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# due anno 0 - marzo 2010 # due anno 0 - marzo 2010 Parole & immagini anno 0 - #1 - novembre 2010

Parole & Immagini

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Parole e immagini: due modi diversi per esprimere la stessa cosa.

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# dueanno 0 - marzo 2010# dueanno 0 - marzo 2010

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the contents

Ciao...

Ho tutto il tempo che vuoi

Odor di primavera

Uno con tutto quel mare

Un Soffio...

Ci credo ancora?

Pensieri

Fili d’erba

A che gioco giochiamo?

Silenzio

Sogni

Svegliarsi

Ma è quel che appare?

Faciamo pace?

Il tempo

Lo scialle di seta nera

Se magari si mette a piovere...

La scatola

Guardami...

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Legal & Disclaimer

Le foto, le immagini e i testi che appaiono in questo Magazine, sono proprietà esclusiva di Arthur esono coperte da copyright.

Parole & Immagini viene aggiornato senza alcuna periodicità, pertanto non può essere considerato né una testata giornalistica né un prodotto editoriale, aisensi della legge 62 del 7/3/2001.

( )

Copyright ( ) Arthur©

www.ilmondodiarthur.wordpress.com

Non è consentita alcuna loro riproduzione, nemmeno parziale, senza il consenso esplicito dell’autore.

Il mondo di arthur è pubblicato sotto una lincenza Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.

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Le immagini, una metafora, l'espressione di unlinguaggio da percepire; parole e immagini, alcunedopo due anni di blog: due modi diversi peresprimere la stessa cosa.

Arthur

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1 novembre 2009

#1 4www.ilmondodiarthur.wordpress.com

arthur... il mondo di arthur

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19 settembre 2009

“ Ciao.”

Non era la prima volta che la vedevo così com'era in quel

momento, mi dava le spalle e con le mani raccolte dietro la

schiena, guardava fuori dalla finestra. Nella penombra, riuscivo

appena a scorgere il colore dei suoi vestiti e raggi di luce

giocavano con i riflessi dei suoi riccioli neri, che quasi veniva

voglia d'acchiapparli.

“Ciao.” mi risponde senza neanche girarsi, detto in un

soffio, come se avesse qualcos'altro a cui pensare, ma che

suonava come un richiamo dal profondo del cuore.

Mi fermo e la guardo. Mi piace guardarla mentre lei non mi vede,

riesco a vederla oltre la sua immagine; con i miei occhi

l'attraverso, l'accarezzo, cerco un appiglio per non lasciarla

andare, per non perdere neanche per un attimo la sensazione di

essere posseduto da quella meraviglia e pensieri si accavallano

uno sopra l'altro, non cercano risposte, ma solo voglia di ritrovarsi

ancora una volta desiderio che si perde in lucida follia.

Mi avvicino cercando di non fare troppo rumore, con il suo

respiro che, passo dopo passo, mi sembra di avere incollato

addosso, scosto i capelli, un lembo di pelle fa capolino da un

raggio di luce che solitario era lì ad aspettare, sento l'odore della

sua pelle che mi entra dentro ai polmoni, ancora immobile, china

da un lato la testa e tra il sordo rumore di un intreccio di mani che

si cercano, la sfioro con le labbra per dirle ancora…

“Ciao.”

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Tempo di Natale, quanta gente per strada, quante rincorse tra negozi che vendono e

gente che compra.

Tra l'altro alle volte mi rendo conto che il tempo passa più velocemente di quello che

sembri, i giorni, i mesi, gli anni me li sento scappare di mano e così ieri eri giovane con

tante cose da fare e oggi ti ritrovi a non sapere più cosa hai voglia di fare.

Giorni fa incontro una mia cara amica e dopo i soliti affettuosi convenevoli le chiedo di

Luciano, il papà e lei: “Come, non lo sai?”

La guardo con meraviglia e le faccio un cenno come per dire no, perché?

“Luciano è caduto giocando con il nipotino e si è rotto il femore e adesso è al San

Pancrazio a fare riabilitazione “

“Maddai “ le faccio e nel frattempo penso che Luciano deve essere già vecchietto e una

frattura del genere…

Sabato non avevo niente da fare e così decido di andare a trovarlo. Arrivo al San

Pancrazio e alla reception chiedo di lui e la signorina gentilmente: “ Si trova nella camera

n. 145 al quarto piano.“ Prendo le scale e mio Dio che tristezza, quanta gente in

carrozzina, quanta gente con lo sguardo perso nel nulla!

ho tutto

che vuoiil tempo

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14 dicembre 2008

Arrivo alla camera n. 145, busso, e sento una vocina roca che dice: “ aiuto…

aiuto… “

Entro, mi guardo in giro e vedo un uomo di spalle in carrozzina incastrato sulla porta

finestra della camera, mi avvicino e lui sentendomi arrivare dice ancora: “aiuto,

sono rimasto bloccato.“

Prendo la carrozzina, piano piano la sposto e chinandomi a guardarlo, gli faccio: “

Ciao Luciano, cosa fai mezzo fuori e mezzo dentro alla stanza?”

Lui mi guarda e solo allora vedo un vecchietto magro, magro, con un cappellino in

testa, un cappotto sopra le spalle, gli occhi verdi sbiaditi e lo sguardo un po' perso.

“Ciao “ mi fa, “ma sai, ero uscito a fumarmi una sigaretta e sono rimasto incastrato.

Mi guarda ancora e nel frattempo lo porto dentro la stanza e mi siedo accanto a lui.

“ Maddai… “ dice guardandomi “che bella sorpresa, quanti anni che non ti vedo“ lo

dice inarcando le sopracciglia e abbozza anche un sorriso. “Ma no “ gli dico “

l'ultima volta ci siamo visti l'anno scorso, ricordi?“

E così, parliamo del più e del meno, mi racconta della sua avventura, di come era

stato stupido per essere caduto giocando con il nipotino, che stupido che era

stato; gli ho chiesto quanti anni avesse e lui: “ Ottantatre, però me ne sento venti

di meno, mi sento un giovanottino, mannaggia questo piede mi fa un male, poi da

quando mi hanno operato non lo muovo più bene, mi devono aver toccato un nervo

e scusa, avrei bisogno di andare in bagno, tu, scusa, puoi suonare all'infermiera?”

La chiamo e vedendolo un po' imbarazzato, lo saluto promettendogli di venirlo a

trovare ancora e lui: “ Sì, ciao, grazie della visita, ma, ma tu sei?”

E me lo dice tenendomi la mano tra le sue, con un dolce e tenero sorriso.

“Sono Arthur“ gli faccio, “ricordi? Ho sistemato la casa a tua nipote Luisa“

“Già“ mi fa, senza lasciarmi finire di parlare senza neanche ascoltarmi e

stringendomi di più la mano: “ Già che stupido, volevo dire Arthur, che sciocco e

già, sei il medico che mi ha visitato quando sono arrivato qua, mi sembrava di

averti visto ieri mentre andavo a fare ginnastica.“

A quel punto non lo contraddico neanche e poi mi guarda ancora dritto negli occhi e

ancora con un sorriso: “Ciao carissimo, Buon Natale, grazie ancora della visita,

vienimi a trovare se hai voglia, se mi dici in quale stanza sei magari lo faccio

anch'io, ho tutto il tempo che vuoi. Che sciocco che sono stato!“

Sono uscito pensando a come fosse cambiato, a quello sguardo perso, a quegli

occhi profondi, a quella voglia di essere lasciato da solo con il suo mondo.

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23 aprile 2009

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Odorprimavera.

di

Odor di primavera…

odor di primavera.

raggi di luce che s'intrecciano alternandosi a lamefluorescenti che tagliano l'aria come fendente, in un alito delicato oltre ognimisura. Colori che traboccano come da un vaso colmo di storie, che a stentoriesce a trattenere la voglia di confondersi, rosso che con il giallo smorza i suoitoni, ombre che con il chiaro e lo scuro si scolorano, diventano abbandono,morbida distesa dove adagiarsi inerme.

Voglia di guardare e poi, un succedersi di tele, immagini ramificate cheuna dopo l'altra si mischiano in un gioco di trasparenze solo accennate… cieli,terre, prati, montagne, mari, nubi, stelle… natura al suo risveglio, tiepido,assonnato, promesse mantenute per occhi che scrutano l'inverosimile scenario,che non è mai da solo, che non è mai lo stesso.

Controversa certezza di parole sussurrate al vento, ma che si posano inogni dove, l'una accanto all'altra e timido è l'approccio; bisbiglio impercettibileche trova spiraglio nel chiacchierio di una frenesia ormai a fatica trattenuta eancora, luce, occhi, parole, respiri, affanni, mani che s'intrecciano, corpi che siconfondono, pelle che nella pelle trova ristoro…

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“Quando tira ponente nel cuore…”

uno con tutto quel mare.

… l'anima si riscalda, perché vado alla ricerca diquel soffio che rimescola il mio modo di sentire eallora guardo il mare, come per ritrovare mestesso che, nel frattempo, si era perso senza poterguardare il mare. Quante volte mi son chiestocosa avesse da raccontarmi, il mare, quantelotte, quanto dolore, magari quante gioie,quante verità in quel silenzio assorto e solitario;non aspetta altro che essere ascoltato, il mare,allora vedi sguardi che si perdono lontano, canticon voci fioche e rauche di terre nostalgiche eabbandonate, parole sussurrate per paura di fartroppo rumore, parole che parlano d'amore,d'amore per il mare. In una notte d'estate, allaluce di una lampara, lasciandomi cullare daldolce rumore delle onde che accarezzano labarca, alla ricerca di un pesce da pescare,guardo la luce riflessa e in mezzo, tutto quelluccichio, sembrano occhi che mi guardano,che hanno solo voglia di raccontare il mare; poipenso a quel pescatore,“Santiago”, in lui tutto eravecchio, la pelle bruciata dal sole, le rughe comesolchi profonde sul viso, le grosse mani tozze epiene di tagli, tranne i suoi occhi, che malgrado iltempo, erano rimasti azzurri, azzurri come il mareed è così che i miei occhi si sono persi in unorizzonte che non c'era, da solo sul pontile in unfresco mattino d'estate guardando il mare e piùguardo e più sembrava di riuscire a vedereancora tanto mare. Se penso a qualcunolontano, lo penso in riva al mare e allora, è quelmare che ci separa e poi ci unisce, la risaccadelle onde in riva al mare poi, poi seduto in riva almare di sera, quando il sole si tuffa per diventaretutt'uno con il mare, sento di esserci dentro

anch'io,

uno

, tutto

co

n

quel mare

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Immaginate

Immaginate!

una casa con un tetto piano e una

terrazza sopra rifinita come fosse un merletto,pitturata di bianco con mani grossolane di calceviva, solo una grande, grossa porta di legno, consopra tante mani di pittura sovrapposte che sivedono, l'una all'altra, dipinta malamented'azzurro ed anche un po' scrostata, e davanti laspiaggia di sassolini bianchi, piccoli, levigati elisci, e verso la battigia, sempre più fini, con tanteconchiglie colorate, che s'intravedono mischiatetra di loro; immaginate l'alba, aprire quella porta,vedere il mare così piatto che quasi sembra finto,i riflessi di luce che si specchiano nell'acqua,lontano due barchette che ritirano le reti, l'ariafrizzante al punto che avere indosso unmaglioncino e tenere le braccia intorno al petto èsolo voglia di sentire un po' di caldo, affacciarsi erimanere senza respiro, per quanto è bello e purociò che vedi; immaginate che sulla spiaggia,davanti alla casa, c'è una piccolissima piazzolafatta di sassi sistemati alla rinfusa, con sopra untavolo lungo in ferro battuto arrugginito, con ilpiano di cristallo con delle macchie opache forsedel tempo, sedersi per consumare un buon caffè,guardarsi negli occhi e senza dire parole sorridereal mattino felici di esser lì e allora, niente piùaffanni, niente più voglia di scappare, il sole sorgelentamente e lentamente anche il sorrisos'illumina d'immenso, rimanere seduti e non avervoglia più d'alzarsi, scoprire d'aver vissuto quelmomento ma d'esserci dentro come se fossenuovo.

25 marzo 2010

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Un soffio, e l'aria come per incanto s'era improvvisamente

profumata di delicate essenze; si avvertiva leggero un fruscio, come ali di

farfalla tinte di giallo e una luce riflessa splendeva mischiando colore a

colore, l'ocra ruvido di un muro lavorato a rustico, ad una morbida pelle

ambrata bruciata dal sole, l'uno che nell'altro cerca rifugio, tanto che era

impossibile scorgere pieghe che non fossero uguali.

E dal soffio un respiro, nato dal profondo d'un petto che quasi temeva il

movimento, paura di scoprirsi diverso dall'essere lì appeso in

quell'angolo, a disegnare sinuose linee nate solo per confondere, per

dare al respiro l'alito d'un soffio.

Quasi una resa, una sottomessa disfatta, che dallo sguardo si lascia

accarezzare, come un pennello dalle setole scure che, senza far rumore,

s'adagia compiaciuto e impregnato di colore, per indugiare poi su

sfumature che danno forma e consistenza; magica dimensione che

trascende dall'essere reale, frenetica e al tempo stesso pacata ricerca di

una frase, di una parola, di una parola sola che sa di urlo sospirato a fior di

labbra, sensuale motivo che serve solo ad appagare.

Unso ioff ...

29 gennaio 2009

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Ci credo ancora?

Pensare che tutto ciò che c'è dato, può nonessere all'improvviso più lo stesso, per unaparola detta, forse malevola, ma quale poi,per un momento di stanchezza, per unmalinteso non chiarito, o forse difficile dichiarire, per uno sguardo che non c'è stato,ma solo perché impossibile da vedere.Non sono scuse che cerco, e neanchegiustificazioni da proporre, e poi perché mai,se qualcuno di voi mi ha letto durante questimesi, sa che non vado cercando appiglidove aggrapparmi.Solo un attimo per riflettere, per darmi e darvila possibilità di rivedere con occhi sgombridove può andare a parare un rapporto chepuò sembrare fatto solo di parole.Ho iniziato per caso e poi per gioco questaavventura, in nome forse di una libertà che,dietro la parola, poneva la fiducia, che dietrouno sguardo che non c'era, l'accento alleemozioni, che dietro ad un paravento benprotetto, cercato, voluto e non voluto, ladisponibilità a condividere.Non mi sono posto troppe domande, misono “tuffato” nella rete e ho cercato di darequalcosa, ma senza l'assillo di pretenderedell'altro.Non ho aperto subito un blog e d'altra partesono sempre stato scettico sul farlo e la miacoerenza me lo ha quasi imposto, ma misono messo dall'altra parte, dalla parte di chi,prima di dire ascolta e dopo, se proprio è ilcaso, dice qualcosa.Sono scappato da quei diari riproposti inchiave quasi patetica, da quelle letture chenascevano da malcontenti,o da occasionimancate, da situazioni noiose a volte soloper il gusto di esserlo. Ma anche da chi,dietro ad un blog, poneva l'immagine di sé aldi sopra d'ogni cosa, senza crearealternative, senza offrire o dire niente.In questo spazio ho trovato una via daseguire, e senza che me ne rendessi conto, èdiventata lunga, a volte piena di ostacoli, disilenzi non contemplati, di lunghe codenell'attesa di risposte non sempre ricevute.Ma gli sguardi continuavano a non esserci.E poi, pian pianino, ho trovato le persone,

semplici persone che avevano voglia didividere e questo “spazio” le lasciava liberedi farlo, proprio perché non era ad un postche dovevano rispondere ma solo a quelbisogno che è un po' di tutti, di parlare soloper farlo, di parlare per ricevere, se era ilcaso, una risposta.Ed è in quelle parole, dette senza volerechiedere e in quelle risposte date solo con lavoglia di esserci, che ho incominciato ascorgere gli sguardi.Pazzia, direte, o forse un attimo d'incertezza?No, assolutamente no.Seduti uno accanto all'altro, alla ricerca dicalore, il suono della voce di chi parlava, eraun sottofondo alle cose che diceva; a volterisate incontrollate, a volte poesie sussurrate,a volte canzoni strimpellate, a volte raccontidi storie che con le storie non avevano nientea che vedere, a volte arringhe appassionatesu cose che purtroppo potevano dividerci, avolte confessioni fatte sottovoce e, in tuttoquesto, potevano non esserci gli sguardi?Erano sguardi fatti di parole, che ognuno dinoi offriva agli altri senza pretese, senzavolere per forza qualcosa in cambio, a voltecome carezze, a volte fissi in cerca dirisposte. Erano sguardi fatti di parole, magarisolo per dire arrivederci, buon giorno obuona notte, e chi lo leggeva il giorno dopo,vuoi che non li vedesse?

Questo per dire, che serve la voglia, persentire, oltre che per vedere l'altro. E forse nonè così anche nella vita reale? Quanto di ciòche vediamo o sentiamo ci resta veramenteimpresso?In questo mondo virtuale, il fatto di nonpotersi guardare negli occhi si fa sentire,essere dietro ad un video e una tastiera, puòcreare dei malintesi, il mezzo ci limita, masiamo sicuri che potersi guardare semprenegli occhi dia ottimi risultati?Io non ne sono del tutto convinto, ma miconcedo la possibilità di crederci, così comeme la concedo nel credere in un rapportoche può sembrare fatto solo di parole.E oggi che anch'io ho un blog, ci credoancora.

4 marzo 2009Ci cre

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Pensieri

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Una strana accozzaglia di pensieri oggi m'invade, tanto che non riesco neanche apensare, sono così fulminei che non ho il tempo di leggerli per come vorrei…

Mi capita alle volte di essere così frastornato, penso a delle cose ed altre prepotentementes'affacciano, fanno capolino tutto d'un tratto, magari cercando risposte, magari urlando che erano lìprima degli altri, ma tutto è inutile, l'attesa è lunga e alla fine rimane delusa.

Ora mi viene in mente lo sguardo di quella bambina che, su di una sedia a rotelle, scuote latesta e osserva qualcosa che sembra essere lontano, così lontano che anche seguendolo con gliocchi, non si riesce a vederlo.

Ora è seduta sulle gambe del padre, che con la mano, tiene quella testolina che sembra stiaper cadere, e lei la scuote ancora, poi lui canta una canzoncina e ogni due parole, la bacia sullafronte e ogni volta che lo fa, lei smette di scuotere la testa e in un soffio dice: eh…

Ricomincio a pensare… ricomincio a pensare a quella vita, a tutto l'amore che bisogna dareper farla sentire meno sola, ma che non è mai abbastanza per colmare un vuoto che sarà,purtroppo, sempre uguale.

Ricomincio a pensare e di nuovo mi sento frastornato, una strana accozzaglia di pensierim'invade, ma solo perché riesco a leggerli come non vorrei…

31 agosto 2009

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filierbad’

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i giro e vedo brina gelata che ricopre fili d'erba

ripiegati su se stessi, tormento inevitabile che per un attimo è padrone indiscutibile di unastagione che volge lo sguardo altrove, lontano da colori con tinte accese mischiate daltempo, che degradano fino a scomparire in tenue sfumatura.

E ripercorro sterminate praterie, suoni di giornate vissute all'insegna di risate senzapensieri, sguardi che sapevano cosa cercare, ma non lo davano a vedere, perché fuggireper poi rincorrere era il sussulto del battito di un cuore.

Cielo, terra scura arsa da un sole che non risparmia calore, aria, fine, sottile, che sospesasi lascia intravedere, mare, lo spuntare di nubi all'orizzonte, tratti che linea dopo linea,lasciano traccia su di un foglio bianco che man mano si scolora, fino a diventare paginesfogliate più per inerzia che per altro, lembi che si spostano per poi accucciarsi unosull'altro, trasportate da un alito di vento che s'adagia silenzioso come per trovare riparo,per poi ricominciare la sua folle corsa spesso senza sapere dove andare.

E dalle labbra un accenno a parole mai dette o forse sussurrate in momenti che hannoperso ogni sembianza, confusi in quotidiani discorsi che non conoscono emozioni, ementre sono lì, ascolto una voce che non ha voglia di aspettare il tempo che passa, comequei fili d'erba ripiegati su se stessi, acchiappa l'attimo per rincorrere il passaggio dellesue stagioni.

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1 febbraio 2009

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Come si suol dire, la curiosità è donna e quindi cimise praticamente meno di un attimo ad aprire quelmessaggio. Dapprima rimase un po' delusa, mapoi leggendo e rileggendo, si rese conto chequalcosa doveva farla subito e quindi, appoggiò ilcomputer sul suo bel tavolo fratino, un gioiello delseicento, realizzato tutto con incastri a tenone emortasa, con un bel piano costituito da una tavolaunica di circa 5 cm di spessore, ancora lavoratacon sgorbia in noce, si stiracchiò un attimo, fece unbel sospiro di sollievo e si diresse verso la portadella camera da letto.Appena entrata, diede un'occhiata al letto ancoradisfatto, fece spallucce e si diresse verso la cabinaarmadio, praticamente il suo regno, dove dentroteneva tutto ciò che in certi momenti le serviva perfarla sentire meglio: abiti corti, lunghi,sportivi, da sera e da passeggio, gonneadatte per tutte le occasioni, maglie,maglioni e magliette d'ogni tipo, camiceche nel tempo avevano conosciutotantissime riletture da parte dei creatori dimoda a lei più fedeli, modelli classici, conmaniche lunghe chiuse da bottoni edabbottonate davanti, colli con punteaguzze, arrotondate, alla koreana, ocon il taglio stondato, senza contarel'enormità di scarpe che, in bella vista su diuno scaffale, davano l'impressione di nonessere state mai usate.Diede un'occhiata poco convinta a tuttol'insieme, prese in mano un paio di jeans, ilmodello più sdrucito che avesse, un dolcevita a coste larghe di un bel colore rossoamaranto, li accostò uno accanto all'altro,scosse la testa con fare compiaciuto e liappoggiò sul letto guardandoli ancoracome se li vedesse per la prima volta.Incominciò a spogliarsi, prima lagonna, che lanciò con una mossa felinasulla poltrona in fondo alla stanza poi, mimandomovenze voluttuose, tolse la maglia facendolascivolare lentamente sulla pelle come fosse unacarezza, con l'occhio incollato allo specchio dellatoletta, un bellissimo pezzo di fine ottocento diorigine francese in noce nazionale e piano dimarmo originale di Carrara e l'immagine che lerimandava probabilmente la teneva su di giri, tant'èche incominciò perfino a ballare, come se una

musica in sottofondo, una “Balada Para un Loco” diAstor Piazzolla guidasse i suoi passi, ora felpati,ora decisi e sicuri, comunque sia sensuali.In un balzo tolse anche gli ultimi indumenti rimasti epresa l'asciugamano dentro all'armadio, andò afarsi una doccia, sempre canticchiando la musicache prima l'aveva per un attimo rapita.

Le piace stare sotto la doccia, aprire tuttal'acqua calda e immobile con gli occhi chiusi,starsene lì e pensare il nulla; lascia che l'acquala massaggi, i rivoli le scendono dai capelliappena tagliati corti alla maniera di Valentina sulsuo bel viso e sul seno, la fanno come rinascere,pace, benessere ed eccitazione al tempostesso.Il vetro della doccia era già tutto appannato eaprendo gli occhi, nel vedere la sua immagineriflessa e sfocata, la ripercorse con un dito,segnandone i contorni; un gioco nuovo, maisperimentato, sagome che una sopra l'altra siconfondevano, segnati ogni volta da unsussulto, come se per la prima volta riuscisse avedersi in un corpo a corpo che il suo stessocorpo le rimandava, centuplicandone gli effetti ele sensazioni.Sorrise, passò le mani tra i capelli e chiusel'acqua. Per un attimo restò ancora fermaimmobile, poi sorridendo ancora, aprì la porta eprese l'asciugamano morbido di spugna,

bianco, con sopra ricamato a grandi lettere ilsuo nome.Mentre indossava i jeans, si accorse che si

era fatto tardi e fu allora che le venne in mentequell'e-mail scarna, di poche righe, ma al tempostesso incisiva, quasi fosse stato un perentorioavvertimento. Uhmmmm, ma no, era soltanto lascusa per dirle di quella volta.Improvvisamente si rese conto che s'eradimenticato cosa ci fosse scritto in quelmessaggio, destino o forse la voglia di nonpensarci, si guardò in giro, vide il computer ancoraappoggiato sul suo bel tavolo fratino e senzapensarci due volte, si avvicino vedendo che nelfrattempo era arrivata un'altra e-mail, con suagrande sorpresa, ancora più perentoria di quella diprima, poche le parole ma assai chiaro il significatoe la sentì persino quella voce che diceva: “A chegioco giochiamo?

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1 giugno 2010

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Non è con il silenzio che si sfondano i muridell'incomprensione, non è con il silenzio che siaprono le porte a chi pensa che non dovrebberoessere mai chiuse, non è con il silenzio che due cuori,che corrono su binari paralleli, possono incontrarsi, eproprio perché silenzio può voler dire indifferenza,non è con il silenzio che si dice: ti voglio bene.

Occhi che sanno dove guardare, non affidanoal silenzio il suono delle loro emozioni, sguardi che simuovono come carezze, non si nutrono di silenzi pergiungere a destinazione, parole che nel silenziotrovano respiro, non usano il silenzio per ricominciarea parlare, perché il silenzio è come una barriera chenon ha mai fine, il silenzio è… non ho più nulla dadire.

Storie, storie che dopo essersi incontrate, affidano alsilenzio la parola fine.

21 gennaio 2010

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#1 36

" A letto di già?»

"E' forse un modo per fuggire dallarealtà?»

"Insomma, è una valvola di sfogo, unmomento.«

" No, non è difficile. «

" Sei proprio sicura di avere tutto?»

" Capisco, i libri e i sogni. «

" I sogni?»

" Sogni… "

"Sì, sono stanca, non vedo l'ora di andare aletto, così tra i miei libri e i miei sogni, riesco achiudere un po' meglio la giornata. «

"No, la realtà la vivo in tutta la sua immensità,solo che alle volte ho bisogno di chiudere laporta, perché altrimenti mi soffoca. «

"Una valvola di sfogo che mi riporta aprendere contatto con me stessa, che nonvuol dire che è l'unico modo per farlo, noanzi, perché durante la giornata io ci sonoed anche tanto, per le cose da fare chem'impegnano al punto da esserci senzaperò rendermi veramente conto diappartenere a me stessa. La cosa è difficileda spiegare.«

"Non so cosa mi succede. Deve essere forsel'autunno o questa vita fatta solo di doveri,non lo so, fatto sta che in questi giorni misento strana, ho dei momenti di angosciache mi fanno star male. E tutto cosìschifosamente programmato che alle voltemi verrebbe la voglia di scappare perlasciarmi ogni cosa alle spalle. Eppure hotutto, o almeno così sembra. Un marito, unfiglio meraviglioso, una casa dove sto benee che mi piace, degli amici, tuttoinsomma.»

" Eppure… in fondo le stesse cose le ho

sognate così a vent'anni. Lui è caro, lo èsempre stato, con lui ho scoperto la voglia diessere libera, di gestire la mia vita senza ilcondizionamento dei miei genitori, mi hacoccolata, mi ha spianato ogni difficoltà,rendendomi padrona di ogni cosa.Eppure… A volte ho l'impressione di nonvolere tutto questo. Una parte di me si ribella.In fondo mi sento insicura. Si decido io dellecose, ma ho sempre l'impressione diricercare ugualmente la sua approvazione.Lui è cosi sicuro, così forte, chiuso nel suomondo, alle volte mi fa paura. Padrona dime stessa o solo padrona delle cose che micircondano? Anche quando litigo con lui, sela spunto io, alla fine insieme allasoddisfazione ho un pò di amaro in bocca.Anche l'epilogo mi sembra scontato. Diomio, dove sono, cosa sono mai? Avrei vogliadi sognare un po'.»

" I libri mi riportano nella dimensione che piùmi appartiene, leggo perché mi piace,leggo perché divorare parole apre le portedella mia immaginazione, leggo per poiscrivere, ho fame di letture, ciboineguagliabile per la mia mente, leggo persognare… i sogni… «

" Sogno ad occhi aperti, sogno ad occhichiusi, sogno la serenità che mi manca,sogno due occhi che mi guardano senzapregiudizi, sogno la tenerezza che il tempoha cancellato, sogno di ritrovare momentiche in questo quotidiano si sono frantumati,sogno di sentirmi donna desiderata, perchèdel desiderio ho perso anche la voglia,sogno… «

19 novembre 2009

So

gni

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#1 38

BBrilla una luce negli occhi,

come di un pensiero fuggitivo cheattraversa la mente senza voglia diconferme, le labbra si socchiudono comeper dare un bacio e alla fioca luce di unafinestra appena socchiusa, il suono di unclic dice che finalmente l'emozione hatrovato il suo rifugio.

E poi un susseguirsi di frenesie che, traattimi rubati, s'incastrano fino a diventarelucide follie vissute ad occhi aperti tra spazicircoscritti in un immaginario sempre piùlontano; fulgida visione di un intreccio dimani e di corpi che si fondono e senzavolerlo, dopo tanto lottare, finalmente èl'abbandono.

Svegliarsi e accorgersi di un nuovo giornoritrovato.

Svegliarsi al mattino e tra i vapori fumosi diuna doccia, disegnare con il dito su di unospecchio la curva di una strada che mentresale, lascia intravedere una lunga discesache porta al mare.

E gocce di rugiada si staccano una dopol'altra e nel rigagnolo appena nato, cercanola via per rompere gli indugi, a ritrovarsiancora insieme verso qualcosa che le portilontane; il calore di un abbraccio che leasciuga come fossero panni stesi al sole.

21 maggio 2009

Svegliarsi

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Che strano vederti pian pianino camminare dall'altraparte del marciapiede, un passo dopo l'altro, dinoccolato,come se la fretta per te fosse tutt'altra cosa, eppure tiriconosco da quell'affanno che non hai ancora abbandonato,un respiro lieve ma intenso, così come il tuo sguardo, chesembra fissare qualcosa d'importante, ma che per un attimo sigira come una carezza.

Che strano averti persa senza neanche sapere comemai, sì, persa per strada, nell'attimo in cui mi stavodomandando cos'era che alla fine ci aveva relegato in quellafolle corsa nata per rincorrere emozioni, persa per strada,girato l'angolo, l'ultimo a destra, quasi in fondo al viale, primaancora che pensassi a qualcosa da inventare, prima checapissi il dono migliore da farti come regalo.

Che strano sentire senza percepire di rimando unsentimento, un filo di voce che può voler dire altro, tanteparole ma che non hanno più alcun senso, perché ciò cheveramente avrei da dire, mi muore in gola e l'attesa per ilmomento giusto, è ormai passata.

Che strano, oggi c'è il sole che risplende e ciò che mi eraparso ieri, forse non ha più alcuna importanza; Bull terriercucciola di colorazione ambrata, con un occhio colortenerezza, cercasi disperatamene!

#1 40

12 febbraio 2010

Ma quel ?è appareche

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#1 42

9 ottobre 2009

“’giorno!”

“Perché fai il muso”

“Così, ti stavo guardando e allora… però devo dirti una cosa, quandot’infiammi sei desiderabile eh, lo so, ti sembrerà strano, ma quando ti vedocosì, da un lato ti torcerei il collo e dall’altro, uhmmmm, mi fai venire dellestrane idee in testa, anche nei momenti meno impensabili, mannaggia. “

“ No, no, assolutamente no.”

“Eddai con quest’aria, facciamo la pace?”

“Come siete complicate voi donne, insomma, volevo dire che mi dispiaceche non ci siamo capiti e poi tu alle volte parti per la tangente.”

“Ma no, ma no, ma no, cosa hai capito, ecco, vedi che non ci capiamo;però quando t’infiammi… “

“ No, beh, sì, in effetti è così, ma anche se non ti vedo t’immagino rossa inviso che gesticoli come una forsennata e sei così anche quando…hihihiiiiiiiiiiiiiiiiii!!! “

“Io? E cosa sto facendo, ti stavo soltanto ascoltando e ovviamenteguardando, ma come mai sei rossa in viso e gesticoli come unaforsennata?”

“ uhmmm! “

“Beh, dovresti saperlo perché e poi, come mai me lo domandi?”

“ Maddai, mi stai prendendo in giro? “

“ Detto così non è che mi convinci molto, c’hai un’aria…”

“Perché, abbiamo litigato? O forse vuoi litigare per fare dopo la pace?”

“Io? Ecco, vedi come sei, la colpa è ancora mia. “

“ E già, alzo la voce, non prendo fiato e dico le cose attaccate una all’altra “

“Ma smettila di fare il leccone, smettila, e poi non è vero che sono uguale aquando… beh, forse sono rossa in viso quello sì, ma non gesticolo, ancheperché mi piace se lo fai tu. Evvabè, non gesticolare, cosa hai capito e poismettila di sorridere e di guardarmi con quegli occhi da cockerino che poi faivenire la voglia anche a me. Eddai, smettila, uehmmm, sei tremendo!“

“Maddai, spetta, ho perso il filo. Perché stavi parlando di far pace? “

Faccia_mo

pace?

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#1 44

21 giugno 2010

iLtempo

Non ho voglia di guardare

indietro e neanche di guardare

avanti; mi fermo in silenzio e

ascolto il rumore del mare,

quello che ho sempre sognato e che conservo

geloso nel mio cuore.

E intanto penso, rifletto, e nel farlo,

vedo scorrere immagini che cambiano colore,

come su di una girandola che luccica mossa dal

soffio di un alito, più per inerzia che per altro,

alla ricerca di un motivo o solamente per

capire, per capire il tempo che passa e che a

volte non da risposte, per ritrovarsi un mattino,

all'improvviso, pensando che fosse ancora ieri.

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#1 46

E così prima di sera lei prese lo scialle di seta nero e se lo mise

sopra le spalle, adagiata in silenzio contro il muro, senza nessuna voglia

di risposte.

Mi piacerebbe intrufolarmi tra quelle parole non dette, per far parte di

quei silenzi così non diventano più tali e poi, offrirgli l’appiglio per

aggrapparsi, per non restare più in bilico, per ritrovare la strada dove ci

sono spazi, idee e cieli, dove lo sguardo si perde, dove ci sono le

emozioni, dove quel battito in più che va cercando, possa tornare ad

esserci.

Cos’è che rende la sua voce simile ad un’emozione che attraversa l’anima,

fino a sentirla dentro nelle ossa, e ci resta tutto il tempo che passa, per

riviverla, poi, la volta successiva?

Una domanda che trova risposta mentre la guardo camminare incurante

della mia presenza, capelli bagnati, collant e maglione largo un po’

slabbrato, una leggera sbavatura nera che fa da cornice a due occhi scuri e

profondi come il mare, l’andatura lenta di chi sa di essere osservata, forse

anche appositamente lenta, quasi svogliata, l’esibizione di un corpo che,

senza curarsi più di tanto, seduce e incanta.

o scialle

seta nerodi

l16 aprile 2010

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Da dove incomincio…

…vi è mai capitato di aver voglia di scrivere, tante idee per la testa ma, anche tantaconfusione, al punto che solo mettere due parole insieme diventa difficile… scrivo, poicancello, poi riscrivo e poi… mannaggia, ri_cancello di nuovo, anzi, chiudo il mio nuovodocumento di Word, sperando che nel frattempo… lasciando decantare il tutto, magari leidee si chiariscono e allora, esco a fare un giro, , poi torno, guardoun po' di carte, le metto a posto, visto che ci sono pulisco anche la scrivania, m'incazzo

m'arrabbio come una bestia con le donne delle pulizie che non puliscono mainulla, giro intorno alla sedia, guardo lo schermo del computer ,mi siedo, apro un nuovo documento di Word e incomincio a scrivere… no, aspetta, da doveincomincio…

(camminare fa bene… )

(pardon… )(mannaggia quant'è bello… )

Se magari si mette a piovere...

#1 47

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#1 48#1

10 marzo 2009

… beh oggi è una gran bella giornata e ilGiacomo è uscito da casa, ma se viene vialui poi Lina si sente esclusa e quindi siaccomodano anche Alessandro, Giuliettinainsieme a Rocco e i suoi fratelli, non quellidel Gattopardo, Luciano, Vincenzo eGabriele, le sorelle Vika, Ika e Katia,padre Don Salvatore, che ha salvato lepopolazioni del Lago Trasimeno, quando siera inondata Firenze, nel luglio del 1947,giorno dello sbarco degli americani aPortofino, e Alessandro fa i capricci perchési è rotta la serranda, in casa sua è ancoratutto buio, ma non come quella volta aCesenatico, quando sulla spiaggiaarrivarono i vu cumprà e senza batterciglio, Evelina si spalmò di cremaprotettiva, sai quella numero 5, perchéc'era Vittorio che doveva arrivare ed allorasi trovarono tutti sul Ponte Vecchio, ascartare quei regali che erano rimasti nelbaule della macchina, in quel parcheggiodi viale Gismondo da Verazzano, angolovia Paleocapa, dove fanno anche lefrittelle e, nonna Pina ci passa tutte lemattine, perché la nipotina, quando viene,si ritrova tutta innervosita, con i capelli indisordine che Marco ed Emanuele sidivertono a rimescolare, come fosse unmazzo di carte, si quelle carte che trovitutte le mattine davanti al tuo portone, equello stronzo di Giuseppe fa finta di nonvedere, come se la casa non fosse anchesua, ma verrà il giorno, o forse non verrà,fatto sta che l'altra sera, mentre bevevouna birretta, mi dissero che Rosina erasotto la doccia e, tutti a guardare fuorialla finestra, che nel frattempo s'erachiusa, per non far passare tutta l'acqua,perché quel rubinetto rotto non era statopiù aggiustato, e giusto per nondimenticare, volevo dire che s'inaugurauna mostra, in quella galleria d'arte aCastrovillari, dove espongono i nani, tuttie sette ma senza Cenerentola, che nel

frattempo è stata mangiata dal lupocattivo, che l'aveva presa in giro dicendolequant'erano belle le sue orchidee, da nonconfondere con i gerani di zia Giuseppina,che bagna una sera si e una sera no,senza curarsi che Duilio ha perso i capelli,e che non stava bene dirlo al suo collega…

… forse è meglio andare a fare un altrogiro, magari si mette a piovere e così mirinfresco un po' le idee……spetta, dov'ero rimasto…già, lo sai cheArnaldo ha preso un cavallo, si quelli dicartone, che se ti metti dentro fai comeSansone che senza i suoi Filistei, hacomprato una casa sul cucuzzolo dellamontagna, insieme ad Albano, casa mia,casa mia, che piccina che tu sia, tu misembri una coccarda, bianca rossa everde, i colori dell'arcobaleno, che Stefanoha disegnato sulla sua maglietta, il giornodell'inaugurazione del "PEPERONEMATURO", scherzo, scherzo, e chi ci credeancora, certo se vai a votare, ti tolgono ilcellulare, è lo stesso che avere unaBagutta, si quella che vinse le mille migliache si fanno ancora a Positano, il paesesperduto nei balocchi, dove si mangiano icrauti con la senape, ma senza ilparmigiano, che però si sposa conGraziella, il giorno di Santo Stefano, che èpoi la vigilia di Carnevale, che se attizzi ilfuoco, fuori fa tanto caldo e il sole sembraarrivato all'orizzonte, che se non staiattento, ti ritorna il magone, e poi aspettiche il mare s'avvicina, per sentire ilrumore delle onde, come quando all'albastrabuzzano assonnati gli occhi queipoveri pischelli che, sotto la finestra diRosina, aspettano che lei si affacci lamattina, prima d'andare a spasso perLivorno, quella città del sud dimenticataanche dagli argonauti, che prima dimetter piede sulla terra, si bevono ungoccetto al bar dell'angolo…mannaggia…

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Pa

role

& imm

ag

ini

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Capita a volte nella vita di ripercorrere momentiche senza una verosimile ragione, abbiano inqualche modo condizionato le nostre scelte. Eallora basta un nome, una frase, il colore dellefoglie ingiallite di un mattino qualsiasi a fartelirivivere, ma…

Beh, tiriamoci su le maniche che son tante le coseche m'aspettano e nel farlo, sorrido al nuovogiorno, perché oggi sono quel che sono.

Mi allungo sulla sedia e quasi mi sdraio; oggi è diquelle giornate in cui non ho voglia di pensare anulla e così mi stiracchio con lo sguardo perso unpo' su quella scatola e un po' fuori alla finestra.E' strano, quando vuoi annullare ogni pensiero ipensieri ti vengono incontro e fanno capolinomalgrado tu dica loro di andare via, prepotenti,senza alcun ritegno.

Torno di nuovo a guardare quella scatola e chissàperché sembra diversa, non è solo questione dicolore, anche quello, o di materiale, anche quello,vederla rinchiusa in quell'angolo ne amplifica laforma e le dimensioni, come se il suo contenutovolesse a tutti i costi spuntare fuori, e al pensieromi vien quasi da ridere, perché m'immagino dueguance gonfie di vento e lettere disordinate che inun'esplosione di linee rette e curve provano a darforma a parole mute, ma che hanno l'aspetto digrida che libere da ogni pudore, portano sorrisi,portano lacrime, ricordi ingarbugliati sommersidalla polvere del tempo, una matassa di fili dasbrogliare, che si percorrere solo se le dita, trapollice e indice, trovano il ritmo giusto.

No, non ho voglia di pensare a nulla, come in uncartone animato, sento l'aria che si smuoverisucchiata dal sordo rumore di un coperchio chesi chiude, e un raggio di sole che filtra dai vetriappannati della finestra mi rammenta la giornatache da poco è incominciata.

#1 50

4 gennaio 2010

lasca

tola

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Simona

23 novembre 2009

Cosa faccio? “

” Niente, cosa vuoi fare?Rilassati, pensa a qualcosa dibello… “

” Ehhh… maddai Arthur,mi vergogno e poi, non so dovemettere le mani… sto seduta,cammino, guardo il mare,insomma, che faccio?

” Ma no, stai tranquilla, anzi,parliamo un po’… “

” E allora, fammi delledomande… “

” No, niente domande,parliamo un po’… anzi…guardami… “

guar

dam

i...

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Pa

role

& imm

ag

ini