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ORDINE EQUESTRE DEL SANTO SEPOLCRO DI GERUSALEMME LUOGOTENENZA PER L’ITALIA CENTRALE SEZIONE ROMA PELLEGRINAGGIO IN TERRA SANTA “Quale gioia quando mi dissero: andiamo alla Casa del Signore e ora i miei passi si fermano alle tue porte, Gerusalemme” ( Sal 121 ) 19 - 26 NOVEMBRE 2011

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ORDINE EQUESTRE DEL SANTO SEPOLCRO DI GERUSALEMMELUOGOTENENZA PER L’ITALIA CENTRALE

SEZIONE ROMA

PELLEGRINAGGIO IN TERRA SANTA

“Quale gioia quando mi dissero: andiamo alla Casa del Signore e ora i miei passi si fermano alle tue porte, Gerusalemme”

( Sal 121 )

19 - 26 NOVEMBRE 2011

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In copertina:medaglia in metallo argentato diametro mm 100

opera dello scultore Silvio Amelioconiata per

ORDINE EQUESTRE DEL SANTOSEPOLCRO DI GERUSALEMME

SEZIONE ROMA

a cura di Bruno Vaccari

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ORDINE EQUESTRE DEL SANTO SEPOLCRO DI GERUSALEMMELUOGOTENENZA PER L’ITALIA CENTRALE

SEZIONE ROMA

IL PRESIDE 19 novembre 2011

Pace e Bene!

È il mio affettuoso saluto augurale, che desidero rivolgere ai Cavalieri, alle Dame e agli Ami-ci con i quali iniziamo il nostro pellegrinaggio a Gerusalemme, dove, dopo aver visitato Betlemme per pregare Lì dove è nato il Bambino Gesù, faremo un minuzioso percorso all’interno della Città Santa, sostando e pregando nei luoghi, che ricordiamo nella lettura del Vangelo. Anche quest’anno il nostro interlocutore è Courtial International, che, con l’apporto prezioso di Mons. Natalino Zagotto, Priore della Sezione Roma e di Mons. Maurizio Piscolla, Priore della De-legazione di Roma San Luca, che ringrazio sentitamente, ha elaborato una proposta operativa molto interessante, con indicazioni precise e soddisfacenti, anche dal punto di vista logistico. Come tradizionale ricordo del nostro cammino mi è gradito donare a ciascuno la guida pa-storale di Terrasanta “SHALOM”, curata da Don Romeo Maggioni, che certamente sarà un utile supporto nel viaggio, che ci apprestiamo a compiere seguendo i nostri amati Priori, che ci consen-tiranno di approfondire il nostro percorso di Cristiani e di Membri dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Anche quest’anno siamo lieti di condividere la nostra gioia con l’eccellentissimo Luogote-nente, Dott. Saverio Petrillo, e con il Reverendissimo Gran Priore, Mons.Franco Croci, al quale rin-noviamo i nostri più affettuosi sentimenti per il Suo cinquantesimo anniversario di Sacerdozio,che troverà in Gerusalemme un significativo coronamento spirituale. Nella certezza che il Signore illuminerà il nostro cammino rivolgiamo la nostra umile pre-ghiera per un futuro di pace e di serenità in favore dei Fratelli della Terrasanta.

Francesco Sicilia

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Presidenza del PellegrinaggioCAV. GR. CR. PROF. FRANCESCO SICILIA

PRESIDE DELLA SEZIONE ROMA

Assistenza SpiritualeMONS. GR. UFF. NATALINO ZAGOTTO

PRlORE DELLA SEZIONE ROMAMONS. COMM. MAURIZIO PISCOLLA

PRlORE DELLA DELEGAZIONE DI ROMA S. LUCA

SegreteriaCAV. DI GR. CROCE DOTT. GIANCARLO IMBRIGHI

SEGRETARlO DELLA SEZIONE ROMA

Direzione TecnicaLOREDANA RAMOZZI

COURTIAL INTERNATIONAL SRL

Prenderà parte al PellegrinaggioS.E. CAV. di Gran Croce Dott. SAVERIO PETRILLO

LUOGOTENENTE PER L’ITALIA CENTRALE DELL’OESSG

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Partecipanti

S. E. CAV. GR. CR. SAVERIO PETRILLOLUOGOTENENTE PER L’ITALIA CENTRALE

S. E. GR. UFF. MONS. FRANCO CROCIGRAN PRIORE LUOGOTENENZA PER L’ITALIA CENTRALE

• BATTELLA PASTORELLI ANNA Dama di Commenda• BORRELLO ANTONIA• BRUNI ROSARIA Dama• CAMILLETTI ALESSANDRO Commendatore• CIRASIELLO LUCIANO Cavaliere di Gran Croce• CIRASIELLO MASTRELLI PAOLA Dama di Commenda con Placca• COCCIA CLAUDIA Dama• de NOTARISTEFANI LORENZO Grand’Ufficiale• DEODATO DON GIUSEPPE• DI RONZA ALESSANDRINI MARIA CONCETTA Dama• FERRI MONTUORI NICOLETTA• FERRI PIETRO Cavaliere• GREGORI FABRIZIO Grand’Ufficiale• IMBRIGHI GIANCARLO Cavaliere di Gran Croce• LEFEVRE FIDOTTI ANNA Dama• MONTI LUCIANO Commendatore• PALLOTTA MARIOTTI LUISA Dama di Commenda• PALLOTTA NICOLINO Grand’Ufficiale• PETRILLO MONTI NADIA Dama• PISCOLLA MONS. MAURIZIO Commendatore• RIVA FAORO NORINA Dama• RIVA FEDERICA• SFRECOLA MARIA ELISABETTA• SFRECOLA SALVATORE Commendatore• SICILIA BORRELLO LILIANA Dama• SICILIA FRANCESCO Cavaliere di Gran Croce• VESCOVO DIANA Dama• ZAGOTTO MONS. NATALINO Grand’Ufficiale• ZERMAN PAOLA MARIA

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PROGRAMMA DEL PELLEGRINAGGIO

1 giorno / Sabato 19 novembreIntroduzione al pellegrinaggio: “Quale gioia quando mi dissero: andiamo alla Casa del Signore e ora i miei passi si fermano alle tue porte, Gerusalemme”Partenza da Roma - Arrivo a Tel Aviv, partenza in pullman per Gerusalemme.Visita e celebrazione S. Messa presso la Emmaus Crociata di “Abu Gosh”.

2 giorno / Domenica 20 novembreBetlemme: “il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua tenda in mezzo a noi”Visita all’Herodion. Celebrazione S. Messa a Betlemme al Campo dei Pastori.Visita alla Basilica e la preghiera presso la Grotta della Natività. Museo dell’Olocausto – Yad Vaschem.

3 giorno / Lunedì 21 novembreGerusalemme: “Sui monti santi è fondata Gerusalemme, sulla pietra l’anima di Gerusalemme si trova”Chiesa del Monte Sion - S. Messa al Cenacolino, con il rinnovo delle Promesse Sacerdotali. Chiesa della Dormizione – Piscina di Siloe. Nel pomeriggio ingresso solenne alla Basilica del Santo Sepolcro. Incontro con il Patriarca Latino di Gerusalemme Sua Beatitudine Fouad Twalrinnovo delle promesse nella Concattedrale del Santissimo Nome di Gesù.

4 giorno / martedì 22 novembreGerusalemme: “Il Signore ama le porte di Sion più di tutte le dimore di Giacobbe”S. Messa nella Parrocchia di S. Salvatore – Visita della Cittadella.Visita delle Mura di Gerusalemme dalla Porta di Giaffa alla Porta di Davide (preghiera dei Salmi Graduali); si prosegue fino alla Porta dei Magrebini e al Muro Occidentale.Visita all’Israel Museum, al Plastico della Città di Gerusalemme al tempo di Gesù e al Museo del Libro. Incontro con S.E. Mons. Antonio Franco, Nunzio Apostolico in Israele.

5 giorno / mercoledì 23 novembreGerusalemme: “Il Signore registrerà nel libro dei popoli: ‘Là costui è nato”Case Bruciate - Scavi del Tempio “Ophel” - Tunnel: dal Muro del Pianto fino alla Flagellazione - Celebrazione eucaristica presso la Cappella delle Suore di Sion (Arco di Adriano). Visita al Museo Rockfeller. Preghiera francescana al Santo Sepolcro e visita al Monastero russo di S. Alessandro. Dopo cena: “Vegliate e pregate” adorazione eucaristica presso le suore Pastorelle alla Chiesa ar-mena - quarta stazione della Via Crucis.

6 giorno / giovedì 24 novembreRinati dall’Acqua e dallo Spirito Santo, sui passi del RedentorePreghiera nel Deserto di Giuda dei Salmi delle Ascensioni. Si prosegue per il luogo del Battesimo del Signore: Messa e Rinnovazione delle Promesse Battesimali.Percorso a piedi nella Valle della Geenna fino al Cedron e all’Orto degli Ulivi: ascolto della Paro-la, contemplazione e silenzio. Preghiera al Getsemani (Tentazioni di Gesù).

7 giorno / venerdì 25 novembreIl giorno della Passione e della Morte del Signore: “Guarderanno a Colui che hanno trafitto”Messa al Calvario - Visita e preghiera al S. Sepolcro - Monte degli Ulivi: i Santuari.Solenne Via Crucis con i Frati Francescani e i pellegrini presenti a Gerusalemme - Tempo libero. Incontro e conclusione del Pellegrinaggio.

8 giorno / sabato 26 novembreLa Risurrezione del Signore: “È risorto, non è qui!”Celebrazione della S. Messa al S. Sepolcro. Trasferimento all’aeroporto di Tel Aviv e partenza per Roma.

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1 giorno / Sabato 19 novembreIntroduzione al pellegrinaggio: “Quale gioia quando mi dissero: andiamo alla Casa del Signore e ora i miei passi si fermano alle tue porte, Gerusalemme”Partenza da Roma - Arrivo a Tel Aviv, partenza in pullman per Gerusalemme.

Visita e celebrazione S. Messa presso la Emmaus Crociata di “Abu Gosh”.

Abu Ghosh È dal X secolo che l’odierna Abu Gosh viene identificata con Emmaus: luogo dove Gesù si manifestò dopo la resurrezione (Luca 24, 12-31). Questa identifi-cazione è dovuta grazie al ritrovamento di una statio posta accanto alla sorgente del paese e col-locato sulla strada mae-stra proprio alla distan-za di sette miglia (Luca 24,13) percorsa dai di-scepoli. Una imponente chiesa crociata sorge in un tranquillo giardino costruita proprio sopra la sorgente; le mura di questo edificio sono decorate da affreschi che rappresentano i personaggi del Nuovo Testamento, negli ambienti attigui invece sono stati rinve-nuti pregevolissimi mosaici. Abu Ghosh viene identificata anche con Kiriath Jearim (I Libro di Sa-muele 6,21): luogo in cui l’Arca dell’Al-leanza venne portata dopo la prigionia filistea. Oggi in questo punto sorge una chiesa dalla vista panoramica. Durante la Pasqua e la Penteco-ste nelle chiese del villaggio si svolge un festival di musica vocale particolar-mente rinomato fra gli appassionati di musica israeliani e non.

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2 giorno / Domenica 20 novembreBetlemme: “il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua tenda in mezzo a noi”Visita all’Herodion. Celebrazione S. Messa a Betlemme al Campo dei Pastori.

Visita alla Basilica e la preghiera presso la Grotta della Natività.

Museo dell’Olocausto – Yad Vaschem.

Herodion Già da Betlemme, net-to contro l’orizzonte, si staglia il cono tronco della fortezza dell’Herodion; la parte somitale della collina è stata costruita artificialmente per assume-re questa forma. La vetta è facilmente raggiungibile e da qui si può godere di uno dei panorami più splendidi e più suggestivi di tutta la Giudea: la città di Betlemme è disposta ad anfiteatro sul-le colline coperte di ulivi a nord ovest mentre il deserto si estende sugli altri lati. Questo grande palazzo - fortez-za fu voluto da Erode il Grande, ed a lui intitolato. Fu edificato tra il 24 ed il 15 a. C. come sua resi-denza di vacanza e al fine di commemorare alcune delle sue vittorie. Sorge, oggi come allora, in una zona dal clima sufficientemente. L’edificio, alla morte del sovra-no, venne adibito a suo mausoleo. Giuseppe Flavio ci racconta che Erode fece erigere questa fortezza - pa-lazzo a 60 stadi da Gerusalemme per commemorare la conquista del Regno che gli era stato assegnato dal senato romano. L’Herodion seguì la sorte di tutte le fortezze della zona durante la prima rivolta giudaica (66-70 d. C.), finendo conquistata nel 71 d. C. dalle legioni di Lucio Basso subito dopo l’oc-cupazione di Gerusalemme.

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42 giorno / Domenica 20 novembre

Durante la seconda ri-volta giudaica, avvenuta dal 132 al 135 d. C., Simone Bar Kokheba lo scelse come uno dei principali centri di resi-stenza da cui guidare la rivol-ta. Nel V-VI secolo alcuni monaci greci si installarono fra le rovine del palazzo adat-tandole a monastero ma, con lo scorrere dei secoli, il sito venne gradualmente abban-donato e le sue rovine finirono ricoperte completamente dal-la polvere del deserto.

Fra il 1962 e il 1967 il governo italiano finanziò diverse campagne di scavo condotte dall’ar-cheologo francescano P.V. Corbo e vennero riportate alla luce i resti delle costruzioni di epoca erodiamo e i successivi adattamenti: delle imponenti mura potenziate con una torre rotonda sul versante est e con tre semi-circolari negli altri punti cardinali cingevano la vera e propria sontuosissima reggia. Dopo la guerra dei 6 giorni l’ammini-strazione israeliana si impossessò dell’area del sito riconoscendone l’estrema importan-za: vennero ripresi gli scavi interrotti duran-te il conflitto e ne venne curato l’aspetto turi-stico. Risale a questo periodo il rinvenimento di una chiesetta bizantina con un pavimento con la dedica a San Michele che insiste sulle rovine di un preesistente edificio erodiamo, mentre ai tempi di Bar Kokheba risale il tun-nel tagliato nella roccia che collega la base dl monte con la sua cima passando attraverso due cisterne. Ai piedi del monte sorgeva invece la parte esterna del palazzo: una piscina, che prendeva l’acqua dalle non lontane “piscine di Salomone”, un imponente giardino ac-quatico e lo stadio per le corse coi cavalli.

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2 giorno / Domenica 20 novembre5

Beit Sahur Ad est di Betlemme, a circa 2 km dal centro abitato, si trova il villaggio di Beit Sahur, letteral-mente “la casa dei guardiani”; è raggiungibile anche a piedi me-diante la strada della Grotta del Latte. Già al tempo di S. Elena si trovava qui una chiesa dedicata agli Angeli che avevano annuncia-to ai pastori la nascita del Reden-tore. Dopo alterne e combattute vicende, in attesa di poter avere anche una chiesa, nel secolo scorso vennero costruite una canonica ed una scuola. Nel frattempo il culto, che prima veniva tenuto in una grotta chiamata Mihwara, si svolgeva in ambienti provvisori della casa parrocchiale. Infine, nel 1950, fu inaugurata la chiesa che oggi vediamo, opera dell’architetto A. Barluzzi, dedicata alla Madonna di Fatima ed a S. Teresa di Lisieux. Alla edificazione contribuirono non poco gli abitanti del luogo, eredi della generosità di Booz. L’elegante portico della chiesa ha tre archi a sesto acuto e la facciata è coronata in alto da uno snello motivo di archetti che si prolunga sui muri laterali. L’interno è diviso in tre navate da due file di quattro colonne. I fusti delle colonne, realizzate con le pietra rosa locale, sono resi affuso-lati mediante un semplice espediente ottico: i tamburi che li compongono hanno altezza decrescente dalla base al capitello. Gli archi a sesto acuto sono molto stretti e creano l’illusione che l’interno sia più lungo della realtà. Molto originali sono i capitelli, massicci ma non pesanti. Vero gioiello dell’arte scultorea palestinese è l’altare maggiore: malgrado le dimensioni que-sto più che una scultura in pietra sembra una miniatura di avorio. Tra il paliotto (parte frontale e lati) ed il gradino, vengono rappresentate 15 scene: dall’Annunciazione della Vergine all’arrivo in Egitto della Sacra Famiglia. Nella parte centrale del gradino, all’altezza del tabernacolo, fanno bel-la mostra le 4 statuine degli Evangelisti mentre nella parte superiore la figura del Cristo è circondata dai dodici Apo-stoli. Autori dell’opera furono Issa Zmeir, betlemita, e Abdullah Haron, betsahurino. Beit Sahur si stende in mezzo ai così detti ‘campi di Booz’; in uno di questi si trovavano i pastori nella notte gloriosa della Natività.

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62 giorno / Domenica 20 novembre

Le parole del Vangelo non permettono di stabilire con esattezza il luogo dell’apparizione an-gelica ma la tradizione lo ha fissato a Siyar e1-Ghanam, il Campo dei Pastori, poco discosto da Beit

Sahur. Gli scavi effettuati da P. Virgilio Cor-bo, ofm, nel 1951-52 hanno sondato le rovi-ne più a fondo dei precedenti (C. Guarmani, 1859), dando a queste una datazione precisa. Le tracce di vita nelle grotte, risalenti ai periodi erodiano e romano, i resti di fran-toi antichissimi, reperiti sotto le fondamenta di due monasteri, dimostrano senza possibi-lità di dubbio, che il luogo era abitato all’e-poca della nascita di Gesù a Betlemme. Lo studioso ha avuto sottomano materiale suf-

ficiente per poter parlare di una piccola comunità agricola. Inoltre, a Siyar el-Ghanam esistono i resti di una torre di guardia, ora incorporati nell’ospizio francescano. Morta Rachele, Giacobbe “partì e rizzò le tende al di là di Migdal-Eder” (Gen 35, 21), al di là della ‘torre del gregge’. I Targumin localizzarono questa torre a est di Betlemme, specificando che in quel luogo il Messia sarebbe stato annunciato. La tradizione talmudica indicava la stessa regione e la tradizione cristiana, dopo la nascita di nostro Signore, accettò e mantenne la localizzazione. S. Girolamo vede la torre a “circa mille passi (romani) da Betlemme”, e aggiunge che là gli angeli avevano annunciato ai pastori la nascita del Redentore. Quanto rimane dell’insediamento agri-colo e della torre di guardia spiega molto bene una espressione del testo originale greco di Luca. Secondo i più qualificati esegeti (tra cui M. J. Lagrange), il verbo impiegato da Luca non significa che i pastori “passavano la notte all’aperto”, bensì che “vivevano nella campa-gna”. Gli scavi hanno rintracciato l’esisten-za di due monasteri, uno del IV-V sec., l’altro del VI sec. Il monastero del VI sec. fu distrutto verso l’VIII sec. dai Musulmani, che cercarono perfino di cancellare i segni cristiani scalpellando e abradendo le pietre sulle quali si trovavano. Il Santuario attuale fu costruito nel 1953-54 su progetto dell’arch. A. Barluzzi. Sia la posa del-la prima pietra che l’inaugurazione ebbero luogo il giorno di Natale. Il Santuario sorge sul roccione che domina le rovine. Esso rappresenta un accampamento di pastori: un poligono a dieci lati, cinque dritti e cinque sporgenti e inclinati verso il centro, a forma di tenda. La luce, che penetra generosamente dalla cupola in vetrocemento, inonda l’interno richia-mando alla mente la luce vivissima che apparve ai pastori.

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7 2 giorno / Domenica 20 novembre

La Basilica e la grotta della Natività La basilica della Natività è stata eretta nel luogo in cui è avvenuta la nascita di Gesù. È costi-tuita dalla combinazione di due chiese e da una cripta, la Grotta della Natività: il luogo preciso in cui Gesù è nato. Nel 135, prima che l’edificio fosse costrui-to, l’imperatore Adriano fece piantare degli alberi fino a formare un bosco, che consacrò al dio Ado-ne. Poi, nel 326 Santa Elena, madre dell’Imperato-re Costantino, distrusse il bosco e vi fece erigere una basilica. Il primo restauro avvenne nel 540, in segui-to alla distruzione causata dalla rivolta dei Sama-ritani del 529: comportò il rialzo del pavimento dell’atrio di circa un metro e l’aggiunta di un nar-tece. Nel 614 la basilica riuscì a salvarsi dalla distruzione dei persiani grazie alla presenza, sul prospetto del tempio, della raffigurazione dei Re Magi nel costume nazionale persiano. Originariamente, all’esterno della struttura, vi era un cortile che permetteva l’accesso all’a-trio; questo era costituito da colonne e da navate grandi un quarto rispetto a quelle della basilica. Le dimensioni molto ampie servivano come luogo di sosta per i pellegrini; per questo veniva anche allestito un piccolo mercato. La basilica misura 53,90 metri di lunghezza per 26,20 metri di larghezza nelle cinque navate, mentre nel transetto è di 35,82 metri. Finché i pellegrini non furono molto nu-merosi, essendo la comunità cristiana in Palestina poco numerosa, non vi erano problemi di spazio.

L’accesso alla basilica è consentito solo attraverso una porta parzialmente murata che offre un passaggio stretto e basso: venne resa così per non permetterne l’ac-cesso ai beduini Mussulmani a cavallo. Le altre due porte originarie sono state murate. Sopra la Grotta della Natività, nel lato orientale del-la basilica, è posto il martyrium, costruzione ottagonale rialzata di tre gradini, al cui centro si trova una balaustra da cui, sporgendosi, si vede un ampio foro circolare: pra-ticato nella volta della Grotta della Natività consente ai visitatori di guardare all’interno. L’altare cerimoniale era probabilmente situato a poca distanza dalla costruzione ottagonale, nella navata centrale, per legare, come nella basilica di San Pietro in Vaticano, martyrium e basilica. Al periodo delle crociate risalgono le pitture in stile bizantino e i mosaici.

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82 giorno / Domenica 20 novembre

La grotta della Natività è di forma rettangolare: lunga 12 m, lar-ga 3 e alta 3. È tutta rivestita con pan-nelli d’amianto, dono nel 1874 del Presidente della Repubblica France-se Mac-Mahon, per proteggerla da eventuali pericoli d’incendio. L’abside, annerita dal fumo delle tante candele, ricopre come in una nicchia l’altare della Natività, sotto la gestione dei greci ortodossi. Sotto di esso, su una lastra di mar-mo, vi è la stella d’argento con un’i-

scrizione latina: «Qui dalla Vergine Maria è nato Gesù Cristo». A destra, guardando l’altare della Natività, si trova la grotta detta «dei Magi», sotto la gestio-ne dei francescani, in cui è permesso celebrare la Santa Messa cattolica. Di fronte, in basso, vi è il posto della mangiatoia. Sul fondo della grotta vi è la porta che conduce alle altre grotte sotterranee. Questa porta viene aperta solo durante la celebrazione delle funzioni religiose dei francescani.

Yad Vashem L’attuale museo è stato aperto al pubblico nel 2005 e rappresenta il principale museo dedicato al ricordo dell’olocausto. Il Museo è collocato sulle verdi pendici del monte HarHaZikaron: il Monte

del Ricordo. La struttura del museo è a for-ma di un prisma che s’inserisce nella montagna sulla cui cima è stato col-locato uno dei vagoni ferroviari usati per le deportazioni. Il museo è diviso in nove gal-lerie che si riferiscono alle differenti Comunità ebraiche prima della Se-conda Guerra Mondiale. Le espe-rienze personali ed i sentimenti delle vittime dell’olocausto costituiscono il fondamentale criterio espositivo del

museo che include fotografie, film, documenti, lettere, lavori artistici ed articoli personali trovati nei campi e nei ghetti ed anche frammenti ed estratti dei diari dei bambini. Nel Padiglione del Ricordo, la Yizkor Tent, le ceneri dei defunti sono bruciate nella perpetua fiamma del ricordo. Lo “Yad Layeled” è il memoriale dei bambini. Infine il Viale dei “Giusti tra le Nazioni” ha oltre 2.000 alberi che sono stati piantati in onore dei non Ebrei che misero a repentaglio la propria vita per salvare gli Ebrei.

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3 giorno / Lunedì 21 novembreGerusalemme: “Sui monti santi è fondata Gerusalemme, sulla pietra l’anima di Gerusalemme si trova”Chiesa del Monte Sion - S. Messa al Cenacolino, con il rinnovo delle Promesse

Sacerdotali.

Chiesa della Dormizione – Piscina di Siloe.

Nel pomeriggio ingresso solenne alla Basilica del Santo Sepolcro.

Incontro con il Patriarca Latino di Gerusalemme Sua Beatitudine Fouad Twal

Rinnovo delle promesse nella Concattedrale del Santissimo Nome di Gesù.

Monte Sion Il monte Sion, altura che non supera i 700 metri sul livello del mare, costituisce il primo nu-cleo insediativo dei canaanei gebusei da cui ha avuto origine l’attuale città di Gerusalemme. È deli-mitato a Sud dalla Geenna, la valle del fiume Hinnon, e a Est dalla valle del fiume Cedron. Il nome Gerusalemme deriva dalle radici ur, altura - montagna, e shlm, pace: quindi monte della pace che, per traslato, diviene città della Pace. Ma, accanto al nome della città, appare spesso già al tempo del biblico re Davide il nome di “Sion” che rappresenta una sineddoche non solo per “Gerusalemme” ma addirittura per la “Terra d’Israele”: basti pensare che nella stessa Bibbia gli israeliti sono detti “figli e figlie di Sion”. L’originaria chiesetta era uno dei pochi edifici di Gerusalemme che l’imperatore Adriano, secondo quanto tramandato da Epifanio, trovò ancora in piedi durante la sua visita. Nella seconda

metà del IV questa fu sostituita da una grande basilica chiamata “la Santa Sion” e considerata “Madre di tut-te le chiese” sia perchè fondata dagli apostoli e che in quanto impreziosita con reliquie importantissime qua-li il trono di Giacomo, fratello di Gesù e primo vescovo di Gerusalemme, e la colonna della Flagellazione. In epoca crociata “la Santa Sion” venne ricostrui-ta dalle fondamenta e reintitolata col nome di “Santa Maria in Monte Sion”. Dopo la demolizione del 1219, ordinata dai mussulmani, rimase in piedi soltanto la

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103 giorno / Lunedì 21 novembre

cappella del Cenacolo (di origine medioevale) con la sottostante commemorativa Tomba di Davide, quest’ul-tima peraltro ritenuta da al-cuni parte di un’antica sina-goga giudeo-cristiana. Nel 1335 i France-scani presero in carica il santuario, erigendo sul lato sud un piccolo convento il cui chiostro è ancora oggi visibile. In questo luogo ebbe principio la Custodia di Ter-ra Santa, ufficialmente istituita con bolla papale nel 1342. Pur in mezzo a molte difficoltà il convento fu abitato fino al 1552, anno in cui l’autorità turca ordinò ai frati di trasferirsi all’interno delle mura cittadine. Il santuario restò nelle mani dei musulmani fino al 1948, quando subentrarono gli ebrei. Un terreno abbandonato, a ovest del Cenacolo, fu ottenuto dall’imperatore Guglielmo II di Ger-mania nel 1898 e affidato ai Benedettini. La nuova chiesa, consacrata nel 1910, porta il titolo della Dormizione di Maria. Infine, nel 1936, riadattando una vecchia casa araba, i Francescani tornarono nelle immediate vicinanze del luogo santo. Il piccolo convento ha il titolo di S. Francesco al Cenacolo: il Cenacolino.

Basilica della Dormizione di Maria Il primo scritto che parla della morte e dell’assunzione di Maria in cielo, è un testo apocrifo del II secolo, il Transito di Maria, che ambienta l’avvenimento sul Monte Sion: l’anima di Maria, dopo la morte, sarebbe stata portata direttamente in cielo da Gesù, mentre il suo corpo veniva se-polto; ma dopo qualche tempo Gesù ritornò, su insistenza degli apostoli, e fece aprire dagli angeli la tomba di sua madre: Maria ne uscì viva e venne assunta in cielo. Solo in epoca crociata però fu eretta una grande basilica che racchiudeva in un unico edificio il luogo tradizionale del transito di Maria, il Somnium Mariae, ed il cenacolo, situato nei pressi dell’at-tuale basilica. L’imponente edificio crociato non resistette però alla fine del regno latino di Gerusalemme ed al ritorno dei musulmani.

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Nel 1898 il sultano ottomano Abdul Hamid II donò il luogo della dormizione di Maria all’imperatore tedesco Guglielmo II e questi, agli inizi del XX secolo, fece costruire la chiesa dall’architetto Heinrich Renard. Consacrata nel 1910, dal 1957 ha il ti-tolo di basilica minore. Questa fu progettata e costruita sul modello della cattedrale carolin-gia di Aquisgrana, ed è oggi di proprietà dei benedettini, il cui monastero è annesso alla chiesa. Nella cripta circolare è conservata una scultura in legno ed avorio raffigurante la Vergine Maria dormiente

La piscina di SiloeLa piscina si trova presso la confluenza della valle del Tyropeion con la valle del Cedron. L’acqua proviene dalla sorgente di Ghihon attraverso il tunnel fatto scavare dal re Ezechia. Lasciando la strada sul fondo valle per salire verso la piscina di Siloe, si fiancheggia sulla destra lo sperone di roccia dell’Ofel - so-pra di esso si innalzavano le mura dell’antica città, mura che, rinforzate più volte, resistettero per tutta l’epoca monarchica. Osservando questa roccia ed il muro a secco che vi si alza sopra, si può avere un’immagine abbastanza vicina alla realtà di come doveva essere l’antica città. Dove termina la roccia dell’Ofel, una porta in un muro di cinta conduce alla piscina. Anche qui la discesa all’acqua è chiusa, si può solo osservare la vasca dall’alto di una stretta loggia. La piscina fu costruita dal re Ezechia come luogo di raccol-ta dell’acqua che aveva incanalato dalla sorgente di Ghihon per assicurare il rifornimento idrico alla città in caso di assedio. L’assedio più importante nell’Antico Testamento legato alla Piscina di Siloe, avvenne proprio al tempo del suo costruttore, il re Ezechia, quando il sovrano Assiro Sennacherib tentò invano di occupare la città. Al tempo di Gesù di fianco alla piscina scendeva una mo-numentale strada a gradini che partiva di fianco al Tempio e per-correva la valle del Tyropeion. In questo luogo avvenne il miracolo della guarigione del cieco-nato.

3 giorno / Lunedì 21 novembre

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Basilica del Santo Sepolcro“È questo il luogo dove tu, O Signore, sei stato accusato;(qui) tu, il Giusto, sei stato sottoposto a giudizio;(qui) tu, Figlio dell’Uomo, sei stato tormentato, crocifisso e messo a morte.(qui) tu, Figlio di Dio, sei stato bestemmiato, deriso e ripudiato;(qui) tu, la Luce, sei stato spento;(qui) tu, il Re, sei stato innalzato sulla croce;(qui) tu, la Vita, hai incontrato la morte, e (qui) tu, da morto, sei ritornato in vita…Noi ti adoriamo, o Signore Gesù. Siamo venuti qui a batterci il petto,a domandare il tuo perdono, ad implorare la tua misericordia…perché sei tu la nostra redenzione e la nostra speranza”

(Paolo VI - 4 gennaio 1964)

L’edificio si innalza sul giardino di Giuseppe di Arimatea, sulla collina del Golgota dove Gesù è stato crocifisso e sul sepolcro scavato nella roccia: tutti luoghi allora esterni alle mura della città vecchia di Gerusalemme ma successivamente inglobati nella cinta urbana di Erode Agrippa realizzata nel 41 – 44 d. C. La parte di collina che ricopriva la tomba di Gesù venne scavata nel IV secolo fino a portare a quel livello il piano di calpestio. Danneggiata più volte e distrutta nel 1009 dal califfo Al-Hakim

3 giorno / Lunedì 21 novembre

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bi-Amr Allah, fu ricostruita nel XII secolo dai crociati per essere saccheggiata nuovamente dai Corasmini nel 1244. Rinnovata dai francescani nel 1555, nel 1808 un incendio ne ha provocato la caduta della cu-pola della rotonda. Risalgono a questo periodo gli interni ed esterni in stile barocco - turco. La cupola venne ricostruita nel 1870. La complesso attuale è composto dal Marty-rium (la basilica), dal Triportico (il colonnato in-torno alla roccia del Calvario), e dalla Anastasis o Resurrezione (la rotonda sulla grotta di sepoltura di Gesù).

La cupola maggiore sovrasta la tomba di Gesù mentre quella inferiore contrassegna la collina del Golgota; il tratto tra le due cupole corrisponde alla camera dell’inumazione. Nel 1192 vennero stabilite norme precise dal Saladino per cercare di mantenere la pace tra le fazioni cristiane. Tuttavia le giurisdizioni diverse, i dissidi e rivalità esistenti tra chiese greco - ortodosse, apostoliche - armene e cattoliche - romane e tra cristiani copti, etiopi e siriaci e fami-glie musulmane neutrali avversate dagli ottomani non hanno consentito neppure l’apertura di una uscita di sicurezza oltre all’unica porta del transetto sud decisamente auspicabile dopo che nel 1840 numerosi pellegrini vennero calpestati a morte per un incendio.

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143 giorno / Lunedì 21 novembre

Patriarcato di Gerusalemme È la Sede della Chiesa cattolica immediatamente soggetta alla Santa Sede che nel 2010 conta-va 160.700 battezzati, attualmente è retta dal patriarca Fouad Twal, Gran Priore dell’Ordine. Il Patriarca di Gerusalemme è l’unico tra i vescovi cattolici di rito latino ad avere il diritto di portare il titolo di “Sua beatitudine”.

La basilica del Santo Sepolcro fu eretta a cattedrale del patriarcato latino, tuttavia, il patriarca latino può celebrarvi solo nei tempi e negli spazi assegnati alla comunità francescana della Custodia di Terra Santa dallo Statu Quo e secondo gli accordi con la stessa. Tuttora in vigore anche per effetto dell’Accordo Fondamentale tra la Santa Sede e lo Stato di Israele del 1993, lo Statu Quo è un firma-no ottomano del 1852, che assegna i diritti sul Santo Sepolcro alle varie confessioni cristiane presenti: oltre ai francescani, vi sono gli Armeni, i copti, i siri e i greco-ortodossi, il cui patriarca ha al centro della stessa basilica la propria cattedra ed il Katholikon, ossia la propria cattedrale. La cattedra del patriarca latino non può essere collocata nella basilica del Santo Sepolcro e si trova quindi nella concattedrale del Santissimo Nome di Gesù, chiesa madre della diocesi, dove egli celebra normal-mente. La residenza del patriarca è presso la concattedrale.

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4 giorno / martedì 22 novembreGerusalemme: “Il Signore ama le porte di Sion più di tutte le dimore di Giacobbe”S. Messa nella Parrocchia di S. Salvatore – Visita della Cittadella.

Visita delle Mura di Gerusalemme dalla Porta di Giaffa alla Porta di Davide (pre-

ghiera dei Salmi Graduali); si prosegue fino alla Porta dei Magrebini e al Muro

Occidentale.

Visita all’Israel Museum, al Plastico della Città di Gerusalemme al tempo di Gesù

e al Museo del Libro.

Incontro con S.E. Mons. Antonio Franco, Nunzio Apostolico in Israele.

Parrocchia di S. Salvatore Fondata nel 1559 dai Francescani all’interno del complesso ancora oggi sede della Custodia di Terra Santa, dell’archivio storico, della biblioteca e delle edizioni Franciscan Printing Press. Dal 2008 è dotata del più importante organo a canne della città, opera di artigiani austriaci e dono della diocesi di Innsbruck. Nella struttura opera l’Istituto Magnificat, in collegamento con il Conservatorio di Vicenza, dedicato all’insegnamento musicale: canto, coro, pianoforte, archi, fiati. L’Istituto è aperto a docenti e studenti ebrei e cristiani, israeliani e palestinesi. Il coro del Magnificat accompagna le celebrazioni cattoliche solenni del Santo Sepolcro e delle altre Basiliche e Santuari.

La Cittadella di Davide La Cittadella di Davide sorge sul luo-go dove Erode il Grande costruì il suo palaz-zo alla fine del I sec. a.C. con tre potenti torri alla memoria di tre persone a lui care: Ippico (suo amico, morto combattendo per lui), Fa-sael (suo fratello) e (Mariamme, sua moglie di stirpe asmonea che lui stesso aveva fatto uccidere). Le torri risparmiate da Tito durante l’occupazione di Gerusalemme alla conclu-sione della prima rivolta giudaica, furono ab-battute dall’esercito di Adriano nel 135 d. C.; rimasero al loro posto solo gli enormi massi delle fondamenta. I romani usarono il luogo come campo della Legio X Fretensis per quasi 200 anni. Il palazzo era molto più grande dell’attuale cittadella ed arrivava sino all’attuale muro Sud.

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Quando i Romani nel 6 d.C. occuparono la citta-della la usarono come residenza del procuratore durante i suoi soggiorni a Gerusalemme. La residenza ufficiale provinciale era a Ce-sarea Marittima. Giuseppe Flavio testimonia che questo e non la torre Antonia era il luogo dove i procura-tori romani amministravano la giustizia. La torre era una caserma. È probabilmente questo il pretorio dove Gesù fu processato: l’evangelista Giovanni fa menzione del Gabbathà, luogo elevato, facilmente riconoscibile nell’attuale ingresso della cittadella.

4 giorno / martedì 22 novembre

Tutta la costruzione erodiana si erge su un terra-pieno artificiale costituito da massicce fondamenta di pietra, alte 3 o 4 metri rispetto al terreno circostante. In epoca tardo romana, vista la mole imponente di questi ruderi, si pensò che si trattasse del palazzo di David, dove il santo re avrebbe composto il salterio. Le imponenti rovine servirono agli eremiti cristiani come luogo di solitudine e di preghiera. I crociati vi edifica-rono sopra una fortezza che divenne la residenza del Re di Gerusalemme. Nel 1310, fu ricostruita nell’attua-le forma, dal sultano mamelucco Malik al-Nasir e nel 1532 fu restaurata dal sultano Solimano II il Magnifico. La torre d’angolo, chiamata Torre di Davide, è ancora la stessa di Erode. Dall’alto di questa Torre si gode di una bellissi-ma veduta sull’intera città. Dentro la Cittadella si può visitare il Museo della Storia di Gerusalemme.

Le mura di Gerusalemme Le mura della città sono simbolo della pro-tezione divina e danno una sensazione di sicurezza e pace. Ai fiumi di sangue versati in questo luogo si contrappongono le speranze di pace della Bib-bia: le mura di Gerusalemme diventano segni di contraddizioni: luogo di massacri e guerre ma an-che luogo simbolo di pace. Il Signore promette a Gerusalemme un fu-turo di pace: il cristiano è uomo di speranza come la sentinella che sta sulle mura di Gerusalemme ad annunziare la pace.

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17 4 giorno / martedì 22 novembre

La Bibbia ci dà scarse indicazioni topografiche sull’ubicazione delle mura e l’unica fonte antica è rappresentata dalla descrizione che ce ne fa Giuseppe Flavio nella sua opera La Guerra Giu-daica (5, 4, 2). Questi, narrando l’assalto delle truppe romane contro Gerusalemme, ci informa che l’esercito dovette superare ben tre cinte di mura fortificate. Però non bisogna pensare ad un triplice ordine di mura concentriche, bensì dei diversi sbar-ramenti aggiunti sul lato nord della città per conglobarvi i quartieri che andavano sorgendo a ri-

dosso delle vecchie mura. Le indicazioni dello storico ebreo, che pure nel suo testo sembrano abba-stanza chiare, non sono sufficienti per permettere di disegnare il tracciato preciso delle diverse cinte difensive. Inoltre l’impossibilità di eseguire scavi sistematici in una zona così densa di abitazioni, ha aperto il campo a diverse ipotesi, spesso contraddittorie fra loro. Il primo muro risaliva forse ancora alla prima epoca dei re: partendo dall’attuale Cittadella, andava a congiungersi in direzione ovest - est al muro del Tempio, dopo aver superato con un via-dotto la valle del Tyropeion. Il secondo muro risale all’epoca di Ezechia, nel 700 circa a.C., e nelle descrizioni di Giuseppe Flavio abbiamo le indicazioni precise del punto di partenza, la Porta dei Giardini, e del punto di arrivo, la Torre Antonia. La Porta dei Giardini, corrisponde all’incirca all’attuale Porta di Giaffa. Per individuare con precisione il percorso delle mura antiche sono sfortunatamente andati perduti i punti di riferimento che erano invece ben noti e conosciuti al tempo in cui Giuseppe Flavio scriveva. I vari e saltuari reperti trovati danno però l’impressione di una costruzione imponente

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potenziata con torri e bastioni, con un andamento irre-golare, imposto evidentemente dalla configurazione del suolo. Il terzo muro di cinta fu costruito da Erode Agrip-pa I, negli anni 41-44 d.C., ma l’impresa non poté essere portata a termine per l’opposizione dell’imperatore ro-mano. Questo muro rimasto incompleto fu termintato in tutta fretta al tempo dell’insurrezione del 66 contro i romani. Sul terzo muro si sono avanzate due ipotesi com-pletamente diverse. Una teoria fissa il suo tracciato mol-to più a nord delle mura attuali, nei pressi del quartiere occupato attualmente dall’ex ospedale italiano. La se-conda teoria è quella che sembra anche la più probabile; essa ritiene che il muro debba corrispondere al tracciato di quello settentrionale attuale. Fonti medievali ci informano che il bastione dopo la Porta nuova, aperta nel 1887, è il Bastione di Tancredi, il punto in cui i crociati penetrarono in Gerusalemme.

Il Muro del pianto Il Muro Occidentale, o semplice-mente Kotel, è un muro di cinta risalente all’epoca del secondo Tempio di Gerusa-lemme. È anche indicato come Muro del Pianto o, nella tradizione islamica, come Ḥā’iṭ Al-Burāq. Il Tempio era ed è tuttora, il luogo più sacro all’Ebraismo. Erode il Grande per allargare la piccola spianata posta sulla sua cima costruì imponenti mura di conteni-mento intorno al Monte Moriah. Qui era-no stati eretti tanto il Primo che il Secondo Tempio. Il Monte Moriah è detto appunto Monte del Tempio. Nelle fessure del muro, gli ebrei infilano dei foglietti con sopra scritte delle preghiere.

Israel Museum Principale istituzione culturale israeliana, si estende su cinque ettari di edifici e giardini ed è senza dubbio quello che meglio rappresenta il Paese. Nasce nel 1965, riunendo cinque entità museali separate: il vecchio Bezael National Museum

4 giorno / martedì 22 novembre

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of Fine Arts, Judaica and Etnography; il Samuel Bronfman Biblical and Archaeological Museum; il Billy Rose Sculpture Garden; la Ruth Youth Wing; lo Shrine of the Book. Quest’ultimo, il Santuario del Libro, è un edificio che fa corpo a sé, coperto da un tetto a forma di giara e internamente simile a una grotta. Sono qui esposti manoscritti in pergamena, quasi tutti in ebraico, alcuni in aramaico, per lo più a tema biblico e sacro. Progettato da un architetto paesaggista, il Billy Rose Garden è un museo all’aperto formato da terrazze semicircolari e giardini, nel quale sono esposte oltre 50 sculture opere di artisti di tutto il mondo provenienti dalla collezione privata dell’americano Billy Rose. La sezione Judaica, insieme allo Shrine of the Book, è l’ala di maggior fascino, dedicata all’arte cerimoniale ebraica, alle feste, al ciclo dell’anno ebraico, alla vita quotidiana e all’etnografia, raccon-tate con una vastissima esposizione di pezzi, la più grande collezione al mondo dedicata all’ebraismo. Seguono sale (Jewish Communities) che ricostruiscono la vita delle co-munità ebraiche in altri paesi e un’esposizione d’arte dal XV al XX secolo. Si chiude con la Ruth Youth Wing, ala espressa-mente pensata per avvicinare all’arte i più giovani.

4 giorno / martedì 22 novembre

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5 giorno / mercoledì 23 novembreGerusalemme: “Il Signore registrerà nel libro dei popoli: ‘Là costui è nato”Case Bruciate - Scavi del Tempio “Ophel” - Tunnel: dal Muro del Pianto fino alla

Flagellazione

Celebrazione eucaristica presso la Cappella delle Suore di Sion (Arco di Adria-

no).

Visita al Museo Rockfeller.

Preghiera francescana al Santo Sepolcro e visita al Monastero russo di S. Alessan-

dro.

Dopo cena: “Vegliate e pregate” adorazione eucaristica presso le suore Pastorelle

alla Chiesa armena - quarta stazione della Via Crucis.

Casa Bruciata Si tratta dei resti di una casa che risale al periodo della di-struzione di Gerusalemme avvenuta circa 2000 anni fa ad opera dei Romani.

Ophel È una collina a nord del monte Sion: il nucleo originario della città di Gerusalemme. L’Ophel appartiene ad un unico rilievo a forma di clava con asse Nord - Sud la cui parte più massiccia ed elevata (750 metri sul livello del mare) è rivolta a Nord. È delimita-to ad Est dalla valle del fiume Cedron mentre ad Ovest dalla valle centrale del Tyropoeon. Il Monte Sion ne è la parte più bassa, la parte terminale della clava: qui sorse il nucleo originario della città. L’Ophel, spesso chiamato “Sion” per traslato, è il nome dato al pendio che sale da Sion alla spianata superiore del Tempio,, il monte Moriah, attualmente oc-cupata dalla moschea di Omar. Il nome ophel in ebraico significa “tumulo” - “mucchio”e fu utilizzato probabilmente a ragione della natura rocciosa di questi luoghi. Sebbene l’Ophel ai tempi di re Davide fosse circondato da mura, attualmente è al di fuori della cerchia di mura che indivi-duano la cosiddetta città vecchia, per l’esattezza a Sud di essa.

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21 5 giorno / mercoledì 23 novembre

Il Tunnel Nel 1996 l’allora premier Benja-min Netanyahu, con il parere contra-rio del suo ministro della difesa, de-cise di aprire la porta del cosiddetto tunnel del Muro del Pianto: cinque-cento metri di galleria che corre lun-go il perimetro delle mura erodiane e arriva proprio di fronte al convento della Flagellazione. La galleria natura-le è lunga trenta metri ed è una fenditura della roccia chiamata dagli archeologi tunnel asmoneo. Nel corso dei secoli venne scavato lungo il perimetro il resto della galleria, attraverso le arcate che sostenevano i palazzi dei notabili mamelucchi edattraverso antiche cisterne.

L’Arco dell’Ecce homo Quando l’imperatore Adriano, sulle rovine di Gerusalemme, decise di edificare la città di Ælia Capitolina sul luogo della fortezza Antonia fu edificata la porta orientale della città. Questa si apriva su un arco di trionfo a tre arcate di cui una parte è tuttora custodita nella chiesa del Litostroto e, in parte, nell’Arco dell’Ecce Homo che è ancora visibile sulla strada. La tradizione cristiana ha conservato memoria della località del pretorio e, nel Medioevo, ha avuto inizio la devozione per alcuni episodi della Passione che solo tardivamente sono stati sistematizzati in 14 stazioni a formare la Via Crucis.

Museo Rockefeller Espone antichità della Palestina, dalla preistoria all’avvento dell’epoca ottomana. È uno dei primi edifici costruiti al di fuori delle mura della Città Vecchia, ed è una sezione del Museo di Israele. Le sue esposizioni includono per la maggior parte reperti archeologici. La co-struzione originale, chiamata Kerem a-Sheikh, venne realizzata nel XVII secolo con la funzione di frantoio e di casa privata. Nel 1906 il Fondo Nazionale Ebraico, una fondazione isti-tuita con l’avvento del Sionismo, cercò di acquistare il complesso per utilizzarlo come sede della Scuola d’Arte e Mestieri Bezalel. Il progetto non venne mai attuato, e nel 1919 il Mandato Britannico proclamò la futura conversione del luogo in museo archeologico. Undici anni dopo venne costruito il museo, che prese il nome attuale. La sua storia e la sua posizione fuori dalle mura ne fanno un luogo in cui riecheggia ancora una diversa visione della complessi-tà storica e culturale di Gerusalemme.

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225 giorno / mercoledì 23 novembre

Monastero russo di S. Alessandro Nel 1859, la Missione russa poteva acquistare un terreno nel quartiere detto il Muristan, vi-cino al Santo Sepolcro, e dare inizio alla costruzione dell’ospizio di Sant’Alessandro, destinato ad accogliere i pellegrini. Fu in occasione di questa costruzione che si scoprirono sul posto importan-ti vestigia archeologiche: da una parte, alcuni resti delle mura di Gerusalemme, con la soglia di una porta che si ritiene di poter identificare con quella che dovet-te attraversare Gesù per andare al Golgota; dall’altra, alcuni ele-menti architettonici che risalgono senza dubbio all’Ælia Capitoli-na, la città romana edificata da Adriano dopo il 130 d.C. Questi elementi sono stati reimpiegati nell’atrio del Marstyrium costan-tiniano (Santo Sepolcro). Dopo la rivoluzione del 1917, le religiose russe non hanno cessato di vivere in questo quadro così ricco di risonanze e vi hanno mantenuto il permanere della veglia e della preghiera, spesso prolungata all’interno nella basilica del Santo Sepolcro per interce-dere per la “santa terra di Russia”.

La Chiesa cattolica Armena È una delle Chiese Orientali e nasce dall’unione di una parte della Chiesa Apostolica Armena e la Sede Apostolica Romana. Le radici sono in Cilicia, la piccola Armenia del periodo dei crocia-ti, per tornare poi definitivamente in Libano. In Terra Santa la presenza armena è datata dal V secolo. La Chiesa Armena cattolica a Gerusalemme sorge in un luogo speciale per i cristiani: lungo la via Dolorosa, strada che segna le tappe del cammino e la prima caduta di Gesu, ma anche l’incontro con la Ver-gine Maria. È la chiesa di “Santa Maria dello Spasi-mo”. La Chiesa Armena Cattolica fu riconosciuta da Papa Benedetto XIV tra l’anno 1740 e l’anno 1758. È presente con comunità in Libano, Iran, Iraq, Egitto, Si-ria, Turchia, Israele, Palestina ed in altre realtà della diaspora armena nel mondo. Il numero dei fedeli è sti-mato in 540mila, mentre il primate della Chiesa arme-no-cattolica è il Patriarca di Cilicia, con sede a Beirut: Nerses Bedros XIX Tarmouni.

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6 giorno / giovedì 24 novembreRinati dall’Acqua e dallo Spirito Santo, sui passi del RedentorePreghiera nel Deserto di Giuda dei Salmi delle Ascensioni.

Si prosegue per il luogo del Battesimo del Signore: Messa e Rinnovazione delle

Promesse Battesimali.

Percorso a piedi nella Valle della Geenna fino al Cedron e all’Orto degli Ulivi:

ascolto della Parola, contemplazione e silenzio.

Preghiera al Getsemani (Tentazioni di Gesù) .

Il deserto di Giuda In Israele, a nord l’area è fertile e colti-vata con piante da frutta mentre procedendo verso sud, a causa della progressiva diminu-zione della pioggia, l’area diventa più arida e quindi adatta alla pastorizia. Anche proceden-do da ovest verso est la piovosità diminuisce nettamente. I versanti sono più blandi sul lato occidentale fino a trasformarsi in una scarpata sul lato orientale che, soprattutto nei Monti di Giuda, è ben marcata. Subito al di là di questi inizia il deserto di Giuda. La rete stradale segue il ciglio della scarpata e su questo sono poste diverse città come Ge-rusalemme, Betlemme ed Hebron. Vivendo tali città al margine del deserto, dai loro punti più alti, vedendo oltre il vicino colore giallo del deserto, lo sguardo spazia fino ad arrivare al blu del Mar Morto o al rosso-violetto dei monti di Moab. Tale configurazione geologica impedisce inoltre ai numerosi torrenti che scendono per lo scosceso pendio di congiungersi: ognuno scava il proprio letto di torrente stagionale, quasi in paral-lelo agli altri, fino a formare vasti canyons e stretti precipizi che tagliano la scarpata e il sottostante

deserto. In tempi biblici il deserto di Giuda non ebbe mai abitati permanenti, se si eccettua l’oasi di ‘Ein Gedi e altre più piccole o qualche fortino e insediamento stagionale. La sua zona occidentale era adibita a pa-scolo per il piccolo gregge durante la primavera e le sue varie sezioni presero il nome dai villaggi limi-trofi come il deserto di Tekoa, di Zif, di Maon ecc. A causa della vicinanza ai centri abitati e dei suoi strapiombi che impediscono il tracciare strade ma al

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246 giorno / giovedì 24 novembre

contrario favoriscono agguati nei passaggi scoperti a causa delle sue profonde caverne, il deserto rivestì un ruolo importante sia nei periodi di rivolta e di guerra, che come rifu-gio per la vita eremitica. A causa di tutto ciò le sue grotte, in questi ultimi anni, ci hanno conservato tesori e preziosissimi manoscrit-ti. Grazie a questo impressionante de-serto che li rende piuttosto isolati, i monti di Giuda formano una regione chiusa: il de-serto assume la duplice funzione di guardia all’est e blocco quasi ermetico perché nessuno passi dall’ovest verso est, attraversando la Giudea. Per la sua posizione ai confini tra i monti di Efraim (Samaria) e i monti di Giuda, Gerusalem-me acquista una particolare posizione sulla strada che congiunge il sud con il nord della Terra Santa. Fin dai tempi antichi la linea che da Gezer, Aialon e Bet-Horon sale a Gerusalemme per scendere poi, tra il deserto, a Gerico e da qui in Transgiordania, è punteggiata di insediamenti e da città.

Il Battesimo sul Giordano Conosciuto in Arabo come Qasr al Yahud (castello degli Ebrei), il sito si trova a quaranta mi-nuti di viaggio da Gerusalemme. È molto probabilmente il sito nel quale Giovanni Battista battezzò Gesù subito prima di cominciare il suo ministero pubblico. Il sito era già conosciuto come luogo sacro nel quarto secolo d. C. Ne sono testimonianza i resti di molte chiese bizantine nella zona, nella quale si trovano pregevoli mosaici, scale di marmo che portano all’acqua e una piscina battesimale unica. Tutti i quattro vangeli ricordano la storia di Gesù che arriva al Giordano per essere battezzato da Giovanni. I vangeli sinottici riportano che quando Gesù fu battezzato, lo Spirito Santo scese su di lui in forma di colomba, e si udì una voce dal cielo, che disse: “Questo è il mio diletto Figliuolo, nel quale io prendo il mio compiacimento”.

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25 6 giorno / giovedì 24 novembre

Valle della Geenna (Wadi er-Rababeh) Corre a sud di Gerusalemme, tra il Monte Sion e il quartiere di Abu Tor. La Geenna (o Gehenna o Gaénna) è una valletta scavata dal fiume Hinnon sul lato sud del monte Sion il cui nome deriva dall’ebraico ghe-hinom: letteralmente valle dell’Hinnom. Il monte Sion è un rilievo montuoso sul quale è stata fondata la città di Gerusalemme ad opera del popolo dei Gebusei. Successivamente il re Davide la conquistò e ne fece la sua capitale. Attualmente tutta la valle è edificata ed è uno dei quartiere di Gerusalmme più poveri; l’Hinnon oggi è un torrentello presente saltuariamente. Nella valle dell’Hinnon i re di Giuda Acaz e Manasse avrebbero praticato il culto del dio Moloch, al quale, dopo essere sta-ti sgozzati, venivano bruciati in olocausto i bambini. (Cronache 28:1, 3; 33:1, 6; Geremia 7:31, 32; 32:35). Il re Giosia volle poi soppri-mere nel suo regno ogni tipo di devozione non diretta a JHWH e per impedire che in futuro si continuassero pratiche simili, fece profanare il luogo in cui si praticava il culto idolatrico e ne fece più propriamente una di-scarica di immondizie e cadaveri a cui non veniva concessa la normale sepoltura. Dio, per bocca del profeta Geremia, aveva infatti decretato che la valle di Hinnom doveva servire come luogo per eliminare i cadaveri e non per torturare vittime ancora in vita (Geremia 7:32, 33; 19:2, 6, 7, 10, 11). Quanto dichiara la Bibbia a proposito della Geenna concorda in genere con l’idea tradizionale di fonte rabbinica e di altre fonti: la valle di Hinnom serviva come luogo adibito all’eliminazione dei rifiuti di Gerusalemme. Ad esempio in Mt 5:30 gaénna ha il valore generico di “mucchio d’immondizie”. Nella Mishnà e nel Talmud la valle sarà il luogo della distruzione dei malvagi nel giorno della risurrezione dei morti. Anche Gesù Cristo associò il fuoco con la Geenna (Matteo 5, 22; 18, 9; Marco 9, 47-48), come fece anche il discepolo Giacomo (Giacomo 3, 6), l’unico autore neotestamentario ad aver usato que-sto termine oltre a i tre sinottici Matteo, Marco e Luca. Da qui, per similitudine, la Geenna è passata a rappresentare l’Inferno: un luogo profondo dove regnano sostanze impure, un luogo di punizione eterna dove il fuoco brucia i peccatori. Questo è propriamente il significato che viene attribuito a questa parola in tutto il Nuovo Testamento; a volte essa viene tradotta proprio come Inferno in alcune versioni della Bibbia o, piu spesso, lasciata inviariata.

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La valle del Cedron Cedron (Qidrón) in ebraico significa oscuro. La valle fu chiamata così perché in origi-ne era molto più profonda e, nella stagione delle piogge, l’acqua era limacciosa. Dal IV sec. d.C. era nota anche come Valle di Giosafat (Gioele 4, 2-12): il luogo del Giudizio Universale. La parte più ricca di ricordi biblici è quel-la che fiancheggia a est la città. Attualmente per Cedron, almeno nel settore di fianco a Gerusalemme, più che al saltuario torrente, ci si riferisce alla valle. Anche al tempo di Gesù il torrente doveva essere poco più di un ruscello. Nomi diversi connotano i tratti del suo percorso: nella parte superiore, dalla sorgente fino al ponte presso il Getsemani è chiamato wadi el-Gióz torrente del passaggio o del noce. Questo passa vicino alla cosiddetta Tomba di Simone il Giusto, sommo sacerdote figlio di Onia, morto nel 196 a.C. Di lui parla il libro del Siracide (Sir 50, 1-21) come di un grande benefattore della città e del popolo. Nella parte inferiore del suo corso, a sud della sorgente di Roghel, il Cedron prende il nome di wadi en-Nár: torrente del fuoco; mantiene questo nome nell’attraversa il deserto di Giuda. Dalla città si può scendere nel Cedron seguendo la strada di Gerico che inizia dopo la Porta di Erode e costeggia all’esterno le mura della città vecchia scendendo verso il Getsemani. Appena dopo l’incrocio con la strada che scende dalla Porta di Santo Stefanobparte la strada panoramica sulla valle: costeggiando il Cedron prosegue per la porta dei Magrebini e il Sion Cristiano.

Getsemani e Orto degli ulivi Getsemani è una parola aramaica che significa frantoio. Si tratta di un piccolo uliveto poco fuori la città vecchia di Gerusalemme ai piedi del Monte degli Ulivi nel quale, secondo i Vangeli, Gesù Cristo si ritirò dopo l’ultima cena prima di essere tradito da Giuda e arrestato. Il luogo è noto anche come Orto degli ulivi. Secondo quanto descritto dai Vangeli, terminata la cena con i suoi apostoli, Gesù si avvia verso il monte degli Ulivi e si ferma nel podere chiamato Getsemani (Mt 26, 36). Qui, mentre gli apostoli dormono, Gesù prega ed accetta la passione che ormai gli si prospetta davanti (Mt. 26, 41). A questo punto arriva Giuda, accompagnato da una folla armata di spade e bastoni mandata dai sommi sacerdoti per arrestarlo; Giuda bacia Gesù, come segno convenzionale (Mt. 26, 47-50).Il giardino del Getsemani è stato sempre meta di pellegrinaggio da parte dei cristiani. È stato visita-to nel 333 dall’anonimo di Bordeaux il quale lo de-scrive nel suo Itinerarium Burdigalense. Eusebio di Cesarea nel suo Onomasticon cita il luogo del Get-semani “ai piedi del Monte degli Ulivi” ed aggiunge che “i fedeli sono soliti ad andare là a pregare”. Il luogo nel 1681 fu acquisito da una comuni-tà francescana e nel 1848 vi venne creato un giardino aperto ai fedeli.

6 giorno / giovedì 24 novembre

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7 giorno / venerdì 25 novembreIl giorno della Passione e della Morte del Signore: “Guarderanno a Colui che han-no trafitto”Messa al Calvario, Visita e preghiera al S. Sepolcro

Monte degli Ulivi: i Santuari.

Solenne Via Crucis con i Frati Francescani e i pellegrini presenti a Gerusalemme

- Tempo libero.

Incontro e conclusione del Pellegrinaggio.

Preghiera al Getsemani (Tentazioni di Gesù) .

Il Calvario Dagli evangelisti apprendiamo che il Calvario era un luogo appena fuori dalla città colocato vicino ad una porta e ad una strada abbastanza fre-quentata, non lontano da un giardino dove c’era una tomba nuova. Il vangelo inoltre dice che il luo-go si chiamava “Cranio” (in latino: Cal-varia; in aramaico: Golgota). Diverse ipotesi sono state avanzate sul motivo del nome: dalla particolare configura-zione del suolo che poteva vagamente richiamare una testa umana oppure dai “crani” dei suppli-ziati dato che si trattava di luogo di pubbliche esecuzioni.

I luoghi del Calvario e del sepolcro di Gesù sono sempre stati venerati dalla comunità cristiana residente in Gerusalemme fin dai primissimi tempi. Gli ebrei del resto, hanno sempre avuto la gran-de preoccupazione di conservare il ricordo delle tombe dei perso-naggi più importanti. Negli anni 41-44 d.C., la costruzione del “Terzo muro” inglobò nella città anche il luogo del Calvario. Dopo la repressione della ri-volta giudaica nel 135, Gerusalemme subì un cambiamento radica-le: giudei, samaritani, giudeo-cristiani furono espulsi con la proibi-zione di ritornarvi. L’imperatore Adriano, nell’intento di cancellare ogni ricordo della religione giudaica che aveva già provocato due violente rivolte, si adoperò per far sparire ogni luogo di culto; ma le esperienze religiose legate a tali luoghi erano troppo profonde e radicate perché potessero facilmente scomparire i toponimi ad essi

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287 giorno / venerdì 25 novembre

collegati. Sul Golgota fu localizzata an-che la vita di Adamo penitente dopo la cacciata dal Paradiso Terrestre e la sua morte. Una grotta riscoperta da poco che esiste sul fianco est del Calvario fu ritenuta essere il luogo della sua sepol-tura e fu indicato come il luogo della discesa agli Inferi di Gesù dopo la cro-cifissione. Queste idee di origine giudeo - cristiana, circolarono per anni attorno al Calvario. Adriano, sopra tale grotta e per sostituire l’idea della discesa agli in-feri di Gesù, edificò un’edicola a sei co-lonne con il simulacro di Venere-Ishtar: nel mito essa sarebbe scesa agli inferi a cercare Tammuz per liberarlo. La grotta continuò ad essere visitata ancora nel V secolo come ci viene tramandato da Ru-fino, morto verso il 410. Sopra il sepolcro di Gesù, invece, fu costruito un terrapieno sul quale fu eretto il foro di Aelia Capitolina con tempietti votivi a divinità pagane. In Gerusalemme era rimasta una comunità cristiana proveniente dal paganesimo, della quale conosciamo il nome del primo vescovo: Marco. Essa, pur conservando la venerazione di molti luo-ghi santi, non pensò mai di fissare altrove una tomba di Gesù, appunto perché faceva memoria di quella coperta dagli edifici pagani e tale ricordo si conservò fino al tempo di Costantino.

Monte degli Ulivi: i Santuari Le ultime ore della vita di Cristo possono essere ripercor-se tramite l’itinerario che parte dal Monte degli Ulivi e arriva fino al Santo Sepolcro. Sopra la grotta dove la tradizione vuole che Gesù abbia insegnato a pregare il “Padre Nostro” e rivelato ai suoi discepo-li gli imperscrutabili misteri sorge il chiostro del Pater Noster. L’attuale santuario è stato costruito sui resti di una basilica volu-ta dall’imperatore Costantino e distrutta dai Persiani. Le pareti dell’intero complesso sono ricoperte da centinaia di “Padre no-stro” scritti in altrettante lingue (e dialetti) del mondo. Scendendo la collina si passa accanto al cimitero ebraico: sulla sinistra una distesa di tombe che si affacciano sulla valle del torrente Kidron (Cedron) sono caratterizzate dai numerosi

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sassi posti al di sopra di esse. Lasciando la strada, sui resti di un oratorio del VII secolo di cui si conservano alcuni mosaici, è stata eretta nel 1955 una cappella francescana: la chiesetta “Domi-nus flevit”, letteralmente “il Signore pian-se”, che commemora il pianto di Gesù su Gerusalemme che non aveva compreso il suo messaggio. Da qui si gode di una me-ravigliosa vista d’insieme di Gerusalemme. Alla base del monte degli Ulivi, si incontra il luogo dove i Cristiani del II secolo ritenevano fosse stata sepolta Maria, la madre di Gesù. Inizialmente vi era stato costruito un santuario sopra la parete rocciosa che conteneva la grotta sepolcrale. Poi nel V secolo la tomba di Maria venne scavata per isolarla dal banco roccioso diventando il centro di una chiesa; nel VI secolo a sua volta questa divenne la crip-ta di una più grande chiesa sovrastante a pianta circolare. Successive vicende portarono alla distruzione di quest’ultima e alla costruzio-ne di un convento benedettino che venne a sua volta distrutto dal Saladino. Nonostan-te tutte queste vicende il luogo più antico del sito, la grotta sepolcrale nella cripta sot-to il livello del suolo, è giunto intatto fino a noi. La “tomba della Vergine” è custodita dai Greci e dagli Armeni ortodossi: vi si accede scen-dendo una lunga ed ampia scalinata di epoca crociata che porta ad un ambiente oscuro e fumoso per via dei tanti lumi accesi. Proprio di fronte c’è un corridoio sbarrato: era il più antico accesso alla crip-ta. Sulla destra invece è posizionato un blocco di pietra che secondo la tradizione tramandata da scritti apocrifi del II-III se-colo è la tomba di Maria. Innanzi alla “tomba della Vergine” è l’ingresso del Getsèmani. Sulle rovine del-la basilica bizantina e della chiesa crociata preesistenti venne edificato tra il 1920 ed il 1924 l’attuale santuario, la basilica dell’Agonia o chiesa di Tutte le Nazioni, che conserva al suo in-terno tracce del pavimento bizantino con i mosaici e la roccia dell’Agonia.

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307 giorno / venerdì 25 novembre - 8 giorno / sabato 26 novembre

8 giorno / sabato 26 novembreLa Risurrezione del Signore: “È risorto, non è qui!”Celebrazione della S. Messa al S. Sepolcro.

Trasferimento all’aeroporto di Tel Aviv e partenza per Roma.

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