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Italia dei Valori della Provincia di Livorno Italia dei Valori della Provincia di Livorno Dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere 3° CONGRESSO PROVINCIALE DI LIVORNO MOZIONE A SOSTEGNO CANDIDATURA A COORDINATORE PROVINCIALE LUCA BOGI 23 LUGLIO 2010 Mozione - Dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere Pagina 1 di 27

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Italia dei Valori della Provincia di LivornoItalia dei Valori della Provincia di Livorno

Dobbiamo diventare il cambiamentoche vogliamo vedere

3° CONGRESSO PROVINCIALE DI LIVORNO

MOZIONE A SOSTEGNO CANDIDATURAA COORDINATORE PROVINCIALE

LUCA BOGI

23 LUGLIO 2010

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Indice generalePremessa...............................................................................................................................3Il nostro futuro........................................................................................................................4La crescita e il radicamento sul territorio...............................................................................5Il Progetto Politico sul Territorio dell’Italia dei Valori............................................................10

I giovani............................................................................................................................11La politica delle alleanze..................................................................................................12Le donne..........................................................................................................................12Il sociale...........................................................................................................................13Lavoro ed economia........................................................................................................13Servizi pubblici.................................................................................................................16L’urbanistica.....................................................................................................................16Le infrastrutture................................................................................................................17Agricoltura........................................................................................................................18Turismo............................................................................................................................19Arcipelago........................................................................................................................19Trasporti e portualità........................................................................................................20

Ambiente, territorio, energia e sviluppo...............................................................................21Difesa del territorio...........................................................................................................22

Diritto alla salute e al sistema sanitario...............................................................................22Equità fiscale........................................................................................................................23Diseguaglianza sociale........................................................................................................23Istruzione..............................................................................................................................24Difesa consumatore.............................................................................................................24Snellimento, semplificazione e razionalizzazione burocratica.............................................24Immigrazione........................................................................................................................25Sicurezza e legalità..............................................................................................................25Software libero.....................................................................................................................26Il partito.................................................................................................................................26

Formazione politica..........................................................................................................27Dipartimenti tematici- gruppi di lavoro.............................................................................27Presidente IDV della Provincia di Livorno.......................................................................27

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PremessaIl nostro Congresso cade nel bel mezzo di una pesante crisi economica, finanziaria,

sociale e morale dalla quale non sappiamo ancora come e quando il nostro Paese ne usci-rà. Questo esige una politica alta che sappia coniugare innovazione, rinnovamento e re-sponsabilità. Italia dei Valori deve scongiurare il pericolo dell’autoreferenzialità della classe politica che ha prodotto estraneazione e bassa partecipazione in termini qualitativi e quan-titativi. I partiti perdono sempre più iscritti e si presentano oggi come strutture organizzati-ve ridotte con un livello sempre più scarso di democrazia interna e una centralità crescen-te del leader. Certamente, a fianco di questo, abbiamo visto negli ultimi anni anche manife-starsi un impegno sociale e politico in senso più ampio da parte di uomini e donne in circo-li, associazioni, Ong, centri sociali, movimenti. Oggi sono state censite più di un milione di organizzazioni che operano per la sostenibilità ecologica e la giustizia sociale. Questo ci pone nella posizione di saper intercettare le istanze che provengono da una società civile sempre più volenterosa di partecipare ai processi decisionali. Italia dei Valori deve essere capace in tal senso di porsi come partito di cerniera capace di trasformare l’antagonismo insito in taluni di questi movimenti in un processo creativo capace di mettersi al centro del processo politico rinnovandolo alla radice. Ciò vuol dire dar conto del mutamento sociale e saper cogliere le nuove fratture della seconda modernità, a partire dalla globalizzazione, dalla crisi ecologica, dai flussi migratori, dalla velocità dei processi, dalla società del ri-schio. Siamo pienamente consapevoli delle difficoltà delle sfide future. Una per tutte uscire dalla logica ossessiva delle competizioni elettorali. La ragione sociale dei partiti non è la mera conquista delle istituzioni ma la trasformazione della società, attraverso una vera e propria attività pedagogica che richiede molto spesso tempi molto più lunghi di quelli legati alle scadenze elettorali.

In accordo con la mozione del Presidente Antonio Di Pietro, che abbiamo votato nel-lo storico ed emozionante primo congresso nazionale di Roma , vogliamo anche noi ripar-tire dalla “base” seguendo un metodo condiviso per la “democratizzazione delle nostre strutture” per far crescere la coesione e la capacità dirigenziale all'interno del gruppo di persone che a livello provinciale si riconoscono sotto gli ideali dell'Italia dei Valori.

Dalla nascita del movimento ad oggi molto è cambiato. Gli interlocutori politici dopo il ciclone che ha portato alla così detta “seconda Repubblica” si presentano in formazioni sempre mutevoli (almeno nei nomi e nei colori, molto meno nelle persone) ed anche il “mutato peso” dei vari partiti in base agli ultimi risultati elettorali, indica un momento di sbando della politica nazionale. I “poteri occulti” invece sono sempre lì e forse anche più forti grazie a questa instabilità. In quest'ottica dobbiamo capire che l'IDV, nata con conno-tazione di movimento e con risultati elettorali marginali, grazie al lavoro su base nazionale svolto dal fondatore Di Pietro e dal suo gruppo, ma anche grazie al lavoro svolto nelle real-tà locali da persone capaci e lungimiranti e da quanti hanno contribuito a vario titolo alla nascita e al radicamento del partito sul territorio, oggi si ritrova ad essere un partito con ri-sultati elettorali impensabili fino a poco tempo fa. Se da una parte fa piacere vedere che tanta gente non è assopita e prona al volere mediatico mono-direzionale, dall'altra parte deve farci paura perché il partito è cresciuto più dal punto di vista dei risultati elettorali che da quello della capacità dirigenziale.

Da più di vent'anni vediamo in Italia l'instaurarsi di un modello culturale di stampo pi-

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duista che ormai possiamo definire “berlusconismo” caratterizzato da atteggiamenti preva-ricatori, demagogici, populisti e plebiscitari.

Anche tra di noi c’è chi è sedotto dal fascino del potere che trasforma in dominio. Pertanto è d’obbligo riportare la centralità sul rispetto della dignità di ognuno e delle regole etico-morali proprie dell’Italia dei Valori.

Questo modello, che sgretola i veri Valori morali con i falsi ideali proposti dall'unico palinsesto televisivo è sicuramente più persuasivo ed insidioso.

Battersi per il riconoscimento di uguali diritti di cittadinanza, far crescere la cultura della solidarietà e dell'uguaglianza, vuol dire affrontare le grandi questioni irrisolte del no-stro tempo.

In questi anni grazie al lavoro svolto dal fondatore nazionale Antonio Di Pietro e dei gruppi dirigenti nei territori ci troviamo ad essere un partito con risultati elettorali anche a due cifre, impensabili fino a poco tempo fa. Se da un lato fa piacere riconosciuto il lavoro svolto a fronte di un potere mediatico debordante, dall'altra parte ciò ci impone una forte presa di coscienza per gestire al meglio la cosa pubblica.

Si sente l'esigenza forte proveniente da più livelli del partito di ampliare i momenti di discussione e di partecipazione per evitare degenerazioni derivanti dal progressivo inaridi-mento del dibattito interno, dall'assenza di ogni possibilità di verifica nei confronti degli am-ministratori, dall'arbitrarietà delle scelte e dalla violazione delle regole di convivenza e di democrazia interna. Con un partito ricco di individualità, di esperienze, di culture, di con-senso elettorale la direzione deve essere sempre più collegiale e partecipato. Per far ciò è necessario concepire una struttura quanto più democratica, aperta, plurale, per dotarsi di quegli anticorpi necessari per evitare derive degenerative. Dobbiamo fondare il partito sul solidarismo di matrice laica e sul libero dibattito in cui le minoranze non siano ghettizzate e marginalizzate.

Nella nostra provincia ci troviamo in una situazione positiva in tal senso poiché sia-mo riusciti a mettere su una squadra che ha ottenuto risultati positivi sia in termini di con-senso e conseguentemente in termini di presenza negli enti locali e in Regione. La sfida che ci attende deve essere quella di democratizzare, con allargamento della partecipazio-ne, in maniera strutturata, le scelte che andremo a fare sia in termini di selezione della classe dirigente, sia come progetto politico.

Il nostro futuroPer capire come dobbiamo muoverci per il futuro è necessario citare direttamente il

Nostro Statuto nazionale:“Art. 3 –Finalità del partito:

L'Italia dei Valori e' un partito politico autonomo ed indipendente in grado di offrirsi come luogo di partecipazione, di proposta, di elaborazione, di confronto democratico, un po’ Movimento e un po’ partito or-ganizzato, al riparo dalle pastoie tanto del modello di partito ideologico, quanto di quello di mero comitato elettorale.

Il partito può concorrere alle competizioni politiche, elettorali e referendarie a qualsiasi livello, anche raggruppandosi con altre forze politiche, sociali e culturali previa specifica ed espressa autorizzazione – e

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nei limiti anche temporali della delega scritta - che dovrà essere di volta in volta rilasciata dal Presidente (ov-vero da suoi delegati).

Il partito si riconosce nell'insieme delle grandi culture riformiste del novecento: la cultura cattolica della solidarietà sociale e familiare, la cultura socialista del lavoro e della giustizia sociale, la cultura liberale dell'economia di mercato, della libertà individuale e del buon governo, attraversate dalle grandi tematiche dei diritti civili, della questione morale e dei nuovi diritti di cittadinanza alle quali i grandi movimenti ambientalisti, delle donne e dei giovani hanno dato un contributo essenziale.

L'Italia dei Valori vuole integrare i tradizionali valori di libertà, uguaglianza, legalità e giustizia con i valori nuovi del nostro tempo: pari opportunità, sviluppo sostenibile, autogoverno, solidarietà e sussidiarietà, responsabilità, iniziativa, partecipazione ed europeismo, nel quadro di un sempre più avanzato federalismo europeo; Obiettivi primari del partito sono la riforma dello Stato e della Pubblica Amministrazione, un reale federalismo, lo sviluppo di una sana economia di mercato, la realizzazione di uno Stato di diritto, libero dai conflitti di interessi, con una seria e concreta divisione e autonomia tra i poteri.

L’Italia dei Valori auspica uno sviluppo sociale basato non solo sulle regole del commercio, ma an-che su interventi correttivi per renderle più favorevoli ai soggetti più deboli, specie nei paesi e nelle aree ter-ritoriali povere ed arretrate, favorendo un’equa ripartizione delle risorse. Alla globalizzazione dei mercati deve corrispondere una reale libera concorrenza e soprattutto la globalizzazione dei diritti umani e delle li-bertà fondamentali. ”

Sapendo chi siamo, da dove veniamo e quali sono gli intenti massimi, risulta sen-z'altro più semplice ideare un percorso politico per rispondere alle esigenze della nostra provincia.

La crescita e il radicamento sul territorioDalla mozione del Presidente Antonio Di Pietro (2010):“Insomma, se vogliamo lasciare qualcosa dopo di noi, dobbiamo pensare in grande. Anzi dobbiamo

pensare già da ora ad un partito ancora più grande di quel che è attualmente Italia dei Valori. Un partito in grado raccogliere non solo coloro che si riconoscono già oggi in noi e nella nostra storia attuale ma che sap-pia essere punto di riferimento per una più vasta popolazione di cittadinanza attiva, fatta di persone che vo-gliono un partito moderno e riformatore in grado di costituire nel suo insieme una valida alternativa al model-lo di governo delle destre. Dobbiamo capire e far capire che – anche se non ci fosse l’attuale Governo Berlu-sconi - noi staremmo comunque dalla parte opposta del modello conservatore e destrorso a cui quel modello di governo fa riferimento e ciò perché stiamo dalla parte di tutti gli individui e non solo a favore delle lobby e delle caste (economiche, finanziarie, politiche) che stanno occupando le istituzioni”.

Ribadiamo l’importanza dell'allargamento della base che riteniamo possa portare a molteplici effetti positivi:

• creazione di un gruppo coeso e propositivo• far crescere il senso di identità e di appartenenza• non dare adito a ingiusti pensieri di esclusione per motivi personalistici• aumento della produttività• valorizzazione delle persone• ripartizione del carico di lavoro su una base più ampia.• radicamento nel territorio• sviluppo di una coscienza politica attraverso il confronto interno.

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Naturalmente è facile rendersi conto che sarà un lavoro duro e che all'interno del-l'IDV di Livorno ci sono varie filosofie di pensiero, ma tenendo conto delle nostre comuni radici troveremo la maniera di democratizzare le procedure. Questa è l'unica maniera per riaccendere il fermento propulsivo che muove gli iscritti attivi e anzi di contagiare gli iscritti ancora non attivi e chi ancora non è iscritto. In altre parole riaccendere la passione per la politica.

Abbiamo vissuto la fase di redazione della mozione come un momento di formazio-ne delle idee, di condivisione, in altri termini di “democrazia partecipativa”.

TUTTI dovranno ricordare che il primo interesse è quello di radicare i valori fondanti dell'IDV nel territorio.

Per far crescere tutto il gruppo è obbligatorio che chi si trova a vivere una situazione di carica istituzionale o comunque di rilevanza politico-amministrativa, metta a disposizio-ne di TUTTI le esperienze maturate confrontandosi e cercando aiuto per l'espletamento delle proprie funzioni. In quest'ottica è facile capire come sia necessaria la creazione di appositi gruppi di lavoro che possono essere legati a dei macro temi precostituiti (quali pari opportunità, lavoro, economia, ambiente, energia, etc...) oppure autoconvocati in base ad esigenze di approfondimento che possono nascere per esaminare aspetti dell'attualità o analisi per proposte e progetti di governo. I gruppi, quindi, dovranno avere la doppia fun-zione di supporto all'operato degli eletti ed amministratori e alla formazione di nuove idee e di linfa vitale per le azioni di governo.

In quest'ottica diviene più semplice per gli eletti ed amministratori, lo svolgimento del proprio compito, in quanto attenendosi, pur nell’autonomia metodologica, alle linee po-litiche di sintesi ampiamente discusse e ratificate, si troveranno alle spalle un gruppo coe-so che difenderà le loro scelte nei contesti istituzionali e nei media, evitando l’isolamento che è prodromo dell’arbitrio dei vari potentati.

Oltre alla creazione di gruppi di lavoro stabili e temporanei, la FORMAZIONE riveste importanza fondamentale e deve investire chiunque perché indispensabile per far crescere le capacità amministrative e la cultura generale degli iscritti formando anche un linguaggio condiviso.

Per l'attuazione di questa fase iniziale riteniamo sarebbe opportuno valorizzare le ri-sorse e le professionalità che abbiamo tra gli iscritti, per poi creare percorsi sempre più qualificanti in base alle esigenze cercando di dettare se pur parzialmente l’agenda politica agli alleati.

TUTTI gli iscritti dovranno essere valorizzati e affiancati nel loro percorso di crescita.Proposte fondamentali del Congresso IDV LivornoPartendo da tali sintetiche considerazioni, sulle quali è certamente possibile ed anzi

auspicabile ulteriore approfondimento di analisi a partire dal Congresso, ci si deve porre il problema di quali soluzioni adottare per mettere in grado il partito di affrontare al meglio l'attuale situazione e altresì per dotarlo degli strumenti politici ed organizzativi necessari per mantenere alta la sua immagine nella società. Ci sembra imprescindibile a questo punto riflettere sull'importanza della forma-partito come premessa per riformare la società e istituzioni. Come rispondere adeguatamente ad una società sempre più composta da in-dividui piuttosto che su collettività?

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A partire da questa fase congressuale dobbiamo fare in modo che

• i meccanismi e metodi di conduzione interna del partito siano fondati sullo spirito di servizio nei confronti del partito e sulla capacità di elaborazione poli-tica e di risposta ai problemi della società di cittadini; in cui l'inevitabile ed op-portuno agonismo interno sia basato su regole cooperative strettamente de-mocratiche e assolutamente trasparenti; in cui questi meccanismi ed organi di garanzia di ultima istanza non siano manipolabili e quindi in grado di dare certezza sul rispetto di tali regole del gioco;

• le modalità con cui il partito si rapporta all'esterno, sia con la società che con le istituzioni, ovvero i criteri di scelta delle persone da investire di responsabi-lità esecutive ai vari livelli devono essere tali per cui l'onestà, lo spirito di ser-vizio nei confronti delle istituzioni, l'indiscussa competenza culturale e l'intelli-genza politica possono fare premio come criterio da adottare.

• Agli organismi dirigenti va mantenuto il diritto di controllo sulla moralità del-l'amministratore e il potere di indirizzo di controllo sulla rispondenza delle scelte di questi alle linee guida indicate dal partito.

• E’ auspicabile l’introduzione di un ricambio dopo due legislature nel medesi-mo incarico. Questo meccanismo consente di programmare un effettivo ri-cambio, nella consapevolezza che sia preferibile gestire con tempestività il cambiamento, piuttosto che subirlo successivamente ma in modo traumatico per loro stessi per tutto il partito. La ragione del divieto di rielezione immedia-ta, dopo due mandati elettivi consecutivi è quella con tutta evidenza di evita-re che sia frenato il ricambio delle persone a copertura di incarichi, nonché quella prevenire il formarsi di posizioni personali di pre-potere politico. Non si tratta di marginalizzare il lavoro fatto negli anni nelle istituzioni ma di ridur-re i rischi del “professionismo della politica”, che porta con sé i guasti tipici della politica nostrana.

La struttura deve organizzarsi coerentemente con gli obiettivi da raggiungere:1. la struttura comunale come nucleo base, in cui l'attività è prevalentemente

rivolta alla dimensione comunale, sociale, culturale e formativa. Le strutture comunali sono autonome e si coordinano con la struttura zonale e provinciale.

2. struttura zonale integra la struttura comunale come sede di direzione delle politiche degli enti locali di zone simili o omogenee, delle strutture sanitarie, dei processi di infrastrutturazione del territorio, di sviluppo sociale ed economico, di tutela ambientale;

3. il direttivo provinciale come organo di coordinamento delle politiche provin-ciali.

Il direttivo provinciale deve essere l'elemento portante della struttura politica su base provinciale, che sia espressione dei territori, della componente giovanile dell’Italia dei Valori. Dobbiamo recuperare il significato originario del direttivo come organo sovrano di elaborazione di scelte autonome dove le decisioni dovranno essere assunte con una me-todologia partecipativa e condivisa per dar forma ad una reale democrazia interna delibe-

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rativa dove si sviluppano tre principi di fondo: opinioni informate, inclusività e confronto creativo. Il direttivo provinciale una volta insediato costituirà una commissione per definire un regolamento per il proprio funzionamento che dovrà essere approvato entro 60 giorni.

In questo quadro il ruolo del Segretario, a cui si affiancherà un Vicesegretario, va inteso come organo di garanzia e di sintesi politica, inserito in una direzione provinciale composto da tutte le rappresentanze territoriali e dalle specifiche (donne, giovani) del par-tito. Tutto ciò per definire la centralità del direttivo come organo deliberante dell'Italia dei Valori tra un congresso e l'altro. Il direttivo provinciale dovrà essere consultato ogni qual-volta si tratta di decidere ruoli elettivi e di nomina nelle varie istituzioni, ritenendo comun-que fortemente determinanti le indicazioni che provengono dai territori afferenti le nomine. Il direttivo provinciale dovrà quindi essere costituito in modo da essere realmente rappre-sentativo delle realtà territoriali.

Il Segretario rappresenta il partito, ne esprime l’indirizzo politico sulla base della mo-zione approvata al momento della sua elezione.

Ci sembra opportuno in una chiave di rinnovamento dare l’indicazione di evitare la sovrapposizione della carica politica di segretario (comunale o provinciale) con quella di amministratore (assessore o presidente) in relazione al ruolo da svolgere più che alla con-centrazione di incarichi nella stessa persona. Nulla osta invece ai consiglieri comunali, provinciali, regionali, in quanto ricoprono ruoli propriamente politici, anche se è auspicabile in un prossimo futuro e l’impegno sarà massimo in questo senso, separare i ruoli per una maggiore partecipazione ed efficacia dell’azione politica in accordo con le indicazioni del partito e della mozione nazionale 2010 del Presidente Antonio Di Pietro per evitare l’ac-centramento delle cariche su poche persone.

In linea di massima alla trattativa con gli altri partiti su questioni di nomine o equiva-lenti, è presente una delegazione individuata, dal direttivo provinciale, guidata dal segreta-rio provinciale o suo delegato dal vice segretario provinciale e con il Segretario comunale del territorio interessato.

Altre indicazioni di carattere pratico, emerse sulla base dell’esperienza precedente, sono le seguenti:

• Possibilità per i referenti/segretari comunali e provinciali costituire uno staff di loro fiducia, ma approvato dal direttivo provinciale, per essere coa-diuvati nel lavoro di gestione e organizzazione del partito.

• Le riunioni del direttivo avvengono normalmente con cadenza pre-definita e le convocazioni contengono l’O.d.G.; viene redatto verbale della riunio-ne approvato e sottoscritto nella stessa riunione o al massimo nella suc-cessiva.

• Prevedere il numero legale dei rappresentanti del direttivo ai fini della va-lidità delle decisioni assunte nella riunione stessa.

• Prevedere la decadenza automatica del componente del direttivo che sia assente ingiustificato per un numero di volte consecutive (ad esempio 4)

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sostituito dal primo dei non eletti e scorrendo la lista dei candidati per la ricomposizione del numero stabilito inizialmente per il direttivo.

Come avviene a livello regionale, si costituisca un “comitato dei garanti provinciale” con membri che non fanno parte del direttivo provinciale, ma che sono persone di provata esperienza di partito, equilibrio, equidistanza ed imparzialità. Il compito del comitato è ana-lizzare e condurre al superamento di particolari situazioni di “frizione” che possono crearsi all’interno del partito. Nel caso ciò non sia sufficiente, si potrà ricorrere al livello regionale con il parere non vincolante del livello provinciale.

Riveste grande importanza per poter maturare opinioni condivise e consapevoli, la conoscenza e la discussione sulle varie tematiche. Per favorire questo può essere utile la costituzione di “commissioni” per aree tematiche:

- Ambiente;

- Sostenibilità ed economia;

- Cultura;

- Sapere e innovazione;

- Sicurezza e legalità;

- Formazione politica;

- Immigrazione;

- Salute;

- Scuola;

- Università;

- Terzo settore.

Altre indicazioni per una discussione nel partito e per l’eventuale accoglimento all’in-terno di uno statuto provinciale, è l’introduzione di una norma deontologica che eviti lo scambio tra un incarico elettivo/istituzionale ed un altro e la limitazione a non più di due mandati politico-amministrativo consecutivi per gli eletti.

Per rispettare il criterio della militanza e del servizio al partito si raccomanda forte-mente di scegliere per incarichi istituzionali coloro che non sono iscritti al partito da almeno un anno e abbiano partecipato alle riunioni e alla vita attiva del partito. Questo per permet-tere la formazione di gruppi collaboranti e di elementi dotati di una formazione di base per gli incarichi da svolgere sempre tenendo d'occhio gli ideali dell'Italia dei Valori. Ovviamente in particolari condizioni derivanti dallo spessore culturale e dell'appropriatezza del candi-dato a svolgere un compito istituzionale pur non avendo i requisiti di cui sopra, si potrà de-rogare a tale vincolo.

Con questo Congresso intendiamo rendere il partito all’altezza del compito che i cit-tadini ci hanno affidato. A tale scopo è necessario un partito rinnovato da persone compe-

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tenti che sappiano avviare una seria riflessione su una rinnovata politica che sia capace di rendere più competitivo il sistema economico, che promuova produzioni ecocompatibili e sviluppi distretti di energie rinnovabili, che sia motore di equità e di sana occupazione, e soggetto politico capace di interloquire con pari dignità con gli alleati per la promozione di politiche trasparenti e innovative.

Siamo consapevoli che una base vitale ed attiva crea consenso e radicamento, ma soprattutto offre la possibilità di promuovere nuove e proficue idee.

Funzionale a tale strategia organizzativa risulta la creazione accanto alla struttura di partito l'incentivazione dei circoli, aperti alla società ed in grado di essere compartecipi dei fenomeni sociali e di ampliare in modo stabile non episodico, la base di consenso sulle po-litiche espresse dal partito.

Una riflessione sul partito non può non ricadere anche su una complessiva revisione dei meccanismi di redistribuzione delle risorse economiche. La questione dei mezzi eco-nomici della struttura provinciale e territoriale rappresenta un aspetto sostanziale della de-mocrazia del partito e dell'effettiva volontà di dare pari opportunità di crescita politica e or-ganizzativa. La ripartizione deve seguire un criterio perequativo e meritocratico. Proponia-mo infatti una quota di base uguale per tutti territori e una parte agganciata ai risultati elet-torali, alle attività programmate e realizzate e al numero degli abitanti.

Inoltre, siano ben separati i due livelli di responsabilità politica nel partito e la funzio-ne di amministratore nelle istituzioni. Sarebbe auspicabile nell’attribuzione di incarichi te-nere sempre un bilanciamento tra coloro che hanno già incarichi e coloro che non ne han-no per allargare quanto più possibile la partecipazione ed evitare sovrapposizioni che por-terebbero ad una concentrazione eccessiva di potere.

Il Progetto Politico sul Territorio dell’Italia dei ValoriA Livorno e dovunque dobbiamo confermare la scelta nazionale di alleanza con le

forze di centrosinistra, intendendo tale termine in modo ampio e includendo tra gli alleati tutti coloro che hanno assunto la consapevolezza della gravità della crisi democratica e della pericolosità dell’azione della destra per l’assetto democratico nato dalla lotta di libe-razione antifascista. A livello locale dobbiamo porre attenzione nei confronti dei movimenti e delle liste civiche che si formano in una situazione di difficoltà a partecipare alla vita dei partiti tradizionali.

Tuttavia la peculiarità e l’assolutezza della nostra scelta, che afferma in termini etici la difesa della “legalità”, pone frequentemente, anche nei confronti dell’opinione pubblica, un obbligo di coerenza interna ed esterna che mette a rischio la nostra capacità di allearci con forze che non hanno maturato una elaborazione culturale tale da affrancarsi da vec-chie pratiche di politica clientelare e prona ad interessi particolari.

La nostra vera diversità è nel non essere ostaggio di nessuno ma di lavorare coerentemente nel solo interesse dei cittadini e della collettività.

Al tempo della crisi l’esigenza di garantire il lavoro ed il mantenimento dei livelli di qualità della vita raggiunti rischia di cancellare l’attenzione dalla correttezza dei rapporti

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economici e sociali che però è essa stessa garanzia di progresso e competitività.Non sempre la democrazia viaggia “a braccetto” del progresso economico (il siste-

ma cinese docet). Di sicuro però il patto democratico e costituzionale tra i consociati è es-senziale per un modello di società pacifica ed ordinata dove tutti sono inclusi a partecipa-re, secondo le loro capacità, alla ricchezza prodotta, e dove si definiscono livelli minimi di sostegno a tutti i cittadini che consentano una vita dignitosa in relazione alla ricchezza co-mune.

I giovaniAlla lungimiranza e all’immaginazione dei giovani è rivolta la speranza della nazio-

ne, i giovani cercheranno un ruolo chiave nel futuro di questa nostra società. Pertanto è utile nonché indispensabile che partecipino attivamente alla vita del partito formandosi in ambienti che ne possano valorizzare le capacità individuali, utilizzando come palestra an-che le aree tematiche dove ognuno potrà dire il meglio di se seguendo le proprie inclina-zioni.

La componente giovanile è fondamentale per avere uno sguardo verso il futuro. Al nostro partito aderiscono molti giovani che soffrono il modo di fare politica in maniera auto-referenziale. La Casta è destinata all'autodistruzione se non è in grado di pensare al do-mani di questo Paese. Solo i giovani vivono con un'ottica lungimirante, che guarda al do-mani, quindi in grado di poter fare progetti a lungo termine, sia sul piano dell'utilizzo delle risorse, sia sul piano dell'istruzione. Ovviamente la componente giovanile non deve essere un gruppo staccato dalla vita del partito, ma un valore aggiunto per il partito stesso. L'esi-stenza della componente giovanile è un garanzia per il partito e per i giovani stessi. I gio-vani che credono di poter dare un contributo all'interno del partito devono trovare terreno fertile per poter crescere e valorizzare le proprie potenzialità. La componente giovanile deve prendere coscienza delle proprie capacità propositive e metterle sul campo, anche insieme alle componenti giovanili degli altri partiti alleati che fanno parte della maggioran-za. Questo percorso di crescita è fondamentale e può essere portato a termine solo attra-verso l'istituzione di corsi di formazione politica e la reciproca fiducia.

Il tasso di disoccupazione tra i giovani è quasi il doppio rispetto alla percentuale os-servata nell'intera popolazione attiva e sussistono disparità nella partecipazione al merca-to del lavoro, all'interno del quale i giovani sono vittime di varie forme di discriminazione.

Creare maggiori opportunità per i giovani nei settori dell'istruzione e dell'occupazio-ne. Migliorare l'inserimento sociale e la piena partecipazione alla vita sociale di tutti i gio-vani.

Sviluppare la reciproca solidarietà tra la società e i giovani. Creare per tutti i giovani, maggiori e pari opportunità nell'istruzione e nel mercato del lavoro. Promuovere fra tutti i giovani la cittadinanza attiva, l'inclusione sociale e la solidarietà.

I giovani necessitano inoltre di assistenza per riuscire a diventare autonomi e indi-pendenti grazie al lavoro. La partecipazione attiva nella società non è solo un importante strumento per responsabilizzare giovani, ma essa contribuisce altresì al loro sviluppo per-sonale ed un'efficace politica a favore della gioventù può contribuire a sviluppare una men-talità europea. Bisogna contribuire allo sviluppo della qualità dei sistemi di sostegno alle

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attività dei giovani e allo sviluppo delle capacità delle organizzazioni della società civile nel settore della gioventù, favorire la comprensione reciproca, la tolleranza tra i giovani, inco-raggiare lo spirito di iniziativa, di imprese e di creatività. I giovani sono una risorsa ed è fondamentale investire su di loro per il futuro del Paese e del nostro territorio.

La politica delle alleanzeI punti e gli obiettivi evidenziati vanno affrontati e perseguiti all’interno di alleanze ri-

generate per qualità e contenuto tanto con il Pd quanto con l’intero centro-sinistra nel sol-co di una irrinunciabile pari dignità. Il rapporto con il Pd non deve essere per noi un’osses-sione, ma una vera e propria prerogativa politica, coscienti delle difficoltà interne che sta attraversando questo grande partito, pronti a valorizzare le componenti che esprimono gli alti valori dell’essere e dell’agire nei quali ci ritroviamo. Nei nostri territori i numeri esprimo-no il fatto che la maggioranza è costituita essenzialmente dal PD (in molti casi la maggio-ranza assoluta nei consigli comunali e nel consiglio provinciale) stante i dati delle votazioni del 2009. La situazione di crescita dell’IDV nelle votazioni regionali del 2010, costituisce un bel segnale per il futuro, ma nelle istituzioni la rappresentatività IDV e PD è quella del 2009.

I criteri di collaborazione e di azione dell’IDV muovono dal primario interesse di prendersi in carico i problemi dei cittadini e offrire loro soluzioni concrete attraverso una presenza matura in enti e istituzioni.

Già oggi, ad un anno dall’ingresso nelle istituzioni, ci viene riconosciuto il merito di essere “diversi”; abbiamo cioè avuto la possibilità di dimostrare con i fatti che è possibile uno stile diverso in politica che sia fermento di rinnovato impegno della classe dirigente politica giovane e sana, più numerosa di quanto si creda.

La nostra forza è nei valori di cui siamo portatori, la dimostriamo assumendo precise responsabilità in ambito politico ed amministrativo e dovremo anche essere maggiormente compartecipi della scrittura della regia politica attraverso la quale indicare percorsi, definire scelte tese a qualificare il nostro ruolo nella società livornese e a definire senza ambiguità il rapporto con gli alleati nelle maggioranze e con la coalizione di centrosinistra.

Noi siamo alleati leali, ma non subalterni e l’unica collocazione possibile per l’Italia dei Valori è, e rimane, nel centro-sinistra a livello comunale, provinciale, regionale, nazio-nale.

Le donneLe donne, più che "il lavoro" hanno i "lavori", la loro giornata è un mix di attività di

vario genere, da quelle pagate per il mercato a quelle di cura e gestione del ménage fami-liare a quelle connesse alla costruzione relazionale del loro universo. Il modo di produrre industriale ha imposto: a) un tempo uniforme, standardizzato, simboleggiato dall'orologio; b) una separazione rigida tra sfere e fasi della vita, che hanno un'influenza lacerante sul vissuto delle donne.

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C'è assoluto bisogno di costruire forme di strutturazione temporale meno rigide, as-sociate ad una ridefinizione dei tempi dei servizi e, in genere, dei tempi della città. Il diritto alla cura ed alla formazione professionale ed allo studio, deve rispettare i tempi delle don-ne, favorendo la conciliazione della vita lavorativa con la vita personale e familiare, in par-ticolare per quelle donne lavoratrici madri, migliorando l'offerta sia qualitativamente sia quantitativamente dei servizi pubblici e privati di supporto alla cura dei bambini ed alla cura degli anziani che sono sempre appannaggio delle donne. Coordinare e sperimentare nuove soluzioni di mobilità casa - lavoro - servizi.

Questo l’inizio della riflessione per un coordinamento donne della Provincia di Livor-no tutto da costruire.

Il socialeNoi viviamo nel territorio di una provincia importante ed il primo obiettivo deve esse-

re la tutela di un modello di sviluppo che salvaguardi la qualità della vita dei cittadini; di tut-ti i cittadini. Facendo quindi dell’inclusione sociale un elemento fondante delle politiche at-tuate dagli enti locali.

Un importante sistema sociale di scuole, asili, servizi sociali ed una sanità efficiente ed avanzata danno alla nostra società una competitività maggiore.

La tolleranza e l’inclusione anche dei migranti, oltre ad essere un obiettivo etica-mente rilevante, rendono più forte il sistema economico e sociale anche nella nostra pro-vincia; il che non significa tollerare sacche di devianza o di criminalità ma significa ancora una volta avere come faro e riferimento “la legalità”.

Lo stato ed anche gli enti locali nei quali siamo forza di governo devono saper di-stinguere tra i cittadini onesti di ogni colore ed etnia e coloro che scelgono la scorciatoia dell’illegalità stando sempre dalla parte dei primi.

La tutela dei diritti dei cittadini in campo economico e sociale. Il ruolo delle associa-zioni dei consumatori, la difesa civica, la presenza diffusa sul territorio di elementi si parte-cipazione e di infrastruttura sociale istituzionali e privati. L’associazionismo diffuso, il vo-lontariato laico e ecclesiale, rappresentano la ricchezza della coesione.

Lavoro ed economiaL’articolo 1 della nostra Costituzione cosi recita: “L’Italia è una Repubblica democra-

tica, fondata sul lavoro.” Non era sufficiente per i padri costituenti definire l’Italia come Re-pubblica, ma hanno aggiunto “fondata sul lavoro” per indicare a tutti noi che il lavoro, non solo è necessario per il sostentamento, ma è il modo nel quale ci realizziamo nella società al punto che la mancanza di occupazione si ripercuote sulla dignità della persona.

Priorità dell’azione dell’IDV sul nostro territorio è per il mondo del lavoro, per garan-tire coloro che sono occupati nella conservazione del posto come condizione minima, ri-cercare soluzioni per la stabilizzazione di chi è occupato con contratti cosiddetti “flessibili” o a tempo determinato e favorire l’ingresso nel mondo del lavoro di tanti giovani disoccu-pati, per far rinascere un sentimento di speranza nel futuro che attualmente si scontra con la drammatica situazione economica/occupazionale della nostra provincia.

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Le crisi economiche a livello internazionale si stanno verificando sempre più spesso negli ultimissimi anni con gravissime ripercussioni nel nostro territorio. Le crisi finanziarie si abbattono sugli strati più deboli della popolazione, colpendo trasversalmente lavoratori, artigiani, piccoli imprenditori, operatori del commercio e del turismo, il mondo agricolo, la pesca, mentre assistiamo ad un fenomeno di concentrazione delle ricchezze nelle tasche di pochi a scapito di molti.

Dobbiamo difendere i più deboli attraverso le scelte delle amministrazioni in cui sia-mo presenti operando per una ridistribuzione del reddito, un sostegno alle famiglie in diffi-coltà, la tenuta dello stato sociale. In particolare, a fronte di manovre finanziare governati-ve che prevedono tagli diretti ed indiretti al finanziamento degli enti locali, si potrà pensare di contrarre i servizi sociali solo dopo aver azzerati gli sprechi e le situazioni di privilegio a partire dalle pubbliche amministrazioni e dalla classe politica in primis e ridotto le spese di gestione con l’aumento della efficienza delle strutture istituzionali e collegate.

Gli ultimi rapporti sul mercato del lavoro nella nostra provincia (giugno 2010), indica-no il peggior risultato regionale in termini di riduzione del numero delle aziende e del volu-me di fatturato con conseguente perdita di posti di lavoro soprattutto nel settore industriale (-1439 il saldo del 2009), aumento vertiginoso della cassa integrazione ordinaria e straor-dinaria, così come quella in deroga a livello regionale. Nel corso del 2010 tali ammortizza-tori sociali, che consentono di non perdere le professionalità nella prospettiva di una futura ripartenza del settore, non saranno più erogati per decorrenza dei termini massimi.

Risulta così evidente il nostro dovere di agire nel settore industriale almeno in que-ste direttrici:

1 - mantenere l’esistente soprattutto per quanto riguarda le grandi industrie che han-no centro decisionale al di fuori della provincia a livello nazionale ed internazionale. Tutte aziende multinazionali che hanno dettato la storia del territorio in cui sono inserite ed alle quali la popolazione residente ha dato molto, in termini di manodopera, ma anche di tolle-ranza verso gli impatti ambientali, della salute e dei vincoli territoriali. Ci riferiamo alla raffi-neria ENI, contro la cui vendita ad un fantomatico fondo di investimento ci siamo duramen-te battuti a fianco dei lavoratori nel corso del 2009, ottenendo il mancato disimpegno dal territorio nell’immediato, ma senza garanzia di investimenti per il futuro con immediati con-traccolpi sull’indotto e con la sensazione di aver solo rimandato il problema anche per la strategia mondiale di ENI nella quale le raffinerie dovranno essere impiantate presso i luo-ghi di produzioni e gli investimenti saranno soprattutto nella ricerca di nuovi giacimenti e nel rinnovo delle attuali concessioni. La Solvay, storicamente legata al territorio tanto da identificare con il proprio nome la località dove sorge, ha intrapreso una politica di dismis-sione e di riduzione degli investimenti minacciando una delocalizzazione in paesi dove già possiede aziende con analoga produzione ma con costi molto minori. La Lucchini a Piom-bino era l’azienda più grande della Toscana in termini di occupazione territoriale e di lavo-ratori. L’impatto dell’azienda sull’ambiente e sulla salute nel corso dei decenni, sono state subite dalla popolazione in cambio di posti di lavoro, ma oggi il magnate russo Mordashov, patron di Severstal, ha trasferito finanziariamente il 50,8% dell’azienda italiana in un suo fondo per il controvalore di 1€ a causa delle perdite enormi contratte dall’azienda nel corso dell’anno precedente e dell’anno in corso. Nell’insieme per le tre aziende, si parla com-plessivamente di circa 6.000 occupati comprensivo dell’indotto. IDV si impegna su questo fronte nelle istituzioni e a fianco dei lavoratori per impedire la dismissione delle aziende,

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essendo convinti anche, che se in questo momento abbandonano i territori, sarà difficile obbligarle al necessario risanamento ambientale ai fini di un diverso utilizzo delle aree. Vi-ceversa debbono essere usate tutte le leve a disposizione degli enti locali e regionali, per rendere una eventuale uscita di scena contemporanea alla nascita di nuove realtà produt-tive con equivalenti potenzialità di impiego di manodopera qualificata e specializzata.

2 - Aiutare le PMI attraverso le istituzioni, al superamento di quelle che sono attual-mente le maggiori difficoltà:

• limitato accesso alle opportunità di finanziamento offerte dai bandi comunitari/regionali;

• scarsa attitudine all’innovazione;

• bassa capacità di fare filiera;

• scarsa propensione all’ export;

• difficoltà di accesso al credito.La creazione di posti di lavoro non può che passare dall’introduzione di attività ad

alto valore aggiunto. Visto che non è facile immaginare l’utilizzo di aree vergini per lo svi-luppo di nuove attività, ciò significa che occorre sviluppare, nelle aree oggi utilizzate, attivi-tà diverse dalle precedenti, che siano in grado di creare maggiore occupazione, come an-che sviluppare l’attività di filiera in grado di trattenere una parte maggiore del valore ag-giunto prodotto.

Agganciare la sperata ripresa economica ed il conseguente aumento dell’occupa-zione, allo sviluppo di settori della cosiddetta “green economy” in espansione, attraverso l’attrazione di investimenti sul nostro territorio con il radicamento di imprese industriali per la produzione di impiantistica di energie alternative, che sfruttino anche i benefici dell’inno-vazione di prodotto e di processo e della ricerca applicata.

La presenza del mare è alla base dello sviluppo economico della nostra Provincia e ne ha condizionato nel tempo anche l’evoluzione. Trasporti, cantieristica, turismo, pesca sono le attività su cui viene posta maggiore attenzione, nell’idea che un loro sviluppo, oltre ad essere rilevante in sé, potrebbe fare da traino anche ad altre attività ad esse intima-mente connesse. L’ipotesi è che vi possa essere, dietro ciascuna delle suddette attività, una intera filiera che potrebbe coinvolgere non solo imprese che operano con un rapporto stretto col mare, ma anche altre imprese vicine e meno vicine, coinvolgendo quindi anche territori più interni.

In campo più strettamente economico si devono tutelare le imprese specialmente le medio piccole e quelle che operano in un mercato corretto, attraverso la lotta all’evasione fiscale e contributiva, con la lotta alla contraffazione e la tutela delle opere d’ingegno.

Ricerca e innovazione potranno attingere al grande bacino di conoscenza costituito dall’università di Pisa e dalle scuole di eccellenza.

La valorizzazione del nostro “Stile di vita” come elemento di promozione del turismo in Toscana ed a Livorno, rappresenta una strada da percorrere per lo sviluppo economico equilibrato alternativo a modelli che in passato hanno qualche volta dato ricchezza ma hanno anche predato pezzi del nostro ambiente.

Il “Sistema Economico Livornese” (SEL) comprendente i comuni di Livorno e Colle-

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salvetti deve trovare occasioni di sviluppo nell’integrazione dell’industria con la logistica ed in questo senso assumono particolare rilevanza atti imminenti di pianificazione territoriale come il “piano regolatore del porto”.

Tutti i più recenti insediamenti sono avvenuti nella consapevolezza del valore ag-giunto e delle sinergie derivanti dalla presenza del porto, dell’intermodalità possibile a Guasticce e del vicino aeroporto di Pisa.

Contestualmente la dimensione regionale deve poter coordinare a dare senso alla specializzazione del sistema Toscana ed alle peculiarità di Piombino e Carrara in rapporto alla dimensione di Livorno.

Il Polo di Rosignano deve confermare il suo ruolo nella chimica di base ma ogni ele-mento di proposta deve essere valutato alla luce dell’esigenza di recuperare il territorio fe-rito da un modello industriale difficile da coniugare con le esigenze moderne delle popola-zioni. Quindi la presenza di nuovi impianti non può prescindere dalle esigenze di sviluppo turistico e non può cancellare le legittime aspirazione ad un’altra economia.

Qui come in altre situazioni il ruolo determinante di Governo e Regione devono es-sere chiamati in causa in una logica non meramente rivendicativa ma di responsabilità.

Servizi pubbliciIl modello di sistema economico che dobbiamo porci come obiettivo è quello di una

società liberale che consente il dispiegarsi dell’attività economica in un contesto di regole che impediscono l’affermarsi della legge del più forte.

Per questo si devono definire i servizi essenziali di competenza dello Stato e delle regioni come la scuola, la giustizia, la sanità, la sicurezza e la difesa, e si deve lasciare al-l’iniziativa privata il pieno svolgimento dell’attività economica, con una presenza forte del “regolatore”.

Le authority di controllo (Banca d’Italia, Antitrust, ISVAP, ecc.) rappresentano un elemento qualificante della democrazia economica e sono sotto continuo attacco da parte del governo di centrodestra che per altro tende a controllarle ed a imbrigliarle.

La cultura del controllo anziché della gestione diretta trova però difficoltà ad affer-marsi anche a livello locale.

Il sistema Toscana ha garantito un elevato livello di qualità della vita ma la trasfor-mazione di servizi pubblici affidata a società di natura giuridica privata partecipate e con-trollate dagli enti locali, non è stata accompagnata del un corretto sistema di controllo e monitoraggio che tuteli il cittadino da soggetti sostanzialmente privati che agiscono in mo-nopolio.

Qui ci sono sacche di inefficienza che vanno affrontati e diritti che necessitano di tu-tela.

L’urbanisticaIl dibattito sul problema del consumo del territorio e di una edilizia asservita alla spe-

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culazione sarà un elemento essenziale del dispiegarsi dell’azione di governo locale del no-stro partito.

Il nostro futuro dipende infatti anche dal modo col quale tratteremo il nostro ambien-te.

E' necessario assumere posizioni propositivi e di essere inseriti coinvolti nel proces-so di formazione delle indicazioni di governo che generalmente vengono elaborate, in via prevalente, in casa PD.

Il nostro apporto, grazie alla qualità delle persone che formano l'Italia dei Valori, sa-rebbe un contributo verso un modo nuovo di interpretare la gestione delle scelte che oggi risentono di una lentezza burocratica e decisionale.

La freschezza e la leggerezza della struttura dell'IDV nelle realtà locali potrebbe ri-condurre le politiche ad una seria programmazione lungimirante a servizio dei cittadini nel solco della legalità, trasparenza e semplicità di applicazione.

Spesso vediamo che non esiste una vera e propria programmazione urbanistica ma esistono solamente dei piano di fabbricazione.

Le scelte scollegate e disarmoniche non danno una indicazione certa per lo sviluppo economico, sociale e culturale dei territori. Non sappiamo più quale siano le vocazioni del-la nostra provincia e quindi stiamo disperdendo le nostre energie senza approdare a nulla. I Piani Strutturali che regolano le attività urbanistiche dei Comuni sono fatte in accordo al Piano Territoriale di Coordinamento, redatto dalla Provincia, e dal Piano di Indirizzo Territo-riale redatto dalla Regione. A vari livelli interessi di vario genere e non sempre chiari hanno plasmato questi strumenti perché venissero anteposti alcuni interessi più tosto che una programmazione seria dell'utilizzo del territorio.

La legislazione in campo urbanistico consente ai comuni un ruolo importantissimo che va temperato con una visione d’insieme della bellezza ed importanza del paesaggio e del territorio della Toscana.

Siamo forse tutti inadeguati a pensare in termini globali di fronte alla complessità delle problematiche di governo del territorio che implementano le esigenze di localizzazio-ne dell’attività produttive e dello sviluppo sostenibile.

Riuscire a coniugare tutte le decisioni amministrative con le esigenze e le compatibi-lità ambientali sarà la nostra sfida più rilevante.

Spetterà a noi, grazie anche alla presenza qualificata e qualificante dell'Assessore Anna Marson in regione, produrre un nuovo modello votato alla strutturazione di una serie di indirizzi volti al miglioramento della qualità della vita ed al rispetto dell'ambiente e degli ecosistemi.

Le infrastruttureLe peculiarità del territorio e la presenza dell’arcipelago pongono in modo delicato le

questioni dello sviluppo infrastrutturale cha va affrontato dal punto di vista dei cittadini e dell’ambiente.

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L’efficienza del trasporto pubblico è essenziale allo sviluppo economico specialmen-te per le aree più difficili come le isole dove la privatizzazione dei Toremar rischia di conse-gnare l’intero sistema economico e sociale in ostaggio ai monopolisti del trasporto maritti-mo.

Troppe volte grandi lavori di infrastrutturazione sono stati nel paese l’occasione per il saccheggio delle risorse pubbliche senza reale vantaggio della collettività.

Così i processi decisionali interessanti importanti trasformazioni del territorio devono svilupparsi attraverso il confronto partecipato dei cittadini e non attraverso la mera delega agli amministratori.

Il Governo ha siglato accordi con la Regione Toscana e la SAT per la realizzazione dell'unico tratto che ancora non era servito dall'autostrada. Di fatto lo Stato e la Regione delegano alla società privata la costruzione dell'infrastruttura con investimenti propri. Di contro la società ha imposto delle situazioni che fanno riflettere nonostante non siano state esplicitate pubblicamente forse perché ancora non definite.

Grave è che i lavori siano stati fatti partire senza avere ancora chiaro quali siano le opere compensative che la SAT dovrà dare ai territori, ma altre sì grave è che parti delle amministrazione provinciale e dei comuni interessati agiscano in maniera sciolta. Tra le varie opere compensative che SAT dovrebbe realizzare si parla della realizzazione del “Lotto 0” della variante Aurelia che costituirebbe il collegamento mancante tra il Maroccone e Chioma. Questo tratto di strada, progettato tra gli anni '80 e '90, doveva essere costituito da un sistema di due gallerie (una per senso di marcia) a tre corsie che attraversando le cone retrostanti la costa del Romito avrebbero connesso la superstrada Fi-Pi-Li alla super-strada con un collegamento unitario da Firenze a Grosseto. Per questo intervento era sta-to ipotizzato un costo di circa €.370.000.000,00. SAT avrebbe deciso (condizionale d'obbli-go perché non esistono progetti e/o informative a supporto) di realizzare una galleria sola-mente e quindi una carreggiata a doppio senso di marcia per una galleria lunga quasi 6 Km. Il problema è che SAT non farebbe questo per risparmiare, anzi. SAT per tutta una se-rie di opere compensative (compensazioni non inerenti alla realizzazione dell'autostrada bensì alla non realizzazione della seconda galleria) ha previsto che la spesa complessiva per la realizzazione del “lotto 0” e degli adeguamenti della variante si dovrebbe aggirare in 420.000.000,00 € (circa il 15%in più). La motivazione è che se fosse fatto il “lotto 0” per come progettato la popolazione della provincia che si muove da e per Livorno passerebbe da li invece che usare l'autostrada e quindi la società non saprebbe come finanziare il re-sto dell'opera.

Nostro compito sarà quello di informare e di porre pressioni perché questo non av-venga ponendo alternative quali ad esempio la realizzazione del “lotto 0” cosi come pro-gettato nel 1990 magari con uno sfalsamento di alcuni anni tra la realizzazione delle due gallerie.

AgricolturaÈ evidente che la scelta obbligata e vincente per la nostra agricoltura è che le pro-

duzioni agroalimentari siano di qualità; questa scelta non nasce solo dalla difficoltà per le

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imprese di competere sul fronte dei costi, ma anche dal crescente ruolo dei consumatori nel sistema economico e dalla centralità che le tematiche della salute e del benessere dei cittadini hanno giustamente assunto nelle valutazioni e nelle scelte private e pubbliche.

La strategia della qualità deve riuscire a coniugare efficacemente il rispetto per la tradizione produttiva con lo sviluppo dell’innovazione, attraverso adeguate strategie di marketing, di comunicazione e di organizzazione oltre che una politica di valorizzazione della “filiera corta”.

Ad esempio la particolare vocazione del nostro territorio alla produzione biologica di molte colture e allevamenti di pregio, la particolare perizia dei nostri agricoltori, possono fare proprio del biologico un punto di forza notevole per la nostra agricoltura di qualità; ecco allora che bisogna intervenire al fine di favorire il consumo dei nostri prodotti tipici sul territorio e rendere possibile la trasformazione dei prodotti sul territorio provinciale.

TurismoNella provincia di Livorno si stanno concentrando una serie di siti ad alto impatto

ambientale (inceneritori, rigassificatori, centrali a biomasse, discariche) che rischiano di compromettere seriamente la vocazione turistica di alcuni territori. La nostra provincia ha una costa varia, meravigliose scogliere, splendide spiagge e un arcipelago fantastico con fondali strepitosi, non si capisce perché non sia stato mai fatto un piano per l'utilizzo serio di questa risorsa. Anche nelle zone rurali e collinari, che in passato hanno visto una vendi-ta del patrimonio edilizio nei confronti di stranieri (soprattutto tedeschi e svizzeri), potreb-bero essere attivate politiche di incentivazione all'attività ricettiva con un occhio al mante-nimento e/o miglioramento della qualità della vita. Per sintetizzare si dovrebbe pensare ad attività che mantengano alti gli standard qualitativi e di percezione del benessere ed evita-re casi di sfruttamento delle risorse che sicuramente ha un tempo di ritorno economico molto più breve, ma di fatto creerebbe un impatto ambientale inaccettabile.

In quest'ottica potrebbero essere presi in considerazione cambiamenti epocali per intere comunità. Cammini da compiere in 10-20 anni come per esempio la trasformazione delle aree industriale di Piombino e di Rosignano.

ArcipelagoIl nostro arcipelago da varie realtà molto eterogenee tra loro. A parte l'isola di Gor-

gona che ospita il carcere e che quindi ha autonomia propria, il sistema di isole che com-pongono il nostro arcipelago è costituito da realtà che variano in funzione dell'ampiezza. Tutti tesori naturali che spaziano dalla praticamente disabitata isola di Montecristo in cui sono ammessi solo 1000 visitatori l'anno senza possibilità di pernotto, a situazioni interme-die come le isole di Pianosa e di Capraia caratterizzate da piccoli insediamenti, per arriva-re all'Isola d'Elba che invece è sede di 8 Comuni per circa 32.000 abitanti residenti. Nono-stante la diversità di territori tutte queste realtà sono legate da una situazione comune che è quella dell'isolamento. Se da una parte l'isolamento fisico è stato, ed è tuttora, una ric-chezza perché ha permesso di preservare gli ecosistemi locali, c'è un isolamento sociale e

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politico che ha creato una frammentazione di azioni senza una precisa strategia.Interventi di valorizzazione della risorsa arcipelago dovranno essere portati avanti,

avendo però un occhio di riguardo al mantenimento od al miglioramento delle condizioni di salvaguardia ambientale. Un maggior coinvolgimento delle realtà locali nelle scelte e nelle programmazioni è auspicabile e deve essere una priorità che però deve essere gestita con procedure di estrema trasparenza per evitare che si creino dei circuiti di interessi perso-nali. Trasporti, eliminazione della “divisione digitale” (digital divide), utilizzo consapevole delle risorse e programmazione di interventi volti alla salvaguardia o al ripristino ambienta-le saranno solo alcuni dei temi da sviluppare in appositi gruppi di lavoro.

Trasporti e portualitàPer le politiche inerenti al trasporto dobbiamo distinguere due categorie:• Locale delle persone.• Trasporto delle merci.Nella prima categoria è da prevedere una disincentivazione dell'utilizzo del mezzo di

proprietà a favore del servizio pubblico.Per far ciò è d'obbligo cercare di raggiungere il risultato operando il miglioramento

generale dei servizi magari con la progressiva sostituzione con mezzi più piccoli e la crea-zione di abbonamenti agevolati.

Il piano del traffico comunque non potrà essere più ostaggio di gruppi che, dimo-strando miopia, vogliono un cliente che possa parcheggiare la propria auto all'interno del negozio credendo che questo possa portare ad un aumento delle vendite.

Le realtà portuali, in primis quella di Livorno, dovranno essere riorganizzate e libera-te da tutte quelle situazioni che oggi le paralizzano.

Il Porto livornese per posizione e per genesi territoriale potrebbe essere in una con-dizione di primato in Italia ed in Europa. Questo non è avvenuto perché troppo di frequente le risorse sono gestite male e le programmazioni infrastrutturali sono carenti se non addi-rittura assenti.

Problemi quali gli alti costi per chi deve sbarcare merci, fondali troppo bassi per ospitare le nuove flotte di giganti dei mari, mancanza di collegamenti seri tra le banchine e l'interporto, rendono una potenzialità enorme in una frustrazione ancora più grande. La realizzazione di infrastrutture di collegamento con le zone di scambio su rotaia o su canali navigabili devono essere priorità per uno sviluppo del porto.

Altro nodo spinoso che dovrà essere dipanato è costituito dalla privatizzazione della compagnia navale Toremar. Rientrando nella procedura di dismissione delle società stata-li, la Toremar è uno dei principali vettori da e verso le isole del nostro arcipelago. La rete di connessione navale alle nostre isole attualmente è garantita da un sistema sostanzial-mente di duopolio tra Toremar e Navarma a cui si aggiunge una partecipazione dell'Elba Ferries.

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Ambiente, territorio, energia e sviluppoQueste quattro tematiche vanno tenute insieme per la loro specifica interdipenden-

za. Lo sviluppo di un territorio è legato alla presenza di un ambiente specifico e da una pianificazione energetica che a sua volta sono legate dallo sviluppo sociale ed economico che abbiamo intenzione di realizzare. Appaiono ad esempio assolutamente sproporzionati i quantitativi di gas che dovrebbero arrivare sulla costa livornese in relazione al fabbisogno attuale sia domestico che industriale rispetto alle previsioni di sviluppo della provincia di Li-vorno e della Toscana.

Dalla mozione del Presidente Antonio Di Pietro (2010):“La conferenza di Copenaghen ha confermato l'enorme pericolo dell'immissione in atmosfera di gas

serra prodotti dai combustibili fossili. L'Italia dei Valori considera la lotta contro il cambiamento climatico glo-bale una grande e nuova opportunità di sviluppo, l'avvio di una nuova politica economica, l'inizio di una vera rivoluzione industriale. Le energie rinnovabili, a cominciare dal solare, il recupero integrale dei rifiuti, il rispar-mio energetico configurano la nascita di una vera e propria “economia verde”. I paesi che prenderanno que-sta strada accumuleranno un vantaggio strategico e geopolitico che li porrà alla testa di una nuova fase di sviluppo. Una seria politica per l'uso razionale dell'energia, ad esempio, metterebbe a disposizione risorse energetiche pari o superiori a quelle del nucleare.

Sulla raccolta e lo smaltimento dei rifiuti la nostra linea è chiara. Il carico dei rifiuti deve essere ridotto già alla produzione e alla distribuzione; i rifiuti sono trasformabili in materie seconde; serve la raccolta diffe-renziata porta a porta, con tariffe commisurate solo alla quantità dei rifiuti prodotta e al loro grado di differen-ziazione; la combustione dei rifiuti, sia in forma di rifiuto indifferenziato sia in forma di rifiuto gassificato, im-mette in atmosfera gas serra e inquinanti chimici. Esistono collaudate tecnologie e solide filiere produttive territorio che consentono di riciclare quasi integralmente i rifiuti. Questa è la nostra scelta.”.

A noi il compito di declinare sul nostro territorio le scelte sopra enunciate.Inoltre bisogna respingere in ogni modo la scelta nucleare del Governo, un’altra pia-

ga che potrebbe colpire i nostri territori. Siamo stati promotori di una mozione contro l’in-stallazione nel territorio provinciale di centrali nucleari. Tali attività non sono infatti compati-bili con la promozione della qualità della vita, ambientale e di produzione di prodotti tipici biologici che abbiamo richiamato precedentemente. Le scorie radioattive non sono trattabi-li in sicurezza, i loro effetti letali durano migliaia di anni, sono sconosciuti gli effetti a lunga durata del loro accumulo nel sottosuolo. Oltretutto, tenendo conto del costo reale degli im-pianti, che è quasi il doppio di quello dichiarato, e di quello dello smaltimento delle scorie, il costo del Chilowatt nucleare supera quello delle fonti tradizionali.

Occorre puntare su una politica energetica per uno sviluppo economico eco sosteni-bile (o meglio ancora la tendenza ad una decrescita felice)con il deciso sviluppo delle energie rinnovabili (FER). Puntare sulle fonti energetiche rinnovabili, ed in particolare su quella solare ed eolica, può rappresentare una straordinaria occasione per creare nuova occupazione e ridurre la dipendenza dalle importazioni di greggio, oltre a stimolare la ricer-ca e l'innovazione tecnologica. Pensiamo alla creazione di un polo delle rinnovabili in Bas-sa Val di Cecina, come annunciato dal Presidente Rossi qualche mese fa, dove ricerca, produzione, commercializzazione, impiantistica e installazione possano lavorare in siner-gia.

In merito alle centrali a biomasse non possiamo essere contrari a prescindere, ma dobbiamo verificare che si rispettino alcuni parametri fondamentali quali:

• Utilizzo di una filiera corta;

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• Evitare inserimenti nei centri abitati o nelle aree prossime riducendo l'impatto;• Non inserire le centrali in terreni ad alta valenza economico-produttiva (come ad

esempio le aree portuali) o con valore naturalistico o paesaggistico.• Creazione di un sistema di compensazione da applicare per migliorare il bilancio

ambientale.

Difesa del territorioDobbiamo essere in prima linea per vigilare su tutti i tentativi operati dai grandi e

piccoli speculatori di infiltrarsi nelle Istituzioni e negli Enti locali che ormai in un momento di carenza di fondi cercano di svendere il nostro territorio e quindi anche il nostro futuro per far cassa con spiccioli ricavati dagli Oneri di Urbanizzazione. E’ chiaro che il nostro punto sullo sviluppo urbanistico che, come magistralmente enunciato dal nostro assessore all'urbanistica in Regione Arch. Anna Marson, deve essere di recupero degli spazi già edi-ficati e dismessi e di fermare la cementificazione selvaggia.

Dovremo anche vigilare sulla soluzione di quelle che per negligenza degli organi di controllo o per problemi elettorali di regolarizzare sono divenute delle vere e proprie emer-genze urbanistiche come ad esempio il proliferare di costrutti poste su microlotti privi di ti-tolo abilitativo.

Diritto alla salute e al sistema sanitarioDalla mozione del Presidente Antonio Di Pietro (2010):“Vogliamo poi elevare e rendere omogenei su tutto il territorio nazionale il livello delle prestazioni po-

nendole in linea con gli standard europei. Oggi, di fatto, non interessa a nessuno se in un ospedale guarisce solo un paziente su 100 operati, ma interessa fare molte prestazioni, per assicurarsi maggiori entrate. Ciò di pende soprattutto dal fatto che la dotazione delle risorse per Unità Operativa è attribuita in funzione del nu-mero di prestazioni (uomo/attrezzature/costi farmaco) erogate. Nessuno si sogna di chiedere l’efficacia o l’a-deguatezza delle performance erogate, ma solo il numero. Più numeri uguale più risorse. Al paziente invece interessa guarire e non essere considerato un numero. Pertanto, proponiamo di retribuire le prestazioni sani-tarie solo se esse garantiscono al paziente gli standard qualitativi di riferimento europeo. Solo così, la politi-ca, che ancora oggi ha enorme potere decisionale nel campo della sanità, sarà costretta ad assumere i mi-gliori professionisti del settore e retribuirli in base ai risultati, ponendo obiettivi prefissati dal momento dell’as-sunzione. E’ necessario anche che sul territorio venga realizzata periodicamente (ed obbligatoriamente) una conferenza dei servizi, che abbia come obiettivo la conoscenza e la soluzione dei problemi che affliggono i cittadini. “Di cosa hanno bisogno? Di cosa si lamentano?” dovrebbe chiedersi la politica. Oppure, “l’ospedale è troppo distante; l’ospedale è sporco; l’assistenza è carente in alcune branche; le attese per ottenere una prestazione sono troppo lunghe; si ignorano le percentuali delle complicanze post-operatorie; le prenotazioni telefoniche sono un miraggio” e così via: questi i temi che la politica dovrebbe affrontare quando tratta una materia così delicata come la salute per dare risposte certe al cittadino”.

Il sistema sanitario regionale toscano è di gran lunga migliore che in altre regioni, ma alcune considerazioni della mozione nazionale possono valere per noi a livello locale. Quando si discute di “nuovo ospedale” e di “istituzione della Società della Salute” stiamo parlando di cose tecniche opinabili, avendo piena consapevolezza che costituiscono solo mezzi strumentali per il fine ultimo che è la salute del cittadino, anzi la qualità della vita dei cittadini, nel senso della prevenzione, della tutela ambientale, dell’accesso a servizi che consentono di vivere con relativa tranquillità tutte le stagioni della vita ed in particolare la terza e quarta età nella quale è statisticamente probabile l’insorgenza di patologie cronico-

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degenerative con il conseguente importante carico assistenziale. Sulla questione del Nuo-vo Ospedale a Livorno e sull'imminente referendum in proposito, riteniamo che Italia dei Valori debba attentamente valutare la situazione. Innanzitutto dobbiamo partire dal presup-posto che nel nostro Partito, come in molti altri, esistono sensibilità diverse che devono es-sere rispettate. Allo stesso tempo IDV, sia nella Giunta comunale che nel Consiglio comu-nale ha preso una posizione ben precisa, che oggi non può essere rinnegata,

Italia dei Valori, promotrice di tanti referendum a livello nazionale contro le leggi “vergogna” dei Governi Berlusconi, ritiene che anche a livello comunale, l'istituto referen-dario sia uno strumento per la partecipazione dei cittadini. Il nostro impegno sarà quello di informare i cittadini, essere disponibili al dialogo per accrescere la conoscenza libera da pregiudizi, spiegando anche il nostro punto di vista ed ascoltando tutti coloro che ritengono importante dialogare con noi. Terremo in considerazione il risultato del voto referendario per le azioni politiche che dovranno necessariamente seguire. D'altronde sotto il manifesto elettorale per le elezioni amministrative di un anno fa c'era una scritta che diceva: "dalla parte dei cittadini". Per noi queste parole sono e resteranno sempre un principio fondante della politica e del nostro modus operandi.

Equità fiscaleSpesso sentiamo dai Cittadini che ci sono elementi di diseguaglianza fiscale o in-

congruenza nel sistema di calcolo degli emolumenti fiscali che vanno a penalizzare alcune categorie e favorire alcuni soggetti. Ad esempio il calcolo della tariffa sui rifiuti dovrebbe prendere in considerazione oltre parametri oggettivi, anche la quantità effettiva dei rifiuti prodotta in modo da creare delle notevoli incongruenze e spingere comportamenti virtuosi. Attualmente si verifica che piccoli fondi producono molti rifiuti ma pagando poco e grandi realtà che pur producendo meno rifiuti sono tassati maggiormente. Anche il sistema dello scomputo degli oneri di urbanizzazione spesso viene utilizzato in maniera dubbia e co-munque sia sempre dal grosso speculatore. Nostro compito dovrà essere quello di attuare tutta una serie di interventi per proporre sistemi che tendano al ripristino di un equità fisca-le. Naturalmente la vigilanza dovrà essere fondamentale in quanto il principali fattori di di-sequità sono costituiti dall'evasione e dall'elusione.

Diseguaglianza socialeIn un periodo di profonda crisi come quello che stiamo affrontando è d'obbligo cer-

care di ridurre la forbice tra la fascia di redditi alta e bassa. Lo sforzo dovrà essere indiriz-zato a concepire proposte per il sostegno alle famiglie più disagiate ma avendo anche cura di vigilare sulle false dichiarazioni che vengono fatte per l'ottenimento dei benefici, stigmatizzando comportamenti fraudolenti (e non tollerandoli o incentivarli come avviene ora) e facendo ritorno al concetto di mutuo soccorso come momento alto di aggregazione sociale.

La vigilanza darebbe la possibilità di trovare molte risorse che potrebbero essere impiegate per i legittimi destinatari.

Chi ha già la fortuna di vivere in una condizione di agio dovrà contribuire maggior-

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mente secondo il noto principio della progressività dell’imposizione fiscale.

IstruzioneL’Italia ha cessato di immaginare e mettere in atto politiche di crescita culturale au-

tentica da quando ha interrotto la produzione propria di interventi ed ha iniziato ad imitare modelli di altri paesi.

I problemi legati all'istruzione sono da risolvere a livello statale seguendo due binari paralleli e inscindibili, uno a lungo termine di riforma generale del sistema di istruzione ed uno a breve termine di risoluzione delle contingenze legate al rinnovo contrattuale dei la-voratori del comparto scuola, alla risoluzione delle problematiche legate al precariato, ed al risanamento sociale del rapporto scuola-territorio.

Nelle realtà locali si dovrebbe cercare di incentivare l'eccellenza e l'impegno degli studenti creando sistemi premianti come borse di studio e contatti con università e mondo del lavoro.

Si dovrebbe stigmatizzare la gestione manageriale degli istituti che, per avere più fondi da amministrare, ampliano la quantità degli studenti abbassando il livello formativo rendendo più “facili” le promozioni.

Difesa consumatoreEssendo un movimento dalla parte dei cittadini è ovvio che nel nostro DNA sia in

nata la tutela dei diritti del consumatore. Evitare la creazione di “cartelli” e monopóli con tutte le forze ed impegnarsi affinché il consumatore non subisca soprusi dovrà essere una priorità. Se prendiamo l'esempio della città di Livorno dove la Coop ha monopolizzato il comparto della grande distribuzione alimentare, troviamo che i prezzi sono più alti del 10/15% rispetti al Pisa che invece è servita da più catene in concorrenza tra loro. Pensan-do invece agli asili nido si può vedere come ci sia stato un’operazione di cartello tra i vari gestori delle strutture provocando un mercato falsato a danno dei consumatori che si ve-dono costretti a pagare rette elevatissime. Altro fronte dovrà essere quello di favorire le ag-gregazioni di consumatori per la formazione di azioni collettive (class Action) contro grossi gruppi in modo da massimizzare l'effetto evitando la contrapposizione della “pulce contro l'elefante”.

Snellimento, semplificazione e razionalizzazione burocraticaSaranno proposti incontri e tavole rotonde per la creazione di procedure di snelli-

mento di tutte le attività burocratiche afferenti agli enti locali. Il percorso dovrebbe tendere ad una unificazione delle procedure su base provinciale rendendo più facile a tutti l'inter-facciamento con i vari uffici sparsi per il territorio.

Riduzione dei costi della politicaDa anni il nostro Partito è in prima linea per l'abbattimento dei costi della politica.

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Come visibile anche dalla contomanovra finanziaria 2010, i punti da cui partire per una seria riduzione dei costi della politica sono:

• Soppressione parziale delle province;• Eliminazione vitalizio per parlamentari nazionali e per i consiglieri regionali;• Blocco immediato delle auto blu;• Nuove regole per gli appalti (anticorruzione);A questo si potrebbe aggiungere una rivisitazione delle dinamiche stipendiali e dei

premi per i dirigenti sia comunali che provinciali molto spesso elevatissimi e non aggancia-ta ad un effettivo raggiungimento degli obiettivi prefissati.

ImmigrazioneL’immigrazione è uno dei fenomeni più complessi e carico di contraddizioni della no-

stra epoca presente. Il governo reazionario delle destre e della Lega sta affrontando il tema in spregio ai trattati internazionali e al rispetto dei diritti umani. Vedi accordi con la Li-bia per i respingimenti in mare. Inoltre a livello politico usa toni demagogici e razzisti. Ha compiuto una operazione culturale e politica facendo passare nella vulgata una equazione impossibile e smentita da ogni statistica criminale e cioè l’assioma immigrazione=criminali-tà. Al contrario visioni più realiste e agganciate ad una lettura socio-economica più dinami-ca e avanzata vede addirittura una necessità per il sistema paese l’immigrazione.

La legge Bossi-Fini manca in quasi modo assoluto un percorso serio, accogliente e includente del migrante, che invece secondo questa visione deve essere marginalizzato, meglio se sfruttato, utilizzato come forza lavoro senza diritti e poi rispedito nella propria patria. Noi al contrario sosteniamo una migrazione ovviamente sostenibile con le possibili-tà del nostro Paese che faccia dell’integrazione e l’attribuzione di nuovi diritti di cittadinan-za gli elementi portanti della politica migratoria.

Sicurezza e legalitàE’ necessario che cresca sempre di più la fiducia dei cittadini nei confronti della giu-

stizia, della legalità e delle Forze dell’Ordine che sono deputate a garantire condizioni di maggiore sicurezza dei cittadini, al fine di rendere pieno l’esercizio dei loro diritti e accre-scere la cultura della legalità. Il territorio necessita di politiche per la sicurezza, cioè inizia-tive volte a conseguire una convivenza ordinata e civile della popolazione sulla base dei principi della legalità e della responsabilità individuale. Il tema della sicurezza urbana rive-ste un ruolo di fondamentale importanza nella programmazione e nell’attuazione di tutte quelle politiche finalizzate alla salvaguardia dell’incolumità dei cittadini ed alla tutela dei propri beni. La sicurezza è un prodotto complessivo che non può e non deve essere la-sciato solo alle forze di polizia che attaccano il fenomeno solo per una parte. Mentre scuo-la, enti locali, dovranno fare il resto dispiegando il massimo per affermare il valore della le-galità e degli interventi di prevenzione sociale ed economica.

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Software liberoUna delle questioni più importanti al giorno d'oggi è la comunicazione.Vediamo come il modello “berlusconiano” con ogni mezzo tanta di erodere spazi in-

formativi e di aggregazione per affermare attraverso il suo “sistema” i modelli dominanti. In questo sistema che cerca di togliere spazi alle voci alternative è assolutamente

necessario sviluppare una coscienza informatica di base e dare la possibilità di accedere più facilmente alle connessioni a banda larga ad una sempre più nutrita schiera di perso-ne.

Oggi sfruttando i principi del software libero (free software ed open source) abbinati anche a computer datati possiamo ottenere dei mezzi per l'informazione e per la formazio-ne eccezionali a bassissimi costi. Sistemi basati su Linux con applicazioni libere come la suite Open Office ci permetteranno di realizzare tutto quanto abbiamo bisogno da un per-sonal computer senza rischiare di diventare dei Pirati Informatici per l'installazione di soft-ware proprietario (ad esempio tutti i programmi Microsoft che sono a pagamento).

Con questi sistemi è possibile comunicare in tempo reale e creare una rete di pen-siero che potrà sfociare in azioni concrete come è accaduto per il Popolo Viola. Capendo che ci sono problemi derivanti da vari fattori quali elementi generazionali ed economici, per chi volesse intraprendere l'informatizzazione potrebbero essere studiati dei corsi di infor-matica di base. Sarà importante anche cercare di sviluppare l'utilizzo di software libero al-l'interno delle amministrazioni pubbliche in modo da ridurre i costi di licenze e computer.

Il partitoLe formazioni sociali rappresentative dei cittadini sia pure in settori specifici come i

sindacati, le associazioni di categoria, l’associazionismo ed il volontariato devono essere un riferimento anche per il nostro partito, stabilendo rispettive autonomie e senza cinghie di trasmissione.

Viceversa il partito ha un compito essenziale nell’informazione oggi imprigionata in un sistema dominato dal modello “orwelliano” voluto e promosso dalle reti Berlusconiane.

Nostro impegno nazionale e locale deve essere veicolare una corretta informazione ai cittadini, anche attraverso l’efficacia e la modernità della rete, e metterci in grado di ren-dere questo flusso informativo realmente interattivo ed effettivamente utile anche a com-prendere le esigenze e i bisogni della gente.

La crescita del Partito impone un inevitabile livello di delega verso i propri rappre-sentanti, tuttavia deve essere nostra prerogativa quella di riuscire a mantenere un elevato livello di coinvolgimento e partecipazione degli iscritti che consenta ad ognuno di esprime-re il proprio parere e di farlo valutare dal resto del Partito. Per questo dovrà essere data particolare attenzione all’effettuazione di riunioni periodiche e incontri su temi specifici di particolare attualità ed importanza, nonché alla costituzione di gruppi tematici composti da quegli iscritti disponibili a svolgere un lavoro attivo.

La formazione della classe dirigente deve tener conto dell’appartenenza ma anche delle capacità di ciascuno.

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Le istituzioni non sono nostre ma “ci sono date in prestito” e abbiamo il dovere di mandare le persone migliori a governarle anche attingendo a risorse umane provenienti dalla società civile.

(Per dirla con Grillo) i “dipendenti dei cittadini” devono essere qualificati e non solo fedeli al partito.

Formazione politicaUno dei problemi più avvertiti da tutti coloro che si spendono in prima linea nell’im-

pegno politico è quello della complessità di alcune problematiche che richiedono di essere affrontate con serietà e con competenza, per cui è importante accrescere i momenti for-mativi attingendo alle conoscenze degli iscritti, ma anche chiedendo apporto dal coordina-mento regionale e nazionale.

La frequentazione deve essere allargata a tutti, anche a coloro che non intendano fare attività amministrative od elettive. Questo sarebbe importante perché creerebbe una base di persone che essendo formate e conoscendo i modi di operare nelle varie realtà potrebbero apportare un contributo di crescita ed una elevazione del tenore della discus-sione.

Dipartimenti tematici- gruppi di lavoroNel seno del direttivo saranno costituiti gruppi di lavoro tematici. Uno strumento fon-

damentale per la crescita del Nostro partito in sede locale sarà costituito dalla creazione di dipartimenti tematici in cui un responsabile d'area creerà gruppi di ricerca e di sintesi per coadiuvare il lavoro del direttivo, degli eletti e degli amministratori.

Sarà un importante sistema per analizzare le problematiche e creare le basi per una più incisiva azione politica. Chiunque potrà proporre la formazione di un gruppo di lavoro o che venga riconosciuta un'area tematica. Da precisare che il lavoro svolto dai gruppi non formerà di per se la linea politica del partito ma sarà strumento indispensabile per le deci-sioni che verranno prese nelle sedi appropriate.

Presidente IDV della Provincia di LivornoIn un rinnovato spirito unitario si valuta, dunque, l'opportunità di istituire la figura del

Presidente dell'IdV della Provincia di Livorno quale elemento di rappresentatività delle va-rie sensibilità ed anime che rappresentano la ricchezza del nostro Partito. Ai compiti e fun-zioni di rappresentanza esterna, il Presidente sommerà la responsabilità di favorire la più larga partecipazione degli iscritti alle scelte fondamentali e curerà la più ampia informazio-ne delle decisioni assunte e delle iniziative messe in campo.

Il Presidente convoca e presiede il direttivo in accordo con il coordinatore provincia-le.

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