienza ottima, un po’ di at-tenzione con sto virus: misurazione febbre, mascherina, sanifi cazione mani. Niente di che, ormai siamo abituati!La casa si trova in riva al lago di Garda, è se-parata solo dalla strada, ha un ampio parco di ulivi nel quale girovagare ma anche rilassarti; ci sono zone attrezzate per il picnic con tavoli, panche e gazebo. Io ci ho trascorso ore in lettu-ra nei momenti più caldi della giornata, ho fatto anche qualche sonnellino sdraiata sulla panca, unica compagnia il canto insistente delle cica-le. Nel parco ci si può immergere anche nel-la preghiera, c’è una bellissima, originale, non tradizionale via Crucis in legno, un altare per celebrazioni all’aperto. Sono ritornata per un momento nella Terra del Santo, Gerusalemme, quando nell’orto degli ulivi, con il nostro don Italo, abbiamo celebrato l’Eucarestia!Se uno lo desidera, può partecipare ai momenti di preghiera che la comunità delle Piccole suo-re vivono nella Cappella dell’Ascolto: le lodi, i vespri, la santa messa e l’adorazione. In piena libertà. Anche qui mi sono sentita a casa. Suor Noemi, giovane suora, con la sua chitarra pro-pone spesso canti che nella mia parrocchia il coretto canta per animare le nostre celebrazioni domenicali e poi su un’ampia parete ci sta dipin-to un grande albero della vita, che coincidenza!

è il tema con cui abbiamo iniziato l’anno catechi-stico 2019/20. Abbiamo disegnato un albero su di un cartellone con la scritta: Siamo noi l’albero della vita e poi ogni bimbo, ragazzo, animato-re, catechista ci ha attaccato una fogliolina, sulla quale aveva scritto un impegno per l’anno che avremmo dovuto trascorrere insieme.Se lo si desidera si può fare vita di lago - spiag-gia (si fa per dire) erba e sassolini, sole, acqua limpidissima, per i miei gusti un po’ frescolina, ma ci si abitua subito, bisogna darsi una motiva-zione: un bagno al giorno fa bene alla circolazio-ne! E ancora, da qui si può partire per vari per-corsi trekking ad anello tra ulivi e boschi, di varie diffi coltà a seconda delle possibilità di ognuno. Portatevi il telefonino, no no per telefonare, ma per fotografare! Immortalate le immagini che re-sterebbero altrimenti impresse solo nella vostra mente, invece quasi in istantanea (campo per-mettendo) raggiungono i vostri fi gli, famigliari, amici... per condividere con loro emozioni, colo-ri e suoni della natura (forse prossimamente, se la tecnologia avanza, ne potremo condividere anche i profumi!). Vi consiglio di andare a visita-re Campo, un piccolo borgo medioevale disabi-tato e diroccato; alla fi ne delle case della contra-da, sorge la chiesetta di San Pietro in Vincoli con affreschi ben conservati, testimonianza dell’im-portanza un tempo di questa borgata segnala-ta la prima volta nel 1023. Anche qui mi sono sentita a casa: mi ricorda tanto la nostra Pieve di San Martino - Brogliano - Valle dell’Agno (VI). Da Campo potete continuare fi no a Sant’An-tonio delle Pontare, una chiesetta dedicata a

RACCONTARE

Borgo Campo, chiesetta di San Pietro in Vincoli

Mulattiere, percorsi trekking

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Sant’Antonio abate, situata in una piccola radura in mezzo al bosco. Come si capisce dal nome, per salirci bisogna fare “pontare” che in veneto signifi ca: salite molto ripide. Ed è proprio così, per salire ci sono circa 45 minuti di un’erta sali-ta, ma ne vale la pena. Io lassù mi sono fermata un’oretta per rifocillarmi, leggere e pensare. Mi ritrovo nelle parole di Roberta Russo che scrive in L’arte di camminare. Per fare ordine nella pro-pria vita (ed. 2018): “Il sentiero scioglie l’ansia, sgombrando gli scaffali della propria mente, pu-lendoli e rimettendoli in ordine (...) Sulla strada si ritrova luce, talvolta la fede. E prima ancora della fede in un altrove, sarà fede nell’esistenza, negli altri e in se stessi”. Si sente lo scorrere dell’acqua di una piccola fontana, gli uccelli e qualche gril-

lo. Nel periodo di tempo che sono rimasta lì, si è fermata solo una famigliola di tedeschi che si sono rinfrescati alla fontana. Ho previsto un giro ad anello, per cui sono scesa in località Castello per “un pontaron” che non consiglio in salita se non si è allenati, ma che mi ha riportato nuova-mente col pensiero nella mia valle dell’Agno per la quantità di alberi di Corniole ricche di frutti rossi aciduli non ancora perfettamente maturi, ma che ho comunque raccolto per dissetarmi.Dopo una bella camminata, o una fresca nuo-tata, ci vuole una doccia rigenerante ed una buona cena. Il cibo è preparato con amore e sobrietà; anche questo l’ho immortalato con il cellulare per condividere con gli amici il piace-re e la gioia di gustare un pasto genuino. Non posso allegare tutte le foto che ho fatto, vi consiglio di venire a vivere questa esperienza, le Piccole suore, il personale tutto sarà lieto di accogliervi. Vi sentirete in famiglia!E se per caso io non fossi stata abbastanza con-vincente, vi invito a leggere le parole di un uomo autorevole, Johann Wolfgang von Goethe al qua-le il lago di Garda fece una grandissima impres-sione, in quanto il clima mediterraneo, gli uliveti e gli agrumi del Benaco gli schiudevano un nuo-vo mondo; un giorno, guardando il lago dal Ca-stello di Malcesine, visitabile anche oggi, scrisse: “Tornerò un uomo nuovo, e vivrò per maggiore felicità mia e dei miei cari” e ancora “Con arden-te desiderio vorrei che i miei amici si trovassero un istante qui con me, per poter gioire della vista che mi sta d’innanzi” (da: il “Viaggio in Italia”).

Ariella Massarelli

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Sant’Antonio delle Pontare

Tramonto sul lago visto dalla mia fi nestra

Fontanella sant’Antonio delle Pontare

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La Federazione Italiana Esercizi Spirituali (FIES) è un'associazione che si propone di far conoscere le Case di spiritualità. Fondata nel 1964, ad Assisi, è riconosciuta dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI). Si articola in Delegazioni regionali e diocesane.Finalità della FIES: promuovere gli Esercizi Spirituali come forte esperienza di Dio. Incoraggiare l'ascolto della Parola, che illumina il vissuto personale. Annunciare che l'azione dello Spirito Santo, in un clima di silenzio, di preghiera e con la mediazione di una "guida spirituale", dona capacità di discernimento, purifi cazione del cuore, conversione al discepolato con Cristo, e partecipazione rinnovata alla missione della Chiesa nel mondo.

INCONTRI – GARDA FAMILY HOUSE

Gesù disse a Simone:«Non temere; d’ora in poi

sarai pescatore di uomini».E, tirate le barche a terra,

lasciarono tutto e lo seguirono.(Lc 5,10 -11)

Ecco, la vergine concepiràe darà alla luce un fi glio:

a lui sarà dato il nome di Emmanuele,che signifi ca Dio con noi. (Mt 1,23)

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Centro di spiritualità e cultura “Piccole Suore della S. Famiglia”

Una comunità accogliente per ogni cercatore di vita e di senso, di se-renità e di pace. Luogo tranquillo, spazio aperto, di sosta, per vedere nel cuore, con il cuore, ritrovarsi e ripartire. Possibilità di esperienza fraterna e di Dio, con l’accompagnamento delle Piccole Suore della S. Famiglia, che vi abitano, e dei laici che condividono i vari servizi.

Eccomi, manda me. (Isaia 6,8)Ecco io non so parlare perché sono

giovane. (Geremia 1,16)Il Signore ruggirà da Sion

e da Gerusalemme farà udire la sua voce;saranno avvizziti i pascoli dei pastori,

sarà inaridita la cima del Carmelo.(Amos 1,2)

La vita che Gesù ci donaè una storia d’amore,

una storia di vita che desidera mescolarsi con la nostra

e mettere radici nella terra di ognuno.Papa Francesco, Christus vivit 252

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