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PER LA STORIA DELLA COMMENDA A MONTECASSINO (Documenti inediti) Author(s): TOMMASO LECCISOTTI Source: Aevum, Anno 9, Fasc. 3 (LUGLIO-SETTEMBRE 1935), pp. 299-304 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/25818875 . Accessed: 15/06/2014 17:41 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aevum. http://www.jstor.org This content downloaded from 188.72.96.55 on Sun, 15 Jun 2014 17:41:19 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

PER LA STORIA DELLA COMMENDA A MONTECASSINO (Documenti inediti)

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PER LA STORIA DELLA COMMENDA A MONTECASSINO (Documenti inediti)Author(s): TOMMASO LECCISOTTISource: Aevum, Anno 9, Fasc. 3 (LUGLIO-SETTEMBRE 1935), pp. 299-304Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/25818875 .

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TOMMASO LECCISOTTl O. S. B.

PER LA STORIA DELLA COMMENDA A MONTECASSINO

(Documenti inediti)

La funesta divisione che dalla fine del secolo XIV dilanio la Chiesa non poteva certo giovare alia Badia di Montecassino, che cominciava appena a riparare le rovine accumulate dal terremoto e dal quarantenne periodo degli Abati-vescovi. II contrasto vio lento delle armi e dei partiti si rifletteva nel territorio delPAbbazia e si ripercuoteva sulla vita claustrale, rendendo inefficaci le salu tari prescrizioni date da Benedetto XII per 1' ordine Benedettino. Una delle conseguenze piu dure di tale stato di cose era per i monaci la quasi continua minaccia di vedersi imporre d'autorita

degli abati non eletti regolarmente da essi. E sebbene la Comunita ? come i documenti riportati dal Gattola fanno ampia testimo nianza ? fosse esatta nelF osservanza monastica e non mancasse di persone capaci e virtuose, pure i poveri monaci si vedevano ridotti a misere condizioni, incerti delle loro sorti, e con la ter ribile prospettiva di finire preda della commenda, la quale si estendeva sempre piu nella conquista dei monasteri.

Eugenio IV, che si occupo validamente per la restaurazione

degli ordini religiosi, a piu riprese si interesso alle sorti dei Cas sinesi. L* abate Pirro Tomacelli per i servizi resi era venuto nelle

grazie del Papa: oltre i segni di fiducia datigli nel servirsene per i fini del dominio temporale, a lui Eugenio affido anche qualche altro incarico di diverso genere, quale ad es. quello di essere, insieme con 1' arcivescovo di Milano, Francesco Piccolpasso, il vescovo di Castello, Lorenzo Giustiniani, e quello di Rimini, Cri stoforo di S. Marcello, conservatore e giudice della recente Con

gregazione di S. Giustina che era si a cuore ad Eugenio (1).

(1) Bolla del 24 Novembre 1436: Militanti Ecclesiae, riprodotta con

qualche inesattezza in Margarini, Bullarium Casinense I, const. LXIX, p. 78. Un altro originate e nelFarchivio di Stato di Milano.

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TOMMASO LECCISOTTI 0. S. B.

Ma Pirro, con la ribellione apertamente opposta al Papa in

Spoleto, fini per essere da questi deposto dalla badia nel 1437 e chiuso in Castel S. Angelo, ove termino i suoi giorni.

Eugenio con bolla del 1437 affido il governo del monastero al

priore, ? donee aliud a nobis habueritis in mandatis?. Era dunque intenzione del Papa provvedere definitivamente, e a cio pare ac cenni anche qualche voce raccolta dal Qattola per refutarla (1), ma la lotta in cui venne a trovarsi impegnato con Alfonso d'Ara

gona nel regno di Napoli, ne paralizzo 1' azione. Percio nel 1440 i monaci, che avevano preso le parti del Papa e sofferto per la di lui causa non poche angherie, erano ancora senza abate e si

rivolgevano con insistenza al Papa, al Re, a varii Cardinali per avere la facolta di procedere alFelezione. Forse devesi a tali pres sioni la nomina di un certo abate Pietro, che pero pare non abbia

preso mai possesso del suo ufficio, poiche e rimasto ignoto a

tutti gli storici e la sua esistenza ci e rivelata solo da una bolla di Eugenio IV (2).

Sembra pure che il Re, alia morte del Tomacelli in carcere, abbia a sua volta eletto il monaco cassinese Antonio Carafa (1442), che anch'egli per il momento non prese possesso. Sta il fatto che nel 1443, morto il predetto Pietro, Eugenio affido Montecassino alle cure dello Scarampo. Forse intendeva dare in tal modo un

principio al riassetto del dominio cassinese: nello stesso tempo pero il Papa pensava di provvedere in modo stabile alia restau razione del monastero, e, cosa per lui naturale, rivolse gli occhi alia sua prediletta Congregazione di S. Giustina. Ne abbiamo una

prova sicura nelle ? Ordinationes Capitulorum generalium ? della stessa Congregazione, su cui finora nessuno pare abbia fissato 1* attenzione perche ancora inedite. Infatti fra le decisioni prese nelP anno 1446 cosi leggiamo :

? Sanctissimo Domino nostro Papae Eugenio IV, qui pro sin

gular!' in nos benivolentia sua notificari fecit nobis suae voluntatis esse quod reformetur per congregationem nostram monasterium Montis Cassini hoc anno, ac etiam monasterium Cavae, respon

(1) Cfr. Gattula, Historia Ab. Cos. II, p. 575; ? Obiter hie adno

tandum, hallucinatum Raynaldum ad an. 1437 nu. ?6, ubi post narratam

Pyrrhi depositionem subdit: quo depulso (Pyrrho) Cassinensis Abbatiae administrationem Pontifex, ac disciplinam monasticam instaurare annisus

inter alios B. Johannis e Capistrano opera ductus est?.

(2) Cfr. Paschini P., // primo Abbate Commendatario di Montecassino, in Casinensia I, pp. 129-149.

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deatur quod Capitulum gratanter et ex animo acceptat oblationem et voluntatem suae Sanctitatis de monasterio Montis Cassini, et

paratum est exequi beneplacitum suae voluntatis; et similiter de monasterio Cavae, avisando tamen Sanctitatem suam de impotentia congregationis ?. E piu giu, a proposito delle mutazioni di monaci da farsi nello stesso anno, troviamo: ? Concessum est et statutum

infrascriptos fratres mutari debere ex suis prioribus locis et con

ventuari in sancta Justina ... D. Marcus qui est Senis, si non ibit ad Montem Cassinum ?. E ancora, ultimo dei decreti dello stesso

Capitolo: ? Conceditur Patri Praesidenti ut una cum visitatoribus

sibi assistentibus pro provisione fienda in Monte Cassino liceat

eis mutare praelatos quoscumque a Capitulo constitutos, et alios

pro eis instituere, necnon priores claustrales, decanos, monachos, conversos aut comissos cuiuscumque monasterii accipere, etiam

ipsis invitis, quos tamen confidimus voluntarie acceptare debere

hoc onus pro honore Dei et huius congregationis stabilitate et

honore almi Patris nostri Benedicti, ubi eius sacratissimum Corpus

requiescit et ordinis eius fundamentum a Deo collocatum est ?.

Ma 1' idea del Papa per il momento non ebbe attuazione e

forse cio non fu dovuto esclusivamente alPimpossibilita della Con

gregazione: Eugenio percio dette Fassenso alia nomina del Carafa

il cui lacrimevole governo duro fino al 1454.

Sara forse stato per il desiderio di provvedere alle gravi con

dizioni della Badia minacciata dalla potenza dei nipoti del Carafa, sara stato forse per una concessione alle istanze del re Alfonso

che voleva premiare un suo fedele, Niccolo V ora assegno Monte

Cassino definitivamente in commenda al Patriarca d'Aquileia. Egli, che la tradizione chiama lo Scarampo, fu il primo vero commen

datario della Badia cassinese, ma P idea di affidare le sorti della

vita claustrale alia Congregazione di S. Qiustina non era tramon

tata del tutto. Infatti leggiamo ancora nelle sopra citate ? Or

dinationes ? : ? (anno 1460) Statuimus quod quotienscumque de

reformatione monasterii Montis Cassini tractari contingerit cum

Reverendo Domno Camerario [e questi era proprio lo Scarampo] Pater Praesidens qui pro tempore fuerit cum duobus ad minus

praelatis, causam istam subtiliter examinet, sed conclusionem nul~

lam facere possit nisi cum septem praelatis, computata persona

ipsius Praesidentis.

(anno 1466) Committitur Praesidenti et Visitatoribus quod si

summus Pontifex nobis praeciperet acceptare monasterium Montis

Cassini quod faciant provisionem debitam iuxta ordinata per Ca

pitulum proxime praeteritum ?.

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TOMMASO LECCISOTTI 0. S. B.

Ma gia nelFanno precedente a quest'ultima decisione lo Sca

rampo era venuto a morte e il re Ferdinando d'Aragona cerco di non lasciarsi sfuggire una preda si notevole, sforzandosi di con

servarla alia sua stessa casa, col farla concedere in commenda a suo figlio Giovanni. Ma papa Paolo II non si lascio piegare, e, resistendo ad ogni pressione, riservo a se la Badia. E forse fu

proprio per la decisa volonta di opporsi alle pressanti richieste del Re che non voile neppure cedere alle preghiere dei monaci e

lasciarli liberi di eleggersi un abate della loro comunita. Infatti dovevano spingerlo ad agire cosi non solo le mire politiche attri

buitegli dai contemporanei, cioe la precauzione di conservarsi un dominio importante posto alle porte dello Stato pontificio, ma

anche la persuasione che riservando a se la Badia il re aragonese avrebbe avuto meno pretesti e minor forza per i suoi tentativi. Sembra che il Papa intendesse venire all* elezione di un abate

regolare, appena possibile, ma che appunto per le richieste di Ferrante 1' occasione venisse a mancare. Ed e questa una nota di onore e di lode per papa Paolo, la quale giustamente concorre a

sfrondare le tante ombre malevoli accumulate contro di lui, da

quanti non lo trovarono facile a soddisfare le loro pretese. Una nuova prova dei tentativi fatti su larga scala dal re ara

gonese e delle ragioni di resistenza da parte del Papa Tabbiamo nei documenti che riporto. Sono essi due lettere delPinviato Ago stino de Rubeis al duca Francesco Sforza, attualmente conservate nella Biblioteca Ambrosiana di Milano. Della prima, che e molto

lunga, stralcio solo i brani relativi a Montecassino, V altra la do

per intero.

n. 9412 perg. 18 giugno 1465

Dopo un lungo giudizio non favorevole sul conto di papa Paolo II, Finviato Agostino de Rubeis narra al duca il colloquio avuto con il Papa riguardo al processo contro Tarcivescovo di

Genova; passa poi a riferire le trattative per il conferimento delle Badie di Chiaravalle presso Milano e di Montecassino, la prima ad Ascanio Sforza, la seconda al figlio del re di Napoli. E poiche il Papa negava tali concessioni, il de Rubeis oppone che se egli si aliena con simili negative i principi temporali, questi ? poteriano introdurre Ja pramaticha ... et ita non se bisognaria venire dal

papa per abbadie ne per beneficii, et poteria cessare laltercatione

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PER LA STORIA DELLA COMMENDA A MONTECASSINO

de labbadia de Montecassino et de Chiaravale, quando restasse in faculta de li monaci de elegere labbate ?.

E il Papa: ?entro poy adire tante cose ... maxime chel non era honesto fusse violentato adare due abbadie de tanta impor tantia como e quella de Montecassino et de Chiaravale aduy putti, se fosserono bene figlioli de Christo ... ?. E nel concludere, Pin viato riferisce ancora: ? laltra abbadia de Montecassino non ha

prefata S.ta a verun modo voluta dare al figluolo de la M.ta del

Re, sed sta pur in quel primo proposito, chel se trova uno abbate

grato ala S.ta sua et alia M.ta prafata, et interea le cose stagano in mano de d. Nicolo da Lucha electo vescovo de Modena, quale gli mandd il papa fin da principio ?.

* * *

n. 9361 perg. 23 settembre 1465

Illustrissimo Signor mio. La S.ta del N. S. laltra sera me dixe como la M.ta del S.re Re Ferrando li haveva mandato a fare

grandissima instantia de labbadia de Montecassino per lo inclito

figliolo suo, aggravandose aliqualiter che lhavesse concessa quella de Chiaravale ala S. V. et denegata quellaltra a sua M.ta, dilche ritrovandomi poy con Monsignore Prothonotario Rocha oratore

regio a rasonare de tal facenda, mi mostro le lettere proprie de la M.ta antelata, quale ritrovando pur molto honeste, restay asay satisfacto de una malcontentezza haveva pigliato, de quanto el

papa mi haveva dicto, nam epse lettere erano de questo tenore, videlicet: primo ringraciava grandemente la S.ta sua del havere conceduta labbadia de Chiaravale a V. Ex.tia con parole assay amorevole; deinde subiungeva che in simili casu sua B.ne doveva

pur anchora havere rispecto de compiacere de quellaltra de Mon tecassino al figliuolo suo, et in cio se extendeva con alchune rasone tutte honeste et iustificate etc., concludendo infine chel se con

tentaria, la S.ta sua mettesse lobervantia li, et li assignasse o la mita o duy terzi o ancha tutte le intrate, pur chel figliuolo havesse il titulo de la commenda et quelle terre de labbadia ne le mane del resto non curaria molto. Siche ritornando poy mi unaltra volta da sua B.ne et intrando de novo in rasonamento de dicte abbadie, me dixe che la M.ta del Re non faceva tanto caso, quando gli volesse concedere labbadia de Montecassino, de mettergli lobser vantia et de lassargli assignare quelle intrate li piacesseno, etiam

quando bene ghe le deputasse tutte, como haveva facto mi de

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TOMMASO LECCISOTTI 0. S. B.

quelle de Chiaravale, che pure non era voluto restare contento de la mita etc.. Al che rispose io, supplicando prima sua B.ne se

dignasse compiacere a prefata M.ta ma per niente ghe lo trovo

disposto: dalaltra parte, per levargli pur un pocho de lanimo quella fantasia, che noi dovessemo restare contenti de quella de Chiara

vale, como faria la M.ta del Re de quella de Montecassino quando la potesse havere etc.: li aggiunse pur cosi ridando che quando fosse accaduto vacare tri beneficii nel dominio vostro et ve ne havesse compiazuto de duy, de laltro rasonevelmente haveresti ha buto casone de restare piaciente, quemadmodum haveva compia ciuto per lo figliuolo ala M.ta del Re de quelle altre due abbadie vacate nel Regno. Quinymo per rispecto de leta, et per potergli honestamente compiacere, haveva riducto uno de li dicti duy bene ficii quale era vescovato, ad abbadia, ilche non era stata piccola gratia; et con questo facessemo fine ale parole etc.

La M.ta del prefato S.re Re ha facto et fa continuamente scrivere qua distinctamente li progressi dele noce et de le feste, acio che la S.ta del N. S. intenda el tutto: dilche in verita riceve

grandissimo piacere et consolatione: Et io non mextendero piu oltra in darne aviso alia V. Ex.tia perche so bene da li soy da

Napoli intendera ogni cosa. Nec alia, salvo che a V. Ex.tia me ricomando.

Rome, die XXIII Septembris 1465

Eiusdem III.me D. V. humillimus servitor

Augustinus de Rubeis.

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