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missioni A fine luglio la GMG 2013 in Brasile Prezzo di copertina € 2,20 - maggio 2013 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, C/RM/68/2012 Maggio insieme all’Immacolata Missionari con Maria dossier In preghiera con il rosario missionario dal Guatemala attualità P. Pino Puglisi testimone e costruttore di giustizia fatti Campi estivi con i giovani in Romania MISSIONI OMI RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MISSIONARIA n. 05 MAGGIO 2013

Missioni OMI maggio 2013

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rivista missioni omi

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Maggio insiemeall’Immacolata

Missionari con Maria

dossierIn preghiera conil rosario missionariodal Guatemala

attualitàP. Pino Puglisitestimone ecostruttore di giustizia

fattiCampi estivicon i giovaniin Romania

MISSIONIOMI

RIVISTAMENSILEDI ATTUALITÀ MISSIONARIA

n. 05 MAGGIO 2013

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SOMMARIORicordando padre Pino 06di Ileana Chinnici COMI

Tra santità e politica 10di Luigi Mariano Guzzo

Notizie in diretta 22 dal mondo oblatoa cura di Elio Filardo OMI

Mgc news 25

Condividere i valori cristiani 30di Elio Filardo OMI

Il Brasile attende i giovani 34di Pasquale Castrilli OMI

Lettere al direttore 02

Storia di storie 13

Lettere dai missionari 37

Qui Uruguay, Qui Senegal 39

DOSSIER

14UNA FOTO

PERPENSARE

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attualità

news

fatti

missioni

MISSIONI OMIRivista mensile di attualitàAnno 20 n.5 maggio 2013

La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250

EDITOREProvincia d’Italia dei MissionariOblati di Maria ImmacolataVia Egiziaca a Pizzofalcone, 3080132 Napoli

REDAZIONEVia dei Prefetti, 3400186 Romatel. 06 6880 3436fax 06 6880 [email protected]

DIRETTORE RESPONSABILEPasquale Castrilli

REDAZIONESalvo D’Orto, Elio Filardo,Gianluca Rizzaro, Adriano Titone

COLLABORATORINino Bucca, Claudio Carleo, Fabio Ciardi, Gennaro Cicchese, Angelica Ciccone, Luigi Mariano Guzzo, Thomas Harris,Sergio Natoli, Luca Polello, Claudia Sarubbo, Giovanni Varuni

PROGETTO GRAFICOE REALIZZAZIONEElisabetta Delfini

STAMPATipolitografia AbilgraphRoma

FOTOGRAFIESi ringrazia Olycomwww.olycom.it

UFFICIO ABBONAMENTIVia dei Prefetti, 34 - 00186 Romatel 06 9408777 - Valentina [email protected]

Italia (annuale) 17 euroEstero (via aerea) 37 euroDi amicizia 35 euroSostenitore 65 euro

Da versare su cc p n. 777003 Home Banking: IBAN IT49D0760103200000000777003 intestato a:Missioni OMI - Rivistadei Missionari OMIvia Tuscolana, 73 - 00044 Frascati (Roma) Finito di stampareaprile 2013Reg. trib. Roma n° 564/93Associata USPI e FESMI

www.missioniomi.itwww.facebook.com/missioniomi

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di Antonio Gaspari

dossier

Padre Mario Piatti spiega il ruolo della Vergine nella religione e nella società

MariaIndagine su

Per molti la festa dell’Immacolata, l’8 dicembre, è solo un gior-no di vacanza in più. Per i fedeli invece è una festività di im-portanza notevole, considerando l’enorme devozione mariana diffusa in tutto il mondo.È vero che i devoti di Maria, vengono spesso banalizzati e derisi come creduloni, nonostante che le prove concrete di quanto la Vergine medi l’intervento di Dio nella realtà terrena

siano molteplici. Per cercare di capire quanto sia ancora viva la fede in Maria, e quale significato ha questa festività nell’economia della salvezza, abbiamo intervistato p. Mario Piatti icms, direttore della rivista “Maria di Fatima”, or-

Da sinistra: dei fedeli nel santuario di nostra signora Aparecida, in Brasile; la statua della vergine, a Medjugorje; Our Lady of the Snows, santuario oblato a Belleville, Stati Uniti

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una foto per pensare

PensieriPensieri ingombranticome uccelli rapaci che volanosui silenzi del cuore:verità taciute e voci assordantiche costringono ad un volo faticoso.Ali pesanti. . . eppur fatte per innalzarsialte nel cielo.

foto Alessandro Milella, [email protected] Claudia Sarubbo, [email protected]

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Maggio insiemeall’Immacolata

Missionari con Maria

dossierIn preghiera conil rosario missionariodal Guatemala

attualitàP. Pino Puglisitestimone ecostruttore di giustizia

fattiCampi estivicon i giovaniin Romania

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RIVISTAMENSILEDI ATTUALITÀ MISSIONARIA

n. 05 MAGGIO 2013

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È la prima immagine che ha dato di sé papa Francesco, sin dai pri-mi giorni di pontificato. La sen-

sazione di un “re” che non vuole usare il trono. Lo hanno mostrato le parole e i gesti di inizio pontificato: la presentazio-ne nella serata romana del 13 marzo, la prima messa in Cappella Sistina l’indo-mani e, sempre il 14 marzo, la visita a S. Maria Maggiore per raccomandare alla Madonna il suo ministero. Un papa che si libera, in certo modo, dei privilegi possi-bili al suo status per farsi umile come il nome che ha scelto, vicino, vicinissimo al gregge di cui è stato eletto pastore. I gesti di papa Francesco hanno gettato indub-biamente scompiglio negli ambienti va-ticani: la richiesta di un anello d’argento al posto di quello d’oro, la riduzione degli appartamenti papali, il semplice scanno sul quale sedeva ricevendo i capi delle chiese sorelle, le famose scarpe nere, la lavanda dei piedi a giovani detenuti il gio-vedì santo.Anche Maria, l’Immacolata era così. Donna umile e forte al tempo stesso, ser-va del Signore il cui unico scopo era fare spazio a Gesù. Presente in maniera di-screta nella chiesa nascente insieme agli apostoli. Quella chiesa fondata su Pietro e su uomini generosi, che avevano risposto con slancio alla chiamata dal ‘maestro’. Una chiesa che aveva nella preghiera e nella condivisione le sue uniche armi.

Gli apostoli, Maria, papa Francesco. I troni sembrano ribaltati, lustrini e pri-vilegi scartati per dare spazio ad una presenza semplice e solidale, vicina alle persone, capace di inchinarsi da-vanti agli altri come di chi si propone il servizio come unico fine.Parliamo di Maria Immacolata in que-sto mese di maggio a lei dedicato. Per guardarla, pregarla, ringraziarla, imi-tarla. Paolo VI, predecessore di papa Bergoglio, nell’enciclica Mense Maio del 1965 si esprimeva con queste paro-le: “Esulta il nostro animo al pensiero del commovente spettacolo di fede e di amore che, fra poco, sarà offerto in ogni parte della terra in onore della Re-gina del cielo. È, infatti, il mese in cui, nei templi e fra le pareti domestiche, più fervido e più affettuoso dal cuore dei cristiani sale a Maria l’omaggio della loro preghiera e della loro venerazione. Ed è anche il mese nel quale più larghi e abbondanti dal suo trono affluiscono a noi i doni della divina misericordia”.In tutta la cristianità in questo mese si guarda a Maria, alla sua vita, alle sue virtù. La vicinanza alla Madonna è esperienza delle generazioni cristiane nel corso della storia.Maria è porto sicuro, rifugio, consola-trice, avvocata. Si ricorre a colei che ha vissuto la sua vita senza orpelli e senza troni. n

Senza tronodi Pasquale Castrilli OMI

[email protected]

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le parole, non ricercate, ma semplici, quelle delle preghiere. Benvenuto Francesco!

Daniela Esposito, Napoli

Una piazza S. Pietro così gremita, mi fa capire che la fede esiste ancora! E mi fa sperare in una nuova era per la Chiesa! Forza Francesco... siamo con te!

Sara Pegoraro, Vercelli

Tutti i popoli latinoamericami hanno tanto sofferto nel passato. Ora hanno un papa

che si annuncia grandissimo. “Fratelli e sorelle buona sera, voi sapete che il dovere del conclave era di dare un vescovo a Roma. I fratelli sono andati a prenderlo alla fine del mondo. Incominciamo questo cammino vescovo e popolo, cammino di fratellanza amore fiducia, preghiamo l’uno per l’altro” Grazie papa Francesco e se il poverello di Assisi ti assiste questa Chiesa sarà più povera e quindi più vera...

Franco Gallelli

lettereal direttore

Diamo il benvenuto al nostro nuovo papa unendoci in preghiera. Mi sono piaciute le sue prime parole, che avrò modo di riascoltare e meditare, ma ho apprezzato soprattutto il suo gesto di chinare il capo di fronte al popolo di Dio per accogliere la benedizione di tutti noi... gesto di umiltà e semplicità!

Luisa Miletta, Roma

È difficile che mi emozioni, ma la tenerezza e la semplicità di questo papa,

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BenvenutoFrancesco

GIOIA E SPERANZASiamo felici, perché lo Spirito Santo ci ha dato come nuovo successore di Pietro, come vescovo di Roma e come Pontefice, papa Francesco. Preghiamo per lui. Invochiamo lo Spirito Santo, perché lo sostenga nell’opera che dovrà svolgere per custodire la chiesa nell’unità della fede e nella carità. Il suo volto sereno, carico di paternità, i suoi gesti umili, come l’inchinarsi davanti la folla per ricevere la benedizione del popolo cristiano, le sue parole semplici ed essenziali, ricche di inviti alla preghiera e alla fraternità, ci hanno dato gioia e speranza, così come le hanno date alla Chiesa e al mondo. Questo evento storico, che ci ha trasmesso tante emozioni, ci dia passione e responsabilità nel vivere la nostra esperienza cristiana e la nostra vocazione missionaria.

P. Alberto Gnemmi OMI, superiore provinciale

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Un’emozione unica e un bellissimo discorso. grazie papa Francesco!

Sara Terentini, Firenze

Sono solo alcuni dei messaggi che abbiamo raccolto in occasione dell’elezione del nuovo pontefice. Personalmente la sera del 13 marzo ho scelto di non vedere, ma di ascoltare, attraverso la radio, la notizia della elezione di papa Francesco e le sue prime parole. Mi è sembrato significativo,

attraverso un mezzo di comunicazione povero. potermi accostare con rispetto e profonda fede al nuovo successore di Pietro.La radio mette in maggiore risalto le parole rispetto al mezzo televisivo. E le prime parole di papa Bergoglio hanno lasciato un segno. La parola preghiera da lui ripetuta più volte con lo sconvolgente gesto di chiedere una preghiera/benedizione del popolo su di lui. Poi la parola fratellanza a voler dire che

la cosa che più conta è la concordia. E poi la parola evangelizzazione che a noi del carisma demazenodiano è parola molto cara.

Fin dai giorni dell’elezione di papa Francesco,il quotidiano Avveniredà la possibilità di lasciare un messaggio di augurioal nuovo pontefice cliccando suwww.avvenire.it/Chiesa/Pagine/il-nostro-papa.aspx

CHI È PAPA BERGOGLIO

Tanto abbiamo letto in questi mesi sulla vita, le origini e il ministero del cardinal Bergoglio, ora papa Francesco. Ci sono alcuni gesti che ha posto nel suo ministero a Buenos Aires, capitale dell’Argentina, che meritano di essere conosciutiA fine settembre gli argentini svolgono un pellegrinaggio a piedi alla basilica di Nostra Signora di Luján, 60 km da Buenos Aires. Nel 2009 lo slogan del pellegrinaggio è stato “Madre, abbiamo bisogno di vivere come fratelli”. Per espressa volontà del cardinale Bergoglio l’immagine originale della Vergine di Luján veniva tolta dalla sua abituale collocazione “per stare più vicino ai fedeli”. Durante il pellegrinaggio di quell’anno i giovani realizzarono un “gesto per la vita”: accendendo una luce, seguito da un minuto di silenzio e da una decina del rosario “per le vittime di ogni violenza”. Nel 2010 il card. Bergoglio definì la capitale del paese un “tritacarne” Lo disse in occasione di una messa per le vittime della tratta di esseri umani e del lavoro in condizioni di schiavitù e per i cartoneros che

vivono cercando rifiuti. “Per molti la nostra città è un tritacarne, che distrugge le loro vite, spezza la loro volontà e li priva della libertà”, affermò durante la celebrazione eucaristica, che si tenne nella stazione ferroviaria di Constitución.Facendo riferimento alla parabola del Buon Samaritano, il card. Bergoglio disse: “in questa città si compiono sacrifici umani, si uccide la dignità di questi uomini e di queste donne, di questi ragazzi e ragazze sottoposti alla tratta, alla schiavitù. Non possiamo restare tranquilli”. Buenos Aires è “una fabbrica di schiavi, un tritacarne”, in cui si difendono “i signori della mafia”, che “non prestano mai il volto e salvano sempre la pelle, forse per quella ricetta così nostra che si chiama tangente”. Al momento delle offerte, un gruppo di lavoratori avvicinò all’altare oggetti confezionati da persone riscattate da laboratori clandestini. Un gruppo di donne, invece, portò una rete con le foto e i nomi di bambine rapite da organizzazioni dedite alla tratta di persone a scopo di prostituzione.

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di Fabio [email protected]

attualità

Madagascar

Il viaggio è stato più lungo del pre-visto (tre giorni e tre notti) a cau-sa del ciclone che si è abbattuto

sull’isola della Riunione dove ho do-vuto fare scalo, ma finalmente sono arrivato ad Antananarivo (qui sem-plicemente Tanà). Attraverso la città caotica, dove la vita scorre lungo le strade. Sui marciapiedi gli artigiani, i negozianti, le cuoche, i barbieri… Il tutto amalgamato dalla terra rossa, dal

Una goccia di speranza nell’Isola Rossa

colore così intenso, che ha fatto deno-minare il Madagascar l’Isola Rossa. Povertà e miseria in ogni dove. Eppure sono conquistato dal fascino discreto che emana dal sorriso dei bambini che giocano con un nulla, dai cappellini di lana o di paglia dalle mille fogge che portano tutte le donne, dalla gentilezza che incontro ovunque.Alla casa provincializia incontro i primi Oblati: stanno giungendo dalle varie missioni per il ritiro annuale. Ar-rivarono dalla Polonia nel 1980 dietro invito di p. Marcello Zago, che aveva incontrato un vescovo del Madagascar scoraggiato perché non trovava mis-sionari per la sua diocesi. Come luogo d’inizio venne scelta la diocesi di Toa-masina, sulla costa orientale dell’isola, perchè “la missione proposta è in linea con le prospettive della nostra congre-gazione missionaria. Ci sono perso-ne povere in termine materiale, come spirituale, e in attesa. Senza l’invio di missionari, migliaia di malgasci rimar-ranno privi di evangelizzazione”. Nel settembre del 1981, iniziarono la prima missione a Marolambo, quasi 400 km a sud della diocesi di Tamatave. Oggi sono quaranta, metà polacchi, metà malgasci, più una cinquantina di giovani in formazione. A Fiana-rantsoa, 400 km dalla capitale, ho visi-tato 27 di questi giovani in formazione, che studiano filosofia e teologia. In al-

Antananarivo

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Madagascar

tri luoghi, vi sono ancora 8 novizi, 9 prenovizi e 5 fratelli in formazione. Il futuro della missione è assicurato. “Perché ti sei fatto Oblato?”, chiedo a p. Alfred . «Perché un giorno, quando ero alla scuola, è arrivato un padre che tra l’altro ci disse che gli Oblati sono il battaglione d’assalto di Dio. La cosa mi è piaciuta. Volevo far parte di quel corpo d’assalto. Gli ho scritto, ed ora eccomi qua». Si trova con altri quattro in quella prima missione di Morolam-bo. A turno vanno a visitare i cristiani nei villaggi in foresta e sulle monta-gne. P. Alfred parte due volte l’anno e per un mese intero, a piedi, passa di villaggio in villaggio. Ha con sé cin-que o sei portatori carichi di tutto il materiale necessario. Non ci sono stra-de né ponti e spesso ci si deve arram-picare. La gente è isolata e sparsa su vaste aree per i lavori dei campi. Sono viaggi duri.

Se ogni accesso è bloccato per le situa-zioni climatiche si può ricorrere alla piccola compagnia aerea dei calvinisti danesi, a servizio delle missioni, anche di quelle cattoliche… l’ecumenismo funziona! Quando, in genere dopo una giornata di viaggio, il missionario giunge in un villaggio, il responsabile del centro e il catechista hanno già avvertito tutti ed hanno preparato la sua accoglienza: viene ricevuto al margine del villaggio ed accompagnato in processione con strumenti, canti, danze… Poi iniziano la catechesi, la messa, i sacramenti per le persone dei dintorni, alcune delle quali arrivate con tre giorni di cammi-no… Cose da film eppure succedono! Gli Oblati sono presenti non soltanto sugli altipiani, ma anche lungo il lito-rale, principalmente a Tamatave. Mi colpisce soprattutto l’apostolato del mare, rivolto ai pescatori e alle loro fa-

miglie, una delle classi più povere. Le grandi navi della Cina pescano con si-stemi industriali e ai poveri pescatori tradizionali rimane ben poco. Con le loro fragili piroghe devono inoltrarsi sempre più al largo. Gli Oblati offrono a ciascun pescatore il necessario per la pesca, viene dato un nome alla nuova piroga e allegato il nome del benefat-tore. Si organizzano incontri di for-mazione, si sostengono le famiglie, si tengono mense per i bambini. I missio-nari hanno saputo coinvolgere suore e laici, non soltanto per gli aiuti materia-li e l’assistenza sociale, ma anche per la catechesi e la formazione spirituale. Lavoro capillare, che raggiunge le fa-miglie più povere e che dà loro dignità e sicurezza.Mi rendo conto che la vocazione obla-ta, come direbbe S. Eugenio, è “indub-biamente la più bella, perché la stessa di quella di Gesù”. n

Il Madagascar è uno stato insulare situato nell’oceano indiano, al largo della costa

orientale dell’Africa, di fronte al Mozambico. L’isola principale, anch’essa chiamata Madagascar, è la quarta più grande isola del mondo. Ospita il 5% delle specie animali e vegetali del mondo, l’80% delle quali sono endemiche del Madagascar. Fra gli esempi più noti di questa eccezionale biodiversità ci sono l’ordine dei lemuri, le oltre 250 specie di rane, le numerose specie di camaleonti e i tipici baobab.

Nel Madagascar vivono circa 20 milioni di abitanti, la densità è di 28 ab./km².Il malgascio è la prima lingua dell’isola, ma la popolazione parla correntemente anche il francese (a seguito del passato coloniale dell’isola).Le chiese cristiane in Madagascar sono spesso influenti sulla vita politica del paese. Il Consiglio delle Chiese Malgasce (FFKM) riunisce le quattro dottrine più radicate nel paese (cattolicesimo romano, protestantesimo riformato, luteranesimo e anglicanesimo).

Madagascarin pillole

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di Ileana Chinnici COMI

attualità

Un rievocazione intensa e personale della persona e dell’opera di p. Pino Puglisi, beatificato a Palermo a fine maggio

padre PinoCi sono persone che incontri nella vita e che lasciano

il segno. Devo a p. Pino Puglisi l’incontro con il ca-risma oblato, che determinerà la mia vita spirituale e

vocazionale. Devo a lui un certo modo di pensare e vivere la Chiesa, un’impronta formativa post-conciliare, un’apertura al mondo, una consapevolezza del ruolo del laicato.

Professore e formatoreHo avuto la grazia di averlo come professore di religione al li-ceo, anni decisivi nello sviluppo della personalità. P. Puglisi mi ha accompagnato con discrezione e delicatezza, raccogliendo le confidenze dei miei primi turbamenti adolescenziali, le mie domande sul senso del bene e del male, del giusto e dell’in-giusto. Oggi comprendo quanto abbia contribuito a formare la mia coscienza morale, insieme alla mia famiglia ed al mio parroco di allora, don Carlo Lauri, che mi ha plasmato ad una mentalità missionaria. P. Puglisi, è stato soprattutto un educa-tore, un formatore di coscienze. Credo che sia stato questo a dare fastidio ai mafiosi di Brancaccio.

Ricordando

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Amava molto i giovani. Indimentica-bile la coppola lanciata sulla cattedra appena entrato. Lo ricordo seduto sul-la cattedra, mentre dialogava con la classe su tematiche come il destino, il fatalismo, i valori sociali, cercando di trasmetterci una visione cristiana del-la vita e di combattere i luoghi comu-ni della nostra cultura. Ricordo come amava farci lavorare in gruppo, ci dava dei libri da leggere e relazionare poi in classe. Ricordo ancora la lettura di Ipotesi su Gesù di Vittorio Messori…Con lui si era creato fin da subito un bel rapporto. “3P”, infatti (come lo chiamavamo affettuosamente) guar-dava con simpatia i ragazzotti che, come me, venivano dalla provincia ed erano un tantino snobbati dai coetanei palermitani. P. Puglisi, che era stato per anni parroco a Godrano, cono-sceva bene la genuinità della gente di paese e la stimava. Come dimenticare le escursioni di gruppo proprio nelle campagne di Godrano, tra stalle e ca-

solari? Ovunque era accolto con affet-to, come uno di famiglia. Le lunghe passeggiate in montagna, la tranquillità con cui affrontava co-stoni di roccia che ci aiutava a valica-re, il suo passo veloce e deciso: io ero

una delle poche, abituata a camminare tanto. Ci sono ricordi che è impossibi-le cancellare, come andare tutti insie-me a vedere l’alba su monte Cucco e lì pregare con le lodi, o le visite in semi-nario. Ci portava spesso a visitare gli

ambienti comuni, la cappella, il refet-torio, l’ingresso, poi la lunga scala che portava fin sui tetti; eravamo una classe interamente femminile, e questo dice chiaramente come p. Pino non facesse distinzioni, quanto fosse libero da in-tenti di proselitismo vocazionale, come ritenesse opportuno avvicinare tutti alla vita del seminario e della Chiesa. Non posso dimenticare la mattina in cui pochissime di noi, solo tre o quat-tro eravamo entrate a lezione (era l’8 marzo e tipicamente si marinava la scuola) e p. Puglisi decise di portarci a vedere Palermo dai tetti della catte-drale. Ci fece avventurare in un dedalo di scale e scalette, soppalchi e ballatoi, passaggi e cunicoli fino ad una scala a pioli mezza rotta e pericolante, da cui si usciva sul tetto attraverso una boto-la. Una volta fuori, che spettacolo, che panorama! Alla fine tornammo giù tutte contente di quella avventura fuori programma.E poi, quella sua voce pacata, tran-

È stato soprattutto

un educatore, un formatoredi coscienze

In apertura un’immagine del giovane padre Puglisi. A destra con un gruppo di giovani da papa Giovanni Paolo II nel 1985

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quilla, dolce: un timbro gradevole da ascoltare, trasmetteva serenità. Era raro vedergli perdere le staffe, ma quando succedeva, diventava rosso pa-onazzo fino alle orecchie e la voce di-ventava vibrante, forte, decisa.

I bivi della vitaMi voleva bene e stimava le mie ca-pacità intellettuali; l’anno della matu-rità mi “corteggiò” a lungo perché mi iscrivessi alla facoltà teologica: mi dis-se che c’era bisogno di giovani dotati, mi fece alcuni esempi di altre giovani donne teologhe che insegnavano lì; a suo dire, avrei potuto raggiungere in breve tempo posizioni prestigiose e si-cure. P. Puglisi si scontrò, tuttavia, con la mia testardaggine: avevo già deciso, in cuor mio, di iscrivermi a fisica, per studiare astronomia. Cercò di dissua-dermi, di mostrarmi i limiti di quella scelta, ma non riuscì a convincermi. Sono certa di averlo deluso. Ma ero convinta della mia scelta. A volte mi chiedo cosa sarebbe avvenuto di me se, a quel bivio, avessi imboccato la stra-da della facoltà teologica, ma non ho rimpianti: anche se è stata dura laure-arsi in fisica, la vita mi ha confermato che era quello che Dio voleva per me, perché io potessi realizzarmi ed esse-

re un avamposto di frontiera dove Egli mi ha voluto, chiamandomi a vivere ed incarnare il dialogo scienza-fede. Chissà, forse oggi p. Puglisi si ricrede-rebbe!Di una cosa, invece, sono certa che sia rimasto contento: in quello stes-so anno, finita la maturità, p. Pugli-si mi invitò ad un campo estivo con il Centro diocesano vocazioni, che lui dirigeva (“Sì, ma verso dove?” era lo slogan del CDV). Quell’indimenti-cabile esperienza, vissuta nell’agosto 1984 a Baida, segnò una svolta nella mia vita spirituale: ebbi modo infat-ti di conoscere il carisma oblato, di entrare in contatto con la comunità OMI, di iniziare con loro un cammi-no di formazione umana e spirituale che mi avrebbe portato lontano, alla condivisione dell’ideale missionario nel Movimento giovanile Costruire (MGC) e alla vocazione COMI (Co-operatrici oblate missionarie dell’Im-macolata). A p. Puglisi bastava sapere che avevamo trovato una strada nella chiesa e che eravamo contenti di per-correrla. Mai interferì o ebbe a ridire sulle nostre scelte, anche quelle di altre mie compagne: se qualche pressione mi aveva fatto nell’orientamento degli studi universitari, mai alcuna ne fece

sull’orientamento spirituale e carisma-tico. L’importante, per p. Puglisi, era scegliere, fidandosi di Dio, evitando il rischio di rimanere fermi e indeci-si. “Vivere è scegliere, è ricominciare sempre” diceva uno slogan a lui caro: me lo inviò una volta, scritto in una cartolina.

Padre nostro preghiera di tuttiQuando celebravamo messa insieme, p. Pino non voleva mai che si cantasse il Padre nostro. È la preghiera di tutti, diceva, anche di chi non sa cantare: e tutti devono essere messi in condizio-ne di recitarlo. La sua rigidità su questo punto della liturgia, contrapposta alla sua grande flessibilità su tutto il resto, mi colpiva tanto: si vedeva che per lui era veramente importante - e ora capi-sco che l’aver chiamato Padre nostro il centro parrocchiale di Brancaccio per l’accoglienza dei giovani aveva un significato profondo nella sua ottica. Doveva essere un centro dove tutti i giovani dovevano poter essere accolti: i ragazzi di strada, i figli dei mafiosi, i giovani della parrocchia, i ragazzini per bene e quelli a rischio. Era eviden-te che questa paternità di Dio, che non fa differenze e crea comunione, non poteva piacere ai mafiosi che fondano

A sinistra, la vista posteriore della Cattedrale di Palermo. A destra, un momento del funerale di padre Puglisi

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attualità

sulla divisione e sul privilegio il loro potere.Anche durante gli anni universita-ri, dopo che a p. Puglisi fu assegnata la parrocchia di Brancaccio, avevamo mantenuto i rapporti. Lui era preso dal nuovo ministero ed io dal caos del mondo dell’università. Ma c’era il vo-lersi bene di sempre, che ti fa sentire in comunione con una persona anche se i rapporti si diradano. Ero andata a trovarlo poche settimane prima della sua uccisione. In estate, avevo fatto il primo viaggio missionario in Uruguay con l’MGC ed alcuni amici, animato-ri della parrocchia, mi avevano invi-tata a parlare di questa esperienza ad un gruppo di ragazzini del quartiere. Andai volentieri, anche per rivedere e salutare p. Puglisi. Era la prima volta che andavo nella sua parrocchia. Ma lo vidi solo per un attimo: c’era un’ombra scura nei suoi bellissimi occhi, un’om-bra che non avevo mai colto. Non sor-rideva affatto quella sera “3P” come se avesse una segreta preoccupazione. Mi salutò in fretta, come se volesse tenere chiuso in sé il suo terribile segreto. Gli dissi che ero stata in Uruguay e che ero contenta di conoscere la sua parroc-chia, che era il territorio della sua mis-sione … «Eh, ma qui non è facile» mi

disse, con gli occhi bassi, e si conge-dò, come distratto da cupi pensieri. Sul momento, non riuscii a decifrare que-sto suo atteggiamento. Ricordo, però, che mi preoccupai molto, che andai via con un senso di inquietudine. Oggi capisco che forse aveva ricevuto delle minacce.

Forte e silenziosoMi trovavo a Roma quando seppi della sua uccicione. Ero andata alla Procura delle Missioni OMI a salutare p. Ser-gio Natoli e fu proprio lui a darmi la notizia. Ne rimasi sconvolta. Non ri-uscivo più neppure a parlare. Con un filo di voce chiesi quando, come… Nel volo di ritorno verso Palermo ripensai a quell’ultima volta che lo avevo visto, a quella tristezza nei suoi occhi, a quel dolore silenzioso che portava dentro. Non so quanto ho pianto. Al funerale c’era tutta la città: facemmo il corteo,

dietro al feretro portato a spalla dagli altri presbiteri, insieme con le compa-gne di scuola, gli amici della comunità OMI, tantissima gente. Ho un ricor-do confuso, perché ho pianto tutto il tempo, e ricordo che sbandavamo nel camminare, tanto era il dolore. Le la-crime furono irrefrenabili al canto di ingresso della messa. Intonarono Resurrezione e la gioia di quel canto contrastava così tanto col nostro dolo-re, ma dava perfettamente ragione di

quella testimonianza, di quel martirio, che diventava gioia e compimento in Cristo. Che gioia ci hai dato, Signore del cielo. Ci hai dato una grande gio-ia, Signore, nel santo sacerdote che ci hai donato, che ora risplende alla tua destra, ci hai dato una grande gioia nel suo sangue versato per amore, come il tuo, e che feconderà questa terra da lui amata, per il riscatto di questa gente da lui amata.Da quanto scritto non emerge il ri-tratto di un prete antimafia, nel senso tradizionale del termine, perché p. Pu-glisi non amava la ribalta, non alzava la voce in pubblico, ma annunziava la verità e la giustizia con la forza della testimonianza, lavorando in modo si-lenzioso, ma efficace per contrastare la mentalità antievangelica del tessuto mafioso di Brancaccio, senza azioni eclatanti ma sfaldandone le fibre, poco a poco. Per questo, andava eliminato. Ci lascia un esempio luminoso di fe-deltà al Vangelo, di coraggio silenzio-so e di testimonianza fino all’effusione del sangue, in comunione con Cristo redentore.Il 25 maggio p. Puglisi sarà proclama-to beato: tra le mie intenzioni di pre-ghiera, a lui avevo affidato in modo speciale la comunità di Palermo quando nel 2000 se ne prospettava la chiusura; chi meglio di lui poteva in-tercedere per questa causa, lui che co-nosceva e stimava gli Oblati e che mi aveva messo in condizione di cono-scerli e di trovare la mia vocazione, che proprio quell’anno vedeva la mia prima oblazione COMI? Ora vedo che la sua beatificazione cade nella set-timana di preghiera per le vocazioni oblate: non mi sembra un caso, sono certa che ancora p. Puglisi intercede da lassù per il suoi amici Oblati e per i giovani, da sempre al centro del suo ministero. Nostro speciale protettore ed amico, beato don Pino Puglisi, pre-ga per noi! n

C’era un’ombra nei suoi

bellissimi occhiche non avevo

mai colto

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di Luigi Mariano Guzzo

attualità

Responsabilità personale e comunitaria per un autentico impegno cristiano in politica

Tra santitàNell’atto stesso della creazione si schiude l’orizzonte di

responsabilità che impegna ogni uomo verso il proprio fratello. “Dov’è Abele?” (Cfr. Gen. 4, 9) è la domanda

che il Signore, nel rivolgersi a Caino, gira a tutti gli uomini. Per-ché l’interesse per Abele, nostro fratello, è l’interesse per l’intera famiglia umana e, pure, rispetto alla custodia dell’ecosistema, la casa comune dei popoli. Insomma c’è una responsabilità comu-nitaria che grava su ogni persona e che deve, senza fraintendi-menti, spingere all’impegno politico, inteso come impegno per il bene della “polis”, della città. Un impegno politico che, nel caso dei cristiani, è espressione stessa della missionarietà che caratterizza la Chiesa fin dal-le origini: l’annuncio salvifico del Vangelo di Cristo alle genti smuove la realtà circostante, comprese le istituzioni sociali.È vero che oggi parlare di politica significa parlare troppo spes-so di disonestà, clientelismo, corruzione a livello non soltanto

e politica

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Tra santitàdi singole persone ma anche di intero sistema. Ed allora, in una situazione del genere, come può il cristiano oc-cuparsi di politica senza cadere nella tentazione di adeguarsi alla mediocre mentalità comune?La storia insegna che l’idea di un par-tito tipicamente confessionale è falli-mentare in un apparato democratico caratterizzato da pluralismo valoriale e religioso, come è per l’appunto quel-lo italiano. D’altro canto l’impegno in politica non deve neanche svuotare di significato il personale credo etico o religioso, anzi deve condurre alla fa-tica di dimostrare razionalmente le

proprie idee e “la loro rilevanza per un’etica pubblica in linea di principio condivisibile anche da chi queste espe-rienze [si intende esperienze di fede, ndr] non le abbia fatte” (Savagnone). E ciò con la consapevolezza che “il non occuparsi di politica in una socie-tà dotata, bene o male, di ordinamenti democratici, equivale in realtà a fare la politica peggiore: quella dell’assen-teismo colpevole e della complicità” (Gatti). Un po’ come Ponzio Pilato che se ne lava le mani.

Testimoniare il RisortoL’impegno politico per i cristiani tro-va forza in verità da una situazione di vuoto e di smarrimento. E le protago-

niste sono proprio tre donne, messe ai margini della società per la loro condi-zione di genere, che giunte al sepolcro di Gesù lo vedono con la pietra sco-perchiata. È il compimento della pro-messa messianica che Cristo ha fatto ai suoi discepoli, ma è anche il ristabili-mento di un ordine di giustizia: la mor-te di un innocente da parte del potere costituito è riscattata dalla resurrezio-ne di un Dio-uomo che libera dalla ti-rannide del male e dalla violenza degli inferi. La resurrezione è quindi un evento di liberazione. E la sua testimonianza non può che portare disordine in un or-

dine sociale che non ha interesse per le fasce deboli, per i giovani, per le don-ne, gli anziani, i poveri, i diseredati. È in questo senso che la risurrezione - ma soprattutto la sua testimonianza - assu-me una grande connotazione politica.Il cristiano quindi già nel testimonia-re la risurrezione di Cristo come un evento, che ha ancora da dire all’uomo di oggi, fa la sua parte nell’agorà della polis.

Virtù politicaNel novero delle virtù politiche di ogni cristiano impegnato attivamente per il bene comune della società civile bi-sogna considerare la tensione costan-te verso la santità; una tensione a cui

è chiamato ogni credente in forza del battesimo. La santità è “davvero l’uni-ca possibilità di vivere sensatamente, onorevolmente, di sfuggire alla medio-crità, all’accontentarsi, alla scoloritura di un’esistenza passata, comodamen-te, in retrovia” (Vinerba). Insomma la santità è per quei numeri uno che si mettono in campo senza perplessità o paura. La sua ricerca per i cristiani non è tanto una possibilità, una questione per pochi eletti, è anzi un dovere. Essere santi si deve, oggi e per sempre, anche in politica. E che il cristianesi-mo sia stato dall’inizio un’esperienza politica lo testimonia la nascita del mo-

L’impegno politico per i cristianiè espressione stessa della

missionarietà della Chiesa

Un rapporto di stima e amicizia lega il papa emerito Benedetto XVI e il presidente Giorgio Napolitano.

Entrambi hanno portato avanti il loro impegno istituzionale con abnegazione

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vimento monastico, in Oriente prima, ed in Occidente poi. Infatti i monaci “si appartavano dalla società perché insoddisfatti del degrado del mon-do antico, in cui agli uomini premeva ormai soltanto mangiare e divertirsi, importava il piacere privo di ogni re-sponsabilità. Avevano scelto il deserto perché credevano che se fossero riusci-ti a sconfiggere l’oscurità là dove do-minavano i demoni, nel mondo intero ci sarebbe stata più luce” (Grun).Il monachesimo nasce come risposta politica ad un mondo ormai corrot-to e traviato che non riesce a fare del messaggio cristiano un’occasione di salvezza per la civitas. E quanto di sa-pore di santità impastata a rivoluzione c’è appunto nella vita dei monaci che si isolano dalla comunità non per fugare la propria responsabilità, quanto piut-tosto per essere “pietra d’inciampo” e testimoni della parresia evangelica.In più nel proporre il modello del mo-

nachesimo si rende evidente ancor di più lo stresso legame che esiste tra politica e mistica, perché quest’ultima “ha una sua visibilità sociale, in quanto chi possiede Dio ha tutta la sua esisten-za trasformata e può essere capace di cambiare gli stessi contesti sociali in cui vive” (Asti).

Evento escatologicoL’impegno politico ha quindi un’im-portanza escatologica nella misura in cui si traduce nella volontà di costru-ire su questa terra quel Regno di giu-stizia, di pace, di amore, di fratellanza, di ospitalità, di condivisione trasudato dalle pagine evangeliche.E i cristiani che si “buttano” nell’agone politico, quale orizzonte ultimo di spe-ranza, devono avere se non proprio il pa-radiso che “è davvero il fine di ogni cosa, un fine che diventa mezzo perché questa speranza sostiene i criteri e le scelte con-crete della quotidianità” (Vinerba)?

L’escatologia cristiana parte dalla ri-surrezione di Cristo come risurrezio-ne per tutti noi e per il mondo intero. Significative appaiono le parole del teologo Jürgen Moltmann a proposi-to: “l’escatologia cristiana, che cerca di misurare l’inesauribile futuro di Cristo, non colloca l’evento della re-surrezione in un quadro di pensiero apocalittico e di storia del mondo. Essa esamina piuttosto quale sia la tendenza intima dell’evento della risurrezione e si chiede che cosa si possa e ci si debba legittimamente aspettare dal Cristo ri-sorto e glorificato” (Moltmann).Insomma che senso ha oggi, nel 2013, parlare ancora della Risurrezione di Cristo? E’ la risposta a questa doman-da la chiave di lettura per un impegno coerente dei cristiani in politica e ispi-rato ad una testimonianza visibile e ci-vile della fede nella Parola di Dio. Che è Parola di salvezza. Per chi crede e, pure, per chi non crede. n

«Il quadro della situazione in cui

viviamo è fosco per tre motivi: il primo è la gravissima situazione economica e del lavoro; il secondo è la confusione del quadro politico; il terzo è la decostruzione della famiglia.Nelle aree più sviluppate del Nord c’è una stasi della produzione. Si moltiplicano le aziende che chiudono. Non c’è solo una disoccupazione giovanile, c’è una disoccupazione dei quarantenni. Qui a Trieste le strutture caritative della Chiesa si trovano davanti a richieste di aiuto sempre maggiori.Certamente il risultato elettorale ha creato una situazione di stallo. L’esito elettorale ha mostrato sostanzialmente due cose: un grave scollamento tra politica e popolo, ossia una grande insoddisfazione, e poi la crisi delle grandi tradizioni di cultura politica nazionale».

politica in crisiMons. Crepaldi

attualità

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Agli inizi del secolo scorso la sopravvivenza delle missioni oblate sulle rive del Mackenzie dipendeva soprattutto dall’abilità e dalla de-

dizione eroica dei fratelli (Oblati non sacerdoti), giu-stamente soprannominati “apostoli sconosciuti”. Per procurare il cibo a centinaia di persone ci volevano cacciatori e pescatori esperti.Olivier Carour è in cima alla lista di coloro che si sono

distinti per la loro abilità. Questo piccolo Bretone aveva una metodo origina-

le per abbattere il caribù o il lupo. Incapace di chiudere un occhio alla volta, faceva scivolare il suo berretto di lana sul sinistro, ag-giustava la mira del suo fucile

a canna, più grande di lui, e al momento opportuno lascia-

va partire il colpo.Un altro fratello altret-

tanto abile a intrap-polare la volpe era

Olivier Leroux. Originario della regione del Fi-nistère, ebbe l’o-nore e la gioia di far dono a papa Leone XIII della pelliccia più pre-ziosa conosciuta in queste regioni:

la volpe nera. Il 18 ottobre 1898 mons. Emile Grouard, allora vicario apostolico del Mackenzie, si incaricò personalmente di presentare al Pontefice il prezioso pacco, in occasione di una visita a Roma. Ecco come racconta la memorabile udienza. «Alla fine del collo-quio col papa, parlai della volpe nera che desideravo offrirgli. Raccontai come fratel Olivier Leroux l’aveva catturata servendosi di una trappola, dissi una parola delle negoziazioni con un dottore protestante che vole-va comprarla, ma che aveva dato prova di generosità: “Dato che è destinata al papa, rinuncio ai miei diritti in suo favore”. Leone XIII ne fu visibilmente toccato: “Direte a questo buon dottore che il papa benedice lui e la sua famiglia e che questa benedizione gli darà feli-cità”. Consegnai allora la bella pelliccia al Santo Padre che l’accettò con molto piacere. Il padre che mi accompagnava iniziò allora a dare spiegazioni sulla difficoltà che ci sono per la cattura e sul modo di tendere le trappole. E mimava la volpe che sente l’esca, che non si fida, si avvicina, scava nella neve, ecc. Il papa seguiva con gli occhi sbarrati ogni suo gesto, rideva su alcuni particolari e riproduceva sul volto i sentimenti di diffidenza della signora volpe. Era una delizia vedere il Santo Padre mettere da parte, per un momento, i pensieri e i problemi che l’assilla-no quotidianamente: “Direte ai vostri missionari che il vecchio papa li benedice”.Dopo aver preso congedo avevo solo una preghiera nel cuore e sulle labbra: «Che il Signore mi accolga bene-volmente come ha fatto il suo vicario… Non domando nulla di più». n

storia di storie

Una volpe nera per il papadi André Dorval OMI tradotto e adattato da Nino Bucca OMI

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dossier

Indagine su

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di Antonio Gaspari

Padre Mario Piatti spiega il ruolo della Vergine nella religione e nella società

MariaIndagine su

Per molti la festa dell’Immacolata, l’8 dicembre, è solo un gior-no di vacanza in più. Per i fedeli invece è una festività di im-portanza notevole, considerando l’enorme devozione mariana diffusa in tutto il mondo.È vero che i devoti di Maria, vengono spesso banalizzati e derisi come creduloni, nonostante che le prove concrete di quanto la Vergine medi l’intervento di Dio nella realtà terrena

siano molteplici. Per cercare di capire quanto sia ancora viva la fede in Maria, e quale significato ha questa festività nell’economia della salvezza, abbiamo intervistato p. Mario Piatti icms, direttore della rivista “Maria di Fatima”, or-

Da sinistra: dei fedeli nel santuario di nostra signora Aparecida, in Brasile; la statua della vergine, a Medjugorje; Our Lady of the Snows, santuario oblato a Belleville, Stati Uniti

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gano della Famiglia del Cuore Im-macolato di Maria.Che significato ha per i credenti la festa dell’Immacolata?Nell’immaginario religioso, riferirsi alla Vergine Maria significa pensare a quanto di più bello e di più amabile possa esistere. Le sue feste, i luoghi e lei dedicati, gli eventi legati alla sua persona - specialmente le apparizio-ni - confermano l’ammirato stupore del credente per la grandezza dell’o-pera che Dio ha compiuto e ancora va compiendo in Lei e per mezzo di Lei. L’Immacolata, in particola-re, richiama al dono della purezza e della trasparenza; permette di intui-re almeno qualcosa della fragranza di un Cuore concepito in una totale innocenza, sempre gelosamente cu-stodita e preservata da qualunque in-sidia del male.

Perché è stato necessario procla-mare un dogma per l’Immacolata?Il popolo di Dio, fin dalle origini, ha

percepito l’originalità e l’unicità di Maria Santissima, tributandole lodi e onori del tutto particolari, che la liturgia ha poi espresso sempre più

correttamente e organicamente. È significativo rilevare come i gran-di dogmi mariani, formulati dalla Chiesa, siano stati sempre precedu-ti e accompagnati dalla fede viva e semplice della gente comune, che ha colto in lei la totale appartenen-za al “versante di Dio” - per i suoi ineguagliabili privilegi - ma anche la sua totale appartenenza al nostro “versante umano”. La chiesa, rico-noscendo la sua Immacolata Conce-zione, ha dato voce a una tradizione millenaria, confermando così de-finitivamente il sentire del popo-lo santo di Dio. È stato necessario promulgare ufficialmente questo dogma per togliere ogni possibile dubbio sulla immacolatezza di Ma-ria, modello ineguagliabile, cer-tamente, eppure tanto prossima a ciascuno di noi.

di Pippo Mammana [email protected]

MISTERI GAUDIOSIL’ANNUNCIAZIONE DELL’ANGELO A MARIA VERGINEIl primo mistero gaudioso ci fa meditare il meraviglioso e sorprendente annuncio dell´angelo a Maria. Dio scende a livello dell´umanità, sceglie un paese piccolo, una casa povera, una giovinetta. Le parla nella sua lingua e con espressioni della sua cultura. È una gioia senza fine che si rinnova ogni qualvolta possiamo annunciare Gesù nelle lingue dei nativi e dei poveri.

LA VISTA DI MARIA SANTISSIMA A S. ELISABETTALa visita di Maria a Elisabetta ci ricorda il dovere missionario di andare, rischiare, annunciare, servire. A volte andando a piedi per i villaggi del Guatemala disseminati tra le montagne, ho ricordato le

montagne della Palestina che Maria percorse per poter arrivare alla casa della cugina. Andare per servire disinteressatamente.

LA NASCITA DI GESÙ NELLA GROTTA DI BETLEMMEGesù nasce tra la gioia dei genitori, degli angeli e dei pastori. Tutti costoro contemplano il mistero del Dio che si fa carne. Affidano il loro destino alle mani di un bambino. Con la stessa gioia il missionario contempla la nascita di una comunità o di una vocazione locale. Ci vuole la semplicità degli angeli e dei pastori per credere nel miracolo della nascita di Gesù che si rinnova.

GESÙ VIENE PRESENTATO AL TEMPIODA MARIA E GIUSEPPEGesù è perseguitato fin dalla nascita e i genitori emigrano in Egitto per salvarlo. Come non meditare questo mistero alla luce di tutti coloro che sono costretti

UN ROSARIO MISSIONA RIO DAL GUATEMALA

L’Immacolata, in particolare,

richiama al dono della purezza e

della trasparenza

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UN ROSARIO MISSIONA RIO DAL GUATEMALAad emigrare per salvare la loro vita dalla fame o dalla persecuzione. Sono tanti che, come Gesù, attraversano clandestinamente le frontiere e vivono come Gesù l esilio o, meglio, è Gesù che emigra in loro.

IL RITROVAMENTO DI GESÙ NEL TEMPIOGesù perso e ritrovato tra i dottori del tempio. Un bambino che dà lezioni ai grandi. È una esperienza molto comune tra noi missionari che, arrivando in un paese straniero, dobbiamo farci bambini per imparare il linguaggio dei poveri. Allo stesso tempo troviamo nei più piccoli, nei più poveri, che a volte non sanno né leggere né scrivere, i nostri maestri.

MISTERI DELLA LUCEIL BATTESIMO NEL GIORDANONel Giordano non è Gesù che viene battezzato, ma siamo noi ad essere battezzati da lui alla presenza del Padre. Il battesimo ci fa missionari. Sulle rive del Giordano inizia la missione di Gesù, che poco dopo dirà nella sinagoga di Nazareth: “mi hai mandato ad evangelizzare i poveri”. Ogni volta che un battezzato scopre la sua missione, si rinnova la gioia della missione di Cristo.

Dall’alto, i senso orario: il santuario di Akita, in Giappone; la madonna di Guadalupe, in Messico; la statua della Vergine a Lourdes; statua della madonna nella parrocchia oblata di Malaga, Spagna

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nostro destino e della nostra prede-stinazione al bene. La verginità di Maria, prima che la dimensione fi-sica, riguarda l’integrità e la totalità del suo donarsi a Dio, senza riserve, avvenuta nel suo cuore e da lei con-

Perché è così importante la vergi-nità di Maria?Nonostante le numerose derive del-la nostra epoca, la festa dell’Imma-colata conserva tutto il suo fascino e ci riporta con nostalgia al cuore del

fermata ogni momento dalla sua vita. Questo aspetto va ricuperato molto, ai nostri giorni: la verginità rimane un “carisma” e un tesoro pre-zioso, di cui la Chiesa è vigile depo-sitaria e di cui la madonna è custode

Vittorio Messori si conferma l’asso dell’apologetica e della saggistica cattolica

italiana. Bernadette non ci ha ingannati. Un’indagine storica sulla verità di Lourdes, (Mondadori, pp. 300, euro 18,50) è il titolo dell’opera con cui il giornalista e scrittore emiliano compendia le sue ricerche pluridecennali sul tema delle apparizioni mariane nella località pirenaica.Il successo non si è fatto attendere: il volume è stato stampato con una prima tiratura di 25mila copie ma già dopo due settimane è andato in ristampa e sono stati già firmati numerosi contratti per la traduzione.

Messori ha raccontato la genesi e le ragioni del proprio saggio, in merito ad un avvenimento che, a 154 anni di distanza, non smette di far parlare di sé. «In un secolo e mezzo i libri su Lourdes si sono moltiplicati. - ha detto - Credo però che il mio sia il solo (almeno nelle intenzioni) che, dopo aver vagliato tutta questa enorme produzione, cerca di porsi tutte le obiezioni possibili contro la verità delle apparizioni e propone una risposta critica e documentata ad esse». Quanto al metodo di lavoro, Messori sostiene di muoversi come uno storico che ha come intento «ricercare e vagliare le fonti, rispondere alle critiche con fatti precisi. Praticare cioè la sola apologetica che mi sembra efficace: pacatezza e rigore.

Bernadetteuna portavoce esemplare di Maria

LE NOZZE DI CANAIl mistero della presenza di Gesù alle nozze di Cana scopre l’importanza della nostra partecipazione attiva alla costruzione del Regno di Dio. Sei giare d’acqua sono trasformate in vino di salvezza, le altre sei sta a noi trasformarle in vino di redenzione. La sposa, che in questo vangelo non appare, siamo noi. Gesù ci ha scelto per essere suoi collaboratori.

L’ANNUNCIO DEL REGNO DI DIOL annuncio del regno di Dio è l obiettivo principale della missione del seguace di Gesù. La missione ha inizio con la ricerca dei più poveri, con la testimonianza personale e comunitaria e con la carità che spesso si organizza in opere di promozione. Sono innumerevoli le opere che tanti missionari hanno creato e che hanno collaborato a far nascere ferventi comunità cristiane.

LA TRASFIGURAZIONELa trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor ci fa capire che dobbiamo lavorare a servizio del regno di Dio con un progetto

chiaro: la salvezza e la difesa della persona umana in tutti i suoi aspetti. In una missione dedicammo molto tempo per sradicare la mortalità infantile liberando i nostri fratelli da usanze religiose ancestrali fataliste. Non fu facile, ma rese credibile l’annuncio di Cristo.

L’EUCARISTIAIl mistero dell’istituzione dell´Eucaristia impegna il battezzato ad un servizio a tutto campo, si tratta di dar da mangiare, insegnare a leggere e scrivere, a coltivare, ad organizzarsi. Si tratta di annunciare chi è Gesù e spiegare la Parola di Dio. Si tratta di spezzare il pane della salvezza per coloro che vogliono essere discepoli di Gesù. Si tratta di trasformare tutta la vita in Eucaristia.

MISTERI DOLOROSIL’AGONIA DI GESÙ NEL GETSEMANIL’agonia nell’orto degli ulivi ci fa meditare sulle angosce di Gesù, sulle sue paure e i suoi dubbi. Uniamo alla sua angoscia le nostre

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nostre famiglie e delle nostre comu-nità cristiane. Ha ispirato opere ca-ritative, educative e sociali in ogni epoca, promuovendo il bene e indi-cando sempre nuovi sentieri. Le suo-re di Madre Teresa hanno aperto una

le dell’Immacolata?Più che tante disquisizioni teolo-giche partirei da alcune semplici constatazioni. Maria Santissima ha sempre sostenuto, specialmente nei momenti della prova, la vita delle

ed eccelso esempio. Il mondo mo-derno sembra essere poco sensibile a Maria ed al suo ruolo di mediatrice.Quali sono gli argomenti che lei utilizzerebbe per spiegare l’impor-tanza religiosa, sociale, caritatevo-

Ogni studioso, cattolico o no, deve essere grato a don René Laurentin che, in venti anni di lavoro, ci ha dato una ventina di libri con la raccolta completa dei documenti. Di Laurentin sono stato anche collaboratore. Mi baso, come doveroso, soprattutto sui risultati della sua ricerca, organizzandola e completandola per il fine propostomi».Una tesi fondamentale del libro è che Bernadette non ci ha ingannati, non ha mentito. «Ciascuno dei nove capitoli del libro ha un punto interrogativo. Bernadette fu lo strumento di una truffa organizzata dai genitori o dai preti? Fu una commediante? Una allucinata? Ha mai esitato nella sua testimonianza o ne

ha mai dubitato? Come la giudicarono le suore tra cui visse 13 anni? Alla fine mi pare che il lettore sia costretto dalla stessa rigorosa inchiesta storica ad arrendersi al mistero della realtà delle apparizioni». «Bernadette fu uno strumento straordinariamente trasparente per il messaggio che doveva riferire - afferma ancora l’autore -. C’è in lei una eccezionale corrispondenza con i piccoli, i poveri, gli umili, i sofferenti che sono i privilegiati del Vangelo. Più la si conosce, più si rimane stupiti e più la si ama. Una portavoce esemplare di Maria».Messori tine a raccontare della sua pluriennale frequentazione del santuario: «prima che uno scrittore su

Lourdes, sono un devoto di Lourdes. Amo andarvi sia mescolato ai pellegrini, sia da solo o con mia moglie e dividere il tempo tra processioni e frequentazione della biblioteca e dell’archivio del santuario. Ma, come dico sin dal primo capitolo, il credente è il solo che possa occuparsi di Lourdes con oggettività. In effetti se (per paradosso) si scoprisse che Bernadette ci ha ingannati, la fede non sarebbe in pericolo perché essa si basa non sulle apparizioni di Lourdes, ma su quelle di Gesù risorto. Se invece l’incredulo dovesse ammettere la verità delle apparizioni, crollerebbe tutto il suo schema ideologico.

Luca Marcolivio

sofferenze. Attraverso l’angoscia, Gesù scopre il più doloroso disegno di Dio: dare la vita. In un gesto di nobile donazione, offre la sua volontà. “Si faccia la tua volontà, non la mia”.

LA FLAGELLAZIONE DI GESÙLa flagellazione era una tortura crudele che dissanguava i condannati. Le torture, oggi, sono bandite dalle leggi, ma quante torture si infliggono agli esseri umani in troppi paesi ancora?La cattiveria umana riesce a produrre nuove torture, anche quelle psicologiche che annullano la volontà della persona umana.C’è ancora molto cammino prima della completa abolizionedelle torture.

L’INCORONAZIONE DI SPINELa coronazione di spine ci mette in comunione con tutti i martiri ridicolizzati, maltrattati e torturati prima di essere uccisi. Le spine feriscono la testa. Ciò che vogliono colpire e schiacciare sono le sue idee. A mons. Gerardi, martire del Guatemala, fu espressamente massacrato il cranio perché aveva usato il

cervello per denunciare la sparizione e uccisione di duecentomila guatemaltechi.

IL VIAGGIO AL CALVARIO DI GESÙ CARICO DELLA CROCEIl cammino di Gesù verso il supplizio della croce fuori dalle mura di Gerusalemme è un segno di esclusione. Non volevano saperne più, volevano che sparisse dalla circolazione. Desaparecido. Quante situazioni simili abbiamo vissuto in questi ultimi decenni! Si torturava, si uccideva e si cercava di fare sparire le tracce delle vittime. Ma non si può cancellare la vita, perché la vita è vita eterna.

GESÙ È CROCIFISSO E MUORE IN CROCELa morte di Gesù in croce. Si tratta di una morte che comincia ad inquietare i potenti. Già sotto la croce i potenti litigano. È il martirio che costruisce la chiesa e il Regno di Dio. Il missionario converte se veramente muore a se stesso per assumere, come Gesù, la storia di un popolo fino alle ultime conseguenze, fino alla morte.

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MISTERI GLORIOSILA RESURREZIONE DI GESÙGesù resuscitato si manifesta in primo luogo a una donna, Maria Maddalena. A lei affida la missione di annunciare il trionfo della vita agli apostoli. Spesso nelle missioni, le collaboratrici più fedeli e coraggiose sono le donne, soprattutto le mamme che, silenziosamente, portano nelle loro case la ricchezza del Vangelo.

L’ASCENSIONE DI GESÙ AL CIELOL’ascensione di Gesù al cielo è un atto di fiducia da parte di Dio. Gesù, che si è incarnato, ha annunciato la Parola di Dio, ha dato la sua vita, si mette un po’ in disparte per far protagonista la sua chiesa. Il suo ruolo non sarà più quello del protagonista, ma dell’accompagnante che, con la forza dello Spirito Santo, non abbandona i suoi discepoli, ma neppure toglie loro la responsabilità.

LA DISCESA DELLO SPIRITO SANTO NEL CENACOLOEccolo Colui che unisce, riempie i cuore d’amore, illumina, corregge, sana e unisce. È lo Spirito Santo che agisce allo stesso modo in tutte le regioni della terra, pur rispettando le culture, le lingue, gli usi, i costumi, i simboli dei popoli. Il punto fermo di ogni missione è la preghiera silenziosa attraverso cui permea lo Spirito Santo.

L’ASSUNZIONE DI MARIA AL CIELONell’assunzione di Maria al cielo, contempliamo il trionfo non solo di Maria, ma anche il nostro. L’umanità non è più in preda ai demoni e al male, ma è saldamente insediata nelle braccia del Padre, sia nel cielo che sulla terra. Cielo e terra sono ormai collaboratori. Il destino dell’umanità è segnato: il cielo lo attende. Ma questo cielo comincia da qui, dal Regno che già è presente tra noi.

NICARAGUALa chiesa rende omaggio alle donne e difende “la vera famiglia”“Noi Vescovi del Nicaragua vogliamo presentare un tributo sincero di amore per tutte le madri del Nicaragua, e in particolare riconoscere quante hanno fatto delle loro case santuari di vita, scuole di religione e veri luoghi di amore, proprio in mezzo ad una società in conflitto”. Iniziava così il messaggio della Conferenza episcopale del Nicaragua per la festa della mamma, celebrata lo scorso anno il 30 maggio.Nel messaggio i vescovi avevano ricordato che la celebrazione nazionale della festa riguarda anche la famiglia, “e questo è anche il motivo per cui seguiamo da vicino il dibattito sul nuovo codice della famiglia che si sta svolgendo in seno all’Assemblea Nazionale” si leggeva nel documento. A questo proposito i vescovi hanno denunciato che Paesi e gruppi

economicamente potenti fanno pressioni sui legislatori per fare in modo che il nuovo codice della famiglia accetti il cosiddetto “matrimonio”

e l’unione di fatto tra omosessuali. Il messaggio proseguiva: “riconosciamo con soddisfazione che, nonostante le pressioni”, i deputati nicaraguensi hanno mantenuto nel nuovo Codice il principio che “la vera famiglia ha come fondamento l’unione stabile tra un uomo e una donna”.

COREA DEL SUDMese dedicato a Maria, alla famiglia e al dialogo tra cattolici e buddistiLe comunità cattoliche e buddiste della Corea del sud vivono intensamente il mese di maggio. Mese della festa di Vesakh per i buddisti, mese mariano per i cattolici. Sono molteplici, a maggio, in tutto il Paese le celebrazioni nel segno dell’amicizia e della costruzione di una società migliore. Tra le due comunità, infatti, vi sono importanti segni di dialogo. Normalmente in questo periodo dell’anno si svolgono anche visite reciproche nelle chiese

cattoliche e nei tempi buddisti.Numerosi sono stati, nel corso degli anni, i messaggi inviati dal card. Nicholas Cheong Jinsuk, arcivescovo di Seoul, ai buddisti coreani per rivolgere gli auguri dei cattolici per questa loro importante ricorrenza, auspicando che cattolici e buddisti possano nel presente e nel futuro, continuare a costruire una società basata sull’amore e sull’amicizia, nel rispetto delle rispettive differenze. Sul versante cattolico è consuetudine dedicare il mese di maggio alla Madonna e alla famiglia.

RUANDAIl Santuario di Kibeho, faro di pace per l’AfricaAll’inaugurazione del santuario di Kibeho, a maggio del 2003, mons. Augustin Misago, vescovo di Gikongoro, auspicò che diventasse “un faro di fede e di speranza di pace per tutta la regione dei Grandi Laghi e l’Africa centrale”. “In un’Africa sconvolta da guerre e persecuzioni, speriamo tanto che Maria ci aiuti a percorre le vie della pace” disse

Il mese marianoin alcuni Paesi di missione

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casa in Vaticano, nella piazza del Sant’Uffizio, intitolata proprio a lei, per aiutare i poveri. S. Massimilano Kolbe, il “folle della Immacolata”, le ha dedicato addirittura una città. P. Pio, devotissimo della Vergine, ha fondato uno degli ospedali più moderni e funzionali d’Europa. La Madonna sottolinea la componente affettiva della fede: “amare ciò che si crede”, amare Dio, autore di ogni

bene e ogni uomo, sentito e accolto come fratello. Se mancasse la sua fi-gura, rischieremmo di rendere spes-so la nostra adesione a Dio fredda o troppo “intellettuale”. Lei - prima discepola di Cristo - ci aiuta ad ama-re e a comprendere tutta la rivela-zione come una grande “educazione all’amore”. Forse dovremmo riparti-re proprio dal suo cuore materno e immacolato, dalla sua straordinaria capacità di comprendere le nostre necessità e di compatire i nostri li-miti per parlare al nostro tempo, su-scitando il desiderio e la nostalgia di un bene oggi travolto dalla indiffe-renza, dal cinismo, dalla immoralità dilagante. Un bene continuamente disprezzato, ma di cui - mai come oggi - si sente la struggente mancan-za e la urgente necessità. n

L’INCORONAZIONE DI MARIA REGINA DEL CIELO E DELLA TERRAMaria regina degli angeli e dei santi. Si realizza la profezia del Magnificat: “Innalzò gli umili”. S. Pietro dirà qualcosa di simile che riguarda noi: “voi siete una razza eletta, un sacerdozio regale, una nazione santa, un popolo … il popolo di Dio” (1Pt. 2, 9-10). Maria anticipa questa visione del trionfo non solo della grazia, ma anche dell’umanità che vive in pienezza l’amore di Dio.

dossier

nell’occasione mons. Misago, nella cui diocesi è situato il santuario di Kibeho.Ogni parrocchia delle diocesi si reca in pellegrinaggio a Kibeho nel mese mariano, e molti fedeli arrivano da altre zone del Paese.A Kibeho, dal 1981 al 1989 si sono registrate diverse apparizioni mariane, che sono state riconosciute, dopo una scrupolosa indagine, dall’ordinario del luogo, il 29 giugno 2001. La prima apparizione è del 28 novembre 1981, quando la Vergine apparve a Alphonsine Mumureke, una studentessa di sedici anni. Successivamente la Vergine apparve anche ad altre due ragazze, fino all’ultima apparizione, nel 1989.

Nella foto, l’interno del Santuario mariano a Quezon City (Filippine)

Se mancassela sua figura,rischieremmo

di rendere la nostra adesione

a Dio fredda o troppo

intellettuale

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P. Giuseppe Cellucci OMI è stato nominato direttore di Signis Roma, l’Associazione

cattolica Mondiale per la Comunicazione che aiuta le comunità cristiane mettendo “a disposizione una connessione Internet tramite

satellite, studi radiofonici, stazioni radio portatili, strumentazione audio, video ed informatica”. P. Giuseppe nel 1985 aveva iniziato a lavorare nel

Servizio audiovisivi della direzione nazionale delle Pontificie Opere Missionarie ed a collaborare con il programma Orizzonti Cristiani di Radio Vaticana. Dal 1990 ha fatto parte del gruppo di sacerdoti che celebrano la Santa Messa trasmessa in diretta da Radio Vaticana la domenica mattina. Nel 2002 ha concluso il suo lavoro presso la

Direzione nazionale delle Pontificie Opere Missionarie e dal 2004 al 2012 è stato membro della redazione della rivista Missioni OMI.

(fonte www.radiovaticana.va)

Un partenariato di sostegno mette in moto la Calabria. Il progetto partito nel 2009 presso la Scuola SF. Iacob

di Câmpulung Muscel con l’adozione di un’insegnante.Lo scorso marzo due viaggi missionari in Romania hanno dato un contributo significativo alla realizzazione del progetto promosso dai Missionari Oblati di Maria Immacolata e dalla comunità Testimonianza dell’Associazione Missionaria di Maria Immacolata (AMMI) di Catanzaro. L’iniziativa a favore degli alunni diversamente abili e dei tre istituti comprensivi del distretto di Arges,

ha coinvolto due equipes composte da specialisti che hanno svolto attività di formazione. Una parte

dell’intervento è stata dedicata all’osservazione dei ragazzi nelle classi. Ad alcuni di loro sono stati somministrati dei testi specifici per la formulazione della diagnosi funzionale. In ogni classe i formatori si sono intrattenuti in un

Notizie in diretta dal mondo oblato

news

P. Celluccinuovo direttoredi Signis a Roma

ItaliaDICHIARATO VENERABILE FRATEL ANTONIO KOWALCZYK

Sostegno a ragazzi diversamente abiliRomaniamessaggi

e notizie dalle missionia cura di Elio Filardo [email protected]

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Il 28 marzo papa Francesco ha pubblicato il decreto dell’eroicità delle virtù del servo di Dio Antonio Kowalczyk con il quale è

dichiarato venerabile. Lo ha reso noto p. Joaquín Martínez Vega OMI, postulatore generale «Papa Francesco ci conduce di sorpresa in sorpresa. Ci ha sorpreso il 28 marzo, inizio del triduo pasquale, con un bell’uovo di Pasqua!»Fr. Kowalczyk nacque a Dzierzanów, Polonia, il 4 giugno 1986 e morì, con fama di santità il 10 luglio 1947 a St. Albert, Canada.«Il processo della causa di canonizzazione era iniziato a Edmonton, - dice ancora p. Martinez - il 1° giugno 1979 fu iniziato a Roma e nel 1984 si nominò relatore della stessa p. Ambrosio Eszer O.P. P. Nicola Ferrara, dopo un lungo lavoro, in

qualità di collaboratore esterno del postulatore generale, elaborò la Positio super Virtutibus». Nel giugno del 2012 i consultori teologi diedero parere favorevole all’unanimità. La causa passò quindi alla congregazione dei cardinali e dei vescovi i quali si espressero positivamente e così il papa ha formulato il decreto il 27 marzo. «Cosa manca ora per la beatificazione? - si domanda Martínez - Soltanto un miracolo che attesti quello che la Santa Sede ha già approvato. Ci sono già varie grazie e favori che si attribuiscono all’intercessione del nuovo venerabile, come si può leggere su: http://postulationomifr.weebly.com/kowalczyk.html, però non sono sufficienti. Stiamo studiando una guarigione presumibilmente miracolosa in Minnesota (Stati Uniti)».

DICHIARATO VENERABILE FRATEL ANTONIO KOWALCZYK

dialogo con l’insegnante presente e la collega di sostegno in merito alla situazione dei ragazzi ed all’approccio personalizzato. Nelle tre scuole, inoltre, sono state dedicate alcune ore alla formazione teorica delle insegnanti e dei genitori interessati al tema della disabilità.Al primo viaggio, svoltosi dal 10 al 14 marzo, hanno preso parte due membri dell’AMMI, Giacomo Coluccio e la prof. R. Leonetti, insieme agli specialisti del Centro Jonico Riabilitazione Medical ad Psicology (CEJRI) di Bianco (Rc): la neuropsichiatria C. Coluccio, lo psicopedagogista S. Terranova, lo psicomotricista L. Lo Vercio, la psicologa G. Leggio. Le attività svolte negli Istituti comprensivi Mircea Cel Batran e Nicolae Simonide di Pitesti hanno consentito di conoscere il contesto in cui sono integrati i ragazzi

diversamente abili e le modalità attraverso le quali viene applicata l’educazione inclusiva.Ha fatto parte dell’equipe anche il cardiologo A. Leggio che ha effettuato visite specialistiche alle persone della parrocchia romano-cattolica dei SS. Apostoli Petru si Paul di Pitesti.Dal 24 al 28 marzo, la seconda equipe composta da tre membri dell’AMMI, A. Gangale, R. Lioi e dalle professoresse M. Piroso e C. Sestito, ha operato nella Scuola SF. Iacob di Câmpulung Muscel. Questo intervento, oltre ad arricchire il ventaglio conoscitivo del contesto scolastico, ha avuto un carattere maggiormente didattico.A maggio 2012 è stato pubblicato il sito copiices.omisat.net e durante l’anno scolastico 2012-13 sono state coinvolte le altre due scuole del distretto di Arges.

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ITALIA

Missioni popolari in quaresimaAnche nella quaresima 2013 sono state numerose le missioni al popo-lo animate dai Missionari Oblati di Maria Immacolata sul territorio ita-liano. Saint-Vincent (Ao), Monsum-mano Terme (Pt) e Ponza (Lt) sono state alcune di queste. A Ponza la missione si è svolta dal 27 febbraio al 10 marzo.Richiesta dai due parroci dell’isola, la missione si è proposta come stru-mento di annuncio del Vangelo e ap-profondimento della fede in questo anno che la chiesa dedica al tema della fede.Nei primi giorni della missione, i dieci missionari presenti sull’iso-la, hanno visitato le famiglie che si sono mostrate aperte e accoglien-ti. Si sono anche svolti complessi-vamente undici centri d’ascolto del vangelo. Il vescovo della diocesi di Gaeta, mons. Fabio Bernardo D’O-norio, si è reso presente nella do-menica centrale della missione in

occasione della processio-ne organizzata dai pe-

scatori in onore del patrono, S. Silverio papa.

Il 16 febbraio 2013 Il Santo Padre Benedetto

XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Churchill-Baie d’Hudson (Canada), presentata da mons. Reynald Rouleau OMI.Il papa ha nominato vescovo di Churchill-Baie d’Hudson p. Wieslaw Krótki OMI,

missionario a Igloolik, nel Grande Nord del Canada.

P. Wieslaw Krótki OMI è nato ad Istebna, nella diocesi di Katowice (Polonia), il 12 giugno 1964. Nel 1979 è entrato nel seminario minore dei Missionari Oblati di Maria Immacolata a Markowice. Il 7 settembre 1983 è stato ammesso nel noviziato degli Oblati a Koden e l’8 settembre 1988 ha pronunciato i primi voti religiosi. Ha svolto la formazione sacerdotale presso il seminario degli Oblati ad Obra, Polonia, dal 1995 al 1990. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 19 giugno 1990 è stato inviato subito nelle missioni nel Grande Nord del Canada.Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha svolto i seguenti incarichi nella diocesi di Churchill-Baie d’Hudson: 1990-1993: Missionario ad Igloolik; 1993-2001: Missionario a Gjoa Haven; 1996-1999: assistente del superiore della delegazione oblata di Hudson Bay; 1999-2005: superiore della delegazione oblata di Hudson Bay. Dal 2001 è missionario ad Igloolik.

(fonte: www.news.va)

news

P. Wieslaw Krótki nominato vescovo

Canada

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La comunità MGC di Roma ha intrapreso il cammino di quest’anno con la consapevolezza che non sarebbe stato

un anno qualunque: da una parte l’Anno della fede da vivere in comunione con tutta la Chiesa e con le altre comunità MGC d’Italia, dall’altra il 25° anniversario del Movimento Costruire. L’Anno della fede è stato accolto come opportunità per soffermarci a riflettere su ciò in cui crediamo e per andare in profondità nel nostro rapporto con Dio, ripartendo dalle fondamenta della nostra fede. Il papa ci ha invitato a riscoprire il ‘credo’ come il luogo in cui emergono i punti più belli della fede e li stiamo osservando con gli occhi del carisma oblato che ci caratterizza. Alcuni di noi raccontano:

mgc news

Alla prese con l’Anno della fedeRoma

Gli incontri di quest’anno mi esortano a non lasciare che la mia fede resti un fatto personale, ma che sia vissuta in comunione con la chiesa universale. Per questo ho ritenuto importante riprendere in mano il catechismo, perché mi aiuta ad evitare interpretazioni personali del messaggio evangelico e ad essere una cristiana più consapevole.

Angelica

Mi sto impegnando a ricercare Dio nel prossimo, mettendomi al servizio del più debole e bisognoso, a ricercare nelle relazioni non attaccamenti umani, bensì rapporti che vanno oltre, che creano un legame eterno, possibili

solo se vissuti nell’ottica di Gesù in mezzo a noi. Ed è così che impegnandomi ad amare tutti sto amando anche la chiesa che è madre di tutti i cristiani.

Alessandro

Tra i messaggi dei primi incontri, quelli che sono stati più vivaci nelle mie vicende quotidiane sono l’esortazione ad avere speranza e ad essere speranza per gli altri, in questo momento storico, e la dialettica, che a volte si crea, nell’essere credenti solo di Dio o solo della Chiesa.

Francesca

L’incontro che più mi ha colpito è stato quello dal tema ‘Credo

la chiesa’, soprattutto per come sia stato messo in evidenza che spesso si pensa a “chiesa sì, Dio no” oppure “Dio sì, chiesa no”. Il periodo che stiamo vivendo mi fa veramente pensare che Dio e la chiesa non possono essere due cose distaccate, ma devono sempre essere l’una fonte dell’altra.

Riccardo

Vivo quest’anno come una possibilità di approfondire e rinsaldare il mio rapporto con Dio. Sapere che tutto è mosso e vissuto in funzione di Lui, mi affascina, e mi fa rendere conto di quanto possa essere grande il suo amore verso di noi.

Daniele

LE FOTODEL 25°

1990Congresso MGC, Lourdes

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La sera di martedì 26 febbraio, presso la parrocchia dei Missionari

Oblati di Maria Immacolata alle case Gescal, abbiamo vissuto un’esperienza particolare: una staffetta di preghiera. Questo mese toccava a noi di Messina prepararla, e ci siamo concentrati sul quarto articolo dello Statuto MGC, quello su Maria. Questo incontro, che ha visto uniti contemporaneamente i ragazzi del gruppo dei giovani, dei giovanissimi e delle giovanissime, è stata la conclusione di un percorso cominciato il mese scorso: infatti, alla fine dei rispettivi incontri, tutti abbiamo espresso delle intenzioni di preghiera. In questo modo è stata poi composta una preghiera unica a Maria che inglobasse le preghiere di tutti i ragazzi dei

vari gruppi, in modo da sentirci tutti personalmente e spiritualmente partecipi. Alla fine del momento di preghiera collettivo, ad ognuno è stato donato un rosario: l’obiettivo è quello di coltivare questo rapporto personale di preghiera con Maria. Secondo le possibilità, ci siamo anche promessi di fermarci a pregare un’Ave Maria ogni giorno alle ore 12, così da sentirci uniti nella preghiera.

Staffetta di preghiera per il 25° dell’MGC

MESSINA

1994Viaggio missionario in Senegal

2005Rappresentazione teatrale sulla vitadi S. Eugenio de Mazenod degli MGC della Calabria

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Tra il 13 ed il 16 febbraio, il gruppo MGC di Vercelli ha partecipato alla splendida

iniziativa degli esercizi spirituali nel quotidiano, organizzata dalla comunità oblata. Quante volte si desidera fare un passo fuori dalla corrente, fermarsi e meditare sul senso dell’andare. Tornare

alla sorgente per riscoprire il significato del vivere ed attingere forza dall’amore del Padre. L’esperienza degli esercizi spirituali ci ha invitato a coniugare, per qualche giorno, l’automatismo della quotidianità, scandita dallo studio e dal lavoro, ad una meditazione attiva che possa corroborare la vita spirituale. Il tema centrale degli esercizi di quest’anno è stato “Credere per vivere”. P. Angelo Capuano OMI, che ha curato le meditazioni, ci ha spinto a riflettere sul senso trasfigurato del vivere, dopo l’incontro con la persona di Gesù Cristo: un incontro che necessariamente trasforma e fa nuova la nostra esistenza. L’apertura ufficiale degli esercizi è avvenuta mercoledì 13 febbraio, primo giorno di Quaresima: una data evocativa che con l’imposizione delle ceneri ha richiamato, come ogni anno, all’ineludibile esigenza della conversione del cuore. Le giornate successive hanno avuto in programma la recita comunitaria delle lodi al mattino, la preghiera personale ed eucaristica la sera ed una meditazione alle ore 21. In particolare, a noi giovani è stata offerta da p. Angelo una riflessione specifica la sera di sabato 16 febbraio, chiusa dalla compieta che abbiamo recitato nella basilica di S. Andrea, la cui bellezza si offre costantemente come slancio per pregare il Signore.

“Credere per vivere”. Esercizi spirituali nel quotidiano

VERCELLI

mgc news

2006Aix en Provence

2011Giornata oblata della gioventù a Malaga (Spagna) che ha preceduto la GMG a Madrid

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una foto per pensare

Pensieri

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PensieriPensieri ingombranticome uccelli rapaci che volanosui silenzi del cuore:verità taciute e voci assordantiche costringono ad un volo faticoso.Ali pesanti. . . eppur fatte per innalzarsialte nel cielo.

foto Alessandro Milella, [email protected] Claudia Sarubbo, [email protected]

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di Elio Filardo [email protected]

fatti

I campi formativi organizzati dagli OMI in Romania per ragazzi cattolici e ortodossi. Un’esperienza consolidata negli anni

Condividere

Sin dagli inizi della loro presenza in Ro-mania, i Missionari Oblati di Maria Immacolata hanno svolto attività per

i giovani. Nel 1999 si sono dedicati a quel-li delle parrocchie cattoliche sparse in varie parti del Paese e poi, nel 2000 hanno comin-ciato ad organizzare campus per i giovani e dal 2002 GREST per i bambini ortodossi. Sebbene a Maracineni ed a Roman siano stati fatti dei GREST rivolti ai ragazzi ortodossi, a più riprese, fino al 2007 la maggior parte del-le energie sono state spese principalmente per

i valori cristiani

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Condividere

gli adolescenti cattolici. Sarebbe stata più necessaria una pastorale ecume-nica orientata ai giovani ortodossi, in genere trascurati dalla loro stessa chie-sa, ma a frenare questo approccio il rischio di essere sospettati di proseliti-smo da parte dei giovani stessi e dalle loro famiglie.

Piccoli passiI sacerdoti ortodossi conosciuti nel corso degli anni, pur apprezzando l’at-tività svolta dalla comunità, non han-no mai appoggiato ufficialmente gli Oblati perché le loro gerarchie non ve-dono di buon occhio la collaborazione con altre confessioni cristiane. Con pa-radossale disinvoltura gli stessi vesco-vi ortodossi, che in occidente stipulano con le diocesi generose convenzioni per garantire alle loro comunità l’eser-cizio del culto nelle chiese cattoliche, prendono le distanze da coloro che

svolgono attività ecumeniche nel loro territorio.Nel mese di giugno del 2007 un grup-po di 34 ragazzi di età compresa tra gli 11 ed i 14 anni, molti dei quali ortodos-si, hanno partecipato ad un campus a Maracineni. L’iniziativa, concepita e realizzata insieme ad alcune con-gregazioni religiose femminili, ha aperto un altro spiraglio sul mondo ortodosso. Un anno dopo in occasio-ne del GREST, in genere indirizzato

ai ragazzi del villaggio, due bambini cattolici di Pitesti sono stati invitati a fermarsi in comunità per tutto il perio-do. Antida entusiasmata dall’idea di dormire a Maracineni ha invitato i suoi compagni di scuola ed hanno aderito circa una diecina. Questo gruppetto iniziale di ragazzi ortodossi con il suo entusiasmo ha poi contagiato altri e nell’arco dei mesi successivi è cresciu-to numericamente.Da allora coloro che hanno partecipa-to alle attività estive sono stati invitati saltuariamente ad iniziative della du-rata di una giornata, mentre i campus sono diventati un appuntamento qua-si fisso, compresi quelli invernali. Nel corso dell’estate del 2012, nei mesi di giugno e luglio, 123 ragazzi, di cui trenta cattolici provenienti da dieci parrocchie e città diverse, hanno ade-rito ad una delle quattro iniziative pro-poste. Da qualche anno i numeri sono

La maggioranza dei rumeni sono cristiani appartenenti alla chiesa ortodossa. La

chiesa cattolica è una minoranza ben distribuita su tutto il territorio nazionale che raggiunge complessivamente il 5,4% della popolazione. Nel distretto di Arges in occasione del censimento del 2011 sono stati registrati 591.353 abitanti di cui 1.485 hanno dichiarato di essere romano-cattolici e 103 greco-cattolici. In sostanza i cattolici, lo 0,26%, in questa zona amministrativa del sud della Romania di 6.826 km², sono suddivisi in quattro parrocchie affidate ai rispettivi sacerdoti. Sul territorio sono presenti anche due congregazioni religiose: le Suore della Carità di S. Paolo a Câmpulung Muscel

e i Missionari Oblati di Maria Immacolata (omisat.net) a Maracineni, a 7 km dalla città di Pitesti. minoranza

Una chiesa di

Bucarest

L’iniziativaha aperto

uno spiraglio sul mondoortodosso

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più o meno questi con un una buona percentuale di nuovi ragazzi, addirit-tura anche i figli di alcuni sacerdoti or-todossi, che dal 2008 arrivano tramite passaparola. La fiducia necessaria per il primo approccio è garantita dall’e-sperienza di coloro che già conosco-

no, mentre la continuità del rapporto è molto più incerta, perché condizionata da fattori socio-culturali. Per adesso i fedelissimi sono ancora pochi e si ri-ducono nel resto dell’anno. In attesa di un’inversione di questa tendenza è meglio rimandare i progetti a lun-

go termine. Il contesto di minoranza accentua l’incertezza e suggerisce un sano realismo che aiuta a fare i conti prima di tutto con le risorse umane in campo. Fino a questo momento, infat-ti, gli animatori, tutti volontari, sono arrivati con il contagocce.

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fatti

Spirito di condivisionePer i ragazzi più piccoli, dai 7 ai 10 anni, dove non è richiesta una parti-colare preparazione, la comunità si è fatta aiutare da genitori, nonni ed insegnanti, molti dei quali hanno ac-compagnato i loro alunni. In genere i gruppi di animazione sono misti, con l’insolita presenza delle mogli di alcu-ni sacerdoti ortodossi che, insieme ad altri, svolgono un servizio gratuito. I volontari che vengono da altre città provvedono anche alle spese del viag-gio e, qualche volta, accompagnano ragazzi. La loro collaborazione ed il contributo delle famiglie permette di contenere i costi in uno spirito di con-divisione.La sensibilizzazione delle famiglie fa crescere le donazioni e la loro parte-cipazione diventa più attiva. Special-mente quando si tratta di ragazzi dai 7 ai 10 anni alla prima esperienza, è importante che i genitori siano traspa-renti nella presentazione del bambino. Le informazioni ricevute e l’autono-mia dei loro figli vengono verificate durante il week-end di prova che, tra l’altro, aiuta a vivere con maggiore se-renità l’impatto con un ambiente nuo-vo ed a prepararsi a gestire la distanza dalla famiglia durante il GREST resi-

denziale di sei giorni. Col passaggio alle fasce adolescenziali, dagli 11 ai 13 o dai 14 ai 18 anni, sia i ragazzi sia le famiglie esprimono esplicitamente il consenso per il trattamento di con-tenuti religiosi comuni ad entrambe le confessioni e per la partecipazione alle faccende di casa come lavaggio piatti, pulizie e lavori manuali.

I contenuti formativiIl GREST fa leva sulla condivisione dei valori cristiani, mentre quando si diventa più grandi, dagli 11 ai 18 anni, i contenuti formativi sono approfon-diti con l’aiuto di religiose e laici con un’esperienza di animazione conso-lidata. L’approccio molto spesso tie-

ne conto di questioni adolescenziali, non tanto per evitare attriti dottrinali, quanto piuttosto per contribuire alla maturazione umana dei ragazzi e per presentare il vangelo con maggiore concretezza.I ragazzi di cui si è parlato finora non sono certo dei santini e nemmeno gli ultimi della classe, come tutti i loro co-etanei sono caratterizzati da compor-tamenti tipici dell’età adolescenziale. Accoglierli non è solo un’opportunità, ma è prima di tutto un servizio reso alla chiesa ortodossa rumena. La Car-ta ecumenica, tuttavia auspica qualco-sa di più consistente quando dice che

Il GREST(GRuppo ESTivo - noigrest.it; cregrest.it) è basato su gioco ed altre attività ispirate ad un tema. In genere dura un mese ed è promosso da oratori e parrocchie. Più brevi i GREST organizzati dagli Oblati in Romania per ragazzi dai 7 ai 10 anni. Dal 2008 includono anche il pernottamento e sono classificati come tabara che significa accampamento. I campus per ragazzi dagli 11 ai 18 anni ricalcano i tradizionali campi scuola parrocchiali.Dal 2001 al 2010, ad eccezione del 2005, giovani italiani, e nel 2007 anche francesi, hanno contribuito alle iniziative estive. A questo scopo e per condividere la vita di comunità. la famiglia oblata di Firenze, dal 2006 al 2010, ha inviato sei gruppi. Ogni viaggio in Romania è stato preceduto da preparazione e da raccolte fondi.

I volontari che vengono da altre città

provvedono anche

alle spese del viaggio

“il compito più importante delle chiese in Europa è quello di annunciare insie-me il vangelo attraverso la parola e l’a-zione, per la salvezza di tutti gli esseri umani”.Gli Oblati per non restare fuori da que-sta missione, rispettando l’appartenen-za confessionale di ciascuno, offrono uno spazio aperto dove i giovani disce-poli di Gesù possono accostarsi insie-me al vangelo che, domani, quando i tempi saranno finalmente maturi, po-trebbero annunciare insieme. n

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di Pasquale Castrilli [email protected]

fatti

Con Edicarlos Alves, giovane oblato brasiliano, parliamo della vigilia della Giornata mondiale della Gioventù che si terrà in Brasile nel mese di luglio

Il Brasile

I preparativi fervono al santuario naziona-le di Aperecida, in Brasile che accoglierà dal 18 al 22 luglio la Giornata oblata del-

la gioventù che precede la XXVIII Giornata mondiale della gioventù di Rio de Janeiro. È ormai consuetudine per tante famiglie religio-se organizzare delle giornate per i giovani che condividono il carisma della congregazione in preparazione alle famigerate GMG.Anche i Missionari Oblati di Maria Immacola-ta hanno organizzato le “giornate oblate della gioventù” a partire dal 2000, quando la GMG si svolse a Roma in occasione del Giubileo.Nel 2011, al termine dell’ultima giornata mon-diale in Spagna, l’annuncio di Benedetto XVI fu accolto con grande entusiasmo dai giovani brasiliani e anche dal gruppo oblato che era a Madrid. Parliamo di questa vigilia della GMG brasiliana con Edicarlos Alves OMI (in alto, nella foto), che ha lavorato con Oblati e laici alla preparazione della prossima GMG brasi-liana.

attende i giovani

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Il Brasile

Per prima cosa ti chiedo in quanti eravate presenti alla Giornata mon-diale della Gioventù di Malaga e Madrid nel 2011.Il nostro gruppo alla GMG spagnola era composto da quindici persone di tutta la provincia oblata del Brasile, in rappresentanza della grande varietà di lavoro con i giovani che facciamo nel nostro Paese. Alla GMG, erano pre-senti complessivamente 16mila giova-ni brasiliani.

Come la gioventù oblata del Brasile e voi Oblati avevate accolto l’annun-cio di Benedetto XVI?Quella in Spagna è stata la prima Giornata alla quale abbiamo parteci-pato come provincia oblata. I giovani sono stati molto felici di condividere un’esperienza di interculturalità e di scambio di valori. E hanno fatto espe-rienza che è possibile superare le fron-tiere e costruire la civiltà dell’amore, come proponeva papa Giovanni Paolo

II. Hanno capito che questo è possibi-le quando c’è la voglia di condividere esperienze e amicizia sulla base del Vangelo. Sono stati molto contenti di tutto quanto hanno vissuto in quei giorni.

Quando avete iniziato a pensare alla Giornata mondiale del 2013? A quando risalgono le prime idee sulla realizzazione delle giornate oblate?I vescovi brasiliani ci avevano fatto sapere, già prima di Madrid, che con molta probabilità la prossima Giornata mondiale sarebbe stata da noi in Bra-sile. Tutta la provincia oblata desidera accogliere con gioia i giovani di tutto il mondo, perché possano essere con-tenti e condividere la loro fede. Credo che il grande contributo che la provin-cia oblata del Brasile e tutti gli Oblati dell’America latina può dare è il nostro lavoro tra i giovani e tra i poveri. Ini-

Il messaggio del papa per la prossima GMG di Rio mi arriva proprio

mentre sono nel pieno dei preparativi per una missione giovanile. I compiti da distribuire nell’equipe, i volantini in stampa, gli spostamenti da organizzare e sul letto la valigia da preparare. Nel giro di un’ora mi arriva via mail e mi viene insistentemente notificato dai vari gruppi facebook a cui sono iscritto. Non ho tempo di leggerlo ora, penso tra me e me… ma intanto lo inoltro ai giovani.Poi però, per curiosità o per senso del dovere, decido di leggerlo e man mano che vado avanti mi si apre il cuore. Una frase, come una frustata: “Non dimenticate mai che il primo atto di amore che potete fare verso il prossimo è quello di condividere la sorgente della nostra speranza: chi non dà Dio, dà troppo poco!”CHI NON DÀ DIO, DÀ TROPPO POCO! Un appello forte! A tornare alla radice di questo andare a cui sono, siamo invitati. È lì che nasce la missione. “L’annuncio del Vangelo non può che essere la conseguenza della gioia di avere incontrato Cristo e di aver trovato in lui la roccia su cui costruire la propria

esistenza (...) Quando lo incontro, quando scopro fino a che punto sono amato da Dio e salvato da Lui, nasce in me non solo il desiderio, ma la necessità di farlo conoscere ad altri”. È questo amore che ci spinge a superare le barriere fuori e dentro di noi, che ci spinge a mettere da parte le paure, i dubbi, le tendenze alla chiusura in se stessi. È questo amore che ci dà il coraggio di partire da noi stessi per andare verso gli altri e guidarli all’incontro con Dio. E tutto ciò senza nessuna frontiera! E non a caso il vecchio papa dallo spirito giovane consegna ai giovani come campi privilegiati dell’impegno missionario internet e la mobilità, ovvero i viaggi, le migrazioni sia per motivi di studio o di lavoro, sia per divertimento. Tutto può diventare occasione provvidenziale per la diffusione del Vangelo.“Siate voi il cuore e le braccia di Gesù! Andate a testimoniare il suo amore, siate i nuovi missionari animati dall’amore e dall’accoglienza!” Così conclude il papa. Quasi un mandato. Ora sono pronto a partire per la missione, nella consapevolezza rinnovata che la nuova evangelizzazione nasce dalla novità della nostra vita.

P. Carmine Marrone OMI

dà troppo pocoChi non dà Dio

I giovani sono stati felici

di condividereun’esperienza

di interculturalità

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Il programmadi “Aparecida”Ecco in anteprima il programma delle giornate oblate per i giovani dal 18 al 22 luglio.

giovedì 18 luglio 2013 00.00 - accoglienza dei gruppi all’aeroporto e sistemazione negli

alloggi 15.00 - arrivi ad Aparecida 20.30 - apertura ufficiale (Gymnasium)

venerdì 19 luglio 2013 09.00 - celebrazione eucaristica (Basilica) 10.30 - catechesi del superiore generale OMI (Gymnasium) 15.00 - incontri di gruppo per la condivisione (Gymnasium) 20.30 - via crucis, cammino della luce (monte Cruise, Aparecida)

sabato 20 luglio 2013 09.00 - visita turistica della città di Aparecida 14.00 - spettacolo musicale (Gymnasium) 18.00 - celebrazione eucaristica (Basilica) 20.30 - lancio del film “Memórias do coração” (Gymnasium)

domenica 21 luglio 2013 - Pellegrinaggio famiglia oblata 10.00 - messa internazionale (Gymnasium) 14.00 - workshop tematici (Gymnasium) 20.00 - festival dei popoli (Gymnasium)

lunedì 22 luglio 2013 09.00 - visita a Port Itaguaçú, Aparecida 16.00 - presentazioni culturali brasiliane

(Gymnasium) 18.00 - adorazione eucaristica (Basilica) 21.00 - invio missionario e cerimonia di

chiusura (Gymnasium)  23.55 - partenza per la GMG di Rio

de Janeiro

zialmente pesavamo di organizzare un programma a San Paolo, dove c’è una grande struttura o a Rio de Janeiro, se i vescovi lo avessero permesso

Puoi dirci qualcosa sul lavoro che gli Oblati fanno in Brasile con i giovani?In Brasile si vivono realtà molto di-verse. La società sta cambiando e si sta vivendo un momento di forte se-colarizzazione. Parecchi giovani si sono allontanati dalla chiesa. La nostra provincia ha dato priorità al lavoro pa-storale con i giovani affermando che è una delle nostre principali missioni. Attualmente in Brasile più di 3mila giovani partecipano alle nostre attività che sono campi missionari, missioni, gruppi giovanili. C’è una grande va-rietà di attività che realizziamo nelle varie parti del Paese. E tanti giovani partecipano con una identità oblata, come “gioventù oblata”. n

fatti

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lettere dai missionari

La mia vita continua con impegni vari come superiore della nostra delegazione di Thailandia e Laos. Professore e padre spirituale in seminario nazionale in Thailandia, membro di alcune commissioni della conferenza episcopale (teologica e formazione continua del clero), lavoro in diocesi a Bangkok, predicatore di ritiri, rappresentante per la Conferenza episcopale thailandese nella commissione teologica della FABC (Federazione delle Conferenze episcopali d’Asia) e altri servizi vari. Spesso c’è da correre, ma spero che serva per

la gloria di Dio e per il servizio della Chiesa. È ciò che desiderava il nostro fondatore, S. Eugenio de Mazenod, e mi sembra che oggi come ieri c’è bisogno di mettersi a servizio della Chiesa vedendo come tanti suoi figli l’abbandonano e la bistrattano. In qualche modo oggi più di ieri siamo chiamati ad essere segno di speranza per coloro che incontriamo, anche perché tanti sono delusi e depressi per le false speranze in cui avevano riposto la loro fiducia e che ormai stanno crollando. L’anno passato è stato faticoso in tanti sensi. Per noi é stato un tempo per rimettersi in piedi dopo i terribili alluvioni dello scorso anno. Lo scorso anno stavo ancora accampato in questa casa distrutta dopo due mesi con un metro d’acqua in casa. Adesso la situazione è tornata normale anche con l’aiuto di tanti. Dobbiamo ringraziare Dio e anche tutti i fratelli e sorelle che sono stati strumenti della misericordia di Dio per noi.Durante quest’anno ho potuto accompagnare un confratello ammalato di cancro alla soglia della vita vera e un altro al rientro nella sua terra di origine dopo 62 anni di missione. Passi

difficili che richiedono un accompagnamento silenzioso, per essere sostegno con la presenza più che con la parola, una presenza che si fa segno di un’altra presenza ben più grande e importante, quella di Dio. Ho anche avuto la gioia di accogliere alcuni nuovi membri tra noi, sia arrivati dall’estero, sia giovani thailandesi che hanno scelto di condividere il nostro stile di vita impegnandosi con i primi voti. Vi invito a ringraziare Dio con noi e anche a pregare per loro perché la fedeltà non è mai facile in nessuna scelta di vita. Ad aprile abbiamo avuto, qui a Bangkok, diversi incontri a livello di congregazione (sessione congiunta Asia-Oceania e amministrazione generale, Intercapitolo generale) che hanno portato circa 80 Oblati da tutto il mondo a passare per la nostra piccola delegazione. È stata certamente una grande opportunità e un dono di Dio per noi. Successivamente partirò per la Malesia per un incontro della Commissione teologica della FABC e verso fine maggio dovrei rientrare in Italia per le vacanze.

P. Claudio Bertuccio OMIBangkok, Thailandia

MISSIONIOMI

P. Claudio Bertuccio OMI (in piedi nella foto)

Una vita intensa

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Presentazione di un libro

La presentazione del libro per me è stata una prima volta nel mio percorso di missionario. Tutto è stato ben organizzato dai miei confratelli e, grazie anche alla vostra comunione a distanza, le cose sono andate per il meglio. Mai come in quest’occasione mi son reso conto che anche un evento simile poteva essere un momento di nuova evangelizzazione. Infatti, malgrado la tempesta di vento e pioggia che si è scatenata poco prima della cerimonia e che ha impedito a tanti di esserci fisicamente, le cose sono andate bene nel senso, appunto, di un ascolto docile di quanto di evangelico il libro proponeva.I tre relatori designati hanno ben colto e divulgato i contenuti fondamentali del libro: la comunione missionaria; la presenza del Signore in mezzo a noi che essa ottiene; la nuova evangelizzazione che da tutto questo promana; l’impegno dei laici nella missione che essa facilita (nel solco di una spiritualità missionaria generale e comune a tutto il popolo di Dio basata in primo luogo sulla grazia del

battesimo); la risonanza accordata che essa mostra con il carisma oblato e con la figura di Maria che è detta pure “stella della nuova evangelizzazione”..

Inoltre, i tre professori avvedutamente riuscivano a collegare questi contenuti sia al Concilio Vaticano II sia ai documenti del magistero ad esso posteriori. Per altro, i temi menzionati complessivamente hanno le loro radici nell’ultimo Concilio e rappresentano un suo approfondimento dal quale la comunione è riscoperta come vera natura della Chiesa, capace di rinvigorire ancora oggi la sua missione. In pratica, già alla fine del Concilio si era autorizzati a affermare che la chiesa è comunione in missione e che quindi ogni attività missionaria ecclesiale esige dappertutto un vissuto di comunione.Le due realtà, comunione e missione, si richiamavano a vicenda al punto da poter dire che non c’è missione senza comunione e viceversa.Gli interventi del moderatore, p. Didier Mupaya OMI, e il mio intervento conclusivo di ringraziamento, facevano emergere altri contenuti del libro. Essi riguardavano le applicazioni della comunione missionaria nei suoi sviluppi teologici - ecclesiali e sociali - economici.

P. Mimmo Arena OMIKinshasa, Congo

MISSIONIOMI

Domenico ARENA, o.m.i. Cinquante ans après la tenue du Concile Vatican II, l’ouvrage du P. Domenico Arena vient à point nommé. Avec un sens mer-veilleusement profond du Christ et de l’Eglise, l’auteur invite le lecteur à considérer que l’idée de « Communion Missionnaire » est tellement centrale, tellement décisive, tellement féconde qu’el-le résume à elle seule et récapitule, pour ainsi dire, toute la problé-matique de l’évangélisation ou « Nouvelle Evangélisation » du monde contemporain, en quête de réponses adéquates aux problè-mes d’ordre politique, économique, social et culturel.

Dans le cadre d’une Eglise sans frontières, le livre donne sens et valeur à l’action permanente « créatrice et productrice » de la Sainte Trinité dans le monde par les missions salutaires de Jésus-Christ et de son Esprit d’amour. Et cela, grâce à la Parole de Dieu, aux sacrements de l’Eglise et particulièrement à l’Eucharistie, ce grand mystère de divinisation et de promotion de l’homme.

Alphonse Ngindu Mushete

Le père Domenico Arena, omi, est né à San Ferdinando de Reggio Calabria (Italie) en 1952. Licencié en missiologie de l’Université Pontifi-cale Urbaniana (1979), il obtient son doctorat en cette discipline à l’Uni-versité Grégorienne (1991). Mission-naire au Sénégal et en R. D. Congo, il a assumé plusieurs charges dont la présidence de la Région Oblate d’A-frique (1996-1998). Directeur de l’Institut Africain des Sciences de la Mission à Kinshasa (2005-2008), il reste professeur et formateur au sco-lasticat oblat de Kinshasa-Kintambo.

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i nous. La com

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issionnaire

Le Christ parmi nous

La communion missionnaire

Perspective de nouvelle évangélisation

Sotto p. Mimmo Arena OMI. In alto, la copertina del suo libro

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lettere dai missionari

Qui Uruguaydi Luca Polello OMI [email protected]

Fratelli al di làdi tutto

A gennaio ho partecipato, con i ragazzi della parrocchia di Libertad, al campeggio della diocesi di San José y Flores. Un’esperienza avventurosa dove i ragazzi delle otto parrocchie partecipanti hanno saputo vivere con equilibrio, divertimento e preghiera. Si trattava di un vero campeggio in tenda, in aperta campagna nei pressi del fiume san José. L’animatrice responsabile della parrocchia di Villa Rodriguez è suor Lilian: per tanti anni ha vissuto in Canada, ma è di origine ruandese. Ogni serata, alla luce delle lampade a gas, si faceva festa con canti e balli e l’ultima notte tutti volevano conoscere i canti

tipici del paese natale di Lilian. La sorella, da un anno in Uruguay, era molto imbarazzata. È stato in quel momento che ho preso la chitarra e l’ho aiutata intonando “Jambo bwana”, canto di benvenuto in swahili che tempo prima avevo ascoltato a Mondi Riemersi, edizione Congo. Subito è diventato l’inno della serata e del campeggio, ed è stato il punto di partenza di una bella amicizia con suor Lilian, che, per la sua allegria e per i suoi movimenti, è diventata la mascotte del campeggio. Nella terra del mate, dove l’incontro e la condivisione sono parte costituiva della cultura, è stato bello assaporare un po’ di Africa e potersi riconoscere fratelli.

arrivo coincide con il giorno del grande pellegrinaggio interdiocesano, del quale ricorrono i 25 anni. Migliaia di pellegrini, centinaia tra religiose, religiosi e sacerdoti, e due vescovi a presiedere la celebrazione eucaristica in riva al fiume Casamance. Il tutto sotto lo sguardo materno della Vergine, la cui scultura in legno che si trova nel santuario è stata scolpita da un musulmano. Un’altra statua di Maria arriva su una barca poco prima della messa. È bello pensare che sia lei, la Madre, a vegliare ovunque sul lavoro degli Oblati, che da queste parti hanno contribuito attivamente alla costruzione della Chiesa. Non solo quella di mattoni...

Qui Senegaldi Gianluca Rizzaro [email protected]

Attorno a Maria

La Casamance, regione meridionale del Senegal, troppo spesso salita agli onori della cronaca per la ribellione interna che dura ormai da decenni, vede la presenza di due comunità oblate. L’ultima, aperta nel 2009, è quella di Elinkine. Oltre alla parrocchia, agli OMI è affidata la cura pastorale del Santuario di Nostra Signora della Missione. A circa 150 chilometri, precisamente a Temento, si trova invece il santuario di Nostra Signora della Pace. Gli Oblati servono il santuario e i tanti villaggi limitrofi dal 1999. Il mio

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Si dicono spesso delle frasi fat-te, senza troppo riflettere. Una di queste è: “Dio non fa preferenze di

persone”. Ma è proprio vero? Questa af-fermazione corrisponde davvero alla ri-velazione biblica?Ad osservare il comportamento di Gesù, primo modello per chi vuole vivere la sua vita con uno stile missionario, non si può non notare che lui le preferenze le fa e non lo nasconde affatto. Lui preferisce gli ul-timi: quelli che gli altri non considerano. Proprio costoro, lui li tratta con riguardo e accorda loro una particolare, tenera, attenzione. Se poi andiamo a rilegge-re con un po’ più di attenzione l’Antico Testamento, ci accorgiamo che questo è sempre stato lo stile di Dio che la Bibbia definisce ad esempio “Padre degli orfani e delle vedove” cioè di quanti si ritrovano agli ultimi ranghi, i più sfortunati. Nella nostra azione pastorale, noi cer-tamente cerchiamo di raggiungere tutti, ma cominciamo di solito dai più vicini per poi, piano piano, arrivare a tutti gli altri. Immancabilmente il tempo, che è tiranno, finisce e noi abbiamo dedicato il nostro tempo ai soliti vicini, i quali, tra

l’altro, non mancano di essere sempre più esigenti.Un modo semplice, ma concreto ed effet-tivo di acquisire uno stile più missionario è forse quello di darsi delle nuove prio-rità e invertire l’ordine cominciando da-gli ultimi. Nelle missioni questo lo si fa normalmente. Un esempio? Il giorno di Natale del 2009, il vescovo della diocesi di Tacuarembó ha celebrato solennemen-te l’Eucarestia in una stalla sperduta nel Cerro del Aborito per una piccola comu-nità di base nella missione di Achar.Se vogliamo esser proprio concreti, pos-siamo fare un giochino: prepariamo una lista scritta delle persone a cui dedichia-mo del tempo nelle nostre giornate o set-timane. Quasi naturalmente partiremo dai più vicini, quelli che incontriamo spesso, che amiamo… Bene. Terminata la lista osserviamo quali sono quelli che effettiva-mente raggiungiamo meno, gli ultimi del-la lista e… cominciamo da loro. Diamo a loro attenzione, trattiamoli con rispetto e preveniamone i bisogni, le attese.Chissà se, facendo così, non ci sorpren-deremo noi stessi, un po’ più vicini a Dio e al suo modo di fare. n

di Adriano Titone [email protected]

missioni

Missione è…Cominciare dagli ultimi

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LIBRI EDITRICE MISSIONARIA ITALIANA

La Procura delle missioni estere dei Missionari Oblati di Maria Immacolata organizza da anni viaggi missionari.

Si tratta di un’esperienza missionaria breve, che offre l’opportunità di vivere in prima persona la vita dei missionari svolgendo un’attività di servizio.

L’esperienza di quest’anno si terrà a Koumpentoum, nel Senegal orientale. Con i missionari in loco e con giovani animatori, ci si occuperà di un campo estivo per bambini provenienti da vari villaggi.

luogo Koumpentoum (Senegal orientale)date dal 15 luglio al 5 agostotipo di servizio campo di animazione con bambini

HAI MAI PENSATO DI FARE UNA ESPERIENZA MISSIONARIA?

costo € 1.500 a persona tutto compreso: viaggio, soggiorno, spostamento a Koumpentoum, contributo per l’attività della Missione. 

Per informazioni p. Adriano Titone omi, procuratore delle missioni estere.Tel. 06 68803436 - [email protected]

MISSIONIOMI

Alois (frère), Pellegrini di fiducia. Il cammino di comunione seguito a TaizéEMI 2012, 112 p., € 10.Il priore di Taizé propone alcune parole-chiave (fede, ascolto, comunione, solidarietà...) della spiritualità

Dal Corso M.,Religioni tradizionaliEMI 2013, 160 p., € 12.Le religioni tradizionali di Africa e America Latina, tradizioni sapienziali dell’umanità.

Gheddo, P., Fatto per andare lontano. Clemente Vismara, missionario e beato (1897-1988) EMI 2012, 504 p., € 18.Vissuto 65 anni in Birmania (Myanmar) p. Vismara è stato beatificato nel 2011.

Per ordinare i libriEMI, via di Corticella 179/440128 Bologna. Tel. 051 326027www.emi.it, [email protected]

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MISSIONARI OMIVia Guarneri, 1025050 Passirano (Bs)tel. 030 653629

MISSIONIOMIwww.facebook.com/missioniomiwww.missioniomi.itwww.omi.it

LE NOSTRE COMUNITÀ,

ITALIAPASSIRANO

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