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SPECIALE - 150° DELLA NASCITA DI PADRE GIOVANNI SEMERIA Eco dei Barnabiti 4/2017 43 P adre Giovanni Semeria vide la luce a Coldirodi (fraz. di Imperia) il 26 settembre 1867. Sarebbe morto 63 anni dopo (15 marzo 1931), a Spara- nise, in provincia di Caserta, stroncato più che da malat- tia dalle estenuanti fatiche a favore degli orfani di Guerra, cui dedicò tutte le sue energie. Genova conserva di lui vivida memoria, poiché in questa città di- spiegò una multiforme azione cul- turale e sociale, ispirata ai grandi valori evangelici. Ne beneficiaro- no tutte le classi sociali, a comin- ciare dal ceto più elevato; cosa che fece dire al cardinale Giusep- pe Siri che Genova deve all’illustre barnabita l’aver conservato il pro- prio patrimonio religioso e spiri- tuale a dispetto dei rivolgimenti del tempo, segnati da anticlericali- smo e da tendenze anticattoliche. Sarà lo stesso cardinale a introdur- re, nel 1984, la causa di canoniz- zazione del Servo di Dio Giovanni Semeria. chi fu padre Semeria? Ma chi fu Giovanni Semeria? Nato orfano di guerra, poiché il padre morì di colera durante la terza Guerra d’indipendenza, fu dalla madre messo in collegio pri- ma a Cremona, presso i Gesuiti, quindi a Moncalieri (TO) presso i Barnabiti, dove maturò la propria vocazione, così che interruppe gli studi liceali per approdare al Noviziato di Monza (1882- 1883). Sedicenne, professò i primi voti religiosi, per pas- sare poi a Roma, dove, dopo la brillante licenza liceale (1885), intraprese gli studi teologici, salendo ventitreen- ne l’altare (1890). Affermatosi come valente e promet- tente studioso soprattutto in scienze bibliche, e fornito di singolari doti oratorie, gli si apriva un brillante avvenire nella Città eterna, ma l’insorgere delle prime difficoltà dovute alla sua straordinaria apertura mentale e a una sensibilità spiccatamente mo- derna, motivarono il trasferimento a Genova, dove la sua presenza sarebbe stata decisiva nell’avviare l’Istituto “Vittorino da Feltre”, che da Salita S. Caterina era in procin- to di trasferirsi in Via Maragliano (1900). Giunto in Liguria nel 1895, Se- meria avviò due anni dopo quella Scuola superiore di religione (1897- 1907), destinata a studenti e pro- fessionisti, che gli permise di aprir- ne gli interessi culturali alle grandi tematiche bibliche, religiose e filo- sofiche che all’epoca agitavano lo stesso mondo cattolico. Nell’arco di un decennio, questa istituzione consentì a Semeria di mettere i suoi uditori a contatto con il pensiero europeo e i suoi più prestigiosi esponenti, avvalendosi soprattut- to dell’amicizia con il barone an- glo-austriaco Friedrich von Hügel (1852-1925), cui si deve il classico studio su santa Caterina da Geno- PADRE GIOVANNI SEMERIA (1867-1931) In conclusione dell’anno celebrativo del 150° della nascita del p. Giovanni Semeria, una breve carrellata storica alla scoperta dei principali aspetti che hanno caratterizzato questa straordinaria figura di barnabita che ha vissuto e sofferto profondamente i drammi sociali, religiosi e culturali di una delle più travagliate e convulse epoche della storia d’Italia. «Fu uno degli uomini pubblici più in vista del cattolicesimo italiano agli inizi del secolo XX» (Enciclopedia Treccani) «…Sitibondo di armonie tra le grandi forze del nostro mondo moderno e gli eterni principi del Cristianesimo» (Giovanni Semeria) Semeria a 16 anni, durante la sua prima professione religiosa

PADRE GIOVANNI SEMERIA (1867-1931) · (1852-1925), cui si deve il classico studio su santa Caterina da Geno-PADRE GIOVANNI SEMERIA (1867-1931) In conclusione dell’anno celebrativo

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Page 1: PADRE GIOVANNI SEMERIA (1867-1931) · (1852-1925), cui si deve il classico studio su santa Caterina da Geno-PADRE GIOVANNI SEMERIA (1867-1931) In conclusione dell’anno celebrativo

SPE C IA LE - 150° DELLA NASCITA DI PADRE GIOVANNI SEMERIA

Eco dei Barnabiti 4/2017 43

Padre Giovanni Semeria vide la luce a Coldirodi(fraz. di Imperia) il 26 settembre 1867. Sarebbemorto 63 anni dopo (15 marzo 1931), a Spara-

nise, in provincia di Caserta, stroncato più che da malat-tia dalle estenuanti fatiche a favore degli orfani di Guerra,cui dedicò tutte le sue energie.Genova conserva di lui vivida

memoria, poiché in questa città di-spiegò una multiforme azione cul-turale e sociale, ispirata ai grandivalori evangelici. Ne beneficiaro-no tutte le classi sociali, a comin-ciare dal ceto più elevato; cosache fece dire al cardinale Giusep-pe Siri che Genova deve all’illustrebarnabita l’aver conservato il pro-prio patrimonio religioso e spiri-tuale a dispetto dei rivolgimentidel tempo, segnati da anticlericali-smo e da tendenze anticattoliche.Sarà lo stesso cardinale a introdur-re, nel 1984, la causa di canoniz-zazione del Servo di Dio GiovanniSemeria.

chi fu padre Semeria?

Ma chi fu Giovanni Semeria?Nato orfano di guerra, poiché ilpadre morì di colera durante laterza Guerra d’indipendenza, fudalla madre messo in collegio pri-ma a Cremona, presso i Gesuiti,quindi a Moncalieri (TO) presso iBarnabiti, dove maturò la propriavocazione, così che interruppe gli

studi liceali per approdare al Noviziato di Monza (1882-1883). Sedicenne, professò i primi voti religiosi, per pas-sare poi a Roma, dove, dopo la brillante licenza liceale(1885), intraprese gli studi teologici, salendo ventitreen-ne l’altare (1890). Affermatosi come valente e promet-tente studioso soprattutto in scienze bibliche, e fornito

di singolari doti oratorie, gli siapriva un brillante avvenire nellaCittà eterna, ma l’insorgere delleprime difficoltà dovute alla suastraordinaria apertura mentale e auna sensibilità spiccatamente mo-derna, motivarono il trasferimentoa Genova, dove la sua presenzasarebbe stata decisiva nell’avviarel’Istituto “Vittorino da Feltre”, cheda Salita S. Caterina era in procin-to di trasferirsi in Via Maragliano(1900).Giunto in Liguria nel 1895, Se-

meria avviò due anni dopo quellaScuola superiore di religione (1897-1907), destinata a studenti e pro-fessionisti, che gli permise di aprir-ne gli interessi culturali alle granditematiche bibliche, religiose e filo-sofiche che all’epoca agitavano lostesso mondo cattolico. Nell’arcodi un decennio, questa istituzioneconsentì a Semeria di mettere i suoiuditori a contatto con il pensieroeuropeo e i suoi più prestigiosiesponenti, avvalendosi soprattut-to dell’amicizia con il barone an-glo-austriaco Friedrich von Hügel(1852-1925), cui si deve il classicostudio su santa Caterina da Geno-

PADRE GIOVANNI SEMERIA(1867-1931)

In conclusione dell’anno celebrativo del 150° della nascita del p. Giovanni Semeria, una brevecarrellata storica alla scoperta dei principali aspetti che hanno caratterizzato questastraordinaria figura di barnabita che ha vissuto e sofferto profondamente i drammi sociali,religiosi e culturali di una delle più travagliate e convulse epoche della storia d’Italia.

«Fu uno degli uomini pubblici più in vistadel cattolicesimo italiano agli inizi del secolo XX»

(Enciclopedia Treccani)

«…Sitibondo di armonietra le grandi forze del nostro mondo moderno

e gli eterni principi del Cristianesimo»(Giovanni Semeria)

Semeria a 16 anni, durante la sua primaprofessione religiosa

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va e la sua esperienzamistica. La prima dellesue figlie, Gertrude, ce-lebrò nella Superba ilsuo matrimonio con ilconte romano France-sco Salimei della Guar-dia nobile pontificia.Parallelamente alla

Scuola superiore di reli-gione, Semeria, ormaiaffermatosi come gran-de predicatore, venneinvitato dal prevosto diS. Maria delle Vigne,considerata “la migliorchiesa di Genova per lapredicazione sacra”, atenere cicli di conferen-ze, che consentirono albarnabita di portare sul

pulpito non soltanto tematiche reli-giose (basterebbe citare l’illustra-zione della messa e dei suoi simbo-li e l’esposizione degli inni liturgi-ci), ma anche culturali (si pensi alrilievo che ebbero le lezioni sulladonna e il nascente movimentofemminista) nonché sociali. Questeultime conferenze confluirono inuna pubblicazione uscita all’iniziodel ‘900 – L’eredità del secolo – chesuscitò risonanze nazionali. Il bar-nabita, ventinovenne, esordì nellasuddetta basilica con un discorsoper l’inaugurazione della statua disan Pietro, tenuto il 28 giugno 1896,in merito al quale, scrivendo confi-denzialmente a un amico, disse:«Io persisto a vagheggiare una rifor-ma morale profonda di questo no-stro organismo cattolico, senza toc-

carne nessuna delle membra essenziali che ora paionocristiane». Dopo avere aggiunto che la riforma dellaChiesa è richiesta dalle responsabilità evangeliche cheessa ha verso il mondo, così concludeva: «Questa di-mostrazione della adattabilità della Chiesa all’ambientemoderno… doveva compierla il papato nei giorni diLeone XIII». Se sostituiamo adattabilità con aggiorna-mento, il richiamo al Vaticano II e al programma di pa-pa Giovani XXIII è immediato. Del Concilio Semeria fuuno dei profeti!Non minore fu l’interesse che il barnabita dedicò a

ogni espressione artistica, come testimonia una sillogedei suoi interventi dal titolo: Per i sentieri fioriti dell’ar-te. In particolare ci piace ricordare come, in conformi-tà agli indirizzi pontifici e anticipando la grande inizia-tiva che verrà assunta dal genovese Benedetto XV conl’Enciclica del 1921 In praeclara summorum, Semeriafu un appassionato cultore e divulgatore instancabile diDante (portava sempre con sé il Dantino) e della suaopera, cui dedicò molti pregevoli scritti e fu promotoredi innumerevoli seguitissime Lecturae Dantis alle quali

partecipavano anche i più insignistudiosi.

filosemita ed ecumenista

Sempre con questa ampiezza divedute e di intenti, Semeria, anchein ciò precorrendo i tempi, ebbe mo-do di professare un convinto filose-mitismo, rivendicando in Cristo nonmeno che nei suoi discepoli un’«ani-ma semita», e coltivando interessiecumenici, a cominciare dalla defi-nizione dei seguaci della Riformaquali nostri “fratelli separati”. Entròin rapporto con Giovanni Luzzi, pa-store e teologo valdese, cui si deveuna traduzione in italiano modernodella Bibbia, e soprattutto con il coe-Giovanni Luzzi e Ugo Janni

Friedrich von Hügel

la chiesa del Carrobiolo e l’entrata del Noviziato di Monza ai tempi del Semeria

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taneo Ugo Janni, il pastore valdese di San Remo, propu-gnatore del “pancristianesimo”, cui si deve uno stupendonecrologio del barnabita.Né l’attività del Nostro rimase confinata al ruolo di pre-

dicatore e di conferenziere, ma si estese a un insieme diiniziative dove l’intento culturale si sposava con la forma-zione religiosa e il servizio sociale. Basti per tutte citarel’“Unione per il bene”, che raccoglieva il fior fiore del-l’aristocrazia, ma non solo, genovese sensibile alle esi-genze materiali e morali della popolazione. Insigne do-cumento del magistero semeriano restano le vissute me-ditazioni sul Padre nostro che inviò loro dal Belgio neglianni dell’esilio. E non possiamo omettere la “GiovaneOrchestra Genovese” (GOG), tutt’ora esistente e moltoapprezzata; un vanto del capoluogo ligure, ambito tra-guardo di giovani musicisti, segno ancora una volta dellavastità degli interessi culturali e artistici di Semeria e del-la sensibilità con cui intercettava le più varie esigenzedello spirito che agitavano le menti più fervide e i cuoripiù sensibili. E tutto questo, senza trascurare il fatto chela notorietà e l’ascendente del barnabita lo trasformaronoin un “agente di collocamento” a beneficio di non pochepersone bisognose che bussavano fiduciose alla portadella casa di San Bartolomeo degli Armeni (chi ignora lacustodia del celebre Volto Santo?), in Corso Armellini, re-sidenza del padre.Nel frattempo Semeria – che aveva raggiunto Genova

già nel 1892 per partecipare al “Primo Congresso cattoli-co di studi sociali” – ebbe modo di inaugurare in Romanel 1897 la predicazione dei Quaresimali che rappresen-tò per oltre un decennio un aspetto peculiare della suaattività catechetica e omiletica, non senza ricordare, inquello stesso anno, la laurea in Filosofia a Torino, dopo lalaurea in Lettere conseguita a Roma nel 1893.

la crisi modernista

La crescente notorietà che accompagnava la figura delbarnabita non sempre giocò in suo favore. L’avere sposa-

la Giovane Orchestra Genovese ai tempi del padre Semeria

frontespizio dell’opera semeriana che maggiori polemichesuscitò al tempo della crisi modernista

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to la causa della modernità con le conseguenti istanzestorico-critiche, espose Semeria a un crescendo di so-spetti e denunce, peraltro già dagli anni romani a motivodi un ripensamento critico dell’“atto di fede”. Né gli fufavorevole l’eco che ebbe la visita a Leone Tolstoi(1903), fiero avversario del cattolicesimo, vi-sita compiuta nell’ambito di un viaggioin Russia alle maestranze italiane cheoperavano nella costruzione dellaTransiberiana. Tre anni dopo,espresse apprezzamento entu-siasta per il romanzo Il Santodi Antonio Fogazzaro, chedi lì a poco sarebbe statomesso all’Indice dei libriproibiti… L’autore notavatra l’ironico e lo sconso-lato che di norma ilmartirio precede la ca-nonizzazione, mentrenel suo caso lo avevapreceduto la canoniz-zazione!Siamo dunque in pie-

na crisi modernista: ba-sti pensare che l’annosuccessivo (1907) Pio Xcondannò il movimentocon l’enciclica Pascendi,la cui importanza avreb-be comportato il noto giu-ramento (1910) che pose albarnabita un grave proble-ma di coscienza. Come avreb-be potuto aderire a una con-danna che univa in modo indi-scriminato dogmi di fede opinioniliberamente discusse in sede di ricer-ca storica? Semeria in questa circostanzasi rivolse direttamente al Pontefice, dichia-

rando la sua intenzione di compiere il giuramento, pe-rò con le riserve dovute a tesi sulle quali il Magisteronon era intervenuto in modo autoritativo e definitorio.Pio X ben comprese il caso di coscienza e autorizzòSemeria a compiere il giuramento nei termini della suarichiesta.Pensava a questo punto l’ingenuo barnabita – un’inge-

nuità che considerava propria del suo carattere ottimi-sta: Pascoli lo paragonerà al “fanciullino”! –, pensavache cadessero i veti ecclesiastici comminati nel frattem-po (nel 1908 l’arcivescovo di Genova gli aveva proibitoogni attività oratoria!). Ma il “caso Semeria” stava ini-ziando un lungo e per certi versi drammatico percorsoche si sarebbe protratto per un decennio. Ricerche d’ar-chivio, sia presso la Congregazione barnabitica, siapresso la Curia arcivescovile della città, sia all’Ex San-t’Ufficio (ora Congregazione per la Dottrina della fede),hanno finalmente messo in luce la complessità di unavicenda che causò al barnabita non pochi traumi, i qua-li, unitamente alle vicende belliche di cui diremo, neminarono la fibra portandolo sull’orlo del suicidio(1915-1916). Sta di fatto che l’“epilogo della controver-sia”, come ebbe egli stesso a definirlo, comportò l’umi-liante accettazione della condanna della sua opera percerti aspetti più prestigiosa: Scienza e fede e il loro pre-teso conflitto, del 1903. Papa Benedetto XV non volle

però che la suddetta condanna venisse resa nota,stante la risonanza negativa che avrebbe sor-

tito nell’opinione pubblica sempre favo-revole verso il barnabita, ma suggerìuna ritrattazione equivalente, ap-parsa sulle pagine della “Rivistadi Neoscolastica” (1919), diret-ta da padre Agostino Gemelli,il fondatore dell’Universitàcattolica di Milano. Questidal 1909 al 1919, gli anniin cui a Semeria vennemesso il bavaglio, accol-se nei suoi periodici nonpochi Scrit ti clandesti-ni redatti dal barnabitae apparsi sotto diversipseudonimi per sfuggi-re agli impenitenti cen-sori, che lo braccaro -no anche durante glianni dell’esilio e noncessarono in quelli suc-cessivi.

l’esilio e la Grande Guerra

Nonostante avesse prestatoil giuramento antimodernista,

un crescendo di ostilità determi-nò l’allontanamento del padre dal-

l’Italia, deciso dallo stesso Ponteficesu istanza del cardinale De Lai, acerrimo

oppositore del barnabita. Questi fu destinato

stampa satirica che rappresenta p. Semeria imbavagliatoe in gabbia è costretto a lasciare l’Italia

il cardinal De Lai, acerrimo oppositore del Sem

er

ia

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in Belgio, a Bruxelles, dopo aver lasciato in incognitoGenova nella notte del 21-22 settembre 1912.Due anni dopo si venne a trovare con la mamma per

un periodo di vacanza in Svizzera, quando scoppiò laGrande Guerra (1914). Non potendo tornare in Belgio, siassociò in Ginevra ai Missionari dell’Opera Bonomelliper l’assistenza agli Italiani all’estero e, con l’ingressodell’Italia in guerra, fu nominato dal generale CadornaCappellano presso il Comando supremo (13 giugno1915). Qui Semeria dispiegò una febbrile attività sacer-dotale e filantropica, provvedendo non soltanto alle ne-cessità spirituali, ma pure a quelle materiali delle truppe.E qui nacque il proposito – concepito insieme a un altrocappellano, don Giovanni Minozzi – di prendersi curadegli orfani di guerra. Alla cui causa consacrò gli ultimidodici anni della sua vita, mettendo a servizio la sua pa-rola e la sua penna. Sorse quindi l’Opera nazionale per ilMezzogiorno d’Italia, il cui atto di nascita risale al 23

gennaio 1921. Iniziava per il barnabita l’ultimo decenniodella sua esistenza, periodo che ne rivelò l’anima profon-da, segnando il passaggio – per rifarci al titolo di una suacelebre conferenza – dalla carità della scienza alla scien-za della carità.Dando uno sguardo retrospettivo e in una visione

d’insieme, noteremo come l’intera vicenda legata alnome di padre Semeria, la tenace persecuzione di cuifu fatto oggetto, l’immeritato esilio, tutto ciò che ebbea patire, lo accomuna ai grandi spiriti, alle grandi ani-me nelle quali, al dire di Proust, «è implicito uno sde-gno intenso per le bassezze». Personaggi che hannopagato caro il loro innalzarsi profetico sulla meschinitàe l’odio di piccoli uomini, un tragico destino così benereso da un altro martire della verità e della dignitàumana, Pavel Florenskij che, dal terribile Gulag delleSolovki, confinato come “nemico del popolo”, ebbe ascrivere ai figli poco prima di essere fucilato: «È chiaro

che il mondo è fatto in modo che non gli si possa do-nare nulla se non pagandolo con sofferenza e persecu-zione. E tanto più è disinteressato il dono, tanto piùcrudeli saranno le persecuzioni e atroci le sofferenze.Tale è la legge della vita, il suo assioma fondamenta-le… Per il proprio dono, la grandezza, bisogna pagarecon il sangue…».

Antonio Gentili

p. Semeria in conversazione con il generale Cadorna e ilpoeta-soldato Gabriele D’Annunzio

francobollo che unisce i due protagonisti dell’Operanazionale per il Mezzogiorno d’Italia, tra la folla diragazzi e la rete di strutture creata a loro protezione

Sanremo - uno speciale annullo filatelico emesso dellePoste Italiane in occasione dei 150 anni dalla nascita dipadre Giovanni Semeria