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Gentes Lms - Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - d.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 - DCB Roma - Dir. Resp. Massimo Nevola sj Marzo – Aprile 2012 Nº 2 MISSIONE MISSIONE GIOVANI GIOVANI mensile della lega missionaria studenti e del M.A.G.I.S.

MISSIMISSIONEONE GIOVANI - cvxlms.itcvxlms.it/wp-content/uploads/Educazione-come-missione-Gentes-2... · – Preghiera del catechista di don Tonino Bello 52 miSSione e Societ

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Marzo – Aprile 2012

Nº 2

MISSIONEMISSIONEGIOVANIGIOVANI

mensile della lega

missionaria studenti

e del M.A.G.I.S.

Sommario

33 editoriale– L’educazione come missione

di Massimo Nevola S.I.

35 Studio• MISSIONE GIOVANI

– La condizione giovanile nelle grandi città italianedi Jacopo De Vecchi S.I. e Gabriele Semino S.I.

– Qualcosa di nuovo tra i giovani in Italia?di Maurizio Debanne

– Obbiettivi educativo-pastorali nei collegi della Compagniadi Gesù nel contesto della società italiana contemporaneadi Gaetano Brambillasca S.I.

51 invito alla parola– Preghiera del catechista

di don Tonino Bello

52 miSSione e Società– Educare alla cittadinanza responsabile

di mons. Mariano Crociata

– Il Vangelo e il casinò mondialeAppello alle comunità cristiane di Alex Zanotelli

– Diritti umani, sovranità statale e responsabilità di proteggere.La comunità internazionale e il caso della Siriadi Alessandro Bianchi

59 formazione giovani– Una catechesi spicciola sul sacramento del perdono

61 vita lega– Progetto Quadrifoglio. Campi estivi di solidarietà

iii di copertina– PROGETTO BOSNIA 2012

mensile della lega missionaria studenti e del M.A.G.I.S.

N. 2 Marzo-Aprile 2012

Direzione e Redazione: 00144 Roma –Via M. Massimo, 7 – Tel. 06.591.08.03– 54.396.228 – Fax 06.591.08.03 –Spedizione in Abbonamento postaleart. 2 comma 20/c legge 662/96 – Filialedi Roma – Registrazione del Tribunaledi Roma n. 647/88 del 19 dicembre1988 – Conto Corrente Postale34150003 intestato: LMS Roma.e-mail: [email protected]

* * *

COMITATO DI REDAZIONE

Massimo Nevola S.I. (direttore),Michele Camaioni (redattore capo),Dario Amodeo, Leonardo Becchetti,Chiara Ceretti, Laura Coltrinari,

Maurizio Debanne, Gianluca Denora,Alessio Farina, Francesco Salustri,

Luigi Salvio, Pasquale Salvio,Gabriele Semino.

Per abbonamenti versareun’offerta libera sulcc postale 34150003intestato: LMS Roma

causale: abbonamento Gentes

Associato alla Federazione StampaMissionaria Italiana

Fotocomposizione e Stampa:

Finito di stampare Aprile 2012

Associato all’USPI

TIPOFFSET ROMA s r l

Come sarà noto ai più, per il decennio 2010-2020 la CEI (ConferenzaEpiscopale Italiana) ha individuato nell’Educazione la sfida prioritariaper la Chiesa presente nel nostro paese. Col titolo Educare alla Vita

Buona del Vangelo è stato pubblicato un documento che ne definisce gliorientamenti. In realtà i vescovi italiani rilanciano un appello-allarme che ilPapa Benedetto XVI ha più volte espresso circa il continente europeo e, piùin generale, il complesso mondo occidentale, marcato a fuoco dal prevaleredell’avere e dell’apparire sull’essere. Non è uno slogan. Le giovani generazionisono sempre più sole. Il crollo della famiglia tradizionale ha comportato undiffuso senso si smarrimento affettivo, valoriale ed identitario. L’affermazio-ne in campo economico del neo-liberismo genera poi serie insicurezze socia-li: precariato, mobbing, facilità nei licenziamenti, ritmi produttivi sempre piùstressanti. Il futuro spesso si dipinge di nero e la strada verso comportamentiaffettivi e sociali “devianti” e pericolosamente aggressivi è bella che spianata.A farne le spese i più giovani e le consistenti masse di extracomunitari i qua-li, pur di raccogliere le briciole che cadono dalle opulenze dei nostri mercati,si sottopongono a condizioni subumane. Lo scenario desta preoccupazione eil Papa più volte è tornato sul tema dichiarando che quella del’educazione èuna vera e propria“emergenza”. Adessa dunque va da-ta la necessaria edopportuna prio-rità, anche deglioperatori missio-nari.Come movimentolegato alla vitaapostolica dellaCompagnia di Ge-sù, la Lega Mis-sionaria Studentiraccoglie la sfidae la rilancia in treambiti: sulla rivi-

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editoriale

l’educazione come miSSione

sta, pubblicando le prospettive chei gesuiti si sono dati nelle scuoleche gestiscono direttamente e inquelle che si ispirano alla pedago-gia ignaziana; nei propri gruppi,incarnando i principi generali diquella pedagogia (cfr. la schedaformativa pubblicata sullo scorsonumero); nei propri gemellaggi ecampi missionari dove insiemeall’esperienza, che punta ad entu-siasmare gli animi e a offrire nelconcreto il gusto dei valori evange-lici, si vuole operare per la promo-zione integrale dell’uomo: giusti-zia, solidarietà, spiritualità. Il pri-mato dell’essere dunque sull’averee l’apparire; della comunione sullasolitudine e la disperazione; dell’a-more sul relativismo e il soggettivi-smo che veicolano egoismo in lar-

ga scala. Amor vincit omnia!Educare è una vera e propria sfida missionaria. La Lms, proprio perché sirivolge prioritariamente a studenti, punta ad esser presente in scuole, primaancora che in oratori, privilegiando così quell’ambiente dove s’incontrano iragazzi così come sono e non solo quelli già in qualche modo motivati. Pro-porre esperienze che fanno esercitare l’uscire da sé per calarsi nel bisognodel piccolo e del povero, abbiamo capito che spesso ha la capacità di coin-volgere anche giovani lontani dalla vita della Chiesa. E tante volte abbiamotoccato con mano come siano stati proprio i piccoli e i poveri a entusiasma-re e ad aprire alla vita nuova del Vangelo.Ogni giovane è portatore di un immenso valore: è una meraviglia agli oc-chi di Dio ed è chiamato ad esserlo agli occhi degli uomini. Aiutare a farprendere consapevolezza di questa “vocazione” e a farla emergere annodopo anno è un privilegio di Grazia incalcolabile. Ci vuole sacrificio,cioè amore e pazienza. Di quella pazienza che salva: l’impazienza e lafretta infatti soffocano la vita, la pazienza la favorisce. Non tutto e subi-to, dunque, ma progressione e sostegno, discreto e puntuale. Educare ècollaborare con Dio, è partecipare alla Vittoria di Cristo Risorto. Cosa cipuò essere di più bello? Con questa prospettiva, di cuore a tutti i lettori,Buona Pasqua.

Massimo Nevola S.I.

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Osservando i ragazzi e i giovaninostri studenti si nota come es-si oggi manifestino un diffuso

disagio, che in generale caratterizza laloro condizione attuale. È un discorsogenerale, certamente, ma pare signifi-cativo per indicare il “clima” che avvol-ge tutti i ragazzi, nella loro specificità esingolarità irripetibili. Nonostante lecondizioni economiche, sociali, cultu-rali e basilari del vivere siano in genereelevate e a disposizione di moltissimidegli studenti delle nostre scuole, que-sto “male dell’anima”li contraddistingue. Sequesto aspetto criticoappare evidente, è amaggior ragione ne-cessario investire real-mente nei loro con-fronti, sottolineandopure nella condizioneadolescenziale e giova-nile una possibilitàconcreta di realizzarequalcosa di grande. Sesi può essere raggelatidal vento freddo dichi, con molta consa-pevolezza, si è lucida-mente indirizzato ver-so il cinismo e l’indif-ferenza, seguendo mo-

delli di vita sociale e familiare che ve-diamo incarnarsi anche nelle aule diuna scuola di ispirazione cristiana, èancora più vero che, quando per qual-siasi motivo i ragazzi allentano la pre-sa, abbassano le difese e mostranoqualcosa di ciò che li abita, ci si imbat-te in un mondo interiore umanissimo,articolato e sensibile, capace di grandidesideri di giustizia e di verità, distraordinaria sensibilità.Quando si utilizza il linguaggio dei ra-gazzi, che poi è quello di chi si sforza di

Studio

miSSione giovani

la condizione giovanile nelle grandi città italiane

Giovanissimi alunni di un collegio gesuitico durante una gita diistruzione.

vivere il presente e di leggere i segni deitempi, tutti si muovono un po’, tuttifanno un tratto di cammino, alunni, in-segnanti e genitori. Ci si rende contoche è possibile cercare e trovare insie-me significati spendibili per la propriavita e incamminarsi insieme verso unameta che ha a che vedere con tutta latua umanità e in particolare con i contiche non tornano, con le domande delcuore sul bene e sul male. L’età che inostri studenti attraversano è un’occa-sione unica per aver tempo di deciderequale tipo di adulto diventare. Se il ri-schio è che i ragazzi diventino grandima non “adulti”, lasfida è di testimoniarea loro immagini dipresenza nella societàche siano affascinan-ti, desiderabili, in ulti-ma istanza evangeli-che. I ragazzi intui-scono naturaliter chele questioni radicali eineludibili, affrontatealla luce delle paroledel vangelo, assumo-no una profondità eun fascino unico, cheparla alla propria inti-ma e irripetibile umanità. I ragazzicomprendono – anche oggi! – che soloil vangelo offre l’opportunità di non ri-durre la vita dell’uomo alle prestazioniprofessionali: è per questo smettono su-bito di ascoltare chi parla loro senzapassione e con poca autenticità.Proprio la poca passione a autenticitàsembrano segnare spazi significativi delmondo adulto, che soffre una crisi dirappresentazioni significative. Gli adul-ti appaiono sguarniti di adeguate e con-divise “regole” per un esercizio felicedella propria libertà. Le istruzioni di

prima, quelle che parevano garantire lavita buona nei tempi neanche da trop-po passati, non funzionano più, quellenuove tardano ad arrivare. Senza di es-se, però, non ci sono adulti; senza gliadulti, i giovani non sanno dove miraree su che cosa scommettere la loro esi-stenza. Allora turbamenti e inquietudi-ni sono all’ordine del giorno per i nostriragazzi, perché legati alla ricerca di unnuovo equilibrio tra ciò che si può(concretamente e tecnicamente) fare eciò che si decide sia bene fare, alla ri-cerca dunque di una libertà sensata.Accanto a una possibilità sempre mag-

giore di occasioni, co-noscenze, libertà alplurale, manca la li-bertà al singolare didecidere e scegliereciò che è bene per edi-ficare la vita, dallescelte piccole e quoti-diane al disegno piùgrande, dai compi-menti parziali dell’esi-stenza a quello che sidesidera come defini-tivo. Giovani si nasce,adulti si diventa, mase gli adulti sono in

crisi, perché faticano nel trovare la lin-gua e le regole che diano senso alla lorovita di adulti, i giovani manifestano unafatica ancora più grande (rispetto aquella che è già propria della condizio-ne di passaggio giovanile) nel costruireun’identità che sia desiderabile e affa-scinante.Inoltre la città e la grande città, che èil contesto in cui viviamo il servizio at-traverso le nostre scuole, è un luogoambiguo nella sua identità. La città èil luogo in cui la questione tipica delmondo giovanile di trovare un’imma-

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“I ragazzi intuiscono naturaliterche le questioni radicali

e ineludibili, affrontate alla lucedelle parole del vangelo,assumono una profondità

e un fascino unico, che parlaalla propria intima e irripetibileumanità. I ragazzi comprendono

– anche oggi! – che soloil vangelo offre l’opportunità dinon ridurre la vita dell’uomoalle prestazioni professionali”

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gine desiderabile e affascinante per di-ventare adulti incontra le difficoltà piùgrandi, già sopra accennate, e le possi-bilità più promettenti. La città apparespersonalizzante, un supermercato dioccasioni, la possibilità più spinta diavere a disposizione tante scelte, quasiche fossero tutte sullo stesso piano, daoffrire ai ragazzi e a i giovani interpre-tati come clienti eccezionali che ali-mentano un mercato assai redditizio.La città appare però anche come illuogo dove davvero, e finalmente, ci sipuò realizzare liberamente, consape-volmente, senza sentire il peso delletradizioni e del dover fare perché sideve: è il luogo dove la libertà, pur co-sì difficile, può diventare vera e moti-vata profondamente, personalmente ea testa alta.Anche la fede, la dimensione di appar-tenenza al mondo spirituale, risulta peri nostri studenti difficile da una parte,affascinante e forse possibile come maidall’altra parte. Si tratta di un rapporto

difficile per i giovani,quello con la fede. Nel-lo spazio di tempo sco-lastico i ragazzi ap-paiono sereni, cordia-li, abbastanza disponi-bili ad un ascolto for-malmente corretto del-le “cose” della fede:ma pochi sembranodavvero interessati arealizzare un vero dia-logo sulla fede con l’a-dulto. Persino le pro-vocazioni e le polemi-che di matrice ideolo-gica sembrano ormairare: al massimo c’èun estemporaneo inte-resse intorno alla noti-

zia del giorno o ad una curiosità di sto-ria, ma nulla di più.Oggi credere non è scontato né facileper nessuno. Non è più immediato pernessuno essere credente ed essere uo-mini e donne di questo tempo, apparte-nere alla Chiesa e appartenere al mon-do di relazioni umane, di studio, affetti-ve che costituiscono l’identità di ciascu-no. Il nostro è, da una parte, un tempoin cui la scelta della fede è un’opzionetra le altre che non gode di una partico-lare immediatezza, e dall’altra è untempo in cui Dio scompare dall’oriz-zonte degli uomini, rendendo ancorapiù problematica la decisione per la fe-de. Ci troviamo oggi, come adulti, alredde rationem, e siamo con le spalle almuro: in particolare i giovani, per loronatura così poco diplomatici, non sonodisposti ad ascoltarci, ma voglio innan-zitutto fare domande, vogliono cono-scere e scandagliare a fondo le ragionidella nostra fede, del nostro dirci cre-denti e cristiani. Non vogliono impara-

Foto di gruppo per i volontari Lms che hanno partecipato a uno degliultimi campi estivi di solidarietà organizzati a Sighet, in Romania.

re da noi ad essere cristiani, ma ci chie-dono per prima cosa perché noi siamocristiani, perché andiamo verso di lorocon il vangelo in tasca.La fede è un qualcosa che tocca la li-bertà, la vita, ed è appunto lì che noidobbiamo puntare la nostra attenzionee non solo alle dichiarazioni né allascelta dell’insegnamento della religionecattolica (per chi frequenta le scuolestatali) o alla scelta da parte delle fami-glie di iscrivere i propri figli ad unascuola cosiddetta “cattolica”, come inostri istituti. I giova-ni il cristianesimonon lo cercano, alme-no così sembra. Altrericerche guidano i lo-ro passi e le loro scel-te. In genere per loroè qualcosa di legatoall’infanzia, all’iniziodell’adolescenza, ol-trepassata la quale,non ha più quasiniente da dire o dadare, se non un riferi-mento a radici ormaisbiadite.Per i nostri studenti di oggi il problemaè proprio a livello di fede, di sequela,prima ancora di indisponibilità al rico-noscimento della vocazione. Non pos-siamo, a mio avviso, dare più per scon-tata la fede dei e nei giovani: fede intesanon come vago sentimento di Dio, maquale esercizio di scommessa e investi-mento della propria libertà sulla paroladel vangelo. Per questo una feliceespressione del mondo giovanile in rap-porto alla fede afferma che la nostra èla prima generazione incredula: una ge-nerazione che non è contro Dio o con-tro la Chiesa, ma una generazione chesta imparando a vivere senza Dio e sen-

za la Chiesa, perché non ha ricevuto al-cuna in-formazione o ne ha ricevutouna molto incompleta circa la conve-nienza umana della fede. Non ne hannocolpa, ovviamente. Il loro cammino ver-so la fede, infatti, è stato ed è tuttora uncammino sfidato da molti svantaggi,come a dire che tra un giovane e la pos-sibilità della fede ci sono diverse faticheda superare.Dalla considerazione di questi svantag-gi, che i giovani di oggi incontrano nelloro cammino verso la fede e che obiet-

tivamente ostacolanoil nostro servizio ec-clesiale, è anche pos-sibile visualizzarenuovi spiragli, nuoviambiti di lavoro, nuo-ve sfide per rilanciarela nostra opera di ani-mazione vocazionale.In genere i nostri gio-vani non hanno rice-vuto in casa il primoannuncio della fede.Dobbiamo quindi re-gistrare la mancatainiziazione, in seno

alla famiglia, all’esperienza del credere,del pregare, della creaturalità, del limi-te, del senso della comunità. Gli adultistanno ponendo una grossa ipoteca sulfuturo, la quale grava proprio sullespalle delle nuove generazioni. Insom-ma questo futuro non ha proprio unabella faccia. Ma senza futuro non c’èesercizio autentico e pieno della libertàe senza esercizio della libertà non cipuò essere alcuna esperienza di fede,che presuppone la libertà come sua ba-se umana e che della libertà si presentacome massima destinazione. Inoltre inostri studenti abitano una cultura chesorge in contrastato con la tradizione

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“Inventare” un cristianesimo per igiovani significa sbloccare le loroantenne per Dio: curando le basiumane della fede favorire lacrescita della loro libertà;

contestando una società troppoconsumistica e individualisticaritornare a comunicare di nuovo

l’essenziale della fede;accettando la sfida della

modernità, non avere paura diimboccare nuove strade

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occidentale classica, con la quale il cri-stianesimo aveva stretto un’alleanzamolto proficua, che ora ovviamentenon si dà più. Al presente il cristianesi-mo appare come una sorta di linguastraniera, cosa che rende ragione dellafatica di tutti, giovani e meno giovani, acredere.Nonostante le difficoltà si può e deve“inventare” un cristianesimo per i gio-vani, ovvero un’esperienza di preghiera,una prassi di vita e di pensiero, uno sti-le di comunità adatti a far corrisponde-re la proposta di Cristo al loro esplorarele possibilità di vita in vista di quellache meglio corrisponde al loro spirito,che tenga altresì in debita considerazio-ne l’attuale configurazione del mondogiovanile. “Inventare” un cristianesimoper i giovani significa sbloccare le loroantenne per Dio: curando le basi uma-ne della fede favorire la crescita dellaloro libertà; contestando una societàtroppo consumistica e individualisticaritornare a comunicare di nuovo l’es-senziale della fede; accettando la sfidadella modernità, predisporre luoghi perla generazione alla fede, trovare mag-giore unità tra di noicredenti adulti, viverecon sobrietà la fede,facendo meno ma fa-cendo meglio e conentusiasmo e soprat-tutto: non avere pauradi imboccare nuovestrade.Tutto questo nello spi-rito di quella fedeltàcreativa, di cui ha re-centemente parlato ilSanto Padre, la qualeci sprona a collocaredentro questo mondola fede per far aumen-

tare in esso la presenza di Dio, creandoluoghi di “entusiasmo”. È, infatti, l’in-contro con Dio che ha trasformato lanostra vita: e se è vero che siamo chia-mati a narrare questo incontro ai giova-ni, è altrettanto vero che oggi siamo an-cora di più chiamati a far sì che essi,questo incontro, possano realizzarlo.«Occorre seminare speranza e la primaqualità che si richiede è di vivere l’ami-cizia per la città e per coloro che la abi-tano. Bisogna giocarsi per la città, biso-gna amarla evangelicamente, amare lepersone come sono, amare quelli chegiungono dal di fuori e quelli che incu-tono più paura, che non sappiamo co-me avvicinare. La vostra vocazione èquella di creare piazze di incontro, luo-ghi nei quali si possono scambiare leopinioni, i pensieri, le intenzioni, i desi-deri e cercare insieme ciò che maggior-mente giova al bene comune dellacittà» (Card. Carlo Maria Martini). Cheessi possano entusiasmarsi di e in Cri-sto.

Jacopo De Vecchi S.I.Gabriele Semino S.I.

premessaChe cosa c’è di nuovo nel mondo degliadolescenti e dei giovani? Che cosa emer-ge dalle ricerche e dagli studi sociologicidegli ultimi due anni sulla condizione gio-vanile italiana, a livello nazionale e loca-le? Quali sono le accentuazioni o le ten-denze nell’area dei valori, della ricerca diidentità e nelle relazioni con il mondoadulto? Come evolve il rapporto tra lenuove generazioni e la fede? Come si pon-gono i nuovi giovani di fronte all’esperien-za religiosa? Cercare di dare una risposta,anche sommaria e sintetica, a queste do-mande può risultare utile ai responsabilidella pastorale giovanile, ai formatori eagli animatori che quotidianamente si in-terrogano sulle loro pratiche educative ecercano indicazioni e buone prassi a cuiriferirsi.Il 2010 è stato per l’Onu l’Anno internazio-nale dei giovani. Il tema Il dialogo e lacomprensione reciproca si proponeva difavorire l’incontro inter-generazionale e di moti-vare i giovani all’impe-gno per la pace, la soli-darietà e il rispetto deidiritti umani. Tutti gliosservatori sociali am-mettono che oggi esisteuna “questione giovani-le”, difficile e comples-sa, dal momento che èdivenuto evidente chenessuna problematicagiovanile può sottrarsiall’evoluzione della so-cietà di cui i giovani so-no gli anticipatori. Esi-

ste anche una “questione giovanile” nellaChiesa, a motivo dell’evidente difficoltànella trasmissione della fede. Per produr-re buone prassi sociali servono, però,buone ipotesi riguardo alle trasformazio-ni della società, ai problemi delle fami-glie, ai conflitti intergenerazionali. Gliadolescenti e i giovani sono sensori acutidelle contraddizioni sociali. Ascoltare lenuove generazioni e considerare la lorocondizione è una preziosa opportunitàeducativa per gli adulti e per le comunitàcristiane.

aprire un varco nel pessimismoIn numerosi saggi e indagini sociologi-che, gli adolescenti sono per lo più de-scritti come marginali, invisibili o assentinei processi storici e culturali della so-cietà, apolitici e disimpegnati. I titoli del-la cronaca, gli argomenti dei dibattiti, imotivi di interesse di chi si ferma a parla-re oggi delle nuove generazioni insistono,

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Qualcosa di nuovo tra i giovani in italia?

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per lo più, sulle tinte oscure del disagio:motivi di preoccupazione sono la crisi delsistema educativo, gli abbandoni scolasti-ci, le difficoltà del mercato del lavoro, loscarso peso e la poca voce dei giovani.Sul versante più psicologico si ritorna, adogni occasione, a presentare il travagliodi un’età attraversata da dolorose tensio-ni e da profondi turbamenti (teenager an-noiati che danno fuoco a un barbone, ra-gazze che vendono le proprie fotografieintime per un ricarica del cellulare, ado-lescenti che si impasticcano il sabato se-ra, i fatti quotidiani della violenza...). An-che la scuola sembra investita da proble-mi educativi gravi, come l’aumento del-l’aggressività (bullismo e teppismo), ildifficile inserimento sociale, la demotiva-zione allo studio, la po-ca voglia di crescere edi investire sul futuro.Sul versante delle dro-ghe la società sembraormai arrendersi difronte al dilagare deicomportamenti di abu-so; non sa cosa rispon-dere alla domanda cre-scente di modificazio-ne artificiale degli statimentali.Romanzi e fiction pre-sentano dell’adolescenza soprattutto lafragilità, ma anche la sensibilità a voltedisarmante e il disperato bisogno di mo-delli. Si guarda, così, alle nuove genera-zioni come a un mondo opaco, misterio-so, un territorio che spesso gli adulti e glieducatori non sono più in grado di rico-noscere. Ne è prova il ricorso frequente ailuoghi comuni che rimandano quasi im-mediatamente, parlando delle nuove ge-nerazioni, a immagini di passività, a voltedi svogliatezza o anche di fuga di frontealle responsabilità. Abbondano i luoghi

comuni di pronto utilizzo e subito com-presi, che permettono alle persone di daregiudizi, senza fare lo sforzo di pensare.Adolescenti e giovani, però, non amanodefinirsi disimpegnati, e meno ancora sipercepiscono in condizioni di disagio o dirischio. Se a volte appaiono distratti, “di-sconnessi”, come se abitassero in unmondo a parte, forse è solo per sfuggirealla complessità insopportabile della vita,nel tentativo di cercare una momentaneasospensione dalle tensioni quotidiane edagli obblighi della prestazione in ogniambito della vita.Non tutti gli adolescenti però sono “schia-vi del marchio”, molti di loro ci stupisco-no per la disponibilità al servizio e al vo-lontariato. Le nuove generazioni sono an-

che attive e capaci dicontributi originali:adolescenti e giovanisanno reagire in termi-ni efficaci all’evoluzio-ne dei tempi; stannoinventando, come legenerazioni precedenti,forme inedite di uma-nità. Sanno esprimerein molti campi gran-diose risorse di autoef-ficacia; sperimentanosoluzioni originali ai

loro compiti della crescita. Le innovazionidi cui gli adolescenti sono capaci non so-no esenti dalla fragilità dell’età evolutiva,dall’ambivalenza che deriva dal disorien-tamento etico degli adulti. Sono anchefortemente condizionate dalla forte pres-sione di carattere commerciale esercitatasulle nuove generazioni, che per la primavolta sono consumatori autonomi, quindiclienti particolarmente ambìti di un mer-cato aggressivo e competitivo. Gli attualigiovani sono particolarmente abili nel ri-cercare obiettivi realistici, nel perseguire

“Non tutti gli adolescenti peròsono “schiavi del marchio”, molti

di loro ci stupiscono per ladisponibilità al servizio e al

volontariato. Le nuovegenerazioni sono anche attive ecapaci di contributi originali:stanno inventando, come le

generazioni precedenti, formeinedite di umanità”

significati a propria misura, nel maturareun certo equilibrio, anche in condizionioggettivamente difficili. Nonostante lamotivazione ad agire si sviluppi a partiredagli interessi immediati, più che in basea ideali e valori, i ragazzi in molte occa-sioni si rendono disponibili ad assumersiresponsabilità nel volontariato, a impe-gnarsi nei gruppi e nelle associazioni, aportare avanti iniziative sociali e culturali,anche collettive.Gli adolescenti sanno di possedere unagrande energia. La noia che essi speri-mentano e mostrano, più che un ritiro dalmondo, forse è la ribellione dell’intelligen-za per il sottoutilizzo delle sue risorse oper l’esiguità degli scopi per i quali appli-carsi. Di fronte ai fenomeni nuovi, i con-cetti e le parole stesse devono essere rifor-mulati e ricompresi perché siano aperti arealtà mai ancora considerate. La diffi-coltà della condizione giovanile si scontracon due fattori evidenti: da una parte, letrasformazioni pratiche della vita sociale– la crisi del lavoro, il cambio culturale, lafragilità dei legami –; dall’altra, l’inade-guatezza delle idee e dei discorsi a inter-

pretare i cambiamenti in atto. Infatti, nonbasta annodare le fila di una tradizionepedagogica dispersa: servono nuove ideee nuove pratiche educative. L’educazionesembra oggi impossibile perché, primaancora, non si riesce a pensarla. Persa lapossibilità di trovare il senso affidabile delmondo (dei legami familiari, del costumesociale, dell’evoluzione della realtà), di-venta impossibile l’educazione. La spe-ranza di intendersi e di comprendersi perindividuare la via d’uscita dalle difficoltàcomuni deve aprire un varco nel pessimi-smo: i giovani sono nel pieno delle poten-zialità auto-espressive, eppure sono anchevittime di uno scenario sociale che li ren-de fragili ed esclusi.

i giovani e la fedeConsiderando i dati sociologici, ascoltan-do gli osservatori diretti, si può dire di es-sere davvero di fronte a quella che Ar-mando Matteo ha definito «la prima ge-nerazione incredula»? Nella società com-plessa le risposte definitive sono sempredubbie. La ricerca continua a evidenziareche oltre il 50% dei giovani si dice cattoli-

co; che la maggioranzadi essi è interessata al«sacro»; che aumenta(se pur di poco) il nu-mero di coloro che con-siderano la religione«molto importante» perla loro vita. Il proble-ma, forse, consiste nelfatto che i giovani si ac-costano al sacro in mo-di originali e diversi dalpassato; che prediligo-no forme religiose chegli adulti, spesso senzaaverle veramente ascol-tate, liquidano comeimmature e consumisti-

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Momento di preparazione alla celebrazione della messa nel corso di unritiro spirituale per adolescenti tenuto dai padri gesuiti.

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che. È significativo invece che un’attentaosservatrice dei fenomeni religiosi con-temporanei, D. Hervieu-Léger, nel suo vo-lume Il pellegrino e il convertito, affron-tando i cambiamenti profondi della prati-ca religiosa nella nebulosa di credenze dioggi, individui due situazioni: il movi-mento di Taizé e le Giornate Mondialidella Gioventù, dove sono gli adolescentie i giovani a interpretare i nuovi modellidi religiosità.Per chiarire il rapporto che le nuove gene-razioni hanno con la religiosità, è neces-sario mettere in rilievo l’importanza cheper loro assume l’espressione estetica,considerare il ruolodelle nuove forme del-l’interiorità emoziona-le, dei nuovi linguaggidella socializzazionegiovanile. Non vannoneppure trascurate lacentralità della dimen-sione affettiva e la dif-fusione della fragilitàemotiva. Oggi la reli-gione non è più eredi-taria, è diventata unascelta. Non è più im-mediato per nessunoessere credente ed esse-re uomini e donne di questo tempo, ap-partenere alla Chiesa e appartenere almondo di relazioni umane, di studio, af-fettive, che costituiscono l’identità di cia-scuno.Come la religione, anche le forme ritualisono oggetto di scelta. Per i giovani non èfacile né immediato entrare nel mondodella fede – e non della semplice religio-sità – attraverso un codice simbolico chepresuppone la conoscenza, e non solo l’e-mozione. Sono due i problemi che inter-pellano le comunità cristiane a propositodei giovani: 1) la crisi della pastorale gio-

vanile (la difficoltà a incontrare i giovani)e 2) la perdita della domenica (la discon-tinuità nella partecipazione eucaristica).In poco tempo si è passati da una pasto-rale giovanile di massa, ben strutturata, auna situazione in cui i giovani si coinvol-gono solo attraverso proposte all’altezzadelle loro attese. Nella società secolariz-zata (e nell’inconsistenza della formazio-ne catechistica) il mondo giovanile valutal’immagine della Chiesa e delle organiz-zazioni ecclesiali sulla base delle propriepreferenze, giudicando ogni volta le sueproposte se attraenti e compatibili con ipropri interessi.

Se può essere dubbioche i giovani di oggisiano davvero «incre-duli», è abbastanza cer-to che essi sono «profa-ni» a proposito del mi-stero cristiano, visto ilfallimento della cate-chesi come insegna-mento e l’assenza diuna vera mistagogiacapace di introdurre iragazzi alla celebrazio-ne cristiana. Per questola maggioranza dei gio-vani, ha poco rapporto,

o nessun rapporto, con la liturgia dellaChiesa, e rifiuta decisamente ogni contat-to. Gli adolescenti, poi, sono particolar-mente critici nei confronti delle Messedella domenica, che trovano fredde, noio-se, tetre. Essi apprezzano soprattutto lapossibilità di partecipare attivamente; ilfatto di essere personalmente coinvolti, divivere un’esperienza comunitaria caratte-rizzata da un buon clima, espresso anchedai canti moderni e supportato da un lin-guaggio comprensibile. La prova può es-sere il fatto che soltanto i giovani che ven-gono raggiunti dalla pastorale – e dalla

“La questione fondamentaleè se le nuove generazioniabbiano gli strumenti, cioèabbiano ricevuto il Primo

Annuncio (kerygma) e la basecatechistica per riuscire a

comprendere la missione dellaChiesa e la sua liturgia, e se

riescano a scegliere diappartenere alla comunitàcristiana, trovando lì anche i

propri (veri) amici”

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catechesi – giovanile fanno ancora delleesperienze liturgiche positive.La questione fondamentale è se le nuovegenerazioni abbiano gli strumenti, cioèabbiano ricevuto il Primo Annuncio(kerygma) e la base catechistica per riusci-re a comprendere la missione della Chie-sa e la sua liturgia, e se riescano a sceglie-re di appartenere alla comunità cristiana,trovando lì anche i propri (veri) amici.Per dirlo in altre parole, se condividono ilcapitale culturale della fede cattolica epartecipano al capitale sociale della co-munità cristiana.

aiutare i giovani a “raggiungere” la chiesa: ilcaso della liturgiaPer rilanciare la pastorale giovanile, oc-corre stare con i giovani, non tanto nelsenso di andarli a cercare, ma nell’esserecapaci di proporre qualcosa che a lororisulti interessante e affascinante. Non èpiù la Chiesa che raggiunge i giovani, masi tratta di aiutare i giovani a raggiungerela Chiesa. La sfida fondamentale riguar-da la perdita della festa e lo smarrimentodel senso della domenica. La concezionedella domenica cristiana pone l’esigenzadi una differenza reale e vissuta tra il fe-riale e il festivo. L’«estetizzazione del fe-riale» (quando il feriale diventa festivo eil festivo diventa feriale), che si sta impo-nendo a livelli degli stili di vita generaliz-zati, produce un effetto deleterio per lacomprensione della festa: la trasforma-zione degli aspetti della vita ritenuti im-portanti in evento (dato dall’intensità delsentire emozionale di ciò che si fa, qui eadesso). L’evento diverge totalmente dal-la festa liturgica. La mentalità dell’eventoè un fenomeno culturale di massa, natodalla cultura del consumo. Contraria-mente alla liturgia, l’evento non si ripete;ha uno scopo motivato edonisticamente:deve anzitutto divertire e intrattenere. La

cultura dell’evento, che riguarda il qui eadesso, fa parte del feriale. Così pone inquestione un dato fondamentale della li-turgia come festa: il suo carattere di ec-cezione. La cultura dell’evento esalta laforma (il sentire) e riduce il contenuto(che nella liturgia è il Mistero) ad acces-sorio: il consumatore, nel suo sentire, staal centro; il prodotto viene trascurato.La partecipazione attiva degli adolescen-ti e dei giovani alla celebrazione eucari-stica richiede dalla comunità un ingenteinvestimento umano, oltre che di risve-glio religioso e di annuncio kerygmatico,per la cura meticolosa della ritualità eu-caristica in tutti i suoi elementi: il canto,la scelta dei testi, la lettura, la precisioneliturgica, la preparazione degli spazi,l’attenzione ai segni, l’equilibrio della re-gia. L’Eucaristia domenicale deve esserepreparata nell’intera settimana e l’obiet-tivo preliminare è il recupero del sensodella festa. La comunità parrocchiale de-ve aiutare gli adolescenti a celebrare ilquotidiano con feste più immediatamen-te collegabili alla dimensione esistenziale– celebrazioni legate alle diverse tappedella vita: fidanzamento, eventi scolasti-ci, obiettivi raggiunti nella vita di gruppoo familiare. Occorre riproporre ai giova-ni il significato del celebrare cristiano eacculturarli alla liturgia. Non è necessa-rio, invece, “adattare” la liturgia al mon-do giovanile. La liturgia ha fortunata-mente una potente valenza di contrasto:celebrata come si deve, è già predispostaalla partecipazione piena dei fedeli. Mo-bilita quindi le persone, le “tocca” in mo-di diversi, secondo le diverse età. Non sitratta dunque di ridurre la liturgia a gu-sti ed esigenze individuali, ma di mante-nerne il carattere celebrativo, ricono-scendola capace di “riconnettersi” con ivissuti giovanili.

Maurizio Debanne

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punti di riferimentoNei recenti documenti dedicati all’edu-cazione nelle scuole dei Gesuiti si riaf-ferma con chiarezza che i collegi sono«opera apostolica» aperta a un vastopubblico – bambini, giovani, docenti,genitori, collaboratori – verso i qualisiamo chiamati a svolgere un moltepli-ce ministero di formazione umana inte-grale che si apre all’esperienza della fe-de cristiana (vedi Il nostro modo di pro-cedere, nn. 14. 17, 21 ecc.). La dimen-sione religiosa e spirituale infatti è par-te integrante della formazione dellapersona non solo per la crescita nellafede, scoprendo l’esperienza liberantedell’amore di Dio Padre nel Vangelo diGesù, ma anche per il conseguente in-serimento nella comunità cristiana eper l’impegno di solidarietà e di servi-zio verso chiunque è nel bisogno.Si è messo bene in luce che la pedago-gia ignaziana, alle sue origini, scaturi-sce dall’esperienza spirituale di sant’I-gnazio: l’identità e la missione di uncollegio gesuita sono profondamenteconnotate da questa esperienza di fede,che chiede adeguati spazi di espressio-ne nella vita della scuola. In questoorizzonte anche l’insegnamento dellediverse materie viene inteso come «mi-nistero» per la «verità» e per il «bene»,da un livello iniziale di pre-evangelizza-zione a livelli di crescita progressivaverso la fede adulta. La nostra attenzio-ne si pone anche nell’orizzonte più am-

pio della premura educativa della Chie-sa (cfr., per es., La sfida educativa, Edi-tori Laterza, 2009, a cura del Comitatoper il Progetto culturale della Cei).

contesto attualeSollecitati a dare concretezza a questoprogetto formativo, constatiamo chenella società e nelle comunità cristiane,non solo in Italia, si è ampiamente dif-fuso un clima di indifferenza, estra-neità, per non dire di ostilità, nei con-fronti della fede e della Chiesa nelle suevarie istituzioni e manifestazioni. Ancheuna grande fascia delle famiglie dei no-stri alunni mostra praticamente lonta-nanza di prospettive e disinteresse neiconfronti iniziative a carattere spiritua-le: se continuano a iscrivere i figli è perusufruire dei vantaggi dell’offerta for-mativa e di una maggior tranquillitànelle nostre scuole. Nella parte della po-polazione in cui si vedono ancora segnicristiani, si assiste comunque ad un pas-saggio sempre più accentuato da “Chie-sa cattolica” a Chiesa genericamentecristiana o a società apertamente scri-stianizzata, con una sofferenza internadi sentirsi irrilevante nella vita civile, oaddirittura emarginata nella società.In vasti settori dell’opinione pubblica ein molti ambienti di cultura e di politi-ca la Chiesa, spesso a torto, è sentita di-stante dalla gente, talora è accusata diingerenza indebita nella vita civile isti-tuzionale, perché mette giustamente in

obbiettivi educativo-pastorali nei collegi dellacompagnia di gesù nel contesto della società

italiana contemporanea

crisi modelli di un assetto socio-econo-mico che non è a beneficio di tutta lapersona e di tutti gli strati sociali. Cer-tamente dobbiamo interrogarci se que-sto clima di ostilità e pregiudizio versola Chiesa non sia motivato da compor-tamenti e manovre di cattolici ancoratia nostalgie di privilegi nella società. Ta-lora si ha l’impressione che in alcunisettori istituzionali della Chiesa, si vo-glia ricuperare posizioni di autorità/po-tenza, da cui sembrava ci si stesse stac-cando (“convertendo”) dopo il ConcilioVaticano II, alla luce delle dichiarazionimagisteriali sul ministero “spirituale”della Chiesa e sul ruolo dei laici cristia-ni nella società (cfr. per es., Gaudium etSpes, nn. 42, 43,76). Siamo chiamati a procedere con mag-gior chiarezza nella sequela di GesùCristo, che è venuto per «servire» ed èpassato attraverso la passione e mortein croce come unica via per la salvezzadell’umanità (cfr. Atti 4, 8-12; 1 Cor 1,17-25 e 2, 1-5). Istruttive sono anche leanalisi e proposte di Giancarlo Zizola edi p. Bartolomeo Sorge, pubblicate suAggiornamenti Sociali, n. 3/2011 e di Se-verino Dianich, pubblicate su Il Regno,n. 20/2010. Quest’ultimo saggio si con-

clude riferendosi all’impatto positivodel papa Benedetto XVI nella recentevisita in Inghilterra, dove le sue parole«hanno emanato una grande autorevo-lezza», poiché pronunciate «nel modopiù calmo, più mite e meno altisonantepossibile». Con maggior spogliazione(anche di apparati, operazioni finanzia-rie, collusioni politiche gravementedannose) e con maggior umiltà e vici-nanza alla gente, la comunità cristianapotrà superare la paura e il senso di in-feriorità per annunciare con “franchez-za” il Vangelo, che è stato donato pertutti (cfr. Atti 4, 23-31).La pesante crisi di valori che è andataaccentuandosi negli ultimi decenni èinsieme causa ed effetto del degradoculturale, etico e politico del nostroPaese. Nel vuoto di senso dell’esistenzaumana e nello svanimento dei valori di“verità” e di “bene”, un numero sempremaggiore di persone ha perso i punti diriferimento essenziali per orientare lapropria vita nelle varie dimensioni, illu-dendosi di trovare sicurezze nei soldi,nel successo, nei privilegi, salvo a tro-varsi poi interiormente sbandati e ag-guerriti gli uni contro gli altri. La dimi-nuzione di capacità di “pensare critica-

mente” e di “dialogo”(confronto) onesto la-scia la gente semprepiù in balia di chi siimpone sulla scena ealla deriva del consu-mismo. La banalità delvivere quotidiano,spinge poi a svaghi al-trettanto alienanti o apratiche superstiziosefuorvianti, anche di ti-po religioso.La scuola vive nella so-cietà e ne risente le cri-

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si e le contraddizioni: dirigenti, docenti,alunni, genitori respirano l’aria dell’am-biente. Chi intende operare per un’azio-ne educativa sana, si trova depistato ocontrastato da un rassegnato conformi-smo («Fanno tutti così…!»). La scarsitàdi “testimoni” e di “maestri”, anche den-tro la comunità cristiana, lascia passarel’opinione che la fede è irrilevante per lavita di oggi, o addirittura ipocrita e inac-cettabile. In questo clima di spinta al ri-basso a livello religioso, etico e culturalel’opera educativa diventa ancora più ar-dua, contrastata com’è da pressioni econtro messaggi amplificati dai media.Anche nei nostri collegi la disponibilità apercorsi formativi in campo spirituale,sia a livello umano sia più specificamen-te di fede cristiana, risulta molto com-promessa.Le famiglie tendono a delegare totalmen-te alla scuola la formazione religiosa deifigli, senza peraltro rafforzarla con la lo-ro convinzione e testimonianza di vita.Anzi, talora addirittura praticamentecontraddicono gli sforzi educativi di no-stri collegi. Gli studenti adolescenti rea-giscono con le loro tipiche dinamiche(indifferenza, disimpegno, rifiuto…) an-che nei confronti di proposte di caratterespirituale presentate loro in famiglia e ascuola.Purtroppo i media (giornali, libretti,tv…) abbondano di notizie e di analisidei frequenti fenomeni devianti e di vio-lenza ad opera di adolescenti e giovani,che sfogano in questi modi (al limite an-che criminali) rabbia, paure e un gravedisagio. Sono punte di un iceberg chemanifestano un movimento di estra-neità e ostilità nei confronti della vitasociale. La sorpresa amara di parecchigenitori è di scoprire che i loro figli liignorano sempre più palesemente. Epurtroppo spesso ciò è la conseguenza

di “abbandoni” (involontari) da partedei genitori incapaci di sostenere la sfi-da educativa dei loro figli. Fino al limitedi reazioni diseducative nel prendereistintivamente la difesa dei figli – invecedi interrogarsi e interrogare sul perchédi certi loro comportamenti inaccettabi-li –, quando qualche “educatore” atten-to, per esempio nella scuola, intervienecon qualche forma di sanzione.

la sfida educativaMa proprio in questo contesto – chedobbiamo analizzare e interpretare ilpiù oggettivamente possibile – siamochiamati a svolgere il nostro compitoeducativo anche per la formazione reli-giosa e spirituale dei nostri alunni, con-vinti che abbiamo tesori di esperienzaumana e spirituale che possono darepreziosi contributi alla crescita dei gio-vani e che essi hanno tanto più diritto diconoscere, quanto più sono immersi inun mondo fatuo e menzognero. Ciò ri-chiede di procedere secondo una chiarae coraggiosa strategia pedagogica, anzi-tutto nel proporci un quadro di obiettivia cui tendere, individuando conseguen-temente adeguati percorsi formativi,senza pretendere che i risultati sianosoddisfacenti, soprattutto nell’arco ditempi brevi. Da qualche tempo un grup-po di animatori spirituale e di professo-ri, gesuiti e laici dei vari collegi, stannoriflettendo su queste linee educative, in-tegrando anche il discusso “insegnamen-to” dell’ora di religione (vedi il seminariodocenti di religione tenuto a Gressoney,agosto 2010).Progressivamente, secondo l’età deglialunni (bambini, ragazzi, giovani) laformazione spirituale dovrebbe muo-versi, con opportuni metodi, su duearee intrecciate: quella delle motivazio-ni e degli atteggiamenti, cioè stimolare

la “meraviglia”/domanda/curiosità ri-guardo se stessi, gli altri, Dio, e muove-re il desiderio di scoperta e d’incontro,andando oltre lo stretto cerchio dellapropria individualità – al di là dellechiusure sul proprio io – e oltre il fra-stuono dell’effimero presente, aprendo-si agli orizzonti del trascendente; e l’a-rea della conoscenza, cioè imparare acapire momenti e contenuti di espe-rienza/sapienza spirituale dell’umanità,nel tempo passato e oggi, condensatasu alcuni punti particolarmente signifi-cativi (capitoli di possibili sviluppi inclasse, come, per esempio il senso dellavita, il bisogno di Dio, la verità, l’amore,la fede, la storia della salvezza – ebrai-smo, cristianesimo, altre religioni, so-prattutto l’islam –, la libertà, la dinami-ca della scelta e quindi il discernimen-to, l’amicizia, la gioia, la giustizia, il be-ne comune, la solidarietà, la pace ecc.).Certamente in entrambe le aree entra ladimensione intellettuale come consape-volezza e capacità di pianificazione (an-che curriculare) di un cammino dacompiere: in modo particolare nell’areadella conoscenza si tratta di aprire lamente dei giovani a questi valori (nucleitematici), suscitando il loro interessemediante l’esercizio del pensare e l’in-contro con testimoni. Evitando di bloc-carsi su nozioni (astratte) che annoia-no, è importante accompagnare glialunni con una didattica vivace per ac-quisire informazioni su questi nuclei te-matici, per esercitarvi il pensiero criti-co, anche con piccole rielaborazionipersonali. Infatti la conclamata crisi deivalori nasce anche dall’ignoranza deiloro contenuti concettuali ed espressivi.Nel clima odierno di superficialità e dipregiudizi, la scuola deve educare a va-gliare e approfondire le conoscenze. Gliinsegnanti di religione dei nostri collegi

stanno effettivamente lavorando perpianificare, anno dopo anno, un curri-culum più adeguato e condiviso per l’o-ra di religione – a cui in alcuni collegi, alivello di liceo, già adesso è abbinataun’ora formativa.Ovviamente lo sviluppo di queste duearee dovrebbe preparare il terreno an-che per momenti di esplicita esperienzadi fede: celebrazioni liturgiche, preghie-ra personale e di gruppo, meditazione,esercizi spirituali…, come punto di arri-vo del cammino di formazione lungogli anni trascorsi nei collegi. Forse ma-no mano che crescono, pochi/pochissi-mi nostri ragazzi aderiranno aperta-mente a queste proposte di fede, so-prattutto quando arrivano al liceo: la ti-pica reazione degli adolescenti (rilut-tanza, vergogna, condizionamenti vari)eserciterà su di loro un influsso negati-vo. Dobbiamo anche lasciare tempo altempo… Comunque non possiamo elu-dere la nostra responsabilità di fare lo-ro proposte chiare e coraggiose, contro-corrente. A questo proposito spesso siporrà il problema se è opportuno offri-re queste proposte a tutta una classe –con l’inevitabile conseguenza di doverabbassare il livello o di dover scenderea patti –, oppure passare oltre la confi-gurazione di classe per fare questeesperienze più qualificate con queglialunni che si mostrano più disponibili.È una scelta da fare, mirando al migliorbene complessivo degli alunni nellaclasse (o nelle classi), anno per anno. Un altro obiettivo di tipo educativo-pa-storale a cui dovremmo tendere è dareai nostri alunni, almeno in una certamisura, l’attenzione o la sensibilità perla dimensione ecclesiale della fede cri-stiana, per far loro intuire e sperimen-tare che questa non è un itinerario inti-mistico, ma si sviluppa nella comunità

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della Chiesa costituitada persone e che hapure sue struttureumane. Didatticamen-te la programmazionedi queste linee educa-tive comporterà di ap-prontare percorsi dispiritualità e di rifles-sione/ricerca, in cuiaccompagnare glialunni (in classe e fuo-ri), sempre attenti aprocedere soprattuttosulla base delle moti-vazioni che si sono mosse nel loro ani-mo, piuttosto che in forza di un pro-gramma da eseguire e completare. Difronte ai piccoli passi che potremo fare– e forse davanti alla delusione dei ri-sultati – ci sosterrà la speranza che i se-mi lasciati cadere nel cuore dei giovanidurante gli anni di scuola porterannoqualche frutto a suo tempo.Ovviamente in questa avventura rimanedecisivo il tipo di approccio che l’inse-gnante riesce a stabilire con gli alunni:soprattutto in questo campo della for-mazione spirituale l’insegnante devesentirsi e mostrarsi più “educatore” chedocente, consapevole che occorre rema-re contro corrente, rispetto all’andazzodominante dei media, del gruppo, dellafamiglia. Ci dobbiamo chiedere comefar gustare anche una sana ambizionedi emergere dalla “folla” indistinta e ba-nale, o addirittura avvilente, per trovareuna via più soddisfacente nella realiz-zazione di se stessi; e come provocare inostri ragazzi ad avere il coraggio e ilgusto di mostrare semplicemente il pro-prio volto, al di là del gioco delle ma-schere; e come educare a “osare” nelclima appiattito e insulso di oggi. Comepossiamo ampiamente constatare a li-

vello sia di riflessione antropologica epedagogica, sia di rilevamenti sociolo-gici, del tutto centrali sono diventate lecategorie di persona e di relazione(strettamente connesse). Una buona ca-pacità relazionale con le persone (com-pagni, docenti, genitori) sulla base della“verità di se stessi” aiuta anche nel rap-porto con Dio, scoprendo che nell’amo-re fiducioso con il Padre di Gesù e Pa-dre nostro diventiamo più capaci di fa-re esperienze di crescita più sane anchesotto il rpofilo umano.Oggi sempre di più ci troviamo di fronteanche a un altro ostacolo che può com-promettere il rapporto educativo con iragazzi, in particolare quando desideria-mo aprirli al magis. Si tratta del gap se-gnato dal linguaggio e dal modo di co-municazione comune (quasi un gergo)nel mondo giovanile ormai globalizzato(Facebook, Youtube ecc.). Con fatica cer-chiamo di superare questa barriera, perlo meno cerchiamo di non lasciarcenecondizionare troppo, quasi da sentircimessi in stato di inferiorità dinanzi ainostri ragazzi. Abbiamo la responsabi-lità di saper suscitare anche oggi atten-zione, interesse, adesione verso i sani va-lori religiosi e spirituali. Certamente do-

Folla di ragazzi accoglie il Papa in occasione dell’ultima Giornata dellagioventù.

vremo cambiare anche noi buona partedel nostro linguaggio tradizionale utiliz-zando anche i mezzi informatici, che pe-raltro aprono grandi possibilità di vede-re realtà diverse dalle nostre consuete eforse usurate.Può essere opportuno infine segnalarequalche ambiguità in alcuni modi di in-tendere la formazione religiosa da partedi alcuni settori delle scuole paritarie.Anzitutto una certa enfasi (quasi sensodi monopolio) dato alle strutture eccle-siastiche (diocesi e parrocchie), a scapi-to di altre presenze di comunità cristia-ne più legate a istituti di vita consacra-ta (femminili e maschili), che spessoesplicano la loro missione educativa supiù vasti territori, a dimensione nazio-nale e mondiale. Ovviamente le esigen-ze di una saggia “pastorale d’insieme”locale richiede che tali istituzioni sianoorganicamente inserite nelle strutturediocesane, unendo le forze nell’ interes-se di tutti, soprattutto oggi dinanzi alledifficoltà che incontriamo, anche nellenostre scuole. Ma ciò non significa per-dere o sbiadire “il carisma educativo”delle singole istituzioni, a causa di ec-cessivi legami a strutture che sembranotroppo formali.Un’altra ambiguità può riscontrarsi nelfatto di concepire talora l’agire educati-vo a esito troppo stretto, cioè come for-mazione di soggetti da far maturare inbreve tempo secondo modelli prefissatidi vita cristiana, invece che come pro-cesso di crescita di tutta la persona, conritmi non facilmente inquadrabili neigruppi di classe scolastica o parrocchia-le. Bisognerebbe accompagnare cia-scun alunno così che trovi (o si formi)il gruppo di livello adatto per le sue ca-pacità ed esigenze. Ma questo è un pro-blema che si pone in certa misura intutte le materie di scuola, un problema

cioè che tocca l’organizzazione e l’im-pianto didattico della scuola stessa. Co-munque ci sembra abbastanza chiaroche nella situazione di secolarizzazio-ne, perdita del senso dei valori, plurali-smo religioso predominante anche nel-le famiglie che iscrivono i figli nellescuole dei Gesuiti, si debba dare la pre-valenza alla crescita di tutte le dimen-sioni della persona in un saggio equili-brio tra richieste della pedagogia igna-ziana, del Pof e della missione evange-lizzatrice della Chiesa nel suo insieme.

programma pastorale nella scuolaPer garantire una linea educativa pro-gressiva nel corso degli anni anche nel-la formazione religiosa degli alunni, ènecessario il lavoro di una équipe pasto-rale, che programmi corsi, iniziative,incontri spirituali, dentro e fuori lascuola, secondo i diversi plessi, conunitarietà di intenti e di metodi. È op-portuno e anche doveroso che tutti idocenti siano informati di questo pro-gramma fin dall’inizio dell’anno e pos-sano esprimere loro riflessioni e propo-ste per evitare malumori nel momentoin cui si attuano le varie attività previ-ste. Del resto i docenti sono chiamati acondividere la responsabilità educativain tutte le dimensioni della persona de-gli alunni. Inoltre nella pedagogia igna-ziana è ben messa in luce la valenza an-che spirituale (come apertura al tra-scendente) di ogni disciplina. Anchequesto lavoro per la formazione spiri-tuale in ogni scuola risulterà tanto piùproficuo quanto più sarà condotto insintonia con gli altri collegi in rete. Ècompito dell’équipe formulare anche icriteri e gli indicatori valutativi del la-voro per la formazione religiosa deglialunni.

Gaetano Brambillasca S.I.

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invito alla parola

preghiera del catechista

Chiamato ad annunciare la tua Parola,aiutami, Signore, a vivere di Te,e a essere strumento della tua pace.

Assistimi con la tua luce, perché i ragazziche la comunità mi ha affidatotrovino in me un testimone credibile delVangelo.

Toccami il cuore e rendimi trasparentela vita,perché le parole, quando veicolano la tua,non suonino false sulle mie labbra.

Esercita su di me un fascino così potente,che, prima ancora dei miei ragazzi,io abbia a pensare come Te,ad amare la gente come Tea giudicare la storia come Te.

Concedimi il gaudio di lavorare incomunione,e inondami di tristezza ogni volta che,isolandomi dagli altri,pretendo di fare la mia corsa da solo.

Ho paura, Signore, della mia povertà.Regalami, perciò, il confortodi veder crescere i miei ragazzinella conoscenza e nel servizio di Te,Uomo libero e irresistibile amante della vita.

Infondi in me una grande passioneper la Verità,e impediscimi di parlare in tuo nomese prima non ti ho consultato con lo studioe non ho tribolato nella ricerca.

Salvami dalla presunzione di sapere tutto,dall’arroganza di chi non ammette dubbi;dalla durezza di chi non tollera ritardi;dal rigore di chi non perdona debolezze;dall’ipocrisia di chi salva i principie uccide le persone.

Trasportami, dal Tabor della contemplazione,alla pianura dell’impegno quotidiano.E se l’azione inaridirà la mia vita,riconducimi sulla montagna del silenzio.Dalle alture scoprirò ì segreti della«contemplatività», e il mio sguardomissionario arriverà più facilmenteagli estremi confini della terra.

Affidami a tua Madre.Dammi la gioia di custodire i miei ragazzicome Lei custodì Giovanni.E quando, come Lei,anch’io sarò provato dal martirio,fa’ che ogni tanto possa trovare riposoreclinando il capo sulla sua spalla.Amen.

Don Tonino Bello

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Apprezzamento e riconoscenza perle scuole di formazione socio-politi-ca, «espressione e fattore della co-

scienza ecclesiale»; richiamo a un loro ruo-lo di sostegno morale e spirituale, nell’atten-zione a non dividere la comunità cristianané a farsi strumentalizzare; appello a evita-re gli scogli dell’antipolitica, come quellidella fuga: mons. Mariano Crociata ha con-cluso sabato 3 marzo, a Roma, il convegnonazionale Educare alla cittadinanza respon-sabile, rilanciando «parole antiche per unnuovo alfabeto sociale», che consenta diguardare oltre la crisi. Anche a nome delcardinale presidente Angelo Bagnasco – lacui presenza è stata impossibilitata daun’influenza – mons. Crociata ha espresso«la gratitudine e l’apprezzamento dellaChiesa per quanto le scuole di formazionesocio-politica e iniziative analoghe stannosvolgendo»; ha, quindi, incoraggiato, sullascorta del convegno stesso, a continuare ta-le impegno, qualificandolo sempre meglio.La caratteristica delle scuole – ha aggiunto– è quella di essere «espressione dell’inventi-va pastorale formativa della Chiesa», pecu-liarità decisiva, in quanto «in esse è la Chie-sa che si esprime». Di qui la prima sfida cheil segretario generale della Cei ha rilanciato:«Non c’è contraddizione tra il carattere isti-tuzionale non accademico di queste scuolee l’alta qualità della loro proposta. Tenetealto il profilo dell’offerta formativa». Nel ri-

prendere i contenuti dottrinali – innanzitut-to i principi di solidarietà e di sussidiarietà– e quelli che derivano dalle scienze socialie dalla conoscenza della realtà in cui si ope-ra, ha invitato a non sottovalutare «ciò cheprecede» – ossia «la spiritualità, parte inte-grante» – e «ciò che segue», ovvero «l’espe-rienza pratica di apprendistato sul campo».Il segretario generale ha quindi sottolineato«la circolarità tra formazione all’impegnopolitico, accompagnamento dell’azione so-ciale in tutte le sue forme e educazione alsenso civico: si tratta di aspetti che devonoessere distinti, ma non possono essere tenu-ti separati». Di qui il ruolo delle scuole,«espressione e fattore della coscienza eccle-siale nell’ambito civile, sociale e politico»,servizio che «nasce dalla volontà della Chie-sa di dare espressione alla responsabilitàche la fede richiede in questi ambiti». In ta-le ottica ha richiamato il significato di quel«soggetto unitario diffuso» di cui in più oc-casioni ha parlato il cardinale presidente:«Il senso non è quello di un cripto-partito –ha spiegato Crociata – ma è espressione diuna coscienza, di una volontà, di un impe-gno pastorale che rivela il volto socio-politi-co della Chiesa». Specie nell’attuale situa-zione l’esigenza di dar corso a questo lavoro– ha aggiunto – è avvertita sia dentro chefuori la Chiesa: «I pastori ne prendono co-scienza, lo avvertono, lo indicano; l’interasocietà l’attende e lo ricerca», mentre «il

miSSione e Società

educare alla cittadinanza responsabileLa riflessione di monsignor Mariano Crociata al convegno nazionale organizzatoa Roma dalla Cei per rilanciare la riflessione sul ruolo dei cattolici nella vita politicae sociale di un’Italia che sta cambiando

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mondo cattolico ha viva coscienza della suaresponsabilità nei confronti del territorio edel Paese».La presenza diffusa di cattolici sul territorio– ha aggiunto – è già realtà che dice «la vo-lontà di reagire sia alla tentazione di chiu-dersi nel privato e di scaricare su altri l’in-combenza di prendersi cura della cosa pub-blica, sia a quella di farsi prendere dalla sfi-ducia e dalla diffidenza. Dobbiamo evitaregli scogli dell’anti-politica come quelli dellafuga dalla politica»: se pur «spinti da qual-che fondato motivo, la scelta di chiudersinel privato, nell’illusione che nel piccolo sipossa vivere tranquilli, equivarrebbe all’illu-sione che una nave possa andare tranquillanel suo viaggio, mentre tutti – a cominciaredal capitano – pensano solo a divertirsi».«C’è una richiesta – ha rimarcato – un biso-gno oggettivo di partecipazione e noi catto-lici abbiamo la tradizione e la cultura ade-guate per rianimare il senso della solida-rietà e del bene comune nel territorio e nelPaese». E se «dottrina sociale della chiesa emovimento cattolico sono cresciuti insie-me», proprio «la prossima beatificazionedel Toniolo è occasione per prendere co-scienza di questi nessi e della responsabilitàche ne scaturisce». Di qui l’impegno dellescuole – nei confronti della presenza deicattolici sul territorio – ad attuare «un ac-compagnamento che fornisca il sostegnomorale e spirituale necessario». Si tratta di«un accompagnamento delicato, perchénon deve dividere le comunità né renderledi parte o esporle a possibili e facili stru-mentalizzazioni».Lo sguardo di mons. Crociata si è sporto suldopo crisi, quando «avremo bisogno soprat-tutto di sentirci di nuovo corresponsabili deldestino di tutti e di ciascuno, una corre-sponsabilità che sarà dell’intero Paese separtirà dalle comunità locali e dal territorio.Non possiamo, infatti, pensare solo ai livelliapicali: dall’ambito locale si formerà un

nuovo paradigma di solidarietà solo se sisarà capaci di guardare oltre. Noi cattoliciabbiamo nel Dna questa circolarità tra loca-le e universale, la vocazione di vivere questacircolarità e di diffonderla». Perché le scuo-le possano assolvere il loro prezioso servizioe contribuire a una nuova stagione, mons.Crociata ha richiamato l’importanza di «fa-re rete e creare un collegamento che per-metta la circolazione delle esperienze, il lo-ro collegamento, la loro crescita». Ne scatu-risce, secondo il segretario generale, unaduplice implicazione: «Innanzitutto, l’elabo-razione di una proposta organica di scuola,che non escluda la varietà delle iniziative,ma che costituisca una sorta di modelloideale di riferimento, nella convinzione chela formazione richiede organicità, coerenza,articolazione disciplinare completa, meto-do, temi di maturazione, percorsi di espe-rienza, dove il rapporto con la realtà locale èdecisivo»; e, quindi, la necessità di il mante-nere alto «il senso di fiducia nel lavoro chesi sta facendo, nella sua fecondità: le perso-ne non sono prodotti di serie; dai percorsiformativi realizzati dalle scuole siamo certiche nasceranno nuove vocazioni al bene co-mune, nuovi politici, nel locale e oltre».Mons. Crociata ha concluso citando un pas-so dell’ultima prolusione al Consiglio Epi-scopale Permanente di gennaio, dove il car-dinal Bagnasco «richiamava all’importanzadi non perdere alcune parole antiche, chenon sempre sono alla moda, ma che posso-no contribuire a un nuovo alfabeto sociale,un nuovo modo di pensare – adeguato, vivoper l’oggi – per parlare la lingua del socia-le». Queste parole antiche – «vita e famiglia,lavoro e partecipazione, libertà e relazione,politica e rappresentanza» – rilanciate dallescuole, possono «ridare vita ad una linguache non può rischiare di estinguersi: ne vadella nostra vita e di quella delle generazio-ni future».

mons. Mariano Crociata

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il vangelo e il casinò mondiale

La dittatura della finanza impone alla chiesa istituzione e ai singoli credenti dicambiare rotta. Bisogna rivedere gli orientamenti sull’utilizzo del denaro e sulla sceltadelle banche.

In questo periodo quaresimale sen-to l’urgenza di condividere con voiuna riflessione sulla “tempesta fi-

nanziaria” che sta scuotendo l’Europa,rimettendo tutto in discussione: diritti,democrazia, lavoro… In più arricchen-do sempre di più pochi a scapito deimolti impoveriti. Una tempesta che ri-vela finalmente il vero volto del nostroSistema: la dittatura della finanza.L’Europa, come l’Italia, è prigioniera dibanche e banchieri. È il trionfo della fi-nanza o meglio del finanzcapitalismo,come lo definisce Luciano Gallino: «Ilfinanzcapitalismo è una mega-macchi-na, che è stata sviluppata nel corso de-gli ultimi decenni, allo scopo di massi-mizzare e accumulare sotto forma dicapitale e insieme di potere, il valoreestraibile sia del maggior numero di es-seri umani sia degli eco-sistemi».Estrarre valore è la parola chiave del fi-nanzcapitalismo che si contrappone alprodurre valore del capitalismo indu-striale, che abbiamo conosciuto nel do-poguerra. È un cambiamento radicaledel Sistema!Il cuore del nuovo Sistema è il denaroche produce denaro e poi ancora denaro.Un Sistema basato sull’azzardo morale,sull’irresponsabilità del capitale, sul de-bito che genera debito. È la cosiddetta fi-nanza creativa, con i suoi “pacchetti tos-sici” dai nomi più strani (sub-prime, de-rivati, futuri, hedge-funds...) che hannoportato a questa immensa bolla specula-tiva che si aggira, secondo gli esperti, sul

milione di miliardi di dollari! Mentre ilprodotto interno lordo mondiale si aggi-ra sui sessantamila miliardi di dollari.Un abisso separa quei due mondi: il rea-le e lo speculativo. La finanza non corri-sponde più all’economia reale. È la fi-nanziarizzazione dell’economia.Per di più le operazioni finanziarie sonoormai compiute non da esseri umani,ma da algoritmi, cioè da cervelloni elet-tronici che, nel giro di secondi, rispon-dono alle notizie dei mercati. Nel 2009queste operazioni, che si concludononel giro di pochi secondi, senza alcunrapporto con l’economia reale, sono au-mentate del 60% del totale. L’import-ex-port di beni e servizi nel mondo è stima-to intorno ai 15mila miliardi di dollaril’anno. Il mercato delle valute ha supe-rato i 4mila miliardi al giorno: circolanopiù soldi in quattro giorni sui mercatifinanziari che in un anno nell’economiareale. È come dire che oltre il 90% degliscambi valutari è pura speculazione.Penso che tutto questo cozzi radical-mente con la tradizione delle scrittureebraiche radicalizzate da Gesù di Naza-reth. Un insegnamento, quello di Gesù,che uno dei nostri migliori moralisti,don Enrico Chiavacci, nel suo volumeTeologia morale e vita economica, riassu-me in due comandamenti, validi perogni discepolo: «Cerca di non arricchir-ti» e «Se hai, hai per condividere». Daquesti due comandamenti, Chiavacci ri-cava due divieti etici: «Divieto di ogniattività economica di tipo esclusivamen-

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te speculativo», come giocare in borsacon la variante della speculazione valu-taria, e «divieto di contratto aleatorio».Quest’ultimo, Chiavacci lo spiega così:«Ogni forma di azzardo e di rischio diuna somma, con il solo scopo di vederlaritornare moltiplicata, senza che ciò im-plichi attività lavorativa, è pura ricercadi ricchezza ulteriore». Ne consegue chela filiera del gioco, dal gratta e vinci alcasinò, è immorale. Tutto questo, sostie-ne sempre Chiavacci, «cozza contro tut-ta la cultura occidentale che è basatasull’avere di più. Nella cultura occiden-tale la struttura eco-nomica è tale che laricchezza genera ric-chezza».Noi cristiani d’Occi-dente dobbiamo chie-derci cosa ne abbia-mo fatto di questo in-segnamento di Gesùin campo economico-finanziario. Forse haragione il gesuita p. John Haugheyquando afferma: «Noi occidentali leg-giamo il Vangelo come se non avessimosoldi e usiamo i soldi come se non co-noscessimo nulla del Vangelo». Dobbia-mo ammettere che come chiese abbia-mo tradito il Vangelo, dimenticando laradicalità dell’insegnamento di Gesù:parole come «Dio o Mammona»,o il co-mando al ricco: «Va’, vendi quello chehai e dallo ai poveri».In un contesto storico come il nostro,dove Mammona è diventato il dio-mer-cato, le chiese, eredi di una parola fortedi Gesù, devono iniziare a proclamarlasenza paura e senza sconti nelle assem-blee liturgiche come sulla pubblicapiazza. L’attuale crisi finanziaria «ha ri-velato comportamenti di egoismo, dicupidigia collettiva e di accaparramen-

to di beni su grande scala». Così affer-ma il recente documento del Pontificioconsiglio di giustizia e pace (Per unariforma del Sistema finanziario e mone-tario internazionale). Nessuno può ras-segnarsi a vedere l’uomo vivere comehomo homini lupus.Per questo è necessario passare, da par-te delle comunità cristiane, dalle paroleai fatti, alle scelte concrete, alla prassiquotidiana: «Non chiunque mi dice “Si-gnore, Signore” entrerà nel Regno deicieli, ma colui che fa la volontà del Pa-dre mio». (Mt 7,21) Come chiese, dob-

biamo prima di tuttochiedere perdono peraver tradito il messag-gio di Gesù in campoeconomico-finanzia-rio, partecipando aquesta bolla speculati-va finanziaria (il gran-de casinò mondiale).Ma pentirsi non è suf-ficiente, dobbiamo

cambiare rotta, sia a livello istituziona-le che personale.

a livello istituzionale (diocesi e parrocchie):– promuovendo commissioni etiche

per vigilare sulle operazioni bancarie;– invitando tutti al dovere morale di

pagare le tasse;– ritirando i propri soldi da tutte le

banche commerciali dedite a fareprofitto sui mercati internazionali;

– investendo i propri soldi in attivitàdi utilità sociale e ambientale, rifiu-tandosi di fare soldi con i soldi;

– collocando invece i propri risparmiin cooperative locali o nelle banchedi credito cooperativo;

– privilegiando la Banca Etica, le Mag(Mutue auto-gestione) o le coopera-tive finanziarie;

“Un insegnamento, quello diGesù, che don Enrico Chiavaccinel suo volume Teologia morale

e vita economica riassume indue comandamenti, validi perognuno di noi: «Cerca di nonarricchirti» e «Se hai, hai per

condividere»”

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– rifiutando le donazioni che proven-gono da speculazioni finanziarie, so-prattutto sul cibo, come ha detto re-centemente Benedetto XVI nel suodiscorso alla Fao.

a livello personale ogni cristiano ha il doveremorale di controllare:– in quale banca ha depositato i propri

risparmi;– se è una “banca armata”, cioè se par-

tecipa al commercio delle armi;– se partecipa al grande casinò della

speculazione finanziaria;– se ha filiali in qualche paradiso fiscale;– se ottiene i profitti da “derivati” o al-

tri pacchetti tossici.

«Le banche, che dopo aver distrutto lanostra economia, sono tornate a fareaffari – scrive il pastore americano JimWallis – devono ricevere un chiaro mes-saggio che noi troviamo la loro condot-ta inaccettabile. Rimuovere i nostri sol-

di può fare loro capire quel messaggio».Ha ragione don Enrico Chiavacci ad af-fermare: «Questa logica dell’avere dipiù e della massimizzazione del profittosi mantiene attraverso le mille piccolescelte, frutto di un deliberato condizio-namento. Le grandi modificazionistrutturali, assolutamente necessarie,non potranno mai nascere dal nulla: oc-corre una rivoluzione culturale capilla-re. Se è vero che l’annuncio cristianoportò all’abolizione della schiavitù, nonsi vede perché lo stesso annuncio nonpossa portare a una paragonabile modi-ficazione di mentalità e quindi di strut-ture. Il dovere di testimonianza, per chiè in grado di sfuggire a una presa totaledel condizionamento, è urgente».Buona Pasqua di Risurrezione a tutti!

Alex Zanotelli

Questo Appello alle comunità cristiane èstato pubblicato il 23 marzo 2012 sulsito www.nigrizia.it.

ITALIA CONDANNATA PER I RESPINGIMENTI VERSO LA LIBIA

Secondo il presidente del Centro Astalli, Giovanni La Manna, «la sentenza della Corte Euro-pea dei diritti umani mette fine a una scellerata gestione dei controlli delle frontiere»

La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo hacondannato l’Italia per i respingimenti verso la Libia.Nel cosiddetto caso Hirsi, che riguardava 24 personenel 2009, non è stato in particolare rispettato: l’artico-lo 3 della Convenzione sui diritti umani, quello sui trat-tamenti degradanti e la tortura; l’articolo 13 della Con-venzione che sancisce il diritto a un ricorso effettivo;l’articolo 4 del protocollo aggiuntivo n. 4 che vieta leespulsioni collettive. «Non possiamo che esprimere profonda soddisfazione per il riconoscimento del-l’illegittimità di una pratica a suo tempo condannata unanimemente dalle principali Ond italiane edeuropee e che è già costata troppe vite umane – afferma Giovanni La Manna, presidente del CentroAstalli –. Speriamo che questa sentenza metta definitivamente la parola fine a una gestione dei con-trolli delle frontiere che calpesta sistematicamente il diritto d’asilo e che induca il governo italiano aun maggior senso di responsabilità anche nella stipula dei nuovi accordi con la Libia».(Fonte: Centroastalli.it)

centroastalli

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Novemila morti civili sono un numerosufficiente per giustificare un interventoarmato? La drammatica repressione delregime siriano alle rivolte iniziate esat-tamente un anno fa riapre il dibattitocirca la linea di confine della legittimaautorità sovrana secondo il diritto inter-nazionale.Nel 1995 la Brookings Institution, sottola supervisione di Francis Deng, pubbli-cava Sovereignty asResponsab i l i t y.Conflict Manage-ment in Africa: unsaggio inizialmen-te rimasto ai mar-gini del dibattitoscientifico, ma poidiventato punto diriferimento delconcetto emergen-te della responsabilità di proteggere. Neltesto di Deng si prospettava un’idea rivo-luzionaria rispetto al concetto di sovra-nità emersa a Westfalia e punto di riferi-mento principale del diritto internazio-nale per secoli. Oltre a territorio, popoloe governo, tra i principi fondanti il vin-colo solidale statale vi sarebbe anche lacapacità dei sovrani di garantire i dirittiumani essenziali dei propri cittadini.Dopo il genocidio in Rwanda, Kofi An-nan aveva dichiarato: «Se l’interventoumanitario fosse veramente un inaccet-tabile attentato alla sovranità, come do-vremmo rispondere a casi come quellidel Ruanda e di Srebrenica, a violazioni

evidenti e sistematiche dei diritti umani,che offendono ogni principio della no-stra comune umanità?». La risposta del-la comunità internazionale è arrivatacon l’ideazione del cosiddetto concettodi responsabilità di proteggere attraversol’International Commission on Interven-tion and State Sovereignty. Diviso in pre-venzione, reazione e ricostruzione, ilconcetto rimane tuttavia vago sulle mo-

dalità attuative: inrelazione a un pos-sibile interventoumanitario arma-to, il Rapporto de-lega infatti ognipossibile operati-vità al Consiglio diSicurezza. Qualoraquest’ultimo, comespesso accade, do-

vesse risultare impossibilitato all’azione,si ricade sui dubbi di liceità dell’inter-vento umanitario.La prassi recente di reazioni a graviviolazioni dei diritti umani dimostra laliceità delle sanzioni economiche, masolo nella forma delle smart sanctions,mirate cioè a calibrare i loro effetti suiresponsabili governativi e non sulla po-polazione (non più quindi embarghi to-tali, ma restrizioni alla libera circola-zione, congelamento dei beni ed embar-go d’armi verso le persone «targeted»);oltre alla possibilità di un intervento ar-mato, ma solo se autorizzato dal Consi-glio di sicurezza. Le risoluzioni 1970 e

diritti umani, sovranità statale e responsabilitàdi proteggere. la comunità internazionale

e il caso della Siria

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1973 nel caso libico – in cui il Consiglioha affermato esplicitamente il fallimen-to della responsabilità di proteggere lapropria popolazione da parte del regi-me di Gheddafi – dimostra il consoli-darsi di questa prassi. Per quel che riguarda il caso siriano,dato il veto di Russia e Cina a qualun-que impiego della forza centralizzato inambito delle Nazioni Unite, è possibileper il diritto internazionale intrapren-dere un’azione unilaterale? La rispostaquasi unanime della dottrina è negati-va, ma rimane l’autorevole e interessan-te spunto riflessivo del prof. Picone, se-condo cui dalla responsabilità di pro-teggere si potrebbe ricavare l’impossibi-lità di utilizzare il diritto di veto da par-te dei cinque membri permanenti delConsiglio di fronte a risoluzioni di con-danna di grandi e massicce violazionidei diritti umani.Al momento novemila morti, 70mila di-spersi interni e centinaia di migliaia dipersone in fuga verso il Libano e la Tur-chia rendono il caso siriano l’emblemadi come un regime abbia largamente fal-lito il suo obbligo di protezione verso lapopolazione e debba essere destituito.Le soluzioni offerte al momento dalla di-plomazia internazionale appaiono insuf-ficienti e sicuramente tardive. L’inviatospeciale delle Nazioni Unite e della LegaAraba Kofi Annan ha proposto un pianodi pace in sei punti, che prevede sostan-zialmente un cessate il fuoco nelle zonepiù colpite per permettere l’evacuazionedei feriti e l’accesso delle organizzazioniumanitarie, oltre all’apertura di un dia-logo politico tra le parti in lotta per l’ini-zio di un periodo di transizione politica.Sostenuto ufficialmente dal Consiglio diSicurezza e dalla Lega Araba, durante ilvertice di Baghdad dal 27 al 29 marzo, ilpiano è stato anche formalmente accet-

tato dal leader siriano Assad. Formal-mente, perché le violenze non cessano eper diversi osservatori appare semprepiù chiaro come l’unica soluzione per-corribile per fermare il massacro possaessere trovata in due ipotesi rimastetabù, vale a dire un intervento esterno oil riarmo dei ribelli. Quest’ultimi, nono-stante si siano riuniti ad Istanbul a finemarzo per cercare di formare un gruppocompatto, appaiono ancora molto divisial loro interno, non facilitando un soste-gno più incisivo da parte delle potenzeestere per rischi di possibili conflitti et-nici in caso di una loro vittoria.L’immobilismo della comunità interna-zionale di fronte alla possibilità di intra-prendere azioni risolutive evidenzia i li-miti attuali del concetto di responsabi-lità di proteggere e le ragioni delle diffi-coltà che esso incontra nell’affermarsicome norma internazionale: da un lato,l’impossibilità di sanzionare le grandipotenze che hanno il diritto di veto nelConsiglio; dall’altro l’utilizzo di interessinazionali ed economici per motivare inmodo selettivo dove intervenire. Per que-sto, nel dibattito generale sul diritto d’in-gerenza rispetto ai gravi crimini com-messi dai responsabili governativi, cisentiamo di condividere la posizione cri-tica di Noam Chomsky, secondo il qualela responsabilità di proteggere si trasfor-ma in una possibilità d’interferenza dellegrandi potenze negli affari degli altriPaesi. Del resto, sottolinea l’intellettualeamericano, nessuno è intervenuto e maiinterverrà contro gli Stati Uniti di frontealle torture di Guantanamo o per ferma-re le emissioni di Co2 del paese, causa didisastri ambientali in molti Paesi.

Alessandro Bianchi(direttore de L’Antidiplomatico.it)

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formazione giovani

una catechesi spicciolasul sacramento del perdono

Sovente, al termine di una preparazione intensa dei giovani al sacramento, noi avvertiamoche occorre tirare le fila, riassumere, chiarificare e venire anche incontro a certi bisogniconcreti che il giovane sente quando è prossimo alla confessione. Così abbiamo introdottoquesta tradizione: dopo un confronto diretto con la Parola di Dio, suscitare una specie ditavola rotonda in cui il giovane possa presentare i suoi quesiti personali sul sacramento eavere chiarimenti anche su difficoltà che spesso per lui non sono semplici. Ecco alcunedomande che ritornano con frequenza.

Qual è la preoccupazione maggiore che dovreiavere venendo a ricevere il sacramento?La cosa più importante è che tu capisca che il sa-cramento è un atto di fede nella potenza guaritri-ce di Cristo. Tu non devi vedere il prete, tu deviscorgere Cristo in lui. Poi devi sapere bene che ilgesto che stai per compiere è una riparazione diamore. Quando si ama veramente, le cose non co-stano più.

Ho ancora un po’ di paura del sacramento:cosa devo fare?Reagisci! Devi fare un po’ di auto-umorismo, devismontarti. Prendi in mano la catechesi di Cristosul sacramento del perdono, il cap. 15 di Luca.Davanti a un padre che corre verso il figlio pecca-tore, lo abbraccia, lo copre di baci, piange digioia... Puoi ancora avere paura di inginocchiartia chiedere perdono?

Sento dentro di me come la voce della miadebolezza che mi dice: è inutile, tanto saràtutto come prima. Come devo reagire?Devi reagire con fermezza. Non è assolutamentevero che “sarà tutto come prima”. Se ricevi il sa-cramento bene, in te ci sarà la forza vitale di Cri-sto che opera, che sostiene, che incoraggia, checonforta. Il sacramento ben ricevuto lascia un se-

gno. Non è un colpo di bacchetta magica, tuttaviaè la forza misteriosa di Dio, che scatterà in te almomento giusto, se tu collabori, se tu fai la tuaparte.

Posso attendermi qualcosa di sensibile nel mioincontro con Cristo nel sacramento?Non cercare questo. Lascia fare a Dio. Certe volteDio tocca la tua sensibilità fino a farti piangere, fi-no a farti sanguinare. Spesso invece non sentinulla. Il sacramento è un atto di fede, proprio perquesto non opera (normalmente) nel sensibile.Accettalo con naturalezza. Sono le tue decisioniche contano. È la tua volontà di combattere unitaalla forza di Cristo. È la volontà di pregare moltoche conta, di vigilare su te stesso, di usare queimezzi di difesa che hai sperimentato essere piùefficaci.

È meglio essere breve o lungo nell’accusa?È meglio andare al nocciolo. Se ti perdi nei par-ticolari rischi di sfocare l’essenziale. Va’ a quelloche ritieni veramente grave e sorvola sul resto.Tutto è importante, ma se hai il cancro, è il can-cro che preme, non preoccuparti se tra i tuoimali c’è anche un dente cariato. Pensa al tuocancro. Chiedi la guarigione. Sii schietto fino asanguinare.

Se sento l’attrazione del male posso dire chesono pentito?Dio non ti chiede di essere immune dall’attrazio-ne del male. Dio ti chiede delle decisioni ferme,concrete, proporzionate. È questo che fa l’ossatu-ra vera del pentimento. Punta lì. Un grande uomoha scritto: «Ciò che nell’uomo non è decisione èsegatura» (Varillon). La tua confessione conta inproporzione delle tue decisioni.

Di quali colpe c’è l’obbligo stretto di confessarsi?Il vecchio catechismo rispondeva così (e la sua ri-sposta è sempre valida): «Siamo obbligati a con-fessarci di tutte le colpe gravi, non ancora confes-sate, o confessate male. Giova però confessare an-che i peccati veniali».Colpe gravi: in una confessione straordinaria forseè bene che tralasci ciò che è secondario.Colpe non ancora confessate: devi indagare su ciòche non hai mai confessato o per vergogna o pernegligenza.Colpe gravi confessate male: la regola più sempliceè farti aiutare dal confessore dicendo: «Ho ungroviglio per il mio passato, mi aiuti con qualchedomanda».

Se non sono deciso ad essere schietto sarebbemeglio non ricevere il sacramento?Si, sarebbe meglio non confessarsi. Se non sei de-ciso alla sincerità sta’ lontano dal sacramento. Unsacrilegio è veleno, non converte e non dà forza,toglie le forze!

Il pensiero dei miei sbagli passati mi toglie lapace; cosa debbo fare?Apri il Vangelo alla Passione di Cristo e leggi colcuore. Sprofondati nel dolore di Cristo. Poi apri ilVangelo di Luca al cap. 15, leggi e rileggi. La tene-rezza di Dio ti darà pace.

Vivo in un’occasione volontaria di colpa grave,posso ricevere il sacramento?No, non puoi. Se vivi volontariamente in un’occa-sione di colpa grave è segno che ami quella colpa,è segno che in te non è ancora entrata l’idea dellaconversione. Non puoi confessarti, sarebbe unaprofanazione del sacramento.

Il mio passato è un caos, cosa dovrei fare permettermi a posto?Fatti aiutare dal sacerdote. Di’ con semplicità chenon riesci a mettere ordine nella tua coscienza, erispondi con schiettezza alle sue domande.

In un momento particolare della vita avevoricevuto il sacramento in modo eccezionale;poi, credo, sono stato fedele al Signore finqui. Cosa dovrei fare questa volta per riceverebene il sacramento?È bene che non ritorni a rivangare il passato. Peròponi a te stesso con chiarezza questa domanda: Co-s’è che da molto tempo il Signore mi sta chiedendoe che io rifiuto? Sto negando qualcosa a Dio?

Basta la confessione delle proprie colpe? Non ètroppo poco?No, la confessione suppone una conversione. Unaconversione suppone un programma chiaro, con-creto, di ripresa. Le tue decisioni devono essereprecise, concrete, proporzionate. Devi anche pen-sare ad una riparazione. Un male non riparato èsegno di un pentimento inefficiente, fatto di paro-le soltanto.

Come impiegare bene il tempo dell’attesa?Il tempo dell’attesa è prezioso, per te e per gli al-tri, non sciuparlo! La cosa migliore è sprofondartinella Parola di Dio. Leggi e rileggi i racconti dellaPassione e le pagine più belle del Vangelo sullamisericordia di Dio: prega per chi si sta confes-sando; annota su un quaderno i tuoi impegni;scrivi i più bei doni che Dio ti ha fatto. Sono tuttimezzi che aprono all’amore e ti preservano dalladissipazione.

Dopo il sacramento qual è la cosa più impor-tante da fare?È custodire la tua gioia. Se hai ricevuto bene il sa-cramento, avrai probabilmente una gioia immen-sa, ti verrà anche il desiderio di comunicarla aglialtri. È importante che tu non guasti con la dissi-pazione le ore preziose che seguono il sacramen-to. Prega molto e fa’ qualche penitenza che ti costiun po’. Programma anche qualche bella carità.Consacrati alla Madonna.

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vita lega

lega missionaria Studentiprogetto Speranza 2012

campi estivi di solidarietà

CUBA – LA HABANA

Turno unico dal 2 al 23 agosto 2012, per un massimo di 25 volontari. Le date indica-no il giorno di partenza e di rientro in Italia.

Viaggio: in aereo da Roma Fiumicino / Milano Malpensa.

Documenti: indispensabile il passaporto, su cui va richiesto al consolato uno specialevisto per attività religiose. Per svolgere attività di volontariato, infatti, non basta il solovisto turistico. Sarà tuttavia l’organizzazione a provvedere al visto per tutti i partecipan-ti al campo. Necessarie le vaccinazioni antitifo, antiepatite, antitetanica. Non è obbliga-toria la profilassi antimalarica.

Alloggio e attività: i volontari saranno alloggiati presso la struttura governativa delconvento di Belén, situato nel centro storico del quartiere de La Habana vieja. Le atti-vità saranno duplici: di supporto ai laboratori sociali presenti nel convento di Belén e disostegno alle iniziative di carità e di animazione missionaria delle suore di Madre Tere-sa attive nel quartiere di Casablanca. È richiesta una notevole capacità di adattamento,la piena consapevolezza che si partecipa ad un campo “missionario” (che comporta fe-deltà agli appuntamenti quotidiani di preghiera di gruppo e lo sforzo di offrire una vali-da testimonianza di vita cristiana), una grande generosità nel servizio, la capacità di ri-spettare le culture locali evitando abbigliamenti e atteggiamenti eccentrici (pearcing, al-cool, fumo e quant’altro di marcatamente occidentale). È bene conoscere almeno un po’la lingua spagnola.Considerato l’insieme di problemi legati alla società e alla situazione ecclesiale che pre-senta Cuba, l’accettazione delle eventuali richieste di partecipazione sarà riservata per-sonalmente al p. Nevola, assistente nazionale della Lms.

Bagaglio: asciugamani e federe, effetti personali, cambi estivi, un k-way, berretto eguanti da lavoro. Il clima è tropicale. Il cellulare italiano con contratto o scheda ricari-cabile normalmente gode di copertura di rete su tutta Cuba. Portarsi buone creme diprotezione solare e spray anti zanzare.

Incontro di preparazione: per tutti gli interessati sarà molto importante partecipare auna tre giorni di ritiro spirituale che terremo a Roma dalla sera del 4 alla metà giornatadel 6 maggio 2012.

Età minima di partecipazione 18 anni compiuti.

Responsabili: PP. Massimo Nevola (cell. 329.9460717) e don Bartolomeo Puca (cell.339.4219907).

Costi: 1.300 euro tutto compreso. All’iscrizione va versata la quota del viaggio (inclusi-va di visto e noleggio trasporti in loco), che è di 1.100 euro. I rimanenti 200 euro vannoconsegnati direttamente sul posto ai responsabili del campo. Come per le altre attivitàpromosse dalla Lms, chi avesse difficoltà al pagamento dell’intera quota lo faccia pre-sente con semplicità al p. Nevola.

PERÙ – TRUJILLO

Turno unico dal 30 luglio al 30 agosto 2012, per un massimo di 25 volontari. Le dateindicano il giorno di partenza e di rientro in Italia. Arrivi e partenze sfasati vanno con-cordati esclusivamente con la responsabile, Martina Calliari.

Viaggio: da Roma via Madrid. All’arrivo il gruppo sosterà a Lima qualche giorno e poisi recherà a Trujillo con pullman di linea.

Alloggio: presso il centro Caef a Trujillo.

Attività: animazione con i bambini ed eventuali lavori manuali. Si lavora al servizio delcentro Caef a Trujillo (è una casa per minori in difficoltà) e nei villaggi di Nuevo Chao,Takila e Torres De San Borjas (Moche) nell’ambito di varie attività manuali ed edili.Si visiteranno realtà significative nel campo del commercio equo, della giustizia minori-le e della cooperazione internazionale allo sviluppo.

Bagaglio: sacco a pelo, effetti personali e il necessario per lavorare; portare il minimoindispensabile. Il clima è 25-30 gradi di giorno, 13 la sera e la notte.

Incontro di preparazione: per tutti gli interessati, si consiglia la partecipazione a unincontro di preparazione che si terrà a Roma e a Milano in data da definirsi.

Età minima di partecipazione 18 anni compiuti. Necessaria capacità di adattarsi e vo-glia di servire.

Responsabili: Martina Calliari (cell. 349.1660408) e Laura Coltrinari (cell. 339.4305639).

Costi: tutto compreso 1.350 euro. Come per le altre attività promosse dalla Lms, chiavesse difficoltà al pagamento dell’intera quota lo faccia presente per tempo ai respon-sabili del campo.

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ROMANIA – SIGHET

Obiettivo del campo: vivere una forte esperienza di solidarietà con la popolazione ru-mena di Sighet, specialmente con i più poveri ed emarginati, e di comunione con la co-munità cattolica latina che accoglie abitativamente i volontari. Vivere un’esperienza dimissione, nelle attività di servizio e nella ricerca di un cammino personale e comunita-rio di fede.

Turni: tre di 15 giorni ciascuno, per un massimo di 50 volontari a turno.

1° turno: dal 7 al 23 luglio 2012 – 2° turno: dal 21 luglio al 6 agosto 2012 – 3° turno:dal 4 al 20 agosto 2012. È possibile partecipare a più turni. Le date indicano il giorno dipartenza e di rientro in Italia.

Viaggio: in pullman con partenza da Trieste. I volontari si ritroveranno presso il piazza-le antistante la stazione centrale di Trieste alle ore 15.30 del giorno fissato per la parten-za. L’arrivo a Sighet è previsto per le ore 9.30 del giorno successivo. Il punto di ritrovo,per chi avesse bisogno di accoglienza a Trieste nelle ore precedenti la partenza, sarà ilCentro Giovanile “Villa Ara” dei PP. Gesuiti, responsabile Gianni Spina (tel.0400568474, cell. 339.6201630). Per gli altri, l’appuntamento è alle ore 15 in piazza del-la Libertà, davanti all’ingresso della stazione ferroviaria. Anche il viaggio di ritorno saràin pullman, con arrivo a Trieste previsto per le ore 10 del giorno indicato come data difine turno.

Documenti: è indispensabile avere carta d’identità valida per l’espatrio o il passaportoin regola.

Alloggio: a coppie presso le famiglie della parrocchia cattolico-latina di Sighet.

Attività: corsi di lingua italiana, inglese e spagnola; animazione con i bambini dell’orfa-notrofio e con bambini disabili; assistenza ad anziani; animazione presso l’ospedale co-munale.

Bagaglio: si raccomanda il sacco a pelo (per eventuale escursione nel fine settimana) easciugamani/accappatoio propri. Per tutti si raccomanda un abbigliamento sobrio enon eccentrico (evitare i pearcing).

Età minima di partecipazione 17 anni (con autorizzazione scritta dei genitori per iminori).

Responsabili: P. Massimo Nevola S.I. (cell. 329.9460717), Francesco Salustri (cell.333.8951313), Paola Trabucchi (cell. 347.2536293), Luigi Salvio (cell. 347.1730922).Numero di emergenza in Romania: 0040262313010 (casa-famiglia “Il Quadrifoglio”n. 1).

Costi: 450 euro, dei quali 200 per pullmann e assicurazione da versare al momento del-l’iscrizione e 250 da consegnare invece direttamente in Romania alle famiglie ospitanti,secondo le indicazioni che darà il responsabile del turno. Chi avesse problemi nel paga-mento (parziale o totale) della quota, è pregato di farlo presente con semplicità ai re-sponsabili del campo. Le sole difficoltà economiche non devono costituire un ostacolo al-la partecipazione alle attività della Lms.

Marzo-Aprile n. 2-2012 6363

Marzo-Aprile n. 2-20126464

Scheda d’iscrizione

Cognome .......................................................... Nome ...................................................................

Indirizzo ............................................. n. ..... Città........................ Prov. ............. Cap ............

Telefono di casa ................................... Cell. ............................................ Fax.............................

E-mail................................................................................................................................................

Nato/a il ............................ a ........................................................ Passaporto n. .........................

Nazionalità ....................................................... Comunità di appartenenza .................................

Turno prescelto .................................................................................................................................

Preferenze per le attività/capacità lavorative .................................................................................

COME ISCRIVERSI AI CAMPI ESTIVI DELLA LEGA MISSIONARIA STUDENTI

Iscrizioni campo a Cuba: entro il 30 aprile 2012 mediante fax al n. 06.5910803 oppure all’indirizzoemail [email protected], inviando la scheda d’iscrizione e la fotocopia del versamento sul ccp n.34150003 intestato a “Lega Missionaria Studenti – Roma”, specificando la causale “Iscrizione campoCuba 2012”. Il pagamento della quota può essere effettuato anche mediante bonifico bancario intestatoa “Segretariato Nazionale Lega Missionaria Studenti”, Iban IT 11 K 02008 05198 000400995649, SwiftUNCRITM1B75, causale: “pro campo Cuba 2012”.

Iscrizioni campo in Perù: contattare il p. Massimo Nevola via email all’indirizzo [email protected] o Martina Calliari all’indirizzo [email protected]. Parteciperanno al campo i primi 25iscritti al 1° maggio 2012. All’atto dell’accettazione vanno versati 650 euro sul cc. bancario pressoUnicredit Banca, Iban: IT 83 S 02008 01019 000004694069, intestato a “Lega Missionaria Studenti,Corso Siracusa 10, 10136 Torino”, specificando la causale “Iscrizione campo Perù 2012”.

Iscrizioni campo in Romania: entro il 15 giugno 2012 mediante fax 06.5910803 oppure all’indirizzoemail [email protected], inviando al scheda d’iscrizione e la fotocopia del versamento sul ccp n.34150003 intestato a “Lega Missionaria Studenti – Roma”, specificando la causale “Iscrizione campoRomania 2012” e il turno prescelto. Il pagamento della quota può essere effettuato anche mediantebonifico bancario intestato a “Segretariato Nazionale Lega Missionaria Studenti”, Iban IT 11 K 0200805198 000400995649, Swift UNCRITM1B75, causale: “pro campo Sighet 2012”.

Per ulteriori informazioni sui campi estivi e sui gemellaggi della Lms visita il sito:

Marzo-Aprile n. 2-2012

AMSA - Associazione Missionaria di S.AgabioONLUS - Novara

Scheda sintetica - Progetto Bosnia 2012Campo estivo di solidarietà

Periodo: dall’1 al 12 agosto per un max di 25 volontari.Ritrovo e modalità di viaggio: partenza da Novara alle ore 6.30 di mercoledì 1/8 in pullman/furgone o au-to privata da piazza Mons.Brustia. Rientro a Novara il 12/8. Per chi, arrivando da fuori, volesse arrivare ilgiorno precedente, verrà trovata una sistemazione per il pernottamento, o comunque un’altra soluzione ido-nea (altro ritrovo sul percorso) previo contatto con i responsabili.Documenti per il viaggio: carta d’identità valida per l’espatrio (NON VALIDA QUELLA RINNOVATA CONTIMBRO) o passaporto.Attività: l’attività principale riguarderà il supporto alla comunità locale nella ricostruzione e sistemazione diedifici, strutture o case danneggiate; si prevede inoltre di partecipare a momenti con la comunità locale, avisite alla popolazione, visita a Sarajevo, ecc. Il campo verrà interamente gestito dai volontari per quanto ri-guarda gli aspetti più quotidiani (spesa, cucina, ecc). Il campo prevederà momenti di preghiera, riflessionepersonale e condivisione di gruppo.Alloggio: le attività del campo si svolgeranno presso la parrocchia di Novo Selo (Bosanski Brod), ove allog-geremo presso strutture messe a disposizione dalla comunità.Bagaglio: sono necessari, oltre agli effetti personali che si raccomanda di ridurre al minimo, il sacco a pelo eun materassino, i guanti da lavoro e il berretto per il sole. A tutti viene raccomandato un abbigliamento sobrioe adatto al campo.Età minima di partecipazione: 18 anni.Responsabili: Andrea Confalonieri ([email protected] - 3470528762 - lasciare sms e richiamerò),Valentina Sguazzini ([email protected] - 3491927014)Costi: euro 350. La quota comprende tutti i costi di trasporto, vitto, alloggio, assicurazione. Per motivi orga-nizzativi, si consiglia di versare, all’atto dell’iscrizione, una caparra di 200€. Il resto della quota potrà essereversato contestualmente durante il campo. Per eventuali dubbi o problemi inerenti alla quota di partecipa-zione è possibile mettersi in contatto con gli organizzatori.Iscrizione: il modulo sottostante va compilato e inviato a [email protected]. La caparra può essereversata sul ccp. 57939092 o tramite bonifico bancario (IBAN IT05N0760110100000057939092) intestato a“Associazione Missionaria di S. Agabio”, specificando la causale: “Campo Bosnia 2012”. Le iscrizioni terminanoentro giugno 2012.Sarebbe tuttavia preferibile comunicare al più presto la propria disponibilità, al fine di facilitare l’organizza-zione del campo.In caso di dubbi o problemi inerenti a spostamenti e tempi del campo (per chi proviene da fuori Novara, onon può partecipare all’intero periodo del campo, ecc.) consigliamo di contattarci e segnalare la propria di-sponibilità per consentirci di individuare eventuali soluzioni.

IMPORTANTE: SI CONSIGLIA DI CONTATTARE I RESPONSABILI PRIMA DELL’ISCRIZIONE

DATI PER ISCRIZIONE

Nome e cognome:..................................................... Indirizzo: ...............................................................

Città: ....................................................... Cap: ...................... Codice fiscale: .......................................

Telefono: ................................................. mail. ...................... Nato/a a: ................................................

il: 20/10/2012 prov. ........................................... Documento n...............................................................

Nazionalità: ........................................... Esperienze pregresse (campi, volontariato, ecc.)....................

...................................................................................................................................................................

Itinerario: Viterbo – Roma / Formia – Roma

In sacco a pelo dormendo in sale parrocchiali e/o palestre scolastiche.Condivisione comune dei pasti.Iscrizioni entro e (non oltre) il 1° aprile. Costo dell’esperienza: 80€. Entro i primi di aprilesaranno forniti ulteriori dettagli circa l’equipaggiamento e la logistica del pellegrinaggio.Per ulteriori informazioni e iscrizioni contattare P. Massimo Nevola(e-mail: [email protected]; tel. 349.2412662)

Indispensabile per i minorenni l’autorizzazione scritta dei genitori:

Il sottoscritto ................................................................................................................

genitore di........................................................... Nato/a a .......................................

il...................................................................................................................................

residente in..................................................................................................................

tel e cell. ......................................................................................................................

Autorizzo mio/a figlio/a a partecipare al Pellegrinaggio Ignaziano Viterbo-Roma /Formia-Roma dal 27 aprile al 1° maggio 2012

Firma...........................................................................................................................

CENTRO NAZIONALE APOSTOLATO gIOVANILE DEI gESuITI ITALIANI

gesuiti e [email protected]